Dizionario - Vocabolario del dialetto triestino/O
Questo testo è incompleto. |
◄ | N | P | ► |
|
O
O smf. quattordicesima lettera dell’alfabeto. Si fa tanto maschile quanto femminile, e si pronuncia ora con suono aperto e ora con suono chiuso; cong. o, e talora, per cansare il percotimento delle vocali: od;“ — „Argento od oro?;“ 0. nel linguaggio geografico vale: Ovest; N. 0. NordOvest; — 0. D. 0, nelle iscrizioni vale: offre, dedica, consacra. — S. E. 0. E., nel linguaggio amministrativo - legale vale: salvo errore od eccezione; l’o xe tondo, ma V u xe verlo, — m. de’ giuocatori; tu se’ in detta, o se’ avventurato. Obietar, va. obbiettare, opporre, — dare obbiezione. Obiezion, sf. obbiezione, opponimelo, opposizione. Oblator, sm. oblatore. Oblazion, sm. obblazione, oblazione, offerta. Obligado, agg. astretto, obbligato; che ha servizio: — „Stanza che ha servizio colla cucina;“ esser obligado verso de qualchedun, essergli obbligato, — sapergli grado, — essere in obbligo a uno, o avergli obbligo.
Obligazion, sf. obbligazione. Obligo, sm. obbligazione, debitoriale,, — e se la debitoriale è affatto privata: chirografo; esser in obligo con un, essere in obbligo a uno, — aver obbligo verso quel tale. Obliquo, m. t. d’archit. saettane. Oboè, sm. t, mus. dolzaìna. Oca, sf. oca — anser domesticus; oca salvadiga, oca selvatica- — anser cinereus; oca giovine, anserello, papero; pena de oca, penna d’oca; zervel de oca, met. cervello d’oca; zogo del oca, giuoco dell’oca; aver zervel de oca, met. avere cervello quanto un’oca, — avere meno cervello d’un’oca, — avere poca sessitura; andar in oca, dare in ciampanelle, ire in frasca, — piantare una vigna; esser el fio del oca bianca, met. avere il cintolino rosso; far de oca, met. far le orecchie di mercante; vignir la pele de oca, met. accapponarsi la pelle — venire la pelle di cappone, rizzarsi i bordoni, o venire i bordoni, — granirsi la pelle, — venir la pelle d’oca; caminar come un oca, o come le oche, andar ancaione, o ancaioni, — camminare ad anatra; qua no se magna oca, met. i cordovani son rimasti in levante, e ove venga nsato con chi canta per far cantare, o che noi si suppone così: se vuol mordere, la vada a’ marmi; in paradiso de le oche, met. a casa bollita; corpo del oca, o corpo del oca santissima, inter. cocuzze, cospettaccio, cospettone, perdincibacco — e simili; vale anche quale imprecazione in luogo di altra più triviale, od espressiva; far el beco al oca, v. beco. Ocagine, sf. balordaggine, cervellinaggine, citrulleria, corbelleria, minchioneria Ocasion, sf. occasione; circostanza, comodità, opportunità, — congiuntura o incontro di cose, di luogo, di tempo, — idonea opportunità da fare, o da non fare checchessia; pretesto; avvenimento, cagione, caso, motivo; nel senso di: legno, posta, eco: imbarco: — „Se trovo un imbarco ci vengo; ma noleggiare una vettura per mio conto non è affare;“ picola ocasion, o ocasion un pocheto favorevole, occasioncella; ocasion assai bona, occasoncione; ciapar l’ocasion, met. afferrare, o cogliere l’occasione; vignir la bona ocasion, balzare la palla sul guanto, venire il comodo, il destro, l’opportunità; tignirse dentro qualcossa per dirla, o spiferarla al ocasion, serbar una cosa nel pellicino; presentarse l’ocasion, darsi, od offrirsi il destro: — „Se mi si offre il destro vendo cavalli e carrozze; “ a l’ocasion, m. avv. all’occasione, — a tempo opportuno, — quando si presenti l’occasione: — „ Quando si. presenti l’occasione saprei dirgli il fatto mio liberamente;“ l’ocasion fa V omo ladro, prov. all’arca aperta il giusto vi pecca, — all’infornar il pan si fa goloso, — la comodità fa l’uomo ladro, o l’occasione fa l’uomo ladro.
Ociada, sf. occhiata, sbirciata; nel senso di far accenno ad altri che non dica, o che finisca dal dire che che sìa: occhiataccia: — „Con un occhiataccia gli fece morire le parole in bocca;“ nel senso di stare attento a checchessia per conto altrui: occhio: — „Date un occhio all’opre fin che ritorno;“ zi. obbiada codanera, occhialone — oblata melanura. Ociadina, sf. occhiatina. Ociai, smp. occhiali; ociai che se dopra per drizarghe i oci ai cisbi, bezioli; ociai per i cavai, paraocchi; anat. denti dell’occhio; chi che fa, o che vendi ociai, occhialaio. Ocialazo, sm. occhialaccio. Ocialin, sm. occhialetto: — „Usa l’occhialetto per darsi aria d’importanza;“ ocialin per un solo ocio, monocolo. Ocialon, agg. e sm. occhialone. Ociazo, sm. occhiaccio; far zerti ociazi, met. fare occhiacci, — guardare altrui a stracciasacco, — guardarlo torvamente. Ocio, sm. occhio; pi. poét. guardi, luci, lumi, soli, — ministri della luce; bot. bottone, gemma; ocio de santa Luzia — specie di mollusco: turbo rugosus; attenente ad occhio, di occhio: oculare; arte chirurgica la quale ha per soggetto le malattie degli occhi: oculistica; dotor dei oci, oculista; pien de oci, occhiuto: — „Tralci occhiuti“ — „Occhiuto più d’un ragno;“ luse del ocio, pupilla; quatro oci, zi. razza baraccola — raia miraletus; met. barellalo: — „ Oggidì non esentan del servizio militare neanche i barellai;“ ocio de cana, cannocchio; — sgarbelà, occhio scerpellato; — lagrimoso, occhio lippo; — infossò, occhio affossato; — alegro, occhio vispo; — smorto, occhio abbambolato, o occhio ammammolato; — puliti, lupinelle»; — de le patate, poppina; — de grasso, sul brodo, sul late, scandela; — de vetro, occhio artificiale, occhio di vetro, o vetrino, occhio vitreo; che par che ’l voi vignir fora de la testa, occhio di bove; — oci strambi — nel senso di occhi visibilmente offuscati per malattia, o altro: occhi abbacinati; oci de zimise, met. occhi di pulce: — oci de sono, occhi gravi di sonno, occhi sonnacchiosi; — in zima de le pene de la coda dei pavoni, gioie, occhi, stelle; ocio boaro, met. culo, podice, sedere; oci de gaio, met. occhi cesii, o occhi di gatto; — „Sarebbe tollerabile se non avesse gli occhi cesii;~ ocio de prova, mar. cubia; ocio de pupa. mar. cantaretta; cativo ocio, met. mal d’occhio; aver l’ocio