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438 predica trigesima


cevole. Ella ti saluta ogni sera quando tu senti suonare l’avemaria qua su in vescovado. O sarai tu tanto villano, che tu non saluti lei? Come tu la salutarai, subito ella ti rispondarà. Così parlando su inverso Iddio, anco ti rispondarà e parlarà con teco. Sicondo, debbi stare a udire il tuo padre, e debilo ubidire, che mai non ti dirà altro che quello che ti seguiti onore e utile quanto a Dio e quanto al mondo. Terzo si è che tu debbi udire la tua madre, e quando ella t’acostuma, dicendoti: — non ti fare a finestra, non stare a vedere coloro che stanno tanto disonesti a giocare a la palla; non ti pónare a udire cantare le canzoni vane, non stare a udire niuno parlamento d’uomo; non avere il capo a niuna cosa, altro che a l’onestà. Oh, l’onestà è sì nobile cosa, figliuola mia! Credemi: la’ quello ch’io ti dico. — Fa’ quello ch’ella ti dice.

Doh, che vuol dire, che mi pare talvolta la mattina sentire giocare a la palla, quando di qua e quando di là, quando io predico?1 A digiuno si giuoca a la palla apresso a le case, dove si fanno alle finestre le vostre figliuole! Eh, Dio el voglia ch’ella ben vada! E’ si converrebbe pure che gli Ufiziali avessero alturità di condennare coloro che giuocano a la palla la mattina, almeno quando si dice la predica. E però, figliuola, crede a la tua madre, e tiene a mente i consigli suoi, e credele; e se tu così non farai, mal capitarai, e poi ne piagnarai. O figliuoli, ode che dice Davit di voi, e di voi fanciulle: Audi, filia, et vide, et inclina aurem tuam:2

  1. Il giuoco della palla, poco sopra già ricordato, e l’altro de le pugna furono e per lunga pezza si mantennero gli esercizi ginnici prediletti della gioventù di Siena.
  2. Salmo xliiij, vers. 11.