Necrologio: Umberto Rossi

Solone Ambrosoli

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NECROLOGIA



UMBERTO ROSSI.



Un grave lutto ha colpito questa Rivista e insieme la scienza numismatica, con la immatura perdita del nostro carissimo collega dottor Umberto Rossi, mancato ai vivi il 31 sc. marzo in Firenze, dov’era conservatore di quel Museo Nazionale.

Il doloroso annuncio ne fu già dato nel precedente fascicolo, nel modo che comportava l’angustia del tempo; a me poi, amico di giovinezza del povero estinto, i Direttori del periodico vollero affidato l’incarico, triste e dolce insieme, di parlare più diffusamente intomo a quella operosa esistenza, così precocemente spezzata.

Umberto Rossi era nato il 12 maggio 1860 a Guastalla, in quella piccola ma artistica città, di cui egli doveva poi contribuire a far conoscere dovunque ed ammirare [p. 262 modifica]l’inestimabile gioiello, la statua di Ferrante Gonzaga, mediante le sue comunicazioni ad Eugenio Plon per la splendida opera di lui su Leone Leoni scultore di Carlo V.

Sortiti i natali in una plaga eminentemente favorevole allo studio della Numismatica, nel territorio ove un tempo avevano spesseggiato le interessantissime zecche minori dei Gonzaghi, il Rossi, tratto da naturale propensione a tal genere di ricerche, sin da fanciullo si era dato a raccogliere monete e medaglie, intraprendendo di buon’ora quel tirocinio che più tardi doveva condurlo a sì provetta esperienza.

Passato poi a Reggio per frequentarvi le scuole classiche, ebbe un erudito maestro di antiquaria nel valente Prof. Chierici, che con sollecitudine benevola e con viva compiacenza assecondava le studiose inclinazioni del giovane Umberto.

Ma un più largo campo si apriva al Rossi, allorchè, recatosi all’Università di Parma per seguirvi i corsi della Facoltà di Medicina e Chirurgia, ebbe la fortuna di potersi contemporaneamente dedicare alla Numismatica nel R. Museo di Antichità, la cui biblioteca speciale fu posta liberalmente a sua disposizione da quel ch. direttore Dott. Giovanni Mariotti.

Allora incominciò per il Rossi un periodo di studi metodici e fecondi, nel quale si andava rapidamente elaborando la trasformazione del ricercatore nello scienziato. Fu in quel periodo di lieto fervore ch’io lo conobbi e strinsi con lui quell’amicizia che doveva poi cementarsi nella Gazzetta Numismatica da me pubblicata a Como dal 1881 al 1887, della quale il Rossi fu il principale collaboratore, e che contiene scritti di lui nel suo primo come nel suo ultimo numero.

I meriti del Rossi furono ben presto riconosciuti; nel 1882, a ventidue anni, lo vediamo socio corrispondente della R. Deputazione di Storia patria per le Provincie Parmensi; nel 1883. segretario di essa; nel 1884, socio effettivo.

Ottenuta in quel medesimo anno la laurea, passò alla Scuola d’applicazione di Sanità militare, in Firenze, indi all’Ospedale militare di Parma, conseguendo il grado di tenente medico; e medico condotto lo troviamo poi nel 1887 a Gazzuolo Mantovano, senza che nel frattempo scemasse il suo ardore per gli studi storici ed artistici. Egli aveva infatti [p. 263 modifica]approfittato del suo soggiorno a Firenze per amorosamente esaminarne i Musei; e da Gazzuolo stesso si recava allo spoglio dell’Archivio di Mantova, traendone copiosi materiali pei suoi lavori sui medaglisti, come dall’Archivio di Parma trasse quelli per un succoso contributo che più tardi egli inviava ad un importante periodico di storia letteraria1.

Nella primavera del 1888, alla modesta Gazzetta Numismatica di Como succedeva qui in Milano la presente Rivista; e Umberto Rossi, entrato a far parte del Consiglio di redazione, collaborò largamente nel nuovo periodico sin dal primo fascicolo, intraprendendovi la pubblicazione de’ suoi apprezzatissimi studi documentati sui Medaglisti del Rinascimento alla corte di Mantova.

Nell’agosto dello stesso anno, le sue aspirazioni e i suoi desideri erano finalmente soddisfatti, mediante la sua nomina a conservatore ne’ RR. Musei, con destinazione al celebre Museo Nazionale di Firenze.

In qual modo Umberto Rossi corrispondesse alla fiducia in lui riposta dal Governo, lo diranno, meglio di quel ch’io non lo possa, le seguenti parole che tolgo dall’affettuoso discorso funebre pronunciato dall’egr. Prof. Enrico Ridolfi, direttore delle RR. Gallerie di Firenze:

" Nel Museo l’opera sua fu per otto anni indefessa nello studiarne le collezioni, nell’ordinarle, con un ardore ed una passione commendevolissimi. Compilò per primo con vari anni di assiduo studio il catalogo di quella insigne collezione di antichi oggetti, che appunto allora pel generoso lascito fattone alla città di Firenze dal suo collettore, il francese Sig. Luigi Carrand, con obbligo che fosse conservata nel Museo Nazionale, era venuta ad accrescer di tanto la ricchezza di questo, e quel catalogo riusci lodarissimo dai conoscitori italiani e dagli estranei; poi imprese a rinnovare con non lievi fatiche tutte le schede [p. 264 modifica]dell’amplissima collezione dei Sigilli, onde le leggende di molti fossero dichiarate con maggiore esattezza; quindi con eguale ardore pose mano ad un nuovo catalogo generale ed illustrativo del Museo, che per l’accrescimento grande degli oggetti e per il rinnovato ordinamento era divenuto indispensabile. Ed è ben da dolere che a compiere il lavoro già in parte condotto gli venissero meno le forze, perchè sarebbe certo tornato di onore a lui ed al Museo, tanto era l’amore e lo studio che vi poneva2. „

Intorno alle collezioni artistiche del Museo abbiamo anche una relazione magistrale del Rossi medesimo3.

