Dell'obbedienza del cavallo/Parte IV/Capitolo I

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Parte III Parte IV - Capitolo II
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CAPITOLO PRIMO

Della qualità del clima dell’erba e dell’acqua.


Siccome non può mettersi in dubbio che dalla qualità dell’aria ambiente, e da quella dell’erba, e dell’acqua, che servono di alimento al bestiame, abbia origine la qualità buona o cattiva del medesimo, così chi ha idea di mettere in piedi, e stabilire una razza nobile di Cavalli atta a fornire una scuderia d’un Sovrano, deve avere in mira sopra ogn’altra cosa di sciegliere una situazione di clima dolce, temperato, e costante, e meno che sia possibile sottoposto a stravaganze; nè minore dev’essere la premura di scegliere un terreno arido, secco, e sterile, perchè produca un’erba fina, asciutta, sanguigna e di sostanza: sollevato a guisa di collinetta (se possibile è) affinchè l’acqua della pioggia possa con facilità scolare, e la sua eminenza possa formare dalla parte di mezzo giorno una valletta, che difenda col suo ridosso il bestiame, [p. 290 modifica]e l’erba dai venti freddi dell’inverno per esimersi dal pregiudizio che all’uno e all’altra i medesimi arrecano; e meglio anche sarebbe se una tal valletta fosse circondata all’intorno da una macchia che la mettesse maggiormente al coperto dai medesimi, e da quei che spirano anche dalla parte di mezzo giorno, dei quali il libeccio non è meno pregiudiciale in tutti i tempi della tramontana, e del grecale.

Tutto il terreno nella primavera e nell’autunno è abbondantemente provisto e ricoperto d’erba, ma nell’inverno e nell’estate resta mancante e privo, e però conviene, che nella scelta vi sieno anche delle praterie dell’istessa qualità sopraddetta di sufficiente estensione, per potervi ricavare il fieno che deve supplire nell’inverno alla mancanza dell’erba, ed oltre queste, è d’uopo che vi sieno dei terreni bassi che vadano asciugando a poco a poco nell’estate, perchè vi possa esser sempre dell’erba fresca anche in questa stagione.

L’esperienza mi ha fatto vedere, che l’erba che nasce nel terreno sodo e arido situato in basso, è mangiata con piacere e con profitto dal bestiame, anche quando il terreno è coperto dall’acqua, fino che si mantiene tenera, e solo è da esse abbandonata quando è divenuta soda, e dura; e la ragione è, perchè l’acqua quantunque faccia ad essa cambiar figura e nome, stante il maggior nutrimento che le somministra [p. 291 modifica]non per questo li fa cambiar natura come lo mette in chiaro l’esperienza; poichè ho osservato che il terreno secco, che sta sotto l’acqua tutto l’Inverno, e che resta asciutto nell’Estate, produce un’erba dell’istessa qualità, ma di cinque figure diverse, perchè una più grossa dell’altra, per il maggior alimento che gli ha somministro l’acqua, stante il maggior tempo che dura la sua vegetazione.

In prova che ciò sia vero, si osservi che quel terreno che scola da se senza l’ajuto del calor del sole, produce l’erba più fina, che chiamasi fieno, perchè la sua vegetazione viene al suo compimento più presto, stante la minor quantità dell’umido che il Sole deve asciugare.

La vegetazione poi di quello che non finisce d’asciugare è più lenta, e di maggior durata, e però ricevendo dall’acqua maggior nutrimento, l’erba viene più grossa; quindi è che chiamasi fien grosso, che i contadini ed i postieri lo danno a mangiare alle loro bestie mescolato col fieno buono.

Dove l’acqua è più alta, che richiede anche maggior tempo del sopraddetto, perchè il calor del sole la possa svaporare, non può a meno la vegetazione dell’erba che produce quel terreno d’essere di maggior durata e più lenta, e per conseguenza che l’erba riceva maggior alimento, e divenga anche più grossa del sopraddetto [p. 292 modifica]detto fien grosso che chiamasi patto, e che serve per far lettiere al bestiame, e dipoi concime.

Per l’istessa ragione l’erba che chiamasi biodo, è di maggior mole del patto, e però del più fine se ne fa le vesti ai fiaschi, e del più grosso le stoje.

L’erba finalmente che produce quel terreno che resta coperto da tale altezza d’acqua, che richiede tutto il tempo dell’estate per essere svaporata, diviene di tal grossezza, che si assomiglia alla canna per il maggior alimento ricevuto dall’acqua in sì lungo tempo che ha durato la sua vegetazione, e però chiamasi cannella della quale si fanno i cannicci.

Se il sopraddetto terreno si riduce in scolo tale, che nella primavera resti da se asciutto per tutto, vi nasce l’erba fine; se ripieno lo scolo torna sott’acqua, torna pure a riprodurre l’istesse qualità d’erbe sopraddette: onde una tal riprova toglie ogni dubbio che dal maggior tempo che dura la vegetazione, stante il maggior alimento che riceve l’erba dall’acqua, viene la maggior sua grossezza, e la diversa figura.

Da quest’esperienza ho ricavato che il terreno secco e sterile, è quello che produce pascolo che forma i Cavalli d’ottima qualità, non solo perchè mangiano l’erba sua con piacere ed avidità, ma anche perchè l’esalazione [p. 293 modifica]del medesimo è salubre, e non è pregiudiciale neppure nell’estate alla salute dei Custodi, che vi si mantengono sani; e tanto più sono restato convinto di questa verità nel vedere che il bestiame ricusa l’erba prodotta dal terreno grasso, quantunque per essere di foglia larga polputa e piena di sugo, apparisca all’occhio la migliore, non arrecandosi a mangiarla che sol quando è forzato dalla fame per non aver altro di che nutrirsi.

