Dizionario Latino-Italiano (Georges, Calonghi)/B
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Traduzione dal tedesco di Ferruccio Calonghi (1896)
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B
B, b, seconda lettera dell’alfabeto latino, corrispondente al greco beta (Β, β), ma chiamata brevemente be.
Băby̆lo, ōnis, m., Babilonese, appell. == uomo di ricchezze e lusso orientali, Ter. adelph. 915.
Băby̆lōn, ōnis, acc. comun. ōna, f. (Βαβυλών), capitale della Babilonia, sulle due rive dell'Eufrate in un quadrato, nella cui parte orientale si trovava il palazzo dei re Caldei (Nebucadnezar, ecc.) coi famosi giardini pensili (ora el Kasr, cioè il palazzo); rovine separate della città si trovano ancora attualmente in Ard Babel presso St. Hille nell’Irak Arabi. — Deriv.: A) Băby̆lōnĭa, ae, f. (Βαβυλωνία), 1) il paese della Babilonia, vasta pianura, non interrotta da monti, a S. della Mesopotamia, dove si avvicinano l’uno all’altro l’Eufrate e il Tigri, fino alla loro comune foce nel golfo Persico: sede primitiva dell’astronomia ed astrologia e dell’arte di tessere stoffe preziose: l’odierno Irak Arabi, ed in senso più ampto anche == tutto l'impero Assiro-Babilonese. 1) la città di Babilonia. B) Băby̆lōnĭcus, a, um, babilonese; comun. al plur. Babylonica, orum, n., coperte, tappeti babilonesi, Luc. ed a. C) Băby̆lōnĭus, a, um, Babilonese, arx, Curt.: numeri, calcoli caldei e astrologici == predizione cogli astri, Hor.: quindi Horos, versato nell’astronomia, Prop.: sost., Babylonii, ōrum, m. == abitanti della Babilonia, Babilonesi e Babylonia, ae, f. == donna babilonese.
bāca (bacca) ae, f., bacca, coccola, I) propr. A) in gen.: lauri bacae, Verg.: piperis bacae, bacche, granelli di pepe, Vitr. B) partic.: bacca dell'olivo, oliva, agricola cum florem oleae videt, bacam quoque se visurum putat, Cic.: così Venafranae baca olivae, Hor.: bicolor baca Minervae (perchè l’olivo era sacro a Minerva), Ov. II) trasl.: A) ogni frutto rotondo degli alberi, arborum bacae (contr. fruges terrae), Cic. B) perla, insignis, Hor.: aure leves bacae pendent, Ov.
bācātus, a, um (baca n° II, B), ornato di perle, di perle, monile, Verg. ed a.
Bacaudae, ārum, m. (== rebelles), contadini nella Gallia, che si sollevarono sotto Diocleziano e Massimiano e cagionarono molti tumulti, Aur. Vict. Caes. 39, 17. Eutr. 9, 20.
bacca, V. baca.
baccăr (bacchăr), ăris, n. o baccăris, (bacchăris), is, f. pianta con radice odorifera, da cui si ricavava un olio; secondo Sprengel valeriana celtica, Verg., Curt. ed a. bāccātus, V. bacatus.
Baccha, ae, f. (Βάκχη), baccante, sacerdotessa (compagna) di Bacco eccitata fino al furore, Cic. ed a.: Bacchis initiare alqm, iniziare al culto bacchico, Liv.
bacchābundus, a, um (bacchor), che si dà all’entusiasmo bacchico, all’orgia bacchica, agmen, Curt. 9, 10 (42), 27.
Bacchānăl, ālis, n. (Bacchus), I) luogo consacrato a Bacco, luogo ove si celebrano le feste di Bacco, luogo del culto di Bacco, Liv. 39, 18, 7. II) plur. Bacchanalia, ium (talo. -iorum), n., festa, solennità di Bacco, baccanali, ogni tre anni, avevano luogo di notte, molto tumultuosamente e sfrenatamente, quindi proibiti in Roma l’anno di Roma 568 (186 av. Cr.) con un decreto del Senato, Cic. de legg. 2, 37. Sall. hist. fr. 3, 79 (97). Liv. 39, 9 e segg.
Bacchānālis, e (Bacchus), baccanale, di Bacco, sacra, festa di Bacco (V. Bacchanal n° II), Val. Max.: chorus, Aur. Vict.
bacchăr e bacchăris, V. baccar.
baccātĭo, ōnis, f. (bacchor), gozzoviglia, orgia, stravizzi, nocturnae ejus bacchationes ac vigiliae, Cic. II. Verr. 1, 33.
Bacchē, ēs, f. (Βάκχη), Baccante, Ov. Am. 1, 14, 21 e trist. 4, 1, 41.
Bacchēĭus, a, um (Bacchus), di Bacco, dona, vino, Verg.: sacra, Ov.
Bacchēus, a, um (Βακχεῖος), bacchico, delle baccanti, ululatus, Ov.: vineta, Ov.
Bacchĭădae, ārum, m. (Βακχιάδαι), discendenti dell'Eraclide Bacchide (signore di Corinto dal 924 av. Cr.), Bacchiadi, antichissima famiglia dominante in Corinto, rovesciata nel 657 av. Cr. da Cipselo
Bacchĭcus, a, um (Βακχικός), bacchico, serta, Ov. trist. 1, 7, 2.
1. Bacchĭus, a, um (Bacchus), bacchico, sacra, Ov. met. 3, 518.
2. Bacchīus, a, um (Βακχεῖος), bacchio, pes, di due lunghe e una breve, --∪ per es. Rōmānŭs), opp. ∪-- (p. es. sălūtī), Quint. 9, 4, 82.
bacchor, ātus sum, āri (Bacchus), I) intr.: A) propr., celebrare la festa di Bacco, cum alqo, Plin.: quindi bacchantes, le Baccanti, Ov. e Curt. B) trasl.: a) generic. di uomini, a guisa di Baccanti, vagare, schiamazzare, infuriare, smaniare, Cic. ed a.: anche andar errando intorno schiamazzando, smaniando, infuriando, per urbem, Verg.: in antro, Verg. b) di un oratore focoso o del suo discorso, furere et bacchari, Cic.: inanibus locis bacchari, comportarsi da baccante, Quint. c) di sogg. inan. == infuriare, imperversare, del vento, Hor. e Ov. di voci, per urbem, Verg. II) tr. far risuonare il grido di Bacco, bacchari euhoë, Catull. 64, 61 e 255: di luoghi, passivo == echeggiare del grido, delle danze o della festa di Bacco, bacchata jugis Naxos, Verg.
Bacchus, i, m. (Βάκχος), I) Bacco, presso i greci il giovine bello, molle dio del vino: come tale identificato dai Romani col loro dio della natura, Liber. Giove lo generò colla Tebana Semele. Semele ingannata dall’astuzia di Era, che venne a lei col volto della sua nutrice o di un'amica, domandò a Giove, poichè egli le aveva promesso l'adempimento di ogni desiderio, di apparirle nel medesimo splendore, con cui si avvicinava ad Era. Giove apparve con lampi e tuoni, e Semele, atterrita, sorpresa dalla fiamma, partorì abortendo (quindi Bacchus ignigena): ma Giove salvò il neonato dall’incendio e lo cucì nella sua coscia. Dopochè il dio a tempo debito ebbe disgiunta la cucitura e fu nato il bambino (quindi bis genitus, satus iterum e bi-mater), lo affidò ad Ermete. Questi portò il fanciullo ad Ino (sorella di Semele) e al marito Atamante e raccomandò loro di educarlo come una ragazza. Ma avendo Era adirata reso pazzi furiosi marito e moglie, Giove mutò il ragazzo in un capro ed Ermete lo recò alle ninfe, che abitavano sul monte Nisa (quindi Bacchus Nyseus e Nysius). Cresciuto, viene Bacco stesso reso furente da Era e va errando frenetico. II) meton.: A) grido di Bacco (Io Bacche!), Baccho audito, Verg. Aen. 4, 302. B) vite, Verg. ge. 2. 113 ed a. C) == vino, Verg. ecl. 5, 69 ed a.
baccĭfĕr, V. bacifer.
baccŭla, V. bacula.
Băcēnis, is, f. vasta foresta della Germania, la quale formava un muro naturale di confine tra i Cherusci e gli Svevi, senza dubbio la parte occidentale della Selva di Turingia, nel Medio Evo Buconia, Buchenau.
baceŏlus, i, m. baggeo, stolido, diceva Augusto invece di stultus, secondo Suet. Aug. 87.
bacĭfĕr, fĕra, fĕrum (baca e fero), che porta bacche (olive), Pallas, Ov. am. 2, 16, 8.
băcillum, i, n. (dimin. di baculum), piccolo bastone, bastoncello, bastoncino, Cic. ed a.: partic., bacchetta del littore, verga del littore.
Bactra, ōrum, n.(Βάκτρα,), capitale della Battriana sul fiume Battro, l'odierna Balk (poet. meton. == abitanti di Battra o == impero della Battriana). — Deriv.: a) Bactri, ōrum, m. abitanti della città di Battra o della Battriana. b) Bactrĭānus, a, um (Βακτριανός), Battriano, regio o terra (== Βακτριανή), paese della Battriana (una delle provincie orientali dell’impero persiano, l’odierna Balk): e sost. Bactrianus, i, m., Battriano e partic. Bactriani, ōrum, m. abitanti di Battra o della Battriana, Battriani.
bācŭla, ae, f. (dimin. di baca), piccola bacca, coccolina, Plin. ed a.
băcŭlum, i, n. e (probab. forma posteriore), băcŭlus, i, m. (da connettersi con βάκτροω, da βάω, βάζω, andare), bastone (propr. come appoggio nel camminare, quindi anche == scipio, bastone per ornamento, e == fustis, bastone per percuotere, verga), summa papaverum capita baculo decutere, Liv.: come bastone da pastore, pastor baculo innixus, Ov.: come bastone dell’augure (lituus), baculum sine modo aduncum, Liv.: come scettro, argenteum, Flor.: elapsum baculum, Suet.
Badia, ae, f. città dell'Hispania Baetica, ancora attualmente M. S. de Botua.
Baebĭus, a, um, denominazione di una gens romana plebea, coi cognomi Dives, Sulca, Tamphilus. — agg. Bebio, lex Baebia (de praetoribus creandis). Baetis, is, acc. in, m. (Βαῖτις), fiume princivale dell’Hispania Baetica, ora Guadalquivir. — Deriv.: Baetĭcus, a, um Betico, che si trova sul fiume Beti, provincia Baetica (Βαιτική), provincia (Spagn.) Betica, una parte della Spagna S.O., ora Andalusia e parte di Granata, celebre per la sua lana. — plur. sost., Baetici, orum, m., abitanti della Betica, Betici.
Bagaudae, più esattamente Bacaudae. V.
Băgōus, i, m. e Băgōās, ae, m. (Βαγώας, vocabolo persiano), nome persiano == «eunuco», sotto cui è partic. noto l'uccisore di Artaserse III (Oco) e di Arse, Quint. 5, 12, 21: quindi appell. == ogni custode di donne, eunuco, Ov. am. 2, 2, 1.
Băgrăda, ae, m. (Βαγράδας), il fiume più notevole nel territorio di Cartagine, che sbocca nel mare tra Utica e Cartagine, ora Medsjerda.
Bājae, ārum, f. D città e bagni caldi sulla costa della Campania (tra Cuma e Pozzuoli) ugualmente rinomata per le bellezze della natura, la virtù medica delle sue fonti, e la piacevolezza della vita ch’ivi si conduceva, Baia, Cic. ep. 9, 2, 5; in Clod. fr. 20 (4, 1). Hor. carm. 2, 18, 20. Sen. ep. 51, 1 e segg.: come stazione di bagni anche aquae, in Prop. 1, 11, 30. II) meton., ogni stazione balneare, Cic. Cael. 35 e 38. — Deriv.: Bājānus, a, um, di o a Baja, negotia, Cic.: lacus, lago Lucrino, Tac.
bājŭlo, (bājŏlo), āre (bajulus), fare il facchino; portar sul dorso un peso, q.c. di pesante, asinus bajulans sarcinas, Phaedr.: alqm, portar sul dorso, Quint.
bājŭlus, (bājŏlus), i, m. == ἄχθοφόρος, portatore di pesi (per guadagno), facchino, Cic. ed a.
bālaena, ae, f. (φάλαινα), balena, Ov. Plin. ed a.
bălănus, i, f. (βάλανος) = myrobalanus, mirobalano, dal cui nocciolo si estrae un olio che non ha odore e che riceve facilmente e conserva altri odori graditi, Hor. e Plin.
bălătro, ōnis, m., buffone, giullare, Hor. sat. 1, 2, 2.
bālātus, ūs, m. (balo), belato delle pecore, delle capre, Verg. ed a.
balbē, avv. (balbus), balbettando, Lucr. 5, 1020.
balbus, a, um (da connettersi con balare), balbo, balbuziente (contr. planus, che parla senza impedimenti, scioltamente), di pers., Cic.: verba, Hor.
balbūtĭo, īvi, ītum, īre (balbus), 1) intr. balbettare, balbutire, Cels. ed a.: trasl., balbettare, balbutire intorno a q.c. == non essere chiaro nelle proprie vedute, idee, intenzioni, ecc., non esprimersi chiaramente, de natura deorum, Cic.: desinant balbutire, Cic. II) tr. balbettare, illum balbutit scaurum, lo chiama balbettando, vezzeggiando (poichè egli parla a modo di fanciullo) piccolo zoppo, Hor. sat. 1, 3, 48: trasl., Stoicus perpauca balbutiens, a cui fa solo talvolta difetto la necessaria chiarezza, Cic. Ac. 2, 137.
Bălĕāres (Bălĭāres) insulae o sempl. Bălĕāres, ĭum, f. (Βαλιαρεῖς), isole Baleari, Baleari, ora Majorca (major) e Minorca (minor), i cui abit. erano assai rinomati come frombolieri. — Deriv.: A) Bălĕāris ((Baliaris), e, Baleare; plur. sost., Baleares, ium, m. (Βαλιαρεῖς), abit. delle isole Baleari, Baleari, B) Bălĕārĭcus ((Baliaricus), a, um, Baleare; e Balearicus, soprannome di Q. Caecil. Metellus, come vincitore delle Baleari.
bălĭnĕum, contr. balnĕum, i, n., bălĭnĕa o bălnĕa, ōrum, n., ma comun. eteroclit. bălĭnĕae, contr. balnĕae, ārum, f. (βαλανεῖον), bagno, bagni (di bagni pubblici, come consistenti di più camere, solt. il plur., parimenti anche di grandi bagni privati), 1) propr.: balineum calefieri jubebo, Cic.: cum a balneo exissem, accepi litteras tuas, Cic.: balneae publicae, Cic.: in balneas venire, Cornif. rhet.: in balneis fuisse cum filio, Cic. II) meton.: A) bagno == tinozza coll’acqua per il bagno, praefervidum, Tac.: balneo inferri, Tac. B) bagno == il bagnarsi, balneum prodest, Cels.: balneo raro utendum, Cels.
bālista, V. ballista.
