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i divoratori | 387 |
— Ma allora... invece, ho saputo... ho letto... nei giornali... dei successi di Anne-Marie! E avrei voluto correre a sentirla. Ma come potevo vedere la mia bambina... la mia bambina... lì, davanti a mille estranei... mentre io, io... suo padre... — l’angoscia lo rese incoerente. — E dire che non l’ho mai udita, non l’ho mai udita! — singhiozzò.
Le labbra di Nancy rimasero chiuse. Il suo cuore era chiuso. Non parlò.
Aldo fissò in lei le inondate pupille, e avrebbe voluto che anche lei piangesse.
— Non mi perdoni? non mi perdoni? — singhiozzò.
Nancy col capo fece cenno di sì.
— Ma non vuoi più che si torni insieme? Non potremo mai più essere felici tutt’e tre?
— No, — disse Nancy.
— Mai? — e la barba di Aldo si mosse stranamente. — Mai?
— Mai, — disse Nancy, e un brivido di avversione le fece stringere i gomiti al corpo.
Allora Aldo pianse e delirò. Da sei anni sognava l’istante di rivedere lei e la bambina; da sei anni aveva fatto ciò che aveva fatto per amore di lei e della bambina; aveva fantasticato e macchinato, aveva pazientato e sofferto per lei e per la bambina; non aveva vissuto che col pensiero di lei e della bambina; e non potrebbe andare avanti a vivere — no! non un giorno, non un’ora! — senza di lei e della bambina!
E dicendo tutto questo era sincero, e credeva di dire la verità. E le sue parole diventavano più vere mentre egli le diceva, e mentre leggeva sul viso di lei che ogni preghiera era vana.
— Oh, Nancy! Nancy! Nancy! — Egli le afferrò la fredda mano snervata e la strinse disperatamente, — mi lascerai rivedere la bambina! Deciderà lei di me, della