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LA DALMATINA 75
Meco ai lidi paterni di ritornare aspetta;

Offrimi allor, se il brami, la sfida e la vendetta.
Zandira. (Cor magnanimo invitto!)
Lisauro.   Di qua non s’ha a partire.
Un di noi, Radovich, dee vincere o morire;
E perchè la tua patria non temi insultar meco,
Sappi non sono Illirico, ma di natal son Greco.
Radovich. Perfido! se mentire il tuo natal pretendi,
La mia nazion tradisci, la tua nazione offendi.
Grecia è patria onorata, madre d’eccelsi eroi,
Tu ti conosci indegno di star fra figli suoi.
E la mia patria illustre, specchio d’onor, di fede,
Sdegna in te menzognero un vergognoso erede.
Zandira. Perchè mentir la patria che dee tenersi in core?
Lisauro. Se la ragion mi chiedi, fu la ragione amore.
Questa novella colpa non discoperta invano
Armi contro di me di Radovich la mano.
Nè ti pensar ch’io creda esser di te più forte;
Nell’incontrar tuoi colpi, vengo a incontrar la morte.
Ora ch’esser non temi alla tua patria ingrato,
Una vittima accogli che ti presenta il fato.
(in atto di ostilità
Zandira. Deh a un misero perdona, che amor fa delirante 1.
Radovich. In qual parte nascesti?
Lisauro.   È la mia patria il Zante.
Radovich. L’isola fortunata ne’ lidi suoi felici
Dell’Adriatico impero gode qual noi gli auspici.
Vanne 2, in te del mio principe un suddito rispetto,
Ho la mia patria in core, ho il mio Leone in petto.
Lisauro. Stelle, barbare stelle! ad un uom disperato,
Ad un che morir brama, è anche il morir vietato?
Con fievoli pretesti tu sfuggi i colpi miei,
E se pugnar ricusi, segno che un vil tu sei.

  1. Ed. Pitteri: delirante.
  2. Nell’ed. Zatta è stampato per errore: Vale.