Ballĭo, ōnis, m. nome di un mezzano spregevole nel Pseudolo di Plauto; quindi appellat., un Ballio == uomo spregevole, Cic. Phil. 2, 15.
ballista, ae, f. (βάλλο), grande macchina da guerra, foggiata ad arco, tesa con funi e nervi, con cui si scagliavano pietre ed altri protettili, macchina da scagliare, balestra, ballista, Caes. ed a.
ballux, V. balux.
balnĕae, V. balineum.
balnĕārĭus, a, um (balneum), appartenente al bagno, da bagno, fur, che dimora nei bagni, Catull. 83, 1: sost., balnĕārĭa, ōrum, n. bagni, camere per i bagni, Cic. ed a.
balnĕātŏr, ōris, m. (balneum), bagnino, bagnaiuolo, custode dei bagni, Cic. ed a.
balnĕŏlae, V. balneolum.
balnĕŏlum, i, n. (dimin. di balneum), piccolo bagno, Sen. ed a.: plur. eteroclit. balnĕŏlae, ārum, f. (dimin. di balneae), Cic. fr.
balnĕum, V. balineum.
bālo, āvi, ātum, āre, belare, di pecore, Quint. ed a.: poet., assol. balantes == oves, Verg. ed a.
balsămum, i, n. (βάλσαμον), I) gomma odorosa dell’albero del balsamo, balsamo, Verg. ed a. II) albero, arbusto del balsamo, balsami silvae, Flor.
baltĕus, i, m. e baltĕum, i, n., balteo, cinturino della spada, cintola, Caes. ed a.
bālux, lūcis, f. (vocab. spagn.) == χρύσαμμος, sabbia d’oro, granelli d’oro, Justin. ed a.
Bambălĭo, ōnis, m.(da βαμβάλειν), (balbuziente), come soprannome M. Fulvius Bamb., padre di Fulvia, moglie di Antonio.
Bandŭsĭa, ae, f. fonte deliziosa nel podere di Orazio nella Sabina.
Bantĭa, ae, f. città dell’Apulia non lungi da Venosa, in una regione selvosa presso al monte Vulture, ora S. Maria di Vanze. — Deriv.: Bantīnus, a, um, appartenente a Banzia, bantino,
baptistērĭum, ĭi, n. (βαπτιστήριον), bacino per bagnarsi e nuotare, Plin. ep. ed a.
bărăthrum, i, n. (Βάραθρον), I) baratro, abisso, voragine, inferno, Lucr. ed a.: barathro donare, gittar nel baratro, cioè scialacquare, Hor. sat. 2, 3, 166. II) trasl., scherz. o sarcast., di pers. insaziabile, barathrum macelli, abisso, voragine, Hor. epod. 1, 15, 31.
bărăthrus, i, m. (βάραθρος), uomo degno di morte, uomo abbietto, Lucr. 3, 964.
barba, ae, f., barba, a) degli uomini, barba promissa, Nep.: promittere barbam, Liv.: barbam tondere, Cic. b) degli animali, hirci, caprae, Plin.: lupi, Hor.
barbărē, avv. (barbarus), in modo straniero, come uno straniero == incoltamente, rozzamente, nelle cognizioni, lingua e modi, quindi anche sgarbatamente, scortesemente, loqui, Cic.: exclamare, Quint.: laedere oscula, Hor.
barbărĭa, ae (forma second. barbărĭēs, acc. -em, abl. -e), f. (barbarus), I) paese forestiero, straniero, in oppos. alla Grecia e Roma, Cic. ed a. II) meton.: A) barbarie, ignoranza, rozzezza spirituale, haec turba et barbaria forensis, Cic.: nunc barbaries grandis, Ov.: di «espressioni barbare (erronee), barbarismi» nel discorso, aliqua barbaries domestica, Cic. Brut. 258. B) barbarie morale, crudeltà, fierezza, inveterata quaedam barbaria, Cic.
barbărĭcus, ae, um, barburico, barbaro, da parte dei Romani == non romano, non greco, straniero, forestiero, Verg., Liv. ed a.: frigio, Verg. ed a.: germanico, Suet.: sost., barbaricum, i, n., paese straniero, Eutr.
barbărĭēs, V. barbaria.
barbărismus, i, m. (βαρβαρισμός), il parlare in modo straniero, cioè erroneo, il parlare erroneo, errore di lingua, barbarismo, Cornif. rhet. e Quint.
barbărus, a, um (βάρβαρος), I) straniero, forestiero, e sost., uno straniero, forestiero, barbaro, estraneo ai costumi greci e romani, a) in gen.: servi agrestes et barbari, Cic.: reges, Hor.: barbara (puella) sermone est? parla essa in gergo? Ov.: sost., barbari quidam et immanes (contr. Graeci homines), Cic.: quindi in barbarum == secondo il costume, il modo degli stranieri, forestieri, barbari, Tac. b) partic., di un popolo determinato: α) in bocca di un Greco o in opposiz. a ciò che è greco, barbaro == italico, romano, latino, tantum barbaris casibus Graecam litteram (Φ) adhibere, Cic.: e così in bocca d’un Macedone, cum barbaris aeternum omnibus Graecis bellum est eritque, Liv.: e in contrapp. al Ponto, barbarus hic ego sum, quia non intellegor ulli, Ov. β) per frigio, carmen, Hor. γ) per persiano, Nep. e Curt.: e per eccellenza barbarus del re di Persia, Nep. Them. 4, 5, e altr.: di un alto personaggio persiano, Nep. Ag. 3, 1. δ) infine generic. per ogni popolo nemico non greco e non romano: una volta persino di un popolo greco (i Dassareti), Liv. 31, 33, 5. II) meton., barbaro, A) spiritualm., rozzo, incolto, inhumanus ac barbarus, Cic.: homines barbari atque imperiti, Caes.: non sunt illa (scripta) suo barbariora loco, Ov. B) == moralmente, rozzo, selvaggio, duro, crudele, homines feri ac barbari, Caes.: immanis ac barbara consuetudo hominum immolandorum, Cic.: barbariora sacra, Ov.
barbātŭlus, a, um (dimin. di barbatus), un po’ barbuto, di primo pelo, con piccole basette, juvenis, Cic.: mulli, Cic.
barbātus, a, um (barba), barbato, barbuto, I) di divinità e uomini, 1) in gen.: (contr. imberbis), Juppiter, Cic.: aut imberbes aut bene barbati, Cic.: equitare in arundine, si quem delectat barbatum (adulto), Hor. 2) partic.: di Romani del tempo antico (in cui non si radevano ancora la barba), p. es.: unus aliquis ex barbatis illis, Cic. Sest. 19. II) di animali, hirculus, Catull.: sost. semplic. barbatus, dalla lunga barba == capro, becco, Phaedr.
barbĭgĕr, gĕra, gĕrum (barba e gero), che porta la barba, barbato, barbuto, capellae, pecudes, Lucr.
barbĭtŏs, i, c. (βάρβιτος, -ον), cetra (originariamente distinta dalla lira per i toni più gravi e il maggior numero di corde, ma spesso scambiata con essa), age dic Latinum, barbite, carmen, Hor.; meton. == canto (suonato sulla cetra), Ov. her. 15, 8.
barbŭla, ae, f. (dimin. di barba), barbetta, piccole basette, lanuggine, Cic. Cael. 33.
Barca, ae, m. (Βάρκας, da בָּרָק; lampo, o spada lampeggiante), capostipite della famiglia dei Barca, tanto celebre posteriormente in Cartagine, a cui appartenevano Amilcare ed Annibale: quindi soprannome di Amilcare, Nep. Ham. 1, in. — Deriv.: Barcīnus, a, um, di Barca o dei Barca, familia, factio, Liv.: sost., Barcini, orum, m. == i Barca, la casa dei Barca, la famiglia dei Barca, Liv.
Barcaei, V. Barce.
Barcē, ēs, f. (Βάρκη), città delia Cirenaica, col porto di Ptolemais (dopo la rovina della città, chiamata Barca), dal nome della quale la provincia si chiama ancora adesso Barca: ora rovine di Merdsjeh. — Deriv.: Barcaei, ōrum, m. (Βαρκαίοι), abitanti del paese di Barca, tribù nomade, nell’epoca romana terribile per estese piraterie.
Barcīnus, a, um, V. Barca.
bardītus, V. barritus.
bardus, a, um (da βραδύς), stupido, tardo d’ingegno, sciocco, Cic. de fato, 10.
Bargūsĭi, ōrum, m. (Βαργούσιοι), tribù della Spagna Tarraconense, nell’odierna Catalogna.
Bargy̆lĭae, ārum, f. e Bargy̆lĭa, ōrum, n. (Βαργύλια, τά), città della Caria nell’angolo più interno del sinus Bargylieticus limitato dal Prom. Posidium e dalla città di Mindo. — Der.: A) Bargy̆lĭētae, ārum, m., abitanti di Bargilia B) Bargy̆lĭētĭcus, a, um, di Bargilia.
bāris, ĭdos, f. (βᾶρις), navicella egizia, specie di zattera, Prop. 3, 11, 44.
bārītŭs, V. barritus.
Bārĭum, ĭi, n. (Βάριον), porto non senza importanza nell’Apulia, sul mare Adriatico, ora Bari.
bāro, ōnis, m. (varo, varro, stupido), semplicione, zoticone, goffo, balordo, Cic. ed a.
barrītŭs (barītus o bardītus) , ūs, m., grido di guerra, canto di guerra dei Germani, Tac. ed a.
barrus, i, m. (parola indiana), elefante, Hor. epod. 12, 1.
bāsĭātĭo, ōnis, f. (basio), il baciare e meton. bacio, comun. al plur., Catull. ed a.
băsĭlĭca, ae, f. (βασιλική, sc. οἰκία o στοά), basilica, nome di grandi edifizii sontuosi ornati con doppio porticato nel Foro (in Roma ed altre città), che erano destinati alle sedute dei tribunali e agli affari dei mercanti (lat. puro regia, V.), Cic. ed a.: basilica Porcia, Liv.: basilica Julia, Quint. ed a.
bāsĭo, āvi, ātum, āre, baciare, baciucchiare, alqm, Catull. ed a.: multa basia, Catull.
băsis, is e ĕos, acc. im, abl. i, f. (βάσις), tutto ciò su cui riposa q.c. I) come t. t. di architettura: a) base, sostegno, piedestallo, zoccolo, statuae, Cic.: sepulcri, Cic.: prov. alqm cum basi suā metiri, misurare uno insieme colla sua base == misurarlo con una misura troppo alta, stimarlo troppo, Sen. ep. 76, 31. b) fondamenta, villae, Cic. ad Q. fr. 3, 1, 2, § 5. II) come t. t. matem.: trianguli, base, Cic. de nat. deor. 2, 125.
bāsĭum, ĭi, n., bacio d’amore, baciamano, alci basium dare, Petr.: basium surripere alci, Catull.: basia jactare, Phaedr.
Bassăreus, ĕi, m. (Βασσαρεύς da βασσάρα, cioè volpe, pelle di volpe, come ornamento delle Baccanti), soprannome di Bacco, Hor. carm. 1, 18, 11. — Deriv.: Bassărĭcus, a, um (Βασσαρικός), bacchico, comae, Prop. 3, 17, 30.
Bastarnae (Basternae), ārum, m., popolazione germanica, le cui sedi si estendevano dalle sorgenti della Vistola sino alle contrade poste a Sud delle foci del Danubio (Podolia, Galizia, Ucrania).
Bătāvi, ōrum, m., Batavi, tribù d’origine celtica, la quale in seguito a divisioni interne abbandonò le sue sedi e occupò un’isola alla foce del Reno e della Mosa, chiamata quindi Batavorum insula (in senso stretto l’isola di Olanda, la quale viene formata dal Reno propr. detto, dal Wahal in unione colla Mosa e dall’Oceano). — Deriv.: Bătāvus, a, um, Batavo.
Băthyllus, i, m. (Βάθυλλος), I) fanciullo di Samo amato da Anacreonte. II) Alessandrino, liberto di Mecenate in Roma, famoso insieme con Pilade di Cilicia, suo rivale, come fondatore della pantomima propr. romana, e ancora pregiato nella tarda età imperiale.
bătillum, i, n., braciere, Hor. sat. 1, 5, 36.
Battĭădēs, ae, m., V. Battus, n° I.
Battis, tĭdis, f., V. Bittis.
battŭo, V. batuo.
Battus, i, m. (Βάττος), soprannome di Aristotele figlio di Polimnestore (o Grino) e di Fronima, di Tera, uno dei Minii, fondatore di Cirene nella Libia, Batto. — Deriv.: Battĭădēs, ae, m. (Βαττιάδης), Battiade (cioè discendente di Batto) == Cireneo, del poeta Callimaco.
Bătŭlum, i, n., città della Campania; secondo il Reich ora Baja.
bātŭo (battŭo), ŭi, ĕre, franc. battre, di esercizi di scherma, battere, battersi, Cic.: pugnatoriis armis, Suet.: rudibus cum alqo, Suet.
baubor, āri, di cani, abbaiare, latrare (cfr. latro, Lucr. 5, 1069.
Baucis, cĭdis, f. (βαῦκις), vecchia moglie del vecchio Filemone nella Frigia.
Bauli, ōrum, m. (Βαῦλοι), luogo tra Miseno e Baia mella Campania, ove sorgevano parecchie ville (fra cui è comunemente nominata quella di Ortensio); ora villaggio di Bacolo.
Băvĭus, ĭi, m., cattivo poeta del tempo di Virgilio.
bĕātē, avv. (beatus), felicemente, beatamente, I) propr.: bene et beate vivere, Cic.: beatius, beatissime vivere, Cic. II) trasl., felicemente == completamente, locum beate implebat, Sen. cont. 7 (3), proem. § 3.
bĕātĭtās, ātis, f. e bĕātĭtūdo, dĭnis, f. (beatus), beatitudine, felicità, Cic. de nat. deor. 1, 95.
bĕātus, a, um, part. agg. (da beo), beato, felice, fortunato, I) in gen., di colui, al quale per la sua esistenza non manca alcun bene fisico e morale, a) di pers.: qui beatus est, non intellego, quid requirat, ut sit beatior, Cic.: nemo non potest non beatissimus esse, qui etc., Cic.: nihil est tam miserabile quam ex beato miser, Cic.: agricolae parvo beati, che si stimano beati, che si accontentano del poco, Hor.: plur. sost., beati, Cic. ed a. b) di condizioni, ecc.: vita, Cic.: beatior spiritus (felice ispirazione), Quint.: beatissimus animi status, Sen.: neutr. sost. in qua (virtute) sit ipsum etiam beatum (τὀ μακάριον), felicità, Cic. II) partic.: A) di ciò, a cui niente manca per la felicità materiale, generic., fortunato, colmato di beni, di beni di fortuna; agiato, benestante, ricco, a) di pers.: mulier beata ac nobilis, Cic.: homo non beatissimus, Nep.: satis beatus unicis Sabinis, Hor.: Thynā merce beatus, arricchito, Hor.: plur. sost., beati, ricchi, Prop. ed a. b) di Stati e delle loro condizioni: beata, beatissima civitas, Cic.: florente ac beatā re publicā, Liv.: nullius civitatis fortunatiorem ac beatiorem statum fore, Liv. c) di possedimenti e simili, benedetto, ricco, dotato, fertile, gazae Arabum, Hor.: rus, Hor.: auriferi ripa beata Tagi, Ov.: vox beata, voce riccamente dotata, Quint. d) di condizioni d’ogni genere, benedetto, poet. == magnifico, splendido, commoda, Catull. e) di beni intellettuali, benedetto, esuberante, ingenii beatissima ubertas, Quint.: beatissima rerum verborumque copia, Quint. B) poichè gli dei non concedevano ai mortali alcuna felicità compiuta, si chiamavano a preferenza i morti presso i Greci μάκαρες e dietro a loro presso i Romani beati, i beati, quindi beatorum insulae (μακάρων νῆσοι), «isole dei beati», le quali l’antica credenza dei Greci poneva sul limite occidentale della terra nell’Oceano, dove sotto la mite dominazione di Kronos gli eroi caduti in battaglia, i semidei della quarta generazione, godevano di una vita senza cure e senza morte, Cic. fr.
