V. Non sono imposture

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IV VI


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Se siamo in errore, questo errore non può esser che di due specie: illusione o allucinazione; v’è allucinazione quando crediamo di avere una sensazione che non abbiamo, o in altri termini quando crediamo che la nostra sensazione sia prodotta da un’impressione esterna, mentre è prodotta da noi: c’è illusione quando la sensazione è reale, ma ci inganniamo sulla sua causa esterna.

Nel nostro caso c’è illusione? Allora vuol dire che le nostre sensazioni non hanno la causa che crediamo; non derivano da intelligenza occulta; o piuttosto derivano da un’intelligenza che è occulta soltanto per alcuni degli astanti, ma non per gli altri; che, mentre noi crediamo che il medio vi contribuisca senza volerlo e saperlo, invece vuole e sa; dunque mente; dunque c’è impostura.

Allora tutto si spiega colla

Arte che tutto fa, nulla si vede. [p. 37 modifica]

Ora dobbiamo noi ammettere che i fatti medianici siano effetti di impostura? Vi sarebbero per ciò queste ragioni: 1° Che al mondo vi sono degli impostori è cosa certa; mentre il ballo delle sedie non è ancora certo, se certo deve dirsi ciò che tutti ammettono; dunque l’impostura è non solo possibile, ma più probabile che la realtà dei fatti medianici. 2° La testimonianza di coloro i quali asseriscono che non c’è impostura, non è una prova sicura, appunto perche possono essere ingannati; chi è ingannato, crede sempre di non esserlo; dunque tutto ciò che un uomo può assicurare è che, per quanto abbia fatto attenzione, non s’è accorto dell’inganno; il che non prova che non ci fosse. Ciò si dimostra coll’analogia dei prestigiatori; essi fanno giuochi di cui la causa vi resta occulta; se non resta occulta interamente, si è che essi confessano di far qualche cosa senza che vi accorgiate; se non lo confessassero, non ve ne accorgereste. I medii dunque possono essere prestigiatori che non confessano la verità. 3° Tanto più ciò diventa probabile, se consideriamo che i prestigiatori imitano sul teatro i fenomeni spiritici; per tacere degli imitatori forestieri, rammentiamo Bosco, Cristiani, Poletti e Roberth. Alle imitazioni del Roberth ho assistito anch’io, e non mi sono nemmeno messo in mente di voler scoprire il truc; a ciascuno il suo mestiere. E non solo i prestigiatori, ma anche i privati possono ingannare coll’imitazione di fenomeni spiritici. Per esempio, in un opuscolo pubblicato a Napoli, intitolato Spiritismo e firmato Baby (pseudonimo [p. 38 modifica]di Bracco), si stampa una lettera di Carlo Petitti, un giovine che si vanta di aver mistificato parecchie persone imitando i fenomeni. 4° La prova poi che l’ipotesi dell’impostura non è soltanto possibile e probabile, ma giusta, è che i più famosi medii furono tutti smascherati. Il medio Allen fu smascherato così: alcuni signori si tinsero i capelli di nero fumo, e, quando il fantasma fu venuto a tirarli pei capelli, accesero il lume e constatarono che le mani del medio erano nere. Miss Cook fu smascherata così: due persone aspettarono che il fantasma uscisse dal gabinetto, lo afferrarono all’improvviso, e restò loro fra le braccia Miss Cook svenuta. Nello stesso modo un arciduca d’Austria smascherò il medio Bastian. In moda analogo fu smascherato il Firman, che produceva materializzazioni in casa del conte di Bullet a Parigi. Ad Eglinton gli spiritisti medesimi trovarono indosso la barba e la mussolina con cui produceva le false materializzazioni (Proceedings S. P. R. vol. IV, 101 e 350). Il Lodge ed altri hanno smascherato il Monck e gli hanno perfino trovato in camera gli apparecchi per i suoi giuochi (Proceedings, ecc. vol. IV, 100, s). Ai medii Williams e Rita, smascherati in Olanda, si trovarono perfino nelle tasche le barbe e le parrucche, colle quali si camuffavano da fantasmi. I fratelli Davenport, che in teatro si facevano legare dal pubblico e slegare dagli spiriti, furono smascherati quando si scoperse che un’assicella della sedia su cui si facevano legare era mobile. Il medio fotografico Buguet, processato a Parigi, confessò che tutte le sue [p. 39 modifica]fotografie di spiriti erano imposture, e spiegò in tribunale come le faceva. Processati furono anche il fotografo Mumler, i medii Home e Slade. E c’è anche chi crede bugiarda l’Eusapia Palladino. 5° Vi furono perfino dei medii che cambiarono professione e si fecero smascheratori (exposer) dello spiritismo; così il Bullock (Proceedings ecc. IV, 55) e il Davey (ibid. 405 ss.). Ve ne fu perfino uno che scrisse un libro intitolato Le confessioni di un medio, nel quale canzona la credulità incurabile degli spiritisti. 6° Egli è vero che il potere dei prestigiatori deve avere un limite. Ma la signora Sidgwik e altri membri della Società Londinese per le ricerche psichiche, i quali non credono ai fenomeni fisici della medianità, specialmente a quelli che si ottengono da medii di professione, insistono specialmente su questa ragione, che noi non valutiamo abbastanza i mezzi del prestigiatore. Infatti un prestigiatore non giunge a scoprire il segreto dell’altro; per possederlo deve comprarlo. Per esempio, vi sono sette modi di imitare la scrittura diretta (Proceedings, ecc. IV, 360), cinque modi di imitare le fotografie spiritiche (processo Mumler) ecc.

