Prediche volgari/Predica XXX
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XXX.
Qui tratta delle dodici donzelle che ebbe la Vergine Maria.1
Adducentur regi virgines post eam (Psalmus Davidis, xliiij). Parlando Davit della gloriosa Vergine Maria, el quale la vide nata, non dico disposata, viddela Davit ch’ella si menava dietro a sè dimolte damigelle vergini in sua compagnia, a quarantaquattresimo salmi; e dice che ella le menava con seco, però che ella era capo di tutte le vergini: — Saranno menate altre molte vergini doppo lei. — Volendo stamane intrare in una gentilissima materia, si conviene intèndare questa profezia de le prealegate parole, ne le quali noi faremo tre contemplazioni.
La prima, vedremo chi so’ coloro che debbono essere presentate con Maria: Virgines.
Siconda, vedremo dinanzi a chi debbono essere presentate: Regi.
Terzo, vedremo da chi debbono esser presentate: da Maria. Post eam: — Doppo lei. —
Prima, dico, ci conviene vedere chi so’ quelle che debbono essere presentate co la Vergine Maria. Dico che dieno essere le vergini. Adunque, ci conviene vedere come debbono stare le vergini, e vediamo come Maria stava quando ella fu annunziata dall’Angiolo; et imparate stamane, o vergini, come voi dovete stare prima che voi n’andiate a marito. E prima ci conviene contemplare come Maria, vergine e pura, senza macola di peccato, era acompagnata da dodici vergini, le quali sempre erano abitate con lei, e non faceva niuna cosa Maria, che quelle vergini noi sapessero. Or io vi voglio dire il nome di tutte, e quello che esse avevano a fare, però che mai non stavano oziose: sempre se esercitavano con Maria. E pigliate a quatro a quatro. Or tòlle le prime quatro.
La prima damigella aveva nome madonna Clausura: quella era la portanaia,nota che mai niuno poteva parlare a Maria senza la portanaia.
La siconda damigella ha nome madonna Audienzia, che niuno non poteva parlare a Maria, se prima non si parlava a costei.
La terza damigella aveva nome madonna Yergogniosa, la quale aveva questa condizione, che come vedeva viso d’uomo, subito arossicavanota tutta quanta di vergogna.
La quarta fu madonna Prudenzia, e questa era la consigliera della Vergine Maria, e non ârebbe fatto nulla senza il consiglio di costei. L’altre quattro.
La prima si chiamanota madonna Timorosa. Costei aveva questa condizione, che come uno le parlava, tutta tremava di temenzia.
La siconda si chiama madonna Onestà. Costei era fra l’altre molto dabbene, chè mai non si vedeva in lei uno atto, altro che tutto gentile e buono.
La terza si chiama madonna Diligenzia. Costei era sopra a tutta la massarizia de la casa, che teneva quella casa tutta netta e tutta pulita.
La quarta aveva nome madonna Virginità, e costei mai non si partiva da Maria; sempre Maria la tenne con seco. E hai otto. All’altre quatro.
La prima si chiama madonna Ubidienzia, la quale consigliava Maria quando ella aveva a fare nulla, dicendole; — fa’ così, e fa’ così. —
La siconda si chiama madonna Umilità, e costei sempre diceva a Maria, ch’ella dovesse stare umile, e Maria così faceva.
La terza aveva nome madonna Disiderosa; e sai che faceva costei? Costei teneva in allegrezza tutta la casa.
La quarta aveva nome madonna Credenzia. Costei aveva tanta fede, ch’ella credeva ogni cosa buona che ella udiva. O costei sì concredeva bene con Maria! E hâle tutt’e dodici. Vediamole più distintamente.
La prima donzella la quale aveva Maria, si fu madonna Clausura. Costei portava tanto amore a Maria, che mai non si voleva partire da lei, con tutto che ella avesse la cura della porta. Maria s’era composta con lei, e avevale detto: — sai come tu fa’ quando niuno bussasse la porta? Fa’ che mai tu non vada aprire, se prima tu non mel dici, e fa’ che tu domandi prima chi è. Se egli è uomo, sai come tu fa’: furati costì a la finestra (chè aveva una finestra come questa qui de’ Signori o quella del Podestà5, che poteva vedere altrui e non era veduta lei); e se pure tu vai giù, non aprire la porta: apre così lo sportellino.6 Se egli è uomo, mai non aprire: se ella è femina, domanda quello ch’ella vuole, acciò che noi non siamo mai ingannate. — E questa regola teneva sempre a chiunque vi veniva. E che sia vero, quando l’angiolo Gabriello giónse, elli bussò, e madonna Clausura subito7 corse alla finestra, e veduto costui domandò: — chi è? — E subito tiratasi dentro, corse a Maria, e disse: — elli è stata bussata la porta, e parmi che sia uno angiolo. — Al lora disse Maria: — va’, e apregli; — e aperto, subito chinò il capo per non essere veduto il volto.8 E però disse il Vangiolista9: Et ingressus Angelus ad eam dixit: Ave gratia piena: Dominus tecum: — Come egli entrò dentro, egli disse: Dio ti salvi piena di grazia: le Signore è con teco. — O fanciulle, imparate come voi dovete stare in casa, e come voi vi dovete guardare da chi v’entra in casa, che vedi che la Vergine Maria stava inserrata in casa e voleva sempre vedere10 chi voleva entrarle in casa e quello che voleva. Fanciulle, voi non cognoscete la gioventudine, quanto ella è forte cosa!11 Non ci è meglio che stare reinchiusa e non avere bazico d’uomini e anco di donne: vedere chi so’ buone, o altromenti.
Ma diciamo dove la trovò l’Angiolo. Dove crede ch’ella fusse? A le finestre, o a fare qualche altro esercizio di vanità? Eh no! Ella stava inserrata in càmara, e leggieva, per dare essemplo a te fanciulla, che mai tu non abbi diletto12 di stare nè a uscio nè a finestra, ma che tu stia dentro in casa, dicendo delle avemarie e dei patarnostr; e se tu sai lèggiere, leggie delle cose sante e buone: impara l’ufizio de la Donna, e con esso ti diletta. Oh, elli è il gran pericolo a giovani conversare dove so’ fanciulle! O donna che hai la tua fanciulla, doh, guarda a chi ti bazica in casa! Se tu non vi poni mente, io ti prometto..., io ti prometto che se tu non vi poni cura, la cosa non andarà bene, se tu non la tieni rinchiusa a riguardo, eccetera ecceterone. E tanto più la tiene inserata a riguardo, quanto più gente ti bazzica in casa. Eccesiastes:13 Ubi plures sunt manus, claude: — Dove so’ più mani, più si vuole tenere inserrata la tua robba. — O tu ch’hai de la robba assai in bottiga, e sonvi molti garzoni, e bazicavi della gente assai, come tieni tu i tuoi danari? Io mi credo che tu li tenga inserrati in cassa. Così mi pare che si facci qui in Bicherna:14 perchè ci bazica molta gente, i denari si tengono inserati molto bene. O madre, hai la fanciulla grande?15 Tu non hai maggiore tesoro di quello a guardare. E però non le lassare mai troppo dimesticare nè con parenti, nè con vicini, nè con compagnevole,16 che tu non sappi molto bene chi so’, e se hai de’ figliuoli maschi, pone mente quando elli torna a casa co’ compagni. Non può mai essere buona la dimestichezza de’ giovani co le fanciulle: piglia l’essemplo, a xxxiiij cap. del Genesis, di Dina figliuola di Jacob, la quale per la vanità sua fu vituperata. Sai che viene a dire vana? Viene a dire capo leggiero: non viene a dire quello che dicono questi giovani. Eglino dicono: — andiamo a vedere la mia vaga, — e credonsi che a dire vaga, ella sia bella. [Non va così].17 La propria interpretazione del vocabolo si è leggiera di testa e di mente. Elle si cognoscono da la lònga, che me di qui le vego che sono piene di vanità. Questa Dina volendo andare vedendo la città, ella fu presa e vituperata, sai, come interviene spesso per lo non sapersi guardare. Se ella fusse stata a riguardo, come si conveniva, non le sarebbe intervenuto. E però si dice che a arca aperta il giusto vi peca. E perchè queste cose si pruovano tutto dì, io vi dico a voi fanciulle: non voliate avere dimestichezza niuna co’ maschi, per lo pericolo che vi può intervenire e d’essere ingannate e svergogniate. Simile dico a voi, fanciulli: fugite le male compagnie, però ch’una mala usanza sola è quella che ti può far mal capitare. Se tu fuggirai le cagioni, non verrai a pericolo mai. Forte cosa è la gioventù!
