Gian Marco e Gian Battista Cavalli
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Gian Marco e Gian Battista Cavalli
A completamento del lavoro su Gian Marco Cavalli pubblicato nel primo anno della Rivista, credo opportuno far seguire altre notizie, che mi sono state comunicate in questi ultimi tempi e che mi sembrano molto interessanti per la vita di lui. Con esse abbiamo finalmente i materiali per riconoscere parecchi dei suoi lavori, e uno studio ulteriore sulle monete dei Gonzaga potrà stabilire in modo certo quanta parte egli abbia avuto nelle produzioni della zecca mantovana.
Il documento principale, che mi fu favorito dal cav. Stefano Davari, direttore dell’Archivio, è una lettera dell’imperatore Massimiliano al marchese Francesco, la quale ci svela il nome del medaglista anonimo mantovano, che lavorò nel 1506 alla zecca di Hall nel Tirolo1 e che è appunto Gian Marco Cavalli.
La lettera è la seguente:
«Maximilianus divina favente clementia Romanorum Rex semper Augustus ac Hungarie, Dalmatie, Croatie. etc. Rex, Arcidux Austrie, etc.
«Illustris princeps et consanguinee dilecte. — Usi nunc sumus fideli nostro Magistro Joanne Marco de Cavallis, qui se in suo opere penitus ad vota et voluntatem nostrani prestitit. Quare eum spetialibus graciis et promotionibus amplectimur, et ipsum iam in patriam redeuntem tue dilectioni obnixe commendamus. Hortando ut eum vestri intuitu gratiose et favorabiliter commissum habere et tractare velit. In eo nobis dilectio tua rem gratam efficiet singulari gratia recognoscendam. Datum in opido nostro Insprugh, vigesima sexta die mensis Junij, anno domini millesimo quingentesimo sexto, Regni nostri romani vigesimo primo, Hungarie vero decimo septimo annis».
«Commissio D. Regis etc.».
(fuori)
«Ill. Francisco Marchioni Mantue principi et consanguineo nostro dilecto.»2.
Questa commendatizia che il Cavalli deve aver portato in persona al marchese Francesco ci mostra come l’imperatore fosse rimasto molto soddisfatto dell’opera dell’artista mantovano: e veramente le monete e la medaglia pubblicate dal sig. Schneider possono stare a pari con le più belle cose di quell’epoca. La lettera fissa la durata del soggiorno di Gian Marco in Tirolo che fu solo di quattro mesi; ed è anche il documento di più recente data che abbiamo intorno a lui3.
Sul Cavalli scultore nulla di nuovo si è trovato negli archivii: però non è da tacersi che altri argomenti sono venuti a confermare l’ipotesi già da me accennata che il busto di Andrea Mantegna sia opera sua.
Il Museo di Berlino acquistò tempo fa un busto in bronzo di Battista Spagnoli, frate carmelitano e celebre poeta latino, più noto sotto il nome di Battista Mantovano. Esso appare lavoro dello stesso artista che eseguì quello di Mantegna e al pari di questo ò foggiato col busto in bassorilievo, perchè doveva essere applicato similmente sopra un disco di porfido. Ora fra le poesie del Carmelita havvi il seguente epigramma che si riferisce forse ad una medaglia, forse ad un piccolo busto in oro del marchese Francesco Gonzaga, eseguito dal Cavalli:
«Ad Marcum Caballum nobilem fictorem |
Non è improbabile che queste lodi al Cavalli, quasi sconosciuto fuori di Mantova e poco dopo affatto dimenticato, siano un attestato di riconoscenza del poeta per il ritratto che l’artista gli aveva fatto. E notisi che il busto deve essere stato fuso durante la vita di fra Battista († 1516), poichè dopo la sua morte si trattò di fargli un monumento con una statua di bronzo che poi non venne altrimenti posto in esecuzione5.
Giambattista Cavalli fu forse figlio di Gian Marco, e su di lui ho trovato due documenti che ce lo mostrano incisore di monete per tre zecche diverse. Il primo è una lettera a lui diretta dal marchese Federico Gonzaga con cui lo sollecitava a consegnare certi conii:
«Jo. Baptista. — Havemo più volte dimandato al Grana nostro maistro de la zeccha che voglia hormai far stampire le monete col David: ne ha sempre conducto in longo, mo’ ne chiarise che è mancato per te, che non l’hai mai finita, donde havemo presa admiratione che sì poco conto tenete de le cose nostre, tanto più che intendemo fate altre stampe per la zeccha di Parma. Dispiacene che preponi altri a noi, però dicemo che mandi subito la predetta stampa de David et che non lassi mancare le altre stampe necessarie alla nostra zeccha et così le aspettamo. Sta sano.
