Pensaci, Giacomino! (Commedia)/Atto Terzo

Atto Terzo

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Atto Secondo

[p. 74 modifica]ATTO TERZO.

Salottino in casa Delisi. Vecchio arredo modestissimo. Su una mensola nella parete di fondo, tra due usci con tende, un grande quadro della Madonna del Rosario col lampadine appeso davanti, bene in vista. Lateralmente a destra e a sinistra, altri due usci, anch’essi con tende.

Sono in iscena Padre Landòlina e Rosaria Delisi, quello seduto sul vecchio canapè, questa sulla poltroncina accanto. Padre Landolina sorseggia una tazza di caifè.

Landolina.

Sì, si, creda, è andata bene, proprio bene, perchè lui credette d’aver indovinato lo scopo della mia visita.... (Com’è buono questo caffè!)

Rosaria.

Va bene, di zucchero?

Landolina.

Benissimo, ottimo!

Riprendendo il discorso.

E a un certo punto m’ interruppe: " Padre, glielo dico io, lesto lesto, alla spiccia: Lei viene a pregarmi a nome della sorella, perchè Giacomino non metta più piede in casa mia. Non è questo?„

Imitando il suo fare, con mansuetudine dispettosa.

" No, professore, non è questo.... „

E si mette a ridere. Ah ah ah, le dico che è andata bene, proprio bene!

come megho non poteva andare! [p. 75 modifica]

Rosaria.

M’immagino lui, allora I

Landouna.

Restò. Non se l’aspettava....

Accenna d’alzarsi per posare la tazza vnota.

Rosaria.

pronta, prevenendolo. No, no, dia qua, dia a me!

Landolina.

No.... prego....

Le cede la tazza, che Rosaria ya a posare su la mensola. Grazie.

Appena risiede Rosaria, riprende il discorso.

Restò,- perchè gli sembrava che il più fosse que’ sto, capisce? impedire l’andata di Giacomino in casa sua. Come seppe che questo invece per noi era oramai pacifico, e che non doveva più mettersi in discussione.... — "Ma come?,, dice.... "E allora ì „

Rosaria.

Già.... già.... m’immagino.... Ma forse sarebbe stato megUo, padre, se lei se la fosse fatta scrivere subito, sotto gU occhi, l’assicurazione per me, che io potevo star tranquilla....

Lancoli.na.

Gliel’ho chiesto, sa? Come no? Gliel’ho chiesto. Ma mi rispose che non aveva tempo. Insistere, per il momento, non sarebbe stato prudente. Bisognava dir la cosa — e saperla dire — ponendola come base della mia visita; ma poi lasciarla U, fingendo che per me quest’assicurazione non aveva nessun valore pratico, mi spiego? ma che era soltanto come un’opera di carità, vede? che io [p. 76 modifica]gli chiedevo per lei, per dare a lei un semplice conforto e nient’ altro, mi spiego?

Rosaria.

Si, capisco, capisco.... Ma sa che cosa io temo adesso? Che ci ripensi e non me la faccia più! Le disse proprio che me l’avrebbe fatta?

Landolina.

Sì, Si. Mi disse che potevo andarmene tranquillo. — " Gliela faccio e gliela mando! — mi disse. — A lei direttamente. „ — Lei sa, del resto, signorina, che quest’assicurazione per me è indispensabile. Bisogna averla assolutamente, perchè il padre della ragazza lo mette come conditio sine qua non. L’ha detto a me. Non perchè tema, non perchè diffidi di Giacomino, ma perchè teme e diffida di loro, tanto della moghe quanto del marito. E ha ragione, siamo giusti!

Rosaria.

Ragione! Come no? Di lei, della moglie specialmente, bisogna temere, padre! di codesta donnaccia, figlia d’un bidello, che ha potuto ardire....

Si copre la faccia con le mani. Ah, io non so.... io non so come si possa aver l’ardire.... Dio! Dio! Dio!

Landolina.

Mah! La corruzione del popolo adesso è tanta, signorina Rosaria!

Rosaria.