Bebrĭăcum, V. Bedriacum.
Bebry̆ces o Bebrȳces, cum, m. (Βέβρῠκες, Βέβρῡκες), popolazione nella contrada chiamata più tardi Bitinia nell’Asia Minore — Deriv.: A) Bebry̆cĭa o Bebrȳcĭa, ae, f. (Βεβρυκία), Bebricia, paese abitato dai Bebrici, più tardi Bitinia. B) Bebry̆cĭus o Bebrȳcĭus, a, um (Βεβρύκιος), appartenente alla Bebricia, Bebricio.
beccus, i, m., becco, partic. del gallo, Suet. Vit. 18.
Bēdrĭăcum (Bēbrĭăcum e Bētrĭăcum), i, n. borgo nell’Italia tra Cremona e Verona (secondo Mannert ora villaggio di S. Lorenzo Guazzona, secondo Reich Beverara). — Deriv.: Bēdrĭăcensis, e, di Bedriaco.
Belgae, ārum, m. Belgi, mescolanza di tribù germaniche e celtiche, che formavano la terza parte della Gallia. — Deriv.: A) Belgĭcus, a, um, belga, esseda, Verg.: Gallia Belgica e sempl. Belgica, parte settentrionale della Gallia abitata dai Belgi, tra la Marna, la Senna, il Reno e il Mar del Nord, Plin. e Tac. B) Belgĭum, ĭi, n. parte della Gallia Belgica, ora Beauvais, Artois, Amiens
Bēlīdes e Belis, V. Belus.
bellārĭa, ōrum, n. (bellus), ultima parte del pranzo (come noci, frutta dolci, vino dolce, pospasto, ecc.), Plaut. Suet. ed a.
bellātŏr, ōris, m. (bello), guerriero, uomo di guerra (coll’idea accessoria di forza, capacità a combattere, mentre miles, soldato della classe, Stato, ufficio), Cic. ed a.: agg. (poet.) == guerriero, bellicoso, battagliero, deus, dio della guerra, Marte, Verg.: di animali, equus, cavallo di battaglia, destriero, Verg.
bellātōrĭus, a, um (bello), bellicoso, guerriero, trasl., stilus, polemico, Plin. ep. 7, 9, 7.
bellātrix, trīcis, f. (fem. di bellator), guerriera, bellicosa, atta a far guerra, Roma, Ov.: diva, Pallade, Ov.: trasl., iracundia, Cic.
bellē, avv. (bellus), bellamente, graziosamente, con eleganza, gentilmente, vagamente, con leggiadria, gradevolmente, piacevolmente, squisitamente, e simili, I) in gen.: scribere, Cic.: negare, Cic.: belle adhuc, ciò va sinora gradevolmente (molto bene), Cic.: bellissime navigare, Cic.: alqd ferre fronte et vultu bellissime, colla massima serenità, Cic.: con partic. ed agg.: praediola belle aedificata, Cic.: sumus ambo belle curiosi (graziosamente curiosi), Cic.: come risposta, dices: Tu ergo haec quomodo fers? Belle mehercule et in eo me valde amo, Cic. II) partic.: A) come segno di approvazione == bravo, bene, ottimamente, V. Cic. de or. 3, 101. B) di disposizioni, modo di essere, belle se habere e sempl. belle habere o esse, star bene, star bene di salute, se belle, plane belle se habere, Cic.: se non belle habere, Cic.: non belle fuisse (essere stato indisposto), Cic.
Bellĕrŏphōn, ontis, acc. onta, m. (Βελλεροφῶν), o Bellĕrŏphontēs, ae, m. (Βελλεροφόντης), figlio di Glauco, nipote di Sisifo, uccise la Chimera coll’aiuto di Pegaso. — Deriv.: Bellĕrŏphontēus, a, um, di Bellerofonte, equus, Pegaso, Prop.
bellĭcōsus, a, um (bellicus), bellicoso, guerriero (contr. imbellis), gentes, Cic.: bellicosiores eā tempestate erant (Gallograeci), Liv.: provinciae bellicosissimae, Cic.: trasl., bellicosior annus, anno ricco di guerre (contr. imbellis annus), Liv.: quod multo bellicosius (valoroso) erat, Liv.
bellĭcus, a, um (bellum), I) appartenente alla guerra, bellico, guerresco, militare, tormenta operaque, Liv.: res bellicas majores esse quam urbanas, Cic.: res bellica, milizia, Cic.: disciplina, disciplina militare, tattica, Cic.: mors, Cic.: virtus, Cic.: laus, Cic.: sost., bellicum, i, n., suon di tromba per chiamare all’armi, per combattere, bellicum canere, dar fiato alle trombe, Cic.; e trasl. == eccitare, aizzare, Cic.: e di un oratore focoso, de bellicis rebus canit quodam modo bellicum, suona l’allarme, Cic. II) trasl., guerriero, bellicoso, deus, Romolo, Ov. dea, Pallade, Ov.
bellĭgĕr, gĕra, gĕrum (bellum e gero), belligero, bellicoso, gens, Ov. trasl., manus (mano), Ov.
bellĭgĕro, āvi, ātum, āre (bellum e gero), far guerra, guerreggiare, combattere, cum alqo, Cic. ed a.: adversus alqm, Tac.: assol., alci parem in belligerando esse, Cic.
bellĭpŏtens, entis (bellum e potens), potente in guerra, Aeacidae, Enn. fr.: e sost., Bellipotens == Marte, Verg.
bello, āvi, ātum, āre (bellum), far guerra, guerreggiare, I) propr.: cum alqo, Cic.: adversus alqm, Nep.: pro alqo adversus alqm, Liv.: inter se, Curt.: bellare bellum hoc, Liv. II) poet. trasl. == combattere in genere, Ov. ed a. — Forma secondaria bellor, āri, Verg. Aen. 11, 660.
Bellōna, ae, f. (bellum), Bellona, cioè «dea della guerra», compagna di Marte, armata di una frusta sanguinosa.
bellor, V. bello.
Bellŏvăci, ōrum, m. popolo della Gallia Belgica, nella regione dell’odierno Beauvais.
bellŭa, V. belua.
bellum, i, n. (da duellum, propr. lotta tra due, duello, quindi): I) guerra, A) propr.: domesticum, Cic.: intestinum, Liv.: sociale, Liv.: civile, Cic.: navale, Nep.: terrestre, Liv.: bellum facere, Caes.: bellum concitare, excitare, suscitare, Cic.: bellum movere, commovere, Cic. : bellum conflare, Cic.: bellum parare o comparare, Cic.: bellum instruere, Cic. : bellum nuntiare, bellum denuntiare, bellum indicere, Cic.: bellum suscipere, Cic.: bellum incipere, Liv. e Sall.: belli initium facere, Sall. o capere, Caes.: bellum inire cum alqo, Liv.: bellum alci inferre, Cic.: bellum inferre contra patriam, Cic.: bellum inferre in provinciam, Cic.: bello persequi alqm, Cic.: bellum administrare, bellum agere, bellum gerere, V. administro, ago, gero: bellum ducere (trarre in lungo), Caes.: bellum trahere, Cic.: bellum deponere, bellum componere, Cic.: bellum conficere, Sall.: bellum perficere, Liv.: bellum extinguere, bellum restinguere, bellum delere, Cic.: bellum renovare, bellum redintegrare, Cic.: bellum differre, Liv.: bellum continuare, Liv.: bella impendent, Cic., o bellum imminet, Liv.: bellum ante portas, est, Liv.: bellum exsistit, Cic.: bellum oritur, bellum exoritur, bellum nascitur, Cic.: bellum renascitur, Cic., o rediit, Liv.: bella erunt (vi sarà), Verg.: in bello, Cic.: in bello... in pace, Sall. e Liv.: raro (con un genit. o agg.) sempl. bello, come bello Romanorum, Cic.: Vejenti bello, Cic.: e locativo belli, in guerra, Ter. e Cic.; comun. cong. vel domi vel belli, Cic.: belli domique, domi bellique, bello domique, domi belloque, Liv. B) trasl.: bellum tribunicium, lotta, contesa coi tribuni, Liv.: bellum indicere philosophis, Cic.: cum omnibus improbis aeternum bellum esse susceptum, Cic.: miluo est quoddam bellum quasi naturale cum corvo, Cic. II) meton., a) lotta, combattimento, battaglia, al sing. in Sall. ed a. stor.; al plur in Verg. ed a. poeti. b) plur. bella, truppe == gran numero di milizie, ingentia, Plin. pan 12, 3.
bellŭōsus, V. beluosus.
bellus, a, um (contr. da benulus, dimin. di benus per bonus), vezzoso, graziosissimo, gentile, leggiadro, garbato, piacevole, squisito, a) in gen.: homines, Cic.: epistula, Cic.: fama, Hor.: locus bellissimus, Cic.: bellum est coll’infin., aliquo exire, Cic. b) partic., riguardo alla salute, sano, fac bellus revertare, Cic.
bēlŭa (bellua), ae, f. bestia, animale, partic. grande, robusto (come elefante, tigre, leone, cinghiale, balena, grandi animali acquatici), belva, I) propr.: silvestris, fera et immanis, Cic.: pecudes reliquaeque beluae, Cic.: ea genera beluarum quae in rubro mari Indiave gignantur, Cic.: per eccell. di elefanti, b) Inda, Ov.: beluarum manus (proboscide), Curt.: immani et vastae insidens beluae, Cic. II) trasl.: a) generic.: avaritia, belua fera, Sall. fr.: amicos increpans, ut ignaros, quanta belua esset imperium, Suet. b) come epiteto ingiurioso, bestia, belva, mostro, furor impurae beluae, Cic.: volo ego illi beluae ostendere, ecc., Liv.
bēlŭōsus, a, um (belua), ricco di animali, di mostri, Oceanus, Hor. carm. 4, 14, 47.
Bēlus, i, m. (Βῆλος), I) antichissimo re astatico, fondatore di Babilonia e dell’impero Babilonese. II) divinità indiana fatta uguale all’Ercole dei Greci. III) re dell’Egitto, padre di Danao ed Egitto. — Deriv.: a) Bēlīdēs, ae, m. (Βηλίδης), discendente mascolino di Belo, Belide, surge, Belide, di Linceo, figlio di Egitto, Ov.: Belidae nomen Palamedis, Verg. b) Bēlis, ĭdis, f. (Βηλίς) e comun. al plur. Bēlĭdes, um, f., le nipoti di Belo, figlie di Danao, Belidi == Danaides (V. Danaus).
Bēnācus, i, m. (con o senza lacus), lago nel territorio di Verona, ora Lago di Garda.
bĕnĕ, avv. (dall’antico benus per bonus), comp. mēlĭus, superl. optĭmē, bene, rettamente, opportunamente, acconciamente, piacevolmente, bellamente, ecc., così fisicamente come moralmente (contr. male), I) propr.: A) in gen.: ager bene cultus, Cic.: bene cenare, Hor.: habitare, Nep.: promittere, Cic., o polliceri, Sall., far grandi promesse: dissimulare, accortamente, scaltramente, Ter.: nosse alqm, molto bene, a fondo, Hor. Frasi e locuzioni particolari: 1) con verbi: a) bene dicere α) parlar bene, giustamente, rettamente, Cic.: planius ac melius dicere alqd, Hor.: qui optime dicunt, i più eloquenti, Cic. e bene == parlare ragionevolmente, bene et sapienter dicere, Ter. β) bene dicere alci, dir bene di qualcuno, lodare qualcuno, Cic.: assol., omnes bene dicunt (sc. ei), amant, Ter.: quindi philosophia mater omnium bene factorum beneque dictorum, Cic.: bene dictis si certasset, audisset bene, Ter. b) bene facere α) far q.c. bene, rettamente, far bene in q.c., vel non facere, quod non optime possis, vel facere, quod non pessime facias, Cic.: bene facit, fa bene, Ter.: bene facit A. Silius, qui, ecc., Cic.: bene factum te advenisse, hai fatto bene a venire, Ter.: quindi bene facta, buone, nobili, gloriose imprese, azioni, servigi, gesta, Cic. β) bene facis, bene fecisti, bene factum, formola di ringraziamento e di dimostrazione di allegrezza, molto bene, egregiamente, tante grazie, Ter. γ) bene facere alci, far del bene a qualcuno, beneficare o usar gentilezze, amicis, Cic.: sibi, farsi q.c. di bene, darsi bel tempo, Cic.: passivo, quod bonis bene fit beneficium, Plaut.: quindi bene facta, benefizi (contr. male facta), Enn. fr. ed a. c) bene est, α) alci, ciò è o va bene, ad alc. sta bene per alc., Comici e Cic.: così anche melius est mihi, tibi, ecc., mi va meglio, mi trovo meglio, Ter.: Pompejo melius est factum, Pompeo sta meglio (di salute), Cic.: e coll’abl. della cosa, alqā re bene est (alci), ciò sta bene per alcuno, ecc., egli trova il suo conto in ecc., bene erat, non piscibus urbe petitis, sed pullo atque haedo, Hor. β) bene est o bene habet, sta bene, va bene, sono contento, non desidero niente di più, Cic.: bene habent tibi principia, prosperano, Ter.: parimenti bene agitur, sta bene, va bene, Comici. d) bene vendere, vender caro, Plaut.: emere, comprar a buon mercato, Plaut. e .: bene habent tibi principia, prosperano, . fr. 2) ellittic.: optimeque in Verrem Cicero (sc. dicit), si pater ipse ecc., Quint.: così anche come segno di approvazione, V. Cic. de or. 3, 101: coll’acc. e dat., come il nostro alla tua salute! nei brindisi, bene Messalam, Tibull.: bene vobis, Plaut. B) pregn.: 1) bene riguardo al successo, bene, felicemente, bene ambula, buon viaggio, Plaut., bene pugnare, Liv. 2) riguardo al tempo == a proposito, in tempo opportuno, proprio a tempo debito, optime te offers, Ter. e ellitt., Syrum optime eccum, Ter. II) trasl., di quantità e grado, con agg. e avv., come il francese bien, per rafforzare il concetto in essi contenuto, molto, bene, moltissimo, a) con agg.: bene robustus, Cic.: bene potus, che ha ben bevuto, Cic.: bene multi, Pollio in Cic. ep. b) con avv. e modi avverbiali: bene penitus, Cic.: bene mane, Cic.: bene ante lucem, Cic.: non bene == vix, Ov.: vix bene, Ov.
