I Nibelunghi (1889)/Avventura Decima

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Anonimo - I Nibelunghi (XIII secolo)
Traduzione dal tedesco di Italo Pizzi (1889)
Avventura Decima
Avventura Nona Avventura Undecima

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Avventura Decima

In che modo Brünhilde fu ricevuta a Worms


     Di là dal Reno, con alquante squadre
E con gli ospiti suoi, verso la sponda
Il re fu visto avvicinarsi. Ancora
I cavalier fûr visti per le redini
5Le fanciulle guidar. Tutti eran pronti
Quei che accôrli dovean. Ma quando giunsero
Sui navicelli quei d’Islanda e quelli
De’ Nibelunghi ancor, uomini addetti
A principe Sifrido, elli ne andarno
10Ratto alla terra (infaticata assai

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Era lor man possente), ove, su l’altra
Sponda, gli amici si vedean del prence.
     Ora ascoltate ancor questa novella
D’Ute, regina assai possente, in quale
15Guisa ella addusse fuor da quelle mura,
Ov’ella cavalcò, la giovinetta,
’ve acquistâr dimestichezza molti
Cavalieri e fanciulle. — E per le redini
Duca Gere guidò fino a le porte
20Soltanto del castel Kriemhilde adorna,
Indi Sifrido ardimentoso lei
Guidar dovè più innanzi. Una leggiadra
Fanciulla era colei. Di ciò quel prode
Ebbesi guiderdon dalla fanciulla.
25Ortwin gagliardo presso a donna Ute
Cavalcando venìa, molti con lui
In bella compagnia venian pur anco
E cavalieri e giovinette. Mai,
In accoglienze così grandi (e questo
30Ci è d’uopo asseverar), non furon viste
Donne cotante insiem raccolte. Allora
Molti là si vedean armeggiamenti

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Guidar gli eroi degni di lode (male
Altri cotesto tralasciato avria),1
35Là, nel cospetto di Kriemhilde adorna,
Dinanzi a’ navicelli. Altri frattanto
Molte levò di sella a’ palafreni
Donne leggiadre ed avvenenti assai.
     Già di qua co’ più degni ospiti suoi
40Era giunto il signor. Deh! quante forti
Aste di prodi a le donzelle innanzi
Furono infrante! e ben s’udia nell’urto
Fragor di molti scudi. Oh! quante colme
Sporgenze di pavesi al fiero scontro
45Alto romoreggiâr! Ma là sul porto
Stavano le donzelle innamorate,
E con gli ospiti suoi prence Gunthero
Di nave discendea, guidando ei stesso
Di sua mano Brünhilde. Allor le gemme
50Vivacemente e le vesti pur anco
L’une con l’altre scintillâr di contro.

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     Donna Kriemhilde in nobile atto venne
Là ’ve Brünhilde e li consorti suoi
Accolse, ed altri allor gittarsi a dietro2
55Vide con bianche man le lor ghirlande,
Chè anche le donne si baciâr. Conforme
A nobile costume era cotesto.
     E disse allora grazïosamente
Kriemhilde giovinetta: Oh! voi dovete
60Esserci benvenuta in questa terra
Per me, per la mia madre e pei fedeli
Amici, quanti ne abbiam noi! — Si fece
Da Brünhilde un inchino. Ambe le donne
Forte si strinser fra le braccia allora,
65Nè mai d’altri s’udì così amorosa
Accoglienza qual feano ambe le donne,
Ute e la figlia, alla sposa novella.
Forte e sovente ne la dolce bocca
Elle baciârsi. Come poi discese
70Tutte fûr su le arene di Brünhilde
Insiem le donne, in atto grazïoso

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Fûr prese per la man da valorosi
Eroi ben molte donne adorne e belle,
E si vedean le vaghe giovinette
75Appo donna Brünhilde. E lungo invero
Tempo trascorse pria che lor saluti
Ne venissero al fin. Molte toccaro
Bocche rosate molti baci; e intanto
Che stavansi vicine ambe le ricche
80Figlie di re, molti gagliardi, degni
Di molta lode, in contemplarle aveano
Piacere e gioia. E chi narrar già udìa
Che donne vaghe sì com’ambo queste
Non vide alcun giammai, con occhi intenti
85Or riguardava; e l’affermava intanto
Senza menzogna, nè vedea per tutta
La lor persona alcun inganno.3 E quelli
Che giudicar sapean donne leggiadre
E persone avvenenti, alto lodavano
90Per sua beltà di Gunthero la donna,

