Bollettino delle leggi e disposizioni della Repubblica Romana/Bollettino N. 30

Bollettino N. 30

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REPUBBLICA ROMANA


BOLLETTINO DELLE LEGGI


N. 30.

EDIZIONE OFFICIALE


286 Circolare del Ministro dell'Interno ai Presidi delle province affinchè faccia marciare su Roma la nazionale mobilizzata - pag. 547.

287 Idem del Ministro dell'istruzione pubblica alle autorità civili affinchè nello materie di non grave entità decidano i Presidi e le altre autorità - pag. 548.

288 Istruzione popolare per la difesa dei paesi dello Stato - pag. 551.



Roma 1849.- Tipografia Governativa.

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REPUBBLICA ROMANA


MINISTERO DELL'INTERNO

CIRCOLARE

AI PRESIDI DELLE PROVINCE


Cittadino!

L’ora della prova è giunta. La Capitale per la prima deve sentire gli effetti della invasione Straniera. Ma Roma però non s’invilisce: anzi all’avvicinarsi del pericolo sorge animosa, e spinta dal santo principio che difende, confida della vittoria. Non può peraltro non desiderare i soccorsi dai Popoli che con essa han comune la sorte. E perciò il Governo si rivolge a voi, perchè facciate tosto marciare sopra questa inclita Città le milizie Cittadine mobilizzate, e quelle che sentonsi ben preparate a sostenere il periglio.

Ordinerete però, che ove nello avvicinarsi avessero a fronte il nemico, si ritirino e concentrino in luoghi nei quali possano difendersi. Ed ove si vegga la necessità di cedere, ritirate tutte le armi e speditele alla Capitale: così nè cadranno in mano del nemico, e qui non rimarranno tante braccia oziose. Voi preverrete con staffette la mossa delle truppe, perchè il Governo possa disporre la direzione e le mosse, che servano sempre meglio a battere l’inimico. Pronta energia, lealtà, coraggio e fratellanza. Iddio è con noi: Roma e lo stato sarà salvo.

Li 30 Aprile 1849.

Pel Ministro
G. De-Angelis Sostituto


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REPUBBLICA ROMANA


MINISTERO DELL'ISTRUZIONE PUBBLICA

Circolare

ALLE AUTORITA' CIVILI DELLA REPUBBLICA

Le molteplici e svariate risoluzioni alle quali, per leggi incerte od improvvide, ma più per mal uso introdotto da tempo in questo superiore Uffizio, viene di continuo chiamato il Ministero sopra materie di sua natura comprese nelle attribuzioni de’ Presidi delle Province, o de’ Governatori delle Città, o de’ Corpi Collegiati e de’ Rettori delle Università, e di minori Stabilimenti soggetti al Ministero medesimo, reclamano una pronta e radicale riforma nella corrispondenza dello stesso Uffizio colle Autorità, Istituzioni, o particolari individui che ne dipendono: senza di che il Ministero, perpetuamente distolto od assolutamente impedito di sovraintendere agli affari della maggiore e più generale importanza, è costretto a procrastinarne la esecuzione od invece a precipitarla. Eppure a questi, o pressochè a questi soli dovrìa rivolgersi ogni mira e studio del Ministero, acciò l’azion sua potesse, per possibilità, rispondere all’altezza dell’istituto.

A rimuovere siffatto sconcio, che non saprebbesi idearne un più molesto ed opprimente per chi dee presiedere ad una pubblica amministrazione e più fatale alla cosa amministrata, si è stabilito di delegare a’ Presidi, e di suddelegare [p. 549 modifica]alle mentovate Autorità ad essi subordinate, le necessarie facoltà di risolvere, non che in tutti i casi in cui trattisi prettamente dell’adempimento delle leggi, ma in quelli eziandio ne’ quali una deviazione più o meno lieve dalle medesime possa credersi, per ispeciali ragioni, conveniente: in questi casi ancora il Ministero non intende di dover essere interpellato e d’intervenire colle decisioni sue, se non che in superior grado di appello, quando questo ragionevolmente abbia luogo; i Presidi, Governatori, Corpi Collegiati, Rettori, ecc. ricevono fin d’ora le opportune fa collà discrezionali a poter legalmente decidere anche in tali casi.