bĕnĕ-dīco, dixi, dictum, ĕre, V. bene n° I (locuz. partic.), 1, a, β.
bĕnĕdictum, i, n. (benedico), V. bene n° I (locuz. partic.), 1, a, β.
bĕnĕ-făcĭo, fēci, factum, ĕre, V. bene n° I (locuz. partic.), 1, b, γ.
bĕnĕ-factum, i, n. (bene-facio), V. bene n° I (locuz. partic.), 1, b, α e γ.
bĕnĕfĭcentĭa, ae, f. (beneficus), beneficenza, Cic. ed a.
bĕnĕfĭcĭārĭus, a, um (beneficium), appartenente a beneficio, che appare come un beneficio, res, Sen. ep. 90, 2. Più spesso sost., beneficiarii, orum, m.(sc. milites), soldati che per una concessione speciale del loro comandante, erano liberati dai lavori gravosi del servizio (far trincee, portar acqua, foraggiare, ecc.), Caes. ed a.
bĕnĕfĭcĭum, ĭi, n. (bene e facio), I) benefizio, servigio (contr. maleficium, injuria), V. Sall. Jug. 31, 28 e 104, 5. II) partic., benefizio, servigio, benigna intercessione, favore, concessione, dimostrazione d’affetto, A) in gen.: beneficium alci dare, beneficum alci tribuere, tribuere et dare, beneficium in alqm conferre, beneficium deferre, Cic.: beneficium bene collocare apud alqm, Cic.: alqm beneficio afficere, Cic.: alqm beneficiis obstringere, Cic.: beneficium accipere, beneficium accipere ab alqo, Cic.: beneficio se obligatum putare, Cic.: alcjs beneficia in alqm, servigi verso qualcuno, Caes.: in beneficii loco (petere), Cic., o in beneficio (relinquere), Liv., come un favore; in summo beneficio impetrare, come un grande beneficio, Cic.: similmente benefici causā o per beneficium, Cic.: quindi beneficio, per mediazione, premura, intercessione, aiuto, assistenza, mediante, tuo beneficio, Cic.: deorum beneficio, Caes.: sortium beneficio, Caes.: hoc beneficio, con questo mezzo, Ter. B) nella vita politica, 1) distinzione (derivante dallo Stato o popolo o da una singola persona), favore, concessione, gratificazione, conferimento, agevolamento, tabula alicujus beneficii, Cic.: populi beneficium, Cic.: cum suo magno beneficio esset, poichè egli doveva molto alla sua raccomandazione, Cic.: centuriones sui beneficii, sue creature, Suet.: in beneficiis (fra le gratificazioni da conferirsi) ad aerarium delatus est (cfr. defero), Cic.: tribuni militum... quae antea dictatorum... fuerant beneficia, Liv. 2) privilegio, beneficium liberorum, esenzione dalla carica di giudice ottenuta da chi ha un numero determinato di bambini, Suet. Cl. 15.
bĕnĕfĭcus, a, um, compar. bĕnĕfĭcentĭor, superl. bĕnĕfĭcentissimus (benefacio), benefico, compiacente, cortese, Cic. ed a.
Bĕnĕventum, i, n., antichissima città degli Irpini nel Sannio, prima Maleventum (cfr.), più tardi colonizzata dai Romani, e innalzata a città fiorente, ora Benevento. — Deriv.: Bĕnĕventānus, a, um, Beneventano, di Benevento.
bĕnĕvŏlē, avv. (benevolus), benevolmente, con benevolenza, amorevolmente, Cic. ed a.
bĕnĕvŏlens, entis (bene e volo), benevolo, ben disposto, favorevole, sost. == fautore, amico, Comici.
bĕnĕvŏlentĭa, ae, f. (benevolens), benevolenza, inclinazione, propensione, affetto, amorevolezza, sentimento benevolo, amichevole, benevolentiam habere erga alqm, Cic., benevolentiam praestare alci o conferre erga alqm, Cic.
bĕnĕvŏlus, a, um, compar. bĕnĕvŏlentĭor, superl. bĕnĕvŏlentissĭmus (bene e volo), benevolo, affettuoso, propenso, favorevole, auditor, Cornif. rhet.: animus, Cic.: col dat., nobis, Cic.: domino, fedele, pronto a render servigio, Cic.
bĕnignē, avv. (benignus), benignamente, I) riguardo all’intenzione, benignamente == amichevolmenle, benevolmente (contr. maligne), A) in gen.: polliceri, Cic.: appellare milites, Sall.: respondere, Liv.: arma capere, volontariamente, Liv.: benignius alloqui, Curt.: benignissime promittere, Cic. B) partic. nel linguaggio della conversaz.: benigne dicis o sempl. benigne, formola di ringraziamento, vi sono molto grato, molto obbligato, prego, così accettando, Ter., come rifiutando, Cic. ed Hor. II) riguardo all’azione == in modo benefico, liberalmente, largamente, riccamente, praebere, Ter.: commeatus in castra advehere, Liv.: paulo benignius se tractare, vivere alquanto meglio, Hor.: b) facere alci, beneficare qualcuno, recar benefizio, Cic.
bĕnignĭtās, ātis, f. (benignus), I) benignità, bontà, affabilità, cortesia, dolcezza, Cic. ed a.: benignitas animi, Tac.: vestra in me audiendo benignitas, Cic. II) beneficenza, bontà, compiacenza, ne major benignitas sit quam facultates, Cic.: amicorum benignitas exhausta est in ea re, Cic.
bĕnignus, a, um (forma accorciata da benigenus, da bonus e dalla rad. gen.) di specie, natura buona (contr. malignus), I) benigno, amichevole, amorevole, affabile, benevolo, inclinato, mite, dolce, A) propr.: homines benefici et benigni, Cic.: divi benigni, numen benignum, Hor. B) trasl., di c. inan., amichevole, benevolo, piacevole, mite, vultus (plur.), Liv.: oratio, Cic.: sermo, Hor. II) benefico, piacevole, largo, liberale, A) propr.: Fortuna, Hor.: is, qui benignus liberalisque dicitur, officium, non fructum sequitur, Cic.: poet. col genit., vini somnique benignus, che si dà buon tempo col vino e col sonno, Hor. B) trasl., di c. inan., che dispensa largamente, largo, ricco (contr. malignus), ager, Ov.: ingenii vena, Hor. (carm: 2, 18, 10), materia, fruttifera, Mela.
bĕo, āvi, ātum, āre (vocabolo da cui derivano benus, bonus), render felice, beare; quindi I) rallegrare, ricreare, ecquid beo te? ti rallegra ciò? Ter.: quindi beas o beasti, ciò mi ricrea, mi è caro, Comici. II) render felice, beato con q.c. == donare, arricchire; alqm munere, Hor.: Latium lingua divite, Hor.
Bĕrĕcyntes, um, m. (Βερέκυντες) e Bĕrĕcyntae, ārum, m. (Βερεκύνται), popolo della Frigia.— Deriv.: A) Bĕrĕcyntĭus, a, um (Βερεκύντιος), a) Berecinzio, poet. == Frigio, Berecyntia mater e sempl. Berecyntia, Cibele, Verg. b) appartenente a Cibele, heros, Mida, figlio di Cibele, Ov.: tibia, flauto frigio ricurvo (originar. adoperato solo nelle feste di Cibele), Hor. B) Bĕrĕcyntĭădēs, ae, m. Berecinzio, venator, forse Attis, (V.), Ov.
Bĕrĕnīcē (Bĕrŏnīcē), ēs, f. (Βερενίκη, Βερονίκη) moglie del re Tolomeo Euergete, la cui bella chioma (Berenices crinis) venne posta fra gli astri (dell’emisfero boreale). — Deriv.: Bĕrĕnīcēus, a, um, di Berenice.
Bēro, V. Berones.
Beroea (Berrhoea), ae, f. (Βέροια, Βέῤῥοια) una delle più antiche città della Macedonia (nella contrada dell Emazia), ora Veria (Vorie) o (turco) Karaferga. -— Deriv.: Bĕroeaeus, i, m., di Berea.
Bērōnes, um, m., potente tribù d’origine celtica tra i Cantabri e i Celtiberi nella Hispania Tarraconensis. Di questa tribù sono anche certamente i Berones (specie di guardia del corpo composta di Beroni) in Auct. b. Alex. 53, 1.
Bĕrŏnīcē, V. Berenice.
bēryllŏs o -us (bērullus), i, c. (Βήρυλλος), berillo, pietra preziosa di color verde marino, Prop. Plin. ed a.
bēs, bessis, m. (invece di be-is == binae partes assis; cfr. as), due terzi (== 8 unciae), di ogni intiero diviso in dodici parti, a) dell’as come moneta, fenus ex triente Idibus Quintilibus factum erat bessibus, mentre prima si pagava di frutto mensile, ora si pagava o cioè secondo i nostri calcoli, all’anno == gl’interessi salivano dal all’, Cic. ad Att. 4, 15, 7. b) dell’eredità, heres ex besse, Plin. ep. 7, 24, 2.
Bessi, ōrum, m. (Βέσσοι), nazione molto suddivisa nella Tracia, che occupava l’intiero Emo sino al Ponto Eusino. — Deriv.: Bessĭcus, a, um, dei Bessi.
bestĭa, ae, f. bestia, belva, come essere privo di ragione, I) generic.: mutae bestiae, Cic. aquatiles, Cic.: ferae, Liv.: scherzos., mala bestia, di lezzo caprino sotto l’ascella (caper), Catull. II) partic., belva destinata a combattere coi gladiatori o malfattori, alqm ad bestias mittere o dare, a combattere colle fiere, Cic. e Phaedr.: condemnare alqm ad bestias (a combattere colle fiere), Suet.
bēstĭarĭus, a, um (bestia), che concerne le bestie, delle bestie, I) agg.; ludus, combattimento di fiere (tra fiere e uomini, come spettacolo), Sen. ep. 70, 22 (al § 20 detto ludus bestiariorum). II) sost., bestiarius, ii, m., gladiatore combattente colle fiere nel circo romano, Cic. ed a.
bestĭŏla, ac, f. (dimin. di bestia), bestiola, animaletto, Cic. ed a.
bēta, se, f., bieta, bietola, pianta, Cic. ed a.
bētīzāre diceva Augusto per languēre (a motivo della mollezza del beta) secondo Suet. Aug. 87.
Bētrĭăcum, V. Bedriacum.
Bĭās, antis, m. (Βίας), di Priene nella Ionia, contemporaneo di Aliatte re di Lidia e di suo figlio Creso, riverito e stimato dall’età posteriore come uno dei così detti sette Savi: Biante.
bĭblĭŏpōla, ae, m. (βιβλιοπώλης), libraio, Plin. ep. ed a.
bĭblĭŏthēca, ae, f., rar. bĭblĭŏthēcē, ēs, f. (βιβλιοθήκη), biblioteca == luogo da riporre i libri, libreria, armadio da libri, sala da libri, raccolta di libri, abdere se in bibliothecam, Cic.: in bibliotheca assidere, Cic.: bibliothecam suam Graecam supplere, Cic.: bibliothecae Palatinae praeesse, Suet. — bybliotheca coll’y in Tac. dial. 21 e 37, ediz. Halm
bĭblĭŏthēcārĭus, i, m. (bibliotheca), bibliotecario, Fronto ep. ad M. Caes. 4, 5.
bĭblĭŏthēcŭla, ae, f. (dimin di bibliotheca), piccola biblioteca, Scritt. seriori.
bĭbo, bĭbi, ĕre, bere, bevere (contr. edere, mangiare), I) propr.: dare bibere, dare da bere, Liv., e dare bibere alqd, Liv.: alqd bibendum alci dare, Sen.: alci ministrare bibere, Cic.: bibere aquam, Cic.: bibere ex fonte, Prop.: pocula, Hor.: uvam, vino spremuto da essa, sugo della vite, Hor. Altre frasi particolari: a) aut bibat aut abeat, beva o se ne vada, Cic. Tusc. 5, 118. b) bibere Graeco more, fare un brindisi ad uno, Cic. II. Verr. 1, 66. c) (poet.), bibere flumen, abitare o trattenersi presso ad un fiume, Hor. e Verg. II) trasl., generic.: accogliere în sè, A) di c. inan., assorbire, succhiare, sat prata biberunt, Verg.: hortus aquas bibit, Ov.: arcus bibit, l’arco baleno assorbe acqua, Verg.: hasta bibit cruorem, beve il sangue mentre penetra nel corpo, Verg. B) di pers.: 1) respirare, Quint. 11, 3, 23. 2) assorbire, aure o auribus alqd, ascoltare avidamente, quasi assorbire colle orecchie, Hor. ed a.
Bibractĕ, is, n., capitale degli Edui, sede molto frequentata degli studi Gallici; ancora attualm. Beuvray.
Bibrax, actis, f., città fortificata dei Remi nella Gallia Belgica, ora Bièvre.
Bibrŏci, ōrum, m., nazione della Britannia; secondo Campden ora the hundred of Bray.
bĭbŭlus, a, um (bibo), I) che beve volentieri, sempre assetato (di q.c.), potor, Hor.: col genit., Falerni, Hor. II) trasl.: di c. inan. == che assorbe un liquido, bibulo, che s’imbeve, lapis, pietra pomice, Verg.: lana, Ov.: nubes, che assorbono acqua, Ov.
bĭceps, cĭpĭtis (bis e caput), bicipite, di due capi, I) propr.: puer, Cic.: puella, Liv.: poet. di due cime, Parnassus, Ov. II) trasl., diviso in due, divisa in fazioni, civitas, Flor.
bĭcŏlŏr, ōris (bis e color), bicolore, di due colori, populus, Verg.: myrtus, verde cangiante, Ov.
bĭcornĭgĕr, gĕri, m. (bis e corniger), bicornuto, dalle due corna, soprannome di Bacco, Ov. her. 13, 33.
bĭcornis, e (bis e cornu), bicorne, bicornuto, di due corna, caper, Ov.: Fauni, Ov.: poet. trasl., della luna nuova, Hor.: della forchetta, dai due denti, Verg.: di fiumi, dai due rami, Verg e Ov.
bĭcorpŏr, ŏris (bis e corpus), di due corpi, manus, dei Centauri, Cic. poët.
bĭdens, entis (bis e dens), dai due denti, biforcuto, I) agg.: forcex, Verg. II) sost.: A) m., marra biforcata, bidente, come strumento dei contadini per zappare il suolo, Plin. e Verg. B) f., come t. t. dei sacrifizi, animale per i sacrifizi dalla doppia fila di denti, cioè che ha già le due fila di denti compiute, partic. pecora, Verg. ed a.: trasl. generic. pecora, Phaedr. 1, 19, 8.
bĭdentăl, ālis, n. (bidens), luogo colpito dal fulmine, il quale veniva quindi purificato coll’offerta di una vittima (bidens) e così ritenuto per sacro, quindi non doveva venir contaminato col contatto, bidental movere, toccare (e quindi profanare), Hor art. poët. 471 e segg.
