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serpentes^ et simplices sicut columhae: — Siate prudenti come è il serpente a cognoscere se la cosa che tu hai a fare è buona o no: se è bene, fallo; e siate semplici come colombe a fare il male, cioè che voi noi sappiate fare. — Non voliate fare come molte, che non vogliono me- nare le loro figliuole a la predica, dicendo che non vo- gliono che elleno imparino molte cose che ci si dice, perchè elle si sappine guardare da’ peccati, dicendo: — elle non sanno che cosa sia peccato! — Oimè, che tu non sai quello che tu dici! Vorrai più ratto che ella caggi nel peccato e faccilo, che sapersene guardare? Non far, dico io: fa’ ch’ ella sappi da che ella si debbi guardare, e non potrai errare. Se tu non vuoi, tu ne capiterai anco male. Or va’, e tiella in selcio i come r olive o come le noci, che s’hanno a confettare, che quanto più si muta l’acqua, più n’ esce dolce, e così si parte l’amaro; et a me mi pare che tu vegli farea con- trario. Se tu farai a cotesto modo, sempre n’escirà l’acqua amara, perchè entrarà ne’ vizi e ne’ peccati, non cogno- scendoli. Credi che non sieno però peccati, a non co- gnósciarli? Non va così la cosa. Io ti dico che se tu usurai la predica, tu diventarai savia e prudente, e sapràti guardare dal peccato. E così anco ti dico, tu ti farai come colomba, che non saprai fare il male, perchè tu te ne guardarai. Quanti ammaestramenti s’imparano a stare a udire le prediche! Tu imparami a parlare savia- mente e parlare basso, parlar poco e buono. Quando va a marito, insegnale che non sia parlatrice; chè ispesso lo interviene a molte donne, che i mariti loro lo’vogliono male per lo troppo favellare. Ponete mente a questo, • Cioè a iadolcire, come si usa delle olive e di altre frutta.