IV. Sono attestati da testimonianze sufficienti

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IV. Sono attestati da testimonianze sufficienti
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Dunque non possiamo asserire a priori che sono impossibili. Ma si può provare che sono reali? Non si può provare con una dimostrazione come quella della matematica, cioè provando che devono avere luogo; ma si può darne una prova come quella della storia, fondata sulla testimonianza, e come quella della fisica, fondata sull’esperimento.

1. Non è punto vero che i fenomeni spiritici non si siano mai veduti; anzi tutto avremmo in contrario la testimonianza della tradizione, di una tradizione che viene da tempi antichi e da popoli diversi. Storie e leggende son piene di fatti che parevano infrazioni alle leggi di natura, prodotti dall’intervento d’intelligenze occulte. Per tacere delle più importanti, come le apparizioni ed evocazioni dei morti delle quali dovrò parlare più innanzi, [p. 26 modifica]la consultazione dei tavoli era già nota a Tertulliano1; la scrittura diretta ha cominciato al convito di Baldassare; la levitazione di Home, come si vede nei fakiri indiani, così era frequente nei santi e nelle streghe2, ed ha cominciato almeno da Simon Mago; l’insensibilità al fuoco, il dono delle lingue, il dono delle guarigioni, la visione del futuro nello specchio, nell’ acqua e nella mano, ecc. sono cose che s’incontrano nei libri vecchi ad ogni piè sospinto. Ora quanto vale la tradizione? Esattamente non si può dire. Ma se da una parte riconosco ancora che non basta da sola a provare delle eccezioni alle leggi naturali note, dall’altra parte non vedo che non si debba tenerne conto. Non basta a provare, perchè ciascuno dei fatti raccontati è, per chi non conosce ancora altra testimonianza che quella della tradizione, non impossibile, ma talmente inverosimile, che il lettore è naturalmente spinto a far come Erodoto quando gli si raccontava che il sole era tornato indietro; e ancora perché i testimoni dei miracoli passati sono morti, e le testimonianze ci sono giunte alterate dalla debolezza della memoria e dalla forza dell’immaginazione. Ma non si può sprezzarla come un valore trascurabile, perché [p. 27 modifica]ogni singola testimonianza ha qualche valore, e quando poi le testimonianze fioccano e fanno valanga, e nel numero ce ne son molte, che sebbene siano di tempi e paesi diversi, concordano in minute circostanze, il cestinarle tutte e interamente come sogni e bugie è un atto da temerario.

2. Ma, dicevo anch’io una volta, sono cose che ora non si vedono più. E invece si vedono ancora; ci sono dei testimoni attuali: gli spiritisti. Questi testimoni, se badassimo soltanto al numero, sarebbero sufficienti anche a provare che il sole si è fermato come ai tempi di Giosuè, ed ha camminato all’indietro, come nel periplo dei Fenici. Lascio l’America dove si dice che siano a milioni; in Europa sono almeno centomila; paion pochi, perchè non fanno propaganda, e se non la fanno è sopratutto perchè credono che non ce ne sia bisogno; non si tratta di un dogma religioso o metafisico, che richieda martiri eloquenti, ma di una verità sperimentale che si farà strada da sè. - Ora gli spiritisti quasi tutti hanno veduto o creduto di vedere qualche cosa. Voglia ammettere che siano soltanto diecimila quelli che hanno veduto molto; e che fra questi siano soltanto mille che hanno veduto la scrittura diretta, gli apporti e le materializzazioni che si ottenevano o si ottengono con Home, Schraps, Topfer, Slade, Eglinton, Miss Fox, Miss Cook, o la Palladino; conto molto modesto, perché quelli che hanno constatato la realtà dei fenomeni spiritici in presenza della Palladino sono certamente più di cento. E tutti questi non si possono cestinare come i morti. [p. 28 modifica]

3. Ma, diceva anch’io, se gli spiritisti non sono del tutto ignoranti, sono però tutta gente che ha soltanto una mezza coltura, quanto basta ad uscir da una Chiesa per entrare in un’altra. Ci sarà il numero, ma non c’è l’autorità.