Certo è che gli animali sono dotati d’un istinto naturale, che fa loro conoscere ciò che lor giova, e ciò che lor nuoce; quindi è che nel pasturare scelgono sempre l’erba migliore preferendola alla inferiore, ed ho osservato che quella di cui più s’appetiscono, è la fine, che fa in terreno magro e sterile, e mai la polputa e sugosa che fa in terreno grasso, come ho detto di sopra. Onde chi non ha bastante cognizione per scegliere la qualità della pastura che conviene a una razza, può pigliar regola dal Cavallo medesimo con metterlo a pascere in un luogo, dove vi sia dell’una, e l’altra qualità d’erba, o col farlo passare da un luogo all’altro, e sarà sicuro di non sbagliare, se farà la scelta di quella che il Cavallo mangia con avidità la prima, la quale sarà certamente quella che nasce in terreno secco ed arido, di filo sottile e asciutto. [p. 294 modifica]

E siccome non può negarsi che l’aria sana contribuisca a render sano anche il prodotto, così anche per questa ragione deve scegliersi il terreno secco e arido, che non produca esalazione maligna in nissuna delle stagioni; all’opposto del terreno grasso, che bagnato dall’acqua fa subito fango, e s’impolpa di essa, in forma che non essendo il calor del sole nell’estate bastante a riseccarlo, lo fa ribollire, e li fa esalare un umor puzzolente e nocivo alla salute, come lo danno a conoscere le malattie, dalle quali sono attaccati in questo tempo i costodi e guardiani di quel bestiame che pastura in simil terreno; ciò che non segue in terreno secco e arido di natura, perchè resta asciutto, e riseccato, dove l’acqua è poca, immediatamente che sente il calor del sole, e dove è più alta, ancor che ribolla non fa esalazione pregiudiciale, come è una riprova sicura la sanità non intaccata dei medesimi guardiani e custodi del bestiame nel tempo del maggior calore dell’estate, quando segue il ribollimento sopraddetto.

E sol per accidente tal volta il terreno secco cambia natura a lung’andare in qualche bassata profonda, dove muore l’acqua, quando l’erba, e le foglie degli alberi che vi cadono, vi marciscono, come segue anche nei fossi di scolo, in specie quando per incuria vi è lasciata dentro l’erba che si taglia per dar corso all’acqua [p. 295 modifica]acqua, in vece di cavarla fuori; e però quando si ricavano questi, il terreno che si getta fuori, per qualche giorno nell’asciugare suol fare qualche sorte d’esalazione fetente, e nociva, ma questo cessa in breve tempo e subito che viene riseccato dal sole l’umido, di cui è imbevuto, stante la sua natura arida; quando all’opposto il terreno grasso levato dalla sua situazione richiede lungo tempo, prima che sia riseccato, e ribolle, tramandando esalazioni pestifere, fino che non è seccato affatto; e lasciato nella sua situazione senza toccarlo, non asciuga mai, nè mai lascia di tramandare le sue maligne esalazioni sempre che il sole ha forza d’attraerle a se.

Ma chi non resta persuaso da queste ragioni, metta in prova i Cavalli allevati e nutriti nelle due sopraddette qualità diverse di terreno, e vedrà che quegli che provengono da razza situata in terreno secco e sterile, sono dotati di gran spirito e coraggio, di complessione robusta e sana, di corporatura forte, ben disposta, agile, e pronta, di gambe asciutte e nervose, con il corno del piede duro e stabile, e per conseguenza dotati di tutto ciò che deve concorrere alla formazione d’un Cavallo dell’ultima bontà, di perfetta salute, e lunga vita.

E all’opposto toccherà con mano, che quelli che provengono da razza situata in terreno [p. 296 modifica]grasso e fertile, sono di poco spirito, pigri ed infingardi, di corporatura grande, ma grave e pesante, di complessione debole, fiacca, e mal sana, con gambe grosse, ma sottoposte a umori maligni, con piede fragile e molle, facile a gettar quarti falsi, chiavardi, porrifichi, e tutte quelle imperfezioni, delle quali sono suscettibili i Cavalli di cattiva natura, ed oltre tutto questo troverà che sono di poca salute, e di meno durata degli altri.

E siccome è molto difficile di poter trovare in tutti i luoghi una situazione, che abbia tutti i sopraddetti requisiti, così è d’uopo d’appoggiare la scelta a quella che sia più consimile, e uniforme alla sopraddetta, e con l’arte procurare al possibile poi l’emenda, o la moderazione dei difetti, ai quali è convenuto passar sopra, per mettere al coperto il bestiame dagli inconvenienti che non può a meno che portino seco, contentandoli che il prodotto sia di minor perfezione.

Alla scarsezza e mancanza del terreno buono si può supplire con la maggiore estensione, dove vi è luogo di poterlo fare, poichè non apporta alcun pregiudizio, che il terreno di buona qualità sta intramezzato dall’inferiore, ed anche dal cattivo, sì perchè il bestiame come ho detto sopra non si adatta mai a mangiare l’inferiore, quando può avere della migliore, sì perchè il pratico e fedel custode può [p. 297 modifica]impedire con somma facilità l’inconveniente, che quando è stata pasturata l’erba buona, il bestiame non si appigli alla cattiva, con farlo passare in altra pastura, ancorchè lontana, dove possa fare una nuova scelta.

E si può riparare al rigor del clima e correggerlo con il ridosso di qualche monte, rialto di terreno sollevato, e di qualche macchia che cuopra i venti pregiudiciali, o sì vero con il ricovero di qualche capannone fornito di fieno, che lo metta al coperto dall’intempestive burrasche, e supplisca alla mancanza della pastura.

Quantunque sia opinione universale, che la pastura della montagna sia un ottimo cibo per l’alimento del bestiame (suppongo per le ragioni addotte sopra) ciò nonostante non può farsi di essa capitale per stabilirvi una razza, per più motivi.

Il primo è, perchè stando la montagna il più del tempo dell’anno coperta dalla neve non si riduce in grado di poter servire (almeno in Italia e per le razze, di cui è il mio assunto di trattare) che per la stagione dell’estate, ed al più per tutto il mese d’ottobre; poichè nel mese di novembre comincia ad irrigidire l’aria, in forma che diviene soggetta ad improvvise burrasche molto pregiudiciali al bestiame, stante la neve che vi cade in questo tempo.

Secondo, perchè vi nascono erbe medicinali troppo efficaci, sì per natura che per la maggiore attività che somministra loro il sale [p. 298 modifica]della neve di cui sono imbevute, che però scuoprono, e fomentano nel bestiame i difetti suoi interni, fino a farlo perire, o a renderlo malsano, come l’esperienza fa vedere ben spesso.