Ai Presidi pertanto, ed a’ loro dipendenti suddetti s’apparterrà di qui innanzi il decidere, in primo o secondo grado, sui seguenti oggetti: sulle sanzioni delle nomine, conferme, od esclusioni de’ pubblici Maestri, stipendiati dalle Province o da Comuni o da’ particolari Instituzioni, esaminando perciò gli atti relativi; sulla validità controversa di questi; sulla ammissibilità de’ concorrenti alle scuole di che si discorre, e su tutti gl’incidenti che ne’ varj casi si danno; su tutte le particolarità che risguardano la legale ammissione de’giovani alle Università, il legale compimento de’ corsi scolastici, le collazioni de’gradi accademici, comprese le lauree, ed il libero esercizio delle liberali professioni; e su altrettali oggetti: intorno a’ quali questo Dicastero ogni ora per lo addietro interrogato, ad ogni comunque lieve od anche frivola dubitazione in proposito, ha desso accumulato un monte di fasci di posizioni, vero monumento di tempo perduto, per smania di [p. 550 modifica]supremazia nello stesso Dicastero, o per mal abito di soggezione ne’ Dicasteri inferiori.

Vuolsi che i ridetti Presidi ed Autorità si tengano rivestiti delle accennate facoltà discrezionali per decidere eziandio sulle non gravi vertenze d’ordine puramente economico, in questa nostra materia degli studii; salvo anche qui, e meglio qui che nei precedenti casi, il diritto di ricorso al Ministero, in grado di superiore appello, alla parte che si credesse gravata.

Per tal guisa al Ministero non verrà più tolto d’applicare ai più veri oggetti dell’alto istituto; mentre a Presidi ed altre Autorità si restituisce quella operosa e decorosa influenza sulla pubblica Istruzione, che è nello spirito, se non sempre nella lettera delle leggi, ma che in effetto era quasi ridotta al niente.

A tenore di questa disposizione tutte le individuali dimande, memorie, ricorsi sulli prefati oggetti dovranno essere diretti alle Autorità competenti, non mai a questo Ministero, che, a far molto, li respingerebbe a quelle. Giova appena notare che il medesimo s’intende delle dimande o ricorsi degl’impiegati qualunque de’ Stabilimenti di pubblica Istruzione. Ne restino avvertiti tutti coloro cui spetta, coll’affissione della presente Circolare nelle Cancellerie delle Università e de’ Collegi, e negli Uffizi delle principali scuole o Instituzioni, quali che siano, per ragione di studii.

Salute e Fratellanza

Roma 1 Maggio 1849.

Il Ministro interino
Gerardi

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ISTRUZIONE POPOLARE

PER LA DIFESA DEI PAESI DELLO STATO.

Ogni città, ogni paese, ogni casa, allorchè gli abitanti siano risoluti a difendersi, si può considerare qual vera piazza o posto forte, innanzi cui l’inimico ha bisogno di far gravi perdite, e che ad onta di molti sacrifici, spesso non saprebbe avventurarsi ad occupare. Il coraggio degl’abitanti, le provviste di munizioni e d’ogni altro mezzo offensivo, l’arte di ben fortificare, possono però solo assicurare la riuscita di tali gloriose difese. Perciò è debito il tenere istruito il popolo dei modi coi quali potrà farlo con maggior efficacia, quando l’ora venisse di difendere il sacro suolo della Patria.

1. Il paese più naturalmente in istato di respingere l’inimico è quello che, indipendente mente dalla difesa interna, abbia intorno a se un terreno per tutti i punti del quale non possa l’inimico venire ad attaccarlo senza essere esposto egli medesimo al fuoco dei difensori.

2. Se a ridosso di un paese esistono monti che a tiro di cannone potessero dar ricetto e coprire l’inimico, questi monti dovrebbero essere muniti in modo da non poter venir da esso occupati; o scacciarnelo a viva forza, dove se ne fosse impadronito, se vi è probabilità di riuscirvi, o infine vedendo che il tutto fosse contrario, giudicarlo antecedentemente non difensibile, e concentrare le forze alla difesa di altro paese, a ciò meglio disposto.

[p. 552 modifica]3. Ogni paese cinto di mura, caso pressochè universale in Italia, ha un gran benefizio da cui si deve ricavare tutto il profitto possibile. Le irregolarità che di consueto incontransi nel perimetro di esso, presentano parti rientranti e salienti: è in queste ultime che si dovranno postare le artiglierie, migliorandone anche la natura con lavori passeggeri come il bisogno suggerirà. I fuochi da tali punti salienti incrociando tra loro difenderanno le parti rientranti, le quali sono le più deboli.

4. Ogni resistenza però affinchè possa esser coronata di bei successi, non deve mai limitarsi a rimanere puramente nella difensiva; e perciò i difensori dovranno essere pronti opportunamente a prendere essi stessi l’offensiva sull’inimico per cacciarlo con sortite dalla sua posizione, sorprendendolo e sgomentandolo di fianco ed alle spalle. Chi rinunzia alla libertà di azione cede all’inimico tutti i vantaggi di scegliere a suo agio il modo e il tempo di attaccare.