bon, 0 giusto, avere il compasso negli occhi; averghene fin sora i oci, met. averne fino agli occhi, o averne fino a’ capelli; aver sempre davanti i oci, met. star fitto negli occhi: — „Quel cadavere mi sta fìtto negli occhi;“ cior 1 oci, met. abbagl are, abbarbagliare; dar nel ocio, met. dar nell’occhio, — avere, o dare occhio: — „Si veste in modo che da occhio;“ butar un ocio, met. dare una capatina,© una sbirciatina; butar nei oci, met. buttare negli occhi, — gettare sul viso, o gettare in volto; perder, o no perder de ocio, perdere, o non perdere d’occhio; saltar ai oci, met. saltare agli occhi di uno; correre, o saltare agli occhi una cosa; tirar ì oci, met. tendere gli occhi: — „ Tendeva gli occhi, ma non gli fu fatto di vedere nulla;“ far delle crocette: — „ Mentre gli altri s’impinzavano a me toccava far delle crocette;4 magnar i oci, met. ripapparsi uno: — , Se giugnesse a saperlo mi ripapperebbe;“ spalancar tanto de oci, sbarrare gli qcchi; aver soto i oci, avere sotto gli occhi; cavarse i oci, nvt. cavarsi, o levarsi gli occhi: — . Lavori minuziosi che levano gli occhi;“ serar i oci, met. chiudere gli occhi, — distendere le cuoia, — tirar l’aiuolo; sorpassare che che si sia, — chiudere gli occhi; serar un ocio, met. chiudere un occhio, — passare a chius’occhio che che sia; lassar i oci dosso, met. lasciare gli occhi sopra chi, o sopra che che sia; magnar coi od, met, divorare, o mangiare cogli occhi, o con gli occhi, mangiare con lo sguardo; vignir negro davanti i oci, met. abbagliarsi gli occhi: — , Ho una fame che mi si abbagliano gli occhi;“ aver un nuvolo nei oci, met. aver gli occhi abbacinati; nuvolo nei oci, abbagliaggine; cascar i oci — dal sonno: avere la lucìa; no serar un ocio — per non dormire: non chiudere gli occhi, o non chiuder occhio; creser soto i oci, met. crescere a occhiata: — „I bambini e i polli crescono a occhiate; •’ esser l’ocio drito de qualchidun, met. essere il braccio destro di quel tale; far l’ocio de pesse straco, mei. far l’occhio pio; tignir de ocio, tenere a loggia; tignir i oci dosso, tenere gli occhi alle mani; no lassar fora de ocio, o star sempre coi oci dosso, met. tenere, o tenersi alcuno a cintola, o tenerselo legato alla cintola; star coi oci dosso, met. star con gli occhi addosso; star con tanto de oci, met. star con l’occhio teso; far, o schizar de ocio, ammiccare, — chiudere, o strizzar l’occhio, — far. d’occhi, ó far d’occhio, o far l’occhiolino; sehizada de ocio, strizzata d’ochio, ammicco: — „ Quell’ammicco al mediatore mi fece certo che gatta ci covava verzer i oci a uno, met. aprire gli, occhi a quel tale; star coi oci ’certi, fdet. stare a occhi aperti, o stare con gli occhi, aperti; tignir i oci verti, met. tenere gli occhi aperti; tenere il cervello a bottega; aver un ocio -— nel senso di avere vista acuta: aver l’occhio di lince, — o aver l’occhio lìnceo, o lincèo; aver, o cascar soto i oci, avere, o cadere sott’occhio; aver le cagole ai oci, avere gli occhi cisposi; brusar i oci, met. bruciare, o frizzare gli’ occhi; vignir le lagrime ai oci, met. andarne il sangue a catinelle: — „Ne va il sangue a catinelle al veder lo sciupio che colui fa della sostanza;“ guardar co la coda del ocio, guardare con la coda dell’occhio; romper, o secar le baie dei oci, met. rom- {{FineColonna} } pere ad uno i corbelli, o rompergli quello che non gli si ba fatto; veder de bon, o de cativo ocio, veder di buon occhio, o vedere di cattivo, o di mal occhio; guardar de cativo ocio, guardare a mal occhio, o guardare con mal occhio, — non avere a grado; misciar i oci — per stampa troppo minuta, e simili: abbagliare gli occhi; aver i oci verti, met. avere i miccini aperti gli occhi, — avere, o tenere gli occhi aperti; aver i oci de drio, met. avere gli occhi da dietro, o avere gli occhi nella nuca; meter davanti i oci, met. mettere innanzi gli occhi; no aver ne oci ne rece, met. non avere nè occhi nè orecchi; butar i oci sora de qualchedun, met. gettare, mettere, porre gli occhi sopra chi si sia; no bater ocio, met. non battere, o non muovere occhio; scampar de ocio, passar d’occhiò: — „Eefusi che correggendo gli stamponi passano d’occhio;“ perder el lume dei oci, met. perdere il lume degli occhi; compagnar col ocio, seguitare coli’ occhio; lassar per ocio, met. lasciare, mettere — e simili — in abbandono, — mettere in un cantone, — lasciare nel chiappolo, o alla mercè degli eventi, — lasciar che l’acqua vada alla china, — lasciare, o mettere in non cale; esser la luse dei oci, met. essere la luce degli occhi, o essere la pupilla dell’occhio; aver caro come la luse dei oci, essere il fico dell’orto, o essere la pupilla dell’occhio; esser stufo fin ai oci, essere pieno fino agli occhi; esser pien fin ai oci, o vignir fora el magnar pei oci, met. essere pieno a gola, — empirsi a bóccatica; butar polvere nei oci, met. gettare la polvere negli occhi, — far veder lucciole per lanterne, o picchi per pappagalli; spender un ocio de la testa, met. spendere gli occhi; costar un ocio, e intensivamente: costar un ocio de la testa, met. costar profumato, o salato, — costare un occhio, — costare il cuore e gli 00chi, — costare il cuore del corpo; aver caro un come 7 fumo nei oci, non voler quel tale al giuoco de’ nocciuoli; aver caro colui quanto, 0 più che il fumo negli occhi; esser un spin nei oci, met. essere un bruscolo in un occhio; cavarse un spin dei oci, met. levarsi un bruscolo dagli occhi; no veder dei oci — dalla fame, 0 dalla sete: abbaiare, o cascare, o morire di fame, 0 di sete, — non vederci dalla fame, 0 dalla sete, — essere scannato dalla fame, o dalla sete; aver i oci fodrai de parsuto, ha due significati: aver gli occhi foderati di prosciutto, 0 aver gli occhi orlati di tonnina — aver gli occhi rossi e scerpellati: — „Chiamate bella una donna che ha gli occhi orlati di tonnina? Siete di cattivo gusto;“ aver la caligine alla vista, o aver le traveggole — ingannarsi in digrosso: — „Bisogna avere le traveggole per dire che questo