Le fanciulle perchè so’ più volubili? Non essendo «perte de le cose del mondo, come elle vegono una cosa nuova, subito n’hâno voglia; però che tutti i sentimenti si uoprano a disiderarla; e come l’hanno compresa, se ella è cosa di mondo, ella la va cercando: se ella le va dietro, mai non sarà buona. Crede a me, che so ch’io dico il vero. Vuoi tu fare a mio modo, o fanciulla? Oh, fa’ che tu ti guardi da madonna Dimestica. Non parlar mai a niuno, e non lassar mai entrare in tua camera niuno, e tu non entrare in camara altrui. Oh, quanto tu fai male, tu madre, a lassarla bazicare e dimesticare in casa altrui, che per la dimestichezza tu la trovarai poi grande e grossa! Meglio aresti fatto a menarla a la predica. Quando tu la credi dimestica, guardala, chè e’ ti bisogna. Doh, io vi vo’ dare uno essemplo18 in sul naturale. Io vogo colà uno porcello salvatico, ch’è stato condotto a la città, e per la pratica del vedere tanto le genti, non fugge come faceva nel bosco; e per la tanta usanza de le persone, uno che andasse a darli qualche cosa, si lassarebbe tòcare e grattare, e farestene ciò che tu volesse. E questo addiviene solo per la dimesticheza de la tanta gente ch’elli vede tutto dì. Or va’al bosco, e alletta uno di quelli che stanno ine; che come e’ ti vedrà, subito fuggirà via. Mostrali de le ghiande e va’ verso lui, peggio. Alettalo: ciro, ciro!19 Tu potrai ben cantare, che mai elli t’aspetti. A proposito: una fanciulla che non stia a riguardo, come ella díe fare, che come ode uno cavallo subito corre a la finestra, ogni cosa vuole vedere e sapere, sai che agevolmente si può vituperare. Questa madonna Clausura aveva una suoro che aveva nome madonna Salvatica, e tutto dì diceva a costei: — non ti lassare vedere agli uomini; non ti fare a le finestre a vedere giocare a la palla quelli che hanno i giubaregli corti al bellico, e non andare a udir suonare nè cantare, quando si fa le mattinate. Non ti fare mai nè di dì nè di notte a le finestre; non stare a udire i fanciulli quando salgono in sul tetto e gittano i sassuoli per favellarti: non vi ti far mai. — E sempre avevano che dire queste due suoro Salvalica e Domestica. Hâmi inteso? Anco m’intendarai meglio più giù.
La siconda damigella di Maria si era madonna Audienzia, la quale, come Clausura aveva veduto questo Angiolo, così disse; e ella andò subito per sapere quello ch’egli voleva, e l’Angiolo le ’l disse, e subito Maria il seppe. E che così fusse, vedi che ’l Vangiolista disse: "Quae cum audisset: — Come ella l’udì. — Sai che ti dimostra? Dimostrati che tu debbi stare a udir le cose buone, sante et utili. A queste tali cose debbi tenere l’urechie uperte: non così quando tu odi o canti o suoni de’ giovani che ti vogliono far male capitare. Quando tu gli senti, sai che fa’? Fuge, non gli stare a udire, però che se tu vi starai, tu starai a gran pericolo, chè l’animo [de la fanciulla] vagilla, non istà saldo, e poi si viene....., eccetera. Tre persone so’ quelle che tu debbi stare a udire, o vergine che non hai marito: prima Iddio, poi el padre e poi la madre. Cominciamo a Dio. Quando tu dici l’avemaria pura pura, con chi credi tu favellarti? Tu ti favelli co la Vergine Maria. E così quando tu dici el paternoster, tu ti favelli con misser Dominedio. Inde Davit disse per coloro che orano a Dio: Audiam quid loquatur in me Dominus Deus:20 — Tu dirai, e io udirò quello che favellarà in me il mio Signore Iddio. — Sappi che come tu saluti la Vergine MaTia, subito ella saluta te. Non pensare ch’ella sia di queste rusticaccie come assai se ne truovano: anco è tutta piacevole. Ella ti saluta ogni sera quando tu senti suonare l’avemaria qua su in vescovado. O sarai tu tanto villano, che tu non saluti lei? Come tu la salutarai, subito ella ti rispondarà. Così parlando su inverso Iddio, anco ti rispondarà e parlarà con teco. Sicondo, debbi stare a udire il tuo padre, e debilo ubidire, che mai non ti dirà altro che quello che ti seguiti onore e utile quanto a Dio e quanto al mondo. Terzo si è che tu debbi udire la tua madre, e quando ella t’acostuma, dicendoti: — non ti fare a finestra, non stare a vedere coloro che stanno tanto disonesti a giocare a la palla; non ti pónare a udire cantare le canzoni vane, non stare a udire niuno parlamento d’uomo; non avere il capo a niuna cosa, altro che a l’onestà. Oh, l’onestà è sì nobile cosa, figliuola mia! Credemi: la’ quello ch’io ti dico. — Fa’ quello ch’ella ti dice.