«Da Mantua, xii julij 1523»6.
Giambattista è dunque l’autore della bella moneta col Davide, di cui dò per ora la descrizione:
D/ — FE • II • MAR • MANTVAE • V •
- Busto a sinistra.
R/— GLORIAM • AFFERTE • DOMINO •
- Davide seduto a sinistra suonando la lira e coronato dalla Vittoria; davanti a lui la fionda e la spada, e sotto il piede sinistro la testa di Golia.
E probabilmente è suo lavoro anche la medaglia con lo stesso soggetto e le stesse iscrizioni pubblicata dal Litta7 e descritta dall’Armand8.
Il Grana nominato nella lettera è il medaglista mantovano Gian Francesco Roberti, che sui primi del cinquecento cambiò cognome e si fece chiamare Della Grana.
L’altro documento è una lettera dello stesso Giambattista, che riguarda alcuni lavori fatti da lui per la zecca di Reggio:
«Alli magnifici signori superiori de la Ciecha di Regio in Regio.
«Magnifici signori superiori.
«Essendo venuto da me uno maestro Nicola Signorotto per haver la ponzonaria del scudo di Regio, la quale me fu lassata inter li mani da maestro Pandolfo per haverlo servito et reconzata detta ponzonaria per non essere bona da cazar. Sì che io ho aspettato per non havere hauto la satisfatione mia sin al presente et hora non havendo cognitione del detto maestro Nicola, qual dice essere maestro di ciecha lie in Regio, mando uno messo a posta acciò che V. S. receva dicti dui ponzoni, uno de Christo, l’altro de l’arma de la Comunità. Cosi V. S. se dignarano remandarne risposta de la receputa. No altro di continuo recomando a V. S. Dat. in Pomponesco, a di primo zenaro 1541.
«Jo Battista Cavallo»9.
La zecca di Reggio era stata fin dal 1532 data in appalto a Girolamo della Penna e a Pandolfo Cervi, ferraresi, che avevano battuto monete d’argento e di mistura; e continuò a stare aperta con varie intermittenze fino al 1537, essendone maestro il solo Cervi, che è quello nominato nella lettera riportata di sopra. Sebbene sia detto orefice in diversi documenti, non pare che sapesse fabbricare le stampe da se, perchè dovè rivolgersi al Cavalli, che godeva certo grande fama nella sua arte; e questi li fece i conii per lo scudo d’oro, col notissimo tipo del Cristo con la croce e il motto Cuius cruore sanati sumus e dall’altro lato l’armo di Reggio con la qualifica Regii Lombardie. La battitura di questi scudi, che continuò con lo stesso tipo per tutto il ducato di Ercole II, cominciò quindi almeno nel 1536, e il merito dell’invenzione dei conii è tutta del Cavalli.
Un’altra circostanza apparisce vera anche per altri documenti: nel 1540 la zecca di Reggio fu appaltata ad Alberto Signorotti ed a Nicolò suo figlio per un anno, contratto prolungabile a beneplacito delle parti10: due anni dopo questi era ancora maestro di zecca.
Umberto Rossi.
Note
- ↑ Schneider, Di un medaglista anonimo mantovano dell'anno 1506, in questa Rivista, anno III, pag. 101. Il signor Schneider ebbe in comunicazione la lettera di cui si tratta fin dal marzo 1890; mi pare quindi di non mancare alle regole di convenienza pubblicandola io oggi dopo oltre due anni da che egli ne ebbe cognizione.
- ↑ Archivio Gonzaga di Mantova, rub. E, II, 2.
- ↑ Le ultime notizie che avevo riportato di lui risalivano al 1504, nel qual anno era stato testimonio al testamento di Andrea Mantegna. Egli non può esser nato dopo il 1454 perchè nel 1479 faceva parte del Consiglio degli Ottanta di Viadana, e doveva essere maggiorenne.
- ↑ Opera Baptistue Mantuani, Antuerpiae, 1576. Tomo III, 316.
- ↑ Bode, Die bronzebüste des Battista Spagnoli, nel Jahrhuch der Koniglich Preussischen kunstammlungen, 1890.
- ↑ Archivio Gonzaga di Mantova. Copialettere del marchese, lib. 227.
- ↑ Litta, Famiglie celebri d’Italia: Gonzaga, n. 19.
- ↑ Armand, Les médailleurs italiens, II, 156, 4.
- ↑ Archivio comunale di Reggio. Registri di lettere ad annum.
- ↑ Archivio comunale di Reggio. Provvigioni ad annum.