Sulle ferrovie proposte per la congiunzione delle linee Palermo-Girgenti e Catania-Licata/III
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RELAZIONE SULLA LINEA DELLE DUE IMERE
alla Commissione Siben-Imperatori
Palermo li 12 novembre 1875.
Allorchè ebbi la fortuna in Sicilia di trattenermi coi membri della Commissione per le ferrovie sicule, loro espressi il concetto della linea delle Due Imere.
Essi immediatamente esaminate le carte topografiche, misurate le distanze e determinati varii elementi manifestarono la loro sorpresa come questa linea non fosse mai stata prima nè proposta, nè studiata, e m’incoraggiarono a farne una memoria apposita.
Il sentimento espresso da persone così competenti mi ha animato a studiar meglio il progetto, e prima d’inviare la relazione sulla linea di Montedoro credetti utile ritornare sulla linea delle Imere per riesaminare alcuni punti che mi presentavano maggiori difficoltà, e per potere loro inviare una relazione meno difettosa che fosse possibile sull’argomento che contribuisse a delucidare in massima la questione che tanto ha agitato la Sicilia in occasione della lotta tra la linea di Montedoro e quella delle Caldare.
Sono ritornato poco tempo fa sulla linea suddetta e se il tempo non fosse ora alla pioggia ci ritornerei ancora.
Essendo tuttavia utile per la Commissione l’avere una relazione succinta intorno a questa linea, dopo avere tanto ritardato l’invio della relazione di Montedoro, per cause in massima parte da me indipendenti, mi affretto a spedire breve rapporto intorno alle condizioni principali della linea delle Due Imere sopracitata. Mi servii per il suo studio delle carte dello Stato Maggiore alla scala di 1, a 50,000. Del foglio di Santa Caterina ho fatto la carta geologica; ed è appunto lavorando alla formazione di essa, dall’avere studiate le accennate località e visto lo sviluppo di due grandi valli dalla sella Xiremì, che mi nacque in mente il concetto della linea delle due Imere. Quanto al foglio di Monte San Salvatore, e quello di Ciminna, la carta geologica non è incominciata; ho tuttavia esaminato le formazioni di questi versanti specialmente in ordine alla ferrovia.
Il presente rapporto è quindi basato sulle carte suddette.
La ferrovia delle Due Imere si innesterebbe alla linea attuale Termini, Roccapalumba, oltrepassato il fiume Torto e su terreno piano quasi in linea retta arriverebbe all’imboccatura del fiume Grande, Imera settentrionale, presso le case di Bonfornello. La lunghezza di questo tratto è circa di Chilometri 4,400 (Vedi il foglio di Ciminna).
La ferrovia potrebbe percorrere il letto del fiume sino alla latitudine di 37°, 50’, 30", cioè fino alla strada mulattiera che passa per Prestinuso; ma da questo punto sino al Rio Secco, che viene da Polizzi, ed anzi quasi fino alle Rocche di Bronte, specialmente nella regione Santa Margherita, la pendenza del fiume è troppo grande per poterlo seguire. Per una lunghezza di 6 Chilometri dalla strada suddetta alle Rocche di Bronte la salita è di 200 metri; il suo alveo è strettissimo con un serpeggiamento continuo e tanto sentito, che è quasi impossibile rappresentarlo sulla carta dello Stato Maggiore.
Per superare questo tratto bisogna necessariamente, o procurarsi uno sviluppo notevole della ferrovia con gallerie, oppure risalire a valle ad un’altezza tale da poter raggiungere le Rocche di Bronte. Fortunatamente il tratto a valle, che sulla carta pare più brutto, e che è sottostante a Caminelo ed al Pizzo Cupiglione divisi dal Vallone Mortello si presta molto facilmente col Piano Lungo sottostante, e colla valle che separa il Pizzo da Scillato, a salire su terreno sodissimo sopra questo paesello all’altezza di 232. metri sul livello del mare. Conviene quindi che la ferrovia abbandoni il letto del fiume quando arriva al Piano Lungo.
Dal punto sudetto a valle sino all’inboccatura dell’Imera il suo alveo è larghissimo. La ferrovia può svilupparsi sia sulla destra che sulla sinistra del fiume. L’alveo durante le magre è pochissimo incassato, varia con una rapidità favolosa, e quindi si può occupare senza grandi spese. In molti punti non si vede una preferenza marcata ad incanalarsi piuttosto a destra che a sinistra. Parmi conveniente attraversare subito il fiume sotto il ponte già esistente per non essere poi obbligati ad attraversarlo con un ponte obliquo. La costa della marina che va a Cefalù, Campofelice, ecc. avrebbe in tal modo la stazione al di là del fiume.
Il terreno alluviale è formato da sabbie, ma specialmente da ciottoli di calcare duro, che può servire, sia come pietra da calce, sia come pietra da costruzione. Si hanno inoltre sulla linea calcari che danno calci idrauliche.
Le acque dell’Imera sono dolci superiormente al fiume di Sclafani, ma ricevendo il contributo di questo fiumicello diventano alquanto salmastre tuttochè ancora bevibili.
La quota del fiume al principio del Piano Lungo è di 80 metri: la ferrovia potrà avere quivi una quota di 85 metri. La distanza da Bonfornello, ossia dall’imbocco del fiume Grande sino all’entrata di questo piano è di Chilometri 11,450.
Supponendo che la ferrovia all’entrata del fiume Grande sia ad un’altezza di 7 metri sul livello del mare, e che essa sia ad un livello circa di 5 metri su quello del fiume all’entrata del Piano lungo, la pendenza per gli 11 Chilometri sudetti sarebbe del 7,1 per 1000.
I colli che fanno un semicerchio al Piano lungo, sono per ⅓ del suo contorno a valle formati da argille con frane che sono segnate sulla carta molto scoscese ed a forma di dirupi; per ⅔ restanti a monte sono costituiti da arenarie, arene e poddinghe i cui strati hanno una pendenza verso il Nord e che con una potenza considerevolissima si estendono sino al vallone che procede dalla Cava.
II Piano suddetto tuttochè piano non è tuttavia orizzontale, quindi partendo dal fiume a valle e girando il suo contorno senza appoggiarsi alle frane, si può salire con un sviluppo di 1500 metri all’altezza di 110 metri sul livello del mare prima di raggiungere le arenarie: si avrebbe così una pendenza del 16,66 ‰.
Indi la strada salirebbe costantemente sulle arenarie, dominando il fiume e contornando il contrafforte, alla cui vetta sta la casa Caminelo, sino all’ingresso del valloncino Mortello. Per entrare nel vallone occorrerà od una trincea profonda, o forse una piccola galleria. Sia il letto che i due versanti del vallone sono formati da arenarie, le quali non sono cementate in modo da formare una pietra da costruzione, o da essere difficili allo scavo; sono però cementate abbastanza per formare un terreno sodissimo.
Dal vallone la ferrovia, con un tunnel di 400 a 500 metri di lunghezza intieramente nelle arenarie, ritornerebbe verso il fiume, contornerebbe il contrafforte che parte dal Pizzo Cupiglione, girerebbe la valle proveniente dalla Cava ed arriverebbe così con una pendenza del 26 per 1000 e con uno sviluppo di 4700 metri circa partendo dalla quota di 110 metri sul livello del mare sino alla quota di 232 metri di altezza.
Nella suddetta galleria non havvi pericolo d’incontrare una corrente acquea abbenchè le arenarie siano della stessa formazione di quelle di Fortolese. Gli strati hanno una direzione in media normale al fiume, arrivano sino al disotto del suo alveo, e sono tutti da esso normalmente tagliati. La corrente acquea deve quindi essere molto profonda, cosa dimostrata d’altronde dall’assoluto difetto di sorgenti sopra il livello del fiume, e dallo scaturire delle acque a questo livello.
La galleria essendo alta sul fiume verrebbe scavata interamente nelle arenarie, molto al di sopra della corrente acquea.
La valle che previene dalla Cava a sinistra, nella località in cui deve passare la linea presenta per un breve tratto le solite argille d’indole franosa, tuttochè non vi abbia osservato veruna frana. Il terreno deve ciò nondimeno essere poco toccato e consolidato.