Terzo, perchè essendo l’erba sua nel principio dell’estate tenera e purgativa, e di tal maniera efficace, che se vi si manda un Cavallo di stalla vi perisce, o si riduce in pessimo stato, e rari sono quelli che vi reggono senza riceverne pregiudizio, come accade pure a quegli assuefatti in campagna che vi si mandano malsani e non bene in essere, e fa abortire le Cavalle pregne, e apporta gran pregiudizio ai Polledrini lattanti, e per questo fui obbligato a desistere di mandarvi le Cavalle della razza di S. M. I. a me confidata, e la gioventù difettosa, o malita, o poco in essere per sottrarla dal rischio di perdersi.

Una riprova dell’efficacia di tal erba si è il vedere che tutti i Cavalli che hanno balsane, appena arrivativi gli si empiono di certe pustolette che a guisa di ulcere si rompono e gemicano, le quali poi sfogate e ripurgate guariscono, e risaldano da loro perfettamente senza lasciare segno alcuno, e senza apportare conseguenza cattiva, che anzi io credo che un tale sfogo sia molto vantaggioso, e sottragga l’animale da quei difetti, ai quali sarebbe stato sottoposto, se un tale umore non si fosse sfogato; e però argomento che quanto è pregiudiciale [p. 299 modifica]l’efficacia di tal erba medicinale ai Cavalli infetti, e cagionosi, perchè loro intempestiva, altrettanto sia utile e proficua per prevenire le malattie, ed assicurare maggiormente in salute quegli che possono resistere alla loro purga.

Altro avvantaggio porta l’uso della montagna alla gioventù, in specie ai maschi; ed è quello di promuovere e di dirozzare l’elasticità delle articolazioni delle gambe loro, stante l’essere obbligata, pasturando in essa, a montare e scendere per procacciare in luoghi incomodi e scoscesi l’erba, e così fare acquista di maggiore scioltezza e agilità, ed insieme di cominciare a formare la lena col viaggio di due volte l’anno nell’andarvi e nel tornare.

Non meno del clima dolce e temperato, e dell’erba buona, contribuisce alla perfezione del prodotto l’acqua di buona qualità, e però è necessario che il terreno che deve prescegliersi per lo stabilimento d’una razza, sia anche di questa fornito a sufficienza.

Per essere dunque l’acqua di polla, perenne, dev’esser preferita a qualunque altra, perchè non possa accader mai il caso che il bestiame resti senza di essa; tanto più che l’acqua di polla solo è buona per tutte le stagioni, ed è la specifica per le due incomode, per essere nell’inverno tiepida e non sottoposta a diacciare, e nell’estate fresca, come lo richiede la stagione. [p. 300 modifica]

L’acqua piovana raccolta in piscine essendo sottoposta a diacciare nell’inverno, ed a riscaldarsi nell’estate, è ottima nella primavera, e nell’autunno, perchè spesso è rinfrescata dalle piogge che sogliono cadere in queste due stagioni di mezzo, ed è d’un gran comodo alla razza, perchè le piscine possono farsi dove più piace, ed essere situate con regola in adequata distanza dalle polle, in forma che tutta la pastura resti fornita d’abbeveratoj comodi, ed opportuni.

L’acqua di sorgente che corre sopra il sasso, è riputata per troppo cruda, e per troppo sottile per la beva del bestiame Cavallino, che ama l’acqua grossa, come lo dà a divedere il non metter mai il Cavallo la bocca nell’acqua per bere, prima d’averla intorbidata con la battuta del piede, sempre ch’è in libertà sua di poterlo fare, come segue in campagna, dove seconda l’instinto naturale; questa al parer mio deve avere la preferenza a tutte le altre, quando abbia la sua origine in una collina di terreno secco e sterile, ed il suo corso in terreno renoso senza sasso, perchè non può a meno di racchiudere in se tutte quelle prerogative che si richiedono nella miglior beva del Cavallo.

L’acque correnti dei fiumi quando hanno abbandonato il terreno sassoso, e scorrono sopra il renoso vergini, come escono dalla loro [p. 301 modifica]sorgente, dirotte nel lungo corso dal moto e dallo sbattimento, e ripurgate dalle fecce nelli spessi stagni, che si formano nel loro letto, ed ivi concotte dal sole, e però pastose, dolci e leggiere, quanto sono buone nell’estate, dopo terminata la macerazione dei lini, e delle canape, (che vi si sogliono porre a quest’effetto, non solo per l’acquisto fatto delle sopraddette qualità, ma anche, perchè la loro abbondanza somministra l’opportuno bagno in una stagione, che lo richiede, oltre alla beva) altrettanto sono pericolose, e di cattiva qualità in tutte le altre stagioni, ed anche nell’estate, quando sono torbide, per lo scarico ed ammasso d’ogni sudiciume che vien fatto in esse da tutti gl’influenti loro ed in specie dai paduli in tempo di pioggia, e nello struggersi desse nevi.

L’acqua di polla dunque, che scaturisce dal terreno secco e sterile, è quella che deve esser prescelta come ho detto per la beva di una razza, per metterla al coperto di non restarne mai mancante in nessuna delle stagioni, e dev’esser rigettata onninamente senza esitare, quella che ha la sua origine in terreno grasso, non meno che l’erba che in esso nasce per le ragioni dette di sopra.

Ma siccome una tal acqua quantunque di buona qualità è sottoposta a cambiar di natura e a divenire difettosa stante il marcir che vi [p. 302 modifica]fa dentro quell’erba che vi nasce, calpestata che sia, e mescolata con la poltriglia, che suol far con i piedi il bestiame quando vi si introduce per bere, così è d’uopo che sia posto riparo a un tale inconveniente, con ripulire tutto quel contorno del recipiente, nel quale deve entrare il bestiame, ed indi ricoprirlo con un forte smalto, per rendere il suolo impenetrabile a quella produzione che suol fare il terreno, e sopra di esse formarvi un suolo di ghiaia grossa di fiume, perchè sotto di questa possa nascondersi quel sudiciume che dal vento e dalle gambe del bestiame vi viene deposto, onde più difficile sia che dal vento e dall’agitazione dei piedi del medesimo bestiame possa essere sollevato, e l’acqua intorbidata; con l’avvertenza però di lasciare intatta quell’erba grande che nasce all’intorno della polla, perchè mantenga con la sua ombra fresca l’acqua l’estate; e dev’essere un tale smalto ripulito almeno una volta l’anno dal sopraddetto sudiciume, che così si verrà a mantenere sempre al bestiame la beva d’ottima qualità.