Doh, che vuol dire, che mi pare talvolta la mattina sentire giocare a la palla, quando di qua e quando di là, quando io predico?21 A digiuno si giuoca a la palla apresso a le case, dove si fanno alle finestre le vostre figliuole! Eh, Dio el voglia ch’ella ben vada! E’ si converrebbe pure che gli Ufiziali avessero alturità di condennare coloro che giuocano a la palla la mattina, almeno quando si dice la predica. E però, figliuola, crede a la tua madre, e tiene a mente i consigli suoi, e credele; e se tu così non farai, mal capitarai, e poi ne piagnarai. O figliuoli, ode che dice Davit di voi, e di voi fanciulle: Audi, filia, et vide, et inclina aurem tuam:22 — Ode, figliuola, e vede, e inteude e inchina le tue orechie a quello ch’io ti dico. — Ode quello che tu debbi udire, e vede quello che tu debbi vedere. Pone mente a quello che è la tua salute: guardati da tali r....., quando elle t’entrano in casa, che sempre si ingegnano di favellare quando non v’è la madre— e la fanciulla che non è sporta di questo mondo, non le cognosce, che è pura e senza malizia. Vuoi tu che io te l’insegni a cognoscerc? Guarda quando niuna ti viene in casa, e pone mente a questo ch’io li dico. Comunemente elle sogliono andare quando non v’è la madre: questa è la loro usanza, e sogliono portare in braccio uno paneruccio23, nel quale sempre portano cotale ampoliuzze da lisciare, e sogliono tenere questo modo. Come ella giógne, si porrà24 a sedere con teco, e dimandati come sta la tua madre, e dove è ella. Poi cominciarà a mirarti in viso, e porràti mente a tutta la persona. E sogliono dire: — oh come stai tu! Tu non t’assetti, tu non t’aconci; tu pari pure una bestia, e non mi pare che tu ti curi come tu ti stia! Va’ in buon’ora, va’: fai che tu stia assettata, che tu paia quella che tu se’. Tu se’ la più bella figliuola di questa terra, e tu stai a la guasta25 come una pecora. — E la fanciulla che non sa più là, risponde il meglio ch’ella sa. Ella si riza e diceli: — io ti voglio acconciare di mia mano; — e aiutala e insegnale com’ella si lisci; e in ciò che ella fa, e ella la loda. — Oh, tu se’ bella! Tu mi pari a me la più bella figliuola ch’io vedesse mai! — E falla saltare da l’alegrezza, chè comunemente le fanciulle vogliono esser lodate de la bellezza. E come l’ha parlato così un poco, ch’elle si so’ dimesticate di favellare, e ella le comincia a dire l’ambasciata, e prima vuole esser pagata o d’ariento rotto o di carne salata o di salsiccie o di farina o di vino o d’olio o di pane. Mai non si sogliono partire, se non hanno qualche cosa: sempre s’ingegnando di furare. E poi le comincia a dire: — io t’ho recata una buona novella: egli è uno che ti vuole il maggior bene del mondo, di buono amore. — E sempre v’atacano el buono amore. Sai che se lo’ converrebbe fare a queste cotali? Come alcuna altra fece, che come una le cominciò a favellare di queste cose, ella le die’ una carica di bastonate. Un’altra fu che quando una l’aveva favellato, e la fanciulla chiamò una brigata di fanciulli e disse lo’: — andate a casa de la tale con questo fastello de la paglia e mettetelo nell’uscio. — E de’ lo’ uno fastello di paglia, e così fu fatto, e arsele la casa. O fanciulla, fa’ che tu oda26: mai non stare a udire tali genti, nè anco non star mai a udire niuno giovano di quelli che talvolta dicono: — io ti vorrìa dire quatro parole per tuo onore, e so’ di bisogno. — Non lo stare mai a udire. Credete ch’io non le sappi queste cotali cose? Sì, io so ciò che Berta filò. Io mi so’ già ritrovato in lato, che sono stati di quelli c’hanno detto: — se io le posso favellare, oh, se io le posso tocare la mano, io farò tanto che ella m’aprirà! — E so che dicono il vero: el modo non tel dirò io, ch’io non voglio che tu lo ’mpari da me; chè ci so di quelli che ’l farebbero, se eglino el sapessero; e sònne state le centinaia che ne sono state vituperate. E le prime parole che dicono si è: — io ti voglio parlare per buono amore ch’io ti porto. — O questo è il buon amore, vituperare te e il tuo padre e la tua madre e tutto il tuo parentado, ponendo lo’ la fascia agli ochi, da non poter mai aparire tra le genti! Vituperio a te, al tuo padre, a la tua madre e a tutta la tua casa, e infine al marito che ti sarà dato! Adunque, sia savia: sta’ a udire, ma non ogni persona.
La terza damigella di Maria aveva nome madonna Vergognosa. Costei stava sempre allato allato a Maria. Come costei sentiva parlare uno uomo, subito per vergogna diventava rossa come un fuoco, e turbavasi tutta quanta in sè medesima per la vergogna. E inde disse il Vangelo, come l’Angiolo in forma d’uomo ebbe parlato: et turbata est in sermone eius: — Come udì parlare l’Angiolo, subito si turbò. — Pon mente: come l’uomo si turba, subito rosica27. Così fece Maria. Con tutto che elli fusse Angiolo, perchè ella sentiva la voce come uomo, ella diceva in sè medesima: — io ho parlato più volte alli angioli, ma io non sentii mai ch’egli mi parlasse con voce umana. — Avete voi veduta quella Annunziata che è al duomo, a l’altare di santo Sano, allato a la sagrestia?28 Per certo, quello mi pare il più bell’atto, il più reverente e ’l più vergognoso che vedesse mai più in Annunziata. Vedi ch’ella non mira l’Angiolo; anco sta con uno atto quasi pauroso. Ella sapeva bene ch’elli era Angiolo: che bisognava ch’ella si turbasse? Che arebbe fatto se fusse stato uno uomo! Pigliane essemplo, fanciulla, di quello che tu debbi fare tu. Non parlare mai a uomo, che non vi sia tuo padre o tua madre presente. E tu, uomo, fai che tu pensi nell’onore de la tua figliuola: ripara che scandalo non ti ne segua. Hai ne lo Ecclesiastico: Vir sapiens in omnibus trepidavit:29 — l’uomo savio in ogni cosa ch’egli ha a fare, triema per paura che non li venga mal fatta. — Leva via le cagioni dove tu vedi i pericoli: fa’ che mai elleno30 non abbino modo di parlare a uomo, e che mai non si dimestichino con niuno. Vedi nei libro secondo de’ Re, a cap. xiij, di Thamar, che si stava in casa col suo proprio fratello dimestica e baldanzosa, e tanto andò la cosa per lo troppo31 praticare con lei, che egli se ne innamorò. Fra ch’ella era bella e la dimestichezza grande e gli attarelli assai e la gioventù, ella andò come ella andò. Doh, crede a chi ne sa più di voi. Guarda, ben guarda, guarda! Ove sête voi che lassate dormirete vostre figliuole co’ loro propri! fratelli? Eimmè, voi non pensate a quello che potrebbe intervenire! Maggior fatti si so’ veduti! O che il padre e la madre lo’ vuole tanto bene, che non può credere che si possi fare mal niuno? E io ti dico eziandio, tu padre non dormire in uno letto con loro, non che i garzoni32 che non hanno quello sentimento e quella ritenitiva33 che tu hai tu, che ne se’ padre. — A casa. Sai che intervenne di costoro?34 Che come costei entrò nella camara dove costui dormiva, e questo suo fratello serra l’uscio, e sì la prese e sforzolla, e tolsele la sua pudicizia. E ella poi sì piagneva! Or va’: se tu avesse meglio guardato, questo non ti interveniva.