cappello è vecchio;“ aver la panza fin ai oci, % met. aver la pancia agli occhi: — „È maritata da due mesi ed ha già la pancia agli occhi e non s’ha da essere maliziosi;* beati i oci che la, o che te poi veder, loc. fam. che ella sia il ben trovato; 0 che tu sii il ben trovato; gnente, fa per i oci, niente, fa bene agli occhi; l’ocio voi la su parte, met. l’occhio vuol la sua parte, 0 l’occhio vuol la sua dritta; colpo de ocio, colpo d’occhio; a colpo de ocio, m. avv. a colpo d’occhio; in un bater de ocio, met. in un battibaleno, 0 in bacchiobaleno, — in un batter d’occhio, — in un muovere di ciglio, — alla prima occhiata, — ad un’occhiata, 0 in un’occhiata; a ocio, a occhio e croce; a oci serai, a chius’occhi, 0 a occhi chiusi; a quatro oci, a quattr’occhi; ai mii, ai tui, ai sin oci, a’ miei occhi, — agli occhi tuoi, 0 a’ tuoi occhi, — agli occhi del tale, 0 del tal altro; a perdita de ocio, a perdita d’occhio; incalmar a ocio, annestare a occhio; chi no voi guardar che seri i oci, m. prov. a chi non piace, la sputi; vedi più guatro oci che due, m. prov. vedon più quattro occhi- che due; veder la paia nel ocio dei altri e no l travo nel suo, m. prov. vedere i bruscoli negli occhi altrui e non sentire ne’ - propri le travi; l’ocio dei {{FineColonna} } paron ingrassa el cavai, prov. chi fa per sè fa per tre, — il piè del padrone ingrassa il campo, — l’occhio del padrone ingrassa il cavallo; cavime i od e pò lechime le buse, prov. lacrime di coccodrillo, — il coccodrillo uccide l’uomo e poi lo piange, — il corvo piange la pecora e poi la mangia; lontan dei od lontan del cor, prov. lontan dagli occhi lontan dal cuore, — occhio non vede e cuor non s’arrabatta o occhio non mira e cuor non sospira, — la lontananza ogni gran piaga salda,; el bosco no ga od ne rece, ma el vedi e el senti, v. bosco; chi sufici ne le bronze se impinisi i oci de zenere, v. bronza; odo de gato, v, gato; strucar naranze nei oci, v. naranza. Ocion, sm. occhione. Ocorer, vn. bisognare, occorrere; no ocori altro — m. spicciativo: nonoccor’altro Ocupado, agg. affaccendato, infaccendato, occupato; ritenuto, o trattenuto da chi, o da che che sia. Ocupar, va. e vn. occupare; spendere, impiegare: — ^Impiega il suo tempo compilando il DizionarioVocabolario;“ tenere a bada, trattenere; vnp. attendere, occuparsi. Ocupazion, sf. occupazione; faccenda negozio. Odiado, agg. abbominato, esecrato, inviso, odiato; esser odiado, esser in odio: —- ^Attizzino spregevole eh’ è in odio a tutti.“ Odiar, vn. abbominare, abborrire, airare, detestare, esecrare, malvolere, odiare, — aver animo, o portar animo addosso ad uno, o a che si sia, — avere in odio, o portare odio. Odio, sm. odio; odio del generé umano: androfobia; odio vecio, gozzaia: — „V’e tra lor due una gozzaia che li tien divisi da anni;“ ciapar in odio, cogliere animo addosso ad alcuno. Odioso, agg. disgustoso, molesto, noioso, odiabile, odievole, odioso, tedioso,- degno d’esser odiato; e detto di persona che piuttosto che odiosa si renda antipatica ed uggiosa: esoso.
Odorato, sm. odorato; olfato. Odorazo, sm. odoraccio. Odoreto, odoriti, sm. odoretto, odorettucciaccio, odorettuccio, odorino, odoruzzo; aver un zerto odoriti, lo stesso che aver un zerto odor, v. odor. Ofender, va, ledere, offendere, — fare offesa, o ingiuria — fare villania; vnp. affrontarsi,, aversene a male; aver fiuì de ofender Dio, v. Dio. Ofertaza, sf. -offertacela. Ofesa, sf.. contumelia, “ingiuria, offesa, oltragio, sfregio, spregio, villania; oltraggio con disprezzo e con danno: onta. Ofizial, agg. e sm. ufficiale. Ofiziar, va. officiare, celebrare i divini uffici. Ofizioso, agg. officioso. Ofrir, va. esibire, offrire, profferire; proporre; dare, porgere; presentare; ofrir el brazo, porgere il braccio. Ogi, avv. oggi, oggidì; de ogi, odierno; ogi oto, ogi quindise, ecc oggi a otto, oggi a quindici, eoo; in ogi, o al giorno de ogi tn. avv. al dì d’oggi, o al tempo d’oggi, — oggidì; ogi come ogi, oggi com’oggi; de ogi in avanti, da oggi innanzi; de ogi in doman, d’oggi a domani, o d’oggi in domani; ogi a mi doman a ti, loc. prov. oggi a me, domani a te; xe meio un ovo ogi che una galina domani, v. galina. Ognidun, agg. cadauno, chi si sia, ciascheduno, ciascuno, giascuno, ogni, ognuno, qualunque; a ognidun el suo, o a ognidun quel che ghe se spela, m, prov. quel che è di Cesare è di Cesare, — a Cesare quel che è di Cesare e a Dio quel che è di Dio, — ad ogni santo la sua candela; ognidun ga le sue, prov. chi non è nel forno è sulla palla, — la croce chi non l’ha alla finestra, l’ha all’uscio, — ognuno ha il suo impiccato in casa, — chi ha il sacco non ha la farina, e chi ha la farina non ha il sacco; ognidun per sè e Dio per tuti, v. Dio. Oiado, agg. oliato: — ^Insalata di fagiuoli oliata da stomacare.“ Oio, sm. oglio, olio; oio santo, Olio Santo, o Sacro Crisma; oio de balena, olio balenino, o olio di balena; oio de ravizon, olio di ravizzone: oio de Un, olio di linseme; oio de rizino, olio di ricino; oio de bacala, olio di fegato di merluzzo; oio de mandole, olio di mandorle, od olio mandorlino; oio de giorgiolina, olio di giuggiolena; oio de fritto, frittume; oio fato co le olive no madure, onfacino; fabrica dove che vien fato l’oio, oliera; chi che rivendi oio, oliandolo; piturar a oio, colorire, o dipingere a olio; andar zo, o sbassar come !,’ oio, sdrucciolare come l’olio: — „Il signor Mario ci fece assaggiare un vinello che sdrucciolava come l’olio;“ esser al oio santo, met. essere al lumicino, o essere al moccolino; andar come l’oio — un affare, un riesci, eco: andare che che sia per il filo della sinopia; lignade, pugni, ecc. de oio santo, bastonate, pugni, ecc. dell’ottanta, o da olio santo, o da comunione; no bisogna bufar, o no bisogna meter oio sul fogo, prov. non bisogna aggiungere esca al fuoco, o non bisogna mettere legna al fuoco; la verità xe come l’oio che ’l sta sempre per sora, prov. la verità è come l’olio che sta sempre a galla; e via lu coi bori del oio, v. boro.
