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l’esistenza di una forza occulta produttrice di effetti fisici1.

6. Quanto alle imitazioni fatte in società private dagli scettici, la risposta è semplice: Quando ho motivo di dubitare del medio o d’altre persone, io non posso giudicare della realtà dei fenomeni che da due cose: 1º dalle precauzioni prese, (mettendo il medio o qualunque persona sospetta nell’impossibilità di falsificare); 2° dalla natura del fenomeno. Così, se nell’oscurità e senza controllo mi sentirò toccare da una mano perfettamente eguale ad una mano vivente, io non potrò decidere se il fenomeno sia medianico o no; e per ammetterlo aspetterò che si produca, quando tutti sian legati come salami, un fenomeno che mi paia inimitabile. Ma quando siamo sei persone attorno a un tavolino, allo scuro, tutti sciolti, e si ode un pugno sul tavolo, fenomeno imitabilissimo da persona che abbia le mani libere, io non posso credere che il fenomeno sia medianico se non quando: 1º ho motivo di fidarmi degli altri cinque; 2° nessuno degli altri cinque confessa di aver picchiato. Che se uno di quei cinque picchia senza confessare, io non biasimerò la sua intenzione, che devo supporre sia quella di accertarsi della verità, (perchè non vedo neppure per lui un motivo a delinquere, e giustizia vuole che la ragione che ho addotto per certi medii l’ammetta anche per lui); ma mi permetto di non approvar l’atto, perchè esso non gli

  1. Vedi la sua lettera nella Pall Mall Gazette, 23 Aprile 1885.