Bollettino delle leggi e disposizioni della Repubblica Romana/Bollettino N. 31

Bollettino N. 31

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Bollettino N. 30 Bollettino N. 32
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REPUBBLICA ROMANA


BOLLETTINO DELLE LEGGI


N. 31.

EDIZIONE OFFICIALE


289 Proclama dell'Assemblea costituente al popolo romano e alle milizie repubblicane che combatterono i francesi - pag. 563.

290 Decreto del Triumvirato pel pagamento entro 24 ore della seconda rata della dativa per Roma ed Agro romano, come ancora metà della rata del terzo bimestre - ivi.

291 Invito dei membri dell'Assemblea incaricati di visitare i feriti ai Romani affinchè diano notizia dei feriti che raccolgono nelle loro famiglie - pag. 565

292 Avviso della Commissione delle barricate al popolo - pag. 566.

293 La Commissione delle barricate ordina che le vetture da nolo e gli omnibus si trovino nelle piazze - pag. 567.

294 Bollettino officiale della Commissione incaricata dall'Assemblea alla visita degli spedali — pag. 568.

295 Circolari del Ministro dell'Interno ai Presidi delle Province sulla battaglia del 30 aprile - pag. 570.

296 Il preside di Roma e Comarca invita i popoli della Comarca ad accorrere alle difesa di Roma - pag. 572.

297 Il Ministro dell'Interno avvisa quali sono i locali, rimasti liberi per la concentrazione delle corporazioni religiose, che serviranno di alloggio alle famiglie indigenti - pag. 574.

298 La Commissione delle barricate rende noti i danni fatti ai capolavori nel Vaticano dalle palle francesi - ivi.

299 Il Triumvirato fa noto che un esercito napoletano muove alla volta di Roma - pag. 576.



Roma 1849.- Tipografia Governativa.


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L’ASSEMBLEA COSTITUENTE


AL POPOLO ROMANO

E ALLE MILIZIE REPUBBLICANE.

Valorosi!

Voi ratificaste col sangue il nostro decreto di resistenza. Combattendo ieri l’armi francesi meritaste gloriosamente della patria. I sepolcri degli estinti siano gli altari della nostra fede repubblicana.

Ma non sono ancora annientati i nostri nemici; oggi forse o domani moveranno novello assalto. E noi saremo domani quel che ieri fummo. Cresceranno i nemici? E crescerà l’animo nostro e la nostra costanza.

I fratelli delle province già accorrono a dividere con voi la gloria e i pericoli. Già sono fra noi i Viterbesi.

Perseverate! Perseverate! Voi difendete in Roma Italia e la causa repubblicana del mondo.

Roma 1 Maggio 1849.

(290)

REPUBBLICA ROMANA


IN NOME DI DIO E DEL POPOLO

Considerando, che non possono apparire gravi i sacrificii pecuniarii, laddove il popolo spende generosamente la vita per la salvezza della Patria e delle fortune di tutti;

[p. 564 modifica]Considerando, che per le straordinarie e quotidiane lavorazioni di difesa, come per le paghe dei combattenti, necessita abbondanza di numerario in piccole monete;

Considerando, che il pagamento del secondo bimestre delle dative reale pel rimborso del primo dodisesimo non corrisponde che alla metà dell’ordinario;

Il Triumvirato

Decreta:

1. La seconda rata dalla Dativa per Roma ed Agro romano sarà da versarsi entro 24 ore dalla pubblicazione del presente Decreto.

2. Contemporaneamente sarà pagata dagli estimati del suddetto Territorio metà della rata del terzo bimestre in moneta metallica od in piccoli boni da 24, o da 40 bajocchi.

3. Dal pagamento dell’anticipazione della terza rata sono esclusi gli stabili dei due Rioni Borgo e Trastevere paganti una Tassa annua minore di dieci scudi, o che saranno riconosciuti danneggiati dal nemico.

4. I Commissarii dei Rioni, di concerto coi rispettivi esattori della Dativa, sono incaricati della esecuzione del presente Decreto.

Dato dalla Residenza del Triumvirato il primo Maggio 1849.