5. La difesa interna di una città deve esser disposta in maniera che anche perduta una parte, si possa nelle altre continuare la difesa. Questo si potrà sempre ottenere convertendo i gruppi delle abitazioni di cui si costituiscono i vari quartieri avere isole col chiuderne tutti gli sbocchi delle strade che le traversano. Fra tutte queste isole, una più possibilmente centrale devesi destinare a servire come di cittadella alle altre, per chiudervi tutte le provvigioni e per l’estrema difesa. Le diverse strade poi che tra l’una e l’altra delle isole comunicano colla parte centrale del paese, verranno barricate nei punti più [p. 553 modifica]opportuni, sù di che più sotto si terrà meglio parola.

6. Le Chiese per la robustezza delle loro mura e per le poche aperture che hanno, offrono per solito forti punti di resistenza. Si baderà che le feritoje da aprire in esse sieno bene rivolte a battere le vie e le piazze adjacenti. Il campanile riesce pure comodissimo tanto per osservare i movimenti dell’inimico, i successi della difesa e far segnali, quanto per situarvi abili tiratori e lanciare dall’alto oggetti offensivi d’ogni specie.

Circa il numero e la collocazione più opportuna delle barricate per la difesa delle strade poco si potrà dire, dipendendo più dalle speciali località che dalle regole generali. Le barricate debbono essere disposte in modo da battere a buon tiro da più lungi che si possa l’inimico. Sulle strade traverse alquanto indietro al loro sbocco sarà utilissimo che ve ne siano altre bene disposte a far sortite, ed a colpire all’impensata di fianco l’inimico che s’inoltrasse per la principale.

I cimiteri, e i conventi con orti murati, i giardini in prossimità de’ paesi sono per la posizione e conformazione loro spesso attissimi ad ostinate difese. Il sapersene prevalere è un oggetto da sollecitare le cure di chi dirige la difesa del paese.

7. Costruzione delle Barricate» Terra, sassi dei selciati rimossi, botti, mobili, vetture, tavole, travi, legna da fuoco e tutto che presenti facilità a formarle, solidità per resistere, sarà otimo ad usare. Le barricate devono esser costrutte [p. 554 modifica]in modo da presentare al nemico un parapetto alto non meno di due metri (palmi 9.) Debbono poi dalla parte interna presentare le barricate un sotto piede abbastanza largo perchè vi stiano una o due file di difensori mentre un terzo al basso carica e porge loro le armi. Questo sotto -piede o ripiano si eleverà tanto dal suolo che un uomo sopra di esso rimanga coperto dalla barricata infino al petto.

Sarà utile che vi sia un frontale di tavole o di travi alquanto prominente sopra il ciglio esterno della barricata onde salvare la tesla del difensore. Dovendosi adoperare qualche pezzo di artiglieria, qualora non si possa per troppo lavoro elevarlo a tutta l’altezza del parapetto, gli si lascierà una troniera o cannoniera al basso, oppure si terrà bassa quella sola parte della barricata, ove si vorrà collocare il pezzo.

Se poi tutta la barricata sarà tenuta bassa, dovrà esserlo di 80 centimetri e le si potrà scavare sul d’innanzi un fosso. Ove si ritenga che il nemico impieghi contro la barricata dell’artiglieria, bisognerà variarne la grossezza secondo le materie adoperate.

L’esperienza ha fatto conoscere che nella terra la palla di cannone da 12 s’interna circa dai tre palmi ai sei: nel legno forte dai 2 ai 4 e mezzo. Le palle di fucile solo un mezzo palmo. Questi dati fanno vedere di quali dimensioni occorre che sieno formate le barricate.

8. Barricate mobili— Sul davanti di un carro a due ruote si costruisce con tavoloni ed altri legnanni e fascine un parapetto, la cui larghezza ecceda quella del carro, tanto che dietro di esso [p. 555 modifica]vi si possano porre in linea 5 o 6 uomini. Due, tre o più di tali carri copriranno la intiera larghezza della strada e saranno abbastanza mobili per essere trasportati innanzi e indietro, e sarà facile sempre farli riconcambiare, se il contatto col movimento venisse a perdersi. Se ne potranno ancora costruire de’ più lunghi collocando due ruote all’estremità di una trave, ed ingrossando fin quasi al diametro stesso delle ruote la trave con un rivestimento di fascine bene strette e legate fra di loro. Si possono costruire grossi ed oblunghi Gabbioni da farsi rotolare avanti cd indietro ugualmente.