" Nè mancavangli „ continua il Prof. Ridolfi, " altre occupazioni a pro degli Istituti della città; e fu per più anni Ispettore della scuola delle Arti decorative, chiamato a tale ufficio dalla fiducia del Consiglio Direttivo di quella sì fiorente ed utilissima istituzione4; fece parte dell’Uffizio per le licenze di esportazioni delle cose d’arte, di vari periodici d’archeologia fu collaboratore pregiato „5.

Compilò inoltre il catalogo dell’Opera del Duomo; collaborò alla versione che A. Luzio e G. Carotti ci diedero nel 1894 del bel libro di Eugenio Muntz sull’arte italiana nel Quattrocento; procurò a tutt’uomo, insomma, di giovare all’incremento ed alla diffusione della cultura artistica.

Ma come numismatici dobbiamo dolerci che la nomina del Rossi a conservatore del Museo Nazionale, assorbendone l’attività in altre cure, lo abbia distolto a poco a poco dai nostri studi prediletti, ai quali era divenuto ormai pressochè estraneo, Per convincersene, basterà gettare uno sguardo [p. 265 modifica]sull’elenco bibliografico che accompagna questi cenni: si vedrà come la produzione letteraria numismatica del Rossi sia quasi isterilita dal 1888, tanto più se la si raffronti con la lussureggiante produzione del periodo 1881-83.

Inoltre, essa va perdendo quel carattere propriamente e strettamente numismatico che contraddistingue le prime pubblicazioni del Rossi; l’elemento artistico vi assume una sempre maggior preponderanza, la moneta cede quasi sempre il campo alla medaglia, lo zecchiere al medaglista.

Con questo, non intendo già menomare il valore di tale sua seconda forma di attività; dedicatosi con passione allo studio delle medaglie del Rinascimento, il Rossi, non solo pubblicò su questo tema diverse memorie di indiscutibile importanza, ma, giovandosi del R. Museo di Parma, fornì molti preziosi contributi al vol. III dell’opera descrittiva ormai classica Les Mèdailleurs italiens des quinzième et seizième siècles di Alfredo Armand, col quale era in amichevoli relazioni, e ch’egli commemorò poi affettuosamente in questa stessa Rivista.

Giova notare tuttavia che, in questi ultimi tempi, il Rossi aveva avuto come un ritorno alla Numismatica pura: un suo breve scritto, pubblicato nella scorsa annata della Rivista, è d’argomento strettamente numismatico; e intorno alle monete italiane stava meditando e apparecchiando un’opera di lunga lena, inconscio come egli era della prossima fine alla quale lo sospingevano le troppo diuturne fatiche.

Poichè gli è indubitato che il lavoro pertinace ed eccessivo per il riordinamento del Museo Nazionale, le indagini e gli studi d’ogni sorta che l’esame di oggetti svariatissimi recava necessariamente con sè, fiaccarono la pur ferrea costituzione dell’amico nostro e ne affrettarono la morte.

Con lui si è spenta una delle più care speranze della scienza; con lui è scomparso uno de’ più valenti e fecondi illustratori delle nostre zecche, nello studio delle quali Umberto Rossi era favorito dalle più mirabili disposizioni.

Egli possedeva infatti in grado eminente quella felice elasticità dello spirito, in virtù della quale la produzione letteraria si direbbe una fioritura inconsapevole dell’ingegno che quasi per giuoco si diletti or dell’uno or dell’altro [p. 266 modifica]argomento, sempre assumendo nuove forme, sempre adornandosi di nuovi colori.

La sua prontezza nel percepire, la sua rapidità nell’assimilarsi ogni fatta di cognizioni, la sua facilità nell’esporle, tenevano dell’incredibile; come prodigiosa addirittura era la sua memoria, che in ogni ordine di studi gli soccorreva immediatamente con la più svariata erudizione.

Il fondo della sua cultura era classico, direi anzi, era soltanto classico, come lo traeva con sé l’educazione avuta; per quel che mancava di moderno a questa solida base, aveva supplito da autodidatto e da par suo.

Dotato di attitudini artistiche non comuni, egli, senza aver avuto nessun insegnamento di disegno, pur sapeva riprodurre le monete in modo da conservar loro quel carattere originale ch’è sì prezioso, e ch’è ribelle talvolta anche ad un elegante e provetto disegnatore.

L’occhio, esercitato sin dall’adolescenza nell’esame e nel confronto de’ monumenti, acuito dalla quotidiana lotta contro le insidie de’ falsari, aveva acquistato in Umberto Rossi una sicurezza straordinaria nella quistione più spinosa della Numismatica, l’autenticità dei pezzi; e siccome in lui concorrevano e si armonizzavano le disposizioni artistiche e le cognizioni storiche, filologiche, paleografiche, questa sicurezza non era solamente intuitiva, ma poteva quasi sempre ribadirsi sovra salde e inoppugnabili ragioni.

Rossi era nello stesso tempo uno scienziato e un conoscitore pratico; invidiabile fusione di due tipi troppo sovente disgiunti e che riunendosi accrescono vicendevolmente di molti doppi il proprio valore.

Agguerrito in modo così formidabile per le pugne dei pensiero, superbo d’una tempra di ferro, sorriso dall’amore di una virtuosa compagna e di due teneri figliuoletti, incoraggito in sì giovane età da una fama già lusinghiera, Umberto Rossi vedeva aprirsi a’ suoi sguardi un orizzonte di lavoro geniale e di meritate soddisfazioni.... Quell’orizzonte lo attrasse, lo sedusse.... ed egli volle affrettare con irrequieta passione il raggiungimento di quegli scopi lontani che il tempo gli prometteva come premio securo, ma ch’egli era impaziente di toccare mentre ascendeva ancora la parabola della vita.

