Osservazioni di Giovanni Lovrich/De' Costumi de' Morlacchi/§. 25. Superstizioni

§. 25. Superstizioni

../§. 24. Astrologia giudiziaria ../§. 26. Medicina IncludiIntestazione 9 dicembre 2020 75% Da definire

De' Costumi de' Morlacchi - §. 24. Astrologia giudiziaria De' Costumi de' Morlacchi - §. 26. Medicina
[p. 189 modifica]

§. XXV.

Superstizioni.

S
E i Morlacchi sono accusati nel profondo della ignoranza, come abbiamo rimarcato altrovè, non farà meraviglia, che sieno anche superstiziosi: ma le superstizioni sono, come le mode: cangiano da paese in paese, da Nazione in Nazione; si annullano in un luogo, e cominciano ad essere in voga in un altro. Elleno sono quasi all’ultima moda fra’ Morlacchi.

Serpente.

Fra tutte le meraviglie, che io lessi ne’ libri antichi, e moderni intorno il Serpente, gran Dio dell’antichità, non v’è la più strana di quella, che si sente risuonare per le bocche di alcuni Morlacchi. Vi erano da principio, dicono essi, tre Soli, il calor de’ quali era eccessivo, ed il Serpente non potendo soffrirlo, si avvisò di sorbir i tre Soli, ma non gli riuscì di sorbirne, che due, e mezzo, onde il Sole, che illumina il Mondo non è altro, che mezzo, secondo essi.1 Ma se di un mezzo Sole non si può soffrire il calore nel tempo di State, è certo, che il calore di tre Soli sarebbe più insoffribile ancora, sicchè in certo modo a loro parere [p. 190 modifica]era necessario, che succedesse così. Il Serpente dopo un tal fallo è condannato ad ascondersi alla faccia del Sole fra’ sassi, e sotto terra, ove sussiste per lo più il suo domicilio; ed il Sole da quella volta in poi ogni volta, che taluno ammazza il Serpente dice all’uccisore „Fiorisca la tua destra,„ e se tal’altro non lo amazza potendo, dice il Sole „che la destra ti si possa seccare.„ Questa favola à dell’Orientale, ed è cosa di ammirazione, che tradizionalmente si sia conservata frà certi de’ nostri Morlacchi. Ma i Serpenti stanno anche alla guardia de’ Tesori. Quando se ne incontrano molti è segno di fortuna, secondo il parere de’ Morlacchi. Io resto molto stupefatto, che le guide Primoriane, che condussero il Fortis sul Biocovo, abbiano voluto ammazzar il suo compagno, perchè finse di gettar una biscia contro di loro2 essendo opinione comune, che sia forte l’incontrar viaggiando delle biscie. Una di quelle guide istesse mi riferì, che nè esso, nè il suo compagno ànno fatta una tal azione, e che i lamenti tutti erano fatti a torto. Ma in confronto de’ Morlacchi si deve più tosto credere al Fortis.


Genio buon, e Genio cattivo.

Dabra Srichia, e Nesrichia, buona sorte, e cattiva sorte, sono due antiche Deità de’ Morlacchi, che corrispondono al Genio buon, e Genio cattivo degli antichi. E vaglia il vero, Nesrichia dinota anche al presente il Diavolo, ch’è il cattivo Genio, e per conseguenza Dobra Srichia dinoterà il buon Genio. [p. 191 modifica]Io non entro in questione, se i Morlacchi abbiano portata seco dal Settentrione. questa credenza Orientale, o se l’abbiano appresa da’ Romani. Osservo, che quando si vuol alle volte persuader taluno di qualche buon successo, si usa ancora dire fra essi scambievolmente

               Srichiate gleda;
               Nesriachiati neda

che traducendo il sentimento in Italiano corrisponde al dir

               La Sorte non ti è bieca,
               Il Diavolo ti accieca.

quasi che la sorte, ch’era il Genio buono conducesse per vie dirette, ed il Diavolo per le indirette. Ma questa falsa persuasione è quasi sradicata da’ loro cervelli: per mezzo de’ Ministri della Religione Cristiana che persuasero loro, che non vi sono, che gli Angeli Custodi, che vegliano alla cura de’ Cristiani, ed ai Diavoli è permesso di tentarli. Nulla ostante una verità così evidente, per non perder l’antico uso, essi non possono metter in non cale la loro Deità Srichia, ch’è il buon Genio, il quale invocano specialmente ne’ tempi di chiasso, senza saper che si dicano, giocando con esso, come i Poeti con Bacco. I Romani pure nelle gozzoviglie aveano il Dio Genio.