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Ma ognun più esperto, che miglior veduta
Ebbesi allor, che preferir poteasi
A Brünhilde Kriemhilde asseverava.
     Giovinette e matrone un’altra volta
95Assembravansi, e molte e bene adorne
Persone allor fûr viste. Eran dintorno
Tende seriche apposte e molti ancora
Padiglioni leggiadri, e n’era pieno
Tutto lo spazio innanzi a Worms. Intanto
100Impeto là si fea da’ consanguinei
Di re Gunthero, e però cenno alcuno
Fece a Brünhilde, il fe’ a Kriemhilde ancora,
D’andarne in luogo, con lor donne tutte,
Là ’ve trovar poteasi un’ombra, e i forti
105Della burgundia terra ivi le addussero.
     Tutti gli ospiti intanto a’ lor destrieri
Eran tornati, e molte giostre fecersi
Pomposamente con gli scudi. Il campo
A sollevar la polve incominciava
110Come se tutta in un incendio ardesse
Ampia la terra. Ma i veraci eroi
Si conobbero allor. Molte fanciulle

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Ciò che feano armeggiando i cavalieri,
Stavansi a rimirar; constami intanto
115Che dinanzi a le tende assai ritorni
Fe’ cavalcando principe Sifrido
Co’ suoi guerrieri. Egli adducea ben mille
Gagliardi eroi di Nibelunghi. Allora
Hàgene di Tronèga, a ciò che indisse
120L’ospite suo regal sè conformando,
Là nel mezzo venìa. L’aspra tenzone
Divise amicamente il valoroso
Di foggia tal, che da la polve intatte
Lasciâr le vaghe giovinette i prodi,
125E, da gli ospiti accolti, volentieri
Di lui consiglio si seguìa. Parlava
Sire Gernòt frattanto: I palafreni
Starsi lasciate qui, fin che cominci
L’aria fresca a venir. Potremo allora
130Incominciar così le vaghe donne
A servir noi, menandole rimpetto
All’ampio ostel del sire. E allor che voglia
Il sire cavalcar, siate voi pronti.
     Poi che disciolta fu per tutto il loco

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135L’aspra tenzone, sotto a molti vennero
Eccelsi padiglioni a sollazzarsi
I cavalieri, ei sì, d’alta letizia
Appo le donne per desìo. Ma quando,
Poco prima del vespro, allor che il sole
140Già tramontava e fresca già si fea
L’aria a l’intorno, perchè a lungo ancora
Altri là non restasse, ecco! levârsi
Al borgo per tornar uomini e donne,
E con occhi guardavasi amorosi
145Di cavalieri, di leggiadre donne
L’avvenente persona. E molte vesti
Fûr da valenti eroi, qual è costume
Di quella terra, in cavalcar squarciate,
Fin che dinanzi dal palagio il sire
150Scendendo si fermò. Così a le donne
In quella guisa che d’anima altera
Fanno gli eroi, prestavasi servigio.
     Anche si separâr le due possenti
Regine allora, e donna Ute e quella
155Figlia sua, con le ancelle, in ampie stanze
Insieme ritornâr. S’udiano intorno

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Da tutte parti altissimi di gioia
Strepiti e voci. Furon pronti i seggi,
E con gli ospiti suoi volle accostarsi
160Alla mensa il gran re. Vista fu allora
Starsi daccanto a lui vaga Brünhilde,
E portavasi in fronte in quella terra
Di re Gunthero un dïadema. Assai
Ricca e possente ell’era. Anche ben molti
165Seggi fûr posti per la gente umìle
E deschi ampi d’assai colmi di cibi.
Di ciò ch’ei dènno aver, deh! quanto poco
Allor fu manco! E si vedeano attorno,
Daccanto al re, molti ospiti possenti,
170E dell’ospite regio i famigliari
In coppe in fulgid’or l’acqua alle mani
Recavano. Davver! ch’egli sarìa
Leggiero fallo, se dicesse a voi
Qualcuno mai che fu miglior servigio
175D’altri principi in feste.4 Io non vorrei