Oioso, agg. oliato, oleaceo, oleaginoso, oleoso, olioso. Oliva, sfoliva; domenica de le olive, o dei ulivi, domenica dell’ulivo; cambiar l’aqua a le olive, m. gioc. pisciare. Oltra, avv. e prep. oltre, al di là; oltra per oltra, m. avv. d’oltre in oltre, — fuor fuora; oltra de questo, oltre a che, oltre a ciò, oltre a questo, oltre che, oltre di che, — oltracchè, oltrecciò, oltredicchè. Oltraziò, avv. oltracciò, oltre a questo. Omazo, sm. omaccione, o ove trattisi d’uomo brontolone, intrattabile, strano, o anche d’uomo cattivo: omaccio. Ombra, sf. ombra, ombria; ombra, spettro; de ombra, ombratile: — „Mori ombratili.“ — „Posizione ombratile;“ che fa ombra, ombrifero: — „Alberi ombriferi.“ — „ Ombrifero muragliene;“ dar ombra, far ombra, met. dare ombra, prendere ombra; ombra, che da un alboro, ombaco; aver paura de la propria ombra, met. aver paura dell’ombra, o aver paura della propria ombra, o farsi paura con l’ombra propria, — adombrare ne’ ragnateli; tera de ombra, terra d’ombra. Ombrar, va. adombrare; aduggiare, ombrare; ombrare, fare le ombre; ombrarse fazile e per ogni picoleza — detto di persona, metaforicamente: dar corpo all’ombra; met. insospettire. Ombrela, sf. ombrella, ombrello, paracqua; ombrello che si porta al S, S. Sacramento quando si reca a’ malati; ombrellino; zi. corvina locca, ombrina — corvina nigra; met. taglia: — „Ha in capo una taglia che può servirgli da parasole; “ a ombrela, ombrellifero — ed è aggiunto di piante; manigo del ombrela, asta dell’ombrello; la molie, la pipa e l’ombrela no se impresta, v. molie. Ombrelada, sf. ombrellata. Ombreleta, sf. ombrelluccia; sm. ombrellaio, o con voce meno usata: ombrelliere: — „ Andate dall’ombrellaio e pregatelo che ci mandi subito le ombrelluccie de’ bimbi “ Ombrelin, sm. ombrellino, parasole, solecchio. Ombrelinada, sf. ombrellinata. Ombrizada, sf. ombreggiatura. Ombrizar, va. ombreggiare, far l’ombre. Ometer, vn. omettere, ommettere, tralasciare Ometo, sm. omaccetto, omaccino, omacciotto, ometto, omettolo, omezzello, omicciuolo, omicello, omiciatto, omiciattolo, omuccio, uomuccio, omuncolo; omino: — „ Vedete, non ha ancora dodici anni, e discorre come un omino;“ t. d’archit. colonnello, monaco’. Ominat, sm. ominaccio. Omision, sf. omissione, ommessione, ommissione, tralasciamento. Omizidio, sm. omicidio. Omo, - sin. omo, uomo, e per sim. animale ragionevole, argilla creata, o argilla mortale — homo sapiens; tutti gli uomini assieme: il genere umano, o l’uman genere; uomo favoloso, di cui una metà è cavallo: centauro; — favoloso, dal mezzo, in giù in forma di capra: egipane, semicapro — ed è aggiunto che si da a’ Fauri ed a’ Satiri; uomo che ha ucciso il padre: parricida, — la madre: matricida; •— la moglie: uxoricida; — il fratello: fraticida; — la sorella: sororicida; — l’amante: amanticida; — un uomo: omicida; — una donna; donnicida; — un bambino: infanticida; — sè stesso: suicida; uomo che partecipa dei due sessi, chir. emiandro, ermafrodito; — che parla nel naso, o nella gola: celostomo; — che parla nel sonno: sonniloquio: — che parla col ventre: ventriloquio; — che ha gli occhi molto prominenti: esottalmo;— senza lingua: elingue; — senza braccia e senza gambe: achiro; — che ha un solo occhio: monocolo; —~ che ha le ciglia lunghe e folte: uomo cigliato; — nato dopo la morte del padre: postumo; — in età: attempato, annoso; — segreto: uomo abbottonato; — svelto: uomo accorto, uomo destro; — fortissimo: alcìde; — che si. serve ugualmente d’una mano e dell’altra: ambidestro; — che si serve a preferenza della destra: manritto; che si serve a preferenza della sinistra: mancino; — assai furbo: uomo che conosce il mosto dall’acquerello, o l’acquerello dal mosto, — uomo che ha pisciato su più d’una neve, o che ha cotto il cui ne’ ceci rossi, — corbacchione di campanile, — formicone di sorbo; — che ama. la sua gloria, la propria opinione: fìdodosso; — che rompe la fede, che manca alla parola data: fedifrago; — che rinunzia la propria fede: apostata; — che mangia carne umana: antropofago; — disadatto e fuor di misura grande: fastellaccio; — grande, ma privo di senno: lanterna senza moccolo; — goffo e di mala creanza: guarguattagio; — che si crede grande e si fa conoscere per iscempio: arcifanfano; — che vuol correggere tutti, massima nel favellare: Ser Appuntino; — che lavora per un altro a nome suo: accomandatario; — stizzoso e impotente: botolo; — di cattive intenzioni: malbigatto; — che giura falso, o che manca al giuramento fatto: spergiuro; — accorto, con cui non se ne può: bambino da Ravenna; —• a cui sieno stati estratti i testicoli: eunuco; — che di rado si fa vedere dove dovrebbe esserci spesso: la luna di Bologna; — che si affanna dietro carte e diplomi antichi: frugascanelli; — piccolo e presuntuoso: gigante de cigoli, che bacchiava i ceci colle pertiche; omo che poi assai, uomo che ha le braccia lunghe; omo de sesto, uomo di garbo; — che se misura, o omo misura, met. uomo assegnato; — a la man, uomo alla mano, o uomo accostevole, o uomo di facile abbordo, o di facile accesso; — del tordo, fattoiano; far de omo, fare, o portarsi da uomo; esser el omo — dicesi per far paura a’ bambini: essere la marmottina, o esserci le pau- {{FineColonna} }
Ondada, sf, ondata. Ondaza, sf. cavallone, fiotto, flutto, maroso. Ondegiado, agg. ondato, ondeggiato, — fatto ad onde, segnato a guisa d’onde. Ondegiar, vn. ondeggiare; ondoleggiare; ondare, dar l’onda: — v Barbiere, oggi favorite ondarmi un po’; sapete, un appuntamentino;“ met. essere dubbioso, o incerto, — pencolare,. vacillare.
