Quando il dormente si sveglierà/XV. Personaggi importanti
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Traduzione dall'inglese di Anonimo (1907)
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Capitolo XV.
Personaggi importanti.
I grandi appartamenti del direttore dei motori a vento sarebbero parsi maravigliosamente complessi a Graham se vi fosse entrato, uscendo allora allora dalla sua vita del XIX secolo; ma già si abituava alle proporzioni della nuova epoca. Sarebbe stato difficile di notate in essi delle sale o delle stanze: un sistema inestricabile di ponti, di archi, di corridoi e di gallerie, dividevano e univano ogni parte di quel vasto spazio.
Graham sboccò da una di quelle pareti mobili, ormai familiari, sopra un pianerottolo, in alto di una scalinata formata di scalini larghi e bassi dove salivano e scendevano degli uomini e delle donne da’ ricchi abiti quali non aveva veduto fino allora.
Di là il tuo sguardo si estendeva sopra una prospettiva dalle pareti cariche di ornamenti complicati, di un bianco opaco o di un lilla e porpora, attraversata da ponti che sembravan fatti di porcellana e di filigrana, terminando in lontananza m un nebbioso mistero di parafuochi traforati. Alzando la testa, egli vide interminabili file di gallerie sovrapposte le une alle altre da cui varie persone lo spiavano. L’aria era piena di un mormorio di voci innumerevoli e di una musica che veniva dall’alto, una musica gaia ed affascinante che non riusciva a capire donde venisse. La navata centrale era piena di gente, ma non di una folla disordinata: tale assemblea doveva contare parecchie migliaia di persone, tutte vestite sontuosamente, stranamente anzi, gli uomini nella stessa maniera fantastica delle donne, — poichè si era rinunziato a quel concetto puritano della dignità che una volta aveva avuto una influenza così restrittiva sulla toilette maschile. I capelli degli uomini, per quanto fossero raramente lunghi, erano generalmente ondulati dal ferro del parrucchiere, e non si contava più alcuna testa calva.
Abbondavano invece le capigliature arricciate che avrebbero incantato Rossetti, e un personaggio barocco che fu indicato a Graham come un «umorista» portava due trecce graziose alla Gretchen.
La treccia lunga era di moda: là i cittadini di origine cinese, non si vergognavano della loro razza. Il taglio degli abiti non rivelava che poca uniformità nelle mode; e gli uomini di migliore conformazione mostravano la loro simmetria per mezzo dei pantaloni e qui si vedevano sboffi e guarnizioni: là un mantello, là una veste ricercata. Le mode che datavano dal secolo di Leone X prevalevano forse, ma i concetti estetici dell’Estremo Oriente erano pure sensibilissimi.
La grassezza mascolina che, ai tempi della regina Vittoria, sarebbe stata soggetta ai pericoli di una stretta abbottonatura, all’esagerazione implacabile delle vesti e dei calzoni che imprigionavano le braccia e le gambe, offriva il pretesto ad un’abbondanza di drappeggiature e di pieghe che cadevano nobilmente. La fine e graziosa eleganza predominava. Per Graham, tipo dell’uomo ruvido, appartenente a un’epoca tipicamente ruvida, quegli individui apparivano non soltanto troppo ricercati nella loro persona, ma anche troppo mobili nella loro fisonomia così vivamente significativa. Essi gestivano, esprimevano la sorpresa, l’interesse, la gioia e specialmente manifestavano con una franchezza, maravigliosa le emozioni che suscitavano nel loro spirito le dame da cui erano circondari. Fin dalla prima occhiata egli constatò che le donne erano in grande maggioranza.
Le signore mostravano nella loro toilette, nel loro aspetto e nella loro maniera, minore enfasi e maggior complicazione. Alcune di esse affettavano ne’ loro abiti la semplicità classica e la grazia della moda francese del primo impero; e Graham subiva passando vicino a loro, lo splendore delle loro spalle e delle loro braccia. Altre portavano delle vesti accollate senza cucitura nè cintura alla vita, talvolta cadenti dalle spalle in lunghe pieghe. I deliziosi e liberi abiti da sera usavansi ancora malgrado il passaggio di due interi secoli.
