Atto IV

../Atto III ../Atto V IncludiIntestazione 29 giugno 2023 75% Da definire

Atto III Atto V

[p. 65 modifica]

ATTO QUARTO.

SCENA PRIMA.

Spiaggia marittima al termine di un bosco con alcune capanne.

Vedendosi 1 in mare i due legni armati di Radovich e di Alì, che in distanza si battono coi fucili e colle granate. Dal naviglio si gettano fuochi in quello d’Alì, in virtù dei quali s’incendia il legno; ed egli con Zandira ed alcuni Soldati sale nel palischermo per salvarsi a terra. I Soldati di Radovich seguono a tormentarli colla moschetteria, e finalmente Radovich con alcuni de’ suoi scende anch'egli nel palischermo per condursi a terra. I palischermi si sviano. La nave di Alì si profonda nel mare, e quella di Radovich spiega le vele facendo segno di allegrezza.

SCENA II.

Lisauro solo.

Salva la mia Zandira dal suo periglio illesa,

Veglia pietoso nume dell’onor suo in difesa.

[p. 66 modifica]
Alì non infierisca, per astio o per vendetta

Contro quell’infelice a palpitar costretta.
Ma il vincitore Illirico segue la nobil preda;
Raggiungerà il nemico, e converrà ch’ei ceda.
Scender nel palischermo fu provvido consiglio,
Che non potrebbe al lido giungere col naviglio;
Ed un momento solo ch’egli perdesse invano,
Sparir dagli occhi suoi potria quell’inumano.
Ma se Zandira è salva, se il Dalmatin la scioglie,
Il Dalmatino istesso all’amor mio la toglie.
Ah che in qualunque evento sperar a me non lice:
Viva o morta Zandira, io sono un infelice.
Odesi calpestio. Chi sarà mai? s’attenda.
Questo rustico tetto mi salvi e mi difenda:
Veggo i strumenti al suolo pe’ rustici lavori;
Non tarderan dal bosco a giugnere i pastori.
(entra nella capanna

SCENA HI.

Alì e Zandira.

Alì. Muovi veloce il passo. (a Zandira

Zandira.   Ohimè, non ho più lena.
Sento mancar lo spirito; reggermi io posso appena.
Alì. Il nemico ho alle spalle. De’ miei guerrier la spada
Gli impediran per poco di accelerar la strada.
Pria che rapir ti vegga, pria che trionfi appieno,
O sieguimi veloce, o di mia man ti sveno.
Zandira. Svenami, se lo brami, barbaro cuor di sasso,
Ma non sperar ch’io muova da questo suolo un passo.
Alì. Mira in qual precipizio son io per te caduto:
Armi, genti, naviglio, l’onor, tutto ho perduto.
L’unico mio conforto, l’unica mia speranza,
Di compensar miei danni nel tuo bel sen mi avanza:
E se il nemico audace privami ancor di questa,

[p. 67 modifica]
Perdo la mia vendetta, nulla sperar mi resta.

Sieguimi.
Zandira.   Invan lo speri.
Alì.   Dunque morrai, spietata.
(alzando la sciabla2

SCENA IV.

Lisauro e detti.

Lisauro. Non morirà Zandira, finchè la destra ho armata.

(si mette in difesa di Zandira
Alì. Debol sarà lo schermo che opponi a’ miei furori,
Giovine sconsigliato; tu la precedi, e mori3.
(si battono
Zandira. (Salvalo, o Ciel pietoso. Oh, il crudel l’ha ferito.
Gratitudine, amore renda il mio braccio ardito;
Tutto giova in difesa.) Perfido, i colpi arresta.
(Vicino alla capanna trova una scure, la prende velocemente e con quella minacciando Alì, fa ch'egli s' arresti un poco, e Lisauro prende fiato.
Alì. Due vittime ad un tempo il mio furor mi appresta.
(S’avvena ruotando la spada contro di tutti due; Lisauro lo ferisce nel fianco, ed ei retrocede4
Zandira. Tinto di sangue ha il brando.
(parlando della spada di Lisauro
Alì.   Ah rio destino infido!
Zandira. Barbaro, cedi il ferro, o di mia man ti uccido.
(minacciandolo colla scure
Alì. Indebolito ho il fianco, trema, vacilla il piede...
No, che Alì valoroso il ferro suo non cede...
Perfidi, morirete5.
(Avventa un colpo con tal impelo che cade a stramazzone per
terra, e gli sbalza fuori di pugno la spada.