Queste ragioni sono forti. Ma il lettore non giudichi prima di aver contate e pesate le otto ragioni che mi sembrano contrarie.

1. Prima di tutto lasciamo da parte i medii privati, sia tiptologici che scriventi. Ai nemici dello spiritismo non fanno molta paura, perchè i fenomeni che essi producono non sono generalmente maravigliosi, e, non che [p. 40 modifica]convincere della verità dello spiritismo, non strappano neppure la convinzione che esista una forza occulta; li spiegano facilmente, o credono facilmente di spiegarli con moti involontarj ed incoscienti. E per noi è difficile difenderli perchè, quando si è ammessi per favore speciale in una famiglia, non si può esternare il sospetto che il medio sia un impostore, e domandare il permesso di prendere delle precauzioni, legandolo e mettendogli una benda agli occhi. Però per questa specie di medii milita in generale una buona ragione, ed è che manca loro ogni motivo di delinquere e generalmente anche la capacità di delinquere. In fatto di impostura io posso permettermi, alla mia età, di giudicare un pò per esperienza mia. Ora, degli impostori ne ho conosciuto qualcuno anch’io; ma la maggior parte della gente ha sempre trattato con me onestamente, ed ho perfino trovato molte persone che mi hanno provato col fatto di aver buon cuore. Io sarò forse un dabben uomo; ma il sospettar tutti di mala fede non mi par furberia; mi fa invece sospettar del sospettoso. Ad ogni modo non ho incontrato mai alcuno che fosse bugiardo per amor dell’arte; dal tradimento di Giuda all’esagerazione nei complimenti, ho sempre visto che la finzione è prodotta dall’interesse. Anche gli attori fingono per interesse; ed anche i prestigiatori che imitano i medii. Invece non vedo che interesse abbiano generalmente i medii privati ad ingannare. I circoli spiritici sono generalmente composti di una famiglia in cui si è scoperto un medio, e di tre o quattro [p. 41 modifica]amici intimi, ai quali si è raccomandato il segreto per non essere canzonati dagli scettici o seccati dai curiosi; sono gente seria e in generale di buoni sentimenti. Ora si domanda: che gusto può avere il medio di pigliarsi giuoco dei suoi parenti ed amici? non c’è assolutamente nulla da guadagnare nè per l’interesse nè per l’amor proprio. Si noti poi che questo gusto se lo piglia per anni. E facendo il giuoco un centinaio di volte colle stesse persone, corre il massimo rischio d’essere smascherato una volta. S’aggiunga che anche i più semplici tra i fenomeni spiritici non potrebbero essere imitati senza qualche studio e sopratutto senza molto esercizio, che sarebbero difficili a nascondere; lo scrivere o parlare è facilissimo; ma per es. lo scrivere mettendo una mano su un cestino od un violino cui è attaccata una matita, eppure scrivere in furia mentre si discorre con un altro, magari cambiando scrittura ogni volta che cambia spirito, e scrivendo le risposte a tono, non dev’essere una cosa che si possa fare senz’essere preparati. La cosa ci par ancora più strana se si pensa che dei medii di questa specie ce ne sono delle centinaia; che ci sia qualche originale il quale riponga il suo divertimento in una impostura continuata, inutile e difficile, può darsi; ma che questa vocazione sia epidemica, è troppo inverosimile. Il solo motivo di simulare si potrebbe forse cercare nel fanatismo, nel desiderio di convincervi della verità di una dottrina che essi credono consolante ed educatrice; ma non si è fanatici senza essere credenti. E se fossero fanatici [p. 42 modifica]non sarebbero così ritrosi ad ammettere gente nella loro intimità. Manca adunque ogni motivo a delinquere. Aggiungi che spesso manca la capacità a delinquere; talvolta, sebbene io non ne abbia conosciuti, il medio