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Creder cotesto inver! Ma pria che l’acqua
Si prendesse alle man del Reno il sire,
Ciò che a lui si addicea, fe’ prontamente
Prence Sifrido, e a re Gunthèr la sua
180Fè rammentò, quale affermò con lui
Pria che in Islanda ei Brünhilde vedesse,
Là, nell’ostel di lei. Così dicea:
     Pensar v’è d’uopo a ciò che mi giurava
La mano vostra, che a me data avreste,
185Quando venuta in questa terra fosse
Donna Brünhilde, la sorella. Or dove,
Dove n’è ito il giuramento? E invero
Io mi son preso nel vïaggio vostro
Assai travaglio! — All’ospite rispose
190Il prence allora: Di cotesto voi
Ben giustamente mi ammoniste. Mai,
Mai non sarà che in ciò spergiura sia
Questa mia mano. Porgere vogl’io
Aita a voi, pel meglio chi’io mi possa,
200Cotesto a conseguir. — Kriemhilde bella
Ratto fu chiesta allor, perchè dinanzi
A re Gunthero ella venisse in corte.

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     Con molte vaghe giovinette andava
Alla sala Kriemhilde, allor che d’alto,
205Dall’un de’ gradi in giù, balzò Gislhero
E disse: Or fate voi che le fanciulle
Tornino a dietro. Mia sirocchia sola
Esser qui dee daccanto al re. — Fu addotta
Kriemhilde là, dove rinvenne il sire,
210E v’eran pur di molte e principesche
Terre a l’intorno cavalieri illustri.
Là, nella sala spazïosa, indetto
Fu di restarsi alla regal fanciulla
In silenzio, e venuta era frattanto
215Alla mensa regal donna Brünhilde.
     Prence Gunthero così disse allora:
Sorella mia diletta assai, deh! solvi
Un giuramento mio con la tua stessa
Alta virtù! Con giuramento a un prode
220Io ti promisi. Ov’ei di te si faccia
Inclito sposo, con perfetta fede
Di me la volontà compiuta avrai.
     Disse l’illustre giovinetta: Mio
Fratel diletto assai, me non dovete

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225Per nulla supplicar. Di tale io sempre
Esser vo’, cui promesso abbiate voi;
E ciò fatto sarà. L’uom che vi piaccia
Darmi, o prence, a marito, io volentieri
Per mio reputerò. — Per sguardi accesi
230D’occhi amorosi, rosseggiò colore
Di Sifrido nel volto. Il cavaliero
A servitù sè medesmo di donna
Kriemhilde profferìa, mentre un invito
A lor si fea di starsene daccanto
235Ambo in un chiuso giro.5 E fu richiesta
S’ella per sè volea l’uom valoroso.
     Con tratto verginale, un cotal poco
Si vergognò. Ma fu sorte felice
E amico fato di Sifrido allora,
240Ch’ella non volle ricusar l’uom prode
In quell’istante. E lei qual donna accolse
Di Niderlànd il nobile signore.
     Ratto che il prode sposa sua la disse

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E la fanciulla lui, la giovinetta
245Amorosa così fu da le braccia
Di Sifrido raccolta. Eravi pronto
Il valoroso, e la bella regina
Degli eroi nel cospetto ebbesi un bacio.
     La compagnia si separava. E accadde
250Che fu visto sedersi appo Kriemhilde
Prence Sifrido al seggio di rincontro.
Molta gente il servìa; vedeansi andarne
I Nibelunghi seco. Or, là di contro
Con Brünhilde fanciulla era seduto
255Prence Gunthero, ed ella (oh! sì gran doglia
Non le fu data mai!) appo Sifrido
Seder vedea Kriemhilde. Incominciava
A lagrimar; giù per le bianche gote
Molte le discendean lagrime calde.6
     260L’ospite disse della terra: Oh! dunque
Che gli è, mia donna, che splendor de’ vostri

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Occhi lucenti sì turbate? Voi
Ben dovreste allegrarvi a bello studio
Da che la terra mia, li miei castelli,
265Sottomessi vi son con molti prodi.
     A bello studio lacrimar degg’io,
Rispose a lui la vergine leggiadra,
Chè intorno al cor mi sta grave un dolore
Per la sirocchia vostra. E qui la veggo
270Seder vicina a un de’ famigli. Sempre
Degg’io pianger però, ch’ella è di tanto
Umilïata e offesa. — E re Gunthero
Così le disse: Or voi silenzïosa
Restatevi di ciò. Vogl’io narrarvi
275Questo racconto in altro tempo, o donna,
Perchè mai la mia suora al pro’ Sifrido
Io concedessi. Viversi mai sempre
Felice ella potrà col valoroso.
     E quella disse: Cruccianmi ad ogn’ora
280La sua bellezza e il far cortese. Lungi,
Fin che dato mi fosse, io volentieri
Fuggirei, perchè mai non dovess’io
Starmi appo voi, quando dirmi non piaccia