[p. 267 modifica]Ma per quanta fosse la robustezza della sua fibra, la vigoria della mente, l’incrollabile energia, la tenacità nei propositi, troppo aveva egli presunto delle forze d’un uomo... e a trentasei anni Umberto Rossi doveva miseramente soccombere, affranto da quel lavoro febbrile al di là del quale intravedeva un avvenire di pace e di felicità per l’adorata sua famiglinola!

Milano, nel giugno del 1896.


Solone Ambrosoli.               



PUBBLICAZIONI NUMISMATICHE

del

Dott. Cav. UMBERTO ROSSI


1.


Monete sconosciute di Guastalla, — (In Gazzetta Numismatica di Como, anno I, n. 1, 15 maggio 1881, a pag. 2-3).

Il primo scritto giovanile numismatico di U. Rossi è ispirato dal ben nato lavoro di Affò sulle zecche minori della famiglia Gonzaga. Il R. rileggendo quell’opera e avendo osservato che frequentemente vi si trovano notizie di monete tuttora sconosciute, per agevolare le ricerche degli studiosi si accinge a radunare compendiosamente quelle notizie, che nell’Affò sono disperse. " La carità del natio loco, aggiunge il R., " mi spinge a cominciare da Gunstalla, che del resto fu anche la principale e più onesta di tutte le officine monetarie minori della famiglia dei Gonzaghi.» È caratteristico per l’ardore scientifico del giovane studente, ch’egli, avendo veduto» circa "cinque anni» prima, "tra le mani di un negoziante,„ una rara mon. guastallese da 42 soldi, e probabilmente non avendo potuto allora acquistarla, abbia tuttavia pensato a rilevarne almeno il calco e la descrizione, in modo da esser in grado di segnalarla, come fa, ai lettori della Gazzetta. Non meno caratteristiche sono le parole con le quali termina l’articolo: "Chiudo questo breve scritta augurandomi che ove prenda vigore questo nuovo giornale, Musei e privati pubblichino quei pezzi di cui io non ho potuto raccogliere che scarse notizie, recando così meglio di me servigio alla nostra scienza diletta, alla Numismatica.„


2.


Monete sconosciute di Guastalla, — Bozzolo e Castiglione delle Stiviere, monete sconosciute. — Sabbioneia, appunti numismatici. — (In Gazz. Num., a. I, n. 2, 1° giugno 1881 a pag. 5-7).

Prosegue segnalando altre monete descritte o citate dall’Affò e da Autori diversi, ma non ancora ritrovate. "Sarebbe desiderabile „ ripete il R, " che chi possiede qualche esemplare di monete inedite di zecche minari lo pubblicasse, per risvegliare gli studi numismatici dal letargo in cui giacciono da troppo lungo tempo. „
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3.


Una nuova imitazione del matapane veneto, — (In Gazz. Num., a. I, n. 3, 20 giugno 1881, a pag. 14-15).

     Tale imitazione appartiene al R. Maseo di Parma: la lenenda è MONETA PV. – MCH – S. IOANS.

4.


Un quarto di grosso di Secondotto march. di Monferrato. — (In Gazz. Num„ a. I, n. 4, 1° luglio 1881, a pag. 18-19).

    Anche questa moneta forma parte della ricca collezione numismatica del Museo di Parma, ed è notevole perchè uscita dalla zecca di Chivasso (come lo indicano il nome del santo protettore, ch’è S. Giovanni, e il tipo stesso della moneta), mentre il Promis, non conoscendo di Secondotto che due grossi battuti io Asti, ne deduce va che avesse coniato soltanto in quella zecca.


5.


Alcune monete inedite di Messerano. — (In Gazz. Num., a. I, n. 5, 15 luglio 1881, a pag. 25-26).

    Rolabazzo e cavallotto contraffatti a quelli trivulziani di Mesocco e Roveredo.


6.


Un ripostiglio di monete nel Museo di Storia patria di Reggio Emilia. — (In Gazz. Num., a. I, n. 6, 5 agosto 1881, a pag, 30 33).

    Il ripostiglio, scoperto a Carpineti, nella montagna reggiana, si compone di circa un centinaio di monete medioevali; e secondo il R. dovrebbe essere satto confidato alla terra sul principio del secolo XIV. Vi si trovano monete di novr secche italiane, cioè Piacenza, Parma. Cremona, Pavia, Brescia, Como, Milano, Bologna, Firenze, più un esemplare del matapane di Urosio II dì Serbia * Che male aggiustò il conio di Vinegia.

7.


Osservazioni sopra alcuni sesini di Messerano, — (Ibidem, a pag. 33-34).

    Domenico Promis, nella sua memoria sulle monete di Messerano, lanciò in dubbio l’attribuzione dì tre sesini che i Fieschi contraffecero a quelli di Francesco II Sforza per Milano. Il R. adduce vari motivi per poterli attribuire a Filiberto Ferrero–Fieschi. In ultimo dà poi notizia di un altro sesino, di Paolo Besso Ferrero–Fieschi, col motto SALVS.MONDI: il R. però non propenderebbe a considerare questa moneta come contraffatta ai sesini di Piacenza, ma bensì a stimarla "uno dei pochi prodotti genuini dell’officina di Messerano.„

8.


Un nuovo ripostiglio nel Museo di Reggio-Emilia. — (In Gazz. Num., a. I, n. 8, 10 sett. 1881, a pag. 42).

    Piccolo tesoretto di 45 monete medioevali d’oro e d’argento, che il R. crede nascoste durante le guerre che susseguirono alla calata di Ludovico XII in Italia. Non contiene pezzi inediti o altrimenti notevoli, ma il R. si giova della scoperta di questo ripostiglio per assegnare una data certa a una moneta mantovama cui si erano date sinora diverse attribuzioni.
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9.