I movimenti di tutte quelle persone, erano improntati di una grazia estrema. Graham aveva constatato il portamento degli uomini, ricordava le pitture di Raffaello, e Lincoln lo informò che l’acquisto di un certo numero di gesti appropriati, faceva parte dell’educazione di ogni persona ricca.
Al suo entrare il Maestro fu salutato da una specie di sorrisetto d’approvazione: ma tutte quelle persone rivelavano la distinzione del loro modo di fare, col non precipitarsi in folla attorno a lui e non annoiarlo coll’insistenza dei loro sguardi mentre scendeva gli scalini per dirigersi verso la navata.
Lincoln gli aveva già detto che la radunata era composta dei principali membri della società londinese: quasi tutte quelle persone erano potenti funzionari, o loro parenti, o loro alleati: molti erano ritornati dalle Città di Piacere, appositamente per dargli il benvenuto. Le autorità aereonautiche, la cui defezione aveva avuto nella caduta del Consiglio una parte quasi importante come quella di Graham, erano presenti in gran numero, come pure i capi del controllo dei Motori a vento. Vi erano ancora parecchi dei principali funzionari del Trust dell’Alimentazione; il controllore dei Porcili Europei, figura particolarmente melanconica e interessante, dalle maniere delicatamente ciniche: un Vescovo in gran costume che conversava con un personaggio vestito esattamente come il tradizionale Chaucer, compresa perfino la corona di lauro.
— Chi è quello là? — domandò Graham involontariamente.
— Il vescovo di Londra, — rispose Lincoln.
— No.... intendo dire dell’altro.
— Il poeta laureato.
— Ve ne sono ancora?
— Egli non fa della poesia; bene inteso. È un cugino di Wotton, uno dei Consiglieri. Ma egli appartiene alla tribù realista della Rosa rossa.... un club simpaticissimo.... in cui si perpetuano tali tradizioni....
— Asano mi ha detto che esisteva un re.
— Il re non appartiene al club.... da cui è stato espulso. Egli ha il sangue degli Stuardi, io credo, ma realmente esso abusava....
— Era giunto a quel punto?
— Peggio ancora.
Graham non capì a fondo tutte quelle reticenze, ma tutto ciò sembrava che facesse parte dell’anomalia generale del nuovo secolo....
Esso s’inchinò ossequiosamente davanti alla prima persona che gli fu presentata: evidentemente regnavano ancora sottili distinzioni di classe, persino in quell’assemblea, poichè Lincoln non teneva in considerazione che una piccola porzione de’ suoi membri, un piccolo gruppo scelto di quelli degni di esser presentati al Maestro.
Questa prima persona presentata, fu il Capo aereonauta, il cui volto abbronzato dal sole, contrastava bizzarramente colle carnagioni delicate da cui era circondato, e questa opportuna differenza aveva fatto appunto di lui un personaggio veramente importante. Il suo atteggiamento contrastava in una maniera favorevolissima, secondo le idee di Graham, col contegno generale di quella gente. Egli, balbettando alcune frasi banali, fece proteste di fedeltà al Maestro, interessandosi vivamente dello stato della sua salute. Le sue maniere erano Volgari, il suo accento non aveva la speditezza della lingua attuale; un modo molto chiaro fece capire a Graham che egli era un Vecchio lupo del cielo, — era questa la frase, di cui si serviva, — che non si perdeva in frottole, che dalla testa a’ piedi era un uomo ardito e di vecchio stampo; che non faceva mostra di saper molto e che ciò che egli ignorava non valeva la pena di esser saputo. Quindi fece una riverenza alla buona, esente ostensibilmente da ogni atto ossequioso, e se n’andò.
— Sono contento di vedere che esiste ancora questo tipo di uomini, — fece Graham.
— Fonografi e cinematografi, — rispose Lincoln con aria pungente. — Egli ha studiato dal vero.
