I Calabroni (Aristofane-Romagnoli)/Contrasto

Contrasto

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Aristofane - I Calabroni
Traduzione dal greco di Ettore Romagnoli (1924)
Contrasto
Parodos Prima parabasi
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CONTRASTO

coro

Strofe
Tu sei di nostra scuola!
Di’ cose nuove: simile
non sia la tua parola...

schifacleone

interrompendo, a un servo.
Datemi quel che occorre per scrivere. (Al Coro) E
ci fai bella figura, spronandolo cosi?

coro

continuando.
a quella che conviene
a questo ragazzotto. Or vedi bene
che importanza ha la disputa
a cui t’accingi! Se, noi voglia un Dio,
il figliuol tuo ti supera,
ad ogni nostro ben diamo l’addio!

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schifacleone

prendendo in una cestella recatagli da un servo una tavoletta
cerata e uno stilo.
Io poi, di quanto dice, mi prendo un promemoria!
Si apparecchia a scrivere.

filocleone

al Coro.
Che dite mai? Se a questo riderà la vittoria...

coro

Tutta la razza di noi vecchi, dico,
più non varrebbe un fico!
Per le vie corbellandoci,
ci verrebbero appresso,
e chiamandoci articoli
da processione, incarti da processo!

corifeo

Tu che in prò d’ogni nostro potere ti cimenti,
fa’ cuore, usa di lingua tutti gli spedlenti!

filocleone

Le mosse dal principio piglio dunque, e dimostro
come a nessun potere la cede il poter nostro.
Si dà beatitudine maggior del nostro ufficio?
E chi mai più d’un giudice campa in barba di micio?
Belva esiste terribile più di questo vecchietto?
Ad appostar mi stanno, come sguiscio dal letto,

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cime d’uomini, pezzi grossissimi, all’ ingresso
delle Assise; e la floscia mano, com io m’appresso,
mi porgon, che dei pubblici beni facea rapina’
pregandomi con flebili parole, a fronte china:
«Pietà, babbo, ti prego, se mai tu pur man bassa
facesti in qualche ufficio, o tenendo la cassa
della provianda al campo! » — Di’ poi che recidivo
non fosse, e non saprebbe se io son morto o vivo!

schifacleone

appuntando sulla tavoletta.
L’articolo dei supplici, intanto, me lo segno!

filocleone

Dopo tanti scongiuri, calmato un po’ lo sdegno,
entro; ma una sol cosa non soglio far di quelle
che promisi. Al contrario, sento le gherminelle
che inventan gl’ imputati per farla franca: quale
adulazione il giudice non ode in tribunale?
Uno piange miseria, ai veri guai la giunta
pone, finché la dose abbia de’ miei raggiunta.
Questi racconta favole, ripete quei d’ Esopo
un motto buffo, un terzo dice burlette, a scopo
di placarmi col riso! Se poi teniamo sodo,
ecco la prole: bimbi, bimbette... io me la godo!
Li trascinan per mano: quelli belano in coro,
a testa sotto; e il padre, tremando, in nome loro,
come un Nume mi supplica, perché lo mandi assolto:
«Se dell’agnel t’è grata la voce, porgi ascolto

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al (ìgliuol mio: se quella della scrofetta, il pianto
della bimba ti muova! » — Sbollisce allora alquanto
il furor nostro. Oh dimmi, questa non è grandezza?
Non si chiama infischiarsene, questo, della ricchezza?

schifacleone

appuntando.
Infischiarsene della ricchezza: e due! — Ma i beni
che pretendi godere regnando sugli Ellèni?

filocleone

Quando passan la visita, i bimbi, non si manca
d’ispezionargli il pipi. Se giunge sulla panca
Eàgro, deve dirci quel bellissimo brano
della Niobe: prima non ci scappa di mano!
Se un flautista vince qualche lite, per buona
mano, un’aria sul flauto quando usciamo ci suona.
E se, morendo, un padre promise ad un la figlia
erede universale, noi l’atto e la conchiglia
sovra i sigilli impressi con gran prosopopea,
mandiamo a tutti i diavoli; e a chi più ci sapea
convincer con le suppliche, concediam la fanciulla:
e facciam questo senza render conto di nulla
a nessuno. Qual carica gode tal privilegio?

schifacleone

Per questo punto solo t’ ho di felice in pregio:
ma se tu d’ un’ erede rompi i sigilli, abusi!

