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I CALABRONI 193



filocleone

Quando Senato e popolo si trovano confusi
per qualche affare, votano che la curia dirima
le difficoltà. Sùbito Evatlo e quella cima
di Lecconimo, quello che lo scudo buttò,
giuran di non tradirci, di combattere in prò
del popol. Né in comizio mai vinse alcuno, senza
prometter prima ai giudici di scioglier l’udienza
dopo una sola causa. Cleone, che la gente
domina ad urli, anch’egli da noi tien lunge il dente:
ci tien da conto e stretti, da noi scaccia i tafani:
fai tu niente di simile per tuo padre? Domani!
Ma Teoro — e sf che il tomo sta d’ Eufemio alla pari, —
col catino e la spugna forbisce i miei calzari.
Vedi un po’ da che bazza m’escludi e strappi tu:
vedi ciò che dipendere tu chiami e servitù!

schifacleone

Sfogati pure a chiacchiere; dopo farai 1 effetto
del culo che la spunta su chi lo vuole netto!

filocleone

Ciò che mi dà più gusto, scordavo! Appena torno
a casa con la paga, mi corron tutti intorno
a darmi il benvenuto, per i quattrini, a gara.
E, innanzi tutto, il bagno mia figlia mi prepara,
m’unge i piedi, e poi, china, dicendomi papà,
mi bacia, e con la lingua il triobol mi va
pescando per la bocca. Poi c’è la pasta frolla.
Aristofane - Commedie, II ’ 13.