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Per qual modo a Sifrido è Krïemhilde
285Amante e sposa. — E il nobile signore
Così le rispondea: Cotesto adunque
Renderò noto. Egli ha castelli assai
Quant’io pur anco, e vaste regïoni.
Questo sappiate con certezza. Ricco
290E possente egli è un sire. Acconsentii
Per questo, o donna, ch’egli a l’avvenente
Fanciulla offrisse amor con molta lode.
     Per quanto il sire a lei dicesse, torbida
L’anima sua serbò. Molti prestanti
295Cavalieri ne andâr lungi dal desco;
Tal fragor elli fean, aspro e sonante,
Che n’echeggiò tutto il castel. Rancura
Grave d’assai per gli ospitati suoi
Avea l’ospite regio.7 Ei si pensava
300Che appo la donna sua leggiadra e bella
Più dolcemente avrìa posato, e in core
Non di tanto era libero da questo
Alto desio, che bella d’amor prova

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Venuta gli sarìa dalla sua donna.
305Brünhilde sua con amoroso sguardo
A guatar cominciò; fe’ cenno poi
Che tralasciasse ogni ospite i graditi
Giochi dell’armi. Con la donna sua
Andarsi a letto volle il sire, e allora,
310Là dai gradini della sala, insieme
E Kriemhilde e Brünhilde s’incontraro.
Odio non anche era fra lor. Convennero
Lor consorti e famigli, e alcuno indugio
Non fecer elli, e nobili valletti
315Loro apprestâr le lampe. I cavalieri
D’ambo gl’incliti re si separaro,
E molti eroi con principe Sifrido
Andarne altri vedea. Là ’ve giacersi
Ambo dovean, sen vennero i duo prenci,
320E ciascun si pensò vincer la sua
Donna amorosa per amor. Cotesto
Dolce d’ognun l’alma rendea; ma gioia
Grande fu quella di Sifrido. Ratto
Che d’accanto a Kriemhilde si posava,
325L’inclito duce fea dell’amor suo,

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Nobile e grande, omaggio a la fanciulla
In dolce atto d’amor, fu sua la bella
Di lei persona. Oh! non avriasi prese,
In loco d’esta sola, il giovinetto
330Mille altre donne! — Più di ciò non dico
Per qual foggia Sifrido alla sua donna
Rese omaggio d’amore. Udite intanto
Questo racconto, come giacque il sire,
Prence Gunthero, appo Brünhilde. Presso
335Ad altre donne l’inclito signore
Giaciuto si sarìa meglio d’assai!
     Di là tutta la folla si sbandava,
Uomini e donne, e le stanze secrete
Chiudeansi tosto. Ben credette il prence
340Di posseder della sua donna alfine
La persona leggiadra. Oh! da cotesto
Lungi egli era d’assai, pria che sua donna
Divenisse colei! N’andava al letto
Brünhilde in veste di candido lino,
345Veste notturna, e intanto: Oh! ch’io posseggo,
Il nobil cavalier pensava in core,
Quanto in tutti i miei dì cercai bramoso! —

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E veramente a lui per sua beltade
Piacer dovea la vergine leggiadra.
     350A celar cominciò del re la mano
La lampada notturna, indi si mosse,
L’ardito cavalier, là ’ve la sua
Donna rinvenne. A lei vicin s’addusse,
E la sua gioia fu ben grande. Il prode
355Con le sue braccia ricingea colei
D’amor ben degna, e dolci atti d’amore
Incominciati avrìa, se ciò sofferto
La nobil donna avesse. Ella di tanto
S’adirò, che di questo ebbe corruccio
360Prence Gunthero. Si pensò d’amanti
Atti ed opre toccare, ebbesi invece
Odio qual di nemici. Ed ella disse:
     Nobile cavalier, tutto cotesto
Lasciate omai. Ciò che bramaste voi,
365Avverarsi non può. Vergine sempre
Io vo’ restar (ben ciò saper dovete),
Fin ch’io da voi narrar del ver non oda.
     D’anima ostil si fece a lei Gunthero. —
Eppure ei si balzò dietro l’amore