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filocleone

Quando Senato e popolo si trovano confusi
per qualche affare, votano che la curia dirima
le difficoltà. Sùbito Evatlo e quella cima
di Lecconimo, quello che lo scudo buttò,
giuran di non tradirci, di combattere in prò
del popol. Né in comizio mai vinse alcuno, senza
prometter prima ai giudici di scioglier l’udienza
dopo una sola causa. Cleone, che la gente
domina ad urli, anch’egli da noi tien lunge il dente:
ci tien da conto e stretti, da noi scaccia i tafani:
fai tu niente di simile per tuo padre? Domani!
Ma Teoro — e sf che il tomo sta d’ Eufemio alla pari, —
col catino e la spugna forbisce i miei calzari.
Vedi un po’ da che bazza m’escludi e strappi tu:
vedi ciò che dipendere tu chiami e servitù!

schifacleone

Sfogati pure a chiacchiere; dopo farai 1 effetto
del culo che la spunta su chi lo vuole netto!

filocleone

Ciò che mi dà più gusto, scordavo! Appena torno
a casa con la paga, mi corron tutti intorno
a darmi il benvenuto, per i quattrini, a gara.
E, innanzi tutto, il bagno mia figlia mi prepara,
m’unge i piedi, e poi, china, dicendomi papà,
mi bacia, e con la lingua il triobol mi va
pescando per la bocca. Poi c’è la pasta frolla.
Aristofane - Commedie, II ’ 13.

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La mogliettina mia me la presenta, e: « Ingolla
questo! » — accanto sedendomi, mi dice con bel modo; —
« Manda giù quello! » — Allora vo’ di giuggiole in brodo
Né guardar debbo supplice te, o il ministro, che stenti
ad ammannir la tavola, mandandomi accidenti,
e borbottando. Adesso se a far la pappa è tardo,
ho qui questo riparo dei mali, baluardo
delle frecce. E se a mescermi tu ti dimostri avaro,
ho meco preso, colmo di vin, questo somaro.
Lo chino, mesco: ei schiude le fauci, raglia, e addosso
alla tua coppa avventa scorregge a più non posso!
Tracanna a garganella dal vaso: poi d’un fiato.
Stretta
Oh non è grande la potenza mia,
e da meno di Giove in che mai sono,
se di Giove e di me parlan tal quale?
Quando infatti in seduta c’è frastuono,
dice chiunque passa per la via:
« Giove re, come tuona il tribunale! »
E s’io folgoro, fanno lo scongiuro
il riccone e il pezzo grosso,
e se la fanno addosso!
Al figlio.
E assai mi temi pure tu. Sicuro,
per Demètra, mi temi. E me, mi fulmini
un accidente, se
ho paura di te!

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Le ultime parole di Filocleone son coperte dalle acclamazioni del

coro

Antistrofe
Favellare cosi’
propriamente, e con simile
senno, niun mai s’udi!

filocleone

No! Saccheggiare vigne credea senza padrone!
Lo sa bene che in simili gare son maestrone!

coro

Come tutti toccò
ei gli argomenti, e nulla trascurò!
Si ch’ io tutto in solluchero
andato sono; e mi parea sedere
a giudicar nell’ isole
dei Beati; sì grande era il piacere!

filocleone

mostrando il figlio.
È fuor di sé, guardatelo, lui, si stira e sbadiglia!
Al figlio.
Oggi devi sentire che sapore ha la striglia!

coro

a Schifacleone.
E tu n’hai da trovare, gherminelle,
per salvar la tua pelle!
Non sai quanto è difficile.