Ondular, vn. ondulare. Ondulazion, sf. ondulazione. Onestà, sf. onestà, onestade, probità; tratar con onestà, onestare, onesteggiare. Onesto, agg. onesto; equo; leale; bisogna contentarse dell’onesto, m. prov. non cercar miglior pane che di farina, o non cercar miglior pane che di grano; leccare e non mordere; chi no se contenta del onesto perdi el manigo con tutto ’l zesto, v. manigo. Onfigado, agg. allardato, ontoloso, unto, untuoso. Onfigar, va. e vn. allardare, insozzare, insudiciare. Ongia, sf. ugna, unghia — pi. le unghia e lè unghie, le ugna e le ugne; che ga onge, unghiato; che ga la ongia de un solo toco, solidungolo: — „Il cavallo è un solidungolo;“ che ga la ongia de due tochi, fissipede: — Appartengono ai fissipedi gli animali vaccini, i pecorini e varie specie di ruminanti selvatici;“ a ongia, m. avv. a unghiatura; onge del gato, graffe; onge dei falcheti, dei magnagaline — e simili: artigli; quél che se taia via de le onge, spuntatura delle unghie; taiar le onge, spuntare le unghie; quel che xe negro soto un ongia, met. quanto è grossa un’unghia: — „Di tutto quel burro non ce n’ è rimasto neanche quanto è grossa un’unghia;“ quanto un puntai d’aghetto, — un capo di spillo: — „Da quell’individuo non potete sperare neanche un capo di. spillo.“ Ongiada, sf. ugnata, unghiata. Onibus, sm. omnibus; condutor de onibus, omnibussaio, o onnibussaio. Onor, sm. onore; fama, gloria, lode, stima acquistata per valore, per virtù — e simili; probità, virtù; culto, venerazione; riputazione; castità; farse onor, farsi onore; omo de onor, uomo d’onore; parola de onor, parola Kosovitz. — Dizionario ecc. 19 ONO -290— OPId'onore;puntodeonor, met. puntiglio d’onore, o punto d’onore; a onor e gloria, m. avv. a onore e gloria; l’onor no xe oro che lo paghi, prov. abbi caro il tuo onore più che la tua vita, — chi ha onore è un signore, — è meglio morir con onore che vivere con vergogna, — è meglio onore che boccone, — fatti onore e piscia a letto, e’ diranno che hai sudato, — l’onore porta oro, ma non l’oro onore, — l’onore è come il vento, va fuori per tutti i buchi, — la buona fama è come il cipresso, — la fama è un microscopio, — chi sprezza l’onore sprezza Dio, — chi tristo non è tenuto, se fa mal non è creduto, — chi all’onor suo manca un momento, non vi ripara poi in anni cento, — chi è diffamato è mezzo impiccato, — meglio una sassata nella testa che una ferita nell’onore, •— onor perduto non si racquista più, — vai più un’oncia di reputazione che mille libbre d’oro. Onorado, agg. onorato, pregiato, ossequiato. Onorar, va. onorare, fare onore, rendere onore, ossequiare; tignirse per onorà, ascriversi, o reputarsi a onore, — stimarsi onorato: — „Mi stimerò onorato se accetterà il mio invito.“ Onta, sf. ungimento, unta, unzione; met. bastonatura, picchiata, rifrusto, zombatura Onto, agg. unto; mei. allardato: — „Un panciotto allardato che stomaca;“ percosso, picchiato; onto e bisonte, m. avv. unto e bisunto. Ontolada, sf. untata, unzione. Ontoladura, sf. untatura. Ontolar, va. ugnere, ungere; allardare, insudiciare,“ sporcare; met. bastonarej battere, percuotere, picchiare, zombare, — imbottire il giubberello; ugnere le carrucole, o ungere le ruote. Ontoloso, agg. untuoso. Onza, sf. oncia; a onza a onza, m. avv. a oncia a (oncia. Onzer, va. ugnere, ungere; picchiare, zombare; onzer el cui, met. sculacciare; onzer le spale, met. ritrovare, o spianare le costure, — imbottire il giubberello; onzer i mustaci, met. ugnersi il grifo; onzer e sponzer, met. dare il pane e la sassata; bisogna onzer, m. prov. unto alle ruote, — la carrucola non frulla se non è unta, — perchè vada il carro, bisogna tignerò le ruote.