Le monete di Rodigo, — (In Gazz. Num., a. I, n. 9, 20 novembre 1881, a pag. 46-47).

    A Ròdigo nel Cremonese, l’Affò attribuisce una moneta di Gianfrancesco Gonzaga, la quale tuttavia sembra sospetta all’autore delle Tavole sinottiche. II R. è d’avviso che a quella zecca si possano assegnare con maggior sicurezza i sesini di Vespasiano Gonzaga, al rovescio della corona con la legenda ROTINGI . QVE . COMES.


10.


La Zecca di Reggio nell’Emilia sotto la dominazione pontificia. — (In Gazz. Num., a. I, n. 11, 15 dicembre 1881, a pag. 54-55)

    Dopo le zecche minori dei Gonzaghi, quella di Reggio era l’officina monetaria alla quale il compianto R. si era dedicato forse con maggior predilezione; intorno ad essa egli intendeva anzi di pubblicare una compiuta monografia, di cui comparve l’annuncio qualche anno fa, ma che altre occupazioni gli vietarono poi di condurre a termine. In quest’articolo egli raccoglie le descrizioni delle monete coniate a Reggio durante la dominazione dei papi Giulio II, Leone X e Adriano VI; il R. desume tali descrizioni da’ vari autori, e vi aggiunge nuovi contributi del Museo parmense.


11.


Le Zecche del Ducato d’Urbino sotto Lorenzo de’ Medici e Leone X. — (In Gazz. Num., a. I, n. 12, 31 dicembre 188, pag. 58–59, e a. II, n. 1, 25 gennaio 1882, a pag. 2).

    Rassegna delle monete che in quel periodo furono coniate per Urbino, Gubbio e Pesaro: il R. dà notizia principalmente di un raro grosso pesarese già posseduto dal Sig. Minelli di Guastalla.


12.


Rassegna bibliografica: Promis Vincenzo, Le monete di Castiglione de’ Gatti, Torino, 1881. — (In Gazz. Num., a. I, n. 12, 31 dicembre 1881, a pag. 60).


13.


Alcune monete dei Principi Crociati in Oriente. — (In Gazz. Num., a. II, n. i, 25 gennaio, 1882, a pag. 2-3).

    Spigolature nel Museo di Parma: varietà del bisante di re Giovanni di Brienne, monete di Guido di Lusignano, Enrico I ed Enrico II per Cipro Ugo IV, ecc.

14.


Un gettone inedito di un pretendente al Ducato di Milano nel secolo XVI. — (In Gazz. Num. a. II, n. 2, 22 febbr. 1882, a pag. 5-6).

    Sempre nel R. Museo di Parma; il gettone è di Carlo d’Orleans, terzogenito di Francesco I di Francia; la leggenda suona: CHARLES OVC D’ORLS ET DE MILAN.


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15.


Rassegna bibliografica: Biondelli Bernardino, Dichiarazione di parecchi medaglioni e monete romane inedite, Milano, 1881. — (In Gazz. Num., a. II, n. 2, 22 febbraio 1882, a pag. 7).


16.


Rassegna bibliografica: Trachsel C. F., Monographie des monuments numismatiques des comtes et du prince de Linange, Bruxelles, 1881. — (Ibidem, a pag. 7-8).


17.


Le monete di Catania, — (In Gazz. Num., a. II, n. 3, 9 marzo 1882, a pag. lo-ii, e n. 4, 18 marzo, a pag. 13-14).

    Le monetuccie aragonesi di questa zecca, al tipo dell’elefante, sono rare e pochissimo conosciute; il R. si accosta all’opinione del Kunz, che esse siano state battute da Federico III nel 1375, quando non eragli rimasta altra città.


18.


Di alcune contraffazioni operate in Castiglione delle Stiviere ed in Correggio. — (In Gazz. Num. a. II, n. 10, 3 agosto 1882, a pag. 37-39).

    Monete rinvenute in un campo poco distante da Guastalla. " Le contraffazioni che ci restano dei Gonzaghi e dei Correggeschi, — osserva il R., sono per lo più di monete straniere, specialmente tedesche, perchè minore era il pericolo nello spacciarle e meno facile era anche che si comprendesse da qua! zecca erano uscite.... Si trovano in numero comparativamente minore le imitazioni di monete italiane e tanto più degli stati limitrofi, perchè troppo grande era il rischio a cui si sarebbero esposti i fabbricatori.. Fra queste contraffazioni di monete italiane, il R. ne descrive tre castiglionesi, le quali imitano, la prima una moneta di Correggio, la seconda un quattrino di Guastalla, la terza una cinquina di Parma; descrive poi due altre contraffazioni, correggesche, le quali imitano, l’una il quattrino di Parma di Ottavio Farnese, l’altra una moneta di Guastalla al tipo dell’Annunciazione.


19.


Di un piccolo ripostiglio trovato in Piemonte. — (Ibidem, a pag. 39-40)

    Si componeva di contraffazioni delle monete francesi e dei duchi di Savoia, operate nelle zecche di Cocconato, Passerano, Castiglione delle Stiviere e Pomponesco. Nel soldo di quest’ultima officina, dice il Rossi, * la falsificazione "è assai più spudorata perchè non solo vi hanno improntato tal quale lo stemma Sabaudo, ma hanno anche copiata interamente la leggenda del diritto; era assai difficile che si arrivasse a questo punto di sfrontatezza e il Gonzaga dal fondo del suo feudo di Pomponesco ignorato ai più poteva permettersi quello che non era lecito ai Mazzetti, ai Tizzoni, ai Radicati che lavoravano, per così dire, sotto gli occhi del duca di Savoia. Molto opportunamente il R. conchiude: "È ancora da scrivere una storia completa delle contraffazioni monetarie italiane e ogni notizia che si pubblica è un aiuto che si porta a chi intraprenderà un opera di tanto interesse per la numismatica. .

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20.