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370Di lei con forza e tutta le scompose
La veste sua notturna. Ella afferrava,
L’ardimentosa giovinetta, un cinto,
Ed era il cinto un forte arnese, e fibbie
Avea, quale dintorno a’ fianchi suoi
375Recar solea. Gran male assai con questo
Ella fe’ al sire, che le mani e i piedi
Forte e insieme gli avvinse, indi l’addusse
A un chiodo e alla parete alto il sospese.
Perch’egli i sonni le turbò, l’amore
380A lui quella interdisse, e per la forza
Di lei gagliarda a morte egli venìa
Prossimo assai. Chi si credea signore,
A far preghiera incominciò: Deh! questi
Vincoli miei scioglietemi, regina
385Inclita e illustre! A vincervi più mai,
Donna leggiadra, più non pongo il core,
E sì vicino a voi ben raramente
D’oggi in avanti giacerò. — Ma quella,
Da che molle d’assai posava in letto,
390Non si curò stato di lui qual fosse,
Ed ei tutta la notte in fino al giorno,

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Fin che mostrossi fulgida l’aurora
Per le finestre, là dovette appeso
Restar costante. Se vigore egli ebbe,
395Poca forza or gli resta alla persona!
     Or voi mi dite, principe Gunthero,
Disse la vaga giovinetta, alcuna
Doglia se in voi sarebbe questa, allora
Che i vostri paggi dalla man di donna
400Vi trovassero avvinto. — Oh! male assai,
Il nobil cavalier le rispondea,
Sarìa per voi cotesto! — E anch’io n’avrei
Onor ben poco veramente! aggiunse
L’uom generoso. Ma deh! voi, per quella
405Vostra stessa virtù, fate ch’io torni
Da presso a voi! Da che sì gran travaglio
Di me vi dà l’amor, con le mie mani
Io mai non toccherò le vostre vesti.
     Ed ella ratto il disciogliea, ponendolo
410Fermo su’ piedi suoi. Tornossi al letto
Il cavaliere con la donna sua,
Ma tanto lungi si tenea, che raro,
Oh! raro assai, ne rasentò le vesti,

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E di cotesto ebbe cura e pensiero
415Ella pur anco. Vennero i famigli,
E novelle recâr le vestimenta,
E molte assai per la novella aurora
Eran già pronte. Allor, per quanto lieto
Altri si fosse, de la terra il sire
420Cruccioso e tristo si mostrò, corona
Ben ch’ei portasse per quel giorno in fronte.
     Per costume che avean, quale seguièno
Ei per giusta ragion, lungo non ebbero
Indugio allora e Gunthero e Brünhilde;
425Vennero al monastero, ove una messa
Altri cantò. Venne Sifrido ancora,
E gran folla adunossi. Entro la chiesa,
Per costume regal, tutto apprestato
Quanto recar dovean, corona e ammanto,
430Stavasi in vista. E furono sacrate
Ambo le donne, e come ciò si fea,
Vider le genti sotto a le corone
Con molta gioia starsi i quattro sposi.
Molti garzoni, e furono seicento
435E più di tanto, assunsero le spade,

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Dei regi per onor.8 Ciò voi dovete
Intendere e saper. Grande levossi
La gioia allor per la burgundia terra,
E s’udian tintinnar l’aste lucenti
440Ai valorosi in pugno. Alle finestre
Giovinette sedean leggiadre e belle,
Vedean di molte targhe a sè dinanzi
La luce scintillar. Ma da sue genti
Stava in disparte re Gunthero; il videro
445Là rimanersi desolato e tristo
Per quant’altri facesse. Era diverso
Core in Sifrido e in lui, ma di cotesto
Il nobil cavalier, prence Sifrido,
Avea scïenza. Ond’ei, venendo al sire,
450A dimandarlo incominciò: Deh! come
Passò la notte a voi! Saper tal cosa
Deh! voi mi fate! — Dell’ostello il sire
A quell’ospite suo così rispose:
     Danno e vergogna ho in me. Nella mia casa
455Il diavolo maligno ho addotto meco!