Operado, agg. operato. Operar, va. operare; detto di medicina, di veleno, ecc.: agire, produrre il suo effètto; parlar ben e operar mal, m. prov. portare il mele in bocca e il coltello a cintola, — fare come padre Zappata, che predicava bene e razzolava male. Operator, sm. operatore. Operaza, sf. operaccia. Operazion, sf. operazione; operazione che-è insieme divina e umana: operazione deivirile; — per cui si aggiunge un occhio di vetro, una gamba di gomma, ecc. a chi ne difetta: protesi; — cesarea: isterotomia; operazion de gnente, operazioncella, operazioncina. Opereta, sf. operella, operetta, opericciola, opericciuola, operina, operuccia, operuzza. Operon, sm. operona, operone. Opinion, sf. idea, opinione, oppinione, parere; reputazione, riputazione; stima; opinione data contro il giusto: borniòla; non convenire nel parere di uno“: disentire, dissentire; la publica opinion, la opinione pubblica, o la pubblica opinione,; esser del opinion, credere, pensare, stimare, — essere di opinione, o essere in opinione, portare opinione: — „Io porto opinione di pagarlo e di licenziarlo issofatto.“ Opio, sm. anfìone, oppio — alcalide del papaver somniferum. Oponer, opor, va. opponere, opporre, — addurre, o. porre contro, o incontro, — contrapporre. Opositor, sm. oppositore. Oposizion, sf. opposizione; jììcola oposizion, opposizioncella. Opresion, sf. afialte, incubo, oppressione. oppressura; picola opresion, oppression cella. Opresor, sm, oppressore. Oprimer, va. opprimere; aggravare; tiranneggiare. Opugnar, va. oppugnare. Opur, cong. oppure, ossia, ovvero. Ora, sf. e ne’ modi avverbiali: avv. ora; ora stramba, met. ora bruciata; ora imbriaga, met. ora tarda; ora brusada, met. ora rubata: — ,,Lavoro compilato a ora rubata;“ ore picole, ore basse; ora de pranzo, ora de andar a scola, ecc. ora di pranzo, ora di andare a scuola ecc.; far ora de pranzo, de zena, o andar trovar l’ora de pranzo, ecc. far l’ora di pranzo, di cena, ecc; bater le ore, scoccare le ore; no veder V ora — di avere, di dire, di fare: non veder l’ora, o parer un’ora mille, di avere, di dire, ecc.; esser, o passar un bruto quarto de ora, met. essere, o passare un brutto quarto d’ora; far vignir le quarantaoto ore, met. far cascar il pan di mano, — far venir l’accidia, o far venir l’asma, o l’inedia, — far venir il mal del miserere: — „ Colle sue lungaggini, fa venir l’inedia;“ saver che ora che xe, met. saper distinguere il nero dal bigio. — non esser più dell’erba d’oggi, — sapere a quanti dì è S. Biagio; saria sempre ora — di finirla, di pagare ecc: mi parebbe ora che tu pagassi, ecc. — da ora in là potresti finirla con simili baggianate, — sarebbe ora che tu ti facessi vivo, ecc.; da un ora al altra, m. avv. da un’ora all’altra, d’ora in ora: — „Aspettano l’inimico d’ora in ora; de ora in avanti, d’ora in avanti, — d’ora in là, — d’ora in poi; quatro — ore di sonno — un viandante, cinque un studente, sie ogni corpo, sete un porco, m. prov. quattro o cinque al viandante, cinque o sei al mercatante. sei o sette allo studente, sette o otto all’altra gente, otto o nove al signorone, nove o dieci al gran poltrone; usel che fa coda voi magnar ogni ora, v. coda.
Orada, sf. zi. orata — ckisophris aurata. Orator, sm. oratore. Orazion, sf. orazione, deprecazione, prece, preghiera. Orba, sf. cieca; t. del giuoco di biliardo: scazzata: — „Con una scazzata ha fatto sedici punti;“ al orba, m. avv. a caso, alla balorda, a chius’occhi, alla cieca; orba canigola, e con maniera compiuta: orba canigola, che no ghe vedi fregola, co un tochitin de pegola ghe stroparemo ’l cui — m. usato per pungere chi è guercio, o cispellino: l’ è orba la cavalla. Orbar, va. accecare, cecare, orbare; met. abbacinare, abbagliare, abbarbagliare. Orbazo, sm. orbaccio. Orbeto, sm. ciecolino Orbità, sf. cechezza, cechità, cechitade, cecità, cecitade, cecitate. Orbitolo, sm. zi. orbettino — anguis fragilis. Animaletto che generalmente vien preso per un serpentello, ma che è un’innocua lucertola; met. cischero, cispellino: — „Un cischero che non ci vede dal naso alla bocca.“ Orbo, agg. e sm, cieco, orbo; met. barlocchio, bircio, cischero, cispellino; bot. falso, vano; — nel senso di vino alquanto torbido: albo; orbo de un ocio, guercio, monocolo; nato orbo, cieco nato, o cieco dalla natività; ponti orbi, m. de’ giuocatori di bigliardo: punti di scazzata: — ^Fortunato lui che fa punti di scazzata, se non li facesse perderebbe la camicia;“ baston de orbi, batocchio; afar orbo, met* negozione; mestier orbo, met. mestiere vergine; esser orbo, met. esser cieco; musica de orbi, met. musica da ciechi, o musica degli Ermìni, — smusieata; quel che brama l’orbo, met. invitar l’orso alle pere, l’uccello al grano, il ghiotto al tagliere — e simili; lo vedaria anca i orbi, met. anche un cieco se n’avvedrebbe, — se n’avvedrebbe Cimabue che conosceva l’ortica al tasto, o Cimabue che aveva gli occhiali di panno; no aver un soldo per far cantar V orbo, met. esser abbruciato di denari, — non ne aver un che dica due, — non n’aver un da far cantare un cieco; in paese de orbi beato chi ga un odo solo, prov. in paese di ciechi beato chi ha un occhio solo, — in terra di ciecchi il guercio è re, che si dice anche con modo latino: beati monocoli tn terra caecorum; senza bezi l’orbo no canta, v,. bezi. Orca, orco, inter. affé, affogaggine, capperi, cappiterina, caspita, caspiterina, cocuzze, cospetto, cospettonaccio, cusoffiole, perdinci; orco tron, è intensivo di orca, o di orco, e orco è anche aferesi di porco. Ordegno, sm. ordegno, ordigno, ordingo, utensile. Ordinada, sf. ordinazione. Ordinado, agg. ordinato; moderato regolato; prefisso, stabilito Ordinar, va. ordinare; disporre, preparare; imporre, commettere; decretare. Ordinariazo, sm. ordinariaccio. Ordinario, agg. croio, dozzinale, grossolano, ordinario, rozzo, rude; omo ordinario, allobrogo; per l’ordinario, m. avv. comunemente, d’ordinario, ordinariamente, per ordinario. Ordinazion, s/. ordinazione; commissione; prescrizione. Ordine, sm. ordine; disposizione, modo, regola; con ordine, ordinatamente; meter in ordine, mettere, o porre in ordine, — ordinare; méterse -un poco in ordine--lo dicono per lo più le donne: farsi un po’ di lisciatura: — „Presto saran qui gli sposi, vo a farmi un po’ di lisciatura; ’ de primo, de secondo, de terzo ordine, di primo ordine, di secondo ordine, ecc.; tn tuto ordine, in tutto punto, e met. a mo’ e a via, — come va, — di santa ragione: — „Grli dieder de’ garantoli a mo’ e a via.“ — „Ceffoni di santa ragione;“ de un disordine nassi un ordine, v. disordine.