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che quando un oratore
pèroratsenza esprimere
ciò ch’io penso, si plachi il mio furore?

corifeo

Antinvito
Se a corto sei tu dunque, cerca una mola fresca
di taglio, che a smussare lo sdegno mio riesca!

schifacleone

Anteplrrema
£ impresa scabra, vuole sagacia e levatura
più che da commediografo, intraprender la cura
d’un morbo inveterato nella città. Pur, figlio
di Crono, padre nostro...

filocleone

Smetti, non dar di piglio
a tanti padri. Quando non mi provi, e alla lesta,
che son servo, a ogni modo ti voglio far la festa,
ci dovessi rimettere la parte di budello
che mi tocca nei sacrifizi!

schifacleone

Babbino bello,
spianami un po’ codesto muso, dà retta! E prima,
con le dita, alla buona, non già coi voti, estima
i tributi che versano le città nelle casse
dello Stato; ed a parte le decime, le tasse.

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i diritti di porto e di mercato, il frutto
delle cave, le pritanle, le confische: in tutto
fan duemila talenti. Togli il salario dei
giudici, da tal somma: non siete più di seimila. Centocinquanta talenti insiem pigliate!

filocleone

Che? La decima parte non pigliam deli’entrate?
Dove vanno a finire, dunque, gli altri denari?

schifacleone

A questi, ai « Mai vi voglio tradire, o proletari! ",
ai «Pugnerò pel popolo sempre!’ ’ — Tu bevi grosso,
babbo, a tai ciance, e mettere ti fai le zampe addosso.
E quelli, agli alleati scroccano poi talenti
a cinquantine, a furia di minacce e spaventi.
« Date tributi, o folgoro, e la città vi abbatto! »
Tu, che rodi gli avanzi, del tuo poter vai matto;
ma gli alleati, visto che l’altra minuzzaglia
campa sul voto, e sciala con qualche cianfrusaglia,
te ti stimano un fico secco, e donano a quelli
salamoia, tappeti, vin, collane, mantelli,
miele, cuscini, sesamo, cacio, corone, giare,
coppe, soldi e salute. E a te, che in terra e mare
tanto patisti al remo, niuno dei tuoi soggetti
offre un sol capo d’aglio per condire i pescetti!

filocleone

Macché! Dovei comprarmelo da Buonagrazia, 1 aglio.
Ma prova ch’ io son servo, non darmi più travaglio!

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schifacleone

Vuoi servitù peggiore? Ogni ufficio costoro
tengono, e scroccan paghe coi leccazampe loro:
tu poi, quando ti dànno tre soldi, ti contenti.
Te li sei guadagnati bene, con mille stenti,
in battaglie, in assedi di città! C’è di più!
Devi trottare, e questa proprio non mi va giù,
a cenno d’altri, quando ti muove incontro, a cianche
larghe, così, smenando tutto lascivo lanche,
un bardassotto, figlio di Cherèa, che t’avvisa
di trovarti alle Assise proprio all’ora precisa.
Con caricatura.
«Chiunque di voialtri verrà dopo il segnale,
non toccherà triobolo! » — Lui piglierà tal quale
la sua dramma di pubblico ministero, magari
giunga l’ultimo! E quando sborsa un po’ di denari
qualche imputato, stretta lega con un collega,
si dan da fare, intrigano: e poi, come chi sega,
uno tira, uno molla. Tu a bocca aperta occhieggi
il cassiere, e ti sfuggono tutti questi maneggi!

filocleone

Ahi! così me la fanno! Che dici? In fondo al petto
come il cuor mi rimescoli! Non so dir quale effetto
tu in me produca, e come questa mia mente affini!

schifacleone

Tu dunque, e tutti gli altri potreste aver quattrini.
Ma questi arruffapopoli, né me ne rendo conto.

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ti san mettere in mezzo. Dalla Sardegna al Ponto,
tante città, comandi! Ma tranne le paghette
che tiri a fare il giudice, non ne ricavi un ette! ’
E te le stillati, pure queste, sempre a miccino,
con un bioccolo, come l’olio in un lumicino,
tanto per farti vivere! Pitocco ti si brama!
E ciò, se vuoi saperlo, perché di chi ti sfama
tu obbedisca alla voce; e quando ti s’aizza
contro qualche nemico, pien di selvaggia stizza
tu gli sia sopra! E facile, se dicessero a buono,
sarebbe mantenere la plebe! Mille sono
le città tributarie. Ove a ciascuna d’esse
qualcuno di nutrire venti uomini imponesse,
ventimila potrebbero campar dei cittadini,
cinti di fiori, a lepri, giuncate, latticini:
premio di Maratona ben degno! E andate adesso,
pitocchi alla ribruscola, a chi vi paga appresso!