Prima ancora di raggiungere i casali di Scillato, il terreno è solidissimo. Scillato è un piccolo paesello adorno di molti giardini di magnifici aranci. Poco al di sopra del caseggiato dai calcari delle Madonie sgorgano acque copiose eccellenti, il cui volume totale arriverà forse ad un metro cubo per minuto secondo, che servono a molini e ad inaffiare i giardini, e che si potrebbero anche utilizzare per altre industrie. È una località molto adatta per una stazione, che potrebbe servire non solo per il paesello, ma per Sclafani, per Caltavuturo e per Collesano.
Tutta la costa da Scillato sino al vallone S. Nicolò, e specialmente nelle contrade Furiane e Santa Margherita è imboschita con olivi. Al di là di detta regione gli olivi sono intercalati alle vigne con varii caseggiati.
Essa mi pare una costa abbastanza soda, tuttochè in alcuni punti vi siano stati anche piccoli moti franosi.
A valle del Molino, che si trova allo sbocco del Rio Secco sulla destra del fiume, ho osservato uno scoscendimento che fu prodotto in parte dalle acque superiori, ed in parte dalla corrosione del fiume; ma proprio di fianco, nello stesso terreno, si vede uno scoscendimento che ebbe luogo tempo fa in condizioni identiche, che si adagiò, si consolidò tuttochè la scarpa verso il fiume sia assai ripida, e che è ora coltivato a vigne.
Questo fatto ed altri m’inducono ad ammettere che i movimenti sulla costa suddetta, se si determinassero, sarebbero facilmente riparabili il terreno è formato in parte da calcari, in gran parte da argille scagliose scistose, e generalmente di una resistenza superiore a quelle che dominano nell’interno dell’Isola.
Non tutte le formazioni di una stessa epoca e di una stessa classificazione geologica presentano lo stesso carattere e la stessa indole considerate in ordine alla formazione delle frane ecc. Il monte Rasolocollo (foglio di Ciminna) tra Cerda ed il fiume è formato da argille scagliose intercalate con calcari e non solo non dà luogo a frane, ma forma una specie di roccia, perchè le argille costituiscono una specie di scisto duro.
Sulla costa destra dell’Imera, le argille scagliose non presentano questa solidità, ma non hanno tuttavia quell’indole così franosa come nella valle del Torto ecc. ecc. Esse si appoggiano alla grande formazione dei calcari eocenici delle Madonie i cui strati pendono verso mezzogiorno, e che si riconoscono facilmente sulla carta dello Stato Maggiore a breve distanza dal tracciato della ferrovìa per la grande inclinazione del suolo: — Tutti questi calcari forniscono una pietra eccellente da costruzione, e calci più meno idrauliche.
Pei lavori occorrenti sulla sponda destra, non è tuttavia necessario ricorrere ai calcari delle Madonie, trovandosene in abbondanza e di qualità eccellente in tutte le contrade Furiane e Santa Margherita.
I terreni delle regioni Inestra e Ginestra sono tutti più o meno franosi, abbenchè le sponde del fiume, che è ivi strettissimo, sieno in parte notevole ed a tratti tagliate quasi a picco.
Franosissime sono poi le marne argillose che si trovano sotto i calcari di Caltavuluro nella regione Prestinuso. Esse sono ricche di elementi salini, cloruro di sodio, solfato di calce, di soda e di magnesia, come dimostrano le molte efflorescenze che vi esistono.
Gli elementi salini sono abbondanti rimontando il fiume Sclafani anche molto al disopra dei bagni.
Da questi sali proviene il carattere salmastro sia del fiume sia delle acque solfuree dello stabilimento balneario (Sclafani).
I versanti del fiume suddetto sono poi franosi per eccellenza.
Questo fatto serve a dimostrare semprepiù che la presenza degli elementi salini contribuisce molto allo sviluppo delle frane, sia conservando umida la terra, sia alterandone la forza di aggregazione.
Tutte le argille invece che formano il versante destro del fiume, sono prive di questi elementi; e le acque che ne provengono sono tutte dolci e buonissime.
Il versante destro del fiume, oltre i vantaggi sopracitati, che sono i più importanti, ha altresì il vantaggio di essere esposto a mezzogiorno, ciò che ha un valore maggiore di quello che può parere a prima vista. È cosa certa che i versanti settentrionali dei monti sono in media più franosi che i versanti meridionali e la Commissione che in tutte le località ove si verificarono frane ha voluto risalire alla vera causa, ha dovuto anch’essa osservare la diversità che non in tutti i casi ma nella media dei casi suddetti esiste in Sicilia tra lo sviluppo delle frane sui versanti settentrionali ed i versanti meridionali.
Questo è altresì in armonia colle osservazioni fatte sull’indole franosa delle marne argillose contenenti elementi salini.
Non è solamente la minore forza di coesione proveniente da questi sali che aumenta l’indole franosa delle argille, ma la loro potenza igrometrica che tende a conservare le terre umide e pastose. Egli è sopratutto a tale conservazione dell’umidità che si deve attribuire lo sviluppo delle frane, maggiore nelle argille ricche di sali ed in quelle che sono esposte al settentrione, che nelle argille della stessa formazione geologica aventi nature ed esposizioni differenti.
La costa invece da Scillato al Rio Secco è in condizioni eccellenti sotto il rapporto ora cennato. La grande inclinazione del terreno, la coltura della regione sono altresì elementi rassicuranti a questo riguardo.
Ancorchè succedesse qualche movimento, credo che sarebbe facilmente riparabile.
Da Scillato sino al Molino Paraturazzo (tale è il nome del molino che si trova allo sbocco del Rio Secco) sonvi Chilometri 6,500. Partendo dalla quota di metri 232,2 sul mare, e lasciando un tratto di 400 metri di linea orizzontale per la stazione di Scillato, con una pendenza del 26 per 1000 si può raggiungere al Molino un’altezza di 390,8 sul livello del mare.
Qualora prima del Molino si volesse fare la stazione per Polizzi, converrà forse spingere la pendenza al 27 per 1000 dal principio delle arenarie sino alla stazione, onde avere sempre disponibile un’altezza determinata per lo sviluppo della ferrovia dalla stazione alle Rocche di Bronte. La stazione alla suddetta potrà aver luogo, lungo il torrente Fichera al di là delle Rocche di Bronte o sul versante dell’Imera meridionale.
Il molino Paraturazzo è situato proprio al livello del fiume, e, se vi può sussistere il fabbricato egli è perchè il confluente Rio Secco spinge la corrente del torrente Fichera (confluente principale della Imera settentrionale) verso la sponda del fiume opposta al Molino.
Alle Rocche di Bronte la ferrovia deve essere ad una altezza di 425 a 430 metri sul livello del mare.
Per il passaggio del vallone S. Nicola occorrerà un ponte d’importanza secondaria.
Per il passaggio del Rio Secco e suoi accessi sarà necessario un ponte di maggiore importanza, e due tratti di galleria di una lunghezza complessiva di 300 metri. Si ha tuttavia il vantaggio di avere facilmente a disposizione calcari eccellenti per costruzioni.
Dal disopra del Molino la ferrovia può entrare per galleria nel Rio Secco, attraversare il Rio, e quindi con altra galleria valicare il torrente Fichera con un ponte per raggiungere le Rocche di Bronte.
La costa sinistra, dalla regione Ginestra, sino al Vallone Chiusa, presso il Vallone Fondaco, è tutta una frana antichissima, ma molto rassodata; nè credo ch’essa possa dare origine a movimenti.
Sul terreno, sia prima delle Rocche, sia al di là di esse trovasi sparsa ovunque una quantità considerevolissima di massi delle arenarie superiori, che furono smantellate. Queste arenarie possono fornire molto materiale per la costruzione, pei drenaggi ecc.... e specialmente per le difese dal fiume.
Dal disopra del molino Paraturazzo la ferrovia entrando nel Rio Secco sino alle Rocche di Bronte, ha una lunghezza di 1500 metri circa. Supponendo che la linea arrivi alle Rocche in discorso alla quota di 430 metri sul mare, partendo da 300, 8, avrebbe una pendenza del 26 per 1000.
