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384 | annie vivanti |
barba a ventaglio gli trasformava la faccia, e gli dava un’aria di pittore francese; persino il suo cappello, alto, quadrato, coll’orlo piccolo, giacente sulla sedia, aveva in sè qualche cosa di assolutamente alieno e straniero.
— Perchè ridi? — disse Aldo.
E il tono di vanità offesa nella sua voce, scosse e ridestò la memoria di Nancy, e la richiamò alla realtà delle cose.
— Non rido, — disse.
E d’un tratto cominciò a piangere.
Era questo l’atteggiamento che Aldo si era aspettato, e a cui sapeva tener testa. Una donna silenziosa e fredda, con occhi vitrei e un sorriso ambiguo, era un essere inquietante che lo metteva a disagio. Ma una donna piangente — Aldo ne aveva visto tante, e sapeva come confortarle.
Subito le fu accanto chinandosi sopra il viso nascosto, cingendole con un braccio le spalle sottili.
— Nancy! non piangere, te ne prego! Sono stato un infame, una canaglia; ma, te lo giuro! ho creduto di far bene. Ed espierò, espierò. Ti renderò in tanta felicità le tue sofferenze di questi anni passati!
Ella piangeva sempre, colla faccia chiusa tra le mani e le spalle scosse dai singulti.
— Sono ricco, — continuò Aldo. — Ho tanti denari, che non sapremo come spenderli.
Le sussultanti spalle cessarono d’un tratto di muoversi. Parevano aspettare, ascoltare... V’era molta diffidenza in quelle esili spalle aspettanti.
Aldo proseguì:
— Non aver paura. Non ho giocato; non ho fatto nulla di scorretto o di disonorante. Il denaro mi è stato lasciato — egli s’avvide che le esili spalle erano immobili, rigide nell’attesa — da una... da una vecchia persona, a cui ho potuto essere utile. Questa persona è morta e mi