Rassegna bibliografica: Kunz Carlo, Monete inedite o rare di Zecche italiane, Massa Lombarda, memoria IV. — (In Gazz. Num., a. II, n. 11, 11 settembre 1882, a pag. 44).


21.


Un documento inedito sulla Zecca di Guastalla. — (In Gazz. Num., a. II, n. 12, 19 settembre 1882, a pag, 45-46).

    Lettera in data del 1571, di Giuseppe Cargato, uomo d’affari del principe Cesare I di Guastalla. È desunta dalle carte gonzagheiicbe conservate nella biblioteca Maldotti di quella città, e vi si accenna a paoli e mezzi talleri che si battevano allora nella zecca guastallese.


22.


Rassegna bibliografica: Serrure C. P., Notice sur le cabinet monetaire de S. A. le prince de Ligne, Gand, — (In Gazz. Num., a. II, n. 13, 26 settembre 1882, a pag, 51-52).


23.


Rassegna bibliografica: Biondelli B., Prima serie di monete e medaglioni greci inediti del R. Gabinetto Numismatico di Milano, Milano, 1882. — (Ibidem, a pag, 52).


24.


Una moneta inedita di Guastalla. — (In Gazz. Num. a. II, n. 17, 31 ottobre 1882, a pag. 65-66, e n. 18, 5 novembre, a pag. 69-70).

    Di questa notevole moneta di Ferrante Gonzaga la quale al R. sembrò piuttosto, per plausibili ragioni, una prova di zecca per lo scudo d’oro, fu dato poi il disegno nell’a. IV (1884) della stessa Gazz. Num., fasc. 5-6, a pag. 33


25.


Volterra e le sue monete. — (In Gazz. Num. a. II, n. 21, 7 dicembre 1882, a pag. 81, e n. 22, 14 dicembre, a pagina 86-87).

    Articolo riassuntivo di quanto era stato scritto sin allora intorno a quest’argomento. Secondo il R., il grosso del vescovo Ranieri, e anche le monete del vesc. Ranuccio, devono essere state coniate nel castello di Berignone (non Bavignone).



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26.


Un documento inedito sulla Zecca di Palermo. — (In Gazz. Num., a, II, n. 22, 14 dicembre [882, a pag. 87-88).

    Lettera, in data di Brusselles 1545, in cui Carlo l’incarica Ferrante Gonzaga, allora viceré di Sicilia, di riferire intorno ai rispettivi privilegi di Messina e Palermo, per poter eventualmente impiantare un’officina monetaria anche in questa città, quantunque Messina pretendesse all’esclusivo diritto di zecca nell’isola.


27.


Di alcune monete inedite dei Gonzaghi di Mantova. — (In Gazz. Num., a II, n. 23, 22 dic. 1882, a pag. 90-91, e n. 24, 31 dicembre, a pag. 94-96).

    Monetina di Francesco II, col monte Olimpo (dalla quale risulta per conseguenza che questa impresa è anteriore a Federico II cui l’attribuisce il Portioli); testone di Francesco III; mezzo scudo di Guglielmo, col rovescio della Giustizia e la data 1369; e tre monetine anonime, che il R. giudica rarissime e sconosciute.

28.


Nuove monete inedite di Mantova. — (In Gazz. Num., a. III, n. 1-2, genn.-febbr. 1883, a pag. 3-5, con disegni di U. R. a pag. 1).

    Dopo aver corretto alcune interpretazioni contenute nel precedente articolo il R. ci dà notizia di altre monete mantovane interessanti; una di esse ha l’impresa del Pegaso, ch’è sfuggita al Portioli. Un curiosissimo pezzo con DOM·M, sembra al R. una contraffazione, forse di Mirandola o di Messerano.


29.


Una grida parmense inedita. — (Ibidem, a pag. 10-11).

    È del 1532 e assai importante; si riferisce in particolare alla bollatura dei cornabò (di Piemonte ecc.) nella zecca di Parma, mediante la contromarca di “una testa di madona,„ che doveva servire ad assegnar loro il corso di nove soldi oppure di otto, secondochè la contromarca medesima era ripetuta oppur semplice. Uno di questi cornabò così bollati si conserva nel Museo di Parma; la contromarca è di forma ovale, e rappresenta appunto una testa di Madonna vista di tre quarti e col capo coperto da un velo.


30.


Di alcune monete inedite di Bellinzona. — (In Bulletin de la Société suisse de Numismatique; a. II, n. 3; Fribourg, Imp. Ant. Henseter, 1883; — con una tav. dis. da U. R.).

    In questa accurata memoria, comparsa nel periodico della Società Svizzera di Numismatica alla quale il R. appartenne come Socio attivo, l’autore, prendendo le mosse dalla monografia che sulle monete bellinzonesi era stata pubblicata ne1 1879 dal ch. Prof. Biondelli nell’Archivio Storico Lombardo, fa conoscere varie altre monete di quella zecca, i cui prodotti sono così rari e interessanti; e aggiunge diverse considerazioni intorno allo spazio di tempo al quale sarebbe da assegnarne la coniazione.
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31.


Documenti sulla Zecca di Guastalla. — (In Gazz. Num., a. III, n. 3, marzo 1883, a pag. 18-19).

    Appartengono all’Archivio Municipale di Guastalla, e si riferiscono ad assaggi di una moneta guastallese, eseguiti a Milano, Mantova e Modena. Il R. conchiude che la moneta in quistione (di Cesare Gonzaga, al rov. dell’Annunciata) dev’essere il cavallotto, del quale parla una nota dei crediti d’uno zecchiere, citata dall’Affò e da lui erroneamente interpretata. "Non è necessario punto „ osserva giustamente il R., "che vi fosse improntata l’effigie di un cavallo, perchè in molte zecche del Piemonte ed anche in quella di Parma a noi più vicina si sono battuti cavallotti con tipi svariatissimi. „


32.