filocleone

Che provo, ahimè! La mano par che un torpore invada,
già il cor s’intenerisce, già mi sfugge la spada...

schifacleone

Se poi vedon le brutte, c’è l’Eubea bella e presta
per voialtri: cinquanta moggia di grano a testa!
Ma poi ne avesti cinque soli; e a quartucci; e d orzo;
e provar che non eri straniero, fu uno sforzo!

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Antistretta
Per ’questo sempre sotto catenaccio
io ti tenea: volea nutrirti, o babbo,
e che nessuno ti pigliasse a gabbo
coi paroioni; e adesso ti procaccio,
se il brami, ogni piacere:
tranne che il bere latte... di cassiere!

coro

Durante l’allocuzione è passato via via dallo sdegno
all’interesse e all’entusiasmo; e infine prorompe.
Chiusa
Saggio dawer chi disse: « Non giudicare pria
d’ascoltar le due parti! » — Ora stravinci tu,
parmi: il furor mio sfuma, il randel gitto via
E tu, compagno della mia lieta gioventù,
Strofe
non far lo sciocco, dà retta a tuo figlio,
dà! Non far l’ inflessibile e il cocciuto!
Oh se un cognato a darmi un tal consiglio,
oh se un parente io pure avessi avuto!
Ma ora, un dei Celesti
certo s’adopra
per il tuo bene, e te di manifesti
favor’ copre: gradiscili
e non pensarci sopra!

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schifacleone

Ed io lo vo’ nutrir, vo’ tutti i comodi procacciargli che addiconsi a un vecchiotto;
il suo coltrone, la pelliccia, il gotto
di birra, una ragazza che gli meni
il bischero ed i reni!
Guarda il padre che non dà cenno d’intendere,
Ma mi va poco assai,
che se ne sta senza dir ài né bài!

coro

È rinsavito, quanto alle faccende
che l’avean fatto uscir pazzo. Testé
aperti ha gli occhi, e sé stesso riprende
per non avere dato ascolto a te.
Ma ora di sicuro
le tue parole
l’han bello e persuaso; e mutar pel futuro
i suoi costumi, e darti retta ei vuole!

filocleone

scuotendosi come da un incubo, prorompe
Ahimè, ahimè!

schifacleone

Coso, che sbràiti?

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filocleone

tragico.
No, non promettermi nulla di ciò!
D’altro il mio cuore nutre desio!
Deh, là foss’ io
dove grida l’araldo: « Sorga in piè
chi ancora non votò!»
Deh! Presso l’urna fossi, pur l’ultimo,
a dare il voto! T’affretta qui,
anima! Ahi, l’anima dove fuggi?
Ombra, la via mi sgombra!
Ché smascherare vorrei Cleone
davanti ai giudici, quant’è ladrone!
Si raccoglie in atto di profonda disperazione.

schifacleone

Oh, santi Numi! E dammi retta, babbo!

filocleone

Darti retta? E in che mai? Di’ quel che vuoi,
tranne una cosa!

schifacleone

E quale, dimmi un po’?

filocleone

Di non fare più il giudice! Di questo
giudichi, pria ch’ io mi v’ induca, l’Orco!

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schifacleone

Giacché ci provi tanto gusto a farlo,
non andare più là: rimani in casa,
e giudica i domestici!

filocleone

Che cianci?
Che giudizi ho da fare?

schifacleone

Fa’ qui tutto
quello che fanno li. Se la fantesca
apri la porta di nascosto, appioppale
una semplice multa: e li, del resto,
che altro mai facevi? E qui farai
il tuo comodo. Il di spunta sereno?
Tieni seduta a cielo aperto. Piove
o nevica? L’esame delle cause
lo fai seduto accanto al fuoco. E quando
ti desti a mezzodì, nessun questore
ti sbatterà la porta in faccia!

filocleone

Questa
mi va!

schifacleone

Se uno poi fa una difesa
eterna, non dovrai basir di fame,
struggerti tu, farla scontare al reo!

