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Giacomino.
Che vuole che le dica? Ma come non s’accorge, professore, che tutta codesta sua bontà....
Toti.
Questa mia bontà.... seguita! che vuoi dire?
GlACOMl.-SO.
Mi lasci stare! Non mi faccia parlare!
Toti.
No! Parla, anzi! Devi parlare! Me lo dovi dire!
Giacomino.
Lo vuol detto? E non lo comprende lei che certe cose si possono far soltanto di nascosto, e non son possibili alla vista di tutti, con lei che sa, con la gente che ride?
Toti.
Ah, è per la gente? Tu parh della gente che ride? Ma ride per me la gente, e ride percliè non capisce, e io la lascio ridere perchè non me ne importa niente! Che n’hai da fare tu, se la gente ride? All’ultimo devi vedere chi riderà megho! È l’invidia, figliuolo, credi a me, l’invidia di vederti a posto, tranquillo, sicuro del tuo avvenire....
Giacomino.
Sta bene, professore! Guardi.... se è così, guardi.... — lasci star me — ci sono tant’altri giovani che hanno bisogno di ajuto, professore!
Toti.
ferito, ha uu feroce scatto d’indignazione, gli va con le mani sulla faccia, poi l’afferra per il petto e lo scrolla e lo strappa.
Oh! che cosa? che cosa hai detto? È giovane, si, LiUina. Ma è onesta, perdio! E tu lo sai! E nessuno meglio di te può saperlo! È qua, è qua, il suo male.
Si picchia forte sul cuoi e.