Quando la situazione della polla sia in alto, in forma che abbia bastante cadenza, o che la medesima polla stretta da un recinto di muro abbia forza d’alzare l’acqua al segno di poter correre per un canale murato che formi l’abbeveratojo, molto meglio è di dar corso alla sua acqua per questo, che di lasciarla ferma [p. 303 modifica]nella piscina sopraddetta, poichè nel canale viene ad essere esente da tutto ciò che possa apportargli alterazione, e dal moto viene ad esser purificata e resa migliore, e anche è più facile a conservarla e mantenerla pulita da ogni sudiciume che può cadervi, o nascervi dentro.

La troppa freschezza, e crudezza dell’acqua di polla della montagna, che nasce dal sasso, si può in parte correggere con rinchiuderla, e fermarla in abbeveratoj murati, o in piscine formate in terra, come le descritte di sopra, affinchè abbia luogo il sole di concuocerla, e d’intiepidirla, e l’acqua piovana di mescolarsi con essa, per temperarla e renderla meno pregiudiciale, e meno efficace, dandomi ad intendere che la qualità di quest’acqua abbia gran parte negli effetti che attribuiscano all’erbe medicinali, che produce il terreno della montagna, poichè non può a meno d’avere anch’essa attività ed efficacia capace di fare impressione, ed avvalorare quella dell’erba sopraddetta.

Le polle sotterranee che non hanno forza di potere spingere le loro acque fino alla superficie della terra, si rendono servibili coll’argano, o con la tromba, o con macchine simili, e per mezzo di esse e di canali si manda l’acqua dove occorre, come a tutti è noto, ond’è superfluo l’indicarlo d’avantaggio. [p. 304 modifica]

Le piscine d’acqua piovana pure è necessario che abbiano il fondo sodo come le altre, per l’istesse ragioni, e molto più se sono abbondanti d’acque in forma che non siano sottoposte a restare asciutte l’estate, perchè esse sono soggette più dell’altre agl’inconvenienti sopraddetti.

E però nel formarle conviene aver l’avvertenza di sciegliere una situazione, dalla quale possa darsi l’esito all’acqua, sempre che possa occorrere.

Molto probabile è, che la maggior parte delle malattie, alle quali sono soggetti i Cavalli abbiano in gran parte origine dall’acqua che bevono, in specie nell’estate; e la ragione si è perchè nell’estate si trovano bene spesso a bevere acqua cattiva stante la scarsezza, per non dire mancanza della buona, per incuria dei custodi, obbligati a ciò fare dalla sete; il che non è così facile che segua riguardo all’erba, imperocchè ella è meno sottoposta a cangiar natura, e a mancare in forma di obbligare il bestiame a doversi appigliare a quella che gli è pregiudiciale, tanto più ch’essendo la situazione in terreno secco, e sterile, anche quella che nasce nell’acqua è di buona qualità, e quella dei luoghi bassi e sottoposti a essere inondati nella primavera è nella sua perfezione nel tempo d’estate, e nell’inverno ha il bestiame sempre il ricorso al fieno già approntato a sua [p. 305 modifica]disposizione nei capannoni, che li servono anche di ricovero in tempo di burrasca, e di difesa dall’eccessiva intemperie dell’aria.

Quindi è che chi deve scegliere la pastura per lo stabilimento, e soggiorno d’una razza, deve egualmente avere a cuore che la pastura per l’estate sia abbondante di acqua di polla viva, o corrente, perchè meno sottoposta a andare a male e cambiar di natura; anche perchè egli è l’unico preservativo dall’intemperie dell’aria di questa stagione; così che quella d’inverno sia provista di ridossi, che difendano il bestiame, e la pastura dal rigor della stagione, e di capannoni abbondanti di fieno perchè lo mettano al coperto dall’intempestive burrasche, e suppliscano alla mancanza della pastura che accade in questa stagione; non avendo di bisogno le altre due stagioni più favorevoli che dell’erba, e dell’acqua buona, che non può a meno di produrre il terreno secco, e sterile, che dev’esser prescelto a preferenza d’ogn’altro.

E’ da avvertirsi però che nonostante tutte le favorevoli circostanze sopraddette che somministra la qualità del terreno, dell’aria, e della vantaggiosa situazione, non può formarsi accertato giudizio, se una tal acqua sia proficua o dannosa alla beva del bestiame, poichè l’incontro di qualche vena minerale nel suo corso sotterranea, può alterare l’intrinseca sua [p. 306 modifica]qualità, accrescere, o minorare le prerogative e l’attività utile, o nociva; e però prima di stabilire il giudizio per assicurarsi di non pigliare sbaglio, convien ricorrere alla prova dell’esperienza che non può ingannare, come suol fare bene spesso l’oculare inspezione; si faccia far dunque la prova al medesimo bestiame, e s’osservi se egli la beve con piacere, o la rigetta; nel primo caso quando non sia forzato dalla sete per mancanza d’altr’acqua, è una riprova sopra ogni eccezione ch’ella è di sua convenienza; ed all’opposto è il rifiuto; e l’istessa prova può farsi anche sopra la pastura da chi non sia capace di formare da se un accertato giudizio, senza rischio d’ingannarsi per le ragioni addette di sopra.

Non può certamente trovarsi in Italia situazione più favorevole di quella che io ho avuto la sorte di scegliere per la razza di Toscana, di S. M. I. che però credo molto a proposito di farne qui la descrizione non solo in conferma di quanto ho detto, ma anche per mettere in vista tutte le circostanze che son necessarie sapersi da chi deve regolare una razza, tanto più che una tal cognizione faciliterà l’intendimento di quanto sono per dire in appresso, e denoterà il modo di far sì, che in tutte le stagioni il bestiame abbia pastura nuova, e di quella qualità che il medesimo richiede. [p. 307 modifica]

E’ situata questa razza in vicinanza della Città di Pisa, non molto distante dal mare; il clima suo è temperato, perchè ridossato da un alto monte che lo mette al coperto della tramontana, di maniera che tal volta passa l’inverno senza diacciare, e negli altri anni resterebbe il paese sprovisto di diaccio per il bisogno dell’estate, se non fosse usata tutta l’arte e tutta l’attenzione da chi occorre; poche volte vi nevica, e quando ciò segue, la neve si dilegua sì presto che non dà luogo di poterne far provisione nelle conserve; il calor del sole dell’estate vien mitigato e temperato dal vento maestrale, che in questa stagione non cessa mai di spirare da circa due ore prima del mezzogiorno, sino al tramontare del sole, essendo poche le volte che manca quando qualche altro vento marino supplisce alle sue veci.

