Questa pagina è stata trascritta ma deve essere formattata o controllata. |
222 | quando il dormente si sveglierà |
vago cerchio di cielo azzurro, ma sempre tormentato
dal pensiero d’un possibile accidente. E il motore continuava
a fremere.
— Se per caso, — diceva egli a sè stesso, — si rompesse un piccolissimo pezzo di questa macchina che mi trasporta in alto!
Fece uno sforzo violento per scacciare lungi da sè simili supposizioni; ci riuscì infine e continuò tranquillamente il suo viaggio nell’aria pura.
Allontanate tali preoccupazioni dalla sua mente, un certo piacere subentrò alle sgradevoli impressioni che aveva subito. Gli avevano parlato del mal d’aria, ma egli constatò che il movimento pulsativo dell’aeropilo non era nulla in confronto del colpo della prua d’una nave su delle onde mosse dà un vento moderato, e siccome era un buon marinaro, non aveva niente da temere in quanto a questo. L’aria pungente e rarefatta nella quale essi salivano, gli produceva un’impressione di leggerezza e una certa disposizione all’allegria. Egli alzò la testa e vide, in alto, il cielo azzurro sparso di nuvole biancastre, poi guardò con circospezione a traverso le membrature e le sbarre uno stuolo di bianchi uccelli che fuggivamo al di sopra di lui, quindi volse gli occhi in basso con meno apprensione e scorse, indorato dal sole, il fragile posto di sentinella del guardiano dei mulini a vento, che la lontananza rendeva di mano in mano più piccolo. Siccome ora osservava tutto con animo più tranquillo vide una linea azzurra di colline, poi Londra, già sotto il vento, inestricabile reticolato di tetti. Il limite della città si presentò al suo sguardo netto e chiaro, dissipando gli ultimi suoi timori e cagionandogli una viva sorpresa, perchè questo limite