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latio, assentatio e simili, Cic. b) plur. == lusinghe, parole lusinghiere carezze, moine, blanditiae et assentationes, Cic.: pueriles, Ov.: adhibere blanditias, Ov. II) trasl., piacevolezza, grazia, allettamento, godimento gradito, blanditiae praesentium voluptatum, Cic.: blanditiae voluptatis illecebraeque, Cic.: rerum talium blanditiā, Quint.
blandus, a, um, blando, carezzevole, lusinghiero, che rende bello con lusinghe, I) propr.: amicus (contr. verus), Cic.: ut unus omnium homo te vivat nusquam quisquam blandior, Ter.: quindi che induce con belle parole, che persuade, coll’inf., Hor. carm. 1, 12, 11. II) trasl.: carezzevole, lusinghiero, che invita (a godere), insinuante, attraente, grazioso, piacevole, a) di c. inan.: oratio, Cic.: verba, Ov.: voluptas, Cic.: otium consuetudine in dies blandius, Liv. b) di pers.: voluptates, blandissimae dominae, padrone molto attraenti, Cic.
blătĕro, āre, cicalare, ciarlare, chiacchierare inutilmente, Hor. sat. 2, 7, 35.
blatta, ae, f., tarma, tignuola, Verg., Hor. e Plin.
blattārĭus, a, um (blatta), che si riferisce alle tarme, balnea, oscure camere da bagno (così chiamate dalla paura che le tarme hanno della luce), Sen. ep. 86, 8.
blattĭnus, a, um, di color porpora, purpureo, funes, Eutr. 7, 14.
Blaudēnus, a, um, oriundo della città di Blaudus (nella grande Frigia).
bŏārĭus, a, um (bos), appartenente al toro, del giovenco dei buoi, boario, forum, in Roma (V. forum), Liv.: arva, ove più tardi sorse il forum boarium, Prop.
Bocchăr, chăris, m., re della Mauritania, ai tempi della seconda guerra punica.
Bocchus, i, m. (probab. forma second. di Bocchar), Bocco, I) re della Mauritania, amico ora dei Romani, ora di Giugurta, finalmente traditore di quest’ultimo. II) pianta nominata da lui in suo onore, Ps. Verg. cul. 406.
Boebē, ēs, f. (Βοίβη), borgo della Pelasgiotide nella Tessaglia, sulla sponda occidentale del lago chiamato anche Boebe o Boebeïs, (V.). — Deriv.: Boebēïs, bēĭdis e bēĭdos, f. (Βοιβηΐς λίμνη), lago Bebeide, ora Bio, vicino all’Ossa, sanctae Boebeidos undae, perchè Minerva vi aveva bagnati i suoi piedi, Prop. 2, 2, 11.
Boeōtarchēs, ae, m., acc. en (Βοιωτάρχης), magistrato supremo nella Beozia, Beotarca, Liv. 33, 27, 8 e 42, 43, 7.
Boeōti, ōrum, m. (Βοιωτοί) e Boeōtĭi, ĭōrum, m., abitanti della Beozia (V. sotto Boeotia), Beoti, accusati di mente ottusa e di rozzezza, che si attribuiva all’aria umida e crassa del paese e alla voracità degli abitanti. — Deriv.: A) Boeōtĭa, ae, f. (Βοιωτία), Beozia, contrada della Grecia, nell’Ellade propriamente detta (capitale Tebe), patria di Bacco e di Ercole. B) Boeōtis, tĭdis, f. (Βοιωτίς), Beozia. C) Boeōtĭus, a, um (Βοιώτιος), Beozio, della Beozia, Bacis (celebre indovino), Cic.: moenia, Tebe, Ov. D) (poet.) Boeōtus, a, um (Βοιωτός), beota, Bŏēthus,i, m. (Βοηθός), I) filosofo stoico. II) uno dei più celebri intagliatori, probab. di Calcedonia (380-324 av. Cr.).
Boihaemum, V. Boji, alla fine.
Bōja, ae, f. (Boji), paese dei Boi, Caes. b. G. 7, 14, 5 (dubbio).
Bōji, ōrum, m. (Βοιοί), Boi, una delle più ragguardevoli popolazioni celtiche, la quale secondo la nota tradizione (Liv. 5, 34 e segg.) aveva lasciata la sede primitiva nella Gallia propr. detta e si era spinta in parte di fronte alla selva Ercinia (fino nell’odierna Boemia), e in parte, valicate le Alpi avea occupata la valle del Po, tra le Alpi e gli Apennini. — Deriv.: Boihaemum o Bojohaemum, i, n. == patria dei Boi, paese dei Boi.
Bōla, ae, f. e Bōlae, ārum, f. antichissima città degli Equi nel Lazio, ora Lugnano. — Deriv.: Bōlānus, a, um, appartenente a Bola, Bolano; plur. sost., Bolani, orum, m. abitanti di Bola.
bōlētus, i, m. (βωλίτης), la miglior specie di funghi che si mangiano, boleto, Suet. ed a.
bŏlus, i, m. (βόλος), getto delle reti per pescare ; quindi I) meton.; pesce preso col getto di una rete, presa (lat. puro jactus), emere bolum, Suet. rhet. 1. II) trasl., getto == vantaggio, bolum mihi tantum ereptum tam de subito e faucibus, Ter. heaut. 673.
bombus, i, m. (βόμβος), ronzio, mormorio, rimbombo, Lucr. e Suet.
bombyx, bȳcis (βόμβυξ), I) m. filugetto, baco da seta, Plin. ed a. II) m. e f., seta, Prop. e Plin.
Bŏna Dĕa (Diva), ae, f. la Dea Bona, dea della fecondità e della castità, venerata dalle donne romane, nel cui tempio nessun uomo poteva entrare, ma che più tardi divenne un luogo di riunione di donne impudiche e teatro delle più grandi dissolutezze.
bŏnĭtās, ātis, f. (bonus), buona qualità di una cosa, bontà, I) in senso materiale, agrorum, praediorum, vocis, Cic. II) in senso spirituale e morale, A) in gen.: naturae, indole buona, Cic.: ingenii, Cic.: summa bonitas et equitas causae, la giustizia d’una causa, Cic.: b) verborum, Cic. B) partic. di carattere, bontà, bontà d’animo, bontà di cuore, cordialità, tenera benevolenza, tenerezza, rettitudine, intenzione onesta (contr. fraus, malitia), naturalis, Nep.: in suos, Cic.: erga homines, Cic.
Bonna, ae, f. luogo fortificato sulla sponda sinistra del Reno nella Bassa Germania, ove Druso gettò un ponte sopra il Reno; ora Bonn — Deriv.: Bonnensis, e, di Bonn.
Bŏnōnĭa, ae, f. città della Gallia Cisalpina; prima col nome di Felsina, capitale delle dodici città etrusche, colonizzata dai Romani l’anno 190; ora Bologna. — Deriv.: Bŏnōnĭensis, e, di o in Bologna, bolognese; sost. == il Bolognese.
bonum, V. bonus, n° II.
bonus (antico duonus), a, um, compar. mĕlĭor, -ĭus, genit. -ōris, superl. optimus, a, um (da opto), buono riguardo alla sua natura ed al suo essere (contr. malus, I) agg.: A) buono così fisicamente che spiritualmente, eccellente, valente, bravo, 1) buono in sè, nummi