Dei conduttori per preservare gli edifizj da' fulmini/3

Dell'uso de' Conduttori, Nuova Apologia colle risposte a XX. obbjezioni.

../2 ../4 IncludiIntestazione 21 dicembre 2023 75% Da definire

Dell'uso de' Conduttori, Nuova Apologia colle risposte a XX. obbjezioni.
2 4
[p. 21 modifica]

DELL’USO

DE’ CONDUTTORI

NUOVA APOLOGIA

Colla descrizione del Conduttore della Pubblica Specola di Padova, ed una Lettera del Sig. Franklin.

DI GIUSEPPE TOALDO

P. PROF. D’ASTRONOMIA, GEOGRAFIA, E METEORE.

[p. 23 modifica]

Lettera Dedicatoria della Prima Edizione


AGL’ILLUSTRISS., ED ECCELLENTISS. SIGNORI

Andrea Querini

Girolamo Grimani

Sebastian Foscarini K.R

SENATORI GRAVISSIMI, RIFORMATORI
DELLO STUDIO DI PADOVA

Giuseppe Toaldo.

L’Inclita Nazione Veneta, siccome abbondando d’industria, e di talenti, molte nobili invenzioni ed arti ha somministrato agli altri popoli, nate, o perfezionate nel suo seno d’onde i più celebri Scrittori di questo secolo riconoscono in gran parte i primordj della presente florida coltura d’Europa; così, di prudenza ripiena, non mancò mai di accogliere prontamente i ritrovati utili, che dagli stranieri le venissero tramandati. Per non diffondermi nel proemio d’opera picciolissima in una prolissa induzione d’esempi dell’una e dell’altra specie, antichi e moderni, a bastanza noti; se gl’Inglesi furono felici di concepire i primi, e porre ad effetto, l’idea dei Conduttori Metallici a preservazione degli Edificj dal fulmine; i Veneziani, sempre intenti a cogliere tutto [p. 24 modifica]ciò, che abbia del nobile, dell’interessante per li popoli, d’utile per lo Stato, di salutare all’uman genere, non furono gli ultimi ad abbracciare così mirabile invenzione. Al gravissimo e cospicuo Vostro Magistrato, Esimj Senatori, si deve il primo merito d’averne prestato un luminoso esempio.

A Vostre Eccellenze pertanto, non solo per la generale presidenza degli Studj e di tutte le cose Letterarie Loro demandata dall’Augusto Senato, ma per la costruzione del primo Conduttore Pubblico, da Loro comandata, ed eseguita in questa Specola di Padova, viene di ragione consecrato questo Discorso, che ne contiene la descrizione, con una nuova Apologia de’ Conduttori medesimi. L’opera dunque interessando in qualche modo il nome di questo Eccell.mo Magistrato, non ha bisogno d’altra raccomandazione appresso la clemenza Loro, se non che quella di scusa per la sua tenuità, ed imperfezione; e di quella d’un generoso compatimento verso l’umile autore, il quale implora, che in luogo dei talenti, V. V. E. E. degnino tenergli conto della efficace sua volontà d’adempire in tutto il suo dovere, e di promovere quanto può quelle Facoltà, che gli furono da Esse tanto benignamente affidate.


Padova 18. Gennaro 1774
[p. 25 modifica]

PREFAZIONE.

D
ubito, se pensiero più grande e sublime entrato sia in mente umana (avuto riguardo all’oggetto, e che siasi verificato) di quello, che concepirono due uomini Inglesi: il Newtono, alla veduta di un pomo cadente, di tracciare il sistema ed il vincolo di tutti i globi mondani: ed il vivente Sig. Franklin, di attirare con facil’arte ed a volontà, il fuoco ed il fulmine dalle nuvole, poscia di rispignerlo ancora, e dissiparlo. Quindi tra le recenti scoperte di Fisica, niuna meritamente eccitò più discorsi, nè più mosse la curiosità e l’ammirazione degli uomini, che la conseguente invenzione Frankliniana de’ Conduttori metallici a preservazione degli Edificj dal fulmine, trattandosi non di altro, che di strappare ia certo modo quell’arme, come altrove mi sono espresso, dalle mani di Giove. Disse il grande Ippocrate (de Dieb. Decr. num. 1.) che generalmente la natura dell’uomo non arriva a superare la potenza dell’universo: dunque qualche volta vi arriva; e si vede, ex. gr. cosa fa l’uomo per domare i fiumi ed il mare. Non è già, che le forze di qualunque creato essere possano veramente vincere la natura, e la forza ineluttabile dell’universo, poichè in tutti gli sforzi ed artificj nostri non si fa altro che dirigere i moti della medesima: tuttavia si vede, non meno nelle malattie, delle quali parla Ippocrate, che in tante modificazioni del mondo morale e fisico, dove giunga l’arte e l’industria; d’onde deve l’uomo, non languido, animarsi di un nobile coraggio, fornito [p. 26 modifica]però trovandosi di molti lumi, senza i quali non possono nè pure venire in mente le imprese. Comunque sia, un’esempio quasi incredibile dell’umana attività (che un altro secolo avrebbe chiamata temeraria audacia, e forse empietà) sarà sempre questo d’aver tentato di rintuzzare i fulmini del cielo. La cosa è celebrata per le Gazzette, per le Stampe, e per le bocche degli uomini in tutti i paesi d’Europa.

Io aveva già toccato quefto argomento, sì riguardo alla teoria, che alla pratica, nel mio Saggio Meteorologico 1770, quanto bastava, all’occasione di trattare dell’Elettricismo atmosferico. Di poi nel 1772., per piacere a rispettabile Personaggio del Governo, zelante di promovere la pratica tanto utile di questa scoperta, ho pubblicato senza nome (presso il Pasquali in Venezia) un Manifesto, o Informazione al popolo, per informarlo appunto più familiarmente dell’utilità della cosa, e dei modi di porla in esecuzione.

Finalmente nella prossima estate 1773. il Magistrato Eccell.mo dei SS. Riformatori dello Studio di Padova, animato da giusto zelo di porgere un utile esempio alla nazione, deliberò di far applicare un Conduttore a questa Pubblica Specola, che servisse insieme a difesa dell’Edificio medesimo, in sito per lo innanzi frequentemente infestato da’ fulmini. Degnossi perciò di commettere a me, e al dottissimo mio Collega Sig. Co: Marco Carburi, Professore di Chimica, di dirigere quest’opera. In questo tempo passò per Padova il Sig. di Saussure, Professor di Filosofia in Ginevra, celebre per li suoi viaggi, per la sua dottrina, ed anche per essere stato il primo ad erigere nella sua patria un Conduttore, che poi fu costretto a difendere contro i pregiudizj del suo popolo con quell’Apologia, che io aggiunsi tradotta al suddetto mio Manifesto. Questo dotto [p. 27 modifica]Professore, venendo sopra il luogo, approvando i nostri divisamenti, favorì di comunicarci una lettera recente, scrittagli dal sopra lodato Sig. Franklino; la qual lettera contenendo esempj, e fatti rimarcabilissimi, farà aggiunta al fine di questo discorso.

Eseguito pertanto il Conduttore, ch’è il primo applicato a Pubblica Fabbrica in questo Stato; ad oggetto di propagare vieppiù questa salutare pratica ho creduto utile di darne una breve descrizione, colla Tav. I., che si vede in fine del libro, a cognizione di chi non ha incontro di visitar questo luogo.

Non meno opportuno intanto per tal occasione parvemi poter riuscire una maggior dichiarazione a difesa dei Conduttori medesimi, poichè dopo la pubblicazione della citata Informazione al popolo, molte altre cose, tanto a favore, che contro de’ Conduttori, furono dette, e scritte in varj libri1, sparse nei Giornali, e in altro modo. Avendo io tutto questo ponderato, ed esaminato, per occasione ancora di trattar questa materia nelle Lezioni pubbliche, ho stimato confacente all’oggetto stesso informarne il pubblico, acciocchè le persone che propense fossero a porr’in pratica questa Macchina, possano farlo con maggior cognizione di causa, ed affine specialmente, che conoscano i confini della sicurezza, che si può per tal mezzo promettere.

Il metodo più acconcio per ottener questo intento (sup[p. 28 modifica]ponendo i principj della teoria e della pratica esposti nella mentovata Informazione2, farà, come credo, di proporre ad una ad una le difficoltà, che possono venir in mente, o che realmente si fanno contro de’ Conduttori, soggiugnendo a ciascuna immediatamente la conveniente risposta; il che porge mezzo di giudicarne più fondatamente dell’una, e dell’altra. Così dunque facciamo.

[p. 29 modifica]

DIFFICOLTÀ

CONTRO

DE’ CONDUTTORI, E RISPOSTE:


PRIMA DIFFICOLTÀ.

L
A Teoria Elettrica, fondamento dei Conduttori, con tutta l’aria di probabilità, che porta, non è poi se non un’Ipotesi filosofica, disputando ancora i Francesi, e gl’Inglesi sulla natura del fuoco elettrico, e non mancando Fisici che ad altra cagione attribuiscono tutti questi fenomeni. Allora si può fondare una pratica sopra una Teoria, quando questa sia chiara e sicura; come dalla Teoria della luce si è potuto dedurre la struttura de’ telescopj, ed altri utili strumenti di Ottica. Ma da principj non chiari non si può dedurre se non che una pratica, o pericolosa o azzardata. Però giustamente in Medicina è vietato il prescrivere rimedj per qualunque Ipotesi, comunque speciosa.

RISPOSTA.

In tutta la Fisica non v’è forse dottrina tanto illustrata, e provata al giorno d’oggi, quanto la Teoria dell’Elettricità; la quale però non è più un’Ipotesi. Il libro del P. Beccaria contiene un sistema tale di esperienze, e di osservazioni, così legate, ragionate, e dedotte, così proprie a interrogar la natura, e sforzarla a spiegare le sue intenzioni, che dopo l’Ottica del Newton non v’è forse opera di Fisica così massiccia, e feconda. Ed appunto, siccome, benchè ignota sia la natura della Luce, dalle semplici sue proprietà di procedere in linea retta, di riflettersi ad angoli eguali, di rifrangersi con data legge, si è cavata la pratica di tanti stromenti utilissimi di Ottica; così dal conoscere per via d’indubitate esperienze la proprietà del fuoco Elettrico di sfuggire dai corpi resinosi, e vitrei, e di seguire i corpi metallici ed umidi; scoperta pure senza contraddizione la comune natura del fuoco elettri[p. 30 modifica]co, e del fuoco del fulmine3, con somma ragione si è dedotta l’applicazione degli Emissarj fulminei agli Edificj. S’ignori pure la natura intima di questo fuoco: non è necessario saper la natura delle materie per farne uso. Tanti favori si fanno del metalli, de’ minerali, dei legnami, senza che se ne conosca l’essenza; e in medicina, chi conosce la natura della China - China, o dell’Oppio?