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filocleone

Ma 6e mi metto a ruminar, le cause
potrò scrutarle bene come prima?

schifacleone

Meglio assai! Non si suol dire che i giudici,
quando son falsi i testimòni, a pena
a pena scopron, ruminando, il vero?

filocleone

Mi persuadi, si: ma non mi dici
chi mi darà la paga.

schifacleone

Io!

filocleone

Molto bene!
Così la piglio solo, e non insieme
con altri: ché una gran sudiceria
m’ ha fatta, quel buffone di Lisistrato!
Riscossa, tempo fa, meco una dramma,
va dritto in pescheria, la scambia, e poi
mi mette in mano tre squame di muggini.
Io li piglio per oboli, e li caccio
in bocca; ma lo stomaco a quel puzzo
mi si rivolta, e sputo; e lui lo tiro
davanti al tribunale.

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schifacleone

E lui, che disse?

filocleone

Lui? Che avevo uno stomaco di struzzo,
disse. — Ma come li smaltisci presto,
disse, i quattrini! — e mi rideva in faccia!

schifacleone

Lo vedi quanto ci guadagni, pure
per questo verso?

filocleone

Eh, non è poco! Dunque,
mano all’opera!

schifacleone

Tu rimani: io sùbito
torno qui con gli attrezzi del mestiere!
Entra in casa.

filocleone

fra sé.
Guarda, le profezie come s’avverano!
Ho inteso dire che gli Ateniesi
un di giudicherebbero le cause
in casa propria, e ognuno nel vestibolo
costruirebbe un tribunalettino
piccin piccin, come i tempietti d’ Ecate
che si vedono innanzi a tutti gli usci!

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schifacleone

torna carico di roba.
Eh, che ne dici? T’ ho portala tutta
la roba che t’ ho detto, e assai di più!
E qui, al piòlo, accanto a te, ci attacco,
se ti scappa la piscia, un orinale!

filocleone

Bella trovata contro l’iscuria!
Utile, previdente, adatta a un vecchio!

schifacleone

Ed ecco il fuoco ed un purè di lenti,
se c’è da fare un ritocchino!

filocleone

Pone innanzi al padre un piccolo braciere con sopra
un pentolino. Intanto un servo appende alla parete
una gabbia con entro un gallo.
Altra
bella pensata: tirerò la paga
pure se avrò la febbre: ingollerò
il purè, senza muovermi. E codesto
gallo, perché portarmelo?

schifacleone

Perchè
se t’addormi, durante una difesa,
ti ridesti col suo chicchirichì!

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filocleone

Bramerei solo un’altra cosa: il resto
mi va.

schifacleone

Che vuoi?

filocleone

L’immagine di Lieo:
non l’hai mica portata!

schifacleone

Ecco l’immagine!
Gli presenta una tavoletta e gli indica l’immagine
che vi è rappresentata.
Questo è Lieo in persona!

filocleone

Eroe signore!
Guarda che cera burbera!

sosia

Oh non pare,
spiccicato, Cleònimo? Per quanto
eroe, l’armi non l’ha!

schifacleone

Più tu ti sbrighi
a metterti a sedere, e più mi sbrigo
a chiamare una causa!

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filocleone

% Son seduto
già da un bel pezzo! Oh chiamala!

schifacleone

fra té.
Che causa
gli chiamo per la prima?... Qualche danno,
della gente di casa, chi l’ha fatto?
Ad alta voce.
La Tracia poco fa bruciò la pentola...

filocleone

interrompendo.
Fermati, coso! La facevi bella!
Stai per chiamar la causa, e non ce barra,
eh e per noi cosa santa fra le sante!

schifacleone

Per Giove, è vero!

filocleone

Faccio un salto dentro,
e la porto qui sùbito da me!
Entra di corsa in casa.

schifacleone

solo.
Che avviene?... Ah, che cos’è la nostalgia!