è un bambino. L’impostura dei medii scriventi mi pare addrittura impossibile quando un medio scrive una comunicazione colla destra ed una colla sinistra e ne dà una terza a voce. (V. Aksákow: Animismus und Spiritismus. Pagg. 459-61). La sincerità del medio si può verificare col rendere impossibile l’inganno, per es., facendogli indicare le lettere dell’alfabeto colle planchette, ma senza che egli le veda e cambiandone l’ordine; il sistema dell’alfabeto nascosto fu adoperato da parecchi (v. Aksákow, op. Cit., Pagg. 469-70), e anche dal Charles Richet, professore di fisiologia alla Sorbonne, e del quale il lettore non avrà bisogno che gli faccia la presentazione.

2. Ma ho detto che i medii più perseguitati sono i medii di professione che producono effetti fisici. E questo ha due motivi: l’uno che, essendo pagati, avrebbero un motivo a delinquere; l’altro che i fenomeni fisici, per esempio la materializzazione della mano del defunto, che viene a scrivere e ad accarezzarvi, sarebbero prove troppo palpabili anche per le menti più grossalane ed ottuse. Per rispondere alle accuse contro di questi, dirò prima come ho proceduto io per garantirmi contro la supposta impostura della famosa Eusapia Palladino. Io avevo preso parte a due sedute colla Eusapia nello scorso giugno, in Milano, una in casa del conte Amman, ed una nello studio [p. 43 modifica]del mio amico dottor Luigi Barbieri de Introini; gli astanti erano circa una dozzina, di cui alcuni miei amici, e tutti stimati in Milano come galantuomini; e tutti, salvo uno, (che assistette ad una seduta sola), rimasero convinti della realtà dei fatti medesimi; poichè si intende bene che qui non parlo di teoria spiritica. Io, sebbene convinto, non ero contento, perchè in due sole sedute non si può imparar molto; e perchè, essendo in tanti, non potevo pretendere di star vicino al medio, e di prender sempre io la parola per comunicare con John King, (nome che si dà all’intelligenza occulta che produceva i fenomeni in presenza dell’Eusapia). Quindi approfittai delle vacanze per andar a passare qualche tempo a Napoli, tanto più che non v’ero mai stato, e che mio fratello doveva andarvi per affari. Quivi volli che la prima seduta fosse spesa, non tanto ad ottener fenomeni nuovi od intensi, quanto ad assicurarmi definitivamente della sincerità del medio. Perciò volli che l’Eusapia venisse nella stanza mia: essa non seppe che all’ultimo momento dov’ero alloggiato, e in casa nessuno la conosceva: volli con me una persona per aiutarmi a sorvegliar il medio; e perchè non fosse un compare del medio, ma nemmeno uno di quegli scettici che approfittano dell’oscurità per fare degli scherzi, e rider poi della buona fede degli spiritisti, volli che fosse una persona sola e che quella fosse mio fratello. Ed io tenni sempre la mano sinistra del medio, e mio fratello la destra, mentre noi due ci tenevamo per mano; in queste condizioni, non solo il tavolino si alzò così bene, che ricadendo [p. 44 modifica]si ruppe un piede, (fenomeno troppo comune, anche senza l’Eusapia); ma avendo io domandato che mi si portasse il cappello che era sul letto, il tavolo rispose che non si poteva e mi portò invece il parapioggia, che mio fratello, (perchè l’oscurità non era completa, ed egli era davanti al medio ed alla finestra), vide alzarsi per aria, passare sopra la sua testa e posarsi sulla mia. Io fui toccato più volte: ma, pel piccolo numero degli astanti, la mano di John King non raggiunse la solidità di cui è capace e rimase informe e fluidica. Furono battute le mani per aria. Appena parlai di finire e di accendere il lume, ci capitò sul tavolo il candeliere. Taccio dei fenomeni di minor importanza. Appena partita l’Eusapia, domandai a mio fratello:

« - Cosa ne dici?

« - Ma come succedono queste cose?

« - Non so; ma ti pare che le faccia lei?

« - Lei, colle sue mani, no sicuro.

« - Bene; l’esser sicuri di questo, è già una cosa».

Altre due sedute tenni coll’Eusapia sola. Ma a questo modo quello che i fenomeni guadagnano in sicurezza perdono di intensità. Tenni quindi altre due sedute, associandomi tre persone, ma sempre in istanza mia, sempre tenendo io una delle mani del medio; quello che mi stava in faccia e teneva l’altra mano era un sostituto procuratore del Re, professione che non mi sembra la più adatta a fornir dei compari; alla sinistra di questi stava suo cognato; alla mia destra stava la mia padrona [p. 45 modifica]di casa, la quale certo non poteva essere un compare, o piuttosto una comare, perchè è ancora convinta adesso che è il medio che fa tutto. E una seduta tenni poi in casa di amici del cav. Ercole Chiaia, ma sempre tenendo io le mani del medio dal principio alla fine della seduta. Ai fatti che si verificarono in queste sedute accennerò più innanzi. Questo per ora importa dire che non ho mai potuto osservar nulla che mi desse diritto di sospettare1.

3. Ora, all’imitazione dei prestigiatori rispondo: Alcuni fenomeni medianici sono facili ad imitare; altri difficilissimi; non voglio dire che ve ne siano di inimitabili, perchè non sono prestigiatore, e perchè non devo dire a priori che la loro imitazione sia impossibile. Ma posso dire a posteriori, cioè considerando le imitazioni fatte sin qui, che se i prestigiatori possono imitarli, non possono però riprodurli; possono farne di simili, ma non far quelli, a meno che oltre ad esser prestigiatori siano anche medii. E posso dirlo, perchè i prestigiatori non hanno finora imitato i fenomeni spiritici in modo da ingannare, che quando hanno potuto ottenere due condizioni:

La prima è che con loro non si avessero tutte le esigenze e non si prendessero tutte le precauzioni che si [p. 46 modifica]hanno e si prendono coi medii. Il prestigiatore fa il gioco, ma fa il gioco che ha preparato lui, ed è inutile domandagli di farne un altro, o di farlo prima o di farlo dopo. Invece i fenomeni che si ottengono col medio sono spesso quelli che si domandano, sebbene non lo siano sempre, perchè l’intelligenza occulta che li produce ha anche una volontà propria. Per es., nella seconda seduta che tenemmo a Milano colla Eusapia, John King a nostra richiesta ci portò una sedia, poi tracciò dei segni attraverso un foglio di carta, poi agitò un ventaglio portandolo fino al soffitto, poi ci portò sul tavolo un catino d’acqua; tutte cose domandate al momento. Inoltre il prestigiatore fa il giuoco in un luogo scelto da lui, coi mobili suoi, e davanti a un pubblico in cui si nascondono i compari; e fa lo stesso giuoco una sera o due e poi cambia il giuoco o cambia paese, perchè riprendendolo sarebbe scoperto. Invece i medii si sono condotti dove si è voluto, in presenza di poche persone fidate, si sono frugati, si sono legati. E Livermoore e Crookes e tanti altri hanno sperimentato collo stesso medio per anni interi, senz’accorgersi di frode. E la commissione della Società dialettica di Londra ha perfino voluto che durante gli esperimenti i medii fossero sorvegliati appunto anche da due dei migliori prestigiatori di Londra.

La seconda condizione perchè i prestigiatori possano imitare i fenomeni spiritici in modo da ingannare, è che li imitino davanti a persone che non hanno veduti i veri fenomeni spiritici o non li hanno veduti più volte. Io [p. 47 modifica]non posso dire se, sperimentando col prestigiatore Roberto un anno fa, non mi sarei lasciato ingannare; anzi, siccome non mi credo più furbo di un altro, ammetto di sì. Ma certamente non mi ingannerebbe più adesso. Il prestigiatore Cristiani, che in una società aveva imitati i nodi ottenuti dallo Zöllner col medio Slade, allorchè seppe che lo Zöllner con due amici lo cercavano per veder anche loro se li faceva come lo Slade, scomparve da Berlino.

4. Non bisogna credere che gli spiritisti siano tutti ciechi. Che al mondo c’è la malizia lo sanno anche loro. E le malizie con cui si imita la facoltà medianica le hanno studiate. Un bell’esempio ce lo fornisce il Wallace, raccontandoci quanto accadde al dottor Sexton. Questi, non convinto dai libri nè dagli esperimenti, tenne da principio parecchie conferenze contro lo spiritismo, col tono ordinario degli increduli, insistendo sulla assurdità e sulla poca importanza dei fenomeni. Aveva assistito ad esperienze spiritiche, ma credeva che fossero tutte ciurmerie fatte dal medio con meccanismi nascosti; e faceva delle indagini per scoprirle; un suo amico lo aiutò per qualche tempo nelle ricerche, ma il risultato fu che il suo amico si converti; egli continuò nelle sue ricerche per più di dieci anni, ma il suo scetticismo andava diminuendo, e finì col fare delle conferenze contrarie alle prime; nelle sue ultime conferenze egli cominciava a spiegare come si imitano i fenomeni spiritici, ed anzi li imitava egli stesso, e poi spiegava le differenze che ci [p. 48 modifica]sono fra le imitazioni e i fenomeni reali. «Chi desidera sapere, dice il Wallace, in che modo Lyun, Maskelyne, Cook e Dobler eseguiscono alcune delle loro gherminelle più curiose, non ha che a leggere la conferenza stampata col titolo Medii, spiritisti e stregoni prima di assistere alle buffonate di quei dottori.»

5. L’opinione che i fenomeni spiritici siano imitabili è diffusa nel pubblico; ma non è certo l’opinione dei presigiatori. Jacob, prestigiatore del teatro Robert Houdin a Parigi, e il Bellacchini, prestigiatore della corte a Berlino, hanno rilasciato al medio Slade dichiarazioni che nessuna delle arti loro può riprodurre i fenomeni ch’egli produce2. Il Trollope, pure citato dal Wallace, racconta che Bosco, uno dei più bravi prestigiatori che siano mai stati, rideva assai della credenza che i fenomeni prodotti dall’Home si potessero attribuire alle risorse dell’arte sua. Dunque in teatro i prestigiatori fanno ridere a spese degli spiritisti, ma fuori del teatro ridono del pubblico. Anche Hermann avrebbe ammesso a New York che nei fenomeni medianici non c’è frode; salvo che sosteneva di poterli riprodurre perfettamente coll’arte sua (cioè con un compare invece di uno spirito). Perfino il Maskelyne, celebre prestigiatore, che insieme al dott. Wetherly ha scritto un libro intitolato The Supernatural, in cui, secondo lo Stead, è raccolto tutto ciò che si può dire di peggio contro questi fenomeni, avrebbe ammesso pubblicamente almeno [p. 49 modifica]l’esistenza di una forza occulta produttrice di effetti fisici3.

