I divoratori/Libro secondo/XXVI

XXVI

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XXVI.

Fu a Parigi che avvenne ciò che Nancy già da tempo vagamente aspettava e paventava.

Ella era sola all’albergo, nel suo salotto. Fräulein era andata con Anne-Marie — e con un grosso volume sulla Rivoluzione Francese sotto al braccio — al Giardino delle Tuileries.

Il ragazzo del «lift» bussò alla porta e annunciò una visita; subito, senza attendere consenso, un signore entrò. Era Aldo! Aldo, colla barba quadrata, e un occhialetto pendulo — Aldo, immacolato e irreprensibile, col cilindro in mano.

Egli si fermò sulla soglia, guardando in viso a Nancy. Poi si avanzò, depose il cappello su una sedia, stese ambe le mani ed esclamò con voce bassa e fervida:

Nancy!

Nancy era balzata in piedi, ed ora, col respiro rapido ed affannoso, gli stava innanzi pallida e sottile nella chiara [p. 383 modifica] vestaglia. Egli fece un altro passo verso di lei, sempre con le braccia tese. Allora Nancy avanzò una mano diffidente che suo marito afferrò e strinse tra le sue. Sul dito mignolo di Aldo brillava un anello di brillanti.

Egli chinò il lucido capo nero sulla fredda manina di Nancy, e la baciò.

— Sia ringraziato Iddio! — mormorò, e si abbandonò sopra una seggiola.

Nancy si domandò confusamente per che cosa egli ringraziasse Iddio. Veramente neppur Aldo lo sapeva esattamente; ma gli pareva una frase appropriata alla situazione; e d’altronde non ne aveva altra di pronta.

Vi fu un imbarazzante silenzio. Aldo lo ruppe:

— Nancy! sono ritornato!

Nancy disse:

— Sì.

E i suoi pensieri si aggirarono sconnessi intorno alla sua barba e al suo anello di brillanti.

— In tutto questo tempo cosa avrai pensato di me? Chi sa quali crudeli pensieri hai avuto!

No. Nancy non aveva avuto dei crudeli pensieri.

— Ed ora non mi ami più!

Nancy lo guardò con espressione smarrita, e sorrise, senza quasi sapere perchè.

Aldo non volle accorgersi del sorriso; e disse:

— Nancy! Nancy! Non potrai mai perdonarmi?

— Ma sì, ti perdono, — disse Nancy, e sorrise ancora.

Le pareva di sognare. Le pareva una cosa strana e comica che questo signore colla barba quadrata e l’occhialetto ciondolante fosse qui a domandarle perdono e a parlarle d’amore. Nulla in lui le pareva menomamente noto familiare. I suoi capelli, che prima soleva portare divisi in mezzo, ora erano spazzolati indietro dalla fronte e ondeggiavano lisci e lucidi in una gran massa nera; la sua [p. 384 modifica] barba a ventaglio gli trasformava la faccia, e gli dava un’aria di pittore francese; persino il suo cappello, alto, quadrato, coll’orlo piccolo, giacente sulla sedia, aveva in sè qualche cosa di assolutamente alieno e straniero.

— Perchè ridi? — disse Aldo.

E il tono di vanità offesa nella sua voce, scosse e ridestò la memoria di Nancy, e la richiamò alla realtà delle cose.

— Non rido, — disse.

E d’un tratto cominciò a piangere.

Era questo l’atteggiamento che Aldo si era aspettato, e a cui sapeva tener testa. Una donna silenziosa e fredda, con occhi vitrei e un sorriso ambiguo, era un essere inquietante che lo metteva a disagio. Ma una donna piangente — Aldo ne aveva visto tante, e sapeva come confortarle.

Subito le fu accanto chinandosi sopra il viso nascosto, cingendole con un braccio le spalle sottili.

— Nancy! non piangere, te ne prego! Sono stato un infame, una canaglia; ma, te lo giuro! ho creduto di far bene. Ed espierò, espierò. Ti renderò in tanta felicità le tue sofferenze di questi anni passati!

Ella piangeva sempre, colla faccia chiusa tra le mani e le spalle scosse dai singulti.

— Sono ricco, — continuò Aldo. — Ho tanti denari, che non sapremo come spenderli.