Ora anche questo non è vero. Non sarebbe difficile raccogliere un centinaio di nomi di uomini autorevoli che hanno ammesso la realtà dei fatti; ma io lascierò da parte quelli che sono chiari soltanto per studi sullo spiritismo, come l’Aksákow; e degli altri lascio da parte, et pour cause, gli ecclesiastici (come l’arcivescovo Whately); ed anche i filosofi (come Fichte il giovane, Ulrici e il Sidgwick); e ancora più volentieri i letterati (come Sardou, Victor Hugo e Thackeray); e gli uomini politici (come Azeglio, lord Brougham e Gladstone); e i militari (come il general Drayson e il general Gordon); e sceglierò specialmente i professori universitari di matematiche, o di fisica, o di scienze naturali, e qualche magistrato:

In America i tre principali scrittori di opere spiritiche, importanti per abbondanza di fatti e di giudizio, sono Dale Owen, ambasciatore a Napoli nel 18533; - Edmonds, giudice alla Corte suprema di NuovaYork, e per qualche tempo presidente del Senato4; - Robert Hare, professore di chimica nell’Università di [p. 29 modifica]Pensilvania5 - Fra i primi aderenti il Mapes, altro professore di chimica all’Università.

L’Inghilterra, patria di quegli uomini che noi consideriamo come i più pratici e positivi, e che ci tengono tanto ad essere matter of-fact, vanta fra i difensori della realtà dei fenomeni medianici nientemeno che tre membri della Società Reale di Londra (che corrisponderebbe alla nostra Accademia dei Lincei): Crookes, Wallace e Varley; non mi dilungherò a parlare dei loro meriti scientifici; ma si noti che ai primi due si devono due delle più importanti opere inglesi sui fenomeni dello spiritismo6. Non vado a cercare i nomi di quelli fra i membri di questa Società, che hanno semplicemente ammessi i fatti, come il Mayo e qualcun altro. Ma noto che fra gli scrittori inglesi di opere in difesa della realtà dei fenomeni spiritici sono il Cox7, distinto giureconsulto, e il De Morgan, professore di matematica all’Universita di Londra8. E fra quelli che ammisero i fatti accaduti in presenza del medio Home val la pena di nominare Senior, professore di economia politica all’Università [p. 30 modifica]di Oxford, e l’astronomo Huggins. Convinti dei fatti erano pure: il Barrett, professore di fisica alla Università di Dublino; Gregory, professore di chimica all’Università di Edimburgo; il Chambers, giurista, autore di una Storia naturale della creazione, tradotta nientemeno che dal Vogt, ecc. Tutti poi sanno che la realtà dei fenomeni spiritici fu attestata con pubblica relazione dal comitato della Società dialettica di Londra9; comitato che si era costituito prevedendo di smentire una superstizione che cominciava a generalizzarsi; comitato composto di 33 persone, tutte distinte per posizione scientifica e sociale; comitato che si suddivise in sei piccoli comitati, ciascuno dei quali tenne numerose sedute, e finì per convenire che i fenomeni erano reali. Finalmente aggiungo che lo scorso anno, nel congresso dell’associazione britannica pel progresso delle scienze, il Lodge, che è uno dei tre o quattro primi fisici d’Inghilterra, e credo sia anch’egli membro della Società Reale, essendo stato nominato presidente della sezione della fisica in quel congresso, lesse un discorso intitolato: I problemi attuali delle scienze fisiche; nel quale sostenne che è ora che i fisici si occupino dello spiritismo, questo paria della scienza, e disse fra altro: «Quanto a me, la mia convinzione è fatta; i nostri processi ordinarj di osservazione e d’esperimento stabiliscono in modo sicuro [p. 31 modifica]l’esistenza di una regione in cui si producono questi fenonemi, che tuttavia la scienza rifiuta di ammettere, e a cui ogni scienziato ben pensante chiude l’orecchio.» Il lettore milanese può trovare questo discorso tradotto nella Revue scientifique, 12 settembre 1891.