Dalle rocche sino al vallone del Fondaco, la ferrovia può svilupparsi sempre sulla sinistra del torrente accosto alle acque ed alla frana antica rassodata, senza avere tuttavia da temere movimenti che compromettano la linea. Nessun segno di movimento io vi ho osservato, e se si evitano le trincee profonde, credo che la ferrovia se non è nelle migliori condizioni è nondimeno abbastanza sicura.
Dalle Rocche di Bronte sino alla sponda opposta allo sbocco del Rio Genovese, si ha una lunghezza di 1250 metri.
La ferrovia in faccia al detto vallone dovrebbe essere all’altezza di 455 metri circa sul livello del mare; — la pendenza del 20 per 1000 è necessaria per raggiungere questa quota, partendo da quella di 430 metri alle Rocche.
Le Rocche di Bronte sono arenarie, delle quali alcuni massi enormi trovansi nell’alveo del fiume.
Le acque passano a traverso questi massi, e non possono corrodere gli stessi, nè la sponda destra, nè la sponda sinistra. La superficie del terreno è ivi superiormente coltivata a viti, e per un tratto notevole le arenarie formano un terreno sodissimo.
La sponda opposta del fiume, tuttochè non sia il risultato di una frana, è tuttavia più pericolosa sotto questo aspetto che la sponda sinistra. Vi si osservano de’ tratti franosi, i quali si potrebbero consolidare, ma che conviene meglio evitare.
Per tale ragione appunto, parmi che tra il Molino Paraturazzo e le Rocche di Bronte convenga attraversare con un ponte il torrente Fichera.
Questo ponte sarà annoverato nel riassunto, come quello del Rio Secco tra le opere d’arte importanti.
La distanza che separa la parte opposta al vallone Genovese dal Vallone del Fondaco è di metri 1400 circa. L’altezza del vallone Fondaco sul livello del mare è di 480 metri: la ferrovia in questa traversata avrebbe una pendenza del 18 per 1000.
Qualora si volesse adottare una pendenza maggiore, si potrebbe raggiungere una certa altezza sopra il vallone Fondaco, altezza che sarebbe necessaria per ridurre la lunghezza della Galleria Sotto Xiremi, come si vedrà in appresso.
Dal vallone Fondaco sino al valloncino sottostante alla Spinasanta, la ferrovia può essere costrutta intieramente occupando una parte del letto del torrente, il quale è formato da molti ciottoli provenienti dalle poddinghe del Pizzo Culma della Spinasanta e del Pizzo S. Filippo. Nel valloncino sottostante alla Spinasanta i ciottoli costituiscono un deposito abbondante che può servire per la costruzione dell’argine su cui deve posare la ferrovia.
Il vallone Fondaco dista dal valloncino suddetto di 1,600 metri.
La quota del torrente è ivi di 510 metri circa sul mare, e la ferrovia dovrebbe forse essere all’altezza di 515 metri.
La quota 500, che si legge sulla sponda opposta al valloncino, più volte è stata controllata con varie altre quote, e dovrebbe essere segnata 520. Non solo in questo caso, ma in tutti gli altri ho procurato sempre di controllare le quote notate sulla carta con molte altre quote segnate sulla carta stessa.
La ferrovia occupando una parte dell’alveo del torrente in tutto il trattato ora cennato, avrebbe una pendenza di 35 metri su 1600, ossia una pendenza del 22 per 1000.
Dalla Spinasanta, rimontando il torrente per una lunghezza di 2 chilometri, si arriverebbe ad un punto in cui sì potrebbe stabilire rimbocco della Galleria. Il torrente nella sua alta regione si biforca in due rami. Uno riceve le acque della vanga di Sciaccabene; — l’altro le acque del versante settentrionale dalla Sella Xiremi alla Sella Fichera ed al monte Fichera.
Per raggiungere il versante dell’Imera meridionale, è necessario attraversare la Sella Xiremi con una galleria.
Il suo imbocco, qualora si potesse rimontare il torrente sino alla separazione di questi due rami, sarebbe ben collocato sul principio del versante destro del ramo che discende dalla Sella di Xiremi. L’entrata del Tunnel disterebbe dalla Spinasanta di 2 chilometri.
La sua quota controllata colle altre, pare non debba essere superiore a 600 metri, sebbene non abbia potuto determinarla con sicurezza. In tal caso la pendenza del torrente dal principio della galleria alla Spinasanta sarebbe di 90 metri su 2 chilometri.
Per superare questa pendenza si potrebbe almeno in parte, utilizzare la piccola (relativamente) pendenza del torrente dal vallone Genovese sino alla Spinasanta risalendo sui versanti sino ad una altezza notevole sopra il letto del fiume. Ma abbandonando il letto del torrente, la ferrovia sarebbe posata sopra terreni che richiederebbero molte opere di consolidamento per assicurarne lo esercizio, Se ne potrebbe procurare con una galleria lo sviluppo necessario; però in tal caso si andrebbe incontro a spese che si cercano di evitare risalendo il più che possibile il torrente Fichera per diminuire la lunghezza della galleria sotto la Sella Xiremi, che separa i versanti delle due Imere.
Se il tempo me lo permettesse, ritornerei sul terreno per esaminare meglio con misure dirette, come si possa raggiungere il punto che sarebbe conveniente per l’imbocco della galleria. Tale questione, tuttochè sia importantissima per poter determinare approssimativamente la lunghezza del tunnel suddetto deve esser decisa cogli studii definitivi del tracciato, se questi studii si faranno.
Nel presente rapporto accennerò alle varie lunghezze che potrebbe presentare il tunnel in condizioni diverse, e dovendo tuttavia adottare una delle ipotesi che farò per seguire un tracciato, lascerò insoluto il passaggio dalla Spinasanta all’imbocco sopracennato, e adotterò come imbocco della galleria il lato del versante che dipende dal Pizzo S. Filippo, poco oltrepassato il valloncino più volte nominato.
Considerando ora in generale la linea dell’Imera settentrionale, sebbene dalla Spinasanta discendendo fino all’incontro delle arenarie sotto Scillato la linea presenti anch’essa le sue difficoltà, è tuttavia a mio parere in condizioni migliori delle altre ferrovie dell’Isola, sia in ordine alla sua solidità, sia in rapporto al suo costo chilometrico.
Dall’incontro delle arenarie sottostanti a Scillato, sino al Piano Lungo la ferrovia è più costosa nella sua esecuzione, ma è solidissima. Dalla sua entrata nel Piano Lungo sino alla sua congiunzione colla linea Palermo-Girgenti, la Ferrovia percorre chilometri 17,350 in ottime condizioni, che non si possono desiderare migliori. All’infuori di un ponte sull’Imera essa non richiede opere d’arte d’importanza, e costa pochissimo rispetto a tutte le altre linee dell’Isola.
Il fiume avendo una larghezza considerevole, l’argine su cui deve essere posata la ferrovia non dovrà avere una grande altezza. Questo argine dovrà essere costrutto colla ghiaja e colle materie alluviali, e sarà quindi solidissimo. In varii punti dovrà essere difeso dalle corrosioni del fiume. Sarà tuttavia necessario in qualche punto occupare l’alveo del fiume, fatto che non esigerà in genere grossa spesa, essendo questo molto variabile e poco definito.
Le pietre del torrente, formando blocchi artificiali, potranno servire per il rivestimento della scarpa del rilevato e per le gettate da mettere al livello del fiume, o nel fiume stesso, onde impedire le corrosioni.
Le pietre più grandi si potranno trasportare facilmente colla ferrovia stessa in tutti i punti in cui se ne sentirà il bisogno.
La pendenza del 26 per 1000, quasi dal Piano lungo sino al vallone Genovese sotto Polizzi, abbenchè sia una pendenza forte, pure non è esagerata; ed è quella che in massima meglio corrisponde alle condizioni topografiche di questa regione.
Nelle altre ferrovie dell’interno dell’Isola, si adottarono le pendenze del 27, e perfino del 30 per 1000. A questo si aggiunga che colle curve la ferrovia aumenterà ancora di lunghezza, avendo io misurato le corde e non gli archi. Fra il 26 ed il 27 per 1000 esiste ancora una certa latitudine di cui si potrebbe giovare l’Ingegnere nel tracciamento definitivo della linea. Sarà forse conveniente fare una stazione per Polizzi nel tratto che corre dal vallone Genovese al Rio Secco, a monte delle Rocche di Bronte, oppure al di là di questo Rio discendendo. In tal caso si dovrà avere una certa lunghezza di ferrovia piana per la stazione.