Le sussultanti spalle cessarono d’un tratto di muoversi. Parevano aspettare, ascoltare... V’era molta diffidenza in quelle esili spalle aspettanti.

Aldo proseguì:

— Non aver paura. Non ho giocato; non ho fatto nulla di scorretto o di disonorante. Il denaro mi è stato lasciato — egli s’avvide che le esili spalle erano immobili, rigide nell’attesa — da una... da una vecchia persona, a cui ho potuto essere utile. Questa persona è morta e mi [p. 385 modifica] ha lasciato tutto il suo patrimonio. L’ho meritato. Sono stato molto buono per lei...

Le spalle ondeggiarono in un profondo sospiro. Sospiro di sollievo o di disperazione? Aldo ne era incerto.

— Dunque ora avranno fine le tue pene, Nancy mia. Ho già assegnato a te e alla bambina una somma importante... Così non sarai più obbligata a sfruttare Anne-Marie.

Nancy balzò in piedi, sfuggendo a lui; e lo guardò atterrita. Che cosa aveva detto? «Sfruttare Anne-Marie!»... Sfruttare Anne-Marie? Lui poteva credere questo? Altri potevano credere questo?..... che ella sfruttasse Anne-Marie?

Nancy si coprì il viso e scoppiò in disperato, irrefrenabile pianto. Singhiozzava e gemeva, torcendosi le mani. Aldo, guardandola, comprese che questo non era il pianto che egli era avvezzo a udire e a comprendere. In questo pianto erano tutte le speranze infrante di Nancy; tutte le sue aspirazioni perdute; tutto ciò che per amore di Anne-Marie ella aveva sacrificato e soffocato, e cercato con preghiere e flagellazioni di scordare. Il suo lavoro, il suo Libro, le sue speranze, i suoi sogni di gloria — tutte le cose che aveva messo sotto ai piedini di Anne-Marie e che essa, correndo alla celebrità, aveva così gaiamente calpestato — risorsero nella sua memoria come spettri di esseri trucidati. Nancy ricordò le splendide ali del suo proprio Genio ch’essa, per dar libero volo ad Anne-Marie, si era divelte penna a penna — e le ferite s’aprirono e sanguinarono ancora.

— Non è vero ch’io abbia sfruttato Anne-Marie, — disse, levando verso Aldo le iridi acquarellate di pianto; — tutto il denaro che ha guadagnato nei suoi concerti è stato messo via per lei. È sacrosanto. Nessuno lo ha toccato. [p. 386 modifica]

— Allora come avete vissuto? — chiese Aldo.

— Ho preso dei denari a prestito, — diss’ella con occhi di collera e di sfida. — Tanti denari, che renderò quando potrò.

— A chi? — chiese Aldo, aggrottando le ciglia.

Nancy non rispose.

— Puoi ripagarli subito, — diss’egli col viso cupo.

E non parlò più. La frivola pendola sul caminetto suonò le quattro con tintinnante cariglionetta.

— Dov’è la bambina? — chiese Aldo a bassa voce.

— È uscita. — Il viso di Nancy si fece duro come la pietra. — Non voglio che tu la veda. Non voglio che sia turbata e agitata.

— Nancy! — esclamò Aldo, e il suo viso si scolorò; — io devo vederla. Tu non puoi vietarmelo! Nancy, non sarai così spietata! Da più di sei anni mi struggo giorno e notte pensando a lei. Non ho sognato altro, non ho desiderato altro che rivederla! Ogni notte sono stato sveglio delle ore e delle ore pensando a questo incontro. Mi dicevo: quando sarò ricco, quando sarò libero — Nancy fremette e rabbrividì — andrò a cercarle... Le troverò povere, derelitte, in lotta colle necessità dell’esistenza... E allora arriverò... nella meschina strada dove esse stanno... arriverò in una carrozza a due cavalli, due bei cavalli bianchi che piaceranno ad Anne-Marie... — gli occhi di Aldo erano pieni di lagrime, ma Nancy lo guardava fredda, attonita, quasi non potendo credere a tanta puerile incoscienza. — E allora... — la voce di Aldo si ruppe in un singulto — pensavo: guarderanno dalla finestra e mi vedranno... E io allora dirò: Sono venuto a portarvi via!... via dalla povertà, dalla miseria, dalla solitudine... a portarvi via per sempre con me!