Orecia, sf. orecchia — pi. le orecchia, le orecchie e gli orecchi; met. padiglione dell’orecchio; udito; de orecm, auricolare, auriculare; che ga grande orecie, orecchiuto: — -Gli asini, a cagion d’esempio, sono orecchiuti;“ orecia del cor, chir. auricola; infiamazion de le orecie, chir. otite; tirar le orecie, met. Orecchiare, — appuntare, o tendere gli orecchi: — „Si parlava di lei, e se appuntava gli orecchi bisogna compatirla;“ ammonire, riprendere, tirare gli orecchi: — r Tirate gli orecchi a quel bimbo,, se no finirà eh’ ei li tirerà a voi;“ star co le orecie impirade, met, stare a orecchi levati; stroparse le orecie — per non udire, o far vista di non udire.: impeciarsi gli orecchi: — „La signora Francesca, quando le si parla d’amore, s’impecia gli orecchi che è un ridere;“ no sentir de quel orecia, met. non sentire, o non udire da quell’orecchia: — „ Danaro ? e’ non ci sente da quell’-orecchia;“ no sento de sta recia — frase assoluta, usata per non rispondere a proposito ad una proposta che non ci piace: Albanese messere, sto co’ frati, — sto co’ frati e zappo l’orto, — tagliaronsi di maggio; meter un pulise, o meter una mosca in una orecia, met. mettere una pulce, o mettere un calabrone in un orecchio, — mettere un cocomero in corpo; orecia del ago, v. ago; el bosco no ga oci ne rece ma el vedi e ’l senti, v. bosco; cantar le rece, v. cantar; far le rece de mercante, v. mercante. Oreciaza, sf. orecchiaccio, orecchione, e come vilifìcativo: orecchiagnolo. , Orecio, sm. orecchio: — „Ha un orecchio che non gli sfugge un semituono;- chi che canta, o sona a orecio, orecchiante; orecio de S. Piero, zi. specie di mollusco: haliotis tuberculata. Orecioni, smp. med. paròtide, e volgarmente anche: gattoni, od orecchioni. Orefize, sm. orafo, orefice; gioielliere. Orendo, orido, agg. orrendo, orribile, spaventevole, terribile; abbondine vole; cattivo, tristo; aspro, croio, grossolano, rozzo, rude; irto, ispido; incolto, squallido Orfano, sm. orfano, — orbato de’ genitori: orbato del padre; orbato della madre; qualità e stato di chi è orfano: orfanità; pio luogo in cui vengono allevati ed educati gli orfani: orfanotrofio: — „Orfanotrofio S. Giuseppe.“ Organeto, orghineto, sm, organino. Organizado, agg. armonioso, articolato, organizzato. Organizar, va. disporre, ordinare, organizzare. Organizazion, sf. organizzazione. Organo, orghino, sm. organo; chi che fa organi, organaio. Orgolio, sm. alterezza, fasto, grandigia, orgoglio, superbia. Orgolioso, agg. altiero, orgoglioso, superbo. Orgoliosazo, agg. orgogliosaccio. Oricin, sm. orecchino, orecchinolo, pendente. Orientai, agg. orientale. Orientar, va. orientare. Originai, agg. e sm. originale: — „Partita originale;“ particolare: — ^Individui particolari che non si giunge a comprenderli;“ sm autografo, originale; archètipo, protòtipo. Originar, va. assegnare, o attribuire, dare, o prendere origine; esser cagione, — nascere, originare, procedere. Orinada, sf. orinata. Orinai, sm. orinale, pitale, vaso da notte. Orinar, va. pisciare; frequente incitamento a pisciare accompagnato da bruciore e dolore: disuria; difficoltà di pisciare: iscupia. Orizcntal, agg. orizzontale, — dell’orizzonte, o parallelo all’orizzonte.
Orlada, orladura, sf. orlatura; profilata. Orlar, va, orlare; profilare. Orletin, orleto, sm. orletto, orliccetto, orliccio, orluccio, orlicciuzzino, orliciuzzo. Orlo, sm. orlo; orlo vivo, vivagno; impinir fina Vorlo — un recipiente, ecc.: empire in giro; esser sul orlo del prezipizio,, met. essere la candela al verde, - essere sull’orlo del precipizio. Orloier, sm, oriolaio, orologiaio, orologiere, oriuolaio, oriuolaro Orloieto, sm. orioletto. Orloio, sm. oriolo, oriuolo, orologio; orloio de sol, cronoscopo, meridiana; — de aqua, clessidra; — de aqua, o de sabion, de la misura de un ora, ampoletta, ampollina; tirar su V orloio, caricare, o montare l’orologio; star col orloio in man, met. stare con l’orologio alla mano; mandar far ciavete de orloi, v. ciaveta Orma, sm. orma; pedata, traccia, vestigio — pi. i vestigi, le vestigia e le vestigie; met. indizio, traccia. Ormegiada, sf. ormeggiamento, Ormegiar, va. ormeggiare, — dar fondo. Orna, sf. bigoncia, bigoncio; orna. Ornado, agg. adorno, ornato, vago, — abbellito con ornamento. Ornamentai, agg. ornamentale. Ornamento, sm. ornamento; antepagamento; gingioliera. Ornar, va. abbellire, adornare, fregiare, ornare, pulcrare. Oro, sm. oro; poet. auro; oreria, ori: — ^Pensate che la sola oreria della sposa era valutata un capitale;“ oro masizo, oro sodo: — „Catena d’oro sodo;“ un zerto oro — ed è modo vilificativo: oruccio, oruzzo; — „ Cadena de un zerto oro che mi no ghe dago fede. = Catena d’un oruccio eh’ i’ non ci presto fede;“ de oro, aurino, e poet. aureo; e met. d’oro, da essere scolpito in caratteri d’oro: — „Discorso d’oro.“ — „Ammonizioni d’essere scolpite in caratteri d’oro;“ che contien oro, aurifero; oro sechiti, e met. oro de zeca, oro di coppella, o di ducato, — oro di ventiquattro carati, che i latini dicevano: aurum putum; oro basso, oro bianco; oro de duca, o oro de quel che caga ’l moro, met. oro di Bologna, che diventa rosso dalla vergogna, — similoro; fìl de oro — ad uso di ricamare: canutiglia; copa de oro, met. fior di galantuomo, uomo onesto ed eccellente; esser tanto oro, met. essere oro rotto, — d’oro in oro, — eccellente, propizio; a peso de oro, m. avv. a peso d’oro, — profumato, salato; giusto corno Voro, m. avv. appuntino, — per l’appunto, — che non ci scatta un ette; no far qualcossa per tutto l’oro del mondo, m. iperbolico: non fare quella tal cosa neanche a ricoprire d’oro, o neanche per tutto l’oro del mondo; no esserghe oro che paghi — chi, o che che sia: non aver pago colui, o quella tal cosa; valer tanto oro, e come intensivo: valer tanto oro quanto che un pesa, essere un oro, o essere un oro colato, — valere tant’oro, — valere tant’oro quanto e’ pesa, — valere un Perù, — essere adàttatissimo, essere molto a proposito, -— avere grande abilità; no xe tuto oro quel che lusi, prov. non è tutto oro quello che riluce, — non sempre si riconosce l’acceggia al becco lungo, — tutto il bianco non è farina, — ogni lucciola non è fuoco, — tutto il rosso non son ciliege; clave de oro verzi ogni porta, v. ciave; l’oro bon no ciapa macia, v. macia; man che vai tanto oro, v. man; l’onor no cce oro che lo paghi, v. onor. Oror, sm. orrore, raccapriccio; met. abominazione, abominio, obbrobrio, vituperio, vitupero; esser un oror, met. essere un orrore — e dicesi tanto di persona bruttissima e sozza, quanto d’opera deforme e difettosa. Orpo, inter. lo stesso che orca e orco.