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sosia

esce dalla casa, tutto infuriato.
Ti pigli un male! Oh mantenerlo, un cane
simile!

schifacleone

Cosa c’è?

sosia

Sgraffigna, il cane,
s’è ficcato in cucina, or ora, ha preso
un cacio siciliano, e l’ha ingollato!

schifacleone

Ecco il primo delitto che farò
giudicare a mio padre! Tu sostieni
l’accusa.

sosia

Io no; ma è pronto a farlo, quando
s’introdurrà la causa, un altro cane.

schifacleone

Portali tutti e due qui, svelto!

sosia

Sùbito!
Via di corsa. Filocleone torna col gabbione dei porcellini,
e lo colloca avanti al tavolo come barra.

schifacleone

Codesta che rob’è?
A ««tofane - Commedie, II - 14.

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filocleone

La stia di Vesta
pei porcelli!

schifacleone

Hai commesso un sacrilegio!

filocleone

Chè! Voglio aver la veste per potere
rovinare qualcuno! Andiamo, chiama
la causa: ché un accesso ho di multite!

schifacleone

Entra in cas.
Sta: quanto reco stilo ed assicelle.

filocleone

Oh poveretto me! Cosa cincischi?
M’ammazzerai, con questo tira e molla!
Non li potevo fare in terra, i freghi?

schifacleone

toma e consegna i due oggetti al padre.
Ecco!

filocleone

Chiama la causa!

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schifacleone

Sono pronto!
Ad alta vece.
Il primo qui chi è?

filocleone

Che stizza, al diavolo!
Non ho scordato lume?
Si alza.

schifacleone

Ehi, dove corri?

filocleone

A prender lume!

schifacleone

Lascia! Ho preso queste
ciotole!
Le colloca sulla tavola.

filocleone

Dunque, a meraviglia: c’è
tutto! non manca più che la clepsidra!

schifacleone

indicando l’orinale.
E non ti pare una clepsidra, questa?

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filocleone

Bella trovata! Stile del paese!

schifacleone

volto all’uscio.
Ehi di casa! Recatemi alla svelta
ramoscelli di mirto, incenso e fuoco,
per fare prima la preghiera ai Numi!
I servi adempiono gli ordini. Padre e figlio si apparecchiano
a compiere il sacrificio di rito.

corifeo

Ed anche noi, partecipi
delle preghiere e delle libagioni,
auspicheremo buoni
eventi a voi, magnanimi,
che dopo la contesa,
dopo la guerra, ve la siete intesa!

schifacleone

Strofe
Si taccia, innanzi tutto!

coro

Oh Apollo Pizio,
Febo, concedi eh esito propizio
sorta per tutti quanti
l’impresa, che davanti

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a questa soglia ordendo ora si va;
ed abbia alfine termine
la nostra cecità.
Io Peàn, io Peàn!

schifacleone

Oh Sire che tuteli — le vie, che all’uscio mio vigili accosto,
gradisci questo rito — che per via di mio padre ora si conia:
fa’ ch’egli i suoi costumi, — che tengono del leccio, e l’acrimonia
lasci da parte; e miele — nel cuore infondi a lui, dove ora è
mosto!
Fa’ ch’egli verso il prossimo
pieghi benigno il cuore,
l’accusato commiseri
più dell’accusatore,
bagni il viso di lagrime
se alcuno lo scongiuri,
e ai suoi costumi duri
e alla bile pungente come ortica
addio per sempre dica.

coro

Antistrofe
Con te leviam concordi e prece e canto
per la tua nuova carica, per quanto
dicesti. A noi gradito
sei tu. Se ben capito

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che il popolo te più
caro che a questi tomi a cui pur florida
sorride gioventù.
Io Pèan, io Peàn!
Sosia esce con due uomini camuffati da cani. L’accusatore dovrà
in qualche particolare far pensare a Cleone, l’accusato a Lachete.

schifacleone

Entri, se ancora è fuori, qualche giudice:
ché poi. quando si pèrora, nessuno
potrà passare.

filocleone

Chi è l’imputato?

schifacleone

Eccolo qui!

filocleone

Non glie la sfanga, questo!

schifacleone

Oh sentite l’accusa, adesso. Cane
cidatenéo, dà querela per danni
a Sgraffigna d’Awenta, che da sé
solo, ha ingollato un cacio di Sicilia.
Pena: la gogna di legno di fico!

filocleone

Vuoi essere cicuta, se si pizzica
altro che fichi!