[p. 68 modifica]
Lisauro. Muori. (avventandosi contro d’Alì

Zandira.   Non infierire contro un uom disarmato.
(trattiene Lisauro, e leva da terra la sciabla d’Alì
Alzati, e vanne altrove a piangere il tuo fato.
Se il Ciel ti serba in vita, pensa che fu mio dono.6
Per amor m’insultasti, e all’amor tuo perdono.
Soffri il destino in pace, ed al partir t’affretta.
Alì. Ah se risana il colpo, vo’ meditar vendetta. (parte

SCENA V.

Lisauro e Zandira.

Lisauro. Dal tuo valor, Zandira, ebbi la vita in dono.

Zandira. Di’ che per tua mercede libera e salva io sono.
Lungi dal rio timore dovrei trovarmi adesso,
Ma da un nemico il fato guidami all’altro appresso.
Lisauro. Qual nemico paventi?
Zandira.   Te più d’ogni altro io temo.
Ah nel pensarvi ancora inorridisco e fremo.
Perfido, a questo segno l’amor ti rese cieco?
Gl’insulti, le violenze tentasti adoprar meco?
Tu minacciarmi ardisti con pensamento orrendo
Le sacrileghe mani al braccio mio stendendo?
Meco parlasti in guisa di forsennato e stolto,
Ed hai coraggio ancora di rimirarmi in volto?
Lisauro. Bella, perdon ti chiedo. Scusa l’amor protervo;
Cuor che d’amor delira, delle sue leggi è servo.
Le sconsigliate offese vendica, se tu vuoi,
Ecco il mio ferro istesso, eccomi a’ piedi tuoi.
(gli presenta la spada inginocchiandosi
Zandira. Ah ti son debitrice dell’aure ch’io respiro.
Alzati.
Lisauro.   No, non mi alzo, se il tuo perdon non miro.

[p. 69 modifica]
Zandira. Vedi che dal tuo braccio stilla tuttora il sangue.

(con qualche affanno
Lisauro. Si placherà il tuo sdegno, se tu mi vedi esangue.
Zandira. Alzati, dico, ingrato. (imperiosamente
Lisauro.   Io t’obbedisco 7, e taccio.
Zandira. Lascia con questo velo ch’io ti circondi il braccio.
(levandosi il velo dal capo
Lisauro. Non ti curar...
Zandira. T’accheta. (gli fascia il braccio) So che tu fosti un empio.
Ma mi serbasti in vita, e il mio dovere adempio.
Lisauro. Ah Zandira, nell’opra del tuo pietoso cuore,
Parlami senza inganno, non avvi parte amore?
Zandira. Crudel! (sospirando
Lisauro.   Sì, lo conosco, l’idolo tuo pur sono;
Ed all’error promettono quegli occhi tuoi perdono.
Zandira. Sai qual cammin conduca della città alle mura?
Lisauro. Dalla cittade or venni, e so la via sicura.
Ma qual desio ti sprona d’Affrica in sul terreno
Far più lunga dimora de’ tuoi perigli in seno?
Zandira. Dell’eroe Dalmatino bramo saper la sorte,
Temo che i fier nemici l’abbian condotto a morte.
Alì diede il comando a’ suoi seguaci arditi
Seco dal mar poc’anzi col palischermo usciti,
Che Radovich veggendo a rintracciarmi intento,
Usassero contr’esso la forza o il tradimento.
E finch’io non sia certa, ch’esso sia salvo e viva,
Non sarà mai ch’io parta lontan da questa riva.
Lisauro. Ah che a lui sol rivolti son tutti i pensier tuoi.
Sì che l’adori, ingrata; niegalo, se lo puoi.
Zandira. No, nel mio cor finora fosti tu il solo e il primo.
No, Radovich non amo, ma lo rispetto e stimo.
Dal di lui cor pietoso ebb’io la libertade,
Esser non deggio ingrata al don di sua pietade.