I Triumviri


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REPUBBLICA ROMANA


IN NOME DI DIO E DEL POPOLO

Cittadini :

L'Assemblea ci ha incaricati di visitare i generosi figlioli della Patria , che col loro sangue hanno reso veramente gloriosa la Repubblica Romana e redento l'onore d'Italia. Noi stiamo compiendo l'onorifico incarico col giro degli Ospedali.

Ma noi sappiamo che la generosità dei Romani è così grande come è forte l'anima loro. Noi sappiamo che molti prodi sono raccolti nelle vostre famiglie.

Vi preghiamo quindi , o Cittadini , di avvisarne quanto più presto potete l'ufficio della vostra Assemblea, onde soddisfarne il voto di onorare e premiare tutti quelli che hanno bene meritato della Patria.

Iddio ajuta i forti. Dio e il forte Popolo Romano, salveranno la Repubblica.

Roma il primo Maggio 1849.

I Rappresentanti

L. Tantini

F. Cristofori


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COMMISSIONE DELLE BARRICATE


Popolo!

Jeri cominciò l’ingresso dei Francesi in Roma. Entrarono per Porta S. Pancrazio in qualità di prigionieri. A Noi, Popolo di Roma, questo non fa gran meraviglia. Deve fare però un senso curioso a Parigi. Anche questo è buono.

Popolo, l’assalto si rinnoverà. Facciamo come jeri, e sopra tutto non ispaventiamoci se qualche batteria ci soffiasse delle cannonate. Le cannonate rompono le orecchie e un poco le case, ma in effetto siccome non colgono masse unite di Popolo, mietono pochissime vittime.

A Milano Radetzky sparò cinque giorni di seguito i suoi cinquanta cannoni. Fu un gran fracasso, un’armonia stupenda fra il bronzo delle tonanti artiglierie, e quello delle infaticabili campane battute a stormo. Ebbene, con tanto cannoneggiamento, di cannone non morirono nei cinque giorni di Milano più di otto cittadini.

Lo stesso delle bombe. Quell’arrabbiato scoppiare che fanno produce spavento da principio, ma in poche ore ci si avvezza e si vede che le bombe non sono che un pretesto per far capitolare le Città, tradite dai Re, e dai loro Generali, tutti appartenenti al partito moderato. Dunque Popolo, sia per inteso, nè cannoni, nè bombe hanno potenza d’avvilirci.

Preghiamo i buoni bottegai a tenere costantemente aperti tutti i negozi. È di bell’effetto e di comodità ad un tempo.

Oggi abbiamo bisogno di fortificare il Pincio, trovatevi là in buon numero lavoreremo assieme.

[p. 567 modifica]Raccomandiamo caldamente ai Fucilieri d’ogni genere, d’aspettarli da vicino i nemici che devono colpire. È un mezzo sicuro per impedire la ritirata e per accreditare i nostri spari.

Noi invigiliamo senza posa. Siamo in ogni luogo, e dapertutto ammiriamo i prodigi della libertà.

Vengano ancor oggi e vedranno.

VIVA L'ITALIA, VIVA LA REPUBBLICA.

La mattina del primo Maggio.

I Rappresentanti del Popolo

(293)

COMMISSIONE DELLE BARRICATE


Tutte le vetture da nolo e gli Omnibus devono costantemente trovarsi sulle piazze. I proprietari sono responsabili dell’adempimento di quest’ordine, pena il sequestro temporaneo dei Cavalli, e delle Carrozze.

Roma 1 Maggio 1849.

I Rappresentanti del Popolo


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BOLLETTINO OFFICIALE


DELLA COMMISSIONE INCARICATA DALL'ASSEMBLEA

ALLA VISITA DEGLI OSPEDALI


Cittadini!

Onorati da voi del nobile incarico di portare i sensi dell’Assemblea e della Patria, e le cure di fratelli ai prodi che la gloria della secolare giornata di ieri comprarono col proprio sangue, non ponemmo indugio a darvi opera come meglio per noi si potea.