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schifacleone

Ecco l’imputato
Sgraffigna.

filocleone

Quel birbone di tre cotte!
Che guardata da ladro! Eh! Digrignando
i denti, pensa d’imbrogliarmi? E Cane
cidatenéo, dov’è, quello che accusa?
CANE
Bau. bau!

schifacleone

Presente, eccolo qui!

filocleone

Sgraffigna numero
due, per latrare e per schiumare i pentoli!

schifacleone

Zitto, a sedere! (A Sosio) E tu, lèvati, e accusa!

filocleone

Verso purè in uno scodello, e incomincia a mongiucchiore.
Sll’, ch’ io scodello, e faccio uno spuntino.

sosia

Sole su un piccolo pulpito, e peroro con enfosi.
Avete udito quale accusa, o giudici,
muovo a costui. La più nefanda impresa

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contro me, contro gli uomini del remo,
consumò. Sgraffignato un grosso tòcco
di cacio siciliano, scappò via,
si rincantucciolò, se n’impinzò...

filocleone

Perdio, la cosa è chiara! Una zaffata
di cacio puzzolente, quello schifo
m ha ruttato sul muso, adesso adesso!

sosia

Io glie ne chiesi, ed ei non me ne diede.
Or volete che a voi faccia del bene
chi nulla a me, che cane son, gittava?

filocleone

Non te ne diede?

sosia

Punto! E se colleghi!

filocleone

Ha duro il muso più di questo pentolo!

schifacleone

Non condannarlo, babbo! Prima sentili
tutti e due!

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filocleone

Ma la colpa, anima mia,
è lampante! Da sé grida vendetta!

sosia

Non l’assolvete, no: ché nel pappare,
uomo non v’ ha fra i cani più egoista!
Egli, al mortaio navigando intorno,
trangugiata la crosta ha d ogni terra!

filocleone

E a me non me ne resta per tappare
i buchi della brocca!

sosia

con forza.
Condannatelo,
dunque: ché in una macchia non c’è posto
per due ladroni! E se no, sono stufo,
io, di latrare al vento, a pancia vuota;
e d’ora innanzi, non abbaio più!

filocleone

Senti, senti!
Se glie n’appioppa, di furfanterie!
Che ladrone d’un uomo! Non ti pare
anche a te, gallo? — Fa’ di si, per Giove!
A Schifacleone.
Dov’è il questore? — Dammi l’orinale!

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schifacleone

Pa te, piglialo! lo chiamo i testimòni.
Filocleone si mette ad orinare.
Avanti, i testimòni di Sgraffigna:
il catino, il pestello, la grattugia,
la gratella, la pentola, ed ogni altro
attrezzo bruciacchiato.
AI padre.
Ancora pisci?
Vuoi metterti a sedere, sf, o no?

filocleone

accenna il cane.
lo piscio: e lui dovrà farsela sotto!

schifacleone

Finiscila con questo essere burbero
e duro contro gl’ imputati! Sempre
azzannerai?
Si volge a Sgraffigna,
Tu àlzati e difenditi.
Sgraffigna sale in bigoncia e resta muto.
Perché rimani zitto? Parla!

filocleone

Pare
che non abbia da dir nulla, l’amico!

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schifacleone

Macché! Gli avviene, pare a me, lo stesso
come quando Tucidide tu tratto
in giudizio: gli prese un accidente
all’improvviso, sulla lingua!
Dà un calcio a Sgraffigna.
Lèvamiti
dai piedi! La fo io, la tua difesa!
Vólto a Filocleone.
Ben ardua cosa è, giudici, difendere
dalla calunnia un cane; e pure io parlo.
Ché valoroso è questo, e i lupi msegue.

filocleone

Devi dire ch’è ladro e che congiura!

schifacleone

No, no: fra i cani d’oggi è il più valente,
e molte greggi sa, perdio, guardare!

filocleone

E a che mi giova, quando ingozza il cacio?

schifacleone

A che? Pugna per te. fa guardia all’uscio,
e in tutto il resto è bravo. E tu perdona,
s’egli ha rubato. Mica sa la musica!