La pastura è divisa in due parti lontane una dall’altra circa a cinque miglia; serve una per il soggiorno della razza nelle tre stagioni inverno, primavera, e autunno, e l’altra per l’estate.

La prima è situata in egual distanza tra Pisa e Livorno che chiamasi Coltano e Castagnolo; il suo terreno è arido e secco perchè una volta stato occupato dal mare, e dipoi da esso abbandonato; egli è formato a guisa di una collinetta che lo esenta dall’inodazione dell’acqua piovana, e lo mantiene sempre [p. 308 modifica]asciutto, ed è corredato di diverse polle d’acqua viva perenne che sorgono in qua e in là in adequata distanza; queste sono tramischiate da piscine d’acqua piovana, perchè sia più comoda la beva a tutte le pasture, e forma tra ponente e mezzogiorno una valletta, che difende con il suo ridosso il bestiame, e l’erba dai venti settentrionali; la collina che la circonda dalla parte di mezzogiorno, e la macchia da quella di ponente, la mette al coperto anche dai meridionali e dai ponenti, ed in specie dal libeccio, che tal volta spira in tutte le stagioni, e che non è meno pregiudiciale della tramontana, e del grecale.

Dalla parte di levante, dalla quale è del tutto scoperta, un cordone di macchia nel suo confine, ed un rialto di terreno la difendono con il loro ridosso da tutti i venti nocivi che spirano da quella parte.

Oltre il terreno rilevato, vi sono nel piano i prati dell’istessa qualità arida e secca, che restano inondati dall’acqua piovana nell’Inverno, e che nella primavera sono riservati per la raccolta del fieno, e nell’autunno servono di pastura per lasciare in riposo il terreno rilevato, perchè possa rivestirsi, e somministrare nell’inverno maggior abbondanza d’alimento, come lo richiede il bisogno della stagione.

E siccome nella stagione dell’inverno più che in ogn’altra il bestiame è sottoposto a ricevere [p. 309 modifica] danno e pregiudizio; così il terreno più in rialto è destinato per questa stagione, e però è fornito delle necessarie abitazioni per i custodi, e dei capannoni provisti di fieno e d’acqua di polla, con i suoi argani per potere empire gli abbeveratoj, che sono al di fuori e al di dentro dei medesimi oltre quella delle piscine, e delle polle sparse per tutta la pastura, ed è provisto di riservi d’erba naturale e seminata, per il bisogno come si dirà in appresso.

In tutte le stagioni non può a meno che sia tenuta una razza ben regolata divisa in quattro partite; poichè i Polledri maschi dai diciotto mesi in su conviene tenerli lontani dalle femine, perchè non divengano viziati; la gioventù tenera pure conviene tenerla separata dal branco, perchè richiede maggior assistenza, e miglior pastura; le Cavalle figliate è forza di tenerle da se per riparare i lattonzoli loro da essere offesi, e per poterle far passare sempre a sfiorir le pasture, affinchè possano produrre maggior latte per l’alimento dei figliuoli; e le pregne devono esser tenute lontane dalle figliate per esimerle da esser percosse dalle medesime per gelosia dei figliuoli.

Cresce il bisogno di tal separazione nell’inverno stante l’intemperie dell’aria, la mancanza della pastura, e la maggior assistenza, che richiede in questo tempo il bestiame; e però [p. 310 modifica]Castagnolo ch’è la parte più ridossata, e di clima più dolce, è il luogo destinato per il soggiorno in questo tempo della gioventù tenera, che non oltrepassa i due anni, e dei lattonzoli che conviene separare dalle madri, di mano in mano che queste vanno perdendo il latte.

Castagnolo è una specie d’Isola, perchè circondata da un padule d’acqua stagnante dalla parte di tramontana e di levante, e da ponente dal canale che serve per la navigazione da Pisa a Livorno sopra il quale vi è un ponte che li dà l’accesso; e da quella di mezzo giorno da altro canale che dà lo scolo al padule, e che per mezzo d’altro ponte ha la comunicazione con Coltano.

Per essere questo luogo la parte più vicina a Pisa lo ricuopre il Monte Pisano, dalla tramontana; i venti che spirano da ponente, ed il libeccio li sono coperti da una gran macchia di circa quattro miglia d’estensione, che dal sopraddetto canale di navigazione si estende fino al mare; lo cuopre dal grecale dalla parte di levante un rialto di terreno, che circonda il suo confine da questa parte; ed un ridosso di macchia ch’è passato il canale dello scolo del padule, dove ha principio la pastura di Coltano, lo mette al coperto dai venti meridionali.

Nel mezzo di quest’isola v’è l’abitazione per i Custodi, ed un Capannone con il suo fienile [p. 311 modifica]sopra, rastregliere, e mangiatoje sotto, per il foraggio, con tre divisioni dentro, perchè possano star da per se i più robusti, gli ammalati, e quei che vanno spuppandosi; e però oltre l’acqua di polla, e di piscina ch’è sparsa per l’isola, ve n’è una al di fuori del capannone con il suo argano che empie un grand’abbeveratojo che v’è, e che per mezzo di canali va a riempire anche quello, che è dentro, che supplisce alla beva di tutti, ed ai beveroni che convien dare alli spuppati finchè non si sono assuefatti al nuovo governo.

In vicinanza d’esso v’è un riservo di un’abbondante pastura rinserrato per il soggiorno dei bisognosi nei tempi buoni, e nelle ore più calde, ed altro d’erba seminata per mescolare con le trite di fieno, che si danno a quegli che ne hanno di bisogno, ed una mandria per poter pigliare con più facilità, e senza strapazzo quegli, che di mano in mano occorre di separare, annessa al medesimo serrato.

La pastura di Coltano è divisa in due parti, da una siepe che ha i suoi cancelli per poter dar la comunicazione all’una e all’altra, nella primavera quando si dà la via alli stalloni, affinchè possano questi aver la libertà di condurre le loro camerate dove più lor piace.