Pare che la costa destra da Scillato sino al Rio Secco sia tanto migliore quanto più la ferrovia passa in alto. Per raggiungere una maggiore altezza sopra Scillato, bisognerebbe cercare lo sviluppo della linea sulle arenarie a valle di questa paesello. Ritornando indietro, e girando completamente uno dei contrafforti principali delle arenarie, parte in galleria e parte sulla costa soprastante al fiume, si arriverebbe ad un’altezza notevole sopra Scillato. Pare tuttavia che non occorra innalzare la linea oltre il livello che risulterebbe dalla descrizione anteriore, e che la costa sia abbastanza solida per avere una ferrovia sicura,
Prima di entrare nelle considerazioni relative al tunnel della Sella Xiremi, credo utile toccare anche sommariamente la questione dell’imbocco Sud della galleria.
L’imbocco Sud sul versante dell’Imera meridionale della grande galleria, può fissarsi in due punti: o presso il Piano della mattina, oppure più basso sulla sinistra del vallone e poco più in su del dirupo che si trova segnato sulla carta (foglio di Santa Caterina) sulla destra del vallone Xiremi. La ferrovia passerebbe sulla sponda sinistra opposta a questo vallone, ed a breve distanza incontrerebbe l’imbocco del tunnel.
L’imbocco Sud sarebbe così ad una altezza di 580 metri sul livello del mare, e ad una distanza di chilometri 4 ½ circa dal piano del molino Giarrosa, la cui quota è di 510 metri. La pendenza della ferrovia in questo tratto sarebbe quindi del 15 per 1000.
Per arrivare invece all’imbocco superiore, ossia al passo della Mattina, la cui quota è di 650 metri sul mare, la lunghezza nel vallone Xiremi dal piano del Molino Giarrosa sino all’imbocco, sarebbe di chilometri 5,500 e si avrebbe una pendenza del 27 per 1000. Il vallone tuttavia non ha una pendenza uniforme. La massima pendenza s’incontra tra i due imbocchi sopracitati; bisognerebbe quindi nel caso in cui si volesse adottare l’imbocco superiore, rimontare costantemente con questa pendenza molto alto sul fianco meridionale del vallone, cosa che è sempre nociva alla solidità della linea, nel caso si sviluppassero delle frane.
Egli è vero, che il vallone di Xiremi è stretto, e che la ferrovia non potendo essere costrutta sull’alveo del torrente, deve sempre appoggiarsi ai suoi fianchi; ma la sua solidità è tanto maggiore quanto più essa e in basso, perchè è facile in caso di movimento consolidare il terreno su cui è basata. Forse se si adotta l’imbocco superiore, converrà procurarsi uno sviluppo maggiore della linea. Tutti e due versanti del Vallone Xiremi sono costituiti da argille marmose rossastre che, se non sono il migliore terreno che si possa desiderare, sono tuttavia abbastanza buone per potere, nelle condizioni topografiche della località, sviluppare una linea sufficientemente solida. Sul versante settentrionale del vallone si trovano strati di arene in varii punti. Le acque dell'abbeveratoio dell’Acqua grande, dell'abbeveratoio di Arberi provengono dagli strati di arena.
Le acque invece dell'abbeveratoio di Puccia e del Monte Catuso sortono dai calcari del miocene superiore ossia dell’epoca solfifera. Più vicine, forse alla galleria, come depositi notevoli, sono le arene che si trovano sopra le parole R.ne Arberi dalla quota 834 in su.
Il vallone del Rio Rovolo è poi attraversato da una formazione di calcare alberese e di calcare a nummuliti di una potenza di duecento metri, che si dirige da un lato verso il vallone Xiremi arrestandosi a metà via. il deposito calcareo è costituito da stratarelli di spessore vario, ma tale da fornire molta pietra da costruzione, se non presentasse un serio inconveniente. Disgraziatamente, tutti questi strati sono traversati da molte vene potenti di calcare spatico, i cui cristalli romboedrici raggiungono in alcuni casi 15 o 20 centimetri di lato. I cristalli sono fragili e la roccia tende a rompersi secondo le loro vene.
Con tutto ciò, il deposito suddetto può fornire una certa quantità di pietra da costruzione, e ciò che è più importante ancora può somministrare una quantità sufficientissima di calci idrauliche identiche a quelle usate nella galleria di Fortolese.
Sia l'alberese che il calcare a nummuliti sono intercalati con stratarelli di scisti argillosi ricchissimi di fucoidi.
Camminando verso la galleria l’argilla prende il sopravvento, e la roccia calcarea sparisce
Le argille tuttavia sono spesso molto calcaree, ossia sono piuttosto marne che argille.
Ho accennato poco fa ai calcari dei monti Catuso e Puccia. Detti calcari tuttocchè siano dell’epoca solfifera, non hanno più il carattere siliceo dei calcari delle regioni solfifere. Zolfo non esiste assolutamente in queste formazioni. Le acque che ne provengono, e specialmente quelle del Catuso sono dolci ed eccellenti. Quelle del Puccia invece contengono in soluzione alquanto solfato di calce proveniente dai gessi superiori ai calcari.
Con tutto ciò esse sono sempre eccellenti per le costruzioni.
I calcari hanno una struttura omogenea, e possono fornire massi enormi di pietra da taglio abbastanza omogenei. La loro potenza è grandissima, e quindi è facile ottenersi belle cave.
Essi sono più tenaci dei calcari silicei, si possono lavorare facilmente, e sono abbastanza duri per fornire una buona pietra da costruzione indurendosi molto all’aria. Ancorché siano lontani dall'imbocco Sud della galleria quelli del Puccia essendo alti, vi possono essere trasportati o con carri ordinarii od in parte con piani inclinati.
Le acque del Catuso abbondantissime possono con tubi ordinarii di terra cotta, essere trasportate al Puccia, associate a quelle che ivi stanno, e poscia con una piccola tubolatura di ferro raggiungere facilmente la sommità del dorso della Sella Xiremi, nel caso che non si possano avere acque più facilmente. La quota del dorso suddetto è di 720 metri, quella delle sorgenti del Catuso è di 880 metri. Le acque abbondanti del Puccia scaturiscono molto al disopra dell’abbeveratoio ad un’altezza di 840 metri sul mare. Con questa carica, avuto riguardo alla lunghezza non grande a percorrere, bastano tubi di piccolo diametro che credo ora inutile di calcolare. Il piano S. Giuliano può invece avere acqua in quantità, ricorrendo a quelle che provengono dalle Madonie.
All'imbocco Nord della galleria, se si adotta l'imbocco nel vallone sotto la casa Carpinella, si possono avere acque (quando il torrente non ne fornisce) dal giardino esistente presso la casa suddetta le quali provengono dalle arene del Pizzo Fichera.
II Pizzo Fichera, il Pizzo Vorania, i pizzi S. Filippo, Culma, la Spinasanta, ecc. sono costituiti da arene e poddinghe della stessa epoca di quelle di Fortolose, ed appartengono al miocene inferiore. Esse si arrestano alla sommità dei colli ed i terreni inferiori sono costituiti da marne ed argille eoceniche, di natura identiche a quelle in cui è scavata la galleria di Fortolese dalle poddinghe all’imbocco Catania.
Qualunque sia il tracciato adottato per la galleria, è cosa certa ch’essa è senza acqua, ed in argille interamente calcaree, che non gonfiano facilmente, tuttoché sia sempre prudente non tardare a rivestirle completamente.
Dall’avanzamento che si ottenne e si ottiene nella galleria di Fortolese, si può calcolare che i lavori di avanzamento anche in questa galleria potranno procedere alacremente, purché si abbia la ventilazione sufficiente. Può essere che si verifichi la presenza dell’idrogeno carbonato in qualche punto della galleria, ma non vi sarà uno sviluppo notevole, non essendo l'argilla intercalata con strati di sabbia che servano di facile veicolo ai gaz suddetti.
