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predica trigesima | 453 |
la mia virginità. Una volta io l’ho data a Dio, e sempre per lui la voglio riserbare; chè noi voglio parturire, nè esser madre in tal modo a nulla. — Quanto stavano bene a ragionare questi due insieme, l’Angiolo e Maria! O vergini, sappiate che mentre che voi mantenete la verginità, sempre sête acompagnate dalli angioli. Non è così colei ch’è maritata ed è congiònta a matrimonio. Doh, io vorrei dilatare ne la verginità; ma io non posso, perchè il tempo non mi basta. Io ne credevo bene dire a la larga; non ho potuto. Dico che la maritata non è così acompagnata da l’angiolo, come colei ch’è vergine. Colei che è stata maritata, talvolta fa de’ figliuoli al diavolo per consentire al pecato de la lussuria; e interviene anco talvolta peggio, chè ellino so’ cagione di farti perdere l’anima, e anco la perdaranno loro; chè talvolta tu li biastemmi e maladici cento volte il dì. Questo non interviene così a la vergine. Se tu fai dei figliuoli col tuo corpo con pecato, e ella ne fa co lo spirito senza pecato, non sai tu che ’l merito della vergine si dice essere cento, e ’l merito de la maritata trenta, e quello de la vedova sessanta?1 Vedi quanto avanza la vergine gli altri gradi! O vergini, sappiatevi mantenere: fuggite, fuggite el viso dell’uomo. E hâne otto. A l’altre quatro brevi brevi, e faremo fine.
La prima delle altre quatro compagne de la Vergine Maria si fu madonna Ubidienzia. Costei avendo inteso le parole dell’Angiolo, che le pareva che s’acordasse come essa voleva lei, cioè che sempre la verginità sua fusse preservata, disse a Maria: — dilibera di rimanere con-
- ↑ Segue nel Cod. Pal. questo passo: Matteo, capo tredicesimo: et dabant fructum aliud centesimum, aliud sexagesimum, aliud trigesimum.