Quella che resta dalla parte di mezzogiorno, perchè è la più scoperta, e meno ridossata, serve per le Cavalle pregne, e sode che [p. 312 modifica]hanno meno bisogno dell’altri d’assistenza; ma con tutto questo non manca d’esser circondata da un cordone di macchia da levante, mezzogiorno, e ponente, bastante di servire di ricovero al bestiame, per difendersi da tutti i venti pregiudiciali, tanto più che v’è anche in essa una valletta al mezzogiorno, che col suo ridosso lo mette al coperto ancora dai venti settentrionali, e gli rende il clima più dolce; in poca distanza di questa v’è l’abitazione dei custodi corredata di un capannone con il suo fienile sopra, rastregliere e mangiatoje sotto, di quattro corsie, difeso dalla muraglia sì da levante che da ponente, e del tutto aperto dalla parte di mezzogiorno e tramontana, perchè sia più libero l’accesso e l’uscita; contiguo v’è uno stradone che serve per avvezzare i barberi a correre, serrato dalle parti da una forte siepe, che siccome va a finire alle fabbriche dell’altra parte, così dà il comodo di far passare in essa quel bestiame che s’ammala o patisce, e si riduce ad aver bisogno di maggior governo e assistenza.

Poco distante dal capannone v’è una polla d’acqua con il suo abbeveratojo ed argano per empirlo, oltre all’altre polle e piscine che sono in qua e in là per la pastura.

Dalla parte di levante v’è un altro stradone che per mezzo d’un ponte che attraversa il canale, che dà lo scolo all’acque della campagna [p. 313 modifica]unisce a questa pastura una gran praterìa che serve per raccogliervi il fieno, e per pastura dell’autunno, e nei tempi buoni anche di questa stagione alle Cavalle sopraddette.

L’altra parte più ridossata che resta in mezzo alla sopraddetta ed all’isola di Castagnolo, è destinata per il soggiorno delle Cavalle figliate, e però provista di maggiori comodi di tutte le altre. Questa pure ha una corona di macchia che la difende dal grecale e dagli altri venti settentrionali e marini, ed è corredata della solita valletta a mezzo giorno, il cui ridosso mantiene fresca l’erba e rende temperato il clima anche in questa stagione. Nel suo principio, v’è una polla d’acqua tiepida nell’inverno, e fresca nell’estate, che rinserrata da una muraglia scaturisce a guisa di fonte, e corre dentro un canale pure murato che serve d’abbeveratojo al bestiame: altra simile di maggior abbondanza d’acqua e in poca distanza dalla sua fine, oltre le solite piscine d’acqua piovana che sono nell’interno della pastura come si è detto di sopra.

Nel mezzo di questa parte, che viene ad essere il centro della pastura di Coltano, vi sono tutte le fabbriche per il bisogno del servizio.

V’è primieramente dalla parte di ponente un gran capannone di sei corsìe lunghe cento quattordici braccia, e larghe dieci braccia di vuoto, [p. 314 modifica]le divisioni sono formate dalle rastregliere, che essendo movibili possono voltarsi, quando si voglia ridurre le sei corsìe sopraddette che sono da levante a ponente in dieci più corte, ma dell’istessa larghezza voltandole da mezzogiorno a tramontana, e con levare le rastregliere della loro situazione disponendole in altra forma lì si può far fare la figura, che possa abbisognare e che più piaccia; tutt’all’intorno della muraglia che lo circonda vi sono gli abbeveratoj che servono anche di mangiatoje, perchè l’acqua che va per tutto, per mezzo di canali, scaturisce per dove si vuole, e dove se le dà la via con aprire quella tal chiave che corrisponde al luogo dove si vuole l’acqua.

E però nel principale ingresso del capannone che resta a ponente, (perchè da questa parte è la maggior pastura, che con esso ha la comunicazione) vi è una gran cisterna murata, d’acqua di polla, ed in parte d’acqua piovana, raccolta per mezzo di canali dal tetto del medesimo capannone, e da essi introdotta nella cisterna; al difuori d’essa vi è un grande abbeveratojo murato, che resta all’ingresso appunto del capannone, perchè il bestiame abbia la beva commoda, sì nell’entrare che nell’uscire; oltre il comodo di poter bevere dentro senz’uscire, con la tromba s’empie la conserva che comunica l’acqua a tutti gli abbeveratoj [p. 315 modifica]che sono tanto di fuori che di dentro, ed egli ha l’ingresso da tutte le parti.

Dalla parte di levante del medesimo, nella facciata a terreno vi sono diverse stalle per il ricovero dei Cavalli dei ministri, o altri forestieri, e quelle per i barberi che avvezzano a correre, e sopra vi è il quartiere dei custodi della razza, del Cappellano che sta sempre con essi per dir loro la Messa, e farvi le funzioni della Chiesa, il quartiere dei Barbareschi, e del fattore, il quale soprintende all’azienda e lavori che occorre fare in campagna, come sono il far seminar l’erbe, segare i fieni, riporli, vendere l’avanzo ec., e il di sopra del capannone serve di fienile.

Nel contorno di esso vi sono diversi riservi di pastura scelta, ridossati dalle fabbriche che servono di soggiorno al bestiame ammalato o convalescente, nei tempi buoni, ed altri per la sementa dell’erba, per le trite, e per dare agli stalloni prima della monta, e dopo di essa; vi è pure una mandria a più divisioni, per farvi la rassegna della razza tutta, la riforma, la merca, la scelta delle camerate delli stalloni, e la mostra della medesima razza al Padrone o ai superiori, e però in mezzo vi è un casino a quattro facciate, con le sue vetrate, dalle quali si può vedere tutto sotto gli occhi senza correre rischio alcuno, e senz’incomodo, ancor che il tempo sia cattivo, e faccia vento, o pioggia. [p. 316 modifica]

In faccia al descritto capannone, e stanze d’abitazione dei custodi della razza, Cappellano, Fattore, e Barbareschi, in distanza di un tiro di archibuso a palla, a levante vi è un’altra fabbrica di consimile architettura, ed estensione; nel piano di sopra della facciata che guarda ponente, dirimpetto alla facciata della fabbrica del capannone vi sono i magazzini per il foraggio degli stalloni, e per il bisogno della razza, i quartieri dei garzoni che custodiscono gli stalloni, e quegli degli uomini della cascina e delle guardie.

