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72 ATTO QUARTO
Zandira. (Voglio osservar dal lido, se Tetuan si vede).

(si accosta al mare
Lisauro. (Ah che vuol trarmi a (orza amor fuor di me stesso.
Sentomi nell’interno disposto ad ogni eccesso).
Zandira. Dove, Lisauro, credi sia Tetuan piantato?
Lisauro. So dov’è.
Zandira.   Non m’inganni?
Lisauro.   Andiam da questo lato.
Zandira. Perfido! ancora ardisci di meditar menzogne?
Lisauro. Orsù lascia, Zandira, le inutili rampogne.
Vieni meco.
Zandira.   Se ai passi un traditor mi sforza.
Saprò la forza istessa vincere colla forza.
(prende di terra la sciabla d’Alì
Sì, questa sciabla il Cielo non mi presenta invano.
Lisauro. Inutile difesa d’una donzella in mano.
Sieguimi per tuo meglio.
Zandira.   Oh scellerati eccessi!
Sì, che tu sei più barbaro degli Affricani istessi.
Prima ch’ai 1 piè ti getti a domandar perdono,
Piangi le colpe andate, chiedi l’amore in dono.
Vinci la mia pietade al suon de’ tuoi sospiri,
Poscia col ferro in mano a minacciarmi aspiri?
Lisauro. No, ch’io non son sì barbaro qual tu mi credi, ingrata;
Essere puoi sicura armata e disarmata.
S’anche colei non fosti che m’empie il cor d’affetto,
Non ardirei di donna volger la spada al petto.
Finsi per atterrirti, poiché l’amor non giova.
Giunse un cor disperato a far l’ultima prova.
Altro per me non resta, dopo un sì nero eccesso,
Che punir le mie colpe, e trucidar me stesso.
(volge la spada per ammazzarsi

  1. Nelle edd. Pitteri e Savioli è stampato per isbaglio: Prima al piè ecc.; nell’ed. Guibert e Orgeas: Prima al piè ecc.; nell’ed. Zatta: Prima ch’appiè ecc.