Mettersi con un giovinotto, povero, si, ma di buona famiglia, educato come ho potuto educarlo io, padre, lei lo sa! E indurlo in peccato mortale! Figuriamoci se vorrà lasciarlo in pace! Perciò era necessario, le ripeto, averla subito quest’assicurazione!

Landolina.

L’avremo, l’avremo, non dubiti. L’otterremo a [p. 77 modifica] Ogni costo. Il fidanzamento, altrimenti, non potrebbe aver luogo. Intanto, con la mia visita abbiamo ottenuto già questo: che il professore non mette più neppur lui in discussione che Giacomino possa andare in casa sua....

Non ha finito di dir questo che la vecchia serva Filomena, tutta spaventata, si precipita in iscena per l’uscio comune, annunziando:

Filomena.

Il professore, signorina| II professore! il professore!

Ohi

Ah!

Ma come?

Qua?

Landolina.

Rosaria.

Landolina.

Rosaria.

Filomena.

Davanti la porta! Ho sentito il campanello; ho aperto la spia: lui! lui, e col bambino!

Rosaria.

Ah! Col bambino anche?

Landolina.

Oh! Ma questa è una tracotanza che sorpassa ogni hmite!

Rosaria.

Sta vedendo, padre? Sta vedendo? Non può metter più neppure lui in discussione che Giacomino vada in casa sua, ed eccolo qua che viene lui

invece in casa di Giacomino! [p. 78 modifica]

Filomena.

Che debbo fare, intanto? che debbo dirgli? Oh Signor Iddio!

Landolina.

Non bisogna assolutamente farlo entrare!

Rosaria.

a Filomena. Ditegli che Giacomino non c’è! non c’è!

Landolina.

Non c’è! Assolutamente!

Rosaria.

Non aprite! Senza aprire! Dalla spia! Glielo dite dalla spia!

Filomena.

Non dubiti, non dubiti! Gli dico che non c’è!

S’ayyia.

Landolina.

richiamandola.

Pss! Pss! E che non sapete dove sia, chi sa ve lo domanda!

Filomena.

Sì, si, va bene....

Via. per rnscio donde è entrata.

Rosaria.

Lo vede, padre? E lei che diceva....

Landolina.

Ma io sono trasecolato, creda, signorina! L’improntitudine di quest’uomo vuol dire che proprio.... oh Dio mio! Dio mio!

Rosaria.

E come si fa ora? come s’ha da fare? [p. 79 modifica]

Landolina.

Ma tener duro! Non transigere! Non transigere! Dio mio, pareva rassegnato.... Io non so! Pretese lui stesso che io gli parlassi chiaro, aperto.... E io, con tutti i debiti riguardi.... Non m’oppose nessuna difficoltà! Torno a dirle che mi licenziò assicurandomi che me ne potevo andar tranquillo....

Rosaria.

Tranquillo, si.... ecco qua....

Landolina.

Meditava questo, dunque! La sfrontatezza di quest’uomo è inarrivabile! inimmaginabile! Venire qua! Lui! Lui!

Rosaria.

E condurre con sé il bambino! Portargli il bambino qua, in casa!

Landolina.

È dunque capace di tutto! di tutto!

Rosaria.

E non gliel’ho detto io? Di tutto! Ed è certo la moglie che lo manda....

Landolina.

Ma in questo caso, allora, io mi domando se non ci convenga piuttosto — un uomo così — aflVontarlo risolutamente, signorina! anziché nasconderci come stiamo facendo!

Rosaria.

E chi l’affronta? Lei?

Landolina.

Io, no!... non credo che gioverebbe.... Non per tirarmi indietro; ma qua ci vuole una persona interessata.... Lei, signorina Rosaria, perché no?

la sorella.... 0 se no, lo stesso Giacomino! [p. 80 modifica]

Rosaria.

No! Giacomino, no! No!

Landolina.

Dia ascolto a me! Non dico ora, perchè non è prevenuto. Ma se Giacomino ha il coraggio di dirgli in faccia lui stesso che tutto è finito e che non s’arrischi più di venire qua.... — Ah, ecco qua la nostra buona Filomena!

Rientra in iscena Filomena.

