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392 | annie vivanti |
iattoli nel parco? Piccola Anne-Marie, non mi riconosci, non mi riconosci?
Il viso della bambina s’era fatto rosso, e il suo labbro tremava. Scosse la testa.
— No, — disse a bassa voce.
Aldo si volse e si coprì la faccia colle mani. La piccina lo guardò un istante; poi si avvicinò in punta di piedi a sua madre, e le si annidò nel tenero braccio protettore. Indi i suoi ceruli occhi errarono verso il soffitto in cerca del pallone. Sì, era lì; colla breve corda pendula, lontana... Parve ad Anne-Marie che il pallone fosse diventato un po’ più piccolo... Come mai, come mai l’avrebbe ella riavuto?
Nancy volse alla sua bambina un viso angustiato e pallido (anche quello pareva più piccolo del solito, pensò Anne-Marie) e le parlò a voce bassa:
— Anne-Marie; egli è tuo padre.
— Davvero? — chiese Anne-Marie dubbiosa, guardando quell’uomo colla barba e col viso nascosto nelle mani; poi mirò a lungo sulla sedia il cappello lucido e alto. — Davvero? — ripetè.
— Vuoi ch’egli rimanga con noi? — domandò Nancy, piano, quasi senza respiro.
— Con noi due?
Le pupille di Anne-Marie si dilatarono. Ricordava l’impresario.
— Sì. Con noi due, — disse Nancy.
— Per sempre?
E il cerulo turbamento dei puerili occhi si fece più intenso.
— Per sempre, — disse Nancy.
Anne-Marie volse un’altra rapida occhiata a quell’uomo e poi al suo cappello. Indi posò la guancia contro il braccio di sua madre, come sempre quando chiedeva un favore.