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sebbene siano i soli esperti, e perciò i soli competenti; e quando sono ascoltati come testimoni non sono creduti1.

8. In fine, alle imitazioni fatte da medii impostori, da prestigiatori e da scettici, gli spiritisti rispondono, con Hellenbach, che le parrucche non provano che non ci siano capelli, le dentiere rimesse che non ci siano denti, e così le monete false, i fiori di carta, ed anche le dichiarazioni d’amore. Chi è capitato sotto le unghie di una civetta e crede perciò che tutte le donne siano perfide, commette una falsa induzione: ab uno disce omnes non è una regola di logica. Egli è vero soltanto che lo smascheramento di un medio prova la possibilità dell’impostura degli altri, e che la scoperta di una parrucca dà diritto ai calvi di dubitare delle chiome altrui. Ma non dà diritto di sospettare che tutte le chiome siano false, fuorchè a chi non ha mai veduto dei capelli veri. Chi ha constatato un solo fenomeno spiritico veramente autentico, non può più esser disingannato nemmeno con mille falsi. A me per esempio è inutile citare l’opinione del Tyndall, «che gli spiritisti sono in un uno stato d’animo pel quale la scienza non può far nulla; sono credenzoni, ai quali le prove non servono, perchè vogliono credere e non vogliono essere disingannati». Sebbene il

  1. Nota alla 2a ed. — E nel recente processo contro la Töpfer, a Berlino, non fu udito che un solo testimonio in difesa; vedi Spiritualistische Blätter, 9 giugno 1892.