Rosaria.

subito.

Che v’ha detto? che v’ha detto? Se n’è andato?

Filomena.

Ma che andarsene! Non vuol sentire niente!

Rosaria.

Ma gh avete detto che Giacomino non c’è?

Filomena.

Come non gliel’ho detto? Cento volte gliel’ho detto! Non vuol sentire niente! Ride.

Landolina.

-Ride?

Filomena.

E dice: — "Va bene.... Va bene....,, — Che vuol parlare con lei, dice.

Rosaria.

Con me?

Filomena.

La sorella — dice. GU ho detto allora che non era in casa neanche lei.

Rosaria.

E lui?

Filomena.

Niente. Rìde e dice: " Apritemi: l’aspetto „. — E io: "La porta è fermata, e non ho la chiave!„ —

i [p. 81 modifica] Ci crede? S’è seduto sullo scalino, dicendomi: "E allora la aspetto qua!,, Come s’iia da fare? Non se n’andrà, nemmeno a legnate!

Landolina.

risolutamente.

Orsù, coraggio, signorina Rosaria: Io riceva! lo riceva, ma senza comprometter nulla! La parte la farà poi lui, Giacomino! Bisogna assolutamente che la faccia Giacomino! Finché non la farà lui, saremo sempre punto e daccapo! Lei procuri di frenarsi quanto più può. Gh dica che Giacomino non c’è, ma che si farà un dovere di andarlo a trovare domani alla scuola per parlargU seriamente.... Ecco, gli dica cosi e basta!

Rosaria.

Ma come farò a frenarmi? come farò?

Landolina.

Fermezza! pazienza! Lei ne ha tanta! Dia ascolto a me. — Voi andate ad aprire. Filomena. — Io mi ritiro, qua, col suo permesso....

Indica l’uscio laterale a destra.

Rosaria.

Si, sì.... Può girare e andar da Giacomino, in camera sua.

Landolina.

Sta bene.

A Filomena, Andate, andate....

Filomena, via.

Fermezza, e calma, signorina, mi raccomando.... Io sono qua, con Giacomino....

Si ritira per l’uscio laterale a destra. Poco dopo dall’uscio comune per cui è uscita Filomena s’introduce piano piano e placido, il professor Toti col

bambino per mano. [p. 82 modifica]

Toti.

Cara signorina Rosaria....

Rosaria.

Ma come, professore! Viene a cercarlo in casa, mio fratello? pure in casa, adesso? E che vedo! anche col bambino? ha portato con sé anche il bambino?

Toti.

Già.... È una bellissima giornata.... Eran tre giorni che il povero piccino non usciva di casa.... L’ho portato dalla mamma e le ho detto: " Vestimelo, che gU faccio fare due passetti. „ C è un’aria che ristora! E i piccini sono come gli uccelUni. Ora con tutte le pennucce arruffate, e un minuto dopo, spunta un occhio di sole, e tutti vispi e gai.... Era palliduccio.... e vede ora come è bello, eh? che occhietti vivi, eh?

Rosaria.

Ma non aveva altro posto dove portarselo? giusto qua, scusi?

Toti.

E perchè no, qua? Giacomino, da parecchi giorni, non si fa vedere. So che non è andato neanche alla Banca.... Pervia non l’ho più incontrato.... Forse, mi son detto, non starà tanto bene in salute. E uscendo col piccino ho pensato di venire qua per vedere come stava....

Rosaria.

Sta bene.... sta benissimo, professore. E lei poteva fare a meno d’incomodarsi. — Non c’è. — Mi pare che Filomena gliel’ha detto chiaramente.

Toti.

Mi scusi, signorina. Lei mi tratta in un modo

che.... non so! Ho fatto forse, senza saperlo, qualche offesa a lei, o a Giacomino, venendo qua? [p. 83 modifica]

Rosaria.

No, professore, non si tratta d’offesa.... si tratta di peggio! Lei, santo Dio, dovrebbe capire....

Il professor Toti si picchia parecchie volte con la punta dell’indice il petto con tale ana di filosofica malizia, che ella rimane come stordita, e domanda:

Come? che vuol dire?