SECONDA DIFFICOLTÀ

D
Alle piccole sperienze elettriche fatte colle nostre macchine, non si può tirare veruna induzione alle grandi operazioni della natura, essendosi sovente veduto delle sperienze, che riuscite in piccolo, fallirono in grande.

RISPOSTA.

Questo è vero; più volte i Meccanici si sono ingannati volendo trasportare l’operazione d’una Macchina piccola alla grande: l’effetto manca spezialmente per la forza maggiore de’ fregamenti. Ma nel caso nostro l’esperienze dell’arte e della natura ben considerate, [p. 31 modifica]sono del tutto simili; e tutti i casi antichi e moderni de’ fulmini s’accordano a mostrare uno sbilancio d’elettricità, e un arresto per materie antielettriche interposte, che dunque cessa, introdotta la continuazione de’ Conduttori.

TERZA DIFFICOLTÀ.

L
E punte provate nelle nostre sperienze sono in fine vicinissime al Conduttore, e in così piccola distanza possono bene operare: ma come potranno agire sopra le nuvole del cielo così distanti.

RISPOSTA.

Rispondesi prima: che le nuvole temporalesche pur troppo si avvicinano agli edificj per mezzo di quelle nuvole stracciate, che si veggono pender in fila dall’alta nuvola alla terra, quando si mira da lontano un temporale, e per mezzo d’esse scagliarsi abbasso le saette. In secondo luogo, non vuole che le punte agiscano in gran distanza; basta che operino quando la nuvola si è fatta vicina. In terzo luogo, tanti casi di Conduttori fusi, o squarciati dal fulmine, provano che le Punte aveano comunicato colla nuvola: i casi di Siena, e di Padova provano anche, che il fulmine passa per li Conduttori senza veruna lesione. Vedete quì dopo la Lettera al Senator Querini

QUARTA DIFFICOLTÀ.

N
EL vantato elettricismo atmosferico restano molte cose oscure, ed incongruenti, da spiegarsi: per esempio, le nuvole talora senza lampi e tuoni danno maggiori indizj di elettricità nelle macchine a ciò preparate, che quando ampiamente tuona e lampeggia: talora quando piove cessano le scintille; e talora sopravvengono in copia quando piove.

RISPOSTA.

Quì la risposta è breve, effendosi provato nella nota precedente, che le nuvole nei Temporali sono elettrizzate, e che i fulmini non sono ch’esplosioni del fuoco elettrico. Le osservazioni poi addotte [p. 32 modifica]non fanno veruna difficoltà; anzi convengono ai moti del fuoco elettrico, poichè secondo la quantità, distribuzione, e sopravvenienza, le nuvole daranno più indizj di elettricità, talora senza lampi, e tuoni, e senza pioggia, poichè i lampi i tuoni le pioggie, le scaricano di questo fuoco4; talora all’opposto tuonando, e piovendo, questo fuoco si abbasserà verso i noti fili, o si svilupperà in più copia.

QUINTA DIFFICOLTA’.

S
E i fulmini altro non sono, ch’esplosioni del fuoco elettrico dalle nuvole, provocato da’ corpi metallici, o umidi presso terra, o tendente ad essi; perchè in ogni Temporale non vengono colpiti gli alberi che sono umidi di natura, tutti i campanili, che sporgono metalli? Perchè passano molti Temporali senza fulmini? Perchè certe torri elevatissime non furono mai tocche da saette? Perchè all’opposto certi luoghi ne sono infestatissimi? Perchè sono spesso colpiti gli Edificj più bassi? Non si conosce dunque bene l’indole, la tendenza, il gioco del fuoco elettrico. E in tale incertezza ed oscurità, chi oserà promettere cosa di positivo circa i rimedj d’un male, che non si conosce?

RISPOSTA.

Ristringerò il molto, che potrebbesi addurre in risposta a questa difficoltà. Prima di tutto, nè tutte le nuvole temporalesche, nè tutte le loro parti sono egualmente pregne di fuoco elettrico: esso si trova disseminato, e disperso nei varj rami della nuvola a segno che qualche parte n’è affatto priva. Ciò dimostrano i lampi spezzati, e le saette serpeggianti in tutti i sensi, per l’estensione delle nuvole medesime. Da ciò nasce, che non tutti gli alberi, [p. 33 modifica]non tutte le torri, nè tutti i luoghi esposti ad un temporale vengano colpiti dal fulmine; e possa taluno andarne esente per anni, e per secoli, quando tal altro sene osserva molto infestato, avendo la disgrazia, che vi s’incontri spesso qualche spruzzo del fuoco errante per l’atmosfera agitata. (Una fabbrica fu talora nello spazio di 25. minuti colpita tre volte. Nollet Mem. Accad. 1764.) Quanto in tal caso possa giovare un buon Conduttore, ognuno lo vede, e si spiegherà poscia più chiaro.

Intanto bisogna altresì riflettere, ed aver sempre presente, che il fuoco atmosferico, siccome viene portato nell’aria col veicolo de’ vapori, così col mezzo d’essi anche ritorna in terra. Dunque la massima parte di esso viene scaricato insensibilmente senza rumore, dalle pioggie. Questa è la ragione, che i fulmini sono più rari di quello che farebbero, per la copia di fuoco che contengono le nuvole, senza le pioggie. Quindi il maggior pericolo de’ fulmini in temporale, è allora quando cadono le prime goccie, che sogliono anch’esser le più grosse, e che talora si sono vedute lucere, e scintillare. Quando con pioggia abbondante il tempo è sfogato, suole di molto cessare il pericolo de’ fulmini, ed anche il popolo per esperienza ne teme assai meno.

Ma quanto a’ luoghi più, o meno soggetti a’ fulmini, conviene considerare anche la natura del suolo, in cui sono piantati gli Edificj. Ogni esplosione elettrica, o fulminea, d’altro non nasce che da sbilancio di fuoco tra due corpi, e due luoghi. Sempre questo fuoco, da dove abbonda, tende ad avvicinarsi a quel luogo, dove manca, o scarseggia. Quando è giunto ad un certo confine, scappa per la via più breve, e più aperta, e si scaglia per riempire il luogo vuoto. Talora squarcia i corpi resistenti, che si frappongono, come aria, pietre, vetri ancora: ma sempre si suppone uno sbilancio, che preceda. Se dunque gli strati di terra soggetti a qualche Edificio non sieno di natura a sbilanciarsi colle nuvole, e coll’atmosfera, non vi farà ordinariamente motivo di scarico fulmineo; altri al contrario, per contenere vene di acqua, o di metallo non molto profonde, saranno disposti a sbilanciarsi coll’aria, e quindi verranno infestati da’ fulmini; tanto da quelli, che scendono dalle nuvole, quanto da quelli che sorgono dalla terra, de’ quali si parlerà poi. In qualunque modo, si capisce, che non può esser comune l’esposizione de’ luoghi alle ingiurie de’ fulmini. [p. 34 modifica]

SESTA DIFFICOLTÀ.

P
ER insinuare l’utilità dei Conduttori Metallici si dice, che i fulmini di fatto, dove cadono nelle fabbriche, sembrano avventarsi specialmente ai metalli, o seguire le traccie dell’umido: ma ciò non è sempre vero: poichè si vede, che i fulmini saltano di quà di là, e scherzano in mille modi, investono tutti i corpi promiscuamente, danneggiano ogni forte di materie, anche delle più resistenti, come legni secchi, pietre, e i vetri stessi, che si fanno i più ripugnanti. Dunque non concorda la natura del fulmine coll’oggetto de’ Conduttori Metallici.

RISPOSTA.

Senza arrogarsi di conoscere, e di render ragione di tutti gli scherzi che fa il fulmine: in generale però si concepisce il loro andamento. Poichè osservandosene bene le traccie, e gli effetti nelle fabbriche, e volendone giudicare con occhio filosofico imparzialmente, si troverà quasi sempre, ch’essi sono stati provocati da’ metalli palesi, o nascosti, a da vene di umido, qual può esser anche una goccia di pioggia, o un occulto stillicidio.

Un volume potrei addurre di osservazioni; quanti appunto sono i fulmini, che danno nelle case, e negli altri Edificj. La mattina dei 17. Settembre 1772. vi fu un temporale assai fulminoso in questa Città di Padova, e ne’ contorni; in pochi minuti moltissime saette scoccarono: sembravano seguitarsi come una fila di mortaretti. Quattro percossero fabbriche distinte, e se ne poterono osservare gli effetti: una scoccò nella Chiesa delle Monache di S. Marco, e visibilmente cominciò dalla croce posta sulla facciata: tale ingresso ebbe anche quella della Madonna del Torresino in Vanzo; la terza fece minori danni nella casa dell’Eccellentissimo Ermo in Prato della Valle, ove fu osservabile che in una stanza terrena presso il portico traforò un vetro della finestra come un trapano; ma è da osservare altresì, che questa finestra ha una ferrata, a cui it fuoco del fulmine tendeva venuto dall’alto, o púr da basso. La quarta finalmente battè la fabbrica di questa pubblica Specola, e ne lasciò segni, e danni sparsi da sommo ad imo, seguitando visibilmente la traccia delle molte catene e dei numerosissimi ferri [p. 35 modifica]che sono scoperti, e nascosti in questa istessa fabbrica. E questo fu osservabile, che dove s’interrompevano i ferri, ivi la Saetta aveva squarciato o pietre, o vetri, o legnami. Il primo segno fu presso d’un arpice del tetto provisionale della torretta orientale; quindi discese nelle molte stanghette di ferro, che fermano le catene dell’Osservatorio: indi si avventò alla ringhiera della scala, che seguito senza lasciar segno fin dove terminava il ferro; quindi fu costretta a saltare nelle catene della camera della Meridiana situata lateralmente un piano a basso a mattina: squarciò nella Terrazza una gran lastra di marmo posta immediatamente sopra un ferro, che sostenta una di dette catene, ch’era il più vicino alla ringhiera interna della scala; scagliossi nei ferri inferiori della scala aperta, lasciando tra mezzo piccoli fori dei velti, e nelle pietre, e poi parve prendesse la direzione di un pozzo non lontano, dal quale ho gran sospetto che questa saetta sia uscita per andare in alto per la strada già descritta. Avverto in passando, che si trovavano segni della Saetta in quella stanza stessa dove si custodiva la polvere innanzi che si convertisse questa Torre in Osservatorio; e fu dunque una gran providenza l’intraprendere quest’osservatorio, che salvò la Città da un infortunio simile a quello di Brescia.