Bidis, is, f., piccola città della Sicilia a N.O. di Siracusa, nelle vicinanze dell’odierna chiesa di S. Giovanni di Bidini. — Deriv.: Bidīnus, a, um, appartenente a Bidi, Bidino, plur. sost., Bidīni, orum, m., abit. di Bidi, Bidini.
bīdŭum, i, n. (bis e dies), spazio di due giorni, due giorni, Ventidius bidui spatio abest ab eo, Cic.: supplicationes in biduum decretae, Liv.
bĭennĭum, ĭi, n. (bis e annus), biennio, spazio di due anni, Cic. ed a.
bĭfārĭăm, avv. (bifarius), in due modi, in due luoghi, doppiamente, distribuere, Cic.: castra bifariam facta sunt, Liv.
bĭfĕr, fĕra, fĕrum (bis e fero), che porta, che produce due volte, arbor, Varr.: biferi rosaria Paesti, Verg.
bĭfĭdus, a, um (bis e findo), fesso, diviso in due parti, pedes, Ov.: lingua, Plin.
bĭfŏris, e (bis e foris), I) di due porte, di due imposte, fenestrae, valvae, Ov. II) con due aperture, meton., ubi biforem dat tibia cantum, dove il (doppio) flauto (frigio) risuona in doppio accordo, Verg.
bĭformātus, a, um (bis e formo), biforme, di due sembianze, Cic. poët. Tusc. 2, 20
bĭformis, e (bis e formo), di doppia forma, di due sembianze, biforme, monstrum, del Minotauro, Ov.: vates, come uomo e come cigno, Hor.: hominum partus, di doppio sesso, Tac.
bĭfrons, frontis (bis e frons), bifronte == con due volti, Janus, Verg. Aen. 7, 180 e 12, 198.
bĭfurcus, a, um (bis e furca), 'biforcato, biforcuto, con due punte, ramus, Ov.: valli, palizzate biforcute, Liv.
bīgae, ārum, f., e (dopo Augusto) bīga, ae, f. (contr. da bijugae e bijuga), biga, carro a due cavalli, albae, Verg.: ad id sacrum bigis curru arcuato vehi, Liv.: la forma biga in Tac. e seriori.
bīgātus, a, um (bigae), coniato coll’impronta della biga, coniato come denario d’argento, argentum, Liv. 33, 23, 7: sost., bigatus, i, m. (sc. nummus), denario d’argento romano coll’impronta della biga, Liv. ed a.
Bĭgerra, ae, f., città degli Oretani nella parte S.E. della Spagna Tarragonense, secondo Ukert ora Becerra, secondo Reichard ora Bogara.
Bĭgerrĭōnes, um (e forma secondaria Bĕgerri o Bĭgerri, ōrum), m., nazione Gallica nell’Aquitania, ora Bigorre (nel Dép. des hautes Pyrénées.
bĭjŭgis, e (bis e jugum), a due cavalli, curriculum, Suet.: equi, Verg.
bĭjŭgus, a, um (bis e jugum), a due cavalli, equi bijugi o sost. sempl. bijugi, ōrum, m., pariglia, Verg.: currus, Lucr. ed Aur. Vict.: certamen, gara con carri a due cavalli, Verg.
bĭlībra, ae, f. (bis e libra), due libbre, farris, Liv. 4, 15, 6.
bĭlībris, e (bis e libra), di due libbre, I) pesante due libbre, Plin. ed a. II) contenente due libbre, di vasi, Plaut. e Hor.
bĭlinguis, e (bis e lingua), bilingue, di doppia lingua; quindi 1) meton.: con o in due lingue == che parla due lingue, Hor. e Curt. II) trasl.: bilingue == ipocrita, Plaut. e Verg.
bīlis, is, f., bile (come liquido, mentre fel, il fiele colla bile), I) propr.: ab eo cibo cum est secreta bilis, Cic.: suffusio luridae bilis, itterizia, Sen. II) trasl.: A) bile == ira, sdegno, collera, stizza, si bilem id commovet, Cic.: bilem habere, essere adirato, Sen. B) atra (o nigra) bilis, 1) umor nero per malinconia, tristezza, mestizia, Cic. ed a. 2) furore, rabbia, frenesia, bilis nigra curanda est, et ipsa furoris causa removenda, Sen.
bĭlix, līcis (bis e licium), tessuto a doppio, a due licci, a due fila, lorica, Verg. Aen. 12, 375.
bĭlustris, e (bis e lustrum), bilustre, che dura due lustri (dieci anni), bellum, Ov. am. 3, 12, 9.
bĭmăris, e (bis e mare), posto tra due mari, bagnato da due mari, di località, Corinthos, Hor.: Ephyre, Ov.
bĭmărītus, i, m. (bis e maritus), marito di due donne, bigamo, vocabolo nuovo foggiato da Laterensis in Cic. Planc. 30.
bĭmātĕr, tris, m. (bis e mater == διμήτωρ), che ha due madri, partorito da due madri, soprannome di Bacco, dato alla luce prima da Semele, quindi dalla coscia di Giove, Ov. met. 4, 12.
bĭmembris, e (bis e membrum), bimembre, di doppie membra, dei Centauri (mezzo uomini e mezzo cavalli), forma, i Centauri, Ov.: e sost. bimembres == Centauri, Verg. ed a.
bĭmestris, e (bis e mensis), di due mesi, porcus, Hor.: consulatus, Planc. in Cic. ep.: stipendium, Liv.
bīmŭlus, a, um (dimin. di bimus), di due anni, Catull. e Suet.
bīmus, a, um (bis), di due anni, taurus, Varr.: merum, Hor.: legio, Planc. in Cic. ep.: pregn., sententia, a motivo della permanenza di due anni nella provincia, Cic. ep. 3, 8, 9.
bīni, ae, a, genit. binûm (sing. binus, a, um, solo due volte in Lucr.), a due a due, I) propr.: a) in distribuzioni, venationes binae per dies quinque, Cic.: unicuique binos pedes assignare, Cic.: binos (scyphos) habebam (due paia); jubeo promi utrosque, Cic.: nec quae sint singula bina vide, non veder tutto doppio, Ov. b) coi sost., che si usano soltanto al plurale, o con quelli, che nel plur. hanno un altro significato che nel sing., castra, Cic.: litterae (lettere), Cic.: copiae (truppe), Cic. c) con numeri, bina milia, Quint. II) trasl.: A) di cose che stanno insieme o che vengono numerate insieme, un paio, due alla volta, doppio, due, binos tabellarius misi, Cic.: frena bina, Verg.: neutr. plur. sost., fieri bina, Lucr.: si bis bina quot essent didicisset, Cic. B) in equivoco osceno con βινεῖ (da βινέω, usar concubito illecito), Cic. ep. 9, 22, 3.
bīnĭo, ōnis, f. (bini), numero di due a due, Scritt. seriori.
bĭnoctĭum, ĭi, n. (bis e nox), due notti, spazio di due notti, Tac. e seriori.
bĭnōmĭnis, e (bis e nomen), di due nomi, Ascanius, perchè nominato anche Julus, Ov.: Irus, perchè chiamato anche Arnaeus, Ov.: Ister, perchè detto anche Danuvius, Ov.
bīnus, a, um, V. bini.
Bĭōn, ōnis, m. (Βίων), Bione, nato sul Boristene (ὁ Βορυσθενίτης), discepolo di Teofrasto, seguace della scuola Cirenaica e più tardi della Cinica (fiorì verso l’anno 330 av. Cr.), satirico mordace, quindi modello di Luciano. — Deriv.: Bĭōnēus, a, um, di Bione == mordace, satirico.
bĭpalmis, e (bis e palmus), lungo o largo due palmi, Varr. e Liv.
bĭpartĭo, bĭpartītō, V. bipertio.
bĭpătens, entis (bis e patens), spalancato, aperto dalle due parti, tecta, Verg.: portae, con doppie imposte, Verg.
bĭpĕdālis, e (bis e pedalis), di due piedi == lungo, largo, spesso, ecc., due piedi, trabes, Caes.: modulus (V.), Hor.
bĭpennĭfĕr, fĕra, fĕrum, che porta una bipenne (bipennis), scure, Lycurgus, Ov.: Arcas, Ov.
bĭpennis, e (bis e pinna), a doppio taglio, securis, Varr. fr.: ferrum, Verg. — Comun. sost., bipennis, is, f. (sc. securis), scure a due tagli, bipenne, Verg. ed a.
bĭpertĭo (bĭpartĭo), īvi, ītum, īre (bis e partio), bipartire, dividere in due parti, comun. partic. bipertitus, a, um, bipartito, diviso in due parti, doppio, ex altero genere, quod erat bipertitum, Cic.: quindi abl. bĭpertītō (bĭpartītō), avv., in due parti, doppiamente, distribuere, Cic.: inferre signa, da due lati, Caes. bipertito esse e bipertito fieri, Cic.
bĭpēs, pĕdis (bis e pes), bipede, che ha due piedi (contr. quadrupes), deus, Cic.: animal, Quint.: equus, cavallo marino, Verg.: sost., bipedes, «bipedi», dispregiat. == gli uomini, omnium non bipedum solum, sed etiam quadrupedum impurissimus, Cic.
bĭrēmis, e (bis e remus), I) di due remi, provveduto di due remi, scapha, Hor.: lembus, Liv. II) in senso largo, provveduto di due ordini di banchi per i rematori, solt. sost., biremis, is, f. (sc. navis), nave a due ordini di remi, bireme, Cic. ed a.
bĭs, avv (inv. di duis), due volte; in duplice, in doppio modo, in una civitate bis improbus fuisti, Cic.: in quo bis laberis: primum quod etc.; deinde quod etc., Cic.: bis dimicavit: semel ad Dyrrhachium, iterum in Hispania, Suet.: bis terque, da due a tre volte, Cic.: bis consul, stato console due volte, Cic.: cotidie bis, Liv.: bis in die, due volte al giorno, Cic. — Con altri numeri, coi distributivi anche nella prosa class., bis bina, due volte due, Cic.: con numeri cardinali per indicare il numero due volte così grande solt. nei poeti e seriori, bis mille equos, Hor.
Bīsaltae, ārum, m. (Βισάλται), nazione tracio-macedonica dallo Strimone ad occidente sino a Crestonica. — Deriv.: Bīsaltĭca e Bīsaltĭa, aw, f. (Βισαλτία), paese dei Bisalti.
Bīsaltis, tĭdis, acc. -tĭda, f. (Βισαλτίς), Bisaltide (figlia di Bisalte, figlio del Sole e della Terra) == Theophane (V.).
Bīsanthē, ēs, f. (Βισάνθη), città tracia sulla Propontide (Mar di Marmara), colonia di Samo, forte baluardo per Bisanzio, ora Rodosto, turco Rodostschig.
bisseni, ae, a, V. seni.
Bistŏnes, um, m. (Βίστονες), Bistoni, nazione tracia intorno ad Abdera e Dicea sul lago Bistonio (stagnum Bistonum); nei poeti in gen. == Traci — Deriv.: A) Bistŏnis, nĭdis, f. (Βιστονίς), Bistonia per Tracia, Ov.: sost., donna tracia (Baccante tracia), Hor. B) Bistŏnĭus, a, um (Βιστόνιος), bistonio == tracio, viri, Traci, Ov.: Minerva (come dea della bellicosa Tracia), Ov.
bĭsulcus, a, um (bis e sulcus), fesso, diviso in due parti, lingua, Ov.: pes, Ov.
bĭsyllăbus, a, um (bis e syllaba), bisillabo, Varr. LL. 9, 91.
Bīthȳni, ōrum, m. (Βιθυνοί), popolo della Tracia migrato nel paese che da lui prese il nome di Bitinia, Bitinii. — Deriv.: A) Bīthȳnĭa, ae, f. (Βιθυνία), paese molto fertile dell’Asia Minore, tra la Propontide e il Mar Nero, in cui i Romani avevano un commercio notevole, dominata prima dal alcuni re (nominati ora Nicomedes, ora Prusias [V.]), più tardi provincia romana, ora Ejalet Anadoli (quindi socii Bithyniae, appaltatori pubblici delle rendite della Bitinia, Cic. ep. 13, 9, 3). B) Bīthȳnĭcus, a, um (Βιθυνικός), Bitino, societas (socii Bithyniae, V. sopra), Cic.: Bithynicus, come soprannome di Pompeo (qual vincitore della Bitinia) e di suo figlio, Cic. C) Bīthȳnis, nĭdis, f. (Βιθυνίς), donna Bitina. D) Bīthȳnus (Bīttūnus), a, um, Bitino,
Bĭto (Bĭtōn), ōnis, m. (Βίτων), figlio di Colippe sacerdotessa di Argo, fratello di Cleobi, ricompensato dagli dei con una dolce morte per l’amore dimostrato verso la madre.
Bittis, tĭdis, f. (Βιττίς), amante del poeta Fileta di Cos.
Bituītus, i, m., re degli Arverni nella lotta degli Allobrogi contro i Romani.
bĭtūmĕn, mĭnis, n., bitume, Verg., Curt. ed a.
bĭtūmĭnĕus, a, um (bitumen), fatto di bitume, bituninoso, Ov. met. 15, 350.
Bĭtŭrīges, um, m., Biturigi, popolo dell’Aquitania nella Gallia, l’odierno Berry (nel Dép. du Cher et de l’Indre), colla città di Bourges.
bĭvĭum, ĭi, n. (bis e via), bivio, incontro di due vie, qui (locus) patet in bivio portae, Verg.: cum ad bivia consisteres, Liv.: trasl., un bivio, dell’amore, in bivio detineri, Ov. rem. 486.
bĭvĭus, a, um (bis e via), della doppia via, fauces, fauci o entrate di una via affossata dalle due parti, Verg. Aen. 11, 516.
blaesus, a, um (βλαισός), suono alfabetico smozzicato, scilinguato, del fanciullo, o balbettante, dell’ubbriaco (cfr. balbus), lingua, Ov.: sonus, del parlare del pappagallo, Ov.