Contraffazioni inedite di monete parmigiane, – (In Gazz. Num., a. III, n. 9-10, sett.-ottobre 1883, a pag, 69-72, con disegni di U. R. a pag. 65).

    Quattro monete, uscite dalle zecche di Frinco, Passerano, Castiglione delle Stiviere e Bozzolo.


33.


Capitoli della Zecca di Modena. — (Ibidem, a p. 72-75).

    Trascritti da una copia che nel 1609 veniva inviata da Modena a Ferrante II Gonzaga, principe di Guastalla, "il quale voleva forse valersene come modello a formare quelli della propria zecca.„


34.


Monete inedite del Piemonte, — (In Gazz. Num. a. III, n. 11-12, nov.-dic. 1883, a pag. 82-94, con disegni di U. R. a pag. 81; a. IV, n. 8, a pag. 57-62; e a. VI, n. 9-11, a pagina 81-83, con disegni di U. R. a pag. 81).

    Questo lavoro, fondato quasi interamente anch’esso sulla doviziosa suppellettile scientifica del Museo di Parma, è il più vasto che il R, abbia pubblicato nella mia Gazzetta; e illustra monete inedite della Casa di Savoia, di Torino, Susa, Vercelli, Aosta, Asti, Novara, Acqui, Ceva Chivasso, Casalmonferrato, Carmagnola, Messerano, Desana, Passerano e Frinco.


35.


Le ultime vicende della Zecca di Guastalla. — (In Gazz. Num., a. IV, 1884, n. 3-4, a pag. 17-29).

    Dopo alcune curiose notizie biografiche sugli ultimi duchi di Guastalla, il R. enumera le monete che uscirono da quest’officina fra il 1730 e il 1733, corredando l’articolo con parecchi documenti da lui rinvenuti nel riordina re l’Archivio della città natia.


36.


Le raccolte archeologiche dei Farnesi. — (In Gazz. Num., a. V, 1885, n. 10, a pag. 74-78, e a. VI, n. 8, a p. 57-63).

    Nello spogliare il carteggio farnesiano che si conserva a Parma, il R. si era "imbattuto parecchie volte in lettere, che parlavano di medaglie o di [p. 274 modifica]antichità acquistate dai Farnesi o ad essi regalate dai personaggi con cui erano in relazione.» Ed egli prosegue: "È inutile ch’io cerchi di far ootare l’importanza di questi documenti che gettano luce su una delle più celebri raccolte d’Antichità, qual è il Museo Farnese; gl’inizii della famosa collezione numismatica illustrata con tanto lusso dal Pedrani e dal Piovene devono ricercarsi per buona parte in queste lettere, le quali ci mostrano sotto uno degli aspetti più simpatici quell’uomo strano e dall’ingegno potente che fu il cardinale Alessandro Farnese.„ Undici sono i documenti pubblicati dal R.; numismaticamente interessante è in particolar modo l’"Inventario delle medaglie di m.r Camillo Capranica», che forma il penultimo documento della serie.


37.


Lodovico e Giannantonio da Foligno orefici e medaglisti ferraresi. — (In Gazz. Num., a. VI, 1886, n. 9-11, a p. 66-78, con fototipie a pag. 65).

    Come si può dedurre dal titolo medesimo, l’indole di quest’articolo del R. è essenzialmente artistica; esso tuttavia è fondato su di una larga base numismatica, che gli conferisce interesse e importanza anche dal nostro ponto di vista speciale. Il numero della Gazzetta in cui è pubblicato quest’articolo presenta una curiosa particolarità, ch’è nello stesso tempo una prova della coscienziosità artistica del R-; — perchè le riproduzioni delle monete incise da Giannantonio riuscissero quali il R. desiderava, si pensò di ricorrere allo Stabilimento di fototipia Danesi, di modo che le illustrazioni sono eseguite a Roma, quantunque il testo sia stato poi impresso a Como.


38.


Notizie su alcune Zecche pontificie al tempo di Paolo III. — (In Gazz. Num., a. VI, 1886, a pag. 84-87).

    Il R. ci fa conoscere vari documenti che concernono il secondo quarto del Cinquecento, e hanno tratta alle zecche papali di Macerata, Ancona e Fano; per ultimo riporta alcune notizie relative alla zecca di Camerino sotto il breve dominio di Ottavio Farnese.

39.


Un progetto per il rovescio d’una moneta di Clemente VII. — (Ibidem, a pag. 87-88).

    Un foglio senza data, nell’Archivio di Stato di Parma, contiene, dice il R., "un progetto pel rovescio d’una moneta, probabilmente d’oro, che doveva avere nel diritto lo stemma o la testa del pontefice, e nel rovescio il pontefice in trono colle chiavi nella sinistra e colla destra distesa; intomo a lui alcuni recanti corone vallari ed altri armati; la leggenda, presa dal libro dei Re, doveva essere FRATRES . MEI . VOS . OS . MEVM . ET . CARO . MEA . VOS. Il concetto del rovescio era buono ed on abile artista avrebbe potuto trarne partito; sembra tuttavia che l’idea non sia stata messa in esecuzione, forse per la morte di Clemente VII, e che indi presentata al successore Paolo III, sia stata scartata: di qui la sua presenza nell’Archivio di Parma. Il documento, steso in elegante latino, è senza data, come si è detto, ma il R. lo giudicherebbe del 1533 o del 1534. e aggiunge che in quegli anni erano maestri delle stampe, nella zecca di Roma, Giovanni Bernardi da Castel Bolognese e Benvenuto Cellini.


40.


La patria di Sperandio. — (In Gazz. Num., a. VI, 1886-87, n. 12, a pag. 89-91).

    Dopo un cenno sulle recenti pubblicazioni di C. Malagola, A. Venturi e Stef. Davari, il R. riporta un documento dell’Archivio Gonzaga di Mantova, comunicatogli dal prof. Davari stesso, e vi fa seguire alcune considerazioni ed ipotesi intorno alla vita del celebre medaglista.