[p. 199 modifica]

E perch’io mi credea goder d’amore,
Ella forte m’avvinse. Ella mi trasse
Fino ad un chiodo e mi sospese in alto
A una parete. Angoscïoso stetti
460Di là pendente, per la notte in fino
Al nuovo dì, pria che da’ lacci miei
Ella mi disciogliesse. E quanto molle-
mente colei giaceasi in letto! Oh! questo,
Pel favor mio, da te si celi intanto
465In forza d’amistà! — Vero dolore
È cotesto per me, gli rispondea
Sifrido, eroe valente. Eppur vogl’io
In poter vostro addur colei, se questo
Far mi lasciate voi senza corruccio.
470Io farò sì che questa notte presso
Tanto ella posi a voi, che l’amor suo
Ella indugiar non faccia. — E re Gunthero,
Dopo il travaglio suo, si fe’ per questi
Detti e gioioso e giubilante. Ancora
475Prence Sifrido gli dicea: Tu lieto
Rimani adunque. E cred’io si che a noi
Fu diversa la notte. A me più cara

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Fu di me stesso la sirocchia tua,
Kriemhilde bella; e questa notte ancora
480Forz’è che sposa tua facciasi al fine
Donna Brünhilde. — Aggiunse poi: Stanotte
Io verrò pure a le tue stanze, ascoso
E non visto così per la mia cappa,
Che niuno intenderà di me l’astuzia.
485Lascia tu allora a le lor stanze andarne
I tuoi famigli, ed io le lampe in mano
Spengo a’ tuoi paggi. E perch’io son là dentro,
Noto con ciò ti sia che a te servire
M’accingo volentier. La donna tua
490A te sommetto di tal foggia, ratto,
Che tu stanotte ne godrai l’amore,
O io la vita perderò. — Eccetto
Che tu goda l’amor, dissegli ’l prence,
Della mia donna cara, io per tutt’altro
495Son felice e contento, e ciò che vuoi,
Tu fa’, Sifrido. S’anche le togliessi
La vita, di cotesto io non vorrei
Darmi pensiero. Ell’è terribil donna!
     Questo mi tolgo sulla fede mia,

[p. 201 modifica]

500Sifrido rispondea, che opra d’amore
A lei non cercherò. Prima di tutte
Donne ch’io vidi, è sì la tua sirocchia
Leggiadra e bella. — Piacquesi Gunthero
Di ciò che disse principe Sifrido.
     505Ansia con gioia è ne’ sollazzi intanto;
Ma dovunque vietossi ogni tumulto,
Ogni frastuon, perchè le donne insieme
Tornassero alle sale. Ecco! i famigli
A le genti indicean via da’ passaggi
510Di trarsi a dietro. Allor, da palafreni
E da genti raccolte iva disgombra
La regal corte. Un vescovo adducea
Ogni matrona perchè là, dinanzi
Al re sovrano, si assidesse ognuno
515Alla mensa regale. Ampio seguìa
De’ famigli il corteggio, incliti e forti
Uomini assai. E con gioconda speme
Prence Gunthero là si assise. A quella
Di Sifrido promessa egli pensava,
520E quel dì gli sembrò quanto son trenta
Giorni e lento e tardivo. Al dolce amore

[p. 202 modifica]

Della sua donna il pensier suo costante
Era pur sempre. Con rancura attese
Fin che tutti lasciâr la regal mensa,
525E ratto, di lor quiete ambo a le stanze,
Furono addotte e Brünhilde leggiadra
E Kriemhilde con lei. — Deh! quanti prodi
Fûr visti allor, prestanti cavalieri,
Andarne innanzi a le regine! — Intanto,
530Con gioia, sciolto da ogni cruccio, assise
Prence Sifrido appo la donna sua
Leggiadra, ed ella con sue bianche mani
Le mani gli stringea, fin che dagli occhi
Ei le sparì, nè del rapido istante
535Ella s’avvide. Ratto che giocando
Ella con seco si tenea, nè poscia
Più vederlo potè, disse a le ancelle
La regina così: Gran meraviglia
Toccami, dove mai ne andava il sire!
540Chi tolse la sua man dalla mia mano?
     Interruppe il suo dir. Ma quegli intanto
Ito era lungi, ove ben molti paggi
Starsi trovò con lampade. Principio

[p. 203 modifica]