Blandae, ārum, f., città della Lucania nelle vicin. dell’odierno borgo di S. Biagio.
blandē, avv. (blandus), dolcemente, soavemente, carezzevolmente, rogare, Cic.: blandius petere, Cic.: blandissime alqm appellare, Cic.
blandĭlŏquentĭa, ae, f. (blande e loquor), parlar soave, carezzevole, Enn. trag. fr. in Cic. de nat. deor. 3, 65.
blandīmentum, i, n. (blandior), blandimento, lusinga, carezza, come mezzo di guadagnare qualcuno, comun. al plur.: I) propr., contr. minae, Cic.: muliebria, Tac.: captus blandimentis, Plin. ep.: al sing., Tac. II) tutto ciò che guadagna i sensi, attrattiva, allettamento, blandimenta voluptatis, Cic.: vitae, vaghezza, Tac.: sine blandimentis (ingordigia, leccornia), expellunt famem, Tac.
blandĭor, ītus sum, īri (blandus), blandire, accarezzare, lusingare qualc. I) propr., assol., Cic. de Commageno mirifice alci, accarezzare, lisciare, Cic.: pueriliter blandiri (pregare, accarezzando come i fanciulli) patri, ut etc., Liv.: blandire auribus, solleticare le orecchie, Plin. ep.: blandire votis suis, credere ciò che si desidera, Ov. II) trasl., di c. inan., lusingare, piacere, infondere un grato sentimento, allettare, invitare a godere, voluptas sensibus blanditur, Cic.: blandiebatur coeptis Fortuna, favorire, Tac.: blandiente inertia, Tac.: partic. blanditus, a, um, anche agg. (== blandus), gradevole, attraente, rosae, Prop.
blandĭtĭa, ae, f. (blandus), blandizia, blandimento, carezza, lusinga (come ἀρέσκεια in senso buono o cattivo, mentre assentatio == adulazione, e generic. ogni sorta di lusingheria, e adulatio == lusinga strisciante), I) propr.: a) sing., sinonimo di adulatio, assentatio e simili, Cic. b) plur. == lusinghe, parole lusinghiere carezze, moine, blanditiae et assentationes, Cic.: pueriles, Ov.: adhibere blanditias, Ov. II) trasl., piacevolezza, grazia, allettamento, godimento gradito, blanditiae praesentium voluptatum, Cic.: blanditiae voluptatis illecebraeque, Cic.: rerum talium blanditiā, Quint.
blandus, a, um, blando, carezzevole, lusinghiero, che rende bello con lusinghe, I) propr.: amicus (contr. verus), Cic.: ut unus omnium homo te vivat nusquam quisquam blandior, Ter.: quindi che induce con belle parole, che persuade, coll’inf., Hor. carm. 1, 12, 11. II) trasl.: carezzevole, lusinghiero, che invita (a godere), insinuante, attraente, grazioso, piacevole, a) di c. inan.: oratio, Cic.: verba, Ov.: voluptas, Cic.: otium consuetudine in dies blandius, Liv. b) di pers.: voluptates, blandissimae dominae, padrone molto attraenti, Cic.
blătĕro, āre, cicalare, ciarlare, chiacchierare inutilmente, Hor. sat. 2, 7, 35.
blatta, ae, f., tarma, tignuola, Verg., Hor. e Plin.
blattārĭus, a, um (blatta), che si riferisce alle tarme, balnea, oscure camere da bagno (così chiamate dalla paura che le tarme hanno della luce), Sen. ep. 86, 8.
blattĭnus, a, um, di color porpora, purpureo, funes, Eutr. 7, 14.
Blaudēnus, a, um, oriundo della città di Blaudus (nella grande Frigia).
bŏārĭus, a, um (bos), appartenente al toro, del giovenco dei buoi, boario, forum, in Roma (V. forum), Liv.: arva, ove più tardi sorse il forum boarium, Prop.
Bocchăr, chăris, m., re della Mauritania, ai tempi della seconda guerra punica.
Bocchus, i, m. (probab. forma second. di Bocchar), Bocco, I) re della Mauritania, amico ora dei Romani, ora di Giugurta, finalmente traditore di quest’ultimo. II) pianta nominata da lui in suo onore, Ps. Verg. cul. 406.
Boebē, ēs, f. (Βοίβη), borgo della Pelasgiotide nella Tessaglia, sulla sponda occidentale del lago chiamato anche Boebe o Boebeïs, (V.). — Deriv.: Boebēïs, bēĭdis e bēĭdos, f. (Βοιβηΐς λίμνη), lago Bebeide, ora Bio, vicino all’Ossa, sanctae Boebeidos undae, perchè Minerva vi aveva bagnati i suoi piedi, Prop. 2, 2, 11.
Boeōtarchēs, ae, m., acc. en (Βοιωτάρχης), magistrato supremo nella Beozia, Beotarca, Liv. 33, 27, 8 e 42, 43, 7.
Boeōti, ōrum, m. (Βοιωτοί) e Boeōtĭi, ĭōrum, m., abitanti della Beozia (V. sotto Boeotia), Beoti, accusati di mente ottusa e di rozzezza, che si attribuiva all’aria umida e crassa del paese e alla voracità degli abitanti. — Deriv.: A) Boeōtĭa, ae, f. (Βοιωτία), Beozia, contrada della Grecia, nell’Ellade propriamente detta (capitale Tebe), patria di Bacco e di Ercole. B) Boeōtis, tĭdis, f. (Βοιωτίς), Beozia. C) Boeōtĭus, a, um (Βοιώτιος), Beozio, della Beozia, Bacis (celebre indovino), Cic.: moenia, Tebe, Ov. D) (poet.) Boeōtus, a, um (Βοιωτός), beota, Bŏēthus,i, m. (Βοηθός), I) filosofo stoico. II) uno dei più celebri intagliatori, probab. di Calcedonia (380-324 av. Cr.).
Boihaemum, V. Boji, alla fine.
Bōja, ae, f. (Boji), paese dei Boi, Caes. b. G. 7, 14, 5 (dubbio).
Bōji, ōrum, m. (Βοιοί), Boi, una delle più ragguardevoli popolazioni celtiche, la quale secondo la nota tradizione (Liv. 5, 34 e segg.) aveva lasciata la sede primitiva nella Gallia propr. detta e si era spinta in parte di fronte alla selva Ercinia (fino nell’odierna Boemia), e in parte, valicate le Alpi avea occupata la valle del Po, tra le Alpi e gli Apennini. — Deriv.: Boihaemum o Bojohaemum, i, n. == patria dei Boi, paese dei Boi.
Bōla, ae, f. e Bōlae, ārum, f. antichissima città degli Equi nel Lazio, ora Lugnano. — Deriv.: Bōlānus, a, um, appartenente a Bola, Bolano; plur. sost., Bolani, orum, m. abitanti di Bola.
bōlētus, i, m. (βωλίτης), la miglior specie di funghi che si mangiano, boleto, Suet. ed a.
bŏlus, i, m. (βόλος), getto delle reti per pescare ; quindi I) meton.; pesce preso col getto di una rete, presa (lat. puro jactus), emere bolum, Suet. rhet. 1. II) trasl., getto == vantaggio, bolum mihi tantum ereptum tam de subito e faucibus, Ter. heaut. 673.
bombus, i, m. (βόμβος), ronzio, mormorio, rimbombo, Lucr. e Suet.
bombyx, bȳcis (βόμβυξ), I) m. filugetto, baco da seta, Plin. ed a. II) m. e f., seta, Prop. e Plin.
Bŏna Dĕa (Diva), ae, f. la Dea Bona, dea della fecondità e della castità, venerata dalle donne romane, nel cui tempio nessun uomo poteva entrare, ma che più tardi divenne un luogo di riunione di donne impudiche e teatro delle più grandi dissolutezze.
bŏnĭtās, ātis, f. (bonus), buona qualità di una cosa, bontà, I) in senso materiale, agrorum, praediorum, vocis, Cic. II) in senso spirituale e morale, A) in gen.: naturae, indole buona, Cic.: ingenii, Cic.: summa bonitas et equitas causae, la giustizia d’una causa, Cic.: b) verborum, Cic. B) partic. di carattere, bontà, bontà d’animo, bontà di cuore, cordialità, tenera benevolenza, tenerezza, rettitudine, intenzione onesta (contr. fraus, malitia), naturalis, Nep.: in suos, Cic.: erga homines, Cic.
Bonna, ae, f. luogo fortificato sulla sponda sinistra del Reno nella Bassa Germania, ove Druso gettò un ponte sopra il Reno; ora Bonn — Deriv.: Bonnensis, e, di Bonn.
Bŏnōnĭa, ae, f. città della Gallia Cisalpina; prima col nome di Felsina, capitale delle dodici città etrusche, colonizzata dai Romani l’anno 190; ora Bologna. — Deriv.: Bŏnōnĭensis, e, di o in Bologna, bolognese; sost. == il Bolognese.
bonum, V. bonus, n° II.
bonus (antico duonus), a, um, compar. mĕlĭor, -ĭus, genit. -ōris, superl. optimus, a, um (da opto), buono riguardo alla sua natura ed al suo essere (contr. malus, I) agg.: A) buono così fisicamente che spiritualmente, eccellente, valente, bravo, 1) buono in sè, nummi (contr. nummi adulterini), Cic.: vox, Quint.: memoria (memoria), Cic.: carmina (contr. mala carmina), Hor.: verba suā naturā bona aut mala (div. da bona verba sotto n° I, A, 2, λ), Cic.: verba valde bona, Cic.: bona dicta, arguzie, Enn. fr.: scripta optima Graecorum, Hor.: ars bona, Quint.: artes bonae, V. ars, n° II, l: bona indoles, Cic.
Partic.: a) == καλός, buono riguardo all’apparenza esterna, vezzoso, bello, cervix, Suet.: forma, Ter.: forma melior, Hor. B) buono per nascita, di buona stirpe, nobile, ragguardevole, anche col concetto accessorio etico di «retto, degno di stima», come onesto, bono esse genere natum, Cic.: illam civem esse bonis prognatam, figlia di onesti genitori, Ter. c) buono per gli affari, valente, bravo, prode, gubernator, poëta, Cic. : trasl., stilus optimus et praestantissimus dicendi magister, Cic.: coll’abl., et proelio strenuus erat et consilio bonus, Sall. (cfr. in seg. pace belloque bonus). d) per la battaglia, in guerra, valente, prode, valoroso, per lo più sost., juxta boni malique, strenui et imbelles inulti obtruncari, Sall.: optimus quisque cadere aut sauciari, Sall.: coll’abl., vir pace belloque bonus, Liv.: bello meliores, Sall.: Pisidae optimi bello, Liv. 2) in relazione al sentire, alla disposizione, allo stato di qualcuno, buono, eccellente, florido, sano, gradevole, prospero, felice, α) di disposizioni fisiche e morali, buono, eccellente, sano, valetudo bona, optima, Caes.: mens bona, mente sana, intelletto sano, Liv. ed a.: numquid vis? D. mentem vobis meliorem dari, Ter.: bono animo esse, star di buon animo, Cic.: e così bonum animum habere, Liv., de Numidia, Sall. β) di proprietà e condizioni fisiche, buono, florido, sano, color (colorito), Lucr. (contr. color malus), Ov.: dum melior vires sanguis (sangue giovanile) dabat, Verg.: aetas bona, età fiorente == gioventù (contr. aetas mala), Cic.: di aria e temperatura, caelum bonum, Cato: bona et certa tempestas, Cic.: tempestas melior, via pejor, Hor. γ) di luoghi: iter melius, Hor. δ) di cose che non recano danno, sano, salutare, salubre, vinum, Cels.: aquae, Prop.: ε) di cose gradevoli ai sensi, buono, delicato, prezioso, nobile, regio rebus opima bonis, ricca di beni d’ogni genere, Lucr.: cena, Catull. e Sen.: bonae res, cibi delicati, Nep.: optimis rebus uti, vivere signorilmente sotto ogni riguardo, Nep. ζ) di notizie, voci, fama, buono, gradito, favorevole, bona de Domitio, praeclara de Afranio fama est, Cic. η) di modo di sentire e di pensare, et quorum melior sententia menti, Verg. θ) di condizioni della vita e dell’animo, fama, buona fama, Cic.: spes, Cic. ι) di azioni, relazioni e condizioni umane, buono == utile, giovevole, facta, Tac.: exemplum, Tac. o buono == prospero, favorevole, felice, exitus, Hor.: haec omnia meliores habebunt exitus, Cic.: fortuna, Liv.: ratio (amministrazione delle finanze, contr. perdita), Cic.: mors, morte felice, dolce, Plin. ep.: bonae res, condizione favorevole, felice; felicità, Cic.: in bonam partem, in optimam partem accipere (cfr. accipio), Cic. κ) del tempo, buono == favorevole, felice, dies, Ov.: optima quaeque dies miseris mortalibus aevi prima fugit, gioventù, Verg. λ) di augurii, e di tutto ciò che vi si riferisce, buono == che reca fortuna, favorevole, di buon augurio, auspicium, Cic.: omine cum bono, Catull.: ite bonis avibus, Ov.: del discorso, dicamus bona verba, Tibull.: bona verba quaeso, adagio, Ter.: e la formola di esordio, quod bonum faustum felix fortunatumque sit, Cic.: in capo agli editti, bonum factum, salute e prosperità, Suet. 3) riguardo allo scopo e all’uso, buono, cioè acconcio, conveniente, adatto, comodo, con ad e l’acc., campi militi Romano ad proelium boni, Tac.: col dat., ager frugum fertilis, bonus pecori, Sall.: quia mons pecori bonus alendo erat, Liv.: quod mihi erat bonum atque commodum, comodo e facile per me, Ter.: bonum, melius, optimum est coll’infin., Cic. e Caes.: optimum factu videtur coll’infin., Sall.: optimum factu ratus coll’infin., Sall. 4) trasl. rispetto al grado di una quantità, buono == sufficiente, considerevole, ragguardevole, bona pars hominum, Hor.: bonam partem sermonis in hunc diem differre, Cic.: sit bona librorum copia, Hor. B) sotto il rispetto morale, buono, 1) in gen., di buona indole, bravo, leale, dabbene, probo, fedele, integro, onesto, a) di modo di sentire e di operare, ingenio bono esse, Ter.: bono animo in populum Romomanum esse, Caes.: consilio bono, con buona intenzione, Cic.: conscientia bona, Quint.: conscientia optima, Plin. ep.: bona atque honesta amicitia, Sall.: bonā fortique operā eorum se ad eam diem usum, lo avevano servito fedelmente e valorosamente, Liv.: causa bona, Cic. b) di pers.: boni fidelesque socii, Liv.: naturā optimus, Sen.: partic. spesso vir bonus e sost. sempl. bonus, uomo onesto, leale, galantuomo, bonus vir, Cic. ed a.: pessimus atque optimus vir, Quint.: sost., proprium est boni recte facere, Quint.: plur., minor vis bonis quam malis inest, Plin. ep.: boni, (contr. nefandi, scellerati), Ov.: e nel vocativo nelle apostrofi, mio buono, bravo, prode, nel parlare amichevole, dux bone, Hor.: optimi viri, Cic.: o bone, Hor.: boni, Hor.: o con ironia, bone vir, galantuomo, Ter.: quid ais, bone custos defensorque provinciae? Cic.: e Bonus Χρηστός, il «probo», come soprannome di Focione, Nep. Phoc. 1, 1. 2) partic.: a) politic. buono, bene intenzionato, patriottico, leale, dì sentimenti patriottici; in Roma == di sentimenti aristocratici; in Atene, ecc. == di sentimenti democratici, bonus et fortis civis (contr. aut timidus aut sibi potius consulens), Cic.: boni cives, boni viri (contr. seditiosus civis), Cic.: optimus civis, Cic.: pars (fazione) melior (contr. pars deterior), Liv.: sost., patriota, cittadino leale, sing. o plur. in Cic. ed a. b) moralm. buono == costumato, casto, virtuoso, femina, Cic.: pueri boni malique, Catull.: amor, Catull. c) di buon cuore, disinteressato, di etère, expedit vobis bonas esse, Ter.: at bona, quae nec avara fuit, Tibull. d) buono == benigno, propizio, favorevole, des bonus veniam, Hor.: vos Manes este boni, Verg.: hic si vellet bonus atque benignus esse, Hor.: col dat., sis bonus o felixque tuis, Verg.: con in e l’acc., eo velim uti possem bono in me, Cic.: quindi come soprannome di Giove, Juppiter Optimus Maximus, abbreviato OM. (non Maximus Optimus), Cic. ed a.: e Bona Dea (V. part.). II) sost., 1) bonum, i, n., il bene == buona disposizione, buono stato, ecc., in bonum vertere, tornare in bene, Caes.: mutare in deterius aut in melius, Sen.: reficere in melius, Plin. ep.: ire in melius valetudinem principis, stia meglio di salute il principe, Tac. 2) bonum, i, n. e plur. bona, orum, n. il bene, a) generic. ogni bene fisico, spirituale e morale, beni di fortuna, felicità, pregio, corporale, spirituale e morale; ingegno, virtù, generic. tutto ciò che è buono, retto e lodevole (contr. malum), α) sing. fortuitum, Cic.: fragile, Ov.: nihil melius immortalibus homini a diis datum, nessun bene maggiore, Cic.: bonum naturale, ingegno innato, Nep.: summum bonum, il sommo bene (in senso filosofico), Cic. β) plur.: bona externa, Cic.: bona malaque corporis, Suet.: bona aut mala, pregi o difetti, Sall.: bona vitiaque, Cic.: bona pacis, Tac.: mala fugere, sequi bona, Cic.: b) bene, beni, sostanze, ricchezze, solo al plur., bona fortunae possessiones omnium, Cic.: bona paterna et avita, Cic.: bonorum omnium heres, erede universale, Liv.: quindi esse in bonis, essere in possesso dei beni (di una eredità), Cic. ep. 13, 30, 1, all’incontro Cic. Tusc. 5, 28: qui sint in bonis nullo adjuncto malo, cioè coloro che sono in possesso e godimento di beni d’ogni genere (fisici e morali), c) bonum, il bene == l’utile, vantaggio, ricompensa, alci bono est, torna in vantaggio ad alcuno, anche coll’acc. e l’infin., Cic.: nulla boni spe, senza sperare niente di buono, Tac.: quis enim ullam ullius boni spem haberet in eo? dovrebbe aspettare qualche bene da lui? Cic.: quibus occidi patrem bono fuit, Cic.: bonum publicum, il vantaggio dello Stato, il bene dello Stato, il bene comune, Sall. ed a.: così anche bonum commune, Sen.bŏo, āre (βοάω), gridare ad alta voce, rimbombare, Plaut. ed Ov.