Non tacerò nè pure che questa Torre nei tempi avanti, anche a memoria nostra, fu spesso visitata da Saette, le quali tutte tennero la stessa strada, del che molto ne incolpo il nominato pozzo. Si vede poi quanto opportuna sia stata la providenza del Conduttore, che vi si è applicato.

Or da questa propensione dei fulmini ai metalli, s’intende poter esser verissime quell’istorie che si credevano favole; aver talora un fulmine fuso la spada, cioè la punta, senza offender la guaina, il dinaro, intatta la borsa, le fibbie senza offender le scarpe. La borsa, la guaina, le scarpe sono di pelle; il dinaro, la spada, le fibbie sono di metallo; in questo dunque per natura sua deve sfogar il fulmine5 allontanandosi dalla pelle, ch’è più tosto resistente. [p. 36 modifica]

Questo però non osta, che talora non possa invadere corpi d’altra natura, e fare moltissimi salti, e scherzi, che nei fatti talora si osservano. Prima di tutto il fulmine infierisce dove sono interrotti i metalli; ivi arrestato, e riflesso squaglia i metalli stessi, squarcia le pietre, e getta lungi tutto ciò che incontra. Per il resto poi convien riflettere alla varia forza de’ corpi deferenti, e resistenti. Poichè i più resistenti ripulsano il foco elettrico nei più deboli; quindi l’aria può cacciar il fulmine nelle pietre, nei legnami, nei panni ec. ec. da questi può ritornare nell’aria, seguendo una traccia di vapori, od altro veicolo umido più adattato; in oltre i corpi resistenti non sono da per tutto di egual solidità, contengono delle vene, e de’ tratti eterogenei, senza eccettuare il vetro; e quindi in tal parte debole possono esser traforati, ed infranti i vetri stessi. Benchè nelle finestre può il fuoco del fulmine venir chiamato dai piombi, e dai ferri che sostengono le lastre (perciò sarebbe più cauto usar lastre ben grandi, e queste legare non con piombo, e ferro, ma con legni, come in qualche luogo è praticato). Ma anche senza questi irritamenti il fuoco del fulmine squarcia talora, e vetri, ed altri corpi resistenti, per passare in un corpo deferente posto al di là di essi, non lontano, come una ferrata, una catena, un arpice, una catena da pozzo, un ferro da campanello ec.

Quanto ai corpi deferenti istessi, certo il fulmine segue a preferenza d’altri corpi i metalli; ma se sieno posti in eguale opportunità, e distanza con essi. Per altro, in vece di un metallo, si scaglierà in un corpo umido, che sia più vicino; e nel più umido: quindi caderà più tosto in un legno verde, che in secco, e più tosto negli animali, che negli alberi, e da un albero salterà in un uomo che vi sia sotto ricovrato, come prova l’esperienza, perchè un animale contiene più umido d’una pianta.

Una curiosa, e luminosa osservazione fu fatta in questi anni. Vi [p. 37 modifica]sono delle persone, che nella famosa esperienza di Leyden, intercettano la commozione elettrica, o non la sentono. Il Muschembrockio attesta di aver trovato tre persone di questo carattere. Già due anni a Parigi il Sig. Abate Sigaud de la Fonde, successo al Sig. Abate Nollet nella Professione, e nella celebrità della Fisica sperimentale, ne incontrò un’altra, la quale avendo l’aria di un Musico, diede occasione ad un rumore, che gli eunuchi non fossero suscettibili di elettricità: il che però fu smentito dall’esperienza, e dalla ragione, perchè l’elettricità si comunica negli animali per via de’ fluidi. Ma intanto il fatto era vero. In una catena di molti uomini, che si tengono per mano, come è noto, per fare questa esperienza, ove il primo tiene la tazza, o la bottiglia coll’acqua, in cui cade un filo di ferro pendente dal Conduttore, nel mentre che l’ultimo tocca dall’altro capo l’istesso Conduttore, tutti gli uomini di questa fila provano una scossa contemporanea, la quale può talora prostrarli a terra tutti, se il Conduttore colla bottiglia sia assai caricato. Or nacque, che una data persona, essendo per esempio la quarta, intercettò, e non sentì la scossa, che aveano sentita i tre primi; e così quelli che seguivano dopo, nulla sentirono. Successe però altra volta, che la scossa saltando cinque a sei persone, si risvegliò, per esempio, nell’undecima. Questo fenomeno è curiosissimo. Il Sig. Abate de la Fonde acutamente ne pensò la spiegazione. Il fuoco elettrico, che produce la scossa, e che già era passato per tre persone, arrivato alla quarta, trovò sotto i piedi di questa una vena di umido, o di metallo, che gli apriva un più facile veicolo; quivi dunque discese, e lo seguitò fino al termine, una volta perdendosi in terra; l’altra avendo terminato questo strato di terra umida, risalì nell’undecima persona, e continuò negli altri la scossa fino al fine. Or questo fenomeno spiega egregiamente i salti apparenti e gli scherzi de’ fulmini. E la conseguenza è questa, che fe ad un edificio sarà applicato un idoneo Conduttore, non interrotto, il fulmine non avrà motivo di saltare nè di deviare dal Conduttore nella Fabbrica.

SETTIMA DIFFICOLTÀ.

I
Fulmini passano talora vicino a’ corpi sommamente combustibili senza accenderli, paglia, fieno, stoppa, canape, e fino presso i sacchi di polvere d’archibugio; talora mette il fuoco in un istan[p. 38 modifica]te, e irreparabilmente, ad un grandissimo edificio. Come conciliare queste stravaganze? E si vuol dire, che non si conosce bene l’indole del fulmine!

RISPOSTA.

Questi veramente sono fatti veri, e sembrano essere in qualche contrasto tra loro; ma poi non so vedere qual difficoltà facciano contro la pratica dei Conduttori. I fulmini accendono dei corpi, varj edificj, quasi instantaneamente. Anche il fuoco elettrico accende i corpi. Che poi il fuoco si estenda all’improvviso, per esempio, per tutto il tetto di un vasto Tempio, come talora è accaduto, questo è appunto ciò, che non si può fare, se non dal fuoco elettrico, il quale, quasi un istante con velocità, simile a quella della luce, si diffonde alle più grandi distanze, e per l’estensione di più vasti corpi. Un tal fulmine dunque visibilmente si scopre di natura elettrica, e però soggetto all’influenza de’ Conduttori. Che poi talora non accenda de’ corpi assai combustibili, per li quali passa vicino, non è da stupire: prima, perchè questi corpi sebbene accensibili non sono attraenti, deferenti, o conduttori, come si voglia chiamarli; e se anche lo fossero, una saetta di fuoco vibratissimo, e conglobato, segue con tanto impeto la sua direzione, che non si scioglie nè pure per mezzo ai corpi deferenti; così potrà forare una placa di metallo senza dissiparsi, e passar unito sotto l’acqua, senza sciogliersi. Questa è la natura di un moto vibratissimo, anche di un corpo fluido, tenero, o molle, di far le veci di un solido: così una candela di sevo cacciata da un gran moschetto trafora un’asse grossa di legno. Per altro questo stesso fenomeno di non accendere i corpi combustibili vicini, dimostra, che il fuoco del fulmine è diverso, almeno nel moto, dal fuoco comune. Ia generale il fuoco elettrico infiamma dove riscalda, e riscalda dove si trova più condensato. In tal caso accende i corpi meno infiammabili: se sia più raro, lascia intatti i più combustibili. Vedete la Nota al num. 3. dell’Informazione al Popolo. [p. 39 modifica]

OTTAVA DIFFICOLTÀ.

N
ON è deciso, che tutti i fulmini siano di natura elettrica; anzi sembra indubitabile, che ve ne sia di materia sulfurea, nitrosa, o simile. Tali sono molti globi, che sorgono da terra, o vengono dalle nuvole, de’ quali moltissimi esempj reca il Muschembrokio nel Capitolo de’ Fulmini, e li riconosce per diversi dagli elettrici. Un esempio recente v’è nel Giornale Enciclopedico, Decembre 1772. Nel dì 24. Settembre dello stesso anno, nella Città di Besanzone, in un Temporale videsi manifestamente cader un fulmine in forma di globo di fuoco, il qual globo traversò il Magazzino di biade, l’Ospitale dello Spirito Santo, e molte fabbriche intermedie, o adjacenti. Fece poco danno, nè offese persona, benchè trascorresse tutto l’Ospitale, ed una sala piena di bambini, e di balie; andò a precipitarsi nella riviera della Doux, in cui cadendo fece saltar l’acqua all’altezza di molti piedi; e, si noti bene, percorse fatto acqua uno spazio di molte pertiche; molti pesci vennero a galla storditi, ec. Se questo fosse stato un globo di fuoco elettrico, sarebbesi dissipato al toccare dell’acqua del fiume; ma avendo scorfe molte pertiche sotto acqua, ha l’apparenza di un fuoco greco, o di simile composizione, che arde sotto acqua. Inoltre dei fulmini vengono accesi dalle fiaccole, come tanti, che se ne accendono nelle miniere, e quello riferito dal Zannotti nel volume secondo dell’Accademia di Bologna, che fu provocato da una lucerna calata in un pozzo. Or qual soccorfo contro di questa specie di fulmini possono recare i Conduttori metallici?

RISPOSTA.