Nel giro degli Ospedali di S. Spirito, Trinità de Pellegrini, S. Gallicano e dei Fate Bene Fratelli trovammo un numero di circa 120 valorosi, pei quali misto al sentimento di dolore nasce quello forse più potente dell’ammirazione. Dieci di essi sono nostri nemici. Onore alla sventura! Il resto si compone di figliuoli di tutte le terre della nostra Italia, e di qualche anima generosa delle diverse parti di Europa.

Basti ciò per dirvi, o cittadini, che i nuovi destini del mondo civile sono fidati a Roma — in Roma trionferanno. Alcuni di questi nostri fratelli — non so se debba chiamarli invidiabili od infelici - si trovano in gravissima condizione.

Fra questo ho il rammarico di nominarvi il bravo Uffiziale Narducci e l’Ajutante Maggiore d’artiglieria.

H rammarico però resta a noi: cssi muoiono col sorriso più bello nell’anima - quello del trionfo che ha salvato l’onore ed il diritto della patria.- Il Romano Emmanuele De Stefani, [p. 569 modifica]cocchiere ammogliato con figli, non gravemente offeso, ci raccomandò per un pronto soccorso la famiglia abitante in via dell’Orso num. 1.

Vi offenderei aggiungendo una parola. — Di quelli che hanno di loro lasciato una memoria eternamente onoranda ne parlerà la Storia!..

Possiamo però dirvi che il numero giunto a nostra cognizione è di dodici circa.

Non pensiamo ad essi che per cogliere e consegnare alla Patria il frutto del loro sagrificio.

Tale è il culto che noi dobbiamo ai fratelli, morti no, ma eternamente vivi nell’avvenire. Le anime loro sorrideranno alla nostra vittoria.

Oggi e poscia noi ci faremo un obbligo dolcissimo di raccogliere con esattezza tutti i nomi dei prodi, cui accennammo.

Il momento e la circostanza non ci permise di più.

In breve vi daremo precisa contezza di tutto, onde possiate rendere ad ognuno quel tributo di premio e di lode, di che tutti siamo ad essi debitori.

Intanto possiamo assicurarvi che ognuno, nel la parte che lo riguarda, ha preso di essi quella cura di cui sapete esser capace il generoso animo dei Romani. Così pure il cittadino professor Baroni non ha risparmiato fatica ed abilità.

Le cittadine che prima del combattimento si offersero non hanno mancato la promessa: unite ad altre molte di questa repubblicana metropoli stanno apprestando ai feriti quel balsamo che è superiore ad ogni scienza, il balsamo degli affetti più gentili del cuore.

[p. 570 modifica]Gli assistenti e gl’inservienti tutti pareggiano di zelo.

La città ha versato biancherie più di quello che ne fu richiesto.

Colleghi! Avete voi provato la gioia del dolore! Ebbene noi la provammo alla vista del sangue dei nostri fratelli, che lavava la macchia d’Italia, e salvava la Repubblica Romana.

Roma 1 Maggio 1849.

I Visitatori dei feriti

L. Tantini

F. Cristofori

(293)

MINISTERO DELL'INTERNO


CIRCOLARE AI PRESIDI


Cittadino Preside:

La giornata di jeri fu gloriosa per la Romana Repubblica e per l’Italia. Noi possiamo dirlo senza jattanza. I nostri respinsero vigorosamente su tutti i punti dell’attacco le colonne nemiche, perseguitandole e facendo toccar loro gravissimi danni, sino a qualche miglio di distanza dalle mura della Città.

Il contegno del popolo Romano è stato ammirabile per ogni rispetto. Tutta la gioventù era ai Bastioni e alle Porte a combattere. È indescrivibile l’entusiasmo risvegliatosi, specialmente [p. 571 modifica]ne’ Rioni popolani. Le donne e i fanciulli hanno emulato gli uomini, per sentimenti ed atti magnanimi. L’ordine interno non fu menomamente turbato in mezzo a tanto moto di cose e di affetti. Per ogni dove erano scene commoventissime di amore, di generosità, di carità patria.