Toti.

Dico che quanto a capire, — sono vecchio, signorina Rosaria — e tante cose capisco, che lei non può neanche immaginarsi! E prima di tutto, sa che cosa capisco? che certe furie.... certe furie, meglio lasciarle svaporare, signorina, svaporare....

Rosaria.

Ma io non ho nessuna furia, per sua regola, professore! Le dico che Giacomino non c’è, e basta. Se lei vuol trovarlo, non c’è bisogno che s’incomodi un’altra volta a venire qua, perchè Giacomino verrà lui a trovarlo — a casa, no! a casa, niente più! — deve farmi il piacere che tanto della sua casa, quanto di questa non se ne deve più parlare. —Alla scuola! Verrà a trovarlo a scuola — e basta!

ToYi.

Vede? E poi dice che non ha furia! Qua dev’esserci un piccolo malinteso, signorina. Lei dice che dovrei capire. Si, signorina. Ma, da vecchio, sa che cosa capisco io? Che quando c’è un mahnteso, bisogna subito chiarire, chiarire, signorina, chiarire francamente, senza sotterfugi.... senza riscaldarsi.... Vede me? — Un sorbetto.... — Chiarire.... chiarire....

Rosaria.

Va bene, d’accordo, professore. Lei intende, spiegarci? E va bene. Quanto prima, tanto meglio! [p. 84 modifica]

Toti.

Ah! Ora si che ci siamo. Non dubiti: si metterà tutto bene in cliiaro. Dunque, mi lasci sedere e vada a chiamarmi Giacomino.

Rosaria.

Ma se le ho detto e ridetto che non c’è! Non c’è! non c’è! Quante volte gh si deve dire?

Toti.

Lo vede? No, signorina Rosaria. Se dobbiamo spiegarci francamente.... Scusi, i preti a casa sua parlano forse soli? o con le seggiole?

Rosaria.

stordita. I preti? Come c’entrano adesso i preti?

Toti.

prendendo da nua seggiola accanto al canapè il tricorno di Padre Landolina e mostrandoglielo.

Eccolo qua! Conosco la buona educazione della famiglia, e non posso supporre che lei lasci un santo sacerdote senza compagnia. Giacomino è certo di là, che parla con lui. Me lo vada a chiamare.

Rosaria.

Ma nient’affatto! Padre Landohna era qua con me. Ora parla di là con Filomena, e lei non deve immischiarsi negh affari di casa mia!

Toti.

No! Io? E quando mai? Io non ho questo vizio, signorina! S’immischiano gU altri invece negli affari di casa mia e non vogliono lasciarmi tranquillo, senza ch’io faccia nulla di male! Ma io, noi Non ho questo vizio, creda! — Basta. Dunque, Giacomino non c’è?

Rosaria,

Non c’è. [p. 85 modifica]

Toti.

E allora debbo andarmene? Perchè vuol farmJ ritornare?

Rosaria.

Ma le ho detto che non c’è bisogno che lei ritorni; anzi deve farmi il piacere di non ritornare più qua!... Verrà Giacomino a trovar lei, a scuola.

Toti.

Vuol farlo incomodare, santo Dio, a venire alla scuola, mentre io sono qua e lui di là, e potremmo parlar subito, e spiegarci....

Rosaria.

Si, si, ha ragione, è meglio, professore! Vado a chiamarglielo, per finirla una buona volta, una volta e per sempre, poiché abbiamo da fare con una persona così petulante!

Toti.

Calma.... calma.... calma, signorina!

Rosaria.

Che calma! Lei non è un uomo, è un demonio tentatore!

Toti.

Il bambino sta a guardarla con tanto d’occhi....

Rosaria.

Me ne vado perchè non so più che mi verrebbe di faro! Aspetti qua! Vado a chiamarlo!

Si ritira di furia per l’uscio laterale a sinistra.

Toti.

prendendosi sulle gambe Nini.