Bŏōtēs, ae e is, m. (βοώτης, boaro), costellazione dell’emisfero boreale detta anche Arctophylax e lat. puro Custos o Custos Arcti, Cic. ed a.
bŏrĕās, ae, m. (βορέας), lat. puro aquilo, I) propr., vento di NNE; quindi anche vento settentrionale, borea, Nep. Verg. ed a.: meton., settentrione, Hor. carm. 3, 24, 38. II) personif., Boreas == Aquilo n° II (V.). Ov. met. 6, 682 e 702.
bŏrēus, a, um (βόρειος), settentrionale, boreale, axis, Ov. trist. 4, 8, 41.
Bŏrysthĕnēs, is, m. (Βορυσθένης), Boristene, gran fiume della Sarmazia europea, ora Dnjepr o Dnepr. — Deriv.: A) Bŏrysthĕnĭdae, ārum, m., abitanti vicino al Boristene. B) Bŏrysthĕnĭus, a, um, del Boristene.
bōs, bŏvis, c. == βοῦς, I) bove, come m. == bue, toro, opimus, Cic.: come f. == vacca, eximia, Liv. II) (secondo il greco) trasl., specie di pesce marino della famiglia delle linguattole, Ov. e Plin.
Bospŏrus, i, m. (Βόσπορος, cioè guado del bove), nome di angusti «stretti di mare», partic.: I) Bosporus Thracius (secondo la leggenda guado di Io sotto forma di vacca), tra la Tracia e l’Asia Minore; temuto dai marinai a motivo delle rapide correnti e delle tempeste che vi dominano, ora stretto di Costantinopoli, II) Bosporus Cimmerius, nella Crimea, ora stretto di Jenikale, russo Wosporskoi. Detto anche sempl. Bosporus, Curt. 6, 2, 13 e (come fem. la striscia di terra sul Bosporus), Prop. 3, 11, 68. — Deriv.: A) Bospŏrānus, a, um (Βοσπορανός), del Bosforo, sost. == un abitante del Bosforo, B) (poet.) Bospŏrĭus, a, um (Βοσπόριος), del Bosforo.
bŏtŭlārĭus, ĭi, m. (botulus), salsicciaio, Sen. ep. 56, 2.
bŏtŭlus, i, m. salsiccia, Petr. ed a.
bŏvārĭus, a, um (bos), appartenente ai buoi, boario, forum (V. forum), Cic. e Liv.
Bŏvĭānum, i, n. capoluogo dei Pentri nel Sannio, conquistato dai Romani, ora Bajano.
Bŏvillae, ārum, f., I) antichissima cittaduzza nel Lazio, sulla via Appia e appiè del monte Albano, circa due miglia da Roma (quindi Bovillae suburbanae), col sacrarium della gens Julia, Boville. In un’osteria vicino a questa città morì Clodio già ferito sulla via dai sicari di Milone; quindi scherzos., pugna Bovillana (la lotta presso Boville), Cic. ad Att. 5, 13, 1. — Deriv.: Bŏvillānus, a, um, di Boville, vicinitas, Cic.: pugna (V. sopra), Cic. II) luogo nell’agro Arpinate: deriv.: Bŏvillānus, a, um, di Boville, fundus, Cic. ad Q. fr. 3, 1, 2, § 3.
bŏvillus, a, um (bos), forma second. arcaica per bubulus, bovino, di bue, grex bovillus, Carm. vet. in Liv. 22, 10, 3.
brăbeuta, ae, m. (βραβευτής), ordinatore di lotte pubbliche, presidente dei giochi di lotta, giudice della lotta, distributore dei premi, Suet. Ner. 53.
brāca (bracca), ae. f., comun. al plur. brācae, ārum, f., specie di calzoni larghi e lunghi, brache, Prop. ed a.
brācātus (braccātus), a, um (braca), I) vestito di ampi calzoni, bracato, Mela, 2, 1, 10 (= 2, § 10), II) trasl: A) forestiero, barbaro, effeminato, sagati bracatique, Cic.: natio, Cic.: miles, Prop. B) come denominazione geografica == transalpinus, come in Gallia bracata, antica denominazione della provincia della Gallia di là dall’Alpi, più tardi Gallia Narbonensis, Plin.: cognatio bracata (sarcasticam.), parentela con uomini della Gallia Narbonese, Cic.
brāchĭŏlum, i, n. (dimin. di brachium), bracciotto, piccolo, vezzoso braccio, Catull. 61, 181.
brāchĭum, ĭi, n. (βραχίων), avambraccio dalla mano sino al gomito (mentre lacertus, il braccio di là fino alla spalla), Tac. Germ. 17. Ov. met. 1, 501. II) braccio intiero, dalla spalla fino alle dita, A) propr.: diu jactato brachio scutum manu emittere, Caes.: brachium fregisse, Cic. — La danza degli antichi consisteva principalmente nel muovere acconciamente le braccia, brachia saltantis, Ov.: brachia numeris movere, Ov. — prov., brachia sua praebere sceleri, esser complice di, ecc., Ov. her. 7, 126: illud levi brachio agere, far la cosa superficialmente, operar lentamente, Cic. ad Att. 4, 17, 3 (4, 16, 6): molli brachio objurgare alqm de alqa re, dare ad uno una leggiera fiancata o una lieve spinta (per ammonirlo), Cic. ad Att. 2, 1, 6. B) trasl.: 1) branche del granchio, Plin.: e così delle branche della Costellazione del Cancro, Ov. e dello Scorpione, Verg. 2) generic. per gli oggetti fatti a foggia di braccia, come nel mare, braccio di mare, Ov. nelle catene di monti, diramazioni, Curt.: in opere di assedio o fortificazioni, argine laterale, terrapieno (naturale o artificiale) per congiungere due punti (comun. detto lingua), Liv.: parimenti della diga di un porto, Liv. ed a.: poet. per antenne della nave, Verg. ed a.
Brachmānae, ārum, m. e Brachmāni, ōrum e ûm, m. (Βραχμᾶνες), casta dei sacerdoti e dei dotti nell’India, odierni Bramini.
bractĕa (brattĕa), ae, f. sottile foglia metallica, partic. foglia d’oro, pagliuzza d'oro (mentre lamina == lastra di metallo più spessa), auri, Lucr.: tenuis bractea tegat ligna, Ov.: crepitabat bractea vento, Verg.
bractĕātus (brattĕātus), a, um (bractea), coperto di lamine, di foglie d’oro, leo, Sen. ep. 41, 6: trasl., felicitas, che splende solo esternamente (== non schietta), Sen. ep. 115, 9.
Branchus, i, m. (Βράγχος), figlio o favorito di Apollo, capostipite dei Branchĭdae, ārum, m. (Βραγχίδαι), Branchidi, servi e ammimistratori ereditari del tempio e dell’oracolo di Apollo a Didima nel territorio milesio. — Sing. Branchidēs, ae, m., Branchide, soprannome di Apollo.
brassĭca, ae, f., cavolo, Scriptt. r. r. ed a.
brattĕa, -ĕātus, V. bractea, bracteatus.
Brenni, V. Breuni.
Brennus, i, m. (Βρέννος), I) duce dei Galli Senoni, che vinsero i Romani all’Allia e s’impadronirono di Roma. II) duce di una grande orda gallica, che devastò la Macedonia, entrò quindi nella Grecia e si spinse fino a Delfo.
Breuni (erron. Brenni), ōrum, m., tribù della Rezia nel Tirolo settentr. (presso il Brenner) e nellaparte S.O. dell’alta Baviera.
brĕvĭārĭum, ĭi, n. (da brevio), breve catalogo, breve lista, breve relazione (rapporto), compendio, sommario di uno scritto, Sen. ed a.: imperii, inventario di Stato, ragguaglio statistico, Suet.
brĕvĭlŏquens, entis (brevis e loquor), di poche parole nel discorso, conciso, Cic. ad Att. 7, 20, 1.
brĕvĭlŏquentĭa, ae, f. (breviloquens), brevità nell’esprimersi, breviloquenza, concisione, Cic. fr.
brĕvĭo, āvi, ātum, āre (brevis), abbreviare, accorciare, I) propr.: cervicem, Quint. II) trasl.; A) abbreviare, accorciare, quaedam, Quint. B) pronunciar breve, syllabam, Quint. 12, 10, 57.
brĕvis, e == βραχύς, breve, corto, piccolo, I) riguardo all’estensione: 1) quantitativ.: a) nell’ampiezza, breve, corto, angusto (contr. longus, latus), via, Verg. e Nep.: aqua, Ov.: in breve cogere, avvolgere strettamente insieme, ridurre a poco, Hor.: quo brevius valent, quanto più da vicino sono forti nella lotta, Tac. b) nell’altezza o lunghezza, breve, corto, piccolo, basso (contr. longus, altus, procerus), forma, Ov.: longus an brevis sit, Cic.: homo corpore brevis, Suet.: judex brevior, Cic. c) in profondità, basso, piano (contr. profundus), brevia vada, Verg. o sempl. brevia, Verg. e Tac. e sing. breve, is, n., luoghi bassi, non profondi, banchi di sabbia, Tac.: trasl., brevia in quibus volutatur, Sen. 2) qualitativ.: a) sottile, piccolo, esiguo, mus, Ov. b) da poco, insignificante, impensa, Ov.: cena, scarsa, Hor. II) secondo la durata nel tempo: 1) propr., breve, corto, ad breve tempus (contr. diu), Cic.: brevissimi temporis impetus, Liv.: brevi tempore, anche sempl. brevi, in breve tempo, in breve, fra poco, Cic. ed a.: brevi postea, pocodopo, Cic.: ma anche brevi, un poco, un po’ di tempo, cunctatus, Ov. met. 5, 32 (cfr. 7, 307: illa brevi spatio silet): ad breve, per breve tempo, Suet. 2) trasl.: a) generic. di cose nel tempo, di breve durata, breve, dolor, Cic.: rosa, che fiorisce solo per breve tempo, Hor.: dominus, che vive un tempo breve, Hor. b) partic. α) della misura delle sillabe, breve, acuto (contr. longus, productus), syllaba, Cic: e sost., brevis, is, f. (intendi syllaba), una breve == sillaba breve (contr. longa), Cic.: di pronuncia breve, indoctus dicimus brevi primā litterā, Cic.: ut aut contractione brevius fieret aut productione longius, Cic. β) di espressione, breve (contr. longus), ne (ille ambitus) brevior sit quam satis sit, neque longior, Cic.: narratio brevis, Cic.: brevi, in breve, con poche parole, Cic.: breve faciam, Cic.:. hoc breve dicam, Cic.: sost., in breve cogere, condur per le corte, in breve, Liv.: ut in brevi, sommariamente, brevemente, Quint. γ) dell’oratore, breve, conciso (contr. longus, copiosus), ut, cum se breves putent esse, longissimi sint, Cic.: ut ego brevior sim, Cic.
brĕvĭtās, ātis, f. (brevis), brevità, I) nello spazio, corporis, statura piccola, Caes.: crurum, Plin. II) nel tempo (contr. longitudo), A) propr.: diei brevitas (contr. longitudo noctis), Cic.: brevitate temporis cogor tam pauca scribere, Cic. B) trasl.: a) della misura delle sillabe, brevità, syllabarum, Cic.: pedum, Cic.: al plur., omnium longitudinum et brevitatum in sonis judicium, Cic. b) di espresstone, brevità, concisione, imitatio brevitatis, Cic.: brevitatis causā, Cic.
brĕvĭtĕr, avv. (brevis), brevemente, I) dello spazio: brevius compellere, in più breve giro, circolo, Tibull. II) trasl., della brevità nella misura delle sillabe e nell’espressione, a) della misura delle sillabe, brevemente, acutamente: (contr. producte), dici, Cic. de or. 159. b) dell’espressione, brevemente, in modo conciso, in poche parole, qualis sit summatim breviterque describere, Cic.: simpliciter breviterque dicere, Cic.: breviter tangere rem, Cic.: quod ego pluribus verbis, illi brevius (dixerunt), Cic.: agam quam brevissime potero, Cic.
Brĭăreus, ĕi, m. (Βριαρεύς == il formidabile), chiamato dagli uomini Aegaeon (Αιγαίων), un Uranide, secondo altri un gigante con cento braccia e cinquanta teste (quindi Briareus centumgeminus): come genero di Nettuno, dio marino, Briareo.
Brīmo, ūs, f. (Βριμώ), l’adirata, spaventevole, soprannome di Ecate, confusa con Proserpina.
Brīsēis, ĭdos, acc. ĭdem e ĭda, f, (Βρισηΐς), Briseide (== figlia di Brise), Ippodamia, schiava di Achille, rapitagli da Agamennone.
Brĭtannĭa, ae, f., così in senso ampio, Gran Bretagna (Inghilterra, Scozia e Irlanda, quindi al plur. Britanniae), come (comun.) in senso ristretto la più grande isola, Inghilterra e Scozia, Britannia; quindi meton., modo mihi date Britanniam (== res a Caesare gestas in Britannia), quam pingam coloribus tuis, penicillo meo, Cic. ad Q. fr. 2, 13, 2 (2, 15, litt. a, §2) — Deriv.: A) Brĭtannĭcus, a, um, Britanno, Britannico, di o in Bretagna, e Britannicus come soprannome del vincitore delle popolazioni britanniche, figlio dell’imperat. Claudio. B) Brĭtannus, a, um, britanno, sost., un Britanno.