Confesso, che io non oso assolutamente negare questi fulmini sulfurei, e desidero, che gli Elettricisti cerchino di rilevarne meglio la natura, e porre in chiaro, se possano anche questi riferirsi alla classe degli elettrici. Non mancano già forti indizj di tale affinità ed analogia. Già il celebre P. Beccaria nelle stelle cadenti, nei fuochi fatui, di Sant’Ermo ec. che altro non erano creduti se non che pure meteore ignee, osservò tutte le apparenze dell’elettricità, e che questi globi, che sono come fulmini languidi, non uscivano se non [p. 40 modifica]quando l’atmosfera, per la spia de’ Conduttori, si trovava elettrizzata.

Ma si dice: l’esplosioni, le commozioni elettriche sono subitanee, quando questi globi di fuoco si veggono o dalla terra, o dal cielo avanzarsi senza molta rapidità finche arrivano a scoccare in qualche luogo. Questo non fa veruna difficoltà. Il moto lento nasce dalla resistenza dell’aria, che il fuoco elettrico conglobato in gran massa stenta a dividere, finchè non arrivi vicino a qualche Conduttore adattato, in cui si scarichi. Così lento fu veduto muoversi il globo dalla catena elettrica, che uccise il Professor Richmanno di Pietroburgo; e pure non era lontano, che in circa un piede: era questo globo di color blò, e tale è la tinta delle scintille elettriche. Tale fu il moto ed il colore di quel gran globo di fuoco osservato sul mare dalla Flotta dell’Ammiraglio Chambers li 4. Novembre 1748, il quale con un rumore pari a cento colpi di cannone scoccò nel parrocchetto del Montague, e lo squarciò in mille pezzi. Videsi questo globo, ch’era grande come una mola da mulino, venir quieto da in circa tre miglia di distanza, sul mare. Era il cielo sereno, il che vuol dire che non trovò vapori umidi al basso dell’atmosfera per iscaricarfi prima d’incontrar i ferri dell’albero del detto vascello. Tale sembra essere stato il globo veduto dal Sig, Marchese Maffei insorgere nella stanza terrena, in cui si trovava a Fosdinovo, e che gli suggerì l’idea di credere che tutti i fulmini vengano da terra. Che poi il globo di Besanzone pretendasi essersi osservato lungo tratto sotto acqua, l’osservazione non mi pare molto sicura. Certo è detto, che nel cadere fece saltar l’acqua a molta altezza: perciò è probabile, che allora appunto scoccasse nell’atto d’immergersi nell’acqua. Che se continuò trascorrendo sotto acqua, già ho accennato, che la violenta vibrazione istessa potea. impedirne la dissipazione subita.

Ma si replica: nelle miniere, e in altre cave sotterranee si accendono dei fulmini veri all’accostarsi di una fiaccola; questo non si può negare, perchè vi sono infiniti esempj. Or si dice: questi tali fulmini, che si accendono colla fiamma, sono certamente composti di materie combustibili, simili alla polvere di Cannone. Ma si può rispondere, che anche il fuoco elettrico si accende col fuoco della fiamma. È la fiamma anch’essa corpo deferente, e della natura de’ conduttori. Il Sig. Priestley (Ist. Elett. T. III.) in moltissime esperienze si valse della fiamma di una candela come di un [p. 41 modifica]arco metallico per iscaricare le batterie elettriche 6. Possono dunque nei sotterranei farsi delle raccolte di fuoco elettrico, e queste mantenersi per lungo tempo invisibili come si conservano per mesi cariche bottiglie, cariche batterie elettriche; e queste non accendersi se non accostandosi qualche Conduttore, qual è la fiamma d’una fiaccola. Ma possono formarsi allora anche dall’uscita del fuoco elettrico.

Per fine, se qualche rara volta nascessero fulmini, dirò così, sulfurei, (che però non sarebbe provato dall’odore, poichè l’odor di zolfo è proprio propriissimo dell’elettricità) si dirà, che questa è un’altra specie di meteora. I Conduttori non avranno che fare con essi, come non hanno che fare coi venti; ma però saranno sempre di grand’uso contro i fulmini propriamente elettrici, dell’esistenza, e frequenza de’ quali non si può dubitare.

NONA DIFFICOLTÀ.

S
E i conduttori valessero a tramandare in silenzio i fulmini, che vengono dalle nuvole, qual giovamento possono recare contro i fulmini che sorgono dalla terra? Poichè è indubitabile che se ne danno: e se il Sig. Marchese Maffei non è riuscito a provare che tutti i fulmini sono terreni, non si può negare, che almeno alcuni non ne sieno. Gli Elettricisti non lo negano, molto meno il P. Beccaria, il quale tutto il fuoco, che si tramanda all’Atmosfera, lo fa sorger da terra7 [p. 42 modifica]

RISPOSTA.

Rispondo, che i Conduttori prestano lo stesso uso per li fulmini terreni, che per li fulmini celesti. Se i conduttori hanno le punte erette in aria, tengono altresì punte immerse dentro la terra. Il fuoco, che si aggira per la terra, e che si caccia per le vene di acqua e di metallo, e per l’interruzioni, che sempre contengono anche i corpi resistenti, accostandosi alle radici degli edificj armati, incontrerà le punte, e i denti dei Conduttori, si scaglierà in essi, salirà fino alle cime sopra i tetti, e quivi si scaricherà nell’aria. È vero, che l’aria è corpo resistente; ma in tempo procelloso contiene nuvole, e vapori assai depressi, che toccano gli Edificj, e la terra. I nuvoli dunque, ed i vapori per esser deferenti ed assorbenti, dalle punte vicine de’ Conduttori assorbono il fuoco tramandato dalla terra; poichè in tal caso convien dire, che le nuvole sieno elettrizzate negativamente, o in meno, cioè, che scarseggino di fuoco elettrico, onde sgorgar debba quello della terra per riempirne il vuoto, e restituir l’equilibrio. [p. 43 modifica]

DECIMA DIFFICOLTÀ

Q
Uanto a’ fulmini che vengono dalle nuvole, chi potrà persuadersi, che de’ tenui fili di metallo possano scaricare l’immensa copia di fuoco, che talora contengono le nuvole stesse? Nel giorno 3. Settembre del prossimo anno 1773. vi fu un Temporale il dopo pranzo, che durò più di sei ore (un’altro ve ne fu che durò ugualmente li 28. dello stesso Mese, di mattina): occupava, dai riscontri che se n’ebbe poi, tutta l’estensione almeno della Marca Trivigiana, certo oltre Padova, Venezia, e Trevigi, che vuol dire, copriva quasi due mille miglia quadrate di spazio; e non fece altro per tutte quelle sei ore, e in tutti questi luoghi, che un continuo fulminare, non potendosi numerare le Saette, che caddero. Chi può concepire l’immensità di fuoco, che una tal nuvola conteneva? Dire, che per un filo di ferro si potesse tutto tramandare, tanto sarebbe dire, che un piccolo sifone può esaurire Adige, e Pò. Ma anche un fulmine solo produce talora stragi immense. Lo Scheuchzero, nell’ultimo viaggio Alpino, descrive un fulmine che la sera dei 20. Maggio 1711. colpì la maggior Torre situata in mezzo della Città di Berna, il quale fece gran guasti non solo dentro, e fuori della Torre medesima, ma devastò nove altre case all’intorno, scagliando anche nella Piazza più globi di fuoco, a guisa di carcassa, visibilmente usciti dal globo maggiore del fulmine; e simili fulmini non sono rari. E come contenerli dentro una sottile catena?

RISPOSTA.

Molte cose vi sono da replicare: prima come si dirà quì dopo, questi fili, queste catene, e queste spranghe de’ Conduttori, non devono essere tanto sottili, e secondo l’ampiezza dell’edificio si devono moltiplicare. In secondo luogo noi parliamo de’ casi comuni, del corso regolare della natura. Gli argini de’ fiumi impediscono le comuni inondazioni; non possono impedire i diluvj, l’escrescenze prodigiose, che talora accadono. Si dirà forse per questo, che gli argini de’ fiumi non sono utili, che si devono abbattere? Lasciamolo dire a quegl’insensati, che contendono doversi lasciar correre le acque liberamente per li Territorj, come fa[p. 44 modifica]cevano ne’ tempi barbari. Simile sarebbe il sofisma contro de’ Conduttori. Se per li nostri peccati piacesse a Dio di piover fuoco sopra di noi, come sopra qualche antica città, certo i nostri Conduttori non potrebbero difenderci, dice bene il Sig. Franclino; e se non potessero dissipare qualche enorme fulmine, fatalmente diretto contro di un edificio, non fanno essi molto allontanando i fulmini comuni? Tutte le provvidenze umane non oltrepassano questi confini.

Ma, in terzo luogo, gli Emiffarj de’ Conduttori sempre sollevano la copia di fuoco nelle nubi, e talor è probabile che dispergano il fulmine intieramente: molte sperienze ne danno de’ forti indizj. Se con cento macchine si tentasse di caricare una catena elettrica, sol che da essa penda un filetto, un capello di metallo, non si potrà mai caricare, nè concentrare il fluido elettrico in una boccia, o in un quadre. Perchè? perchè scappa tutto per quel tenue capello. Pare adunque, che per quanto fuoco contenga una nuvola, possa questo a poco a poco scaricarsi senza rumore per mezzo di un mediocre Conduttore: perchè basta per impedire quel concentramento, ed ingruppamento di fuoco, che forma il pericolo del fulmine.

Inoltre, in quarto luogo, l’arte degli elettricisti fa operare in modo (vedi P. Berletti Specimina Phyfica) che nelle batterie elettriche caricate quanto un vuole, si trae qual porzione di elettricità, che si vuole, e quanta solamente può portare un filo Conduttore. Perchè non potrà arrivare lo stesso nel fuoco delle nuvole col mezzo degli Emissarj metallici? questo è probabilissimo, e consono a tutte le osservazioni, esperienze, e deduzioni elettriche.

Di fatto, in quinto luogo, si è accennato, ma convien ripeterlo, essersi osservato più volte in Francia, ed in Germania, che mentre si facevano le osservazioni dell’elettricismo atmosferico coi cervi volanti, o in altra guisa, finchè dai fili metallici si cavavano le scintille, durante tutto il tempo dell’esperienza cessavano, o rallentavano i tuoni, ed i lampi (Istor. Elett. T. II. pag. 164. 207. ec.). Si trovò una volta presente all’osservazione il vivente Re di Francia, che vedendo tali fatti ebbe a lodar assai la dottrina del Franklino; e pur erano questi fili piccolissimi: quanto meglio dunque si dovrà scaricare una nuvola moltiplicando le punte, e li fili, che sieso di sufficiente grossezza? [p. 45 modifica]

DIMANDA, E UNDECIMA DIFFICOLTÀ.