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filocleone

Io vorrei che nemmeno l’alfabeto
sapesse: almeno, dopo il malefizio,
non ci avrebbe appioppata la difesa!

schifacleone

Benedett’uomo, ascolta i testimòni!
Volto alle suppellettili.
Grattugia, alzati e parla: tesoriera
a quei giorni eri tu. Rispondi chiaro.
Non grattugiasti ciò che ricevesti
per i soldati?
La grattugia accenna di si.
Ha grattugiato, dice!

filocleone

Lo dice, affedidio, ma dice il falso!

schifacleone

Benedett uomo, abbi pietà dei miseri!
Qui 1 amico Sgraffigna si contenta
delle teste di pesce e delle spine,
e non riposa un attimo. Quell’altro
è buono solo a star di guardia in casa;
e senza scomodarsi, d’ogni cosa
eh entra, chiede la parte; e se no, mozzica!

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filocleone

Che guaio è questo ahimè? Mi fo convincere...
m’intenerisco... ho qualche male addosso!

schifacleone

Pietà di lui, te ne scongiuro, oh babbo...
non lo finite... 1 bimbi dove sono?
Dalla casa sbucano dei bimbi camuffati da cuccioli, c guaiolano.
Schifacleone li fa salire in bigoncia.
Salite qui, fiottate, poverini,
pregate, scongiurate, lagrimate!

filocleone

Va’ giù, va’ giù, va’ giù, va’ giù, va giù!

schifacleone

Vo giù! Questo va’ giù, parecchi n ha
già corbellati: eppure scendo.
Scende dalla bigoncia insieme ai cuccioli.

filocleone

Al diavolo!
Che brutto affare, riempirsi il buzzo!
Non vengono altro, dico, che dall essermi
rimpinzato di lenti, queste lagrime!

schifacleone

Dunque non l’otterrà, l’assoluzione?

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filocleone

Indovinala grillo!

schifacleone

Andiamo, vieni
a più mite consiglio, babbuccetto!
To’ la pietruzza: chiudi gli occhi, gittala
nell’urna, la seconda, oh babbo, e assolvilo!

filocleone

Nemmen per sogno! Mica so la musica!

schifacleone

Via, che alla spiccia ti ci meno innanzi!
Lo reca dinanzi all’urna dell’assoluzione, la seconda.

filocleone

Questa è la prima?

schifacleone

La prima!

filocleone

gittandovi la pietruzza.
Ecco fatto!

schifacleone

Gabbato! L’ ha, contro sua voglia, assolto!

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filocleone

Su. facciamo lo spoglio. Com’è andata?

schifacleone

rovescia le due ciotole.
Non c’è dubbio! Sgraffigna, tu sei libero!
Sgraffigna è condotto in trionfo fra i due cuccioli. Filocleone
cade come morto.
Babbo, babbo, che hai?... Ahimè! Dov’è
l’acqua? Lèvati!

filocleone

con voce rotta e fioca.
Dimmelo... davvero...
è prosciolto?

schifacleone

Perdio!

filocleone

Sono finito!
Ricasca giù.

schifacleone

Sta su, benedett’ uomo, non pigliartene!

filocleone

cupo e tragico.
Come sopporterò tanto rimorso?
Prosciolsi un imputato. Or che mi resta?

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Deh, venerandi Numi, perdonatemi!
Non è da me, ma non l’ho fatto apposta!

schifacleone

Non te la stare a prendere: ché io
ti manterrò come un signore, oh babbo,
e ti condurrò meco dappertutto,
ai banchetti, ai simposi, agli spettacoli,
sicché d’ora in avanti passerai
la vita divertendoti. Né Iperbolo
potrà gabbarti e riderti sul muso!
Entriamo, sll’!

filocleone

Giacché ci tieni, entriamo!
Padre e figlio entrano in casa. I servi tolgono quanto era stato
portato sulla scena, meno il letto che rimane dinanzi alla porta.