Aldo si coprì il volto colle mani, e le lagrime piovvero sull’anello di brillanti. [p. 387 modifica]

— Ma allora... invece, ho saputo... ho letto... nei giornali... dei successi di Anne-Marie! E avrei voluto correre a sentirla. Ma come potevo vedere la mia bambina... la mia bambina... lì, davanti a mille estranei... mentre io, io... suo padre... — l’angoscia lo rese incoerente. — E dire che non l’ho mai udita, non l’ho mai udita! — singhiozzò.

Le labbra di Nancy rimasero chiuse. Il suo cuore era chiuso. Non parlò.

Aldo fissò in lei le inondate pupille, e avrebbe voluto che anche lei piangesse.

— Non mi perdoni? non mi perdoni? — singhiozzò.

Nancy col capo fece cenno di sì.

— Ma non vuoi più che si torni insieme? Non potremo mai più essere felici tutt’e tre?

— No, — disse Nancy.

— Mai? — e la barba di Aldo si mosse stranamente. — Mai?

— Mai, — disse Nancy, e un brivido di avversione le fece stringere i gomiti al corpo.

Allora Aldo pianse e delirò. Da sei anni sognava l’istante di rivedere lei e la bambina; da sei anni aveva fatto ciò che aveva fatto per amore di lei e della bambina; aveva fantasticato e macchinato, aveva pazientato e sofferto per lei e per la bambina; non aveva vissuto che col pensiero di lei e della bambina; e non potrebbe andare avanti a vivere — no! non un giorno, non un’ora! — senza di lei e della bambina!

E dicendo tutto questo era sincero, e credeva di dire la verità. E le sue parole diventavano più vere mentre egli le diceva, e mentre leggeva sul viso di lei che ogni preghiera era vana.

— Oh, Nancy! Nancy! Nancy! — Egli le afferrò la fredda mano snervata e la strinse disperatamente, — mi lascerai rivedere la bambina! Deciderà lei di me, della [p. 388 modifica] mia vita. Se lei mi scaccia, andrò via. Ma se lei mi vuole, se si ricorda di me e mi dice di restare, promettimi, Nancy, che non mi scaccierai! Promettimi! oh, prometti! Non ti lascerò, non ti lascerò finchè non avrai promesso!

Ma Nancy non volle promettere.

— Nancy! — singhiozzò Aldo, — ricordati come ci siamo amati! ricordati i giorni sul Lago Maggiore! ricordati quando scrivevi il tuo Libro, e me lo leggevi la sera, colla testa poggiata al mio braccio. Ricorda tutto, Nancy, e promettimi che se la bambina mi dice di restare, lo dirai anche tu!

Ma Nancy non volle promettere.

— Nancy! Nancy! hai dimenticato i tristi giorni di New York? I giorni di miseria e di fame che attraversammo insieme? Per la memoria di quei tristi giorni nella casa dei Schmidl, per il ricordo della mia piccola stanza buia, che d’allora in poi ho tante volte sospirata e rimpianta, perchè attraverso la porta socchiusa vedevo te e la piccina che dormivate... Nancy, in nome di tutte quelle tristezze, prometti!

Ma Nancy non poteva promettere.

— Ma non ti ricordi, Nancy, Nancy! quando Anne-Marie era malata? Aveva la rosolìa, — singhiozzò Aldo, — e non voleva mangiare che il latte che le scaldavo io... e non voleva dormire se non mi teneva la mano... Oh, Nancy! Nancy! non vuoi ricordare... e promettere?

E questo Nancy lo ricordò. — E promise.

Rimasero seduti silenziosamente aspettando il ritorno di Anne-Marie. Nessuno dei due parlò più. Aldo prese dal tavolo un ritrattino della bimba col violino, e lo tenne tra le mani, guardandolo lungamente, coi gomiti appoggiati alle ginocchia. Poi inclinò la testa, e rimase così, colla fronte stretta alla piccola fotografia di sua figlia.

L’inconscia Arbitra di Destini arrivò correndo per [p. 389 modifica] il corridoio; teneva un pallone del Bon Marché legato con una cordicella al suo polso. Era un grande pallone rosso colle parole «Bon Marché» in caratteri d’oro sull’enfiata faccia; ed era stato causa di intensa mortificazione a Fräulein, per tutto il percorso dell’affollato Boulevard des Italiens.