La quarta damigella di Maria si chiamava madonna Prudenzia. Oh, costei era quanto savia! Che ella sapeva le cose passate, e sapeva del tempo presente quello che si voleva fare, e sapeva dell’avvenire ciò che doveva seguire. E pensava a tutte le cose che era di bisogno; che per lo suo antivedere ella non faceva nulla senza pensiero, che in ogni cosa pensava: — el male nol vo’ fare, el bene sì: or facciamlo. — Come ebbe inteso le parole dell’Angiolo, e costei subbito cominciò a pensare: Cogitabat qualis esset ista salutatio. Ella pensava: — che vuol dire questa salutazione? — Come tu sai che io ti dissi ieri, che egli le disse: Ave gratia piena; Dominus tecum: benedicta tu in mulieribus. Come questa damigella ebbe udite queste parole, disse con Maria: — e’ non si vuole rispondere ancora, e ci si vuole pensare, chè questa è cosa di grandissima importanzia. Se tu prometti, e’ ti converrà attenere. — E così pensava. Se ella avesse risposto di subito, ella non faceva bene a consentire. Nè anco àrebbe fatto bene a cacciar via l’Angiolo, quando ella il cognobbe, sì che ella prese la parte ottima a pensarci su. E però è detto in Giovanni35: Estate prudentes sicut serpentes, et simplices sicut columbae: — Siate prudenti come è il serpente a cognoscere se la cosa che tu hai a fare è buona o no: se è bene, fallo; e siate semplici come colombe a fare il male, cioè che voi nol sappiate fare. — Non voliate fare come molte, che non vogliono menare le loro figliuole a la predica, dicendo che non vogliono che elleno imparino molte cose che ci si dice, perchè elle si sappine guardare da’ peccati, dicendo: — elle non sanno che cosa sia peccato! — Oimè, che tu non sai quello che tu dici! Vorrai più ratto che ella caggi nel peccato e faccilo, che sapersene guardare? Non far, dico io: fa’ ch’ella sappi da che ella si debbi guardare, e non potrai errare. Se tu non vuoi, tu ne capiterai anco male. Or va’, e tiella in solcio 36 come l’olive o come le noci, che s’hanno a confettare, che quanto più si muta l’acqua, più n’esce dolce, e così si parte l’amaro; et a me mi pare che tu vegli fare a contrario. Se tu farai a cotesto modo, sempre n’escirà l’acqua amara, perchè entrarà ne’ vizi e ne’ peccati, non cognoscendoli. Credi che non sieno però peccati, a non cognósciarli? Non va così la cosa. Io ti dico che se tu usarai la predica, tu diventarai savia e prudente, e sapràti guardare dal peccato. E così anco ti dico, tu ti farai come colomba, che non saprai fare il male, perchè tu te ne guardarai. Quanti ammaestramenti s’imparano a stare a udire le prediche! Tu imparami a parlare saviamente e parlare basso, parlar poco e buono. Quando va a marito, insegnale che non sia parlatrice; chè ispesso lo interviene a molte donne, che i mariti loro lo’ vogliono male per lo troppo favellare. Ponete mente a questo, che se la donna parla poco, e ella viva pudicamente37, sempre il marito le vorrà bene. Oh, elli è tanto utile cosa a vivere moderato co’ costumi, cogli atti, co le virtù, che è cosa come una santità! Oh, elli se ne vede la sperienza nelli Uffiziali, che non se li parla così a la sbalestrata. Come tu entri, anco si va tanto da uno a un altro, che tu vieni a parlare a lui38. Così si vede del santo padre: quando uno vorrà39 parlare al santo padre, elli sta inserrato, che innanzi che si pervenga a lui, ti conviene parlare a parechi. Tu giógni al primo uscio, e fai sentirlo40, e starai uno pezzo41 prima che tu vadi al sicondo, e così ti cresce la volontà; e poichè tu passi al sicondo, anco ti cresce più la voglia d’andare più là: poi giógni al terzo, e così per la volontà che tu hai sempre crescendo, tu entri al santo padre, e giònto ine, tu gli hai molto maggiore riverenzia che tu gli âresti avuta, se tu vi ti fusse andato senza bramarlo punto, e avesse trovate tutte le uscia aperte. A quello modo si fa stima di lui. Così dico de’ Signori. Vedi che elli so’ qui le porti42, e entrato che tu se’ qui, vai più su, e convienti aspettare all’altra, e a quel modo se ne fa stima. Dimmi: o se i Signori stessero colassù da la Fonte43, dove stanno coloro che pigliano l’òpara, o come stanno i portatori44, quanto se ne farebbe poca stima di loro! A proposito, se la donna sta col suo marito, e ella parla temperatamente e moderatamente, el marito suo farà stima de le sue parole. Come egli vede che ella parla ragionevole, elli la brama la parola, e fanne stima e sempre ne le vuole bene. Se ella fa come una scotta, che tutto dì favella — chia — chia — chia -, in poco poco tempo ella li comincia a rincresciere, e così rincresciendoli, ne leva l’amore, e levandone l’amore, gli esce dal cuore, e escendoli dal cuore, a poco a poco viene a tanto, ch’egli la viene a odiare. Un’altra ragione ci è anco; che chi troppo parla spesso falla. Questo è uno proverbio generale che toca a ognuno, ma più interviene a uno che a un’altro. Le donne sottosopra so’ più indotte che non so’ gli uomini, benchè alcune ne siano che so’ più dotte che alcuno uomo; ma non si vuol far figura per una: in genere elli è pur così. Molto è meno male a parlar poco che troppo. Sai, come una che prese quistione col marito, che la lepre de la vigna non era presa, e infine non si sgarò mai, e ebbe di molte bastonate. Adunque, piglia l’amaestramento come t’è dato, però ch’egli interviene per lo troppo parlare col marito e con altri non l’è poi voluto bene. Talvolta è sufficiente una parola sola essere stata detta; che colui che l’ode, mai non vorrà bene a colui che la dice. Imparate, dico, da madonna Prudenzia. Pensa prima quello che tu vuoi parlare, se è bene o no45. E hanne quattro. A l’altre quatro, e saranno più brevi.
La prima si chiama madonna Timorosa. Non faceva costei come fanno molte ardite sfacciate: come odono una parola di fuore, subito corrono a la finestra per vedere chi parla. Non fece così costei; anco come ella vide l’Angiolo che aveva viso d’uomo, così subito le venne una timorosità con paura, che non che ella volesse parlargli, ma eziandio non poteva guardarlo nel viso; e questo vedendo l’Angiolo, subito le disse: Ne timeas, Maria: — Non temere, Maria. — Oh, che cosa è egli a pensare che costei temesse, e era sempre vissuta al servizio di Dio! Essempro che noi doviamo avere il timor di Dio di dentro e di fuore. O fanciulla, ogni volta che tu ârai il timore di Dio, tu tremarai di paura quando tu vedrai uno uomo, però che chi ha il pensiero dato a Dio, volendo conservare la santa virginità, ogni volta tremarà, quando vedrà uno uomo, con tutto che ’l pensiero suo sia fermo. Ma ben può dire quelle parole di Davit46: Posuisti firmamentum eius formidinem: — Egli ha posto il suo firmamento in tremore; — chè solo per lo vedere l’uomo, triema.