S
Arebbe egli possibile con questi Conduttori moltiplicati di preservare da’ fulmini, e da’ temporali una Città, una Provincia? Chi può crederlo? e se i Fisici fossero così insensati, e ridicoli di proporre una tal chimera; se anche fosse fattibile, sarebbe egli utile d’impedire de circolazioni naturali degli Elementi, necessarj alla vegetazione, alla nutrizione de’ vegetabili, degli animali, forse alla generazione de’ metalli, e d’altri corpi in terra?

RISPOSTA.

Nel Giornale Enciclopedico 15. Ott. 1772. si propone un apparato tale per difendere una Città dai fulmini. Si suppone, che delle catene tese, e sospese con cordoni di seta turchina, tra i Campanili, a certa elevazione sopra tutti gli edificj, potrebbero raccogliere tutta l’elettricità d’una nuvola. Se poi in mezzo ad una piazza si erigesse una piramide di pietra terminata in un globo di ferro, e che dalle catene pendesse un’altro globo di ferro sopra il primo, distante di tre o quattro pollici; quivi la materia elettrica passando da globo a globo produrrebbe una viva continuata fiamma fin che fosse consumata, che farebbe un brillante spettacolo. Questo progetto fu impugnato nel Giornale medesimo 1. Dec. ma non per le vere ragioni. La vera ragione, che lo rifiuta, è, che la sua struttura, com’è esposta, si trova affatto contraria allo spirito de’ Conduttori, perchè chi propone costruirli totalmente isolati anche da terra, certamente non incontra il fine dei medesimi, ch’è di scaricare per mezzo di essi nella terra stessa il fuoco del fulmine. Se ciò non fosse, i Conduttori sicuramente sarebbero e pericolosi, e rovinosi, poichè attraendo il fuoco dalla nube, non potendolo contener tutto, verrebbero a scaricarlo negli edificj, e ne corpi più vicini; e questo è il caso di gridare che si vuole rinchiudere il Pò in una bottiglia. L’oppugnatore poi si perde in tutto altro, che dietro la vera difficoltà. Ma se i Conduttori siano isolati, e separati dagli altri corpi tutti fuorchè dalla terra, come richiede la più delicata loro struttura, allora possono tramandare gran copia di fuoco, e sollevare di molto la nuvola; specialmente se siano moltiplicati, come si suppone in una Città. [p. 46 modifica]

Se poi ciò basti a vuotare interamente una massa grandiosa di nuvole, che compongono un temporale, anche degli ordinarj, io non oserò pronunciarlo. Le osservazioni quì sopra addotte, fatte in Francia, ed altrove, molto sembrano lusingarci che sia possibile. Nell’Informazione al popolo, dietro al Mulchembroeckio ho riferito un fatto, più marcato ancora, successo in Moravia, dove un Fisico colla sua Macchina Elettrica si dice aver preservato la città di Prenditz da un grosso temporale, che fece molto danno nei contorni di essa Città. Dunque non è questo un progetto assolutamente ripugnante: benchè poi nel fatto incontrerebbe grandissime difficoltà nell’esecuzione stessa, e nella spesa dell’erezione di tanti Conduttori, che fossero sufficienti a preservare una Città, e molto più una Provincia dall’incursione de’ fulmini. Che se poi si potesse ottener questo intento, poco stimerei i minacciati pregiudizj alla vegetazione delle piante, ec. poichè è ben vero, che il fuoco elettrico promove la vegetazione, ed è necessaria la circolazione degli Elementi terrestri; ma questi ritornarebbero in terra per via delle pioggie, per altre vie, e particolarmente col veicolo del fuoco elettrico filtrato dagli stessi Conduttori, diretti a questo preciso fine.

Per altro noi quì non trattiamo di difendere uno Stato, una Provincia, una Città, ma solamente un’edificio particolare, e questo è credibile che si possa ottenere per mezzo di uno, o più Conduttori; non trattandosi già di scaricare tutto il fuoco di una nuvola, ma solamente quei piccoli rami, o spruzzi, che passano vicini all’edificio.

DUODECIMA DIFFICOLTÀ

L’
Esempio de’ Conduttori naturali deve far giudicare dell’effetto degli artificiali. Ora gli alberi sono tanti Conduttori naturali, non metallici, ma umidi, e sono perfettamente disposti colle regole de’ Conduttori, avendo le cime elevate in aria, le quali per via de’ canali del succo fino alle profonde radici comunicano colla terra umida, dove può ampiamente disperdersi il fluido elettrico assorbito dalle cime. E pure quanti sono gli alberi battuti, e squarciati dal fulmine! [p. 47 modifica]

RISPOSTA.

Sono gli alberi una specie di Conduttori; ma molto imperfetti. Lasciando, che l’umido possede minor chiamata del metallo, che s’impiega ne’ Conduttori artificiali; quest’umido istesso negli alberi non è nè disposto in canali ben continuati, nè puro, essendo per così dire intralciato dalle parti legnose, che sono d’indole piuttosto coibente, che deferente, e al di fuori hanno la corteccia secca. Inoltre molti alberi contengono della raggia, e della gomma, ch’è corpo elettrico. Se questa è in poca copia, forma solamente una cattiva mistura col fluido, ed una specie d’interrompimento, ch’è proprio a produrre i più cattivi effetti del fulmine.

Per altro sono i fulmini sulle piante forse più frequenti assai di quello paja. E quì non si deve contare solamente i fulmini che squarciano i rami e i tronchi con fragore: Vi possono essere de’ fulmini tenui, i quali in silenzio assiderano le piante, grandi e picciole, fino gli arbusti e l’erbe: i Contadini quando veggono un ramo di vite seccato colle foglie e coll’uva, dicono, che fu un baleno. Ecco un’idea ben giusta di Fisica, che regnava avanti, che i filosofi nulla sospettassero dell’elettricismo atmosferico, come la seguente dell’alloro.

In fatti se la resina sia in copia, come negli alberi, perciò detti resinosi, può forse preservarli dal fulmine. E così non è forse favola quella dell’Alloro, che sia rispettato da Giove, non pella protezione d’Apollo, ma pella difesa della resina. Così il Pino, il Larice, l’Oliva, il Ciriegio, il Ginepro, ed altre piante resinose andranno immuni, o meno soggette saranno ai fulmini. All’opposto le Quercie, le Noci, i Castagni, le Pioppe, i Salici, gli Ontani, e le altre piante tenere, abbondanti di sugo acquoso, e prive di resina, saranno più esposte, come di fatto l’esperienza insegna, ai fulmini: e ciò non pell’umido, ma per la mistura, ed interruzione del medesimo.

TERZADECIMA DIFFICOLTÀ.

S
E , come gli Elettricisti danno tutti per principio, il fuoco elettrico, e quello del fulmine, prosieguono i metalli, specialmente se sono acuti, sottili, salienti, ed elevati, non sarà egli pericolo[p. 48 modifica]so di elevare cotali punte? e non sarà chiamare visibilmente i fulmini negli edificj?

RISPOSTA.

Questo timore è vano; poichè il Conduttore non può chiamare il fuoco elettrico, per quanto abbondi, se non si trovi in una data vicinanza, e come dicono, dentro i confini dell’Esplosione. Nelle batterie elettriche non si fa scarico al di là di un piede di distanza, per quanto siano caricate.

V’è poi da considerare la dispersione del fuoco elettrico nelle nuvole. Supponiamo una nuvola procellosa, che passi sopra di un edificio: sparga, come accade, dei rami, e delle striscie a basso, con degli spruzzi più o meno densi di fuoco elettrico, e fulmineo: siavi sopra il tetto una, o più punte metalliche, co’ suoi Conduttori continuati sin dentro terra. Qual sarà l’effetto di queste punte? Di assorbire quel fuoco sparso, che passa vicino all’edificio, e che probabilmente vi si sarebbe avventato; ed in vece tramandarlo per via de’ fili a diffiparsi in terra. Qual è dunque il pericolo in questo gioco meccanico, o piuttosto idraulico del fluido elettrico? Tanto sarebbe accusare un canale diversivo, praticato ad un fiume nell’alveo superiore, quasi che facesse andar più acqua nell’alveo inferiore, che in effetto solleva.

Conviene fissarsi bene mente, che il fuoco del fulmine perseguita spontaneamente gli edificj, per li somiti che contengono nella naturale loro struttura, catene, arpici, ferrate, uncini, ed altri pezzi di metallo; inoltre vene di umido, stillicidj, goccie d’acqua, e se non altro i vapori dell’aria piovosa. Le rovine, che fanno i fulmini, d’altro non nascono, se non che dall’angustia, e dall’interruzione de’ conduttori, come sono per lo più li ora nominati degli edificj comuni. Qual è dunque l’oggetto dei Conduttori artificiali? Ripetiamolo: prima di sorprendere, per così dire, e prevenire quegli spruzzi di fuoco fulmineo, che vanno errando intorno il tetto dell’edificio, in atto di scagliarsi ne’ Conduttori imperfetti del medesimo: poi di tramandar tosto, colla continuazione dei fili, questo fuoco a spargersi, e dissiparsi nel vasto recipiente della terra. Dov’è in ciò il pericolo? Dove il danno? Come si può accusare i Conduttori quasi nocivi nell’atto che portano la difesa, e la salute? [p. 49 modifica]

DECIMA QUARTA DIFFICOLTÀ.

M
A una punta che sporga verso una nuvola, può aprir l’adito ad un torrente di fuoco, che sarebbe oltrepassato, e che si scaglierà sull’edificio, come fa un fiume gonfio, se trova un buco nell’argine.

RISPOSTA

Questa non è idea giusta, nè maniera vera di concepire la disposizione di una nuvola, nè il modo onde contiene il fuoco elettrico: quasi che una nuvola fosse come una botte, o un otre pieno di liquore, che si temesse con queste punte di traforare con pericolo di spander tutto. La nuvola è un aggregato di vapori, bensì vicini, ma non contigui; però la pioggia cade a stille, e a goccie, non a fili continuati. Il fuoco elettrico istesso non è continuo in tutte le parti della nuvola, nè in tutta la sua estensione; ma sparso quà e là in fiocchi, come si è detto, in fili, spruzzi, o globetti erranti, come i lampi spezzati lo mostrano; non essendo altro i lampi, (che arrivando in terra diventano fulmini), se non che il passare che fa il fuoco fulmineo da una parte della nuvola all’altra.