6. Quanto alle imitazioni fatte in società private dagli scettici, la risposta è semplice: Quando ho motivo di dubitare del medio o d’altre persone, io non posso giudicare della realtà dei fenomeni che da due cose: 1º dalle precauzioni prese, (mettendo il medio o qualunque persona sospetta nell’impossibilità di falsificare); 2° dalla natura del fenomeno. Così, se nell’oscurità e senza controllo mi sentirò toccare da una mano perfettamente eguale ad una mano vivente, io non potrò decidere se il fenomeno sia medianico o no; e per ammetterlo aspetterò che si produca, quando tutti sian legati come salami, un fenomeno che mi paia inimitabile. Ma quando siamo sei persone attorno a un tavolino, allo scuro, tutti sciolti, e si ode un pugno sul tavolo, fenomeno imitabilissimo da persona che abbia le mani libere, io non posso credere che il fenomeno sia medianico se non quando: 1º ho motivo di fidarmi degli altri cinque; 2° nessuno degli altri cinque confessa di aver picchiato. Che se uno di quei cinque picchia senza confessare, io non biasimerò la sua intenzione, che devo supporre sia quella di accertarsi della verità, (perchè non vedo neppure per lui un motivo a delinquere, e giustizia vuole che la ragione che ho addotto per certi medii l’ammetta anche per lui); ma mi permetto di non approvar l’atto, perchè esso non gli [p. 50 modifica]prova punto la falsità degli esperimenti fatti in altre condizioni; prova soltanto che, se abbiamo creduto, abbiamo avuto torto di fidarci di lui.

7. Quanto all’asserzione che tutti i medii furono smascherati, contiene di vero soltanto questo: che delle scenate e dei processi se ne sono fatti a tutti i medii; che alcuni devono esser stati colti realmente in flagrante, per esempio quelli a cui hanno trovato le barbe e le parrucche; che il decidere quanti siano stati realmente convinti di ciurmeria è un pò difficile per chi non è stato presente ai fatti; ma che certo molti di questi smascheramenti sono pure fandonie. Io non voglio accusare di mala fede o di allucinazione i negatori dei fatti evidenti, come essi accusano i medii e gli spiritisti. Ma sono convinto che molti di questi pretesi smascheramenti derivano da due cause:

La prima è che i più vogliono sperimentare i fenomeni spiritici senza essere menomamente informati della teoria o almeno della fenomenologia spiritica. Gli esperimenti si fanno per verificare le teorie, e le teorie non possono essere verificate che da quelli che le conoscono. Gli sperimentatori sono il più delle volte tanto competenti a giudicar di fenomeni psichici o spiritici, come io a giudicar di un esperimento di chimica. Il generale Gordon (nel giornale Psychic Notes, aprile, 27, 1892, Calcutta), difendendo il medio Eglinton dalla maldicenza degli increduli, diceva già: «Ogni giorno si fa più manifesto che è peggio che inutile il permettere di assistere alle [p. 51 modifica]sedute a quelli che non hanno voluto darsi prima il disturbo di imparar un poco della dottrina spiritica. Il primo grido di ognuno che accondiscende a discutere su tale argomento, è: fatemi vedere dei fenomeni, ed ogni consiglio di legger prima dei libri è inascoltato. Ciascuno probabilmente suppone che egli riuscirà a trovar la chiave del mistero, tanto è profonda e universale questa opinione di sé!» Sopratutto ignorano la solidarietà del fantasma col medio, per la quale sarebbe da leggere, per es., il nono capitolo della Monistische Seelenlehre del du Prel. Quindi può darsi sia vero ciò che asseriscono gli spiritisti, ossia che i pretesi smascheramenti di Miss Cook e di Bastian siano derivati dal confondere la trasfigurazione del medio colla materializzazione della spirito (o di quel qualunque fluido che volete); dico soltanto può darsi, perchè io non c’ero; per quanto riguarda il Bastian, prima di giudicare bisogna leggere la difesa che ne ha scritto Hellenbach. Così potrà darsi che Allen non fosse un mistificatore, poichè Hall e altri (in Aksákow, p. 160, ss.) dicono aver verificato che, se anche si tengono le mani del medio legate in un fazzoletto, se si ottiene che il così detto spirito suoni il campanello annerito colla fuliggine, le mani del medio si anneriscono. Ma, venendo al medio che ho nominato io, so che qualcuno asserisce, di aver afferrato la mano dell’Eusapia mentre lo toccava nell’oscurità. Io non mi permetto di dubitare della sua asserzione; tanto più che so per prova che, quando i fenomeni si fanno intensi ed essa è in istato subibnotico, [p. 52 modifica]non soltanto la sua mano è presa da tremiti convulsi, ma tende chiaramente a sfuggirmi. Lo confessa essa medesima e raccomanda di tenerla salda perchè le scappano le mani. Essa tende a ingannare inconscientemente. Tocca a noi a tenerle le mani, non come in una morsa, facendole male, ma tenendole oltre il polso anche il pollice, come avesse le manette, in modo che l’Eusapia non possa fuggirvi nell’oscurità nè sostituirvi una mano all’altra. Immaginatevi pure di aver a che fare con un prestigiatore abilissimo, e, senza offenderla, prendete, le vostre precauzioni. Ma sarete toccati egualmente.

Un’altra causa degli smascheramenti è la prevenzione che i fenomeni non debbono esser veri. Ci sono le illusioni prodotte dalla credulità, ma anche quelle prodotte dall’incredulità. Anche gli increduli sono in uno stato di attenzione aspettante, per cui credono di veder ciò che non c’è; se non lo vedono lo indovinano; essi capiscono tutto, essi spiegano tutto. Hanno una tal paura di essere minchionati, che si minchionano da sè stessi; e per evitare l’inverosimile inventano l’impossibile. Che un accademico, il Jobert de Lamballe, ed altri al suo seguito, spiegassero i raps, cioè i picchi degli spiriti sul tavolino, come rumori prodotti dagli scatti del muscolo corto peroneo del medio, lo capivo, perchè essi, non avendo fatto esperimenti, non potevano confrontare un rumore coll’altro, e giudicavano di una chitarra, da una trombetta; che ripeta questa spiegazione lo Sciamanna nella Nuova Antologia, non mi fa stupire, poichè anch’ [p. 53 modifica]egli confessa di non aver assistito ad esperimenti; ma ciò che mi fa trasecolare più che le apparizioni dei morti è che lo sostengono anche persone che hanno udito picchiare a richiesta sul tavolo, nel tavolo, sulle sedie, sulla lucerna e nelle imposte; che hanno udito dei colpi che parevano quelli di un maglio. Egli è vero che hanno pensato anche a questo, perchè un collega dello Zöllner voleva persuaderlo che lo Slade produceva questi colpi colla dinamite. Questo sì, sarebbe da mettere fra i pericoli dello spiritismo! C’è anche un’incredulità incurabile; ci sono di quelli che, come gli animali parlanti del Casti, negherebbero la pioggia, dicendo:

Scusi Eccellenza, ci ha bagnati il sole!