[p. 70 modifica]
E tu se gratitudine non hai nell’alma spenta,

Ch’egli dai lacci ha sciolto anche il tuo piè, rammenta;
E rammentando il dono del tuo liberatore,
Meco privar nol devi del meritato onore.
Lisauro. Dunque perch’ei mi dona di libertà il tesoro,
Dargli dovrò in mercede quella beltà che adoro?
Più della libertade deesi apprezzar la vita,
E al rinunziar Zandira va la mia morte unita.
S’egli sborsato ha il prezzo, renderlo a lui prometto:
Mi avrà sino ch’io viva al suo voler soggetto;
Servirlo io non ricuso, mi avrà per mar, per terra,
Fido compagno in pace, fido seguace in guerra.
Ma se rapirmi ei tenta il cuor del caro bene,
Tornerei mille volte piuttosto alle catene.
Spiaceti la costanza?
Zandira.   No, fedeltà mi alletta.
Segui ad amar costante, e la mercede aspetta.
Questo parlar sincero mi piace e m’innamora.
Scordomi i tuoi trasporti, torno ad amarti ancora.
Ma l’amor ch’io ti porto non mi fa cieca a segno
Di usar a chi benefica un trattamento indegno.
Veggasi Radovich. Sai che pietoso ha il cuore:
Noto per te gli feci il mio cocente ardore.
E se te pur dai lacci sciolse l’uom generoso,
Per le sue mani io spero che tu sarai mio sposo.
Lisauro. Eh mi lusinghi invano. Tante fatiche e tante
Ei non avria sofferte, s’ei non ti fosse amante.
Zandira. Credi che a lui non basti sol della gloria il vanto?
Lisauro. No, per la gloria sola l’uom non arrischia tanto.
Zandira. Mostri che poco nota siati la gloria vera.
Questa sul cor magnanimo de’ valorosi impera.
Chi è che l’eroe conduce d’oste nemica a fronte,
A tollerar fra l’armi tanti perigli ed onte?
Por non ti voglio in vista chi a forza o per mercede
Sotto l’altrui comando a faticar si vede.

[p. 71 modifica]
Parloti di coloro che nati in nobil cuna

D’uopo non hanno al campo di migliorar fortuna.
Mirali per la gloria a procacciare intenti
Gli assalti, le battaglie, gl’incontri ed i cimenti.
Veggono l’inimico alla difesa armato,
Salgono sulle mura a disfidare il fato.
Fischiano d’ogni intorno piombi per l’aer vibrati.
Vedi gli eroi costanti a disprezzarli usati.
Giunge la spada al petto del valoroso e forte,
Pensa alla sua vittoria, non al terror di morte.
E se ai paterni lidi torna di lauri cinto,
Bastagli il poter dire, ho trionfato, e vinto.
Questo delle grand’alme, questo è il maggior diletto,
Questa è la gloria vera che ha il tuo rivale in petto.
Lisauro. Noi lo vedrem, ma intanto tempo noi qui perdiamo;
Che dobbiam far, Zandira?
Zandira.   Alla cittade andiamo.
Lisauro. (Ah che vicin preveggo il mio crudele affanno;
Sento che amor mi sprona ad un novello inganno.
Nè tollerar non posso di perderla il cimento). (da sè
Sieguimi.
Zandira.   (Che vuol dire quel novel turbamento?)
Questa è la via?
Lisauro. Sì, questa. Andiam, di che paventi?
Zandira. Orme qui non si veggono d’uomini, nè d’armenti.
Lisauro. Come vuoi tu nel bosco mirar l’orme stampate?
Zandira. Dove vi son capanne, vi saran vie calcate.
Lisauro. Questa è la via ch’io feci, seguimi pur, t’affretta.
Zandira. (Ah! che mi trema il core).
Lisauro.   Non vuoi seguirmi?
Zandira.   Aspetta.
(sf incammina verso il mare
Lisauro. Dove ten vai?
Zandira.   Ritorno. (come sopra
Lisauro.   (Ah! del mentir s’avvede).

[p. 72 modifica]
Zandira. (Voglio osservar dal lido, se Tetuan si vede).

(si accosta al mare
Lisauro. (Ah che vuol trarmi a (orza amor fuor di me stesso.
Sentomi nell’interno disposto ad ogni eccesso).
Zandira. Dove, Lisauro, credi sia Tetuan piantato?
Lisauro. So dov’è.
Zandira.   Non m’inganni?
Lisauro.   Andiam da questo lato.
Zandira. Perfido! ancora ardisci di meditar menzogne?
Lisauro. Orsù lascia, Zandira, le inutili rampogne.
Vieni meco.
Zandira.   Se ai passi un traditor mi sforza.
Saprò la forza istessa vincere colla forza.
(prende di terra la sciabla d’Alì
Sì, questa sciabla il Cielo non mi presenta invano.
Lisauro. Inutile difesa d’una donzella in mano.
Sieguimi per tuo meglio.
Zandira.   Oh scellerati eccessi!
Sì, che tu sei più barbaro degli Affricani istessi.
Prima ch’ai 8 piè ti getti a domandar perdono,
Piangi le colpe andate, chiedi l’amore in dono.
Vinci la mia pietade al suon de’ tuoi sospiri,
Poscia col ferro in mano a minacciarmi aspiri?
Lisauro. No, ch’io non son sì barbaro qual tu mi credi, ingrata;
Essere puoi sicura armata e disarmata.
S’anche colei non fosti che m’empie il cor d’affetto,
Non ardirei di donna volger la spada al petto.
Finsi per atterrirti, poiché l’amor non giova.
Giunse un cor disperato a far l’ultima prova.
Altro per me non resta, dopo un sì nero eccesso,
Che punir le mie colpe, e trucidar me stesso.
(volge la spada per ammazzarsi

[p. 73 modifica]
Zandira. Fermati. (lo trattiene

Lisauro.   In van t’opponi.
Zandira.   Ah, qual strepito d’armi?
(s’ode dentro la scena strepito d’armi
La mia vita difendi. Crude), pensa a salvarmi.
Lisauro. (S’alza, e si prepara in difesa.