Che è, Nini? Niente, bellino.... non aver paura.... Scherza, la zia! Ora gliela faremo sbollir noi tutta questa furia.... Sai chi verrà ora qua? Giamì! Gli vuoi bene tu, a Giaml, è vero? Ti porta an[p. 86 modifica]che lui, Giami, le chicche, i giocattoliiii. Ma, tu devi voler più bene a me, piccino mio.... assai, assai più, perchè io, sai? ci sono e non ci sono più, per te. Queste cose tu ancora non puoi capirle e non le capirai mai, figlietto mio bello, perchè quando potrai capirle, non ti ricorderai più di me.... che t’ho tenuto in braccio così.... che t’ho stretto a me così.... cosi.... e che ho.... che ho pianto per te, fighuolo....

Con un dito si porta via lo lacrime dagli occhi.

Che dici? Giami? Sì, ora verrà.... Ah, dici d’andarcene? Sì, ora ce ne andremo.... Ma prima bisogna che venga Giami.... e tu devi star bonino.... Guarda qua.... ecco, ti dò questa borsetta, e tu ci giochi, eh?

Cava dal taschino del panciotto una borsetta di seta rossa a maglia, con anellini d’acciaio, piena di monetine.

Senti come suona? Ah, ecco Giami.... Va’.... va’....

va’ da Giami....

Si alza col bambino e lo spinge verso Giacomino che entra dall’uscio a sinistra, tm’bido, rabbuffato.

Dio, che faccia.... Oh, Giacomino?

Giacomino. Che ha da dirmi, professore?

Toti.

Come! E non vedi il bambino?

Giacomino.

Io mi sento male, professore.... Ero buttato sul letto.... Non posso né parlare e neanche guardare....

Toti.

Va bene; ma il bambino? [p. 87 modifica] Giacomino

chinandosi per compiacenza a cavezprare appena la testina del biiiibo.

Ecco.... sì.... Mi dica subito, piuttosto, quello che m’ha da dire....

Toti.

Vieni qua. Nini.... bellino mio, qua.... Siedi qua.... no, guarda.... statti cosi, in ginocchio.... ci arrivi meglio....

Lo pone a seder vu le ginocchia su una seggiola presso un tavoli netto su cui sta un vecchio album di fotografie, poi si volge a Giacomino e indicandogli l’album gli domr.nda:

Posso prenderlo, questo?

Giacomino.

Ma prenda quello che vuole!

Toti.

a Nini.

Ecco, Nini.... giuoca con questo.... lo guardi.... lo apri così.... Vedi come è bello.... vedi qua.... uh, quanti pupi! vedi?... Poi volti così, ma piano, eh? senza strappare.... Uh, guarda, guarda qua.... lo vedi qua? lo riconosci chi è questo?... chi è?... Giami. lo vedi?... Giamì, quand’era piccolo piccolo come te.... coi capellucci.... coi riccioli come questi tuoi.... Guarda, guarda da te, ora....

Voltandosi verso Giacomino,

Oh! Vuoi sapere che t’ho da dire? Ti senti male, è vero? Me lo sono immaginato. E son venuto apposta. Il capo, eh? ti fa male il capo? Si vede.

Giacomino

impaziente.

Professore.... [p. 88 modifica]

Toti.

Siedi. Così in piedi non possiamo discorrere, figliuolo....

Siede sul divano e invita Giacomino a sedergli accanto; poi si volta di nuovo verso il bambino.

Senza strappare, eh, Nini? Piano piano.

A Giacomino. Ti volevo domandare se il direttore della Banca ti ha detto qualche cosa....

Giacomino. A me? No.... Perchè?

Toti.

Non ci vai da tre giorni....

Giacomino. Ma non ci sono andato, perchè....

Toti.

subito interrompendolo. Non ti dico per questo.... Te lo dico perchè jeri l’ho incontrato per istrada e m’ha domandato di te. Siamo entrati in discorso.... S’ è parlato dello stipendio.... Io gli ho fatto notare che il tuo non è quello che dovrebbe essere.... E siamo rimasti d’accordo che ti sarà cresciuto....

Giacomino

convellendosi, corno sulle spine, strizzandosi le mani.

Professore, io la ringrazio.... ma....

Toti.