Al più dunque una punta metallica può chiamare uno di questi fiocchi, di questi rametti dispersi; e dopo di uno un altro, un terzo, un quarto, e quanti s’accostano ad essa dentro i confini dell’esplosione; non già accumulandoli, ma tramandando ciascuno in terra, istantaneamente senza romore. Non mai sarà per iscaricarsi tutta in una fiata una nuvola; nè quì ha che fare l’esempio del fiume, e del buco di Talpa nell’argine. In somma le Punte de’ Conduttori chiamano il fulmine, non nell’edificio, ma in terra.

DECIMAQUINTA DIFFICOLTÀ.

M
A vi sono molti esempj del cattivo effetto de’ Conduttori. Troppo noto è il caso del Sig. Richmanno Professore di Pietroburgo, il quale restò ucciso dal fulmine attratto dal suo Conduttore; per confessione del Sig. Franklino molte case in America, armate di Conduttori, furono tuttavia visitate dal fulmine. [p. 50 modifica]

RISPOSTA.

Nella citata Informazione al popolo si è giustificato il caso del Sig. Richmanno: restò ucciso non per colpa del conduttore, il quale per se avrebbe scaricato, e dissipato il fulmine, se fosse stato continuato come doveva fino in terra; ma per poca cautela del Professore (scusabile in quei principj), il quale non avvertì di aggiungere al conduttore medesimo i necessarj, è indispensabili fili di salute. Peraltro questo istesso fatto è prova manifesta della capacità, e virtù de’ conduttori per derivare i fulmini dalle nuvole.

È altresì vero, che delle case armate di conduttori in America furono visitate dal fulmine, ma non furono danneggiate; sicchè questa è una delle più luminose esperienze, che si possa addurre in favore de’ Conduttori. Ecco le parole del Sig. Franklin nella lettera che si porrà per esteso quì dopo: I colpi di fulmine sono molto più frequenti in America, che in Europa, e pure ivi non v’è esempio di casa armata, che sia stata danneggiata dal fulmine, poichè quando è caduto in alcuna di esse case, la punta lo ha sempre ricevuto, ed il conduttore lo ba trasmesso; del che noi abbiamo ora cinque autentici essempj. Può esser, più chiaro il buon effetto de’ Conduttori? Questi cinque fulmini in case armate erano veramente desiderabili: poichè levano il cavillo di quelli, che potrebbero dire, che il restare un edificio armato immune dal fulmine, può essere effetto del caso, non de’ Conduttori.

Supponiamo, che in qualche caso, per l’esorbitanza del fulmine, il Conduttore sia angusto, e non possa supplire all’intiero scarico (per ovviar questo farà cauto l’adoperare de’ fili piuttosto grossi). Prima resterá fuso, e disperso il Conduttore; poi se qualche offesa ne soffrissero le case, questa sarà infinitamente minore di quello sarebbe stata senza una tal diversione. Se un lupo affamato vi perseguita, gli lasciate il cane o un pezzo di carne dove si sfoghi, ed intanto vi salvate. Così nei casi più svantaggiosi il Conduttore sempre vi solleva. Se la Torre di Berna fosse stata munita di buoni Conduttori, o quel fulmine sopra descritto si farebbe dissipato, o non avrebbe fatto tante stragi in essa, e nelle case vicine. [p. 51 modifica]

DECIMASESTA DIFFICOLTÀ.

S
I potrà anche dire, che siamo stati tanto tempo nelle case senza i Conduttori; che questa è un’idea piuttosto di moda; che finalmente rarissimi sono i casi di una gran conseguenza nei fulmini; che, come già s’è detto, molte antiche Torri non furono mai tocche dal fulmine, e che in venti polveriere sparse nell’isole presso Venezia non v’è altro esempio di disgrazia che nell’Isola, poscia detta, S. Angelo della Polvere; che la spesa de’ Conduttori non è indifferente ec.

RISPOSTA.

Rispondo, che questo è il linguaggio dell’inerzia, il quale in tutte le cose si difende con questo sofisma: questo non s’è più fatto, dunque non s’ha da fare. I fulmini sono frequentissimi: non rare le disgrazie di persone uccise, specialmente ne’ campanili, suonando per il tempo: e non rarissime nei magazzeni da polvere, anche per le notizie a noi non lontane. Che non vi sia memoria, che qualche torre sia stata battuta dal fulmine, almeno ciò niente assicura per l’avvenire: Accade in un punto quel che non accade in un secolo, e in molti secoli. Nè pure la Torre di S. Nazario in Brescia era stata fulminata avanti il noto infortunio della mattina de’ 18. Agosto 1769. Essendovi dunque tutta la probabilità di allontanare simili disgrazie dagli Edificj, come mai si può bilanciare un momento per adottare un sì maravigliofo rimedio? Del dispendio poi non è conveniente nè pur di parlare, trattandosi di salvare la vita degli uomini, e tanti oggetti rilevanti per il pubblico, e per il privato interesse; se anche fosse grande, purchè non eccedente le forze.

Ma questa spesa poi non è grande, quando non si voglia larghegghiare nella decorazione. Il Conduttore della Specola di Padova non arrivò al costo di ducento Ducati; ed arrivò a tal somma per l’altezza dell’Edificio, essendo il Conduttore lungo quasi ducento piedi, per aversi dato qualche cosa alla decorazione, per essersi scrupolosamente praticati tutti gl’isolamenti (che in rigore non sono necessarj) e in particolare per aversi dovuto adattare la struttura alla qualità dell’Edificio, facendosi l’albero mobile perchè [p. 52 modifica]le osservazioni Astronomiche non avessero mai a soffrire qualche impedimento. Per altro volendosi eseguire un Conduttore semplice, consistente in un’asta di ferro con una catena, che vada fin sotto terra, il che basta secondo la condizione dell’Edificio, la spesa sarà mediocrissima.

DEGIMASETTIMA DIFFICOLTÀ.

I
L Nollet, Filosofo di alto e giusto grido, grande Elettricista, con tutti i Francesi suoi seguaci, in particolar l’Autore della Traduzione, delle Annotazioni dell’Istoria Elettrica, negano assolutamente, che si possa con alcuna nostra macchina dissipare il gran fuoco delle nuvole, ed impedire i fulmini.

RISPOSTA.

Queste contraddizioni dell’Abate Nollet, e degli altri Francesi non sono ormai da curare; perchè abbiamo risolto i loro argomenti: e quanto all’autorità, questa val poco in materia di Fisica. Ma in oltre si può ragionevolmente supporre, che la contraddizione Francese nasca piuttosto da emulazione naturale contro di un’invenzione Inglese. È nota la disputa tra i seguaci del Sig. Abb. Noliet, e quelli del Sig. Franklin, per ispiegare i fenomeni dell’Elettricità; il Sig. Nollet ripetendoli da due correnti opposte, una che venga dal corpo Elettrico, l’altra da quello che si elettrizza; ed il Sig. Franklino da una corrente sola di fuoco, che tende ad equilibrarsi da un corpo, e luogo, dove abbonda, ad un altro dove manca, o scarseggia; la qual opinione sembra ormai prevalere, ed esser decisa. Siccome poi da questa dottrina è nata l’idea dell’Elettricismo atmosferico, del meccanismo dei fulmini, del magistero de’ Conduttori, per questo il Nollet coi suoi seguaci ha sempre contraddetto questa conseguenza; si vede dunque, che non merita molta attenzione8. [p. 53 modifica]

difficolta

M
A Inglesi istessi, i seguaci più zelanti della dottrina del Franklino, non sono ben decisi sopra questo punto. Il Sig. Wilson si esprime così: Poichè è inevitabile che la Folgore in una maniera, o in un’altra ci venga a visitare, non vi può esser ragione per invitarla; ma all opposto quando accade, che dia nelle nostre fabbriche, noi dobbiamo solamente accomodare il nostro apparecchio in modo da esser in istato, che la distorni per via di comodi conduttori, che non facilitino niente, o almeno pochissimo il suo accrescimento: (Ist. Elett. T. II.) propone quindi di sbandire le punte esterne, e solamente di porre sotto il colmo del tetto in distanza di un piede, o due, una verga tonda di metallo, dalla quale lungo la muraglia si continui il Conduttore fino ad un luogo umido. Disputano in oltre di altre particolarità dei conduttori, sulla grossezza dell’asta, e del filo, se debbano farsi isolati, o nò, ec. Or, dirassi, che i Fisici fi accordino prima tra loro sulla massima, e struttura dei Conduttori, e poi vengano a proporne l’esecuzione al popolo.

RISPOSTA.

Fu in vero disputato da principio anche fra gli Inglesi, non già della massima, nella quale convenivano, ma su i modi; per esempio, se si dovesse usare le punte esterne, se fosse necessario d’isolare i Conduttori, sopra la grossezza delle Spranghe, e dei fili, ed altri punti. Ma in oggi queste dispute sono cessate. È provato, che le punte esterne non sono pericolose; anzi il Sig. Franklin, come si vedrà dalla sua lettera quì dopo, ha dimostrato, che le punte devono esser elevate più che sia possibile sopra l’Edificio, e sopra tutte le vicine fabbriche, acciocchè facciano bene l’effetto. È deciso, che l’isolamento (per via di vetri, legni, pece, tele cerate, di seta, ed altri simili corpi coibenti, che rendono l’apparato più dispendioso, e men fermo) può esser utile per una cautela maggiore e scrupolosa, se sia ben fatto; ma che in fine non è assolutamente necessario. Così tengo anch’io. Dell’esperienze irrefragabili provano che il fluido elettrico, quando trova un Conduttore continuato, non si distoglie dalla sua direzione, se anche questo conduttore comunicasse con altri corpi deferenti. Teftimonio l’esperienza di Leyden, la quale si fa per una fila di mille uomini, se accorre, i quali tutti colle piante toccano la terra, corpo [p. 54 modifica]assorbente, e pure il fuoco elettrico senza spandersi, scorrendo dal primo all’ultimo, cagiona in tutti la scossa; e questa scossa non è altro che un piccolo fulmine. V’è di più: il Sig. de Luc, celebre Fisico di Ginevra, al principio dell’ann. 1749. arrivò con suo Fratello a fare l’esperienza di Leyden attraverso del Rodano, e di tutte le Fontane, alle quali somministra l’acqua, ad una distanza di ducento pertiche; ed era ben curioso, che per le strade, dovunque il pavimento era semplicemente umido dall’acqua delle fontane, si provava una commozione nelle gambe tirando una scintilla dal filo di ferro, che partiva dal Conduttore della macchina: dice il Sig. de Luc, che se fosse possibile condurr’un filo di metallo sufficientemente isolato da Ginevra fino al mare, si potrebbe per mezzo dell’acqua del Rodano fare l’esperienza di Leyden a tal distanza. È così si potrebbe fare da Padova fino a Venezia non solo, ma se si potesse tirarvi un filo isolato di metallo, fino in Istria. Ora ben riflette il Sig. Abbate Nollet fu questo fatto di Ginevra nelle sue Lettere, che quantunque sembrasse che il fuoco Elettrico, che veniva dalla Macchina, e che comunicava con tutto il Rodano, dovesse restar disperso in tanta massa, ed estensione d’acqua; ciò non ostante convien dire, che tenesse una direzione unita fino al termine prescritto.