La siconda damigella che era con Maria, sì si chiamava madonna Onestà. Chi avesse veduta costei, e postole mente negli ochi, nello andare, nel parlare, nello stare, in ogni cosa ella era tanto onesta, che era cosa mirabile; e per la sua tanta onestà piaceva tanto a Dio, che elli le volle mandare l’Angiolo, che da parte di Dio le dicesse queste parole: Invenisti enim graliam apud Deum:47 — Tu hai trovato grazia appresso a Dio per la tua onestà e per la tua bellezza. — Credi lu forse che ella s’adornasse come voi altre fate? No. Come Iddio l’aveva fatta, così si stava. Hai a memoria come fece Ester, che mai non si sforzò di parer più bella che ella si fusse al re Assuero? Non faceva come voi fate, voi donne: a voi non si può dire con verità madonne Oneste, ma madonne Disoneste. E credomi che se voi peggìorarete48 quatro o sei anni come voi avete fatto in due, poi ch’io non ci fui, voi non farete così in fine a dieci. Sapete perchè? Perchè voi non potrete. Io temo, temo, temo che non avvenga a voi come a molte è intervenuto; e come io vi dissi l’altro dì de le maniche larghe, così vi dico ora delle giornee, che non che voi mi pariate donne dabbene, ma voi mi parete soldatesse. E sapete che ve ne addiverrà? Che di una delle vostre giornee se ne potranno fare due, e staranno molto bene: dal mezzo in su sarà buona per lo paggio, e non sarà a tocar di nulla, e di mezzo in giù sarà buona per lo padrone, che non bisognarà se non un poco rassettare. Io non starò sempre con voi, che io mi sarò partito e sarò di lònga, e dirò: io la dissi bene ai miei sanesi e alle mie sanesi, e non fui creduto. Vedi che l’è pure venuto in capo! E tu starai qui, e dirai: — egli mel disse frate Bernardino, e non vuolsi credere, e pure ci è avenuto com’egli ci disse, et anco di peggio. — Io vi vo’ dire anco un’altra cosa, e tenetela a mente, che ’l vagheggiar ne le chiese vi farà affrettare il tempo, che sarà più ratto che non sarebbe la vostra destruzione. Non vedete voi che voi fate r..... le chiese e specialmente il vescovado, dove si fa fa festa de la Vergine Maria, e volete che la Vergine Maria sia vostra r.....! Che non so com’ella ha tanta pazienza, che ella il sostenga; che fate le pavesate delle giovani e de’ giovani, e la madre vi tiene la sua figliuola e ène r...... anco lei, e non se n’avede. Io ve l’ho detto, anco vel ridico. Se io ci avessi a stare, e vedesse quello ch’io ho sentito di voi, io ho paura che non mi venisse voglia di fare cosa ch‘ io ne sarei ricordato sempre mai. Ma dimmi, dacchè è una giovana disonesta, mandala qua giù49 co la mala ventura. Se ella vuole èssare così, mandala qua giù dietro al palazo sotto a la prigione, chè non è da farne altromenti. Ad nihilum valet ultra, nisi ut mittatur foras et conculcetur ab hominibus50. Donne, io voglio che voi ci veniate domane, e non ci venga niuna di quelle che vogliono essere disoneste. Venghinci coloro che vogliono vivare santamente, e menateci ancora e’ vostri mariti, però che se la donna volesse essere onesta e non gli uomini, non âremo fatto nulla. Io voglio che voi ci veniate ognuno, ch’io vi farò una altissima51 predicazione. — A casa. Dico, se una è disonesta, che vale ella? Nulla. Io non so a che ella si sia buona, già io: altro che a far male. Che vale una donna onesta? Talvolta varrà una donna onesta per cento uomini. Sai perchè? Perchè una donna è più inchinevole che non è l’uomo; e però è maggior virtù in una donna una medesima virtù che in uno omo. Vede ne lo Eclesiastico a xxvj cap.: Gratia super gratiam, mulier sancta et pudorata. Una donna ferma e stabile non volere andare dietro a’ vizii, anco sempre pudorata, senza alcuna disonestà, quella è grazia sopra a grazia: bellezza con bontà. E come io dico a la fanciulla, così dico anco a la vedova e a la maritata.
La terza damigella compagna de la Vergine Maria si fu madonna Diligenzia. Costei teneva tutta la casa ordinata, e ciò ch’ella faceva, faceva con tanto amore e con tanto ordine, che mentre ch’ella mangiava, mangiava a ordine, eziandio infino al dormire: ogni cosa faceva al tempo ordinato. Impara, o fanciulla, che quello che tu hai a fare, tu il facci con ordine e con amore. Se tu hai a filare o a cucire o a spazare o a rigovernare la massarizia di casa, o ciò che tu hai a fare, fallo con diligenzia. Impara da Maria. Così fece ella quando l’Angiolo le disse: Ecce concipies in utero, et paries et vocabis nomen eius Iesum: hic erit magnus, et filius Altissimi vocabitur, et dahit illi Deus sedem David patris eius; et regnabit in domo Iacob in aeternum, et regni eius non erit finis.52 Ella disse all’Angiolo: Quomodo fiet istud?53 — O come potrà egli essere questo fatto?54 Io il voglio sapere prima ch’io ti risponda. — Questa diligenzia è un’ottima cosa. Inde hai ne lo Ecclesiastico: Mulier diligens ipsa laudabitur:55 — La donna ch’ârà in se la diligenzia in quello ch’ella âra a fare, sarà lodata; — e così per opposito, se non ârà diligenzia in quello che s’appartiene a lei, oh quanto le starà male! Doh, pensa quando tu omo darai moglie al tuo figliuolo, e daràgli una che non saprà cucire uno pònto, nè tenere l’aco in mano, non pure ricucire un poco la calza del marito, quando ella sarà sdrucita nel calcagno, nè non saprà fare nulla per casa. Sarà stata allevata come monna Agiata: non saprà fare niuna cosa, se non cose di vanità. Arà una bella virtù, chè sarà una bella ballarina e bella cantarina; e giovale di stare azimata, vana e vaga di stare sempre a le finestre, da non cavare uno buono costume di lei. Oh, ella è la bella grazia, non ti pare? Sai che si suol fare? Suolsi maledire chi prima ne fece parola de’ fatti suoi; disiderando56 la morte sua, dolendogli ch’ella vive tanto, e molte volte dirà, — che ’l diavolo ne vada con essa: la carta57 dovea esser di coio di troia, che mai non verrà meno; — e sempre disidera la sua morte. Adunque, impara, che tutte le cose ch’a te si confanno, fa’ che le impari e falle con amore e con diligenzia. E non facendo quello che tu hai a fare con diligenzia, tu non le farai mal bene.
Vuoi tu ch’io t’insegni a cognoscere chi è atta a far bene e ha qualche poco di sentimento? Attende: a tre cose le cognoscerai: prima, al ridare, al mostrare de’ denti. Quando tu vedi una che abbi il costume di ridare alla squaternata,58 che ella apre la bòca, e mostrati tutti i denti, di’ sicuramente che colui o colei sia paza. Anco si cognoscono allo andare, chè vanno a capo alto, sai, alla sbalestrata. Anco tel dimostra el vestimento che si porta. Se tu vedi uno o una con questi grilli o co le frapole59 e co le trappole, pensa che così le’ grilla il capo, come di fuore el dimostrano ne la portatura. E come tu vedi le pazie ne’ vestimenti di fuore, così pensa cne sta dentro nel cuore tutto pieno di chicchirichì. Hai mai vedute di queste donne che hanno il capo grosso? Come tu vedi la civetta, così so’ loro: portano i capi a civette. A che è buona la civetta? È buona a ucellare proprio di questo tempo a’ beccamori, che si pigliano ora. Così fanno queste che portano il capo grosso a civetta: elleno ucellano i giovani. Tu sai che quando tu poni la civetta in su la macchia, tutti li ucellini se le pongono d’intorno a mirarla, e ella mira loro, e non s’avegono che rimangono presi e impaniati. Così, così fanno proprio questi giovanetti; eglino vanno d’intorno a queste giovane che hanno il capo così grosso. Va dintorno, va d’intorno, e infine rimane impaniato a la pania de la tua libidine. Oh, io non vo’ dir quello che viene a dire capo il civetta, oggi: veniteci domane, e non ci venga se non chi vuole vivere bene, facendo l’operazioni virtuose. Non ci venga chi vuole essere una ribalda; e menateci le vostre figliuole e mariti: chi vuole vivere sicondo Iddio, ci venga. Dice nello Eclesiastico60: Mulier diligens corona est viro suo: — La donna ha cara la corona e la loda del suo marito.61 — E però dite a’ vostri mariti che ci venghino anco loro, e voi mariti il dite anco voi a le vostre donne.