Ma che! Di che mi ringrazi?

Giacomino

seguitando.

Ma mi faccia il piacere..,, mi faccia la carità di..., dì non incomodarsi più.... di non curarsi più di

me, eccol [p. 89 modifica]

Toti.

Ah sì? Bravo, bravo.... Non abbiamo più bisogno di nessuno ora, eli?

Giacomino.

Non per questo, professore! Se lei non vuol capire....

Toti.

Che devo capire? Piano, figliuolo mio.... scusa! Dobbiamo ragionare? E vuoi ragionare cosi? Mi puoi impedire, scusa, mi puoi impedire, se io voglio farti un po’ di bene, che te lo faccia!

Giacomino.

Ma se io non lo voglio? Se le dico che io non lo vogho?

Toti.

Tu non lo vuoi, e io te lo voglio fare! Per mio piacere! Non son padrone? Mi dici che non debbo curarmi più di te.... E se non mi curo più di te, di chi vuoi che mi curi io? Aspetta! Senza furie! Poi parlerai tu; lascia parlare a me adesso! Devi sapere, figliuolo mio, che ai vecchi — ai vecchi, s’intende, che non siano egoisti e che hanno tanto stentato nella vita, com’ho stentato io, per arrivare a farsi, bene o male, uno stato — piace, figliuolo mio, di vedere i giovani come te meritevoh farsi avanti per loro mezzo, e godono se essi sono contenti, godono della loro allegria, delle speranze che loro si aprono, del posto che prendono in società.... E se possono risparmiar loro tutti gh stenti ch’essi sanno, come fa ogni buon padre coi suoi fighuoli....

S’interrompe. Ma scusa, non lo sai tu, Giacomino, non lo sai che io ti considero tal quale come un figliuolo mio? Che è? Che fai? Piangi?

Giacomino ha nascosto infatti il volto tra le mani e sussulta [p. 90 modifica]come per un impeto di singhiozzi chQ vorrebbe frenare. Egli allora si alza e fa per posargU una mano sulla spalla.

Come? Perchè?... Via.... via....

Giacomino

balzando in piedi, convulso, come se provi ribrezzo, e mostrando il viso contraffatto per una fiera risoluzione improvvisa.

Non mi tocchi! non mi s’accosti, professore! Lei mi sta facendo soffrire una pena d’inferno! Io non voglio, non vogho codesto suo affetto! Per carità, la scongiuro, se ne vada! se ne vada! E si scordi che io esisto!

Toti.

sbalordito. Ma che hai?... Come!... Perchè?

Giacomino.

Vuol sapere perchè? Ghelo dico subito, glielo dico. Io mi sono fidanzato, professore! Ha capito? Mi sono fidanzato!

Toti.

vacilla come per una mazzata sul capo, si porta le due mani alla testa, casca a sedere quasi stroncato, balbetta:

Fi....fìdan.... fidanzato?...

Giacomino.

Sissignore! E dunque basta! basta per sempre, professore! Capirà ora che non posso più vederla qua.... comportare la sua presenza in casa mia....

Toti.

quasi senza voce, quasi istupidito.

Mi.... mi cacci via? [p. 91 modifica] Giacomino

dolente, mortificato.

No.... no.... ma se ne vada.... è bene che lei.... che lei se ne vada, professore.

Toti.

si leva a stento, non si regge in piedi, s’appoggia alla poltrona, viene pian piano, pian piano verso il bambino, lo guarda, gli carezza i capelli. Poi, stando sempre presso il bambino, volgendosi a Giacomino:

Quando? Senza.... senza dirmene nulla.... Con chi ti.... ti sei fidanzato?...

Giacomino non risponde.

Dimmelo, con chi?...

Giacomino.

Qua, professore.... È già da un mese....

Toti.

Già da un mese? E seguitavi a venire in casa mia?

GlACOMI.NO.

Lei sa come ci venivo....

Toti.

piano. Zitto.... Zitto. — Con chi?

Giacomino.

Con una povera orfana come me, professore.... Amica di mia sorella....

Toti.

seguita a guardarlo come inebetito, con la bocca aperta, e non trova più neanche la voce per parlare.

