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LA DALMATINA 71
Parloti di coloro che nati in nobil cuna

D’uopo non hanno al campo di migliorar fortuna.
Mirali per la gloria a procacciare intenti
Gli assalti, le battaglie, gl’incontri ed i cimenti.
Veggono l’inimico alla difesa armato,
Salgono sulle mura a disfidare il fato.
Fischiano d’ogni intorno piombi per l’aer vibrati.
Vedi gli eroi costanti a disprezzarli usati.
Giunge la spada al petto del valoroso e forte,
Pensa alla sua vittoria, non al terror di morte.
E se ai paterni lidi torna di lauri cinto,
Bastagli il poter dire, ho trionfato, e vinto.
Questo delle grand’alme, questo è il maggior diletto,
Questa è la gloria vera che ha il tuo rivale in petto.
Lisauro. Noi lo vedrem, ma intanto tempo noi qui perdiamo;
Che dobbiam far, Zandira?
Zandira.   Alla cittade andiamo.
Lisauro. (Ah che vicin preveggo il mio crudele affanno;
Sento che amor mi sprona ad un novello inganno.
Nè tollerar non posso di perderla il cimento). (da sè
Sieguimi.
Zandira.   (Che vuol dire quel novel turbamento?)
Questa è la via?
Lisauro. Sì, questa. Andiam, di che paventi?
Zandira. Orme qui non si veggono d’uomini, nè d’armenti.
Lisauro. Come vuoi tu nel bosco mirar l’orme stampate?
Zandira. Dove vi son capanne, vi saran vie calcate.
Lisauro. Questa è la via ch’io feci, seguimi pur, t’affretta.
Zandira. (Ah! che mi trema il core).
Lisauro.   Non vuoi seguirmi?
Zandira.   Aspetta.
(sf incammina verso il mare
Lisauro. Dove ten vai?
Zandira.   Ritorno. (come sopra
Lisauro.   (Ah! del mentir s’avvede).