               Indulge Genio: carpamus dulcia: nostrum est
               Quod vivis; cinis, & manes, & fabula fies

Pers. Sat. 5. v. 120. [p. 192 modifica]

Indemoniati.

Vi sono molt’indemoniati fra’ nostri Morlacchi. Io non parlo già degl’indemoniati veri. Tractent fabrilia fabri. Io non sono Esorcista. Dirò soltanto degl’indemoniati, che per ignoranza vengono creduti tali, o si fingono per fanatismo, e furberia. Bisogna confessare, che i Morlacchi ora non vivono in quella crassa ignoranza di credere, come una volta, che gli Epilettici sono indemoniati. È svanita dal loro capo questa superstizione Orientale, per cui i Sacerdoti d’Iside andavano per lo Mondo, deliberando coll’ajuto dell’oro gli sciocchi, ch’erano sotto l’Imperio di Tifone. Qualunque male per altro, che non sia frequente, e di cui ignorano la causa è mal diabolico. I pazzi quasi tutti sono indemoniati. A questo proposito mi ritorna a mente un terzettoFonte/commento: Pagina:Osservazioni di Giovanni Lovrich.djvu/269, che ò sentito più volte cantar da un Morlacco, ove si lagna il Demonio di quelli, che lo incolpano delle loro pazzie.

          Nesrichiasc po gori tuscila:
          Manitimi gliudi dodiasce,
          Pobudale, pak Nesrichiu Krive.

          „ Si lagnava pel bosco un dì il Demonio:
          „ Alfin son stanco delle pazze Genti,
          „ Impazziscono, e poi causa è il Demonio.

Che più? Se io dicessi, che anche gli ubbriachi, passano alle volte per indemoniati, qualcheduno riderebbe. Eppur, se si à da credere ad un testimonio oculare, io son tale, che mi trovai presente al [p. 193 modifica]seguente successo. La gran forza di vino unitamente alla eccessiva ripienezza dello stomaco ridussero un Morlacco in tale stato, che gli mancò la parola, e faceva delle contorsioni diaboliche. Tosto si andò in traccia di uno Zoccolante. Ei venne, e credendo il Morlacco indemoniato, cominciò ad esorcizzarlo. Non passò guari dopo l’esorcizzazione, che il Morlacco cominciò a gettar fuori tutto quello, che gli aggravava lo stomaco, e tosto si sentì bene. Allora lo Zoccolante pieno di sdegno, proruppe in molte ingiurie contro l’ubbriaco. Io vedendo ciò, soggiunsi: Eh via! consolatevi Padre, che gli avete cacciato dal corpo un gran Demonio, e lo sdegno si convertì in gioco, il Frate se ne andò al suo Convento, ed il Morlacco a casa. Si attribuiscono taluni a merito di essere indemoniati, poichè si crede, che questi sieno i Santi Martiri de’ giorni nostri. Quindi è, che molte Donne fra’ Morlacchi una volta per l’ambizione di divenir Sante Martiri, si fingevano indemoniate. Si pretende, che gli esorcisti non avessero la vircù di cacciar i Demonj da’ loro Corpi, ma i Mariti co’ bastoni fecero il prodigio. Col bastone in fatti si guarirono anche molti di quelli, che si finsero indemoniati per furberia.


Sogni.

I Morlacchi ànno molta fiducia ne’ sogni, e quest’in vero sono le sorgenti d’innumerabili superstizioni anche presso le Nazioni colte.

Maxima pars hominum morbo jactatur eodem.