E.... e.... e si lascia tutto.... cosi?... e.... e.... e non sì pensa più a.... a niente? non.... non si tien più conto di niente? [p. 92 modifica] Giacomino.

Ma scusi, professore.... scusi, che mi voleva schiavo lei?

Toti.

Io? schiavo?

Ha uno schianto nella voce, e insorge a poco a poco.

Ah! lo puoi dire? Io? io che t’ho fatto padrone della mia casa? Codesta, si, vedi? codesta, si, che è vera ingratitudine! E che t’ho forse fatto il bene per me, io, fighuolo mio? Che ne ho avuto io del bene che t’ho fatto? Le ingiurie, la baja di tutta la gente stupida che non vuol capire il sentimento mio! Ah, dunque non vuoi capirlo neanche tu, il sentimento di questo povero vecchio che sta per andarsene e che era tranquillo e contento di lasciar tutto a posto, una madre.... il bambino.... e te.... in buone condizioni.... felici? Io ho settant’anni; io domani me ne vado, Giacomino! Che ti sei impazzito, fighuolo mio? Non so ancora.... e non vogUo sapere chi è, la tua fidanzata.... Chi è? No, non me lo dire! non voglio saperlo! Sarà buona, sarà buona certo, se l’hai scelta tu, un’onesta giovine — perchè tu sei buono, lo so.... — Ma pensa, pensa che non è possibile che tu abbia trovato di meglio, Giacomino, della madre di questo bambino! Non ti parlo dell’agiatezza soltanto, bada! Ma tu hai ora la tua famigha, in cui non ci sono di più che io, io solo ancora per poco.... io che non conto per nulla.... Ma che fastidio vi dò io? Io sono come il padre di tutti.... Io posso anche, se tu vuoi, per la vostra pace.... sì, me ne posso anche andare.... Ma dimmi come è stato? Clie cos’è accaduto? come ti s’è voltata così tutt’a un tratto la testa, figliuolo mio? Dimmelo.... dimmelo....

Lo prende per le braccia. [p. 93 modifica] Giacomino.

Che vuole che le dica? Ma come non s’accorge, professore, che tutta codesta sua bontà....

Toti.

Questa mia bontà.... seguita! che vuoi dire?

GlACOMl.-SO.

Mi lasci stare! Non mi faccia parlare!

Toti.

No! Parla, anzi! Devi parlare! Me lo dovi dire!

Giacomino.

Lo vuol detto? E non lo comprende lei che certe cose si possono far soltanto di nascosto, e non son possibili alla vista di tutti, con lei che sa, con la gente che ride?

Toti.

Ah, è per la gente? Tu parh della gente che ride? Ma ride per me la gente, e ride percliè non capisce, e io la lascio ridere perchè non me ne importa niente! Che n’hai da fare tu, se la gente ride? All’ultimo devi vedere chi riderà megho! È l’invidia, figliuolo, credi a me, l’invidia di vederti a posto, tranquillo, sicuro del tuo avvenire....

Giacomino.

Sta bene, professore! Guardi.... se è così, guardi.... — lasci star me — ci sono tant’altri giovani che hanno bisogno di ajuto, professore!

Toti.

ferito, ha uu feroce scatto d’indignazione, gli va con le mani sulla faccia, poi l’afferra per il petto e lo scrolla e lo strappa.

Oh! che cosa? che cosa hai detto? È giovane, si, LiUina. Ma è onesta, perdio! E tu lo sai! E nessuno meglio di te può saperlo! È qua, è qua, il suo male.

Si picchia forte sul cuoi e. [p. 94 modifica] Dove credi che sia? Pezzo d’ingrato! Ah, la insulti ora per giunta? E non ti vergogni? non ne senti rimorso in faccia a me? tu? E per chi l’hai presa? Ah credi che ella possa passare dall’uno all’altro come niente? Madre di questo bambino, che tu sai bene di chi è! Ma che dici? Ma come puoi parlar così?

Giacomino.

Ma lei, professore, lei piuttosto, mi scusi, lei, lei come può parlar cosi?