Ei fe’ a spegnerle in man de’ giovinetti,
545E fu noto a Gunthèr che giunto al loco
Era prence Sifrido. Ei ben sapea
Ciò che volle Sifrido, e indisse allora
Che uscissero di là donne e fanciulle.
Fatto cotesto, il nobil re possente
550Chiuse, ei stesso, le porte, ed a le porte
Rapido appose due gagliarde sbarre;
Indi, con pronta man, la lampa ascose
Da sezzo a le cortine, ed a l’istante
(Nè v’era scampo inver) terribil gioco
555Incominciâr Sifrido ardimentoso
E la vaga fanciulla. A re Gunthero
Gioia e rancura insiem parve cotesto.
     Appo la giovinetta si condusse
Prence Sifrido, e quella disse allora:
     560Questo lasciate, re Gunthèr, per quanto
Esser caro vi possa, onde nessuno
Travaglio abbiate voi sì come in pria.
     Male d’allora in poi fece la donna
A Sifrido valente. Egli nascose
565La voce sua, nè disse verbo. Intanto,

[p. 204 modifica]

Ben che nulla di lui chiaro vedesse,
Gunthero udiva, chiaro udìa che cose
Là non si fean secrete ed intime. Elli
Scarso riposo avean sul letto! Come
570Se re Gunthero ei veramente fosse,
Gunthèr possente e ricco, il valoroso
Comportavasi. Ei cinse de le braccia
La leggiadra fanciulla, ed ella fuori,
Fuor dal letto il cacciò sovra d’un banco
575E di tal foggia, che la fronte sua
Alto suonò d’uno sgabel nell’urto.
     Novellamente con le forze sue
In piè levossi l’uom gagliardo. Ei volle
Più assai tentar; ma com’ei fe’ principio
580Vïolenza a inferirle, alto ne venne
Malanno a lui; nè cred’io già che mai
Maggior difesa da fanciulle o donne
Si facesse. E poiché non volle il forte
Dilungarsi da lei, levossi in piedi
585La giovinetta e disse: Oh! non dovete
La mia veste notturna in bianco lino
Così scompormi! E siete voi villano!

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Ciò vi sarà cagion di duol. La prova
Ben io darovvi! — Così disse quella
590Avvenente fanciulla, e il nobil sire
Ella frattanto ne le braccia sue
Fortemente serrò. Volealo avvinto
Come il re là gittar, perchè sul letto
Dato le fosse di toccar riposo;
595E perchè la sua veste aveale scissa
Il cavaliero, alta pigliar vendetta
La fiera donna ne volea. Che giova,
Che giova al cavalier la sua gran forza?
La sua molta virtù? Di sua persona
600Manifestò la maestria possente
Ella a quel prode, chè di forza il trasse
(Accader ciò dovette) e con villano
Impeto giù il cacciò tra la parete
Ed un forziere. Oimè! pensava il prode,
605Se per donzella perdere degg’io
Questa mia vita, d’oggi in poi e sempre
Contro a’ mariti lor le donne tutte
Tracotanti e superbi avran gli spirti
Quanto non fecer mai! — Tutto ascoltava

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610Prence Gunthero, e per l’uom si dolea.
     Ma Sifrido più assai si vergognava
E a muover l’ira fea principio. A lei
Con sua forza potente ei si fe’ incontro,
E in estremo periglio aspra tenzone
615Con Brünhilde tentò. Parve ben lungo
A Gunthero quel tempo anzi che il prode
La regina domasse. Ella a Sifrido
Strinse le mani di tal foggia e guisa,
Che da l’ugne gli uscì, per tanta forza
620De la fanciulla, il sangue. Al valoroso
Grave doglia fu questa! Oh! ma dipoi
A smentir la sua dura volontade
Ch’ella dissegli in pria, la fiera donna
Da lui fu addotta. Udìa prence Gunthero
625Cotesto, ben che nulla il valoroso
Dicesse intanto. Di tal foggia incontro
Al letto ei la cacciò, che alto diè un grido,
Forte e grave dolor le fe’ del prode
Il possente vigor. Ma quella intanto
630Al fianco l’afferrò, là ’ve il suo cinto
Trovò di passamano e avvinto il prode