9. Oltre i sudetti mezzi che si impiegano per la pronta costruzione delle barricate, altri ve ne sarebbero e più vantaggiosi, ove il tempo per metta di farne uso, e sono: sacchi ripieni di terra, fascine ben legate, gabbioni ricolmi di terra, graticci ec.

Questi due ultimi si formano, ponendo diritti in piedi vari pezzi di legno ed intessendovi ramoscelli freschi o vimini. Piantati in terra e disposti circolarmente s’ottiene coll’intessitura il Gabbione, se in vece in linea retta si hanno delle pareti fatte a guisa di stuoje per l’erezione delle pareti delle barricale. Esse barricate inoltre debbono essere costruite in modo a traverso le strade da lasciare da un lato uno stretto passaggio, e se l’una è vicino all’altra, l’apertura deve essere situata nella parte sempre opposta a quella della precedente.

Dietro od avanti le aperture si possono praticare porzioni di barricata, ovvero un’infitta di [p. 556 modifica]pali onde far sì che chi passa sia obbligato a piegare il cammino a dritta o a sinistra.

10. Perchè si possa con minor pericolo far fuoco dalle case, si apriranno feritoje sui parapetti delle finestre ed ovunque altrove si trovi più utile. I balconi sporgenti sulle strade danno occasione di meglio scoprire ed appuntare il nemico. Tavole, coltri di lana, materassi addoppiati quivi bene aggiustati guarentiranno dai colpi dell’inimico. Da essi balconi e dalle finestre meglio che dall’interno de’ tetti si dovrebbero scagliare le tegole, i mattoni e le materie ardenti, come fascetti incatramati o solamente accesi, acqua, olio bollente, pioggia di piccole mani di zeppe bene impegolate e coperte di carta bagnata in acqua di ragia da accendersi nell’atto di gittarle e simili. Si terrà nell’alto delle case copia d’acqua per spegnere nel suo nascere ogni incendio. Si sbarreranno le porte d’ingresso verso la strada e se ne apriranno dell’altre interne per comunicare tra l’una e l’altra casa.

Dove si possa credere accorrere od appiattarsi il nemico si potrà avere apparecchiate delle mine.

De’ barili di polvere nascosti nei luoghi sotterranei delle case e cui si possa comunicare il fuoco a piacere renderanno buon ’ effetto per sloggiarne l’inimico: è utile di porre frammezzo alla polvere una vescica piena d’acqua, ma bene rasciutta esternamente.

11. Gl’effetti e la costruzione della mina sono abbastanza noti ad ognuno. Non faremo che ricordarle qui, come altro mezzo di difesa. Sulle strade, case e punti tutti ove possa credersi che [p. 557 modifica]passi o si fermi l’inimico, si possono con vantaggio apparecchiare delle mine per farle saltare a tempo debito, appiccandovi fuoco col mezzo di stoppini od esca di cui sia noto il tempo che impiega ad accendersi, o mediante salsiccie di tela grossa ripiene di polvere, che come conduttori necessari giungono al punto da dove con sicurezza si possano accendere.

In mancanza di triboli, che ognuno sa essere istromenti di ferro a quattro punte, delle quali tre posando per terra una sempre rimane diritta, si può impiegare contro il passaggio del nemico pezzi di tavola che presentino sul piano una quantità di punte di chiodi, o pure de’ dadi di legni piccoli attraversati anch’essi da chiodi.

Le abbattute sono altri mezzi d’impedire all’inimico di avanzarsi. Non sono esse che alberi tagliati al loro piede e posti a giacere in terra colle punte dei loro rami rivolte verso il nemico. I fusti sono poi fermati nel terreno col mezzo di pali e legnami. Forzando gli alberi che fiancheggiano una strada a piegarsi orizzontalmente l’uno contro l’altro ed intrecciando e legandone i rami si perviene a renderne il passo impossibile, senza lungo lavoro, all’inimico. Le bocche di lupo sono tanti pozzetti scavati in prossimità l’uno dell’altro, quanto vi resti terra frammezzo da reggerne la divisione. Si pone poi in fondo a ciascuno un paletto aguzzo e con ciò si rende il terreno impraticabile specialmente alla cavalleria. Questi sono espedienti necessarii segnatamente ne’ passi aperti e facili alle incursioni di quest’arma.

Staggionate, palizzate, paletti aguzzi sparsi [p. 558 modifica]con cert’ordine e spessezza tra loro sono mezzi noti quanto utili alle difese dei passi.

I tamburi sono de’ steccati messi attorno di un’ingresso qualunque, di cui spesso si ha bisogno per difendere l’accesso.