Dai sogni una volta si prediceva l’avvenire, e [p. 194 modifica]quel ch’è peggio, si predice ancora. Vi sono de’ Ciarlatani, che pretendono di spiegar co’ sogni quai numeri del Lotto debbano venire in una futura estrazione, e vi sono poi de’ sciocchi, che loro badano. Il pregiudizio deriva da ciò, che si osservano i sogni, che per accidente si compiscono, e si pongono in obblio tutti gli altri, che non vengono compiti. Ma i Morlacchi nostri fanno trovar la scusa anche a questo. Si sognano essi di aver trovato il tesoro in un dato sito: si svegliano, e si vedono delusi: Non mancano di andar tosto nel sito sognato in traccia del tesoro, e nulla trovano. Eppure per non tacciare di falacia i loro sogni3 si contentano più tosto d’incolpar il Demonio, (che non à parte alcuna ne’ loro vaneggiamenti), dicendo, che il tesoro è trasportato dal Demonio, o convertito in terra, ovvero in carbone, perchè altri non lo portasse via di là, giacchè dopo cento anni il Demonio s’impossessa, come se avesse necessità di soldo. Sognano i Morlacchi di veder le anime de’ loro parenti morti, amici, conoscenti, ed altri tali. In simili casi ricorrono per la spiegazione de’ sogni ai Pastori delle anime, i quali dicono, che le apparizioni de’ morti dinotano una grandissima necessità del loro soccorso in elemosine, Messe, ed Orazioni, perchè venghino liberati dal Purgatorio, ed i Morlacchi eseguiscono subito il tutto, per procurar del bene ai [p. 195 modifica]loro prossimi. Cento sogni di simil natura per lo zelo, che tra essi si à per i morti, impoverirebbono de’ Villaggi intieri.


Streghe.

Le streghe, che in molti luoghi sono andate in disuso, fanno una buonissima figura ancora fra’ Morlacchi. Elleno sono conosciute in Illirico col nome di Vieschizce, e sono quelle, che vanno stridendo, e volando di notte, strappando i cori ai bambolini in culla. Così credevano anche i Romani che lasciaro per eredità questa superstizione a’ Morlacchi4. Al mestiere delle streghe fra noi, non si applicano, che i furbi, ed i pezzenti, ma nulla ostante [p. 196 modifica]sono temuti dagl’ignoranti. Per quello riguarda alle Donne, che vogliono far le Streghe, elleno sono pell’ordinario del numero di quelle, che arrivate a certa età, sdegnate di non aver Marito, si applicano alla Stregheria. Sembra, che in questo rassomiglino alle sciocche Sibille Greche, che si aveano fitto in testa di profetizzare con versi assai cattivi, per indi procacciarsi il vitto, ed in fatti vi riuscirono. È noto abbastanza il successo di quella Donna, che presentando a Tarquinio primo i nove Libri della Sibilla di Cuma, e non potendo ottener il prezzo bramato, ne brucciò indispettita sei, e gli altri che rimasero li vendette a lui stesso per doppio soldo di quello, che ricercava per tutti i nove insieme. Si accreditarono tanto que’ libri, che quando si voleva persuader ad uno, che si dice la verità, era in uso il dire. „Fate conto, che io vi reciti il foglio della Sibilla.“

Credite me vobis folium recitare Sibilla

disse anche Giuvenale, che probabilmente si beffava della loro infallibilità. Il concetto delle Sibille Greche presso gli antichi è passato nelle streghe presso i Morlacchi. Se uno per accidente indovina qualche cosa, o se si mette a predir per impostura, si dice subito, che questo è çarovnik, cioè Facitor di Stregherie. Questi çarovnizci sono i terrori de’ Morlacchi. Si ammalano essi all’improvviso, camminando in tempo di notte? La causa del male sono i çarovnizci, o le streghe. Muore un fanciullino? Le streghe li mangiarono il cuore, e fanno innumerabili altre malie. Esse danzano di notte in tutte le vie Croci. Chi desiasse di vederle si raccomandi alli su[p. 197 modifica]perstiziosi, che non mancano di vederle colla propria fantasia. I domicilj delle streghe (come in aria sono i nugoli neri) così in terra sono gli alberi delle noci, onde convien guardarsi anche da questi. Ànno osservato per vero dire i Morlacchi, che molti, che dormirono sotto un albero di noci, perirono miseramente. La causa di questa mortalità senza dubbio sono le streghe. I Filosofi trovano, che sono l’esalazioni delle noci, ma i Morlacchi non sono Filosofi. Ma se le streghe fanno del male agli uomini, vi à da essere chi sappia liberarli da questo male. Lasciamo a parte i Zapisi, de’ quali diremo in fine di questo paragrafo, vi sono le Baornizce, che preservano dalle streghe, purchè sieno pagate. Mi fu detto da una di queste, che quando le streghe mangiano il cuore, il rimedio efficacissimo è di mangiar un bovolo arrosto, che allora il cuor torna a rinascere. Laonde per esser sicuri da qualunque malia, convien farsi amiche le Baornizce. Ma chi ricorre ad esse loro (com’è ben giusto) non può essere assolto da’ Padri Zoccolanti, e la ragione è chiara. Queste Baornizce, che preservano dalle streghe, possono essere altro, che ciò, ch’era la Dea Carna de’ Gentili, che teneva lontane le streghe dalle culle de’ fanciulli? Era tenuta in somma venerazione presso i Romani

          Prima dies tibi Carna datur: Dea cardinis hæc est:
          Numine clausa aperit, claudit aperta suo.