Forma la cantonata, ed il laterale della parte di mezzogiorno una scuderìa capace di trenta stalloni, con il suo fienile sopra, dal quale si governano i Cavalli con gettare il fieno giù dalla cataratta, che in ogni posta corrisponde nella respettiva rastregliera, il che vien fatto con somma facilità da un sol garzone col fare il giro da una parte all’altra, e quella della parte di tramontana vien formata dalla cascina dove si tiene il latte munto, e dove si fabbrica il formaggio, ed il butirro; accompagna il laterale dell’altra parte una mandria murata e coperta col suo tetto capace di cento vacche mungane, dove legate pernottano per tutte tre le stagioni di primavera, estate, e autunno, la pastura delle quali è un rinserrato alla cascina contiguo nel tempo che vi sono le Cavalle, e quando queste sono passate alla [p. 317 modifica]pastura di estate, è in libertà dei guardiani di farle pasturare, dove più lor piace; la medesima cascina è corredata della caciaja, e di ogn’altro suo bisognevole, sì per il ricovero dei vitelli che si allattano, tanto che siano in grado di mandarsi al macello, che per quello dei majali che s’ingrassano con la scotta che avanza, fatte le ricotte.

Nel mezzo di queste due fabbriche vi è situato un Palazzo, che serve ai ministri, e superiori, e di ritiro al Padrone, quando si porta alla Caccia, o a vedere la sua razza.

Non molto distante dalla scuderia vi è una polla d’acqua perenne e abbondante, murata in figura d’una torretta, che getta a guisa di fonte, e che mantiene pieno sempre il canale, pure murato, che la circonda al di fuori d’acqua che sempre corre: ed un’altra polla più vicina, pure abbondante, situata in un rialto murata a similitudine di cisterna, che con un argano, per mezzo di canali somministra l’acqua per il bisogno nella scuderia e nella cascina, e a due orti che in faccia al palazzo mettono in mezzo la mandria descritta di sopra, che serve per far la rassegna, e le altre funzioni indicate.

Nel contorno più basso di questo territorio vi sono le praterie, che restano sott’acqua tutto l’inverno, interrotte dai canali dello scolo dell’acque, che hanno l’accesso per mezzo [p. 318 modifica]dei ponti, dalle quali si ricava il fieno per il bisogno dell’inverno, e la pastura per l’autunno, come si è detto.

A ponente della Città di Pisa in distanza di circa a tre miglia, è situata l’altra parte che serve di soggiorno, e di pastura nell’estate a questa razza; ella è confinata dal mare a ponente, dal fiume Serchio a tramontana, da un palancato a levante, che impedisce il bestiame d’introdursi nei seminati, e dal fiume Arno a mezzogiorno, che vien chiamata S. Rossore.

Il terreno della medesima, che resta dalla parte di levante, consiste la maggior parte in praterie, dove ricavasi il fieno; queste sono attraversate da per tutto ed in abbondanza d’acque correnti d’ottima qualità, perchè hanno il corso sopra il terreno, e non sopra il sasso, che allora sarebbero crude; a tramontana ed a mezzogiorno, lungo i sopraddetti due fiumi, vi sono pure delle praterie che non servono sennon di pastura, e quelle che sono contigue al fiume Serchio, hanno la comunicazione con il medesimo fiume, il quale per non aver argini in questo luogo e per restare il suo letto in gran parte asciutto nell’estate, resta accessibile al bestiame per la beva, per il soggiorno nelle ore più calde, e per il bagno, che molto gli è vantaggioso in questa stagione.

Contigua alla prateria sopraddetta, dove si raccoglie il fieno, ve n’è un’altra che non serve [p. 319 modifica] che di pastura, sottoposta ad essere spesso inondata dall’acqua dai riempi-fondi anche nell’estate.

Riempi-fondo chiamasi quell’acqua, che retrocede quando la bocca del canale dello scolo maestro vien serrata dal vento marino con un capezzale di rena che vi porta, e che vi impedisce il trabocco dell’acqua in mare, per tutto quel tempo che dura il vento, finchè non gli è riaperto il corso da chi s’aspetta.

Questo fa sì, che sempre in questo luogo vi è dell’erba fresca nell’estate, tanto più ch’è in libertà dei custodi di regolare lo scolo dell’acqua, di riceverla, ed impedirle l’ingresso a loro talento, con aprire più e meno, o tenere serrata affatto la cataratta ch’è alla bocca del suo ingresso.

Nel corpo di questo circuito vi sono di tanto in tanto dei cordoni di macchia serena, intramezzati da praterie, con diverse lame d’acqua piovana stagnante, per mancanza di scolo, e d’altra macchia folta per ricovero dei cignali, daini, ed altri animali selvatici, che servono per la caccia.

Il terreno è secco, arido, e renoso, perchè anch’esso è stato occupato una volta dal mare.

Il clima è anche più temperato, e dolce di quello di Coltano nell’inverno, perchè più ridossato dalla macchia e dai cotoni, e nell’estate [p. 320 modifica]perchè più domina dai venti marini e dal maestrale, che non restano mai di spirare nel corso del giorno, in specie in quella parte che chiamasi Palazzetto, e Feminello, situata laddove vien formato l’angolo dalla parte di tramontana, e di levante, che per questo, è destinata per il soggiorno e pastura dei Polledri maschi nelle stagioni dell’inverno e della primavera, poichè nell’estate passano nella montagna degli Apennini di Pistoja, benchè lontana da Pisa quaranta miglia; viaggio, che dai Polledri vien fatto senza incomodo alcuno, perchè per la strada vi sono tre fermate per il dovuto riposo con buona pastura, ed abitazione per il ricovero dei custodi.

Sono mandati i Polledri in montagna nell’estate, per tenerli lontani dalle Cavalle nella stagione più pericolosa, stante che queste vengono in questo tempo a pasturare nelle vicinanza, e per esimerli dal caldo maggiore che fa nella pianura, ed insieme perchè possano profittare degli avvantaggi che porta la montagna, come si è detto di sopra; si trattengono quivi tutto il mese d’ottobre, ed il restante dell’autunno si fa loro passare nel ritorno, e nelle fermate sopraddette di riposo.