In Germania, una delle più importanti opere in difesa dello spiritismo fu scritta dal celebre astronomo Zöllner10; la realtà dei fatti ch’egli dice di aver osservato fu calorosamente attestata dal Fechner, professore di fisica nell’Università di Leipzig, e dal Weber, professore di fisica nell’Università di Gottinga, i cui nomi sono citati con venerazione da tutti i psicologi positivisti; furono ammessi dallo Scheibner, professore di matematica all’Università di Leipzig.11

In Russia l’Aksàkow, nella sua contesa con l’Università di Pietroburgo intorno alla realtà dui fatti, ebbe dalla sua tre professori della suddetta Università: Boutlerow, chimico; Wagner, zoologo; Ostrogradski, matematico.

La Francia ha grandi scienziati e famosi spiritisti, ma non ha grandi scienziati che siano difensori della realtà dei fenomeni spiritici, perchè, dice un inglese, i francesi temono troppo il ridicolo. Ma Allan Kardec era professore [p. 32 modifica]anche lui, e uno fra i difensori più ardenti dello spiritismo è il Gibier, distinto naturalista e assistente di Pasteur; fra gli aderenti il Flamarion, e presto il Richet.

In Isvizzera, scrisse in difesa della realtà dei fenomeni il Thury, professore dell’Accademia scientifica di Ginevra12; difensore ardente dell’occultismo e poi dello spiritismo il Perty, famoso entomologo, professore all’Università di Berna13.

In Italia il Lombroso, il quale non aveva mai voluto nemmeno assistere alle esperienze, dichiarando che egli «non credeva all’anima delle poltrone», finalmente vi assistette, aiutato da alienisti esimj (Tamburini, Virgilio, Bianchi, Vizioli), «prendendo tutte le precauzioni che si potevano maggiori14» e la conclusione fu una sua lettera in cui si diceva «vergognoso e dolente di aver negato con tanta tenacia la possibilità di questi fatti»15.

Dopo tutto questo, mi pare che avrei il diritto, anzi il dovere, di credere senza vedere, come fece il Challis, professore di astronomia a Cambridge, del quale il Wallace dice che fu forse il solo ad ammettere i fatti senza [p. 33 modifica]vederli, perchè: «le testimonianze sono così numerose e perfette, che bisogna ammettere le manifestazioni tali e quali le raccontano, o rinunciare alla possibilità di accertare un fatto qualunque colla testimonianza umana». Insomma il Crookes afferma a ragione che non c’è fatto della storia sacra e profana che sia attestato come i fenomeni detti spiritici; sicchè o bisogna ammetterli o bruciare la storia.

4. Ma io non credevo ancora perchè non avevo veduto io; ho aspettato a credere ch’io avessi veduto, come quasi tutti gli spiritisti, e come San Tommaso. Ma ora

Je l’ai vu, dis-je, de mes propres yeux vu,
Ce qui s’appelle vu. Faut-il vous le rebattre
Aux oreilles cent fois, et crier comme quatre?

Ed ho veduto più volte. Ed ho veduto bene, prendendo per non ingannarmi le precauzioni che dirò più innanzi. E so per prova che posso tornar a vedere, perchè non si tratta di fenomeni spontanei, ma di esperimenti. E se non ho veduto tutti i fenomeni classificati dall’Akstkow, ho però veduto quanto basta per credere alla possibilità di quel più che non ho veduto. Avendo constatati i fenomeni più importanti, per esempio la materializzazione di defunti ch’io solo potevo riconoscere, non ho più alcuna difficoltà ad ammettere nè la Katie King del Crookes, nè la Estella di Livermoore. Insomma ho anche la testimonianza mia, che per gli altri può valer poco, ma per [p. 34 modifica]me vale più di quella del Crookes, appunto perchè è la mia.