Non merita la pena di raccontare infinite altre sciocchezze intorno le streghe, che vengono credute da’ Morlacchi, poichè elleno non sono altro, che quelle istesse, che si leggono presso gli Autori Latini. [p. 198 modifica]Ma è duopo osservare, che le loro maggiori prodezze elleno le fanno la notte della Vigilia di S. Giorgio, e quella di S. Giovanni ai 23. di Giugno. In questa ultima notte chi potesse raccogliere la semenza della erba paprad5 potrebbe sapere tutto ciò, che si fa, e che si pensa al mondo. Ma le streghe non permettono avvicinarsele. Dopo la vigilia di S. Giovanni la semenza già riferita più non si trova. Ma non sanno i Morlacchi, che la erba paprad, o sia Filice à la sua semenza nel dorso, e che questa è la ragione, che non la trovano. Nelle porte delle case de’ Morlacchi vedesi attaccata ordinariamente una coda di Lupo, di Bue, od’altro, che serve di uncino per tirar a se le porte stesse. Emmi venuto sospetto, che questo sia un rimasuglio di quell’antica superstizione, che si soleva mettere sulle porte delle ville il rostro del Lupo contro i Sortilegj, giacchè la barba servia per far le malie. Plinio ci lasciò scritto, che dicono essere cosa inveterata, che il rostro del Lupo resiste agl’incantesimi, e perciò si mette sulle porte delle ville.6 Gli stregoni, e le streghe fanno le loro stregherie colle ossa de’ morti, coll’erbe, ed altri tali scipite corbellerie e quantunque non abbian forza veruna, non è lecito fra’ Morlacchi il dubitar del poter loro. Io non voglio esaminare qual abisso di fanatismo, d’ignoranza, e di crudeltà faceva, che i nostri Morlacchi una volta, se scoprivano qualcuno, che si spacciava per Istregone, o se lo immaginavano essi, ad ogni costo volevano abbrucciarlo; dico solo però, che ciò non ànno ere[p. 199 modifica]ditato dagli antichi Romani (de’ quali possiedono molte superstizioni) ove vi furono moltissimi insensati, che si spacciavano per Istregoni, ma non vi furono fanatici, che gli abbrucciassero. Il Tartarotti à dimostrato ad evidenza, quanto sieno sciocchi quelli, che credono nelle streghe, e perciò disse benissimo un Poeta.

          Che in streghe crede sol la sciocca gente,
          Che non fur mai, nè son al Secol nostro;
          E chi dice il contrario se ne mente.


Vampiri.

I Vampiri, chiamati dai Morlacchi Vukodlacci sono Spiriti erranti di notte, come tutti gli altri, e vengono formati dalla sola pelle di un uomo, inaffiata dal Demonio, e ripiena di sangue. Soggetti a questa sventura si dicono tutti quelli, sotto i quali dal tempo, che sono morti insino a quel, che si sotterrano, passa qualche animaluccio, come il cane, il gatto, il topo ec..7 Ai Vampiri non si attribuisce il succhiamento del sangue de’ fanciulli, come dice il Fortis.8 L’impaccio, che danno essi, consiste solamente nello sforzar le Donne d’al[p. 200 modifica]tri, che non si vergognano di raccontar, come dai Vampiri vengono sforzate a condiscender alle loro voglie. Questi sono Spiriti, come ben si vede, cui piace adulterare. I Parocchi Morlacchi ànno varie sorti de’ Vampiri-fughi, vale a dire rimedj contro i Vampiri. Ma succede alle volte, che nel giorno stesso, che le Morlacche (specialmente se sono avvenenti) ànno avuto il Vampirifugo, appena si presenta il bujo della notte, tornano ad essere violentate, purchè i Mariti non sieno presenti, de’ quali la gelosia pare, che spaventi molto i Vampiri, che sempre appariscono alle Donne sole. Se poi qualche Marito trovasse in atto il Vampiro colla propria moglie, si crede, che il Vampiro gli salti addosso, ed alle volte eseguisca ancora qualche sfogo brutale. Chi sa, che questo non sia un graziosissimo ricordo ai Mariti, che quando vedono i Vampiri, che per lo più sono neri, li lascino in pace? Così gli uomini scaltri si sanno prevalere fra noi della ignoranza altrui, per soddisfare ai proprj appetiti.


