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70 ATTO QUARTO
E tu se gratitudine non hai nell’alma spenta,

Ch’egli dai lacci ha sciolto anche il tuo piè, rammenta;
E rammentando il dono del tuo liberatore,
Meco privar nol devi del meritato onore.
Lisauro. Dunque perch’ei mi dona di libertà il tesoro,
Dargli dovrò in mercede quella beltà che adoro?
Più della libertade deesi apprezzar la vita,
E al rinunziar Zandira va la mia morte unita.
S’egli sborsato ha il prezzo, renderlo a lui prometto:
Mi avrà sino ch’io viva al suo voler soggetto;
Servirlo io non ricuso, mi avrà per mar, per terra,
Fido compagno in pace, fido seguace in guerra.
Ma se rapirmi ei tenta il cuor del caro bene,
Tornerei mille volte piuttosto alle catene.
Spiaceti la costanza?
Zandira.   No, fedeltà mi alletta.
Segui ad amar costante, e la mercede aspetta.
Questo parlar sincero mi piace e m’innamora.
Scordomi i tuoi trasporti, torno ad amarti ancora.
Ma l’amor ch’io ti porto non mi fa cieca a segno
Di usar a chi benefica un trattamento indegno.
Veggasi Radovich. Sai che pietoso ha il cuore:
Noto per te gli feci il mio cocente ardore.
E se te pur dai lacci sciolse l’uom generoso,
Per le sue mani io spero che tu sarai mio sposo.
Lisauro. Eh mi lusinghi invano. Tante fatiche e tante
Ei non avria sofferte, s’ei non ti fosse amante.
Zandira. Credi che a lui non basti sol della gloria il vanto?
Lisauro. No, per la gloria sola l’uom non arrischia tanto.
Zandira. Mostri che poco nota siati la gloria vera.
Questa sul cor magnanimo de’ valorosi impera.
Chi è che l’eroe conduce d’oste nemica a fronte,
A tollerar fra l’armi tanti perigli ed onte?
Por non ti voglio in vista chi a forza o per mercede
Sotto l’altrui comando a faticar si vede.