[p. 275 modifica]

41.


La Zecca d’Avignone nel secolo XVI. — (Ibidem, a pagina 93-94).

     È un documento del 1548: monsign. Camillo Mentovati, vescovo dì Satriano e vice-legato pontificio in Avignone, scrive al legato card. Alessandro Farnese

(che risiedeva abitualmente in Roma), proponendogli di riaprire la zecca avignonese, da lungo tempo inoperosa. "Sotto il pontificato di Paolo III si tornò a riprendere la battitura delle monete, che continuò non interrotta fino a tutto il secolo successivo; ma fino ad oggi . dice il R., "non si sapeva precisamente quando avesse avuto luogo questo ristabilimento dell’officina, e il documento viene in buon punto a metterlo in chiaro.


42.


Rassegna bibliografica: Eugène Plon, Leone Leoni sculpteur de Charles quint et Pompeo Leoni, sculpteur de Philippe II, Paris. — (In Gazz. Num., a. VI, 1886-87, n. 12, a pag. 94-96).


43.


Nozze Malaspina-Giacobazzi. — Reggio nell’Emilia, tipografia di Stef. Calderini e figlio, 1887 (con due tav. lit.).

     Quest’opuscolo, edito per le nozze della marchesina Laura Malaspina dei conti Torello d’Aragona col conte Francesco Giacobazzi, va sotto il nome del Sig. Prospero Montanari, ma in realtà appartiene al R., ch’è «l’erudito e valoroso cultore della numismatica italiana, al quale allude il Montanari stesso nella dedica. Due sono le parti che compongono l’opuscolo. e ad esse corrispondono due tavole con numerazione distinta, ma riunite in una pagina sola. La prima parte descrive le monete di Tresana, la seconda quelle di Fosdinovo (zecche entrambe, com’è noto, dei Malaspina). Quest’ultima zecca è di molto interesse, in particolar modo pe’ suoi luigini per il Levante, contraffatti a quelli di Dombes.


44.


I medaglisti del Rinascimento alla corte di Mantova, — I. — Ermes Flavio de Bonis. — (In Rivista Italiana di Numismatica di Milano, anno I, 1888, fasc. I, a pag, 25-40 e alla tav. III).

     Mediante documenti dell’Archivio di Stato di Parma e dell’Archivio Gonzaga di Mantova, il R. ricostruisce la vita di E. F. de Bonis, rivelato per la prima volta dall’Armand, e pone in luce quella "curiosa figura di artista "dilettante e famigliare di un prelato che dell’arte fu amantissimo. La tavola corrispondente all’articolo riproduce una rarissima medaglia, dalla fotografia comunicatane al R. da Alfredo Armand medesimo.


45.


Pastorino a Reggio d’Emilia. — (In Archivio Storico dell’Arte; a. I, fasc. VI; Roma, giugno 1888; a pag. 229-30).

     Due documenti inediti nel carteggio farnesiano dell’Archivio di Parma. Il primo si riferisce a un episodio della vita del celebre medaglista senese: è una lettera con cui il governatore di Reggio fa istanza presso Ottavio Farnese [p. 276 modifica]a nome del duca dì Ferrara, perchè si imprigioni Pastorino, rifugiatosi da Reggio a Parma sotto l’accusa (immaginaria, come sembra) di aver falsificato scudi d’oro. Il secondo documento è una lettera di Pastorino stesso a Ottavio Farnese, per raccomandargli certo credito che aveva verso un senese, zecchiere in Parma.


46.


I medaglisti del Rinascimento alla corte di Mantova. — II. — Pier Jacopo Alari Bonacolsi detto l'"Antico„. — (In Riv. Ital, di Num., a. I, 1888, fasc. II, a pag. 161 94, e fasc. IV, a pag. 433-38 e alla tav, XII).

     Sempre valendosi degli stessi Archivi, il R. tesse la biografia dell’Antico; poi detcrive le maedaglie da lui eseguite (per Gianfrancesco Gonzaga, signore di Bozzolo e Sabbioneta e conte di Rodigo, e per Antonia del Balzo sua moglie); e termina descrivendo due placchette attribuite al medesimo artista. Di una di queste placchette, appartenente alla collezione del signor Gustavo Dreyfus, il R. ci dà nel testo la fotoincisione tolta da un calco favoritogli dal possessore.


47.


Francesco Marchi e le medaglie di Margherita d’Austria. — (Ibidem» fasc. III, a p, 332-50).

     Tre lettere inedite (nell’Archivio parmense) di questo celebre architetto militare, che per molti anni fu al servizio della famiglia Farnese, e in particolare di Margherita d’Austria, governatrice de’ Paesi Bassi per Filippo II. Una di tali lettere ci rivela il nome del medaglista che effigie colà " la altezza de Madama; è questi il valente artista fiammingo Giacomo Jonghelinck, intorno al quale scrisse diffusamente un erudito belga, il sig Alessandro Pinchart.

48.


Necrologia: Alfredo Armand. — (Ibidem, a pag. 367-69. con ritratto).


49.


Cristoforo Geremia. — (In Arch. Stor. dell’Arte; a. I. fasc. X; Roma, ottobre 1888; a pag. 404-11).

     Documenti dell’Archivio di Mantova, che schiariscono alcune incertezze circa la biografia di quel medaglista.


50.


Il Pisanello e i Gonzaga. — (Ibidem, fasc. XI-XII. novembre-dicembre, a pag. 453-56).

     Carteggio conservato nell’Archivio di Mantova intorno alla dimora cbe interrottamente fece Vittore Pisano in quella città.


51.


I medaglisti del Rinascimento alla corte di Mantova.[p. 277 modifica]III. — Gian Marco Cavalli. — (In Riv. Ital. di Num., a. I, 1888, fasc. IV, a pag. 439-54).