Folletto.

Il Folletto, Mazich ai Morlacchi sembra ch’e’ sia un Vampiretto giovane. Questo si descrive per vaghissimo, e bellissimo regazzo: egli è un Diavolino, contro cui non si trova rimedio, per iscacciarlo da se. Si dice, ch’egli si contenta di far il servitore a qualcuno, e dorme sotto il letto del Padrone, per essere pronto ad ogni suo comando. Chi lo crede un Angelo, e chi lo prende per Diavolo. Quinci ne nasce, che se un Morlacco per economia bene intesa sia più ricco di un altro, che lo doverebbe essere [p. 201 modifica]per possessioni, si crede certamente, ch’e’ tiene lo Spirito Folletto in casa.


Incubo, o Smara.

L’incubo degli antichi si chiama Morra da’ Morlacchi. Questa è una stregha, che di notte va succhiando il sangue alle Persone di qualunque età, fuorchè a fanciulli, poichè questo è mestiere di altre streghe, ne tutte sanno far le stesse malie. Secondo i sessi, che la Morra perseguita, ella è maschio, o femina, per la ragione, che non va, se non da quelli, di cui è invaghita. Nel tempo, che la Morra sta sopra la Persona non si può respirare. Questo è un invaghirsi molto strano. Presso gli antichi medici l’Incubo si definiva, ch’egli è un sogno d’impuro coito col Demonio. La ragione poi insegna, che o per ripienezza di sangue, o per la supina positura del colcarsi in letto, o per lo capo troppo inclinato all’indietro, si sente una mancanza di respiro, e di favella in modo tal, che sembra, che alcuno sia sopra il paziente per soffocarlo. Non è da stupirsi, se questo fenomeno, che nasce tra la veglia, e ’l sonno, abbia fatto nascer una superstizione, qual è quella delle Morre, cioè le Smarre, o Pestroli come volgarmente dicono gl’Italiani.


Orco.

Chi sa cosa sia il Proteo degli antichi, si può anche immaginare cosa sia l’Orco, o sia Manmorgo de’ Morlacchi, e ne viene in conseguenza, che l’orco è una favola. Questo per lo più comparisce in figura di asino, ora s’ingrandisce, ora s’impicciolisce. Cento successi [p. 202 modifica]vengono raccontati da quelli, che credendo, che l’Orco sia veramente un asino, gli montarono addosso, ed esso era capace portar taluno sopra un albero, a taluno svanire in un tratto, e convertendosi finalmente in una puzzolentissima materia lasciar immerso taluno nella stessa, da cui per purgarsi si desiderava una fatica immensa. Ma come i Morlacchi sanno la formazione di tutti gli spiriti, così sanno anche quella degli Orchi. Le streghe si fanno coll’ungersi con un certo unguentino, che io non so. I Vampiri vengono formati dal fiato del Demonio, che soffia nelle pelli degli uomini, come abbiamo veduto. Gli Orchi poi riconoscono la loro origine da qualunque materia puzzolente. Questo per verità è ragionare; ma il merito di questo ragionare è dovuto a quelli, che riempiono il loro capo di mille altre follie, più nojose ancora di queste.


Eco.

Persino l’Eco, che non mai nuoce ad alcuno, viene creduto uno Spirito da’ Morlacchi, cui dicono Vada. Tal è il destino degl’ignoranti. Tutto ciò di cui si ignora la causa è sopranaturale. In fatti, sentono i Morlacchi di notte, che alle loro voci risponde un’altra voce: Esaminano, se questo è qualcuno de’ viventi; Si certificano di no. Tornano a parlar ad alta voce, sentonsi rispondere, ma non vedono alcuno. Dunque questi è qualche Spirito, che non fa altro male, dicono i Morlacchi, che beffarsi degli altri; ed uno spirito, che si prende beffa degli altri, deve anche intimorirli. [p. 203 modifica]


Apparizioni notturne.