Palazzetto è un luogo fornito dalla parte di tramontana di più vallette, circondate da terreno renoso rialto, che volgarmente chiamasi cotone, (opera del rigurgito dell’acqua del [p. 321 modifica]mare) ripieno nella sua sommità di piante di leccio e di quercia che fanno corona alle vallette, e che non solo mettono al coperto il bestiame dai venti incomodi, e nocivi, ma gli somministrano con la loro ghianda un cibo molto opportuno nella stagione d’inverno oltre il rendere il clima molto più dolce, e più mite di qualunque altro luogo; il terreno renoso gli forma il letto per il riposo, più soffice, asciutto, e sano.

Egli è dalla parte di levante e di mezzo giorno circondato dalle praterie sopraddette e da due canali d’acqua corrente; due ponti danno alle respettive pasture la comunicazione; il terreno fornito delle sopraddette vallette è il soggiorno del bestiame più opportuno nell’inverno, ed in specie quando il tempo è burrascoso, perchè viene ad esser in esso coperto dall’intemperie dell’aria, e le praterie scoperte sono proprie per le giornate buone di questa stagione e della primavera.

In mezzo all’una e all’altra pastura vi è l’abitazione dei custodi e della guardia, un capannone con quattro corsie, sue rastregliere e mangiatoje sotto, e fienile sopra, aperto da tre parti, perchè sia più libero l’accesso al bestiame che deve andare da se a pigliarci ricovero, quando l’istinto naturale ve l’obbliga; annessa ad esso vi è una stalletta per ritirarvi gli ammalati, e quelli che hanno [p. 322 modifica]bisogno di maggior assistenza e cura, a portata del medesimo vi è anche una polla d’acqua murata, con il suo abbeveratojo ed argano per poterlo con la medesima riempire per comodo della beva di quelli, che vengono al capannone, affinchè si possano cavar la sete che cagiona loro l’alimento del fieno, senza essere obbligati ad andar a cercare l’acqua altrove.

Nel contorno in vicinanza d’esso vi è un riservo d’erba naturale, ed una mandria per poter pigliare con facilità, e senza strapazzo quelli che occorre, ed altro di erba seminata per i bisognosi, che richiedono pastura scelta, e tal volta trita di fieno, e d’erba mescolata con semola.

Il restante di tutto il circuito sopraddetto è diviso in più partite, affinchè la pastura sia sempre sfiorita, parte dalla gioventù tenera e parte dalle Cavalle figliate, prima che vi si mandino le sode, che hanno meno bisogno d’alimento, e che con più facilità se lo procacciano a seconda che la perizia del capo custode lo conosce opportuno, ed a portata di queste vi sono per tutto le abitazioni per i custodi.

E siccome l’estensione di questo territorio è grande, così vi è luogo di tenervi anche la razza delle Vacche brave che stanno sempre alla campagna; (diconsi brave a distinzione delle mungane di cascina, quelle che producono [p. 323 modifica] i bovi da giogo, e da macello) la loro dimora nell’inverno, e nell’autunno è nella macchia, quando le Cavalle passano in Coltano, dove vi è l’abitazione dei custodi loro; la primavera, e l’estate la passano in Castagnolo, perchè possano pasturare il padule, che resterebbe inutile, quando non ci si mandassero; e non apportano così pregiudizio alcuno alla razza dei Cavalli, perchè la gioventù tenera che vi ha svernato, si manda in questo tempo in altra pastura migliore.

Nella medesima macchia vi sta anche tutto l’anno la razza de Camelli, senza dare incomodo alcuno all’altre, perchè questa non si pasce, che di pruni, e foglie d’alberi, come le capre, e qui pure vi è l’abitazione dei guardiani suoi.

In questa parte di S. Rossore vengono pure a passar l’inverno le Vacche mungane della cascina, e però vi sono le fabbriche per il suo bisogno, cioè l’abitazione del caciajo, e dei suoi garzoni e ajuti: un capannone con le sue mangiatoje sotto, e fienile sopra, le stanze ariose per il riposo e fermentazione del latte: quelle fornite di tutti gli attrezzi necessarj alla manipolazione del butirro, formaggio, e ricotta, e le altre per salare, custodire, e conservare il formaggio medesimo; in vicinanza di esse vi è una polla d’acqua murata per il bisogno della cascina; da questo luogo, che chiamasi la [p. 324 modifica]cascina vecchia, si ha l’accesso alla Città di Pisa per un ameno stradone alberato da tutte due le parti, d’estensione di circa tre miglia, secondato da un canale d’acqua corrente, che serve per la beva delle vaccine, e da una pastura per le vacche giovani e per le pregne, che non danno più latte e che però possono mandarsi fuora il giorno nei tempi buoni.

Si possono anche inondare i prati nell’estate con le acque correnti che gli attraversano, per promuovere una nuova vegetazione d’erba, allorchè il terreno resta mancante per l’eccessiva aridità cagionatali dal calor del sole; ma siccome l’esperienza mi ha fatto conoscere che l’erba che nasce da un tale allagamento riesce insipida e di poca sostanza, è più tosto pregiudiciale che utile all’alimento del bestiame, come lo dà a divedere il rifiuto ch’egli ne fa, poichè piuttosto che mangiarla si arreca ad andare mendicando in qua, e là quel filo che produce con stento quel terreno, che per esser più rialto è restato esente dall’inondazione, però non consiglio alcuno di prevalersi di tal supposto avvantaggio, se non che nella stagione d’autunno, quando è mancante delle solite piogge che promuovono la naturale vegetazione, allorché il terreno non solo ha avuto il dovuto riposo, ma è stato anche rinvigorito dal calor del sole della passata stagione, che allora non può a meno che l’inondazione [p. 325 modifica]produca l’istesso effetto che produrrebbe la pioggia; e avendo veduto di più che il terreno inondato nell’estate produce meno fieno degli altri nella susseguente primavera, tiro la conseguenza che quattro sono i pregiudizi che porta seco una tale inondazione: la spesa gettata via: l’erba del suo prodotto inutile, se non pregiudiciale: il danno del terreno che si sforza e snerva: e la perdita del maggior frutto che si doverebbe ritirare nella susseguente raccolta; può esser però che nel terreno grasso non sussistano questi pregiudizi; ma questo non fa al caso, dove si tratta d’una razza che richiede l’erba che produce il terreno secco e sterile, per le ragioni addotte.

La riuscita che fanno i Cavalli di questa razza, giustifica quanto ho detto sopra, ond’è superfluo il dire d’avantaggio su tal proposito.