Ciò posto, se si adottano, sia sul versante settentrionale, sia sul versante meridionale, i due imbocchi superiori, la galleria avrà una lunghezza di 3000 metri circa. La quota dell'imbocco Nord è di 600 metri circa, quella dell’imbocco Sud di 650.
La differenza di livello sarebbe quindi approssimativamente di 50 metri. La galleria dovrebbe quindi discendere quasi costantemente verso il Nord.
All’imbocco Catania conviene lasciare un tratto di piccola lunghezza con una pendenza verso Sud, onde evitare la penetrazione delle acque. La galleria avrebbe quindi una pendenza dal 18 al 19 per 1000.
Se per evitare le difficoltà s’incontrano nel superare il tratto del torrente Fichera, dalla Spinasanta sino all’imbocco Nord, si volesse spingere la galleria sino al disotto del Pizzo San Filippo, presso il Vallone che separa questo pizzo dalla Spinasanta, la sua lunghezza sarebbe di 4800.
Supponendo che l’imboccatura Nord sia quasi 530 metri sul mare, la differenza del livello sarebbe di 120, e la pendenza della galleria del 26, 49 per 1000.
Adottando l’imbocco Nord superiore, e l’imbocco inferiore Sud, la galleria avrebbe 4 chilometri di lunghezza con una pendenza leggerissima, ma si avrebbe sempre da superare il tratto del torrente Fichera tra l’imbocco ed il valloncino sottostante alla Spinasanta.
Si potrebbero infine adottare i due imbocchi inferiori sopracitati. In tal caso la galleria avrebbe una lunghezza di 5600 metri, e si eviterebbero tutte le difficoltà e le spese che si hanno nel superare i tratti superiori del torrente Fichera e del vallone Xiremi. La pendenza della galleria in tal caso sarebbe del 9,8 per 1000. I pozzi diventerebbero tuttavia più profondi, e lungo la vanga di Sciaccabene sarebbe difficile il loro impianto per il servizio della galleria. Essendo però facile lo avanzamento in questo tunnel, si potrebbe impiegare più tempo per compirlo, ed occorrendo molta ventilazione supplire ai pozzi di servizio con un pozzo simile ai pozzi artesiani scavato e rivestito colla sonda.
Anche il Rio Rovolo può essere esaminato per la soluzione del tracciato di detta galleria. Collocando il suo imbocco a 620 metri sul livello del mare, il tunnel avrebbe una lunghezza di 5400 a 5500 metri.
Esso attraverserebbe egualmente marne ed argille molto calcaree, le quali all’imbocco Catania sono biancastre per la grande quantità di carbonato di calce che contengono. Questo imbocco sarebbe però in cattive condizioni, perchè la galleria camminerebbe a principio troppo parallelamente al Rio e troppo ad esso vicino.
Essendo l’imbocco Nord all’altezza di 520 metri sul livello del mare, la pendenza del tunnel sarebbe circa del 19 per 1000. Dal piano del Molino Giarrosa all’imbocco sud corrono Chilometri 4,500 e la ferrovia nel tratto sudetto avrebbe la pendenza del 22 per 1000.
Il Rio Rovolo è stretto tuttavia e vi si richiederebbero spese di costruzione più grandi che nel vallone di Xiremi.
Per potere pronunziare un giudizio sulla traccia più conveniente per la galleria si richiedono misure e studii precisi, che non ho avuto il tempo di fare. Questa decisione dipende specialmente dalla risoluzione del passaggio del tratto superiore del torrente Fichera.
È certo però che adottando la galleria di 5 chilometri e mezzo, essa resta in condizioni eccellenti, e la spesa maggiore che esige la sua formazione, resta, se non in tutto, in parte almeno, compensata dal risparmio delle spese necessarie per superare i due tratti ora cennati, dalla minor lunghezza della ferrovia, ed anche dalla minore pendenza e dalla maggiore solidità della linea.
Per il rivestimento del tunnel inferiormente al versante Nord conviene adottare i mattoni, e se si adotta la galleria di 5600 essendo essa più distante dal Puccia, converrà forse rivestirla interamente di mattoni. Non tutti gli strati di argilla incontrati nel tunnel sono buoni per la loro fabbricazione. Una parte di essi contiene stratarelli sottilissimi di calcare, il quale nella cottura renderebbe i mattoni pessimi; sonvi tuttavie molti strati in cui il carbonato di calce è intimamente mescolato coll’argilla. In questo caso i mattoni sono eccellenti perchè più fusibili, e quindi più facili ad essere cementati senza fare dei ferioli.
La strada rotabile proveniente dalla stazione di Cerda e diretta a Petralia ecc. servirebbe per il trasporto del carbone e di molti materiali. Nella regione suddetta l’aria è buona, sono poco distanti i caseggiati delle Calcarelle e Castellane; non molto lontana è Polizzi, città importante; e quindi non s’incontrano difficoltà per gli operai.
Questa galleria, tuttoché lunga, avuto riguardo a tutte le suaccennate circostanze, e specialmente alla natura delle terre che s’incontrerano nello scavo, all’assenza dell’acque potrà essere costrutta in condizioni economiche relativamente buone.
Dal piano del Molino Giarrosa sino a Fortolose per una lunghezza di Chilometri 24,800 non si hanno più difficoltà serie a superare.
La ferrovia può essere costrutta in rilevato colle materie del torrente stesso. Il deposito alluviale è formato in massima parte da ciottoli qualche volta grossissimi di calcare e di arenarie durissime. Essi possone fornire materiale non solo per il rilevato, ma per la difesa del rilevato, ed anche per le costruzioni. S’incontrano tuttavia sulla linea quattro contrafforti molto sporgenti verso il fiume, che si debbono attraversare o con trincee o con gallerie. Tre di essi sono sotto la regione Casale. I due superiori sono costituiti da argille; il terzo da arenarie che si possono tagliare con una trincea. Il contrafforte sotto la casa dell’Acquasanta è costituito da argille marnose. Il più importante di tutti è forse quello in cui stanno scritte le lettere LE della parola MERIDIONALE, se si passa sulla sinistra del fiume Imera.
La sezione di questo contrafforte è rappresentata dalla fig. 5°, Tav. 1°.
A) Sono argille marnose.
B) Calcari.
C) Gessi.
Ivi sarà probabilmente necessaria una galleria di 200 metri di lunghezza. Altri 300 metri di galleria saranno probabilmente richiesti dal passaggio degli altri contrafforti, se si può girare il contrafforte dell’Acquasanta.
Lungo l’Imera meridionale sono necessarii quattro o sei ponti importanti, dei quali tre sotto la regiono Casale, ed un quarto sul fiume Salso o fiume di Gangi, e due altri probabilmente ancora sull’Imera.
La stazione di Gangi, Petralia Sottana, Petralia Soprana, Carcarelle, Polizzi dovrà essere od all’imbocco Sud della galleria, oppure sotto Polizzi a monte delle Rocche di Bronte, se si facesse una strada che da Polizzi conducesse al fiume.
In prossimità del molino Giarrosa si potrebbe stabilire la stazione di Buonpietro, la quale potrebbe servire per le Petralie e per Gangi e presso il molino del Castello la stazione di Alimena e di Resultano. Ivi deve passare la strada provinciale che serve alla congiunzione dei due Comuni.
A valle del ponte di Villarosa sarebbe altresì necessaria una stazione comune a Villarosa e Santa Caterina; dimanierachè sul versante meridionale si avrebbero quattro stazioni in condizioni favorevoli, oltre quella di Fortolese.
L’innesto della linea delle due Imere con quella da Termini a Cerda, oltrapassato il fiume Torto, è facilissimo. Non egualmente facile è la sua congiunzione a Fortolese colla ferrovia dalli Xirbi a Catania.
Sulla sinistra del fiume, prima di arrivare alla ferrovia, esistono tuttavia arenarie identiche a quelle della grande galleria, che arrivano fino al livello dell’Imera per una lunghezza di un mezzo chilometro. Esse potranno forse essere utili per raggiungere il livello che la ferrovia dovrà tenere sull’alveo del fiume, giacchè la livelletta della strada attuale è assai alta sul livello dell’Imera.