La vittoria fu temperata, come valorosa la battaglia. I prigionieri sono stati ricevuti dal popolo, come fratelli ingannati. Molta parte dei Francesi feriti, abbandonati dai loro nella fuga, e raccolti pietosamente dai nostri, sono curati nelle nostre ambulanze. Tutti protestano di es sere stati traditi, e condotti a nefanda guerra fraterna, sotto specie di venire a combattere contro gli Austriaci.

Jeri a sera successe all’ardore della giornata, una calma festosa e solenne. La città era tutta illuminata, e una immensa popolazione era per le vie, per le piazze, pei caffè a conversare sui bei fatti accaduti, ad inanimirsi a novelle prove.

Questa mane il Campo Francese si è ritirato alla Tenuta Borghese, denominata Bravetta. Non sembra disposto per ora ad ulteriori ostilità. Il Generale Oudinot ha mandato un parlamentario a chiedere il cambio de’ suoi prigionieri, verificati dal Ministero della Guerra nel numero di 560, col Battaglione Melara, trattenuto in Civitavecchia. Gli si è accordato il cambio; reclamando in pari tempo il rilascio de’ 4000 fucili di nostra proprietà, sbarcati a Civitavecchia.

Il Reggimento Roselli con altri due Battaglioni del 1 e 2 Reggimento di Linea sono in marcia da Terni verso Roma. Da tutte le Province circostanti le Guardie Nazionali corrono [p. 572 modifica]a soccorrere la Capitale. Se l’armata Francese non ritorna in breve a Civitavecchia, le nostre truppe prenderanno l’offensiva.

Salute e fratellanza.

Roma 1 Maggio 1849.

Per il Ministro
Aurelio Saffi

(296).

REPUBBLICA ROMANA


IN NOME DI DIO E DEL POPOLO

POPOLI DELLA COMARCA:

Jeri il Popolo Romano fu quale deve essere un Popolo libero, e che vuol mantenersi libero. Calunniati dalla Diplomazia, che noi eravamo in anarchia, abbiamo dato prova di unione, e di tranquillità sì nella Capitale, che nelle Province: calunniati, che il Governo della Repubblica era un governo di una fazione, nella giornata di jeri l’altro fu vieppiù smentita questa calunnia nella Piazza dei santi Apostoli, ove la Guardia Nazionale dichiarò di non voler più l’antico governo, e di voler difendere la libertà, e nella giornata di jeri la dichiarazione fu provata colle armi: e Truppe, e Guardie Nazionali, e basso popolo si unirono a respingere l’inimico. Attaccati vergognosamente da Stranieri, che hanno i nostri stessi principi, l’istessa foggia di governo, si destò in tutti gl’ordini dei Cittadini [p. 573 modifica]un’indignazione senza pari. Essi si attaccarono in tre punti al di fuori delle porte sul Gianicolo, e furono da per tutto respinti con gravi loro perdite.

La Città di Roma è tranquillissima, e solo attende a difendersi: i suoi abitanti si sono ricordati di essere Romani, e in tutte le vie, mentre si conducevano i prigionieri, tutto il popolo gridava nelle strade, e dalle fenestre, Bravi, Bravi — Viva la Repubblica — Io vi narro la pura e schietta verità de’ fatti.

I Popoli di più lontane Province accorrono ad ajutare Roma, e a farle scudo dei loro petti contro inimici. Mancheranno solo i Popoli della Comarca fra le file dei Combattenti? Ārmatevi, ed accorrete subito al soccorso della Città di Roma: ricordatevi, che voi siete Italiani, che la Patria nostra non deve essere più il passeggio dei Francesi, nè dei Tedeschi, ricordatevi, che i stranieri hanno sempre formato la nostra ruina, la nostra miseria, la nostra schiavitù. Se volete conservarvi tutte le buone leggi fattevi sopra i Tribunali, sopra le libertà Comunali, sul Macinato, sul Sale, sul Tabacco, su le Privative, su gl’Enfiteusi, ed esser totalmente liberati da tutte le angherie Baronali, difendetevi, e difendete la Repubblica, che è l’unica forma di governo amante del Popolo.

Roma il 1 Maggio 1849.