Non è dunque necessario isolare i conduttori: e per dirlo in una parola, basta piantare una punta di metallo, sopra, od a lato dell’Edificio, (per li magazzini da polvere si consiglia da lato, e in qualche distanza) ed a questa attaccare un filo, o una Catena di ferro, che senza interruzione vada a seppellirsi nell’acqua, o in altro luogo umido; nè s’abbia verun riguardo di adoprare delle buone braccia di ferro per ritener questa Catena.

La grossezza dell’asta sia di mezzo pollice almeno in solido; quella della Catena d’un terzo, o d’un quarto (Barletti Specim. Phyf. p. 147.). Enorme è la pretesa del Sig. Delaval, che appena dice poter bastare una verga di due pollici di metallo. Il P. Beccaria, e il Sig. Franklin, i più autorevoli in questa materia, credono bastare un filo grosso come una penna d’oca. Furono talor condotti de’ fulmini con dei fili di campanelli, talor con filo non più grosso d’un ago da cucire9. [p. 55 modifica]

DECIMANONA DIFFICOLTÀ.

M
A gl’Inglesi fanno poco uso de’ Conduttori, e nel rifabbricare la bella Torre di S. Bride, rovinata più volte dal fulmine in questi ultimi anni, trascurarono la difesa del Conduttore.

RISPOSTA.

A questo fatto rispondo colle parole dell’Istorico dell’Elettricità: quelli de’ miei lettori, dice che sono lontani da Londra, non vorranno credermi, se loro dico, che il bel Campanile, il quale fu il soggetto d’una parte di questo articolo, e che fu due volte danneggiato dal fulmine, si trova ora ristorato senza Conduttore metallico, atto a preservarlo da un terzo colpo. Ma questo scandalo in questi due ultimi anni à già levato. Gl’Inglesi già diffondono per tutto la pratica de’ Conduttori, per gli Edificj Pubblici, privati, in Città, in Campagna, fino per li vascelli, come si vedrà dalla lettera del Sig. Franklino alla quale per non replicare le cose, rimetto il Lettore.

VIGESIMA DIFFICOLTÀ’.

P
Erchè dunque i popoli, ed i Principi, sono così lenti ad adottare un’invenzione così maravigliosa, specialmente per la custodia così gelosa delle Polveriere? [p. 56 modifica]

RISPOSTA.

Questo è ciò, chè i Filosofi compiangono senza però stupirsene, perchè si conosce l’indole delle cose umane, la ripugnanza, che in genere provano gli uomini a prestarsi a cose nuove di qualche mole. Si è altrove accennato il destino dell’innesto del Vajuolo, che trovò da per tutto tante contraddizioni, non ancora ben superate. In oltre quanto ai Principi, queste cose devono passare pegli esami di Gabinetti, de’ Consiglj, de’ Magistrati, de’ Ministri; ed è noto quanto tutta questa trafila soglia ritardare le deliberazioni. In qualche luogo le Polveriere si fanno sotto terra, dove non v’è bisogno di questa difesa; altrove le disgrazie de’ fulmini, che non sono frequentissime, facilmente si scordano. Per altro la pratica de’ Conduttori si va già avanzando in pubblico, e in privato, anche fuori della gran Bretagna. Il Serenissimo gran Duca di Toscana ha già fatto armare i Magazzini del suo Stato. Il Sig. di Saussure col suo esempio ne ha promossi molti in Ginevra, ed uno ne ha voluto al suo Castello di Ferney il celebre Sig. di Voltaire. Molti privati poi in tutti i Paesi avevano già posto in opera questo apparecchio. Non è forse lontano il tempo, in cui questa pratica sarà resa universale, come lo è nell’America Inglese, ove le persone non vogliono più abitare in case disarmate.

CONCLUSIONE.

V
Olendo imparzialmente confrontare, e pesare, quanto fin ora fu esposto, e discusso, tanto a favore, che contra i Conduttori; la Conclusione di questa disputa sarà questa:

Che veramente col mezzo de’ Conduttori non si può promettere un’intiera ed assoluta immunità da ogni accidente di fulmine: che per altro i Conduttori, lungi di portar verun pericolo nuovo, sommamente diminuiscono il pericolo comune de’ fulmini: similissimi in questo all’Innesto del Vajuolo; poichè siccome l’innesto non garantisce assolutamente dal pericolo chi è innestato, ma infinitamente lo scema, così fanno i Conduttori rispetto al fulmine. Perciò avendo i Conduttori a loro favore tutti i gradi di probabilità, per il loro fine, dalla Teoria, dall’esperienza, dagli esempj; chiama[p. 57 modifica]no senza riguardi i suffragi della prudenza, che non sia cavillosa nei timori, ad adottarli10. Vedete altre difficoltà sciolte nell’Appendice. [p. 58 modifica]