Le stesse cause che producono gli smascheramenti sono quelle che producono i processi. Il processo allo Slade fu fatto nell’interesse della scienza, e la condanna era fondata in parte su motivi tratti dal noto corso della natura.4 Dunque il giudizio del tribunale derivava da un pregiudizio: «che il corso noto della natura esclude la possibilità dei fenomeni medianici; ora l’impossibile non si può fare, ma soltanto fingere; dunque tutti i medii sono impostori». Ne viene pure di conseguenza che gli spiritisti, i quali credono alla possibilità di cose impossibili, sono imbecilli; quindi non sono mai chiamati come periti, [p. 54 modifica]sebbene siano i soli esperti, e perciò i soli competenti; e quando sono ascoltati come testimoni non sono creduti5.

8. In fine, alle imitazioni fatte da medii impostori, da prestigiatori e da scettici, gli spiritisti rispondono, con Hellenbach, che le parrucche non provano che non ci siano capelli, le dentiere rimesse che non ci siano denti, e così le monete false, i fiori di carta, ed anche le dichiarazioni d’amore. Chi è capitato sotto le unghie di una civetta e crede perciò che tutte le donne siano perfide, commette una falsa induzione: ab uno disce omnes non è una regola di logica. Egli è vero soltanto che lo smascheramento di un medio prova la possibilità dell’impostura degli altri, e che la scoperta di una parrucca dà diritto ai calvi di dubitare delle chiome altrui. Ma non dà diritto di sospettare che tutte le chiome siano false, fuorchè a chi non ha mai veduto dei capelli veri. Chi ha constatato un solo fenomeno spiritico veramente autentico, non può più esser disingannato nemmeno con mille falsi. A me per esempio è inutile citare l’opinione del Tyndall, «che gli spiritisti sono in un uno stato d’animo pel quale la scienza non può far nulla; sono credenzoni, ai quali le prove non servono, perchè vogliono credere e non vogliono essere disingannati». Sebbene il [p. 55 modifica]Tyndall sia fisico valentissimo e uno degli scrittori più chiari e simpatici, la sua sentenza non mi fa più nè caldo nè freddo, perchè, avendo veduto io dei fatti reali, è inutile che egli, (che, a quanto narra il Wallace, i fatti veri non li ha veduti, perchè non ha voluto vederli), mi venga a dire che ce ne sono molti di falsi. Io so che il caffè si fabbrica anche colla cicoria, colle ghiande e coi fichi secchi; so bene che uno dei miei conoscenti è fabbricante di caffè; so bene che non è sufficiente garanzia nemmeno il comprarlo in grani, perchè un commerciante in coloniali mi ha assicurato che si fabbrica anche quello, coi fondi di caffè, e così bene che io non lo distinguerei dal vero; so che in una provincia d’Italia non ho trovato in alcun caffè del vero caffè. Eppure, siccome ho bevuto qualche volta del vero caffè, così io sono, quanto al caffè, in quello stato d’animo che dice il Tyndall; sono afflitto da una credulità incurabile. Neppure un blocco continentale che ci privasse di caffè per tutto il resto della vita mi guarirebbe dall’illusione che esistono il Moka e il Portorico. Egli è vero che un fantasma differisce molto da una tazza di caffè; ma la differenza deriva da questo, che tutti coloro che vanno a Napoli vanno al Caffè Nuovo, mentre quasi nessuno domanda dell’Eusapia.


Note

  1. Nota alla 2a ed. — Ora, dopo alcune sedute a Milano collo stesso medio in casa Finzi, aggiungo che ho osservato sempre nuovi e maggiori indizi di sincerità.
  2. Vedi l’opera citata dello Zöllner, trad. del Massey, in fine.
  3. Vedi la sua lettera nella Pall Mall Gazette, 23 Aprile 1885.
  4. Vedi la prefazione del Massey alla sua traduzione inglese dello Zöllner.
  5. Nota alla 2a ed. — E nel recente processo contro la Töpfer, a Berlino, non fu udito che un solo testimonio in difesa; vedi Spiritualistische Blätter, 9 giugno 1892.