Il Preside di Roma e Comarca


[p. 574 modifica](291)

REPUBBLICA ROMANA


Notificazione


Alcuni Conventi rimasti liberi per la concentrazione delle Corporazioni Religiose furono impiegati pel doloroso servigio delle Ambulanze, uno fu destinato a liberare il povero da malattia contagiosa prodotta per la insalubrità dell’aria in luogo ove riparava per tornare a sanità. Quelli disponibili a ricovrare il popolo son quì a piedi notati; perciò le famiglie, che vorranno godere del beneficio dell’alloggio, dovranno farne istanza entro cinque giorni al Commissario del rispettivo Rione, a cui spetta a documentare l’indigenza dei petenti, onde abbia luogo la destinazione.

Dal Ministero dell’Interno il giorno 1 Maggio 4849.

Per il Ministro
Aurelio Saffi

INDICAZIONE DEI LOCALI

S. Maria in Campo Marzo
S. Marta

(298)

COMMISSIONE DELLE BARRICATE


Popolo!

Il Generale Oudinot aveva promesso di pagare tutti, e tutto in contante. Bene; paghi se [p. 575 modifica]può gli arazzi di Raffaello troforati del piombo Francese, paghi i danni, nò i danni, l’insulto lanciato a Michelangelo. Almeno Napoleone recava a Parigi i capo lavori, e in qualche modo il Genio Italiano aveva nell’ammirazione dello straniero un compenso della conquista. Oggi nò; il Governo Francese invade il nostro territorio, e spinge la sua straordinaria predilezione per Roma fino al punto di volerla distruggere piuttostochè lasciarci esposti all’impazienza del terribile Zucchi, ed alle minacce di Radetzky, e di Gioberti lontani ambedue qualche settimana dal Tevere. Il Generale Oudinot è il più premuroso de’ nostri nemici. La Repubblica glie ne deve riconoscenza. Sapete perchè? Perchè mentre gli Imperiali occupano senza colpo ferire l’Alessandria di Carlo Alberto, è una bella gloria Italiana che la Roma del Popolo respinga onoratamente i Repubblicani di Francia che un nero Governo ci avventò contro, qualificandoci masnadieri ed assassini. E i Papi? Conserveremo per loro memoria le palle che celebrarono solennemente l’anniversario dell’Enciclica Pontificia. Basta. Di Regni, e di Triregni non parliamone più. Pensiamo ora alle barricale. Pensiamo all’onor nostro, che dobbiamo vendicare completamente. Roma, come Scevola, ha steso il braccio sul bragiere ardente, e giurò. I trecento di Scevola fugarono Porsenna. La storia Romana non è ancor finita.

Roma 2 Maggio 1849.

I Rappresentanti del Popolo


[p. 576 modifica](299)

ROMANI!

Un corpo d’esercito Napoletano, trapassate le frontiere, accenna muovere alla volta di Roma.

Suo intento è ristabilire il Papa padrone assoluto nel temporale. Sue armi sono la persecuzione, la ferocia, il saccheggio. S’asconde tra le sue file il re, al quale l’Europa ha decretato il nome di Bombardatore dei proprii sudditi. E gli stanno intorno i più inesorabili fra i cospiratori di Gaeta.

Romani! Noi abbiamo vinto i primi assalitori; noi vinceremo i secondi.

Il sangue dei migliori tra i patrioti napoletani, il sangue dei nostri fratelli della Sicilia pesano sulla testa del re traditore. Dio che accieca i perversi e dà forza ai difensori del diritto, vi sceglie, o Romani, a vendicatori.

Sia fatta la volontà della Patria e di DIO!

In nome dei diritti che spettano ad ogni paesemin nome dei doveri che spettano a Roma verso l’Italia e l’Europa — in nome delle madri italiane che hanno maledetto a quel re, e delle madri romane che benediranno ai difensori dei loro figli — in nome della nostra libertà, del nostro onore, della nostra coscienza -in nome di Dio e del Popolo, — resisteremo. Resisteremo, Milizia e Popolo, Capitale e Provincia. Sia Roma inviolabile come l’eterna Giustizia. Noi abbiamo imparato che basta per vincere il non temer di morire.

VIVA LA REPUBBLICA

Roma 2 Maggio 1849.

I Triumviri