Graham gettò ancora un’occhiata dalla parte dell’uomo alto e grosso, mentre strani ricordi assalivano di nuovo la sua mente....
— Infatti noi abbiamo comprato la sua buona volontà, — riprese Lincoln, — in parte, e la paura di Ostrog ha fatto il resto. Tutto riposava su di lui.
Dopo di ciò si rivolse bruscamente per presentare l’Ispettore Generale del Trust delle scuole pubbliche, il quale aveva un po’ l’aspetto di un salice: vestito di una veste accademica grigio-azzurra, guardava Graham attraverso i suoi occhiali di antico modello e illustrava le sue parole con dei gesti che mettevano in mostra una mano tenuta con somma cura.
Graham volle sapere di botto quali funzioni spettassero ad un tal personaggio e gli rivolse un gran numero di domande singolarmente precise. L’Ispettore Generale, molto calmo, parve divertirsi della rude franchezza di Graham e rispose in una maniera piuttosto vaga intorno al monopolio dell’educazione che possedeva la sua compagnia in virtù di un contratto concluso col Sindacato Direttore delle numerose municipalità di Londra: viceversa si entusiasmò enumerando i progressi fatti dall’istruzione e dall’educazione dall’epoca della regina Vittoria in poi.
— Noi abbiamo soppresso ogni faticosa applicazione e non si obbligano più gli scolari a studiare perchè non esiste più alcun esame nel mondo. Non ne siete contento?
— Come riuscite allora a far lavorare gli alunni? — chiese Graham.
— Noi abbiamo reso piacevole il lavoro, più che ci fosse possibile.... e coloro che non provano tale piacere, noi li abbandoniamo. Il nostro campo di attività è immenso.
La conversazione si prolungò: l’Ispettore Generale entrò nei particolari e menzionò i nomi di Pestalozza e di Froehel con un profondo rispetto, senza però dimostrare che le loro opere gli fossero molto familiari.
Graham fu ancora informato che le Università popolari esistevano sempre, ma sotto una forma modificata.
— Vi è per esempio, — spiegò l’ispettore Generale, orgoglioso del sentimento della sua importanza, — un certo tipo di fanciulla che ha una vera passione per gli studi severi.... quando evidentemente non sono troppo difficili, e noi provvediamo ad un tal desiderio. In questo momento, — aggiunse con un fare napoleonico, — quasi cinquecento fonografi, nelle diverse parti di Londra, ripetono un corso sull’influenza esercitata da Platone e da Swift sugli amori di Shelley, Hazlitt e Burns. E dopo di ciò queste allieve, scriveranno dei saggi su tali argomenti, e i loro nomi saranno pubblicati per ordine di merito. Voi vedete ciò che è diventato il vostro piccolo germe. La classe media illetterata di una volta; non esiste più.
— E le scuole pubbliche elementari, — s’informò Graham, — dipendono da voi?
Esse ne dipendevano interamente. Graham negli ultimi giorni della sua vita durante l’epoca democratica, aveva avuto un vivissimo interesse per queste scuole, e perciò le sue domande raddoppiarono. Certe frasi incidentali pronunziate dal Vecchio col quale aveva parlato nell’oscurità, gli tornavano in mente e LO stesso Ispettore Generale infatti confermò le parole del vegliardo.
— Noi abbiamo addirittura abolito il lavoro eccessivo, e non si fa più strapazzare nessuno, — dichiarò egli, e Graham chiese a sè stesso se con ciò si doveva intendere la completa soppressione d’ogni specie di lavoro.
L’Ispettore assunse un’aria sentimentale.
-— Noi facciamo il possibile per rendere le scuole elementari gradevolissime ai fanciulli che sono destinati a lavorar tanto presto.... Ammettiamo come giusti alcuni semplici principii.... obbedienza.... lavoro....
— Insegnate loro ben poche cose?