Sicchè, se non credo ora, che ho testimonianze passate e presenti, e numerose ed autorevoli, ed anche mia, e ripetuta, e che posso ripetere, quali saranno le prove che dovrò domandare per credere ad una cosa? Non mi resterà che aspettar a credere quando ci abbiano già creduto tutti gli altri; allora sarò più sicuro di non sbagliarmi; ma, se tutti facessero così, avremmo ancora l’astronomia di Erodoto, anzi quella del padre Adamo. Bisogna bene che uno cominci, poi che alcuni gli vadano dietro, prima che si muovano tutti.

Ma io non ho detto tutto questo soltanto per giustificare la mia credenza ai fatti, bensì anche per modificare l’opinione del lettore, o almeno, come ho detto, di alcuni dei miei lettori giovani. Io non pretendo che credano alla realtà dei fatti; perchè se prima vorranno vederli anche loro, io dirò, non che abbiano ragione di dubitare di me (giacchè io riconosco che avevo torto di dubitare degli altri), ma che io devo comprendere e scusare in loro l’errore che ho commesso io. La mia domanda è molto più modesta, cioè che riconoscano: 1° che non hanno motivi sufficienti per esser sicuri che questi fenomeni sono impossibili; 2° che tante testimonianze numerose, autorevoli e concordi li rendono per lo meno molto probabili.

Infatti, notate bene, voi potete negare i fatti, dicendo che non li avete veduti; ma non potete più negare le [p. 35 modifica]testimonianze dicendo che non le avete udite. Ora, una causa la debbono avere; la concordanza di tanti testimoni non vorrete attribuirla ad una combinazione. Ora se non ammettete che la causa è nella realtà dei fatti, dovete sostenere che vi inganniamo, o ci inganniamo. Nel primo caso direste che noi mentiamo; ma la menzogna di tanta gente onesta, e menzogna senza profitto, non è ammissibile; alla peggio ammetterò la menzogna degli altri spiritisti; ma non la mia. Nel secondo, affermate che noi siamo in errore. Ebbene, discutiamo pure quest’ipotesi.


Note

  1. Apologia, XXIII. — Confronta simili consultazioni in Das automatische Schreiben del dott. Carl da Prel, dallo Sphinx del 90 o del 91, p. 21.
  2. Vedi dott. Carl du Prel. die Hexen und die Medien, nello Sphinx, 1889. — E una lista di levitazioni di santi nelle Forces non définies del col. de Rochas.
  3. Footfalls on the Boundary of another World. 1860. — The debatable Land between this World and the Next. 1871.
  4. On Spiritualism, — e Letters and Tracts on Spiritualism.
  5. Experimental Investigations of the Spiritual Manifestations.
  6. W. Crookes, Researches in the Phenomena of Spiritualism; tradotto in francese.
  7. What am I.
  8. From Matter to Spirit di Mrs. de Morgan, con una importante prefazione di suo marito.
  9. Report on Spiritualism of the Committee of the London Dialectical Society, 1871
  10. Die transcendentale Physic und die sogenannte Philosophie, che è il 3o vol. delle sue Wissenschaftliche Abhandlungen, Lipsia, 1879; tradotto in inglese dal Massey.
  11. Pel primo di questi si veda specialmente Zöllner’s medium-istische Experimente, Aufzeichnungen aus dem Tagebuche von G. Th. Fechner, nello Sphinx, Aprile 1888.
  12. Credo che la sua dissertazione, che ho letto nei Memorabilia del Pioda, abbia per titolo Des tables tournantes, come l’opera del conte Agenore de Gasparin.
  13. Der jetzige Spiritualismus und verwandte Erfahrungen der Vergangenheit und Gegenwart, Leipzig, 1877; e parecchie altre opere.
  14. Vedi il suo articolo nel n.6 del giornale La Vita Moderna.
  15. Vedi il rendiconto nella Tribuna giudiziaria del Maggio 1891.