La quarta damigella ch’era con Maria si era madonna Virginità. Sempre costei era con Maria. Se Maria andava, e la Virginità andava anco lei: se leggieva, e la Virginità con lei. In ciò che faceva Maria, la Virginità era con lei; e perchè non era usa d’essere con altra persona, però disse quella parola all’Angiolo: Quoniam virim non cognosco? — In che modo potrà egli essere quello che tu dici, però ch’io non cognosco uomo, e sòmmi disposta di mai non cognoscerne nisuno? Che se bene io dovessi partorire il figliuolo di Dio con cognizione umana, io so’ disposta a non consentir mai per non pèrdare la mia virginità. Una volta io l’ho data a Dio, e sempre per lui la voglio riserbare; chè noi voglio parturire, nè esser madre in tal modo a nulla. — Quanto stavano bene a ragionare questi due insieme, l’Angiolo e Maria! O vergini, sappiate che mentre che voi mantenete la verginità, sempre sête acompagnate dalli angioli. Non è così colei ch’è maritata ed è congiònta a matrimonio. Doh, io vorrei dilatare ne la verginità; ma io non posso, perchè il tempo non mi basta. Io ne credevo bene dire a la larga; non ho potuto. Dico che la maritata non è così acompagnata da l’angiolo, come colei ch’è vergine. Colei che è stata maritata, talvolta fa de’ figliuoli al diavolo per consentire al pecato de la lussuria; e interviene anco talvolta peggio, chè ellino so’ cagione di farti perdere l’anima, e anco la perdaranno loro; chè talvolta tu li biastemmi e maladici cento volte il dì. Questo non interviene così a la vergine. Se tu fai dei figliuoli col tuo corpo con pecato, e ella ne fa co lo spirito senza pecato, non sai tu che ’l merito della vergine si dice essere cento, e ’l merito de la maritata trenta, e quello de la vedova sessanta?62 Vedi quanto avanza la vergine gli altri gradi! O vergini, sappiatevi mantenere: fuggite, fuggite el viso dell’uomo. E hâne otto. A l’altre quatro brevi brevi, e faremo fine.
La prima delle altre quatro compagne de la Vergine Maria si fu madonna Ubidienzia. Costei avendo inteso le parole dell’Angiolo, che le pareva che s’acordasse come essa voleva lei, cioè che sempre la verginità sua fusse preservata, disse a Maria: — dilibera di rimanere contenta, poi che Idio t’ha mandato questo Angiolo: rispondeli tosto e digli che cosi se’ contenta e aparecchiata a la volontà di Dio. — Allora Maria disse a l’Angiolo: — come sarà questo? — Disse l’Angiolo; Spiritus Sanctus superveniet in te, et virtus Altissimi obumbrabit tibi. Ideoque et quod nascetur ex te sanctum, vocabitur Filius Dei. Et ecce Elisabeth cognata tua, et ipsa concepit filium in senectute sua, et hic mensis sextus est illi,quae vocatur sterilis, quia non erit impossibile apud Deum omne verbum63. Come ebbero intese queste parole, Maria subbito volontaria disse: Ecce. Vedi tu questo Ecce? E’ i è dentro tanta dolcezza, ch’è una abondanzia d’ogni virtù. Elli ci è dentro volontà grandissima. E’ ci è prestezza velocissima. E’ ci è dentro allegrezza abondantissima. Prima, egli ci fu la volontà grandissima apparecchiata. E però, o fanciulla, quando il tuo padre o la tua madre ti comanda, o la tua nonna, e anco la tua zia, fa’ che quello che t’è comandato, tu il facci volentieri, a modo di David: Voluntarie sacrificabo tibi:64 — Volontariamente io ti sacrificarò, e farò ciò che tu mi comandarai.. — Fallo allegramente, e non fare come fanno molte, che quando l’è comandata la cosa, ne fanno el grugno. Non far così; sia ubidiente. Anco questo Ecce significa presteza; insegnando, o fanciulla, che come il tuo padre o tua madre ti comanda la cosa, che se egli è possibile prima ch’elli parli, che tu sia mossa. Sappi questo: Quia qui cito dat, bis dat: — Colui che dà presto, dà due volte; — quando quello che non è così presto, dà una. E inde disse Bernardo al sudito: quando il tuo prelato ti comanda, aparechia corpo, mani, ochi, pici, bóca, ogni sentimento: fa’ che sia presto per ubidire il comandamento. Ecce, ecce: — Ecomi, che comandate voi? — Anco ci è in questo Ecce la terza cosa, cioè allegrezza. Oh, chi avesse veduta la Vergine Maria quando ella faceva alcuna cosa, con quanto allegrezza ella la faceva, ella era cosa mirabile! Chè in ciò ch’ella faceva, sempre le pareva essere dinanzi al cospetto di Dio; e però il faceva con tanto piacere.
La seconda damigella che stava con Maria si chiamava madonna Umilità, e questa fu quella cosa che fece innamorare Idio di Maria. E Maria cominciò a cantare con tanta allegrezza e divozione e umilità: Quia respexit humilitatem ancillae suae; ecce enim ex hoc beatam me dicent omnes generationes.65: — Ecco, che se io consento, tutte le generazioni mi diranno beata. [O perchè mi diranno beata?]66 Perchè egli ha riguardato l’umilità de la sua ancilla. — E allora si voltò a l’Angiolo co la intenzione verso Dio: Ecce ancilla Domini67: — Eco la schiava68 di messere Domenedio. — Oh, elli ci era circa a questa parte a dire quanto! Che tu padre e madre tenga la tua figliuola come una schiavetta. Èvi a spazare in casa? — Sì. — Sì? Fa spazare a lei. Èvi a lavare le scudelle? Falle lavare a lei. Èvi a cèrnare? Fa’ cèrnare, fa’ cèrnare a lei. Èvi a fare la bucata? Fa’ fare a lei dentro in casa. — Oh egli ci è la fante! — Ella si sia: fa’ fare a lei, non per bisogno che vi sia che ella facci, ma per darle esercizio. Falle governare i fanciullini, lavare le pezze e ogni cosa: se tu non l’avezi a fare ogni cosa, ella diventarà un buono pezzeto di carne. Non la tenere in agio, ti dico. Se tu la terrai in esercizio, non starà a le finestre, non le vagillarà il capo ora a una cosa e ora a un’altra. Oh, egli è sì utile cosa l’esercizio! Sai che ne riesce a fare? Ch’ella facci ciò che ti bisogna per casa. Tre cose ne seguitano tutte utili e buone: prima, n’esce il dilettevole; sicondo, n’esce l’onesto, e terzo, n’esce l’utile.
Prima, il dilettevole. Oh, e’ non si potrebbe vivere senza il diletto! Lo studiente non potrebbe mai studiare nè imparare nulla, se elli non avesse il diletto del libro; nè il predicatore non predicarebbe mai bene, s’egli non avesse il diletto del dire. El prete non direbbe bene la messa, se elli non avesse il diletto; el confessore non saprebbe mai confessare, se elli non avesse il diletto nel confessare e studiarvi dentro. Simile, el lavoratore che lavora la vigna, non lavorarebbe bene la vigna, se egli non v’avesse il diletto; e quanto più vi si dilettano, meglio si fa la cosa ch’altro fa, infino al vivare. Quanto più ti diletti di vivare, meglio vivi. E però dico, che se tu fai che la tua figliuola piglia l’esercizio di casa, non verrà a molti vizi, come se ella si stesse senza fare nulla: non sarà smemorata nè impazata. Così ti dico per contrario: se ella non ârà amore a le cose di casa, tu la vedrai impazzata e smemorata, e durassi in tutte le vanità69, in lisciarsi, in imbrattarsi, in iscorticarsi e pettinarsi per piacere al suo smemorato e impazato, e mai non la farai stare dentro in casa con onestà, ma sempre usciaiuola e finestraiuola.
