Osservazioni di Giovanni Lovrich/De' Costumi de' Morlacchi/§. 24. Astrologia giudiziaria
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§. XXIV.
Astrologia giudiziaria.
Ma vegniamo alle predizioni, che deducono i Morlacchi dai segni Celesti. Ebbi motivo di raccor molte strane opinioni nell’apparizione della Cometa del 1769, e dell’aurora Boreale dell’anno stesso. La Cometa per più giorni si fece vedere verso la mezza notte nel mese di Agosto, e poi disparve, e tornò comparire di Ottobre. La sua coda volgeva all’Oriente, e questo era segno della sicura distruzione de’ Turchi per la guerra, che aveano allora co’ Moscoviti. Questa fu la prima opinione. Ma succedè, che ai 28. di Novembre dell’anno stesso si fece sentire un terremoto, che per le memorie, che si ànno in Dalmazia, pochi vi furono de’ simili. Allora distrutta la chimerica supposizione, che la Cometa fosse causa della rovinaFonte/commento: Pagina:Osservazioni di Giovanni Lovrich.djvu/269 de’ Turchi, la credettero l’annuncio di un sì terribile terremoto, ed ebbero ragione, poichè non avvenne un mal peggiore, di cui la potessero incolpare. La sera innanzi a questo terremoto sorse all’improvviso il vento Boreale, ed il contrasto de’ nugoli, più neri del carbone dimostrava una quantità di materia ellettrica in aria. Furono osservati la notte stessa alcuni lampi a Ciel sereno, e questi sono atti a metter in somma costernazione il popolaccio, che ignora la causa. Ma spuntato, che fu il novo giorno, la furia de’ venti cresceva sempre più, nè mancava aumentarsi il contrasto de’ nugoli, che confusamente giravano uno per un vento, e l’altro per l’altro. Il vento, che dominava con sommo impeto in terra era Borea, e verso l’ora di mezzo giorno, in cui si fe sentir il terremoto, incalzò ancora di più. I coperti delle case, s’eran di coppi, o pietre scissili volavano per l’aria, e si potea ben dir senza esagerare, che i sassi piovevano. Molti enormissimi massi di pietre dalle cime de’ monti precipitarono alle radici. Non saprei determinar, quanto tempo durò il terremoto, ma mi sembra, che sia arrivato ad un minuto, se non l’oltrepassò ancora; e tosto, ch’ebbe a cessare, non si vedeva altro, che polvere, e fumo, che pareva ardessero i tetti delle case. Non in ogni luogo peraltro della Dalmazia il terremoto si fece sentir ugualmente, ma ove più, ed ove meno. In nessun luogo però si fece sentir tanto, quanto ne’ contorni della Cettina, e ciò senza dubbio per le molte Caverne, che ivi esistono. Dopo un simil successo chi avesse veduti i Morlacchi, avrebbe trovata in essi più contrizione per placar l’ira Divina, che negli abitanti di Ninive, allorchè il Profeta Giona loro predisse la sommersione della Città in termine di quaranta giorni, se non si convertivano. Questa però era una cosa santa, e lodevole. Ma le invenzioni assurde, inventate dalla ignoranza, e confermate dalla malizia, che non meritavano, se non se dispregio, le aveano preso tal concetto, che si credevano verità Evangeliche. Tutti dicevano, ch’era già venuto il fin del Mondo. Un Profeta lo avea predetto, che in capo ai dieci anni ciò doveva succedere, e questo appunto era il decimo. Nè i Morlacchi soli erano imbevuti di queste fantastiche opinioni, ma quelli ancora, che sono tenuti ad annientarle, e vi trovarono il loro conto. L’aurora Boreale, che altre volte dinotava il sangue, che si à da spargere fra le Nazioni guerreggianti, e che perciò si vedeva anche degli uomini combatter in aria, era un segno tra gli altri dell’iminente fine del mondo. Questa più volte si fece veder verso le parti Boreali, di poi cangiar situazione, e girsene verso Tramontana, e verso l’Occidente. La Luna colla croce, che