I Morlacchi sono visionarj a maggior segno. La ferita immaginazione, la prevenzione, ed il timore fanno loro comparire tutto ciò, che si fingono. De’ fantasmi essi veggono a migliaja, ed alle volte forse non colla sola immaginazione. Non si creda però, che io voglia dire de’ fantasmi veri. Il seguente racconto ci chiarirà, chi essi sieno. In una Villa, poco distante da Sign, morirono in termine di otto giorni Marito, e moglie senza eredi. Essi tenevano una casa a pigione. Il Padrone della casa dopo la loro morte mandò uno a custodire la casa stessa. Ma o caso strano! La prima notte, che andò ad abitarvi il custode colà fu assalito da due Spiriti, vestiti di bianco, e questi erano certamente i Consorti, poco anzi di vita privi, e se dobbiamo credere al custode, lo tenevano sì strettamente avvinto al letto, che dovrebb’essere cosa certa, che anche gli Spiriti toccano. Ma cosa mai volevano? Volevano, riferì il custode, che si celebrasse una quantità di messe per la sollecita liberazione di essi loro dal Purgatorio. Non furono adempiute le loro brame, e l’apparizione fu dal custode riputata un sogno. La notte seguente gli spiriti tornarono a visitarlo, e com’egli teneva un lumicino in camera glielo ammorzarono. Si sentì poscia un orribilissimo fracasso per tutta la casa, di catene, sassi, e tutto ciò, che può fare strepito maggiore, e dissero gli spiriti in tuono imperioso al custode, che se non farà eseguire le loro ricerche, eglino sapranno ben vendicarli. S’immagini un visionario qual costernazione à da recar questo complimento. Il custode non volle credere a se stes[p. 204 modifica]so. Convocò un’assemblea di gente, mobile alla superstizione, che andò ad ascoltar lo strepito, che di notte succedeva in quella casa, e dimenticandosi del valor Nazionale, prudentemente se ne stette fuori a sentir il romore. E mentre stava ognuno intento, e cheto a udir il prodigio narrato, ecco si dissemina uno strepito per la casa, che pareva dovess’ella cader a terra, ed era ben giusto, che tutti fuggissero, senza neppur volgersi all’indietro per veder, se alcuno l’inseguiva. Bastò questo, perchè i fantastici credessero, che in quel luogo dovessero esservi de’ spiriti. Sì pensò al modo di liberarsene, ed era facile l’indovinarlo. Si eseguirono a puntino le loro domande, e mai più gli spiriti non si fecero sentire. Si dice, che queste apparizioni facciano nascere di frequente i Calogeri, quando alcuni Morlacchi del loro rito muojono, senza lasciar loro qualche benefizio. Il successo già riferito si credette (e fra molti si crede ancora) verissimo insino a tanto, che un Morlacco, meno superstizioso degli altri andò a visitar la casa, ove gli spiriti si aveano dilettato di far tanto fracasso di notte, e trovò, che vi era un bucco vicino alle fondamenta della casa, per cui poteva entrarvi una Persona, senza essere veduta, trovò de’ rimasugli ancora di cordicelle, attaccate a tutto ciò, che potea far romore, e trovò de’ bucchi, per cui potevano passare le cordicelle stesse, che stando di fuori si potea sussurar al di dentro. Ora dimando io, quali Spiriti sono questi? Ma meritano qualche scusa i Morlacchi se abbondano di queste fantastiche opinioni, da che si sa, che si allevano con tali pregiudizj, che Plinio così saggio, com’egli era, non à potuto bandirli dal capo. „Era in Atene, queste sono sue parole, una casa spaziosa, ma in[p. 205 modifica]fame, e pestilente. Nel silenzio della notte, il suono di ferro, e se ascoltassi con più diligenza risuonava lo strepito delle catene, prima più lungi poi vicino; dippoi compariva una immagine vecchia, macilente, e lorda colla barba negletta, con orrida capigliatura, co’ piedi in ceppi, nelle mani portava le catene, e strepitava. Poscia quegli stessi, che non abitavano, passavano pel timore le notti melanconiche, e crudeli:“9 Vi è una casa a Sign, in cui gli Spiriti facevano le loro ricreazioni, e qualche insolenza agli abitatori, ma da che vi abita un Medico spregiudicato sono svaniti.


Fuochi fatui.

