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Apologia de’ Conduttori. 35

che sono scoperti, e nascosti in questa istessa fabbrica. E questo fu osservabile, che dove s’interrompevano i ferri, ivi la Saetta aveva squarciato o pietre, o vetri, o legnami. Il primo segno fu presso d’un arpice del tetto provisionale della torretta orientale; quindi discese nelle molte stanghette di ferro, che fermano le catene dell’Osservatorio: indi si avventò alla ringhiera della scala, che seguito senza lasciar segno fin dove terminava il ferro; quindi fu costretta a saltare nelle catene della camera della Meridiana situata lateralmente un piano a basso a mattina: squarciò nella Terrazza una gran lastra di marmo posta immediatamente sopra un ferro, che sostenta una di dette catene, ch’era il più vicino alla ringhiera interna della scala; scagliossi nei ferri inferiori della scala aperta, lasciando tra mezzo piccoli fori dei velti, e nelle pietre, e poi parve prendesse la direzione di un pozzo non lontano, dal quale ho gran sospetto che questa saetta sia uscita per andare in alto per la strada già descritta. Avverto in passando, che si trovavano segni della Saetta in quella stanza stessa dove si custodiva la polvere innanzi che si convertisse questa Torre in Osservatorio; e fu dunque una gran providenza l’intraprendere quest’osservatorio, che salvò la Città da un infortunio simile a quello di Brescia.

Non tacerò nè pure che questa Torre nei tempi avanti, anche a memoria nostra, fu spesso visitata da Saette, le quali tutte tennero la stessa strada, del che molto ne incolpo il nominato pozzo. Si vede poi quanto opportuna sia stata la providenza del Conduttore, che vi si è applicato.

Or da questa propensione dei fulmini ai metalli, s’intende poter esser verissime quell’istorie che si credevano favole; aver talora un fulmine fuso la spada, cioè la punta, senza offender la guaina, il dinaro, intatta la borsa, le fibbie senza offender le scarpe. La borsa, la guaina, le scarpe sono di pelle; il dinaro, la spada, le fibbie sono di metallo; in questo dunque per natura sua deve sfogar il fulmine1 allontanandosi dalla pelle, ch’è più tosto resistente.


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  1. Una degna persona mi raccontò, che trovandosi, son pochi anni, a villeggiare in un luogo del Trivigiano, Zero, in tempo di state, inforto un picciolo Temporale, trovandosi con un compagno sulla porta del Palazzo, cadde una saetta, che colpì il dato compagno, ma senza offesa, solamente avendogli squarciate le fibbie tanto ai piedi, che ai ginocchi. Nel libro del