     Le notizie raccolte allora dal R. intorno a questo artista ed intagliatore di conii, vanno dal 1479 al 1504. G. M. Cavalli è poi il medaglista anonimo mantovano dell’anno 1506 .di cui il ch. Dott. Roberto von Schneider scrisse in questa medesima Rivista (anno III, 1890).


52.


La Zecca di Tresana. — (In Riv. Ital. di Num., a. II, 1889, a pag. 35-52, con disegni nel testo).

     Già due anni prima, nel citato opuscolo per nozze Malaspina-Giacobazzi (v. al N. 43 del presente elenco bibliografico), il R. ci aveva dato un’accurata rassegna delle monete di Tresana; in questo articolo egli lumeggia in particolar modo l’ultimo periodo di attività della zecca tresanese, facendo conoscere diversi curiosissimi progetti di contraffazioni. E accarezzando una sua idea favorita, scrive: "Poiché sono in materia non vo’ chiudere questi brevi studii senza esprimere ancora una volta un desiderio» che, eiot, qualche studioso imprenda a trattare delle contraffazioni di monete imperate in Italia nei secoli decimosesto e decimosettimo: l’argomento è interessantissimo, e da questa specie di numismatica comparata si potrebbero trarre deduzioni assai importanti e per la storia e per la economia e per l’arte.


53.


La Collezione Carrand nel Museo Nazionale di Firenze. — (In Arch. Stor. dell’Arte; a. III, fasc. I-II; Roma, gennaio-febbraio 1890; a pag. 29-31).

     Intorno alla Collezione Carrand da lui riordinata, il R., scrisse a tre riprese nell’Archivio: la prima e la seconda volta (nell’a. II del periodico) trattò degli avori, degli smalti, delle maioliche, de’ vetri, de’ gioielli, dell’oreficeria religiosa, di quella civile, e dell’orologeria; la terza volta (nell’A. III, l. c.) trattò de’ rimanenti oggetti che compongono la raccolta, cioè delle armi, dei ferri, de’ dipinti, de’ cuoi, delle stoffe, delle sculture in marmo e in bronzo, dei bronzi minori, de’ cammei e intagli, de’ sigilli, e inoltre delle medaglie e delle placchette. La collezioncina delle medaglie non presenta grande interesse; una medaglia di Giulia Astalli porge il destro al R. per suggerire un’ingegnosa identificazione di quella persona, finora sconosciuta. Più importante, senza paragone, è la raccolta delle placchette, ricca dì 171 pezzi, con almeno 50 inedite.


54.


Zaccaria e Giovanni Zacchi da Volterra. — (Ibidem, a pag. 69-72).

     Sono documenti che si riferiscono alla vita di codesti due scultori toscani della Rinascenza, e in particolar modo al figlio Giovanni, noto anche come medaglista. L’ultimo documento è appunto una lettera relativa a medaglie commesse allo Zacchi dal card. Alessandro Farnese.


55.


Catalogo della collezione del fu comm. sen. Tomaso Corsi. — Firenze, Tip. Bonducciana, 1891. — (Un vol. in-8, di pag. 358).

     È un catalogo di vendita; la collezione Corsi comprendeva un ristretta numero di monete romane e di zecche italiane, ecc., ma per compenso era straordinariamente ricca in medaglie moderne.
[p. 278 modifica]

56.


Gian Marco e Gian Battista Cavalli. — (In Riv. Ital. di Num. a. V, 1892, fasc. IV, a pag. 481-86).

     Notizie a complemento del lavoro su Gian Marco Cavalli, pubblicato dal R. nell’anno primo della Rivista.


57.



Gride relative al corso delle monete milanesi in Reggio d’Emilia. — (Ibidem, a pag. 487-92).

     Tre documenti dell’Archivio Comunale di Reggio, relativi al dominio dei Visconti in quella città; la prima grida è di Regina della Scala, moglie di Bernabò; la seconda è di Bernabò medesimo; la tersa è di Giangaleazzo.


58.


Le medaglie di Cristoforo Colombo. — (In Raccolta di documenti e studi pubblicati dalla R. Commissione Colombiana pel Quarto Centenario dalla scoperta dell’America. Parte II, vol. III; Roma, 1894).

     Dopo aver premesso che non ci rimane nessuna medaglia di Colombo la quale sia sincrona o almeno di poco posteriore a lui, il R. descrive otto medaglie del sommo navigatore, eseguite in tempi a noi più vicini e in diversi paesi.


58.


Il fiorino d’oro di Urbano V. — (In Riv. Ital. di Num., a. VIII, 1895, fasc. III, a pag. 385-87, con fotoincisione).

     Questo breve scritto illustra una moneta appartenente al Museo Nazionale di Firenze; ed è l’ultimo di argomento numismatico che sia uscito dalla penna del compianto amico nostro.


s. a.               




  1. Rossi (U.), Commedie classiche in Cazzuola nel 1501-1507, — (In Giornale Storico della Letteratura Italiana, diretto e redatto da Arturo Graf, Francesco Novati, Rodolfo Renier; vol. XIII, pag. 305- 15. Torino, Loescher, 1889).
  2. Il Dottore Umberto Rossi, — (In Arte e Storia, dir. da Guido Carocci; a. XV, n. 8; Firenze, 30 aprile 1896).
  3. Rossi (U.) Il Museo Nazionale di Firenze nel triennio 1889-91, — (In Archivio Storico dell’Arte, diretto da Domenico Gnoli; anno VI; Roma, Danesi, 1893; a pag. 1-24, con numerose illustrazioni). — V. pure al n. 33 deli elenco bibliografico.
  4. Scuola professionale delle arti decorative industriali di Firenze, [Relazione letta dal dott. Umberto Rossi nella solenne distribuzione dei premi agli alunni il 14 marzo 1894]. Firenze, Tip. Cooperativa, 1896.
  5. Arte e Storia, l. c.