non mancavano veder le fantasie prevenute, prediceva anch’essa l’annientamento del genere umano, e la immaginaria comparsa finalmente di un uomo straordinario, mai più veduto, non lasciò più dubitar un momento. La Storia di questo si raccontava nel modo seguente. Un Morlacco, che per ben santificar le Feste del S. Natale, conduceva del vino in due otri, quanto potea portar il suo cavallo da somma, a casa propria, e prevedendo di non poter arrivar in un giorno al luogo stabilito, se ne andò a pernottare in un bosco fuori di mano. Ivi con somma meraviglia trovò un’uomo di statura straordinaria, che girava sulloFonte/commento: Pagina:Osservazioni di Giovanni Lovrich.djvu/269 spiedo un Bue intiero, per arrostirlo. La paura del Morlacco nel veder questo, come ognun si può immaginare, fu grandissima, ma il buon uomo gli fece coraggio, e volle, che cenassero insieme tutti e due. Il Gigante, che così convien chiamarlo, mangiò tutto il Bue, eccettuata la piccola porzione, che poteva mangiar il suo compagno, e dopo aver mangiato, bevette i due otri di vino, che il Morlacco conduceva per la famiglia, e con somma pontualità lo pagò anche più di quello era il suo valore. Nel dividersi dal Morlacco gli fece noto, ch’egli era la Fame, che girava pel Mondo. Questa favola, che si andava spacciando, faceva credere, che il Gigante non fosse veramente la fame, bensì l’Anticristo. E se l’aurora Boreale, e il terremoto, che per lo giro di due mesi di quando in quando si facea sentire, non cessavano, era credibile, che dovessero comparire in Iscena anch’Elia, ed Enocche. Chi poi abbia giocata simil commedia, precisamente non si sa.
Ora mi resta ad osservar solamente qual sia la ragione, che la Cometa, che predisse tante disavventure a’ Morlacchi, non abbia predetta veruna, o cagionata agl’Italiani, ed alle altre Nazioni più illuminate di Europa. Si può dare, ch’essi dicessero, che le Comete non ànno che fare con loro. Così, sendo comparsa una Cometa ai tempi di Vespasiano, esso disse motteggiando ai circostanti „se questo astro minaccia qualcuno, egli è il Re de’ Parti, che è de’ lunghi capelli, e non io, che sono calvo.„ Ma un terremoto, poco dissimile dal quì sopra descritto, lo precedette fra noi tre anni avanti, e nessuna Cometa venne a portarci l’annuncio, quando ciò non fosse, come crede l’avvanzo della Setta Aristotelica, ch’essendo la Cometa fuoco volante, e non vera stella, abbia portato l’avviso di volo, ed in tempo di notte, sicchè nessuno sia stato a portata di vederla. Noi non siamo così novi di tenersi a questa opinione: ed in vece di credere, che le Comete, ed altri segni Celesti sien nuncj di fortune, o disgrazie, andremo dietro alle pedate di Geremia, dove dice „Non vogliate apprendere, seguendo le traccie delle Genti, nè vogliate temere dai segni del Cielo.„ io.
- ↑ Internandosi alcune giornate nella Turchia, ò sentito dire, che il vento Borea non si fa più sentire, ma verso la Valacchia, ove anticamente vivevano i Morlacchi, è testimonio Ovidio, che Borea domina fieramente.
Tantaque commoti vis est Aquilonis, ut altas
Æquet humo turres, tectaque rapta ferat.sarebbe pur una cosa mirabile che serpendo Borea per le viscere de’ Monti, venisse dalla Valacchia per visitarci in Dalmazia, sbuccando dalle Caverne de’ nostri Monti. Egli sarebbe un prodigio simile a quello, che un ramo del Danubio, sia venuto a dar origine ai nostri due Fiumi Cettina, e Kerke. Ma lasciamo queste opinioni a chi si pasce volentieri di meraviglie immaginarie.
- ↑ La durata di Borea suol essere di giorni dispari, vale a dire di uno, di tre, cinque, sette, nove, e persino a tredici, e quindici giorni di seguito. Fortis pag. 116. Vol. 2.