Necrologio: Alfred Armand

Umberto Rossi

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Necrologio: Alfred Armand Intestazione 21 novembre 2021 100% Da definire


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ALFREDO ARMAND.


Scienziato ed artista di fama illustre, raccoglitore dotto ed appassionato, il sig. Alfredo Armand è morto il 27 giugno scorso dopo una lunga e dolorosa malattia sopportata con rassegnazione più che singolare. L’arte italiana ha perduto in lui uno dei suoi migliori amici, la numismatica un cultore di grande valentia e che lascia nella scienza un’impronta la quale difficilmente potrà venire menomata. Per tutto questo, io che ebbi l’onore d’essergli amico, credo di adempire ad un sacro dovere, tessendone una breve commemorazione per gli studiosi italiani.

Il sig. Armand era nato l’8 ottobre 1806, e aveva cominciato la sua carriera come architetto sotto la direzione [p. 368 modifica]di Achille Leclerc e di Provost. Per circa vent’anni egli lavorò nelle linee ferroviarie francesi dell’Ovest e del Nord, e sono opera sua le più belle fra le stazioni delle due reti; in seguito si dedicò totalmente all’architettura civile e seppe tanto bene riunire le manifestazioni artistiche alle esigenze della vita moderna che dopo un assiduo lavoro di dieci anni egli potè ritirarsi a vita tranquilla per godere in pace il frutto della sua operosità.

Allora cominciò per lui una nuova esistenza: vegeto ancora e di corpo e di spirito egli non poteva rassegnarsi ad una inazione che era contraria alla sua natura. Incominciò a viaggiare e in parecchi anni visitò quasi interamente l’Europa, esplorando con passione d’artista e d’archeologo i luoghi men noti del pari che i grandi centri, studiando i musei, i monumenti e raccogliendo dappertutto fotografie e disegni, che classificati in seguito e annotati da lui formano tuttora una collezione importantissima e d’una singolare utilità.

Fra i numerosi oggetti d’arte di cui egli s’era circondato, il posto principale l’ebbero le medaglie e specialmente quelle lavorate in Italia nel periodo del rinascimento: la sua raccolta era forse per varietà di pezzi la principale di Francia e agli occhi dello studioso presentava il pregio particolare di avere rappresentate tutte le medaglie conosciute, sia in originale, sia in buone riproduzioni fatte in galvanoplastica e anche solo in gesso. Ma il sig. Armand aveva troppo ingegno e troppo buon volere per soffermarsi al dilettantismo del collezionista: egli nelle sue raccolte intravedeva qualche cosa di più nobile che non il semplice possesso e comprendeva che esse non potevano essere utili, che quando fossero diventate materia ed oggetto di studii nuovi e profittevoli alla scienza. Per questo, dopo lunghe e minute ricerche, pubblicò nel 1879 il libro sui medaglisti italiani del XV e XVI secolo, che egli intitolò modestamente Saggio di classificazione, ma che in realtà è un lavoro di grande importanza, in cui la novità delle idee si accoppia ad una profonda conoscenza del materiale artistico e ad una precisione erudita di dettagli, [p. 369 modifica]quale suolsi difficilmente rinvenire nelle opere d’indole generale.

Non è mio compito fare l’elogio di questo libro, che oggi è per le mani di tutti i raccoglitori italiani e che è diventato un manuale classico. Alla seconda edizione, aumentata dei medaglisti anonimi, il signor Armand fece seguire l’anno scorso un terzo volume di giunte e correzioni, che non ebbe tempo di rifondere coi due primi, lavoro che sarà forse compiuto in avvenire da’ suoi discepoli.

Chi ebbe la fortuna di essere in relazione col signor Armand può attestare quanto egli valesse anche nel rapporto della vita sociale. Cortese e buono con tutti, era specialmente benevolo per coloro che lo intrattenevano di cose relative a’ suoi studii, e in tutte le sue azioni, in tutte le sue parole e le sue lettere appariva quello che era realmente, un uomo di grande cuore.

Vedovo e senza figli, egli lasciò erede universale il signor Prospero Valton, gentiluomo e studioso di grande valore, che gli fu amico più che intimo e che gli fu di molto aiuto nella compilazione del lavoro sui medaglisti; lasciò anche due legati alla Biblioteca Nazionale di Parigi per i dipartimenti delle stampe e delle medaglie, e altri legati di beneficenza assegnò alla Società degli Architetti e alla Scuola di Belle Arti.

Noi Italiani dobbiamo essergli riconoscenti per l’amore con cui studiò le cose nostre e per il contributo ch’egli portò alla storia della nostra arte; ma chi di noi lo conobbe e sperimentò la sua affabilità e il suo buon cuore non può a meno di consacrare alla sua memoria un rimpianto e un culto che non può essere che vivo e sincero.

U. Rossi.