— A che servirebbe lo strapazzarli? A far di loro degli infelici, dei malcontenti. Invece noi li facciamo divertire. E anche presentemente vi sono dei rammarichi, delle agitazioni. Dove gli operai prendono delle idee? Non si può dire: il fatto è che se le comunicano gli uni con gli altri. Vi sono dei risvegli di socialismo e anche d’anarchia, e parecchi di questi rivoluzionari si occupano incessantemente del loro intento.... Son persuaso che il mio primo dovere sia quello di lottare contro il malcontento popolare. Perchè rendere il popolo infelice?
— Appunto mi domando ciò, — disse Graham con aria pensosa, — ma vi è un gran numero di cose che vorrei sapere.
Lincoln che, durante la conversazione aveva osservato Graham, intervenne.
— Vorrei presentarvi altre persone, — diss’egli a voce bassa.
L’Ispettore Generale dopo aver fatto un bel saluto si ritirò.
— Forse, — aggiunse Lincoln notando uno sguardo di Graham, — vi piacerebbe di conoscere qualcuna di queste signore?
La figlia del Direttore dei Porcili del Trust dell’Alimentazione Europea, era una personcina molto graziosa, coi capelli rossi, gli occhi azzurri, vivaci.
Lincoln lasciò Graham parlare alcuni momenti con lei che si mostrò molto entusiasta di quel «buon vecchio tempo», come lo chiamava, verso la fine del quale il Maestro s’era addormentato.
Ella sorrideva parlando e gli occhi suoi pure sorridevano in modo da destare allegria.
— Ho cercato più volte, — diss’ella, — di immaginarmi quegli antichi tempi romanzeschi, e dire che voi li avete presenti nella memoria! Che inverosimiglianza e che confusione deve essere per voi il mondo attuale! Ho veduto alcune fotografie e alcuni quadri dei tempi antichi, le piccole case isolate, costruite di mattoni formati d’argilla cotta e tutte nere di fumo a causa dei vostri camini; i ponti delle strade ferrate, i semplici affissi, i puritani imponenti e burberi coi loro strani vestiti neri e i loro alti cappelli, i treni e i ponti di ferro al disopra delle vostre teste, i cavalli, gli armenti e anche i cani che correvano mezzo arrabbiati per le strade. E tutt’ad un tratto voi siete caduto in questo mondo qui.
— In questo mondo qui, — ripetè Graham.
— Fuori della vostra vita, da tutto ciò che vi era familiare.
— La vita d’una volta non era una vita felice; — rispose Graham, — e per questo non la rimpiango.
Ella gli lanciò una rapida occhiata e tacque un momento.
— Davvero? — chiese poi con aria insinuante.
— In verità, — affermò Graham. — Era una vita meschina che non aveva nessuno scopo. Invece questa.... Noi credevamo, il nostro mondo assai complesso, assai ingombro, abbastanza civilizzato. Nonostante.... quantunque la mia nuova esistenza non sia cominciata che quattro giorni fa, m’accorgo, volgendo uno sguardo verso il tempo antico, che era un mondo scadente, barbaro.... il principio soltanto di questo nuovo ordine di cose. Voi non potete comprendere quanto io sia ancora privo d’informazioni.
— Se vi piace, interrogatemi pure, — diss’ella sorridendo.
— Allora ditemi: chi sono quelle persone? Io sono ancora nelle tenebre riguardo a questo soggetto. È una cosa che confonde. Sono forse generali?
— Quegli uomini col cappello piumato?
— Evidentemente, no,; non vi sono più generali. Suppongo che siano delle persone incaricate di controllare i grandi affari pubblici. Chi è quell’uomo dall’aria dignitosa?
— Quello è un funzionario di primaria importanza. È Morden, il direttore generale della Compagnia delle Pillole anti-biliose. Ho sentito dire che i suoi operai arrivano a fabbricare in 24 ore una miriade di miriadi di pillole. Immaginate un poco: una miriade di miriadi!
— Una miriade di miriadi! Non è da meravigliarsi per questo se ha l’aria tanto imponente, — osservò Graham. — Delle pillole! in che meravigliosi tempi noi viviamo! E quell’uomo vestito di rosso?
