Pagina:Vivanti - I divoratori, Firenze, Bemporad, 1922.djvu/394

382 annie vivanti


Rime e ritmi, parole, visioni e sogni — non la turbavano più.

Ella respirava la musica che Anne-Marie suonava. Ella sognava la musica che Anne-Marie componeva. Il Pifferaro della Leggenda che per tanti anni l’aveva ossessionata col suo appello, ora non la chiamava più. L’aveva oltrepassata, l’aveva scordata.

E l’aquila del Genio non la scoteva più, sfracellandole colle grandi ali il cuore.

Ella era come il Silente Violino: i canti che l’anima sua non aveva espressi, erano morti in lei.

XXVI.

Fu a Parigi che avvenne ciò che Nancy già da tempo vagamente aspettava e paventava.

Ella era sola all’albergo, nel suo salotto. Fräulein era andata con Anne-Marie — e con un grosso volume sulla Rivoluzione Francese sotto al braccio — al Giardino delle Tuileries.

Il ragazzo del «lift» bussò alla porta e annunciò una visita; subito, senza attendere consenso, un signore entrò. Era Aldo! Aldo, colla barba quadrata, e un occhialetto pendulo — Aldo, immacolato e irreprensibile, col cilindro in mano.

Egli si fermò sulla soglia, guardando in viso a Nancy. Poi si avanzò, depose il cappello su una sedia, stese ambe le mani ed esclamò con voce bassa e fervida:

Nancy!

Nancy era balzata in piedi, ed ora, col respiro rapido ed affannoso, gli stava innanzi pallida e sottile nella chiara