— La gente ti riconoscerà, — aveva detto per istrada ad Anne-Marie, — e allora non ti si prenderà più sul serio; e non si prenderà sul serio neppure la tua musica. Non è decoroso che una grande artista vada attorno con quello stupido pallone.

— Questo non è più stupido degli altri palloni, — disse Anne-Marie colpendone leggermente la turgida testa rossa e guardandolo ascendere lentamente per tutta la lunghezza della cordicella.

Poi lo tirò giù di nuovo, e un lieve colpo di vento lo mandò a battere contro la faccia di Fräulein.

Fräulein fu molto irritata.

— Veramente, io non capisco come una persona che eseguisce la Sonata di Beethoven...

— Quale Sonata? — chiese Anne-Marie che era versata nell’arte di far girare la conversazione. — La Kreutzer o la Frühling? Io preferisco la Kreutzer...

Poi introdusse forzatamente le sue dita sotto al braccio rigido e resistente di Fräulein; e le trotterellò gaiamente a fianco lungo il Boulevard. E Fräulein era felice. Il pallone picchiava lievemente contro al suo cappello, ma poco gliene importava. Si limitò a dire che avrebbe preferito che sul pallone fosse stato scritto «Louvre» invece di «Bon Marché», che era un negozio così democratico.

...Anne-Marie entrò nel salotto traendosi dietro il pallone.

Fräulein, vedendo che vi era una visita, si ritirò in camera sua. [p. 390 modifica]

Anne-Marie era avvezza alle visite; era abituata a trovar gente che la aspettava. E vedendo questo straniero che era balzato in piedi al suo apparire, e che ora la fissava con occhi veementi e lagrimosi, ella stese la tiepida manina a salutarlo. Anne-Marie aveva già visto molti stranieri, e molti occhi lagrimosi. Non ne fu dunque nè commossa nè sorpresa.

— «Bonjour», diss’ella, giudicando dalla barba.

Poi si appressò a sua madre.

— Guarda il mio pallone, Liebstes, — disse, facendo scivolare il cordoncino dal suo polso.

Subito il pallone salì, rapido e lieve, e andò a battere pian piano contro la soffitta. Gli occhi disperanti di Anne-Marie lo seguirono... La stanza era alta. La cordicella pendeva lontana, fuori della portata d’ogni mano umana.

Ma l’uomo colla barba le aveva afferrato il polso, e glielo baciava.

Anne-Marie!

Anne-Marie ritrasse la mano e se la stropicciò lievemente sulla veste.

Egli ripetè:

— Anne-Marie! — con voce rauca, e congiungendo le mani. — Guardami, — disse.

E, docili, gli occhi celesti lasciarono il soffitto e si posarono sul volto di lui.

— Bimba mia, bimba mia! Ti ricordi di me?

— Sì, — disse prontamente e inveracemente Anne-Marie.

(In simili occasioni Fräulein l’aveva tante volte rimproverata se rispondeva «no».

— È scortese dire: «no» a quel modo. Per non offendere devi dire: «Forse... non sono sicura... Mi pare di ricordarmi... — ammoniva la Fräulein.

Ma Anne-Marie amava di essere breve. — Oh! se non devo dire di no, dirò di sì! [p. 391 modifica]

E così fece anche stavolta).

Il sangue era corso come una fiamma sulla fronte di Aldo. Egli cadde in ginocchio davanti alla bambina e le prese le mani, e se le premette sugli occhi e sulle labbra:

— Piccola mia! Piccola mia! — e le facili lagrime meridionali gli piovvero dagli occhi.

Anne-Marie disse a sè stessa: — Questo deve essere un musicista tedesco. — Finora soltanto i musicisti tedeschi erano stati a questo punto espansivi ed eccitabili.

Si volse a interrogare con gli occhi sua madre, ma questa teneva chinato il capo.

— Posso rimanere, posso rimanere, Anne-Marie? Vero, che non vuoi ch’io torni via tutto solo? Dillo, dillo a tua mamma, che mi lasci restar qui e aver cura di voi!

Anne-Marie fu molto sorpresa.

— A noi non piace che si abbia cura di noi, — disse. E soggiunse per non offendere questa strana persona: — Grazie lo stesso.