Sicondo, e’ c’è anco l’onesto. Sònci di quelle che sieno buone massaie? — Sì, e’ ce n’è. — Vuoi te le insegni a cognoscere? Tutte so’ buone massaie coloro che non si curano di queste vanità: chi va dietro a le cose vane, non può ben capitare. Disse Salomone70 Vanitas vanitatum, et omnia vanitas: — Tutte queste cose che non so’ ragionevoli, so’ vanità. E però, figliuola, non andare dietro a queste pazìe: va’ a quello che te ne segue onestà. L’utile.
Ècci il terzo ch’è l’utile. Quanta utilità è in una casa, quando quello che vi è da fare, si fa! La casa sta netta, pulita, ordinata: tutta la famiglia se ne rallegra. Non fanno così molte che non vogliono procurare a quello ch’io ti dico. Va’, mira un poco quella casa com’ella sta, e dimanda poi: — chi sta in questa casa? — Puossi dire: — qui sta madonna Ciuffola71: madonna Ciuffola la veglio chiamare io.
La terza madamigella si chiama madonna Disiderosa. Sempre con desiderio grandissimo faceva operazioni ch’aveva a fare a gloria e onore di Dio, Così dico che tu debbi far tu. Sia disiderosa a lavorare, quando tu n’hai di bisogno per te; e quando tu puoi, anco sia disiderosa di dare cotali limosine al pòvero bisognoso. Non avendo da poternegli dare, fa’ almanco che quando tu vedi il pòvaro stracciato,72 che tu il ricucia: fare cotali gonneluccie: se tu n’hai da te, dalle lo’: se non n’hai, abbi almeno disiderio di vederne dare. Abbi il disiderio di volere fare tutte quelle cose che siano onore e gloria di Dio. Avere il pensiero a’ prigioni, pòvaretti, ch’è una de le sette limosine. O donne, per l’amor di Dio, a questi pòvaretti prigioni73; e per Dio, che vi sieno racomandati. Domani vi voglio io dire di questi prigioni, e voglio che queste donne faccino una cosa che sarà grande onore e gloria di Dio. Domane vel dirò. Madonna Disiderosa aveva nome costei. Costei, preso il consiglio, subito disse a l’Angiolo: Fiat mihi. Ella aveva il suo pensiero per modo che pareva che d’allegrezza ella ballasse, già ripiena di Spirito Santo, e infiammata: non dico alla pazzesca, ma con moderanza. Fiat mihi: — Io so’ contenta. —
La quarta e ultima compagna74 de la gloriosa Vergine Maria si fu madonna Credenzia. Costei aveva tanta fede,, ch’ella credeva che tutte le cose che voleva Iddio, fossero possibili. Omnia opera ejus in fide75: Ogni sua operazione in fede. — E però disse a l’Agniolo: Secundum verbum tuum:76 — Io so’ contenta nel modo che tu m’hai detto, e non consento in altro modo. — E così piglia essemplo tu, fanciulla, di crédare al tuo padre e rimanere contenta a quello ch’egli ti comanda, e ubediscelo sempre.
Or cogli insieme tutto il mio dire di stamane. Adducentur regi virgines post eam; dove noi ne facemo tre contemplazioni. Prima, chi so’ coloro che debbono essere presentate: Virgines. Sicondo, a chi debbono essere presentate: Regi. — Al re. — Terzo, con chi o da chi debbono essere presentate: da Maria: post eam. De la prima: chi so’ coloro che debbono essere presentate? So’ le vergini, le quali t’ho dimostrate compagne de la Vergine Maria: xij vergini per lo Vangelo proprio conformato. La prima fu Clausura, purtanaia, che aperse all’Angiolo. — Et ingressus Angelus ad eam, dixit: ave gratia piena, Dominus tecum. Dove ti mostrai. Maria essere senza alcuna vanità; stare in camara a lègiare e orare, e così debbi fare tu. La siconda damigella fu Audienzia, che stava a udire ogni imbasciata. E però dice el Vangelista; Quae cum audisset; dove a te, fanciulla, ti dissi che tu stia a udire le cose buone e sante e utili, e non stare a udire nè giovani nè garzoni nè ruffiane maladette. Sta a udire el bene e non el male. La terza damigella fu Vergognosa che come sentiva parlare uomo, tutta si vergognava. E inde fu detto: Turbata est in sermone ejus: — Ella si turbò; — dove ti dissi, per lo non sapersi mantenere a onestà Thamar essere sforzata, e dissiti a te, fanciulla, che mai tu non bazichi in casa di persona, e che tu non pigli dimestichezza con persona, se non co la tua madre. La quarta damigella fu Prudenzia, la quale volse sapere quello che voleva77 l’Angiolo; e saputolo volse pensare e ripensare prima ch’ella rispondesse. E dissi a te, fanciulla, che tu vada a udire la predica, e che tu impari quelle cose che si predicano, acciò che tu ti sapjii guardare da’ pecati. E queste furono le prime quatro. La prima dell’altre quatro ebbe nome Timorosa; che come ella udì parlare l’Angiolo, così cominciò a temere; e l’Angiolo le disse: Ne timeas, Maria: dimostrandoti a te, fanciulla, che tu non sia mai vaga di farti nè a uscio nè a finestra, dove tu possa udire nè vedere l’uomo; e dissiti che sempre tu abbi il timore di Dio dentro e di fuore. La siconda damigella di Maria ti dissi che era Onestà; dove ti dissi che l’Angiolo le disse, che per la onestà sua era piaciuta cotanto a Dio: Invenisti enim gratiam apud Deum; e dissi a te, fanciulla, che in te non sia nè atto nè fatto, altro che tutto onesto ne lo andare, nel vestire, nel parlare e in ogni modo. La terza damigella fu Diligenzia; dove dimostrai la diligenzia di Maria, tutta la sua casa ordinata. E l’Angiolo le disse: Ecce concipies et paries filium; dove dissi a te, che tu debbi tenere la casa tua con ordine, e quando tu vedi una cosa star male, adattarti a far ch’ella stia bene; imparare ogni virtù che tu puoi, e che tu stia moderata non come molte paze baldanzose co’ capi a civetta. La quarta damigella fu Virginità, la quale disse a l’Angiolo: Quoniam virum non cognosco. — Io non cognosco uomo niuno. — E dissi a te che l’Angiolo ti guarda in altro modo che egli non guarda la vedova e la maritata; e dissiti che ’l tuo grado è di cento; e hâne otto. La prima damigella de le ultime quatro si fu Ubidienzia, dove dissi che Maria disse: Ecce. E dissiti che tu fossi volontaria a ubidire quello che t’è comandato dal padre o da la madre. E dissiti che tu fossi presta a fare la volontà loro; e anco ti dissi che tu fussi allegra, quando tu hai a fare la cosa. La siconda damigella fu Umilità; e però disse Maria: Domini; dove ti dissi a te, madre, che tu facci fare ogni cosa a la tua figliuola. Dove ti mostrai tre cose, el dilettevole e l’onesto e l’utile: diletto in fare ciò che bisogna, onesto in fare ogni cosa da buona massarizia, e utile che non farai altro che cose utili per la casa. La terza damigella fu Disiderosa, la quale disse all’Angiolo: fiat mihi; e dissi che tu sia disiderosa di fare ogni opera buona, limosine, ricucire pòvari, aitare prigioni. L’ultima damigella fu madonna Credenzia, quella che disse all’ Angiolo: secundum verbum tuum; la quale aveva fede in ogni cosa che piace a Dio; e così debbi far tu. E così facendo, come di qua se’ riservata vergine, così sarai poi di là nella eterna gloria, ad quam ille vos et me perducat in saecula saeculorum, amen.
