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194 I Nibelunghi

E veramente a lui per sua beltade
Piacer dovea la vergine leggiadra.
     350A celar cominciò del re la mano
La lampada notturna, indi si mosse,
L’ardito cavalier, là ’ve la sua
Donna rinvenne. A lei vicin s’addusse,
E la sua gioia fu ben grande. Il prode
355Con le sue braccia ricingea colei
D’amor ben degna, e dolci atti d’amore
Incominciati avrìa, se ciò sofferto
La nobil donna avesse. Ella di tanto
S’adirò, che di questo ebbe corruccio
360Prence Gunthero. Si pensò d’amanti
Atti ed opre toccare, ebbesi invece
Odio qual di nemici. Ed ella disse:
     Nobile cavalier, tutto cotesto
Lasciate omai. Ciò che bramaste voi,
365Avverarsi non può. Vergine sempre
Io vo’ restar (ben ciò saper dovete),
Fin ch’io da voi narrar del ver non oda.
     D’anima ostil si fece a lei Gunthero. —
Eppure ei si balzò dietro l’amore