Questa pagina è stata trascritta ma deve essere formattata o controllata. |
L'Aeropilo | 219 |
una moltitudine innumerevole di uomini, di donne,
di bambini vestiti d’azzurro. Non riusciva a capire
ciò che essi borbottavano, e quello che più d’ogni
altra cosa gli destò di nuovo meraviglia era di sentir
parlare un dialetto volgare ai poveri della città. Quando
lasciò la via mobile, le sue guardie furono improvvisamente
circondate da una folla fitta e sovreccitata
e gli parve che qualche individuo cercasse d’arrivare
fino a lui per consegnargli delle suppliche; a
mala pena le guardie riuscivano a fargli strada.
Egli trovò l’aeropilo con un aeronauta che lo aspettava sulla piattaforma di levante; vista da vicino la macchina sembrava più piccola. Era posta sopra un carro da lanciare e il suo scheletro d’alluminio era grosso come il guscio di un yacht di 20 tonnellate; le sue ali laterali affilate e legate da nervature metalliche, simili alle nervature d’un’ala di farfalla, eran provviste d’una membrana vitrea; la loro ombra si proiettava sopra uno spazio di centinaia di metri quadrati. Due sedili si dondolavano liberamente sospesi a una quantità di corde, dentro ad alcune membrane protettrici della carcassa, e quasi dalla parte posteriore: le seggiole de’ passeggeri erano riparate da un paravento, circondate da anelli metallici, e provviste di cuscini pneumatici.
Volendo, Graham poteva benissimo star chiuso, ma siccome desiderava vivamente di vedere tutte le novità che gli si presentavano, preferì di tenere aperto. L’aeronauta era seduto dietro una vetrata situata sopra la sua testa, e il passeggiero aveva la facoltà di star fermo sul suo sedile, cosa indispensabile per toccar terra, e di muoversi per mezzo d’una piccola ruota e d’una leva fino a una cassa che si trovava alla