I fuochi fatui una volta, credo io, mettevano in somma costernazione i Morlacchi. Ora i fuochi fatui, o sia candelette, come dicono essi, sono segni, che ivi sienvi le anime di alcuni morti, se il color de’ fuochi è turchino, ovvero segni che ivi sieno de’ Tesori, se il color è rosso.10 Nullaostante però, [p. 206 modifica]che si sanno queste cause, i fuochi fatui cagionano qualche timore. Ma se i Morlacchi sapessero, che ne’ Cimiterj, nelle Cloache, nelle Paludi, ed in tutti i luoghi finalmente pingui per la materia crassa, che ivi abbonda, devono esservi necessariamente i fuochi facui, il timor in essi cesserebbe, se pur la Fisica de’ Padri Zoccolanti permettesse loro di conoscer la verità. Chi poi li persuaderebbe, che gli Ambuloni, fuochi fatui pure, che corrono dietro a que’, che li fuggono, e fuggono quegli altri, da cui vengono inseguiti, chi dico li persuaderebbe, che gli Ambuloni non sieno spiriti maligni? E lontano assai, che i Morlacchi comprendano, che gli Ambuloni vanno dietro a taluni, perchè vengono portati con più facilità per un’aria mossa; e fuggono certi altri, che gl’inseguono, perchè questi comprimono l’aria avanti a se, che colla sua forza elastica fa fuggire gli Ambuloni. Il prodigio dell’apertura del Cielo è in gran voga presso i Morlacchi. In quel momento, dicono essi, qualunque grazia si domanda al Cielo, la si ottiene. Nessuno la ottenne, perchè nessuno fu così presto di dimandarla in quel punto, che il Cielo si aprì. Quest’apertura sarebb’ella una stella cadente? No. È qualche cosa di [p. 207 modifica]di più. Ella è un foco improvviso, assai risplendente, e che fugge prestissimo. Impone terrore, perchè di rado succede. Alle volte non comparisce, dice Seneca, una laguna di etere, che cede all’indietro e nel concavo un vasto lume? Potresti esclamare cosa è questo?

                    medium video discendere Cælum
               pollentesque polo stellas.

Ai tempi di Seneca ciò passava per prodigio, come ora presso i Morlacchi.


Zapisi.

Da che si à parlato delle superstizioni, non mi sembra doversi omettere quella de’ Zapisi11 che sono certi brevetti, che si vanno spacciando da taluni Parocchi della Morlacchia, di cui la virtù consiste nel saper la messa a mente, senza intenderla. A questi Zapisi, o brevetti si attribuisce il poter di curar qualunque infermità, e superar qualunque sortilegio, e ciò che strabilia ancora di più si dà loro la virtù di far divenir gravide le sterili, come in altri modi facevano gli antichi Luperci.12 [p. 208 modifica]bene, che ne’ luoghi illuminati questa sorte di devozioni sarebbe di molto scandolo, ma tra l’innocenza de’ nostri Morlacchi ella è una cosa santa, ed ai sacri abusi supplisce la devozione di questi buoni popoli. E se anche molti Ecclesiastici della Morlacchia spacciano i già detti Zapisi per ritrarre illecito guadagno dalla timida credulità ed ignoranza del popolo, io sospetto, che molti altri forse ciò facciano per pura innocenza, e ad oggetto di far del bene. Il Fortis dice, che il concorso de’ Turchi per la provvista de’ Zapisi fa, che si mantenga in riputazione questa dannevole mercanzia. Io non oserò negare, che i Turchi non si facciano fare de’ Zapisi da’ nostri Ecclesiastici, ma non sono arrivati mai, come vuole lo stesso Fortis, a spedir dell’elemosina per far celebrar delle Messe alle Immagini della B. Vergine, e chi gli diede simil notizia, disse una solenne corbelleria. Un’altra superstizione assurda è quella de’ carboni di S. Lorenzo, che ridotti in polvere sono atti ad estirpar la febbre terzana, e sono giovevoli a molte altre malattie. Questi carboni si trovano il giorno di S. Lorenzo sotto qualunque sasso, che non sia stato mosso per un anno intiero. Io non assicurerei, che i Morlacchi non acquistassero qualch’ernia nel rintracciar sotto enormi moli de’ sassi i [p. 209 modifica]carboni suddetti. Il bello si è poi, che niente trovano, o se anche trovano sono carboni simili ai comuni.

Vi sono anche delle superstizioni, ressidui di quelle de’ Gentili, che per vero dire si conservano a motivo della sola ignoranza. Ò veduto in certe Chiese della Morlacchia appesa qualche corona di spiche, e volli informarmi cosa ciò volesse significare. Mi dissero i Morlacchi, che quella sorte di corone si portano in processione, quando si vanno benedir le Campagne. Così usavano i Romani ne’ sagrifizj, detti Ambarvali coronar Cerere di spiche.13 Si crede delitto l’orinar sopra i sepolcri antichi, come luoghi sacri, ed è meglio certamente pisciarsi addosso, che asperger i sepolcri di questo profano liquore:

     . . . . pueri sacer est locus: extra
             mejite.

direbbono i Morlacchi a un di presso con Persio, se vedessero qualcuno ivi orinare. Queste, ed altre [p. 210 modifica]tali abbominevoli superstizioni de’ Morlacchi, non è bene il rimarcarle loro, poichè incorrerebbe chi ciò volesse fare, nel numero d’increduli, ed empj. È sperabile, che il tempo, e i lumi degli Ecclesiastici, quando non si opponga la malizia, poco a poco le atterrino affatto.