Brĭtŏmartis, voc. ti, f. (Βριτόμαρτις, dal cret. βριτύς == dolce, ricco di benedizioni, e *μάρτις = *μαρτά, vergine), originar. una divinità propizia di Creta, come ninfa di Diana col soprannome di Alphaea e Dictynna.
Brittĭus, Brittĭi, V. Bruttii.
Brixĭa, ae, f., città della Gallia cisalpina, per lo più in possesso dei Cenomani, ora Brescia. — Deriv.: Brixĭānus, a, um, bresciano.
Brogitărus, i, m., genero del re Deiotaro, a cui P. Clodio come tribuno vendè il sacerdozio di Pessinunte e il titolo di re.
Brŏmĭus, ĭi, m. (Βρόμιος), il rumoroso, soprannome di Bacco.
Bructĕri, ōrum, m., antica popolazione germanica, abitante sulla parte occidentale dell’Ems e del Lippe sino alla Selva Ercinia, Brutteri — Deriv.: Bructĕrus, a, um, Bruttero.
Brūges, arc. == Phryges, V.
brūma, ae, f. (BREVMA), contr. da brevissima (sc. dies), tempo dell’apparente fermarsì del sole nel Capricorno, solstizio d’inverno, principio dell’inverno, tempo dei giorni più brevi, bruma (contr. solstitium), 1) propr.: Cic. ed a.: ante brumam, Cic.: sub bruma, Caes.: brumā, nella stagione invernale, Cic.: erat forte brumae tempus, Liv. II) poet., trasl., prop., tempo, stagione invernale, freddo, gelo invernale, iners, Hor.: horrida cano gelu, Verg.: per brumam, Hor.
brūmālis, e (bruma), brumale, appartenente al solstizio invernale o generic. dell’inverno, invernale (contr. solstitialis), signum, il Capricorno, Cic.: dies, il giorno più breve, Cic.: e così sidus, poet. == giorno d’inverno, Ov.: tempus, Cic. poet. ed a.: horae, le brevi ore invernali, Ov.
Brundĭsĭum (Brundŭsĭum), ĭi, n., città della Calabria, posta a semicerchio sul mare, con un porto spazioso e comodo, da cui si partiva comunemente per la Grecia e per l’Oriente, a cui è situata di rimpetto; ora Brindisi. — Deriv.: Brundĭsīnus (Brundŭsīnus), a, um, di Brindisi, plur. sost., Brundisini, orum, m., gli abit. di Brindisi.
Brūtĭānus, V. Brutus.
Brutīdĭus, ĭi, m., soprannom. Niger; storiografo e retore romano, contemporaneo di Tiberio; autore di uno scritto perduto sulla morte di Cicerone.
Brūtĭi, V. Bruttii.
Brūtīnus, V. Brutus.
Bruttĭānus (Brutĭānus), V. Bruttii.
Bruttĭi (Brutĭi, Brittĭi), ōrum, m., Bruzii, abitanti della punta meridionale d’Italia (ora Calabria Ulteriore), anche sing. Bruttius (Brittius), ii, m., Bruzio, collettiv. == Bruzii. — Molto spesso Bruttii (Britti), meton. == il paese dei Bruzii, Bruzio, territorio dei Bruzii, — Deriv.: Bruttĭus, a, um, bruzio.
1. brūtus, a, um, I) grave, inerte, massiccio, pondus, Lucr.: tellus, Hor. II) trasl., bruto, tardo, insensato, sciocco, homo, Pacuv. fr. adulescentia bruta et hebes, Sen.: scherzos., ista culpa Brutorum (di L. Junius e D. Junius)? Minime illorum quidem, sed aliorum brutorum, qui se cautos ac sapientes putant, Cic. ad Att. 14, 14, 2.
2. Brūtus, i, m. (1. brutus), cognome romano della gens Junia, di cui i più noti sono: I) L. Junius Brutus, parente di Tarquinio il Superbo, salvato mediante una stupidità simulata (donde il suo nome); liberò Roma dalla dominazione dei re. II) M. Junius Brutus, figlio della sorella di Catone Uticense, Servilia, e di M. Bruto; uccisore di Giulio Cesare, amico intimo di Cicerone (più vecchio di circa 21 anni); stimato ed operoso come filosofo ed oratore; lo stesso a cui Cicerone dedicò parecchi dei suoi scritti (Orator, Brutus ed a.). III) T. Junius Brutus, congiurato col precedente. — Quindi plur. Bruti. — Deriv.: α) Brūtĭānus, a, um, di (M. Giunio) Bruto. β) Brūtīnus, a, um, di (M. Giunio) Bruto.
Būbastis, is, f. (Βούβαστις), divinità egiziana, uguagliata coll’Artemide dei Greci e la Diana dei Romani (come dea della luna), rappresentata sotto forma di un gatto o con una testa di gatto, perchè il gatto era l’animale a lei consacrato.
Būbăsus e Būbassus, i, f, (Βούβασος, Βούβασσος), antica città della Caria, ad oriente di Gnido — Deriv.: A) Būbăsis, ĭdis, f., di Bubaso, B) Būbassĭus, a, um, (Βουβάσσιος), Bubassio.
bŭbīle, is, n. (bos), stalla di buoi, bovile, Scriptt. r. r. ed a.
būbo, ōnis, m. (βύας), gufo, barbagianni, Ov., Plin. ed a.: come fem. in Verg. Aen. 4, 462.
bŭbulcus, i, m. (bos), bifolco, colui che guida i buoi, Cic. ed a.
būbŭlŭs, a, um (bos), appartenente al bue, bovino, di bue, di vacca, pecus, Varr.: lac, Plin.: caro bubula, Plin., e sempl. bubula, Plaut. (ed a.), carne di bue.
bŭcca, ae, f., la guancia gonfiata, riempita nel parlare, mangiare e simili (div. da genae, la sempl. superficie del viso, le «guancie»), per rabbia, fluentes buccae, Cic.: buccas inflare, Plaut e Hor.: garrire o scribere, quod o quidquid in buccam venit (quel che viene sulle labbra), Cic. ed a.
buccĕa, ae, f. (bucca), boccone, Aug. in Suet. Aug. 76.
buccĭn..., V. bucin...
buccŭla, ae, f. (dimin. di bucca), guancia, gota, Suet. Galb. 4.
Būcĕphălās, ae, acc. an, m. e -us, i, m. (macedon. βουκεφάλας, greco βουκέφαλος), cavallo di Alessandro Magno (così chiamato per la larghezza della fronte, ovvero perchè contrassegnato colla figura d’una testa di toro), in onore del quale una nuova città, edificata sulle rive dell’Idaspe, venne chiamata Būcĕphăla, ae, f., o Būcĕphălē, ēs, f., (Βουκεφάλη), oggi Dsjilum o Djelim.
būcĕrōs, ōn (βουκέρως, ων), che ha corna di bue, armenta, armenti di buoi, Ov.: secla, la razza bovina, Lucr. — Forma second. būcĕrĭus, a, um, Lucr. 2, 663.
būcĭna, (buccĭna), ae, f. (secondo alcuni contratto da bovicina [V. bos e cano]), I) corno piegato a spirale, di ferro battuto o di ottone, simile al nostro corno da caccia, a) dei pastori, corno da pastore, Scriptt. r.r. ed a. b) nell’esercito, per dare, presso il generale, il segnale (classicum) della partenza e dell’attacco, il quale veniva poi comunicato più lungi dalla tuba per la fanteria e dal lituus per la cavalleria, Verg. Aen. 11, 475: per dare il segnale quando si dovevan cambiar le sentinelle nella notte (la quale era divisa in quattro vigilie), secundae vigiliae bucinā signum datum, Liv.: jam quarta canit venturam bucina lucem, Prop.: quindi meton., ut ad tertiam bucinam (== vigiliam) praesto essent, Liv.: per annunziare la fine del pasto principale (verso sera), Tac. ann. 15, 30. c) nella vita pubblica e cittadina, per convocare l’assemblea del popolo (nei tempi più antichi), Prop. 4, 1, 13. II) la conchiglia di Tritone (che serviva come tromba), Ov. met. 1, 335 e 337.
būcĭnātŏr (buccĭnātŏr), ōris, m. (bucino), I) suonator di corno, trombetta, Caes. ed a. II) trasl.: banditore, divulgatore, existimationis meae, Cic. fil. in Cic. ep. 16, 21, 2.
būcĭno (buccĭno), āvi, āre (bucina), suonar la bucina, dare il segnale colla bucina, saepe declamante illo ter bucinavit (fu dato tre volte il segnale == si giunse alla terza vigilia), Sen. contr. 7 (3), prooem. § 1.
būcŏlĭcus, a, um (βουκολικός), appartenente ai pastori, pastorale, campestre, bucolico, modi, Ov.: poema, poesia pastorale, Col.: plur. sost. solt. bucolica, orum; n. == poeste pastorali, Scritt. ser.
būcŭla, ae, f. (dimin. di bos), giovine vacca, giovenca, Cic. ed a.
būfo, ōnis, m., rospo, Verg. ge. 1, 184.
bulbus, i, m. (βολβός), cipolla, bulbo, Cic. ed a.
būlē, es, f. (βουλή), senato (greco), Plin. ep. 10, 81 (85), 1 e altr.
būleuta, ae, m. (βουλευτής), senatore (greco), consigliere, Plin. ep. 10, 39 (48), 5.
būleutērĭum, ĭi, n. (βουλευτήριον), luogo di adunanza del Senato greco (lat. curia), Plin. 36, 100 (Cic. Verr. 2, 50 alla greca).
bulla, ae, f., bolla, I) propr. bolla d’acqua, ut pluvio perlucida caelo surgere bulla solet, Ov. II) trasl.: A) borchia, bottone, a) delle cinture, aurea bullis cingula, Verg. b) delle porte, bullas aureas omnes ex his valvis auferre, Cic. B) bulla aurea, bolla d’oro, che i trionfatori e i ragazzi di buona famiglia (orig. dei patricii, più tardi in gen. degl’ingenui) portavano sul petto, appesa al collo, quale amuleto. Fu portata in orig. dai re e lucumoni etruschi e dai loro figli, e introdotta a Roma colla toga praetexta, Cic. ed a.: bulla argentea, appesa per trastullo ad un cervo favorito, Ov. met. 10, 114.
bullātus, a, um (bulla), che porta una bolla al collo, puer, Scip. Afr. fr.: statua, Val. Max.
Bullis (Byllis) ĭdis, f. (Βουλλίς, o Βύλλις), città e regione dell’Illiria tra Durazzo ed Apollonia. — Gli abitanti Bullĭdenses, ĭum, m.; Bullĭenses, ĭum, m.; Bullĭōnes, um, m. e Bullīni, ōrum, m.
būmastus, i, f., (βούμαστος, dalle grosse poppe, sottint. ἄμπελος) vite dai grossi grappoli, Verg. e Plin.
Būpălus, i, m. (Βούπαλος), scultore di Chio, contemp. del giambugrafo Ipponace, con cui visse in inmicizia, e perciò mise in ridicolo in una statua la brutta figura di lui, e il poeta allo sua volta si beffò di lui ne’ suoi versi.
Burdĭgăla, ae, f., antichissima città dei Bituriges Vivisci nell’Aquitania, a Sud della Garonna, oggi Bordeaux.
Burgundĭōnes, um, m., e Burgundĭi, ōrum, m., Burgundi, popolo gotico, distinto in Burgundi orientali, che avevano le loro stanze fra l’Oder e la Vistola, e Burgundi occidentali, che occupavano la regione del Meno superiore.
būris, is, acc. im, f., bure, parte posteriore e curva dell’aratro, Verg. ge. 1, 170.
Būsīris, rĭdis e rĭdos, acc. rĭdem e rin o rim, m. (Βούσιρις), antico re d’Egitto, il quale era in mala fama per la sua crudeltà, perchè immolava gli stranieri che venivano nel suo paese.
bustŭārĭus, a, um (bustum), appartenente ai luoghi dove si abbruciavano i cadaveri, ille bustuarius gladiator, gladiatore che combatteva nelle pompe funebri, Cic. Pis. 19.
bustum, i, n. (da *buro, ant. lat. == uro) == τύμβος, luogo dove si bruciavano i cadaveri, crematoio, I) in senso stretto, il luogo dove il cadavere è stato bruciato, Lucr. 3, 904. II) in senso più lato, tumulo, monticello innalzato sulle ceneri del defunto, tomba, sepolcro, Cic. ed a.: poet., del campo di battaglia, quoties civilia busta Philippos canerem, Prop.: ad busta Gallica, contrada di Roma, dove Camillo avea fatto ardere e sepellire i Galli caduti, Liv. 5, 48, 3, e 22, 14, 11; trasl, sepolcro, cioè il luogo dove, o le persone per cui una cosa è annientata, cui templum illud (Castoris) fuit bustum legum omnium ac religionum. Cic.: tu, bustum rei publicae, Cic.: bustum nati, detto di Tereo, il quale avea mangiato suo figlio, Ov.
Buthrōtum, i, n., o -tos, i, f. (Βουϑρωτόν e -τός), città marittima sulla costa della Tesprozia (Epiro) dirimpetto a Corcira, oggi Butrinto (in Albania sullo stretto di Corfù). — Deriv.: Buthrōtĭus, a, um (Βουϑρώτιος), butrotico; plur. sost. Buthrotii, ōrum, m., abitanti di Butroto, Butrozii.
būthy̆sĭa, ae, f. (βουϑυσία), grande e solenne sacrifizio di buoi, Suet. Ner. 12.
Buxentum, i, n. (Πυξοῦς), città della Lucania, fondata dai Messeni, più tardi colonia romana, oggi Policastro.
buxĭfĕr, fĕra, fĕrum (buxus e fero), che porta o produce bossolo, Catull. 4, 13.
buxus, i, f., e (più di rado) buxum, i, n. (πύξος), I) bosso, bossolo, busso, a) il bosso (albero), Ov. e Plin. b) legno di bosso, Plin. e Verg. II) meton. == oggetti di bosso, come il flauto, Verg.: paleo, trottola, Verg.: pettine, Ov.: tavoletta (da scrivere), Prop.
byblĭŏthēca, V. bibliotheca.
Byblis, lĭdos, acc. lĭda, f. (Βυβλίς), figlia di Mileto, s’innamora del fratello, il quale fugge il colpevole amore di lei; lo segue in Lidia, Caria, ecc., finchè cade spossata e spandendo lagrime è mutata in fonte.
Byllis, V. Bullis.
Byrsa, ae, f.(Βύρσα), cittadella di Cartagine.
Byzācĭum, ĭi, n. (Βυζάκιον anche Βυσσᾶτις), la regione occ. dell’Africa propria tra il fiume Tritone e la piccola Sirte.
Byzantĭum, ĭi, n. (Βυζάντιον), Bisanzio, oggi Costantinopoli. — Deriv.: Byzantĭus, a, um (Βυζάντιος), bizantino, plur. sost. Byzantĭi, orum, m., abitanti di Bizanzio, Bizantini.