— Non appartiene a noi quello là, ma gli vogliamo bene; è un tipo intelligente e simpatico, un celebre medico della nostra Università di Londra. Tutti i medici del corpo sanitario sono membri della compagnia di Medicina e vestono una uniforme rossa; bisogna che ciascuno sia ben conosciuto e abbia una certa capacità. Ma si capisce, le persone che ricevono degli stipendi fissi per «fare» qualche cosa....
Ella sorrideva ironicamente alludendo alle pretensioni speciali degli individui di questa categoria.
— Vi è qualcuno qui dei vostri grandi artisti ed autori?
— Vi sono degli autori in questa riunione, in generale tutte persone così facete.... così preoccupate di sè stesse, che si bisticciano fra loro in modo terribile. Alcuni di essi sono capaci di battersi per aver la precedenza quando salgon le scale. Non è una cosa spaventevole? Ma io credo che Wraysbury, il capillotomista di moda, sia qui; viene da Capri.
— Capillotomista? — chiese Graham. — Ah! mi ricordo. Un artista. Perchè mai?
— Bisogna aver riguardo di lui, — diss’ella quasi in atto di scusa,; — le nostre teste sono nelle sue mani.
Così dicendo sorrise e Graham non s’attentò di rivolgerle il complimento che ella certo si aspettava, ma lo espresse con lo sguardo.
— Forse anche le arti sono progredite come tutto il resto? — domandò egli. — Quali sono i vostri grandi pittori?
La fanciulla lo guardò con un po’ d’esitazione, poi si mise a ridere.
— Ho creduto per un momento che si trattasse.... — E qui s’interruppe ridendo ancora.
— Senza dubbio intendete parlare di quelle brave persone le quali sapevano coprire di tinta ad olio dei grandi pezzi di tela che i ricchi mettevano poi in cornici dorate per attaccarli alle pareti delle loro gallerie? Noi non abbiamo affatto dei pittori e nessuno si occupa più di dipingere delle tele.
— Ma cosa credete che io abbia voluto dire?
Con un gesto abbastanza significativo ella appoggiò il dito sulla sua guancia la cui bellezza era al disopra d’ogni aspettativa, e sorrise con aria maliziosa, graziosa e provocante.
— E qui, — aggiunse poi accennando la sua palpebra.
Graham ebbe un istante di tentazione e sentì dentro di sè una vergogna arcaica giacchè gli pareva d’esser diventato il punto di mira d’un gran numero di curiosi.
— Capisco, — s’azzardò a dire.
Sentendosi un po’ impacciato distolse lo sguardo dalla sua affascinante compagna, e guardò intorno a sè: vide degli occhi che immediatamente s’occupavano d’altre cose, ed arrossì un poco.
— Chi è quell’uomo che parla con la signora in abito giallo? — domandò egli senza osare però di voltarsi.
Seppe allora che quel tale era uno dei grandi organizzatori del teatro americano, recentemente di ritorno da una grandiosa rappresentazione al Messico: il volto di lui ricordava a Graham un busto di Caligola. Un’altra persona degna d’esser notata era il Maestro dei Lavoratori Neri, titolo che dapprima non gli fece nessuna impressione, ma più tardi gli tornò in mente: il Maestro dei Lavoratori Neri. Poi la giovane signora, niente affatto imbarazzata, gli accennò una graziosa donna che passava di lì, dicendogli che era una delle spose sussidiarie del Vescovo anglicano di Londra, e approfittò di quest’occasione per lodare il coraggio episcopale. Fino allora vi era stata la regola che gli ecclesiastici rispettassero la monogamia, ordine di cose, diceva lei, nè naturale nè vantaggioso. Perchè lo svolgimento normale delle affezioni dovrebbe esser compresso o ristretto in un individuo perchè è prete?
— E a proposito, — domandò lei, — siete protestante?