SCENA VI.

Radovich con due soldati Schiavoni incalzati da sei Affrìcani, difendendosi uno contro due. Lisauro s’unisce ai9 Schiavoni, fanno qualche scaramuccia, retrocedendo gli Affritani che vengono incalzati ed uccisi dentro la scena.
Zandira. Spenti son gl’inimici?

Radovich.   Parte restar sul suolo,
Parte da’ miei seguaci sono inseguiti a volo.
Sono due ore almeno, che i perfidi in aguato
Mi assaltaro alla schiena, e all’uno e all’altro lato.
Due perir de’ miei fidi, dieci saran periti
Sotto le nostre spade di quei corsari arditi.
Affaticato e stanco, senza novella aita,
Esser vedeva in forse il fin della mia vita.
Ma tu come, Zandira, fra questo bosco errante,
Quando lungi ti credo, mi comparisci innante?
Zandira. Lungo fora il narrarti l’affanno e lo spavento;
Viva tu mi rivedi del Ciel per un portento.
Alì qui mi ha condotta. Alì pien di dispetto,
Perchè d’altri non fossi, m’alza la spada al petto.
Giunse Lisauro in tempo...
Radovich.   Come! Lisauro è giunto
A liberar Zandira nel10 suo periglio in punto!
Non concertò con essa l’uom valoroso e accorto
Una seconda fuga qual meditolla al porto?

[p. 74 modifica]
Videro i miei soldati dal bastimento istesso

D’un amatore ardito il temerario eccesso.
Dimmi, è tal la mercede che alla pietà tu rendi?
Lisauro. So che rimproverarmi la libertade intendi,
Ma rimproveri tali soffrir non sono avvezzo.
Prendi da questa borsa, sia risarcito il prezzo.
(getta a’ piedi di Radovich una borsa
E se in tempo opportuno tu mi prestasti aita,
A Zandira e a te stesso salvata ho anch’io la vita.
Ora che siam del pari, palese ora ti sia,
Che un mio rival non soffro, e che Zandira è mia.
Radovich. Tua Zandira? che sento! Tua chi la rese, indegno?
(a Lisauro
Dimmi, con lui prendesti qualche novello impegno?
(a Zandira
Senza di me la mano al mio rival donasti?
Misera, se ciò è vero, (a Zand.) Trema, se tanto osasti.
(a Lisauro
Zandira. No, Radovich pietoso; lo giuro e lo protesto,
Libera sono ancora, so il mio dovere in questo.
Radovich. Come puoi dir, mendace, tuo di Zandira il cuore?
Lisauro. Mio se il destin nol fece, mio lo pretende amore;
E la pretesa ho in seno sì radicata e forte,
Che svellerla sol puote o la tua o la mia morte.
Ecco la spada ho in pugno, a disputar mi appresto
Il suo cor, la sua mano.
Zandira.   Ah qual trasporto è questo?
(s’accosta a Lisauro
Radovich. Giovine sconsigliato, a me superbo, ardito,
Fai colla destra armata l’orgoglioso invito?
Benché da lunga pugna affaticato e stanco,
Quando l’onor mel chiede, al mio valor non manco.
Ti punirei, ribaldo; ma no, non fia11 mai vero,
Ch’io un Dalmate12 ferisca nell’Affricano impero,

[p. 75 modifica]
Meco ai lidi paterni di ritornare aspetta;