Toti.

Hai ragione.... hai ragione.... hai ragione....

Rompe ia un pianto disperato, buttandosi sul divano e abbracciandosi forte forte il bambino, che, sentendolo piangere, è accorso a lui.

Ah povero Nini mio.... povero piccino mio.... che sciagura.... che rovina.... E che ne sarà della tua mammina ora? che ne sarà di te. Nini, bello mio.... con una mammina come la tua.... senza esperienza.... senza più chi l’assista e chi la guidi?... Ah, che baratro!... che baratro!...

Sollevando il capo con fierezza, rivolto a Giacomino.

Piango, perchè mio è il rimorso; piango, perchè io t’ho protetto; io t’ho accolto in casa; io ho parlato a lei di te in modo da toglierle ogni scrupolo d’amarti! E ora che lei t’amava sicura.... madre di questo bimbo qua.... ora, tu....

Balza in piedi terribile, risoluto, convulso.

Pensaci, Giacomino! Io sono buono, ma appunto perchè sono così buono, se vedo la rovina d’una jDOvera donna, la rovina tua, la rovina di quosia creatura innocente, io divento capace di tutto! Pensaci, Giacomino! Io ti faccio cacciar via dalla Banca! Ti bullo di nuovo in mezzo a una strada! [p. 95 modifica] Giacomino.

Eva bene! Faccia, faccia quello che vuole, professore! Io già questo me l’aspettavo....

Toti.

Ah SÌ? Te l’aspettavi! Ma quello che non t’aspetti, son capace di farlo, sai? Ora stesso, con questo bambino per mano, io vado a presentarmi alla tua fidanzata!

Giacomino.

Ah, no, perdio! Questo, professore, lei non lo farà!

Toti.

Non lo farò? E chi me l’impedisce? Tu?

Giacomino. Gliel’ impedisco io, si! Perchè lei non ha il diritto d’andare a turbare una povera ragazza!

Toti.

Non ho il diritto? Chi t’ha detto che non l’ho? Io difendo la madre a questa creaturina! difendo questa creaturina! e difendo anche te, ingrato, che non ragioni più! Io vado a trovarla, vado a trovar suo padre, gh espongo il caso, gh presento qua questo piccino, e gh domando se c’è coscienza a rovinar così una casa, una famiglia, a far morire di crepacuore un povero vecchio, una povera madre, e lasciar senz’ajuto e senza guida un povero innocente come questo, Giacomino, come questo.... Ma non lo vedi? non hai più cuore, flghuolo mio? non lo vedi qua, il tuo piccino? è tuo! è tuo!

Lo prende e glielo appende al collo. Giacomino non resiste più, lo abbraccia, lo bacia, sulla testa; e allora il professor Toti, al colmo della commozione, ride, piange, come impazzito, grida:

Santo figliuolo.... santo fìgUuolo mio.... Ah, che bene mi fai!... Lo volevo dire.... lo volevo dire.... Via, via.... andiamo! Andiamo ora!... Non fa nulla.... [p. 96 modifica]cosi come ti trovi!... subito.... andiamo via, andiamo tutt’e tre.

A questo punto si spalanca l’uscio laterale a destra e irrompono Rosaria, Padre Landolina e Filomena, gridando insieme:

Rosaria.

Ah, Giacomino! No! no! Giacomino, che fai? Come! Così ti lasci trascinare?

Landolina.

Questa è una violenza inaudita! Peccato mortale, Giacomino!

Filomena.

Madre di Dio! Madre di Dio!

Giacomino

a Rosaria.

Non è possibile! Non posso più sciogliermi, Rosaria! Lasciamene andare!

Toti.

a Landulina, parandogli si davanti.

Vade retro! vade retro! — Avanti, Giacomino, non li voltare!

E mentre Giacomino e Nini passano la soglia, seguita imperterrito a gridare:

Vade retro! Distruttore della famiglia! Vade retro!

Landolina.

accorrendo, gridando: Giacomino, io credo....

Toti.

subito, dandogli sulla vocp:

Che crede? Lei neanche a Cristo crede!

Cala la tela.