Graham esitava ancora a domandarle ciò che voleva dire sposa sussidiaria, frase evidentemente eufemistica; allorchè Lincoln venne ad interrompere questa suggestiva e interessante conversazione. Essi attraversarono la navata per raggiungere un uomo d’alta statura, vestito in rosso cremisi, e due graziose persone in costumi birmani, così almeno gli sembrò, che lo attendevano in aspetto un po’ timido. Dopo aver ricevuto i loro saluti, Graham fu costretto a subire nuove presentazioni, proprio nel momento in cui le sue numerose impressioni cominciavano a fondersi in un effetto unico. Dapprima lo splendore di quella riunione aveva fatto rinascere in lui il democratico, e perciò s’era sentito ostile e satirico, ma siccome non è della natura umana il saper resistere alle cortesie, e agli omaggi, così, la musica, la luce, il giuoco dei colori, la bellezza delle braccia e delle spalle intorno a sè, il contatto delle mani, la passeggiera curiosità dei volti sorridenti, tutto ciò infine procurò a Graham un indescrivibile piacere. Egli dimenticò per un istante i suoi grandi progetti, per subire insensibilmente il fascino della sua nuova situazione. Divenne meno ritenuto nelle sue maniere, più convinto della sua sovranità; la sua andatura si fece più sicura, la sua veste nera ricadde intorno alla sua persona in pieghe più disinvolte, e l’orgoglio diede alla sua voce un’intonazione più nobile. Dopo tutto, quello era un mondo brillante e seducente.
Il suo sguardo errava con compiacenza sopra i colori cangianti della folla, e si posava con benevola critica sopra ogni volto; poi gli venne in mente ad un tratto che egli era in dovere di far le sue scuse alla graziosa giovanotta dai capelli rossi e dagli occhi azzurri, e capì d’aver commesso un errore. Non stava bene cominciare ad omettere tali riguardi anche se contrari alla sua opinione ma non sapeva come fare a vederla. Ad un tratto un ricordo venne a turbare l’incantesimo di quella brillante riunione e ne modificò il carattere.
Alzò gli occhi e scorse sopra a un ponte di porcellana, e voltata verso di lui, una figura che si nascose quasi subito, la figura d’una giovanetta che egli aveva ammirata il giorno prima, nella piccola stanza dietro al teatro, dopo la sua fuga. Ella aveva nello sguardo la stessa espressione di speranza contenuta, espressione incerta e ostinatamente indagatrice. Dapprima non si ricordò dove l’aveva vista, e poi, riconoscendola, gli venne in mente la reminiscenza commovente del loro primo incontro, ma la trama danzante della melodia che giungeva in quel momento alle sue orecchie, gli impedì di rammentarsi il canto che accompagnava la marcia del popolo.
L’interlocutrice che egli aveva dimenticato, fece notare la sua presenza costringendolo a continuare l’intimo colloquio nel quale s’era intromesso, ma in quel momento una vaga agitazione, un sentimento che confinava col dispiacere, s’impossessò del suo spirito. Si sentì turbato come per il rimprovero d’un dovere a metà dimenticato, per il rimpianto di cose che gli sfuggivano in mezzo a quello splendore di luce.
Diminuì l’attrattiva che esercitava su di lui quella folla di donne affascinanti, e non accordò più che vaghe e confuse risposte alle sottili espressioni amorose di cui, ne aveva ora la certezza, era fatto segno; il suo sguardo errante qua e là cercava, per contemplarlo ancora una volta, quel bel volto del quale aveva conservato una sì profonda impressione.
Graham si trovava ora in una delle gallerie superiori, in compagnia d’una signora dagli occhi vivissimi, con la quale egli aveva intavolato una conversazione sull’eadhamite, ed egli stesso aveva scelto questo soggetto per troncare le appassionate assicurazioni di ossequiò che la signora gli tributava.