Aldo rise traverso le lagrime.

— Cara, cara adorata! — e le baciò la manica della giacchettina.

Anne-Marie era una persona ragionevole e non le piacevano le emozioni degli sconosciuti. E poi, aveva fretta.

— Addio, — disse risoluta. — Se volete un autografo ve lo dò.

Aldo l’afferrò per le gracili spalle, fissandole negli occhi lo sguardo smarrito e disperato.

— Ma, Anne-Marie! Anne-Marie! Non mi riconosci? Hai detto, hai detto che ti ricordavi di me! Non riconosci tuo papà?

— No, — disse Anne-Marie.

— Ma non ricordi tuo papà, tuo papà che ti cantava «celeste Aida», quando eri malata a New York?... Non ti ricordi che ti conducevo la domenica a vedere gli [p. 392 modifica] scoiattoli nel parco? Piccola Anne-Marie, non mi riconosci, non mi riconosci?

Il viso della bambina s’era fatto rosso, e il suo labbro tremava. Scosse la testa.

— No, — disse a bassa voce.

Aldo si volse e si coprì la faccia colle mani. La piccina lo guardò un istante; poi si avvicinò in punta di piedi a sua madre, e le si annidò nel tenero braccio protettore. Indi i suoi ceruli occhi errarono verso il soffitto in cerca del pallone. Sì, era lì; colla breve corda pendula, lontana... Parve ad Anne-Marie che il pallone fosse diventato un po’ più piccolo... Come mai, come mai l’avrebbe ella riavuto?

Nancy volse alla sua bambina un viso angustiato e pallido (anche quello pareva più piccolo del solito, pensò Anne-Marie) e le parlò a voce bassa:

— Anne-Marie; egli è tuo padre.

— Davvero? — chiese Anne-Marie dubbiosa, guardando quell’uomo colla barba e col viso nascosto nelle mani; poi mirò a lungo sulla sedia il cappello lucido e alto. — Davvero? — ripetè.

— Vuoi ch’egli rimanga con noi? — domandò Nancy, piano, quasi senza respiro.

— Con noi due?

Le pupille di Anne-Marie si dilatarono. Ricordava l’impresario.

— Sì. Con noi due, — disse Nancy.

— Per sempre?

E il cerulo turbamento dei puerili occhi si fece più intenso.

— Per sempre, — disse Nancy.

Anne-Marie volse un’altra rapida occhiata a quell’uomo e poi al suo cappello. Indi posò la guancia contro il braccio di sua madre, come sempre quando chiedeva un favore. [p. 393 modifica]

— Piuttosto no, Liebstes, — sussurrò.

L’Arbitro aveva parlato.

Aldo non disse che poche parole a Nancy. Posò la mano sul capo della bambina e la guardò a lungo. Poi si volse bruscamente, prese il suo cappello e uscì dalla stanza.

— Che strano uomo! — disse Anne-Marie. — Era davvero mio padre?

Nancy, colle labbra bianche, disse: — Sì.

— Ne sei proprio certa? — domandò Anne-Marie; e, quasi senza volerlo, rialzò gli occhi verso il pallone.

— Sì, cara, — disse sua madre; e pianse.

Ma Anne-Marie era volata alla porta.

— Papà! — gridò coll’acuta voce argentina.

Aldo, già a metà scala, udì e si fermò. Il cuore gli balzò in gola, e le sue mani strinsero la ringhiera.

— Papà!

Aldo si volse, esitante, non osando credere, non osando sperare.

E ancora squillò quella soave chiamata infantile:

— Papà!

Aldo si volse, e risalì le scale. Era cieco, era pazzo di felicità. Barcollando e tremando s’avviò per il corridoio verso la porta aperta. Sulla soglia, aureolata di luce, lo aspettava la sua bambina.

— Papà, — disse Anne-Marie (e ancora la parola e la voce puerile strinsero la gola ad Aldo in un singhiozzo di felicità). — Vuoi essere tanto buono?

— Sì! — disse Aldo, pallido e solenne.

— Allora... prima di andartene tira giù il mio pallone! Tu che sei alto, ci arrivi...


Aldo tirò giù il pallone. Poi se ne andò. Fuori dalla stanza — fuori dalla loro vita — fuori dal racconto.

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