Offrimi allor, se il brami, la sfida e la vendetta.
Zandira. (Cor magnanimo invitto!)
Lisauro.   Di qua non s’ha a partire.
Un di noi, Radovich, dee vincere o morire;
E perchè la tua patria non temi insultar meco,
Sappi non sono Illirico, ma di natal son Greco.
Radovich. Perfido! se mentire il tuo natal pretendi,
La mia nazion tradisci, la tua nazione offendi.
Grecia è patria onorata, madre d’eccelsi eroi,
Tu ti conosci indegno di star fra figli suoi.
E la mia patria illustre, specchio d’onor, di fede,
Sdegna in te menzognero un vergognoso erede.
Zandira. Perchè mentir la patria che dee tenersi in core?
Lisauro. Se la ragion mi chiedi, fu la ragione amore.
Questa novella colpa non discoperta invano
Armi contro di me di Radovich la mano.
Nè ti pensar ch’io creda esser di te più forte;
Nell’incontrar tuoi colpi, vengo a incontrar la morte.
Ora ch’esser non temi alla tua patria ingrato,
Una vittima accogli che ti presenta il fato.
(in atto di ostilità
Zandira. Deh a un misero perdona, che amor fa delirante 13.
Radovich. In qual parte nascesti?
Lisauro.   È la mia patria il Zante.
Radovich. L’isola fortunata ne’ lidi suoi felici
Dell’Adriatico impero gode qual noi gli auspici.
Vanne 14, in te del mio principe un suddito rispetto,
Ho la mia patria in core, ho il mio Leone in petto.
Lisauro. Stelle, barbare stelle! ad un uom disperato,
Ad un che morir brama, è anche il morir vietato?
Con fievoli pretesti tu sfuggi i colpi miei,
E se pugnar ricusi, segno che un vil tu sei.

[p. 76 modifica]
Radovich. Vile a me? Temerario! fido alla patria sono,

Ma ad un fratei medesimo tal’onte 15 io non perdono,
(si bollono
Zandira. Difendeteli, o Numi. (osserva fra le scene
  Ah, nuove genti armate
Giungono a questa volta. L’armi in difesa usate.

SCENA VII.

Un Officiale16 di milizie Affricane con seguito, e detti. Radovich e Lisauro si mettono in difesa.

Offiziale. Contro l’ordin supremo non opponete il brando.

D’Ibraim che mi manda, adempiasi il comando.
Radovich valoroso non opporrassi, io spero,
Dell’Alcaide alla guardia. Lisauro è prigioniero.
Lisauro. Io prigionier?
Offiziale.   T’accheta; cedimi la tua spada.
Può il rispetto al perdono agevolar la strada.
Lisauro. Or dimostrare è tempo l’amor che vanti impresso
Per li sudditi nati in un dominio istesso. (a Radovich
Radovich. Va, obbedisci al comando. Se ti faranno un torto,
Cingo la spada al fianco, ho la mia nave in porto.
Difendere prometto, quando vi sia ragione,
Non te, che non lo merti, l’onor della nazione.
Ma se sei reo convinto, allor più non m’impegno:
Non ha più patria al mondo un mancatore indegno.
(patte

SCENA VIII.

Lisauro, Zandira, e l'Offiziale, e i Soldati.

Lisauro. (La mia colpa novella il mio pensier m’addita;

Sarà l’accusatrice Argenide schernita).

[p. 77 modifica]
Ah! Zandira, Zandira, volea passarmi il cuore

Pria di vedermi esposto all’onta ed al rossore;
Tu fosti la mia colpa, e tu sei la mia pena,
Vieni a mirar tu stessa la tragica mia scena.
Deh se le mie sventure s’han da compire appieno,
Tu, se nemico ho il mondo, mi compatisci almeno.
(parte fra i Soldati

SCENA IX.

Zandira sola.

Ah che d’ogni sua colpa, se tace o se favella,

O col labbro, o cogli occhi, me la ragione appella.
Tutte le di lui trame, tutti i delitti e l’onte
Fur dall’amor prodotti, e uscir da questo fonte;
Onde se per mia colpa a delirar lo veggio,
So che lodar nol posso, ma abbandonar nol deggio.


Fine dell’Atto Quarto.


Note

  1. Così nel testo.
  2. Così nel testo.
  3. Ed. Zatta: muori.
  4. Ed. Zatta: ritrocede.
  5. Nell’ed. Zatta è stampato per isbaglio: Perfidi, sì morirete. Il Goldoni per distrazione lasciò questo setteoario in abbandono e ricominciò poi un altro verso martelliano.
  6. Ed. Zatta: il mio dono.
  7. Ed. Zitta: ti ubbidisco.
  8. Nelle edd. Pitteri e Savioli è stampato per isbaglio: Prima al piè ecc.; nell’ed. Guibert e Orgeas: Prima al piè ecc.; nell’ed. Zatta: Prima ch’appiè ecc.
  9. Ed. Zatta: si unisce agli.
  10. Ed. Zatta: del.
  11. Ed. Zatta: sta.
  12. Così nel testo.
  13. Ed. Pitteri: delirante.
  14. Nell’ed. Zatta è stampato per errore: Vale.
  15. Ed. Savioli: tal’onta.
  16. Ed. Zatta: uffiziale.