Note
- ↑ Nel Cod. Pal. questa Predica è così intitolata. Qui tratta pure di quel medesimo, et di xij damigelle che aveva Maria cum seco, quando l’Angiolo la salutò.
- ↑ Il Cod. Sen. 6, portonaia: nel Pal., portinaia.
- ↑ Arrossiva. Il Cod. Sen. 6, arrosicava. In seguito troveremo ancora col medesimo significato, rosicare.
- ↑ Qui e in appresso il Cod. Pal. legge più propriamente, si chiamava.
- ↑ In qualche antica tavola è disegnata al primo piano del Palazzo pubblico una finestra, che dava modo di vedere senz’esser veduti. Oggi non ve n’è più traccia.
- ↑ Si capisce facilmente che accompagnava e dichiarava col gesto questo dialoghetto.
- ↑ Il Cod. Pal., ella subito ec.
- ↑ Così ambedue i Codd. sanesi. Ma il Pal. legge, per non essere veduta nel viso.
- ↑ San Luca, cap. primo, vers. 28.
- ↑ Negli altri Codd., e voleva sapere e vedere.
- ↑ Vale a dire, pericolosa; locuzione che troveremo ripetuta in appresso.
- ↑ Il Cod. Pal., tu ti diletti.
- ↑ Correggasi, Ecclesiastico, al cap. xlij, vers. 7. E dice: Ubi manus multae sunt, oc.
- ↑ Aveva in Siena questa denominazione l’ufizio che amministrava le principali entrate e spese della Repubblica, e risiedeva nel piano terreno del palazzo pubblico in alcune sale che tuttora conservano quel nome, decorate egregiamente con affreschi e dipinti di tempi diversi.
- ↑ Il Cod. Pal., molto grande.
- ↑ Così i Codici, ma può sospettarvisi difetto di lezione, dovendo forse credersi che il Santo dicesse persone compagnevoli, cioè con uomini o con donne di buon tempo o procaccianti.
- ↑ Parole che mancano al nostro Testo.
- ↑ Essempro ed anche Assempro dissero anticamente i Sanesi per, Esempio.
- ↑ Imita il gergo di chi cerca avvicinarsi quegli animali. Il Cod. Pal. . legge così: Allettalo, e va’ presso lui: ciro, ciro!
- ↑ Salmo Ixxxiiij, vers. 9.
- ↑ Il giuoco della palla, poco sopra già ricordato, e l’altro de le pugna furono e per lunga pezza si mantennero gli esercizi ginnici prediletti della gioventù di Siena.
- ↑ Salmo xliiij, vers. 11.
- ↑ Negli altri Codd., paneruzzo.
- ↑ Il Cod. Sen. 6, si pone.
- ↑ Il Cod. Pal., a la guaza, che forse è lezione migliore. Ad ogni modo intendasi, tu stai disadorna, negletta ec.
- ↑ Cioè, fa’che tu oda questi esempi, oppure i buoni consigli che io ti do.
- ↑ Il Cod. Pal., arrossica, cioè arrossisce, come sopra dicemmo.
- ↑ Questa tavola non esiste oggi in Duomo, nè sapremmo indicare dove si trovi. E bensì ricordata in un Inventario dell’Opera del duomo, compilato nella prima metà del secolo XV, essendo rettore mess. Antonio di Agostino del Vescovo. In esso infatti sotto la rubrica — La Cappella di santo Ansano — si legge quel che segue: „Uno altare con tavola dipènta con Annunziata, con la volta intarsiata e tenda di pannolino rossa frangiata, con figura di santo Sano in mezo, con uno grado da piei, con due candelieri, con due graticole da lato, con un pezo di sedio, con lampada di ottone e uno ovo di struzzo.„
- ↑ Cap. xviij, vers. 27; ma nella Volgata dice: Homo sapiens in omnibus metuet.
- ↑ Le fanciulle, o figlie; essendo queste parole dirette al padre.
- ↑ Il Cod. Sen. 6, per lo tanto.
- ↑ Qui col significato di giovani.
- ↑ Cioè, ritenutezza.
- ↑ Torna all’esempio di Thamar e del suo fratello.
- ↑ Correggi, nel Vangelo di san Matteo, cap. dieci, vers. 16.
- ↑ Cioè a indolcire, come si usa delle olive e di altre frutta.
- ↑ Negli altri Codd., pudica.
- ↑ Intendasi, che finalmente giungi a parlare a quell’uffiziale che tu cerchi.
- ↑ Nel Cod. Pal., vuole.
- ↑ Fai interrogarlo s’e’ ti conceda udienza.
- ↑ Il Cod. Pai., uno poco.
- ↑ Come altrove, invece di porte.
- ↑ Presso la Fonte Gaia, splendido ornamento della Piazza del Campo.
- ↑ O, come oggi si direbbe, i facchini.
- ↑ Il Cod. Pal. ha: Essemplo a noi che noiec.
- ↑ Salmo lxxxviij, vers. 41.
- ↑ Vangelo di S. Luca, cap. primo, vers. 30.
- ↑ Negli altri Codd., peggiorate.
- ↑ Cioè, dietro al palazzo pubblico, come subito dopo ripete, dove abitavano meretrici.
- ↑ Vangelo di san Matteo, cap. quinto, vers. 13.
- ↑ Negli altri Codd., utilissima.
- ↑ Vangelo di san Luca, cap. primo, vers. 31-33.
- ↑ Ivi, vers. 34.
- ↑ Il Cod. Pal. dice così: O come potrà egli essere questo? Come andarà questo fatto?
- ↑ Correggasi, nei Proverbi, cap. xxxj, vers. 30, e si legga così: Mulier timens Dominum ipsa laudabitur.
- ↑ Desiderando il marito ec.
- ↑ Cioè, la scritta nuziale.
- ↑ O, squadernata, come leggono gli altri Codd., cioè ridere a bocca spalancata, sgangheratamente.
- ↑ Il Cod. Sen. 6, frappole, lo stesso che frappe, ornamenti vani di vesti muliebri.
- ↑ Correggi, nei Proverbi, cap. xij, vers. 4.
- ↑ Così nei Codd., ma è lezione certamente errata.
- ↑ Segue nel Cod. Pal. questo passo: Matteo, capo tredicesimo: et dabant fructum aliud centesimum, aliud sexagesimum, aliud trigesimum.
- ↑ Vangelo di san Luca, cap. primo, vers. 35-37.
- ↑ Salmo liij, vers. 8.
- ↑ Vangelo di san Luca, cap. primo, vers. 48.
- ↑ Ai Codd. Sen. mancano queste parole, conservateci dal Cod. Pal.
- ↑ Vangelo di san Luca, cap. primo, vers. 38.
- ↑ Il Cod. Pal., la schiavetta.
- ↑ Il Cod. Pal., in tutto alla vanità.
- ↑ Ecclesiaste, cap. primo, vers. 1.
- ↑ Vale a dire, arruffata, sversata; da ciuffolo, ciocca di capelli intrigati e ravviluppati.
- ↑ Negli altri Codd., straziato ed istracciato.
- ↑ Cioè, abbiate il pensiero, soccorrete. I prigioni stavano lì presso, in un lato del palazzo del Comune.
- ↑ Il Cod. Pal., damigella.
- ↑ Salmo xxxij, vers. 4.
- ↑ Vangelo di san Luca, cap. primo, vers. 38.
- ↑ Il Cod. Pal., diceva.