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Cercò ratto d’aver. Di lui la mano
Ciò ben difese, e scricchiolâr di lei
L’ossa e con l’ossa la persona. Allora
635L’aspra tenzon divisa andonne, e quella
Fu veramente di Gunthèr la sposa.
     Deh! nobil re, disse colei, la vita
Tu dêi lasciarmi! E ciò che ti fec’io,
Ratto mi si perdoni! Io d’ora innanzi
640Del nobile amor tuo schiva mostrarmi
Non vorrò, chè davver! sperimentai
Ch’esser puoi tu di donne alto signore!
     Di là si trasse, come se le vesti
Trar si volesse, principe Sifrido,
645Giacer lasciando la fanciulla. E in pria,
Di guisa tal che l’inclita regina
Sentore non avea, cavolle un aureo
Anello da la man, le tolse ancora
Il cinto, ed era con grand’arte intesto
650A passamano. — Inver non so, cotesto
S’ei fe’ per tracotanza e per ardire. —
Alla sua donna il diè Sifrido, e poi
Cagion gli fu di doglia il fatal cinto.

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     L’uno dell’altro si giaceano al fianco
655Prence Gunthero e la fanciulla adorna,
E quei sì con l’amor la consolava,
Come addiceasi a lui. Così dovea
Dissimular la sua vergogna e l’ira
La giovinetta, e pallida si fea
660Un cotal poco a l’intimo e fidente
Starsi col suo signor. Deh! per l’amore
Quanta forza e virtù da lei disparve!
D’altra donna più forte anche non fue
Da quel giorno Brünhilde, e re Gunthero
665Con molto amore alla bella persona
L’accarezzava, e s’ella ancor volea
Resistere e tentar, qual mai potea
Toccarne frutto? Con l’amor suo grande
Ebbesi questo re Gunthero. Oh! come
670In dolce atto d’amor presso le giacque,
Fino al chiarir del dì, con caldo affetto!
     Era tornato principe Sifrido,
Là ’ve fu accolto da una dolce sposa.
Ei sì l’inchiesta indovinò, che in mente
675Ella pensata avea; ma lungo tempo

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Ei le volle celar quanto per essa
Avea recato, fino al dì che, cinta
Di corona regal, ne andò alla terra
Di lui la bella sposa. Oh! quanto poco
680Ciò che darle dovea lasciò negletto!9
     Al mattin che seguì, l’ospite regio
D’alma più lieta che non fosse in pria,
A tutti si mostrò. Perciò fu grande
La gioia e buona per cotanti illustri
685A cui fe’ invito alle sue case. A lui
Incliti si prestâr servigi e ossequi,
E fino al dì che fu quattordicesmo,
Andâr le feste nuzïali, quando,
Tutto quel tempo, non cessò frastuono
690Di sollazzi e tripudi in ogni guisa
Che altri volle tener. Computo in alto
Ne andò davver de’ dispendi del sire!
A’ congiunti di lui, ospite illustre,

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Com’egli indisse, a’ vïaggianti molti,
695Oro fulgido assai, per l’onor suo,
Fu dato e vesti, ed argento pur anco
E palafreni; e quei che disïavano
Doni cospicui, ne partîr beati.
Sifrido, il re di Niderlànd, a’ suoi
700Mille guerrieri10 donar volle quante
Vestimenta ei recâr là fino al Reno,
Anche i destrieri con le selle ei porse,
Onde potean viversi ricchi. Intanto,
Pria che gl’incliti doni intorno a tutti
705Fossero dati, parve lungo il tempo
A chi di ritornarsi avea desire
Alla sua terra. Maggior cura ad ospiti
Non fu data giammai. Venne a sua fine
Così la festa nuzïal; cotesto
710Volle Gunthero, il prence ardimentoso.

Note

  1. Sarebbe stato sconveniente il tralasciar questi armeggiamenti, perchè erano d’uso nelle accoglienze solenni.
  2. Indietro dalla fronte.
  3. Cioè bellezza procurata ad arte con belletto e pittura.
  4. Detto con ironia. Cioè sarebbe un gran fallo.
  5. Fu segnato un circolo in terra, entro al quale si doveano tenere i due fidanzati.
  6. Intorno agli antecedenti amori di Brünhilde e di Sifrido, ai quali qui oscuramente si accenna, vedi l’Introduzione al Poema.
  7. Perchè tardavano a partire.
  8. Furono armati cavalieri.
  9. Ironico. Cioè egli non trascurò di dare a Kriemhilde l’anello e il cinto rapiti a Brunhilde.
  10. I Nibelunghi.