All’infuori dei materiali di costruzione che si trovano nel letto del fiume, che sono abbondantissimi, pochi se ne trovano sulla linea dell’Imera meridionale: Esistono tuttavia arene ed arenarie quarzose in faccia al molino Giarrosa sulla sponda del fiume, e sotto Casale Vecchio fino a metà via da questo fabbricato al fiume. Le arene di Casalvecchio sono cionondimeno in parte poco cementale in parte cementate talmente da formare una pietra da costruzione.
Queste arene ed arenarie passano a Casale nuovo, ed attraversano il fiume poco prima dello sbocco del Rio Sagneferi. Si trovano inoltre strati di sabbia intercalati con argille sulla sinistra del fiume nella regione Ficuzza in faccia ad Acquasanta. Esistono altresì arenarie e sabbie presso il ponte di Villarosa, a Garlattì prima di Fortolese, ed infine a Fortolese. Per le sabbie devesi quindi ricorrere generalmente a quelle del fiume.
La pietra da costruzione nel fiume è talmente abbondante, che non sarebbe il caso di occuparci di quella che si possa trovare sopra i suoi versanti: Esistono tuttavia arenarie quarzose a Casale vecchio, calcari dell’epoca solfifera nella regione Cannatello, comune di Buonpietro sotto Alimena, al Monte Maccarrone sul versante opposto della Ficuzza ed infine nella regione Muciarello.
I calcari suddetti presentano una certa omogeneità; sono però specialmente al Monte Maccarrone ed alla Ficuzza alquanto teneri, tuttochè possano servire come pietra da costruzione nelle parti che non sono esposte troppo alla corrosione delle acque. Nelle due ultime località essi attraversano il fiume formando un contrafforte molto sporgente che si deve attraversare con una piccola galleria. Esistono infine su tutta la linea marne ed argille marnose in quantità per poter fabbricare mattoni.
Quanto alle calci, oltre quelle che si possono ricavare dai ciottoli del fiume, e che formano calci eccellenti, delle quali alcune leggermente idrauliche, se ne hanno delle idrauliche come quelle di Fortolese, al Rio Rovolo sopracennato, al vallone S. Filippo sotto Alimena ed infine nella regione Spina tra Fortolese e la strada rotabile Santa Caterina-Villarosa.
Esistono trubi tra la casa Monaco di sotto e quella di Acquasanta sul versante del fiume e nella regione Ficuzza in faccia alla regione Acquasanta.
Le acque sono dolci discendendo sino al molino di Garrasia. Dal detto molino in giù diventann alquanto salmastre, ma sono tuttavia ancora bevibili e buone per le costruzioni. Esse diventano più salate allorchè si mescolano col flume di Gangi.
Dall’unione di questi due fiumi, però, sino a Fortolese non si hanno costruzioni importanti, a meno che non si volesse attraversare l’Imera tra Fortolese e la strada rotabile Villarosa-Santa Caterina. Riepilogando il fin qui detto, la linea delle Due Imere sarebbe così composta:
1*. | Chil. | 4,400 | Dalla sua biforcazione colla ferrovia Palermo-Girgenti su terreno piano sino al ponte sull'Imera settentrionale. |
2*. | » | 11,450 | Dall’entrata del fiume Grande sino al Piano lungo su terreno alluviale o su! letto del fiume colla pendenza del 7,1 per mille. Questo tratto sarebbe altresì in ottime condizioni, sia per la solidità che per il suo costo chilometrico. |
3*. | » | 1,500 | Sul Piano lungo su terreno sòdo ed in ottime condizioni colla pendenza del 16,66 per mille. |
4*. | » | 4,700 | Dal principio delle arenarie sino a Scillato colla pendenza del 26 per mille. Questo tratto è solidissimo nelle arenarie. Per 500 a 600 metri tra le arenarie e Scillato, la linea è obbligata attraversare le argille marnose, le quali richiedono lavori di consolidamento, senza che tuttavia vi si osservi vera frana. Nel tratto suddetto esiste una galleria di 400 a 500 metri nelle arenarie, in ottime condizioni. |
5*. | » | 6,500 | Da Scillato sino al disopra del Molino Paraturazzo presso lo sbocco del Rio Secco colla pendenza del 26 per mille escluso un tratto piano di 400 metri per la stazione di Scillato. |
6*. | » | 1,500 | Dal disopra del Molino sino alle Rocche di Bronte con una pendenza del 26 per mille. In questo tratto sono necessari due ponti: uno sul Rio Secco, ed un altro sul torrente Fichera, oltre due tratti di gallerie per una lunghezza complessiva di 300 metri circa. |
7*. | » | 1,250 | Dalle Rocche di Bronte alla sponda opposta all’imbocco del vallone Genovese colla pendenza del 20 per mille. |
Somma | 31,300 |
Rip. | Chil. | 31,300 | |
8.* | » | 1,400 | Dalla sponda suddetta al vallone Fondaco colla pendenza del 18 per mille. Tuttoché questo tratto ed il precedente siano sopra una frana antichissima, pare che nulla vi sia a temere per la solidità della linea. Essa è d’altronde ricca di molte arenarie che possono servire di materiale da costruzione. |
9.* | » | 1,600 | Dal vallone Fondaco sino al valloncino tra la Spinasanta ed il Pizzo S. Filippo. Il presente tratto è in ottime condizioni, potendo la ferrovia occupare una parte dell’alveo quasi rettilineo del torrente su tutta la sua lunghezza. La pendenza è dei 21,9 per mille. |
10*. | » | 5,600 | Di galleria in buonissime condizioni, senz’acqua in argille marnose identiche a quelle di Fortolese tra le arenarie e l'imbocco Catania. La pendenza di questo tunnel è del 9,8 per mille. La galleria riesce bene con 3000 ed anche con 2700 metri di lunghezza, ma in tal caso gli accessi sono molto meno sicuri, ed esigono spese considerevoli di consolidamento, ecc. Si potrà forse rimontare ancora una parte del torrente Fichera tra l'imbocco del tunnel di 5600 metri e l'imbocco superiore, senza compromettere la solidità della linea a valle. In tal caso la galleria avrebbe una lunghezza approssimativa di 5 chilometri. |
11°. | » | 4,000 | Dall'imbocco Sud sino al piano del Molino Giarrosa colla pendenza del 15 per mille. |
12. | » | 24,800 | Dal piano del Molino Giarrosa sino a Fortolose. |
Tot. | Chil. | 68,700 |
La ferrovia per i 24,800 suddetti chilom. sarebbe costrutta quasi interamente sul terreno alluviale formato di ghiaja, sabbia, ecc. Bisogna eccettuare tre pìccole gallerie aventi una lunghezza complessiva di 500 metri circa, ed una trincea nelle arenarie, oltre la galleria dell’Acquasanta se non si può girare il contrafforte.
Sono necessarie altresì 4 oppure 6 ponti, dei quali 3 sotto Casale ed uno sul fiume Salso o fiume di Gangi.
Sommando ora le parti di questo tracciato, che si trovano in condizioni identiche di costruzione o di solidità si hanno:
Chilom. | 41, | sul letto delle Imere, o su piano di terreno alluviate. |
» | 4, | Su arenarie a cielo scoperto |
» | 6,900 | Di gallerie |
» | 16,800 | Nelle condizioni generali delle ferrovie sicule, anzi in condizioni migliori |
Tot. Chil. | 68,700 |
Sette a nove ponti, di cui il più importante è quello sull'Imera settentrionale.
La distanza in ferrovia da Fortolese a Palermo, passando per Montedoro è (salvo errore) di chilometri 169 dei quali:
Chilom. | 7 | Da Fortolese alla stazione delli Xirbi |
» | 13 | Da Fortolese a Caltanissetta |
» | 18 | Da » a S. Cataldo |
» | 32 | Da » a Serradifalco. |
Da Fortolose a Termini, per la linea delle due Imere, si dovrebbero percorrere chilometri 68,700 (suppongasi 69) sino al punto di congiunzione della linea Palermo-Girgenti, punto distante da Palermo 43 chilometri. La distanza che separa Fortolese da Palermo, passando per le Due Imere sarebbe quindi di chilometri 112 circa. Si avrebbe in conseguenza tra Catania e Palermo su questa ferrovia un risparmio di chilometri 57 sulla linea dì Montedoro.