Egli giudicò questa persona, come altre ancora, più graziosa che colta, e in quel momento, in contrasto con la melodia più vicina giunse al suo orecchio il canto della rivolta, l’inno maestoso rauco e potente che aveva già udito nella sala. Alzò gli occhi, meravigliato, e scorse un’apertura simile a un occhio di bove dalla quale usciva un canto, e al di là vide i reticolati dei canapi superiori, l’azzurro dei vestiti, l’insieme dei lumi delle strade pubbliche; intanto il canto si perdeva in una confusione di voci, poi finì del tutto. Ma ora egli percepiva chiaramente il ronzio e il tumulto delle piattaforme movibili, il mormorìo della folla; istintivamente comprese che fuori, nelle vie, una folla enorme doveva circondare quel luogo per divertire il Maestro, e chiese a sè stesso quale poteva tessere il pensiero di quel popolo. Per quanto il canto fosse cessato tanto presto, e la musica della sala ammortisse di nuovo gli altri rumori, lo colpì ancora il motivo dell’inno rivoluzionario.
La signora dai begli occhi continuava a dibattersi coi misteri dell’eadhamite, allorchè comparve nuovamente la giovanetta del teatro. Ella veniva verso di lui dalla parte della galleria e Graham la vide per il primo: era vestita di grigio, la sua capigliatura scura le formava un’aureola intorno alla testa e allorchè egli la scorse la luce scialba dell’apertura circolare rischiarava il suo volto reclinato.
La signora che discuteva ancora sull’eadhamite s’accorse che il volto di Graham aveva assunto un’altra espressione, e ne approfittò per liberarsi da quella noiosa conversazione.
— Desiderate forse di conoscere quella giovanetta, Sire? — chiese lei arditamente. — È Elena Wotton, una nipote d’Ostrog. Ella sa parlare di molti argomenti serii, è una delle persone più istruite che abbiamo. Son certa che vi piacerà.
Un momento dopo, Graham s’intratteneva con la fanciulla, mentre la signora dai begli occhi s’era allontanata.
— Io mi ricordo benissimo di voi, — diceva Graham; — eravate in questa stanzetta quando tutto il popolo cantava battendo il tempo coi piedi, prima che io ritornassi nell’anfiteatro.
Il momentaneo imbarazzo della giovanetta si dissipò, ed ella alzò gli occhi su Graham con indifferenza:
— Fu una cosa meravigliosa, — disse, e dopo un momento d’esitazione continuò un po’ forzatamente: — Tutto questo popolo sarebbe morto per voi, Sire.... Un numero straordinario di persone sono infatti morte per voi, quella sera!
Il suo volto si fece raggiante e gettò una rapida occhiata intorno per assicurarsi che nessuno l’avrebbe sentita, ma in quel momento, a poca distanza da loro, comparve Lincoln nella galleria, che aprendosi un passaggio tra la folla s’avvicinava ad essi. Appena la fanciulla lo vide si volse a Graham con una strana espressione, assumendo ad un tratto un’aria confidenziale e intima.
— Sire, — disse vivamente, — io non posso dirvi nulla in questo momento, ma il popolo è infelice, è oppresso.... governato male. Non dimenticate il popolo che ha affrontato la morte.... la morte per la vostra vita....
— Io non so niente..... — cominciava a dir Graham.
— Non vi posso dir di più.
Frattanto Lincoln s’avvicinava: egli s’inchinò in atto di scusa dinanzi alla fanciulla.
— Trovate piacevole il nostro mondo. Sire? — domandò con lieta deferenza, mostrando con un gesto significativo l’estensione e lo splendore di quella riunione. — Comunque sia, voi lo troverete ben cambiato.
— Sì, — fece Graham, — cambiato.... E pur nonostante, dopo tutto, questo cambiamento non è forse tanto grande.
— Ve ne farete un’idea più esatta quando vi librerete nello spazio, — rispose Lincoln. — Il vento è cessato e in questo momento un aeropilo è a vostra disposizione.
La fanciulla aspettava il saluto di Graham per allontanarsi. Graham la guardò: fu sul punto di rivolgerle una domanda; lesse un avvertimento ne’ suoi occhi, e dopo essersi inchinato dinanzi a lei, partì con Lincoln.