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36 Apologia de’ Conduttori.


Questo però non osta, che talora non possa invadere corpi d’altra natura, e fare moltissimi salti, e scherzi, che nei fatti talora si osservano. Prima di tutto il fulmine infierisce dove sono interrotti i metalli; ivi arrestato, e riflesso squaglia i metalli stessi, squarcia le pietre, e getta lungi tutto ciò che incontra. Per il resto poi convien riflettere alla varia forza de’ corpi deferenti, e resistenti. Poichè i più resistenti ripulsano il foco elettrico nei più deboli; quindi l’aria può cacciar il fulmine nelle pietre, nei legnami, nei panni ec. ec. da questi può ritornare nell’aria, seguendo una traccia di vapori, od altro veicolo umido più adattato; in oltre i corpi resistenti non sono da per tutto di egual solidità, contengono delle vene, e de’ tratti eterogenei, senza eccettuare il vetro; e quindi in tal parte debole possono esser traforati, ed infranti i vetri stessi. Benchè nelle finestre può il fuoco del fulmine venir chiamato dai piombi, e dai ferri che sostengono le lastre (perciò sarebbe più cauto usar lastre ben grandi, e queste legare non con piombo, e ferro, ma con legni, come in qualche luogo è praticato). Ma anche senza questi irritamenti il fuoco del fulmine squarcia talora, e vetri, ed altri corpi resistenti, per passare in un corpo deferente posto al di là di essi, non lontano, come una ferrata, una catena, un arpice, una catena da pozzo, un ferro da campanello ec.

Quanto ai corpi deferenti istessi, certo il fulmine segue a preferenza d’altri corpi i metalli; ma se sieno posti in eguale opportunità, e distanza con essi. Per altro, in vece di un metallo, si scaglierà in un corpo umido, che sia più vicino; e nel più umido: quindi caderà più tosto in un legno verde, che in secco, e più tosto negli animali, che negli alberi, e da un albero salterà in un uomo che vi sia sotto ricovrato, come prova l’esperienza, perchè un animale contiene più umido d’una pianta.

Una curiosa, e luminosa osservazione fu fatta in questi anni. Vi


sono

    Sig. Costantini scritto contro l’opinione del Sig. March. Maffei (Venezia presso il Recurti 1749. in 4.) tra le copiose istorie de’ fulmini, che ha raccolte, v’è quella curiosa d’una Signora di Conegliano, che avendo sporto la mano per chiudere un balcone per il Tempo, fu colpita nel braccio da fulmine, che gli fe sparire il maniglio d’oro, che portava, senza trovarsene più vestigio, con altre circostanze curiosissime di scherzi intorno la persona ivi riferite (pag. 103). Simili istorie sono senza numero.