Note

  1. Un libro insigne in questa materia è l’Istoria dell’Elettricità, raccolta, ed estesa con diligenza dall’Inglese Sig. Pristley, ben tosto da un Anonimo tradotta in Francese corredata di molte annotazioni, dove il Traduttore non fa altro che ridicolosamente contraddire il suo Autore, anche nel Capitolo dove tratta a lungo de’ Conduttori. Tra gli altri libri molto si distingue un’Operetta latina del P. Carlo Barletti delle Scuole Pie, stampata in Milano nel fine dell’anno 1772., col titolo di Specimina Phyfica; ove con piena dottrina tratta di tutta la materia elettrica, e in particolare appoggia i Conduttori.
  2. La Teorica in sostanza è questa: il fuoco del fulmine non è altro che un fuoco elettrico; ma il fuoco elettrico si dissipa, si deriva, o si trasmette dove un vuole, con fili, o Conduttori metallici; dunque anche il fuoco del fulmine.
    La Pratica poi consiste in questo semplice apparato: di piantare una Spranga acuta di metallo sopra un Edificio, più elevata, che si può; attaccar ad essa un discreto filo pur di metallo; e condur questo senza interruzione fin sotto terra, se puossi nell’acqua, o almeno fino alla terra umida.
  3. Che il fuoco del fulmine sia lo stesso, che il fuoco elettrico, sebbene altronde si è abbastanza provato, si può confermare enumerando succintamente le proprietà, gli effetti, i caratteri, del tutto comuni all’uno ed all’altro. Questi sono: 1. I baleni diretti, o serpeggianti. 2. Tendere dietro ai corpi, umidi, ed ai metallici. 3. Specialmente i corpi angolati, ed appuntati. 4. Accendere i corpi infiammabili. 5. Fondere metalli. 6. Traforare corpi. 7. Lasciare odore di zolfo. 8. Acciecar gli animali. 9. Uccider gli animali. 10. Levare le dorature alle cornici, e alle pitture. 11. Cambiare i Poli magnetici degli aghi, dare o torre la virtù magnetica ai ferri. 12. Il prodursi in piccolo colla Macchina elettrica dei veri fulmini con tutti i loro effetti. 13. Animare i Conduttori delle Macchine, senza ruote, colla sola impressione delle nuvole. 14. L’essersi osservato più volte cessare, o molto rallentare in Cielo il lampeggiare, e il tuonare per tutto il tempo, che coi fili metallici elevati nell’aria si facevano tali esperienze. 15. Finalmente l’essersi col Conduttore attratti dei veri fulmini dal Cielo, come es. gr. dal Sig. di Romas (Ist. Elettr. t. 2. pag. 205. ) e nel caso del Sig. Richmanno Professore di Pietroburgo, del quale si parlerà poi a giustificazione de’ Conduttori innocenti.
  4. Il Sig. Canton, celebre Elettricista Inglese, nei principj di queste scoperte osservò, che la pioggia, soprattutto quando le goccie erano grosse, indeboliva assai il fuoco elettrico dei Conduttori; e che in tal caso nella State la grandine non mancava mai; si vede, che dalla pioggia partendo il fuoco elettrico, quella si gela, e forma la grandine: un concorso dunque di nuvole non elettrizzate con un nuvolone piovoso, che sia molto elettrizzato, come si vede nel tumulto de' Temporali, produce la gragnuola.
  5. Una degna persona mi raccontò, che trovandosi, son pochi anni, a villeggiare in un luogo del Trivigiano, Zero, in tempo di state, inforto un picciolo Temporale, trovandosi con un compagno sulla porta del Palazzo, cadde una saetta, che colpì il dato compagno, ma senza offesa, solamente avendogli squarciate le fibbie tanto ai piedi, che ai ginocchi. Nel libro del Sig. Costantini scritto contro l’opinione del Sig. March. Maffei (Venezia presso il Recurti 1749. in 4.) tra le copiose istorie de’ fulmini, che ha raccolte, v’è quella curiosa d’una Signora di Conegliano, che avendo sporto la mano per chiudere un balcone per il Tempo, fu colpita nel braccio da fulmine, che gli fe sparire il maniglio d’oro, che portava, senza trovarsene più vestigio, con altre circostanze curiosissime di scherzi intorno la persona ivi riferite (pag. 103). Simili istorie sono senza numero.
  6. Ė noto, che con tazza, o bottiglia non piena d’acqua, ed elettrizzata dentro ec., si dà una scoffa, ch’è un fulmine in piccolo, e si chiama l’esperienza di Leyden. Il Sig. Franklino alla tazza sostituì una lastra di vetro coperta d’una camicia di stagno non fino agli orli, e lo chiamò il Quadro Fulminante. Molte di queste lastre, tazze, bottiglie, disposte in modo, che si possano caricare, e scaricare nello stesso tempo, si chiamano una Batteria Elettrica.
  7. Nel Viaggio Postumo dell’Ab. Chape alla California è riferito, che trovandosi questo Astronomo la sera delli 3. Maggio 1769, nel regno del Messico, in un vilaggio detto Molino', ebbe con tutta la sua truppa lo spettacolo di una nuvola procellosa, la quale dalla parte del Sud verso il Mar Pacifico si vedeva appoggiata con tre colonne all’Orizzonte Fisico, dalla qual base senza interruzione erano scagliati in alto folgori a guisa, de’ Razzi artificiali, o de’ getti delle Aurore Boreali, (tutto il resto del Cielo allor s’infiammava): e queste folgori per consenso di tutta la compagnia, e degli Americani, ignari senza dubbio de’ Sistemi Europei, manifestamente si vedevano uscir dalla terra. Non è raro veder simili spettacoli anche appresso di noi: ecco un’altra osservazione, tratta dal Viaggio nel Banato, e nella Transilvania del Sig. Cav. Born, lett. x. „La sera avanti la mia partenza da oreviza (nel Banato). sopravvenne un temporale spaventoso. Io mi stava sulla soglia della porta della casa del Sig. Commissario delle Miniere: tra il lume de’ lampi, andavamo osservando, che vicino ad una casa situata in faccia del palazzo di città, ascendeva e discendeva una fiamma, fenomeno che si replicò più volte: il giorno dopo facendo delle ricerche trovammo, che sotto di questo luogo v’era una vena di pirite, la quale dunque produceva quelle esalazioni elettriche“: Tengo quefta notizia dal mio dotto amico Sig. Ab. Fortis.
  8. Io non avevo veduto, scrivendo questo, le memorie del Sig, le Roy Acad. 1770.) nelle quali abbraccia, difende, ed illustra le Punte Frankliniane, sebbene non senza qualche riserva, e diversità nella forma. Tratta di nuovo questo argomento nell’ultimo volume dell’Accademia per il 1773 pubblicato in quest’anno 1778.
  9. Per li Vascelli il Sig. Watson in una lettera al fu Lord Anson 16. Dec. 1762. consiglia d’adoprar un filo di rame della grossezza d’una penna da scrivere, che sia legato coi fusi, e colla serratura dell’albero, e che discendendo fino al Tillac, sia di là condotto in modo, che tocchi sempre l’acqua del mare.
    Può esser problema, se le Catene de’ Conduttori siano da inverniciare con pece, o con colori. Per il nò, può militare la ragione, che questa intonacatura rende i fili meno suscettibili dell’elettricità aerea, che può accostare visi. Per il sì, puossi addurre questo grave motivo (oltre la vista di preservare i detti fili dalla ruggine, che per altro suol offendere poco i metalli in piena aria, ed esposti al Sole). La forza de’ Conduttori a ricevere il fuoco elettrico consiste nelle Punte (Vedi quì dopo lettera del Sig. Franklin). Perciò si fa la Punta più elevata, che sia possibile, colla cima di ottone, di rame, o dorata. Dopo che la Punta ha ricevuto l’Elettricità, lo studio deve essere di tramandarla in terra, o in acqua, senza rischio di disperdersi: a tal fine serve l’intonacatura.
  10. Si dimanderà se vi sia qualche mezzo di proteggere le persone dai fulmini. Io ne ho detto qualche cosa nel Saggio Meteorologico. Certo gli uomini, e gli animali portano dentro di loro la chiamata de’ fulmini a cagione dell’abbondanza degli umori, che contengono. Pur troppo frequenti e luttuose sono l’esperienze ogni anno, di persone uccise in tal guisa. Che gli umori formino la chiamata del fulmine, oltre che li ha dalla Teoria, vè l’osservazione, essendosi talora veduto in uomini, estinti dal fulmine, le vestigia dell’istesso fulmine per tutte le ramificazioni delle vene fino delle più sottili capillari tantochè niun Anatomico avrebbe saputo fare un’iniezione così dilicata. Più sottili che sono i Conduttori, più facilmente vi scorre il fuoco elettrico.
    Ma perchè il fulmine lacera, e squarcia i corpi animali? Perchè contengono bensì molto fluido, ch’è veicolo del fuoco, ma inoltre hanno vasi membrane, tendini, cartilagini, ossa, la pelle, i peli stessi che sono per se elettrici, e resistenti (Per dirlo in passando, si può credere, che la frizione dei fluidi contro i solidi, questi elettrici in origine, quelli per comunicazione, ecciti, e mantenga quello, ch’è fuoco vitale, il caldo animale, le funzioni della vita). Urtando dunque il fuoco del fulmine in queste parti resistenti, quivi s’irrita, infuria, lacera, e squarcia; talora stritola minutamente tutte le ossa; d’donde anche ne avviene, che i Cadaveri de’ fulminati, Uomini o Animali si corrompono prestissimamente (e gli antichi dicevano, che le carni diventavano venefiche). Così s’osservò nel cadavere del Sig. Richman, in cui il fulmine era entrato nella fronte, ed uscito per un piede.
    Dunque un Uomo, un Animale, esposto all’aria procellosa, si trova in pericolo non rimoto di aver un fulmine:
    Il Sig. le Monnier, il Medico osservò che un uomo isolato in mezzo di un orto in tempo di procella, tenendo solamente una mano elevata, si elettrizzava a segno di attirare coll’altra mano delle segature di legno. Un’altro uomo tenendo con una mano elevata una pertica di legno, a cui era attortigliato un filo di ferro fino alla mano, mandava dal suo corpo vive scintille (Ist. Elett. T. II. p. 166.). Non è dunque dubbio, che un uomo solitario, ed esposto non attragga l’elettricità aerea; e quindi se ne viene uno sgorgo notabile, non possa esser percosso facilmente dal fulmine. Cresce il pericolo, se si ricoveri sotto un albero, specialmente solitario, come si è detto sopra, e maggiormente nel principio della pioggia.

    Quanto alle vesti, ogni tela di materia vegetabile, lino, canapa, ec. è pericolosa, per esser corpo attraente. Repellente è la lana, e molto più la seta, specialmente, come si è osservato, se sia di color blò; ma bisogna guardarsi dalle guarniture di metallo. Quì v’è una discrepanza di opinione tra il Nollet, e il Franklino. Credeva il Nollet più pericolosa una veste bagnata, che asciutta; poichè l’umidità conduce il fuoco elettrico; anche la seta in tal caso perde la sua virtù repellente. Il Sig. Franklino all’opposto stima, che più che le vesti son bagnate, più che sono grondanti, scemino il pericolo, perchè appunto allora si tramanda il fuoco elettrico. In fatti avendo bagnato un sorcio non potè mai ucciderlo colla scoffa elettrica, come aveva fatto con altri sorci asciutti, perchè il fuoco scappava col veicolo dell’umido.

    È scritto, che Augusto, uomo pavidissimo, e superstiziosissimo, per difendersi contro i fulmini s’involgeva con pelle di Vitello marino. Era meglio, dice il Muschembroek, adoperare la pelle di Castore, che per esperienza trova più elettrica.
    Si potrebbe ancora pensare di farsi sospendere in una lanterna di vetro, o di porcellana, o coprirsi con una campana di simile materia, poggiando fu d’un piedestallo di resina, o di cera, coprirsi con un padiglione o mantello di tela di seta cerata, e cose fimili; ma il Sig. Nollet non teme tanto il ridicolo, che l’insufficienza di questi mezzi, quando una grossa ejaculazione fulminea si dirizzasse contro la persona, per la chiamata degli umori, che contiene, e che sono, come si è detto, in al caso i traditori dell’uomo; la suddetta difesa è debole.
    Se qualche persona apprensiva si trova in abitazione disarmata in caso di temporale, farà bene, dice il Sig. Francklin (Ouvres vol. I. pag. 254.) di schivare la vicinanza de’ camini, degli specchi, delle domature, di tutti i metalli. Il sito più sicuro sarà in mezzo d’una sala, o camera la più ampia (se non stavi sopra qualche lampada); si ponga in una sedia, un piede sopra l’altro per non toccar terra al possibile. Sarabbe da por la sedia sopra isolatorj di vetro, pece, ma in difetto potrà porla sopra uno o due materacci doppiati; e meglio ancor sarebbe avere un amaco, o letticello, come quelli de’ marinari, sospeso con cordoni di seta, nel mezzo della camera“.
    I luoghi meno esposti a’ fulmini sono le grotte, le cantine, le stanze sotterranee ben chiuse, prescindendo dalle vene umide, e dai metalli; ma in genere questi luoghi sono meno esposti all’aria vaporosa, ed al vento umido dei Temporali; e i vapori sono il veicolo de’ fulmini. Quindi nei temporali sarà cauto scegliere le stanze basse, che però non abbiano metalli, e sempre chiuder le fenestre. Gl’Imperatori del Giappone, al riferire del Kempfero, si ritirano in una stanza sotterranea, praticata sotto d’una peschiera; ridicolo era il pensare che l’acqua smorzasse il fuoco del fulmine, quando all’opposto lo provoca; ma intanto era provido un ritiro difeso dall’ingresso dell’aria umida esterna. Quindi hanno gran ragione i Francesi, ed altri popoli, s’è vero, che fabbricano i magazzini da polvere sotto terra, con doppio volto, alla prova della bomba. Credo ancora, che fabbricandosi un’edificio sopra grossi volti, coi muri solidi, e col tetto a volto, il tutto di pietra viva, senza spigoli, nè punte, e sopra tutto senza metalli, dovrebbe andar esente dal fulmine. Se questo non fosse comodo per l’abitazione, lo sarà la custodia delle Polvere, se non si volessero adoperare Conduttori, i quali però sempre sarà utile di aggiugnere, esteriormente, in qualche distanza.