Di questo notevolissimo risparmio è facile rendersi ragione esaminando la carta geografica complessiva della Sicilia. La ferrovia Palermo-Catania passando per le Due Imere oscilla intorno ad una linea retta, la quale partendo da Palermo si diriga a Catania passando sulla piana presso le falde dei colli dì Misterbianco e della Motta.
Essa è quindi la linea maturale di congiunzione di Palermo con Catania, e coi paesi che si trovano sulla costa Catania-Siracusa, e con tutta la bella regione che da Catania si estende sino a Messina.
Né è possibile costrurre un’altra linea egualmente sicura, egualmente popolata, meno breve e meno costosa tra Catania e Palermo, attraversando la catena dei monti che da Scillato si estende al Nord dall'Etna. Si direbbe che i monti delle Madonie i più importanti monti in Sicilia, dopo il celebre Vulcano, si arrestarono bruscamente a Scillato, perchè fosse possibile una congiunzione diretta tra Palermo e Catania.
Santa Caterina, invece di andare alla stazione delli Xirbi, venendo alla stazione presso il ponte dell'Imera distante 4 chilometri e mezzo da Fortolese abbrevierebbe per venire a Palermo chilom. 55.
Caltanissetta passando per la linea suddetta risparmierebbe chilometri 31 su quella di Montedore.
S. Cataldo chilom. 21.
Serradifalco allungherebbe invece il suo cammino di chilom. 7.
In conseguenza si troverebbe ad un dipresso nelle stesse condizioni per venire a Palermo, sia passando per Montedoro che passando per Fortolese; in eguali condizioni si troverebbe la
popolazione che accorre alla linea Serradifalco-Licata.
Tutto il paese situato all’oriente di questa linea risentirebbe il beneficio del risparmio che si ottiene colla linea delle Due Imere sul cammino necessario per venire alla capitale dell’Isola, a cui è legato con tanti interessi. Tirando una retta da Serradifalco a Cerda, la zona che resta ad oriente rappresenta circa i ⅔ abbondantemente della Sicilia, e comprende le regioni che sono più distanti dal mare. La comunicazione tra la capitale dell'Isola, ed una parte notevolissima di questa regione sentirebbe un grande beneficio dalla linea delle Due Imere sulla linea di Montedoro.
Quelle che ricevono maggior vantaggio dalla ferrovia suddetta sono le popolazioni che si trovano nella zona attraversata dalla linea sopracennata o nelle zone circonvicine, e specialmente Palermo che potrebbe così conservare un’influenza, a cui la sua importanza e le condizioni naturali topografiche dell’Isola gli danno diritto.
Villarosa andando alla stazione del Morello, disterebbe da Catania per ferrovia di chilom. 101, e da Palermo passando per Montedoro di chilom. 176: Se invece di portarsi alla stazione del Morello si porta alla stazione del ponte suill'Imera, distante da Fortolese 4 chilom. e ½, per venire a Palermo percorrebbe chilom. 107,200 in ferrovia con un risparmio di chilom. 69 circa. Villarosa è un paese industriale per le sue zolfare, che formano uno dei gruppi più importanti dell’Isola. Parte dei zolfi ch’essa produce andrebbe a Catania e parte giungerebbe in Palermo.
Le zolfare di Capo d’Arso, di Trabonella, dello Stretto, dell'Iuncio, insieme riunite, formano uno dei gruppi zolfiferi più (produttivi di tutta la Sicilia:
Una fermata fu costrutta all’Imera in faccia a Fortolese per il trasporto di questi prodotti. Essi potrebbero dirigersi a Catania, o Palermo, o Licata o Girgenti, dove troveranno maggior convenienza.
Quello che si può dire dello zolfo, si può dire altresì dei prodotti agricoli, i quali si porteranno sulla piazza che offre maggiori benefici.
Se Palermo riceve un vantaggio notevole da questa linea, non lo riceve se non in quanto essa è un vantaggio pei produttori dell’interno dell’Isola; ed un beneficio insomma per l’agricoltura e per l'industria.
La regione attraversata dalla ferrovia delle Due Imere e la ragione circonvicina, i cui paesi possono accorrere direttamente alla linea, sono molto popolate principalmente sul versante Sud della catena delle Madonie.
Possono venire direttamente alla strada ferrata i comuni di Collesano, Isnello, Sclafani, Caltavuturo, Scillato, Polizzi, Petralia Soprana, Petralia Sottana, Gangi, Ceraci, Buonpietro, Alimena, Resultano, Villarosa ed i villaggi Carcarelle e Castellane presso Polizzi la cui popolazione complessiva è di 70,000 abitanti.
Nessun tratto importante delle ferrovie interne della Sicilia, può dare per ogni chilom. un contigente maggiore di popolazione a cui essa debba pienamente affluire.
Si può ammettere che questa somma di popolazione rappresenti una somma quasi proporzianale di prodotti: Grande infatti è relativamente ad altre zone, la quantità dei prodotti suddetti che alla ferrovia deve necessariamente affluire, specialmente dal versante sud delle Madonie molto ricco di prodotti agricoli. Il perimetro a cui si estende l’influenza della linea è ivi molto maggiore che in altre regioni dell'Isola, perché la zona suddetta è lontana dal mare, ed in condizioni poco felici per il trasporto delle derrate.
La regiona attraversata deve quindi sentire doppiamente il beneficio della ferrovia, beneficio il quale si trosforma da un lato in una maggiore ricchezza ed in una maggiore produzione, e dall’altro in maggior movimento ferroviario.
La zona sopracennata, oltre alla sua produttività agricola può anche essere industriale per le numerose cadute d’acqua che provengono dalle Madonie, e per la solubrità del clima. Tutte queste cadute sono ora utilizzate solamente per molini oppure per giardini. A Scillato esiste un folone primitivo pei panni dei contadini, il quale lavora due mesi dall'anno. Un altro folone esiste sotto Petralia Sottana. Essi sono gli unici stabilimenti industriali, che abbia visto nelle regioni suddette i molini eccettuati. La somma dei cavalli vapore che le cadute delle acque possono fornire è grande, specialmente perché grandi sono le cadute.
Se la Sicilia deve accoppiare alla sua ricchezza, anche l'industria, egli è in questa ragione, che può maggiormente svilupparsi. Del resto i soli molini per il loro numero e per la costanza delle acque, anche nell'estate, costituiscono un’industria di grande importanza. Nell'estate da Santa Caterina, da Vallelunga, da Villarosa, ecc. ed anche qualche volta da più lontani comuni, negli anni di siccità i contadini sono obbligati a ricorrere alle Madonie per potere macinare il loro frumento, impiegando, oltre il tempo che è notevole, tanti animali da soma, quanti sono i quintali di grano macinato. Ravvicinando colla ferrovia le Madonie ai paesi, non solo ne risentirà beneficio la industria della macinazione, ma ne riceveranno un beneficio notevole tutti i comuni che non hanno, nell’estate specialmente, altri molini più vicini per macinare le loro derrate.
I molini stessi, poi potranno essere perfezionati, e somministrare in tal modo materia al momento ferroviario.
I paesi delle Madonie sono in una regione fredda in mezzo ad una regione calda. La ferrovia dovrà quindi generare un’attività nello scambio dei prodotti. La stessa neve è un elemento importantissimo. Le Madonie forniscono di neve circa un quarto della popolazione dell'Isola, abbenchè diminuisca notevolmente durante il trasporto. Passando una ferrovia sotto le Madonie, aumenterà il suo consumo, il benessere fisico della popolazione ed il movimento ferroviario.
La linea delle due Imere oltre i vantaggi sopracennati, ne ha ancora degli altri sulla linea di Montedoro. Partendo da Fortolese alla quota di 309 metri circa sul livello del mare, si rimonta costantemente sino alla galleria Xiremi all’altezza di metri 580, e si discende costantemente dalla parte opposta sino ad un dipresso ad una quota di 7 metri. La linea presenta quindi una sola salita ed una sola discesa con una pendenza che è in media di 11,45 per l000, e che nei tratti di maggior pendenza non supera 26 metri per chilometro.