  1. I Parelj, che i Morlacchi chiamano slipi Sunzci, cioè Soli ciechi, sono que’ Soli, che assorbì il Serpente.
  2. Vol. 2. p. 114.
  3. Si legge presso Tacito, che vi era un certo Basso, così credulo ai proprj sogni, che per aver sognato una volta il tesoro in un campo, e non avendolo trovato, diedesi volontario la morte, per essere stato deluso. An. 16.
  4.           Nocte volant; puerosque petunt nutricis egentes
              Et vitiant cunis corpora rapta suis.

    Ma quel che non credeano i Romani, credono i Morlacchi che le streghe si convertono in farfalle, quali pure vengono chiamate col nome di Vistizce. Questa superstizione però sembra dovess’essere forestiera. Dante, se non m’inganno, in un verso della sua divina opera l’anima chiama angelica farfalla

              Nati a formar l’angelica farfalla

    ch’è appunto quella secondo l’opinione de’ superstiziosi che lascia il corpo delle streghe, e va facendo i suoi prodigj dopo una tal metempsicosi. I fanciulli si smascellano per le risa nell’udir questi racconti. Nec pueri credunt nisi qui nondum are lavantur.

  5. Paprad è l’erba filice.
  6. Plin. lib. 28. cap. 10.
  7. Questa superstizione à qualche analogia con quella degli Ebrei, che portando un morto per istrada, se uno gli passa sotto, tornano a casa, e si riserbano da di là portarlo alla Sepoltura.
  8. Così gli altri miracoli, che racconta il Fortis de’ Vampiri non li credono i Morlacchi, nè si fanno pungere i garetti per non diventar Vampiri anch’essi.
  9. Plin. lib. 7. Ep. 27.
  10. Io fui più volte chiamato a scavar de’ tesori ne’ luoghi, dove si osservavano i fuochi fatui, ma ò sempre rinunciata una tal felicità ai frenetici. Non si può esprimere quanto sia radicata negli animi di alcuni la sciocca avidità di cercar tesori, e la pazza credenza di saper, dov’essi esistono per mezzo di alcuni segni, inventati da’ birboni, e conservati da’ superstiziosi. È cosa piacevole da una parte il sentirsi raccontare i delirj di alcuni scava tesori, che si lagnano del Demonio, che loro rapì sul più bello il tesoro ritrovato. Per saper dove sia il tesoro, si prendono due bacchette di Oliva, di cui si fanno due forche, ed incrocicchiando queste, che devono tenersi da due Persone, inclinano sempre senza dubbio verso la parte del tesoro. Io me ne scompisciai per le risa nel sentir, che un buon Frate Zoccolante si sforzava a rendermi una Fisica ragione di questo effetto. Ma già egli è compatibile. La Fisica, ch’esso apprese è quali tutta di simil gusto.
  11. Ogni Zapis viene piegato in forma di picciola letterina, che pareggia una, o due unghie in grandezza. Sopra lo Zapis vi è scritto qualche cosa a capriccio, ed entro lo Zapis alle volte non v’è cosa alcuna scritta.
  12. Per far divenir gravide le infeconde v’erano anticamente i Luperci Sacerdoti, che correvano quasi nudi per la Città, e percuotevano con coreggie chi volevano essi, che avesse prole. Ovidio ne parla chiaramente.

              Nupta quid expectas? Non tu pollentibus berbis,
                   Nec prece, nec magico carmine Mater eris,
              Excipe fæcunde patienter verbera dextræ
                   Jam socer optati nom en habebit Avi.

  13. In rendimento di grazie per l’abbondanza de’ prodotti de’ grani, i Romani solevano coronar Cerere di Spiche Spicea donet Cererem Corona, disse Orazio, e Tibullo nella prima Elegia del suo libro

              Flava Ceres tibi sit nostro de rure corona
              Spicea.

    e nel lib. 2. Eleg. I:

              . . . . Spicis tempora cinge Ceres.