Le trincee di terra pei luoghi fuori dell’abitato si costruiscono scavando un fosso e paleggiando la terra sulla parte opposta a quella per la quale deve venire il nemico.

Mentre si scava questo fosso altri uomini vanno elevando colla terra un parapetto, dimodochè quando il fosso è scavato alla profondità di circa 9 palmi e della larghezza di 15 a 18, si è pure scavata tanta terra che basta a formare un parapetto scarpato alto 9 o 10 palmi e grosso alla sommità circa palmi 5 per modoche tra fosso e parapetto l’inimico oltre il vedersi fermato innanzi il fosso stesso si vedrebbe obbligato poi a superare il forte ostacolo delle due altezze cioè del fosso e del parapetto insieme.

12. Le fogate debbono essere pure conosciute. Sono scavi fatti a tromba nel terreno, e caricati a guisa di mina, la cui bocca sia rivolta verso l’inimico, ripieni poi e sopraccaricati secondo la forza, di sassi: ad essi si appicca il fuoco come alle mine od anche dalla parte della bocca.

Tuttociò deve conoscere il popolo per servirsene all’occorrenza a suo talento, ma è certo che la presenza di qualche uffiziale del Genio sarebbe utilissima per dirigere ogni difesa di un paese.

13. I tagli delle strade vanno praticati solo nei punti dove il nemico che si vuol trattenere [p. 559 modifica]non trovi a diritta od a sinistra altro terreno facile a transitare. Il guasto di strade e ponti ec. altro non è che un ritardo, un’impedimento ai passi dell’inimico, di cui si deve cavar profitto o per utilizzar tempo, o per danneggiarlo in quel soffermarsi che deve farvi.

14. Dovendo difendere un casamento isolato fa d’uopo chiudere o murare le finestre lasciandovi delle feritoje. Altre feritoje vanno praticate verso gl’angoli del fabbricato, rivolte contro il nemico che volesse situarsi nella linea meno difesa che è sempre quella in direzione degl’angoli stessi. Demolendo, togliendo il tetto si ha nel legname, negl’embrici, nei sassi utili mezzi di difesa; si prepara così sulla cima delle case un libero parapetto da cui battere la campagna, e s’impedisce che le rovine o l’incendio dei letto per effetto dei projeltili lanciati dall’inimico non renda inutile ogni più coraggiosa difesa.

Si possono del pari per estrema difesa demolire le prime branche della scala supplendovi con quelle a pioli da ritirarsi all’occasione. Si può disporre esternamente attorno attorno al pian terreno del fabbricato una forte parete di travi e tavole appoggiate a scarpa dal terreno al muro, e sopra questa parete inclinata vi sarà accomodata poi una fodera di terra a scarpa pur essa. Frequenti feritoje dovrebbero esservi aperte lungo questa specie di galleria praticabile, di cui è facile riconoscere tutti i vantaggi.

Trattandosi della difesa dei paesi converrebbe che c’interessassimo ugualmente di far conoscere i preparativi contro il fuoco nemico. Diremo però solo in generale che coprendo un’edificio con [p. 560 modifica]due o tre strati di forti travi o di ben legate fascine, con circa un palmo di terra sopra e nulla più, si può ben garantirlo dalle bombe che cadendo ribalzerebbero senza esservi ritenute, ciò che sarebbe il maggior danno: ma il timore dei bombardamenti è omai ora di fare che il pubblico li giudichi giudichi con meno appressione. Metà delle bombe non scoppiano, metà cadono per le strade e ve ne vorrebbero almeno cinque perchè una fabbrica ricevesse significante danno. Per bombardare una città di due mila soli fabbricati occorrerebbero perciò 40 mila bombe!! ed infine si avvrebbero guasti dei tetti e pavimenti e nulla più. Dei razzi alla Congrève ognuno è persuaso che tutto si riduce ad un passeggiero spavento. Il cannone è più dannoso, ma se abbatte le muraglie, che prende di mira, non ha effetto contro le masse di case, poichè una ripara l’altra.

Dove si abbia pezzi di Artiglieria per la difesa dei paesi, conviene avere molto riguardo di collocarli in modo da potere essere ritirati in salvo nei punti i più centrali con facilità.

Avvertiamo pure gl’inesperti che usando de’ tiri di cannone è meglio correre il difetto di puntarli piuttosto in mira bassa che alta: perchè il nemico vedendo passare le palle sulla sua testa acquista confidenza ad inoltrarsi verso una parte dove si crederà sempre più al sicuro: laddove cadendogli innanzi ai piedi oltre rimanere offeso dai rimbalzi dei projettili egli si accorge che avanzando giungerà al punto battuto dai difen sori.

Roma 1 Maggio 1849.