La linea da Fortolese a Palermo per Montedoro, rimonta invece a Caltanissetta ad un’altezza di 550 metri, indi discende al torrente San Pietro ad una quota di 155 metri, risale di nuovo a Lercara ad un’altezza di 520, e discende infine sino al livello di metri 21 alla stazione di Cerda.
La sua pendenza in media è quindi del 12,27 per 1000, e in molti tratti essa raggiunge per una lunghezza considerevole il 25 per 1000.
La differenza suddetta (considerando che non si tratta di pendenze piccole) è un vantaggio notevole nell’esercizio specialmente sull’arteria principale dell’Isola, che congiunge Palermo con Catania, Messina e col Continente.
Questa differenza è tuttavia cosa di poca importanza, messa in confronto della differenza di solidità e di sicurezza delle due linee.
La ferrovia delle due Imere è solidissima per la massima parte del suo cammino. Su chilometri 68,700, appena 16,800 sono nella condizione generale della ferrovia Montemaggiore-Fortolese passando per Campofranco-Caltanissetta, il cui sviluppo è di chilometri 108. Se gli studi vi fossero eseguiti felicemente come quelli dell’Ingegnere Nicolari sulla linea di Montedoro i tratti infelici delle Imere sarebbero in condizioni molto migliori dei 108 chilometri ora cennati.
La ferrovia inoltre non attraversa alcuna frana importante in movimento come quella del Belvedere, di Fiaccate, di Acquaviva, ecc. È vero che attraversa anch’essa zone di terreni pessimi, ma le attraversa sopra una striscia di deposito alluviale delle Imere, che hanno un letto grandissimo, e le attraversa quindi sopra terreno sodissimo.
Sotto il rapporto stabilità tra le due linee suddette il paragone è in proporzione grandissima in favore della linea delle Due Imere. Con questa linea si può calcolare sopra una comunicazione quasi sicura tra Palermo e Forlolese, mentre colla linea che passa per Campofranco-Caltanissetta si può stabilire in principio che la sicurezza di comunicazione non esiste e che dopo l’epoca delle pioggie essa può con facilità venire interrotta.Fonte/commento: ) Il tratto da Villarosa a Leonforte è anch’esso in condizioni disastrose, e quindi la comunicazione tra Palermo e Catania, può specialmente in questo tratto, essere gravemente compromessa. Non si deve tralasciare di procurare almeno una comunicazione sicura tra Fortolese e Palermo, trattandosi specialmente dell’arteria principale dell’Isola.
Non conosco il tracciato della linea delle Caldare. Se essa presentasse una certa stabilità oppure fosse nella condizione generale delle ferrovie dell’interno, colla linea delle Due Imere completerebbe la rete necessaria ed interna della Sicilia.
Colle due linee suddette Palermo sarebbe in comunicazione diretta con Girgenti, con Catania, Siracusa e colla costa da Catania a Messina, e reciprocamente; Girgenti sarebbe in comunicazione più facile con Licata, ed in comunicazione diretta con Caltanissetta, Catania, ecc., Caltanissetta, San Cataldo, ecc. avrebbero doppia comunicazione con Palermo, e la prima città abbrevierebbe 31 chilometri colla linea delle Due Imere sopra quella di Montedoro. Se finalmente succedesse un’interruzione sopra una di queste due comunicazioni, l’altra potrebbe supplire (ciò che è importante) al servizio per le comunicazioni delle regioni interne.
Egli è vero che la costruzione delle due linee suddette importa una spesa notevolmente maggiore che la costruzione della linea di Montedoro; ma la spesa è compensata almeno in parte dal beneficio che ne ridonda alla Sicilia; e, se non si può fare tutto in una volta, conviene almeno avviare le cose ad una soluzione definitiva, che sia razionale e che corrisponda ai bisogni dell’isola ed alle sue configurazioni topografiche.
La linea detta delle Caldare costerebbe, se non m’inganno, secondo il progetto esistente presso la Direzione Governativa del Distretto ferroviario di Palermo la somma di L. 4,400,000, Essa passerebbe presso i comuni di Grotte, Castrofilippo e Racalmuto, la cui popolazione complessiva è di 20,000 abitanti.
Se in regola generale si attribuì finora in Sicilia un’importanza molto esagerata alla produzione agricola, è tuttavia cosa certa che in alcune località la prima ha un’importanza notevole per il movimento ferroviario. Tale è la zona al Nord di Grotte e Racalmuto, principalmente dopo i lavori da poco tempo fatti alle ricche miniere della Pernice, e lo sviluppo notevole di questo deposito solfifero.
È d’altronde fuor di dubbio che Porto Empedocle e Girgenti hanno un interesse immenso a mettersi in comunicazione diretta con Racalmuto, Canicattì, Serradifalco, S. Cataldo, Caltanissetta, coi quali ebbero sempre vive relazioni commerciali.
Se a tutto ciò si aggiungono i prodotti agricoli, ed il movimento speciale della popolazione esistente lungo il tratto di ferrovia summentovato, è probabile che tardi o tosto si venga alla sua costruzione.
Ora è molto probabile altresì che il movimento speciale di Montedoro, Milocca e Bonpensieri non sia tale da compensare l’aumento delle spese di esercizio sulla linea Serradifalco-Campofranco. Le zolfare di Montedoro, qualora producessero 5000 tonnellate annue, sarebbero probabilmente esaurite in un periodo minore di 25 a 30 anni. Quanto alle miniere situate tra Montedoro e Racalmuto al limite del primo comune, potranno con una spesa poco diversa portare i loro prodotti a Racalmuto. Le altre zolfare esistenti nella zona a cui serve la ferrovia hanno una piccola importanza. Se ne potranno forse scoprire delle altre, ma la loro esistenza è problematica. Le zolfare di Serradifalco porteranno i loro prodotti alla stazione di questo Comune ed a Licata.
Se la Commissione desiderasse maggiori dettagli, potrà averli dalla Relazione dell’Ingegnere Parodi sull’industria dello zolfo.
Anche sotto il rapporto agricolo, la zona summentovata non è sicuramente tra le più produttive. Se si eccettua la regione tra Serradifalco e Montedoro, il piano della Signora, lungo ma stretto, e varii altri buonissimi tratti, le regioni specialmente che sono situate al Nord di Bonpensieri e del piano suddetto compresi i versanti Sud della valle del Salito favoriti dalla ferrovia, sono poco produttivi, sia per la natura molto salata di una gran parte delle argille, sia per la grande estensione dei gessi. Molto più ricca a questo riguardo è la zona attraversata dalla linea delle Caldare.
Montedoro ha una popolazione di 2145.
Milocca di 1500?
Bonpensieri di 475
Sutera, Campofranco, Mussomeli, ecc. andranno sempre alle stazioni sul torrente S. Pietro.
La distanza tra Serradifalco e Campofranco (linea delle Caldare) sarebbe di Chilometri 48,750 e quindi Chilometri 18,750 maggiore di quella esistente tra Serradifalco e Campofranco (linea di Montedoro). Se la ferrovia delle Caldare venisse costrutta, considerando isolamente l’economia dell’esercizio, questo troverebbe un gran vantaggio a restringersi solamente alla linea ora citata, riducendo sia pei viaggiatori, sia per le merci che passerebbero da Serradifalco a Campofranco, e reciprocamente la tariffa del costo di 18 Chilometri di ferrovia.
Se ora alle spese di esercizio, si aggiungono le spese di manutenzione della linea di Montedoro, qualora non vi siano altre ragioni, sotto l’aspetto economico converrà forse abbandonarla tuttochè costrutta, e mantenere solamente l’esercizio sulla linea Serradifalco-Caldare-Campofranco, facendo pagare sia ai viaggiatori, sia alle merci la stessa somma, che pagherebbero se percorressero la linea di Montedoro. La somma impiegata per la costruzione di detta linea sarebbe in questo caso somma interamente perduta.
Spero che il presente lavoro, tuttochè molto imperfetto, non sarà inutile in questa circostanza, e spero altresì di avere dimostrato che la linea delle due Imere merita di essere esaminata e studiata da persone competenti.