Orso, sm. zi. orso bruno — ursus arctos; orso bianco, orso bianco, o polare — ursus mariiimus; orso giovine, orsacchino, orsacchio, orsacchiotto, orsaccio, orsatto, orsetto, orsicello; met. scontroso, scorzone: — „Scorzone indiavolato che non lascia neanche a dire la propria ragione;“ zigar come un orso, met. stiacciare come un picchio; no vender la pele del’orso prima che no se lo ga mazà, prov., non vendere la pelle dell’orso prima che sia morto. Ortalie, sfp. ortaglie. Ortazo, sm. ortaccio. Ortiga, sf. bot. ortica comune, o ortica piccola — urtica urens; della specie delle ortiche: orticaceo; luogo pieno d’ortiche: orticaio, orticheto — voci queste che toscanamente si usano anche in senso figurativo. Ortigaia, sf. chir. orticaria. Ortisel, sm. orticciuolo, orticello, ortino; e come vilifìcativo: orticellaccio: — „ Orti celiacelo tutto piena d’erbacce.“ Orto, sm. orto; de orto, ortense: — „Frutti ortensi.“ — „Pesca ortense;“ teren coltiva a orto, terreno ortato, o terreno ortivo; giardin e orto insieme,’-verziere-, no esser la strada del orto, met. non esser la via dell’orto. Ortolan, sm. ortolano; zi. ortolano — emberiza hortulana; re ortolan, zi. ortolano cantore — emberiza mélanocephala. Orzada, sf. barrocchiata, bastonata, carpiccio, •picchiatura, rifrusto, zombata, zombatura. Orzar, va, mar. orzare, — andare a orza. Orzar, va. barrocchiare, bastonare, percuotere, zombare, — dar le frutta. Orzo, sm. boi. orzo — hordeum vulgare; de orzo, orzato: — „ Alimenti orzati.“ — „Tè orzato;“ orzo del diavolo, bot. loglio zucco, zizzania — lolium temulentum; orzo vestì, orzo loppato; orzo tedesco — è una varietà dell’orzo; orzo dopo che xe fato la bira, fondiglia; orzo nei oci, orzaiuolo — bollicina che viene tra i nepitelli degli occhi; orso, o orzo tedesco, met. bastonature, busse, legnate, — grammatica tedesca. Osenità, sf. oscenità, oscenitade, oscenitate; disonestà, lascivia. Osilar, vn. oscillare Osilazion, sf. oscillazione. Osmarin, sm. bot. ramerino, rosmarino — rosmarinus officinalis. Ospedal, sm. nosocomio, ospedale, spedale; ospedal de militari, ospedale militare; ospedal de mati, manicomio; — per soli putei, pedocomio. Ospedaleto, sm. ospedale infantile. Ossadura, sf. ossatura. Ossazo, sm, ossaccio. Osservar, va. osservare; contemplare; notare. Osservator, sm. osservatore. Osservazion, sm. osservazione. Osseto, sm. osserello; ossetto, ossicello, ossicino, ossiccino. Osso, sm. osso — pi. gii ossi e le ossa; di osso, o che è della natura dell’osso: osseo; diventar osso, o formarsi in osso: ossificare, e il formarsi delle ossa, e il diventar ossee per causa morbosa parti cartilaginose: ossificazione — t. chir. e met. l’uno e l’altro; grande tomba ove sono deposte le ossa di molte persone uccise: ossario; mucio de ossi, ossame; chi che fa lavori de osso, ossaio; de ossi grossi, ossoso, ossuto; osso del colo, ’chir. nodo del collo; osso de susin, de armelin — e simili: nocciuolo; — de pomo, de pero — e simili: granello; — de uà, acino, vinacciuolo; — rabioso, noce, noce del piede; ogni osso dei dedi, falange; andar fora de logo un osso, lussarselo; no esser che pele e ossi, o no esser altro che pele e ossi, met. essere ossa e pelle, e come intensivo: essere tutt’ossa e pelle; romper i ossi, met. fracassare l’ossa: — „Torni se ha faccia gli vo’ fracassar l’ossa; “ esser un osso duro, met. trovare il becco più duro a mugnere; meterse a rosigar un osso duro, met. pigliare, o torre a rodere un osso duro; sentirsela nei ossi — alcunché di dannoso che si teme quasi noto e vicino: sentirsi correre, o sentirsi sdrucciolare giù per le reni quella tal cosa; molarse del osso, met. allargare la mano; uscir dal manico, o uscire di gatto selvatico; aver spudà ossi, met. m. basso: aver procreato — e dicesi di donna; in carne e in ossi, m. avv. in carne e in ossa; no ghe xe carne senza osso, m. prov. non c’è carne senz’osso, — non c’è mèle senza pecchie. — non ci son rose’ senza spine; voler aver la carne sema l’osso, m. prov. voler avere la carne senza l’osso, o il mele senza le pecchie; chi che ga magna la carne che rosighi i ossi, prov. chi ha mangiato i baccelli spazzi i gusci, — beva la feccia chi ha bevuto il vino — chi ha avuto il gusto abbia il disgusto; do cani torno un osso, prov. due ghiotti a un tagliere; tuto se giusta fora del osso del colo, l’osso del colo, romperse l’osso del colo, scometer l’osso del colo, e zogar l’osso del colo, v. colo; o rosigar sto osso o saltar sto fosso, v. fosso; la lingua no ga osso ma la rompi el dosso, v. lingua.
Osta, sf. ostessa, ostiera. Ostarla, sf. osteria; osteria de quele — nel senso d’osteria mal agiata e povera: osteria a mal tempo; inter. cocuzze, cospetto, cospettonaccio, perdincibacco, poffardio — e simili. Ostazo, sm. ostaccio. Ostégiar, va. osteggiare. Ostentar, va. ostentare. Ostentazion, sf. ostentazione, — ambiziosa dimostrazione, — pomposa mostra, — vantamento. Ostia, sf. ostia; ostia’consacrada,. comunichino, ostia sacrata, o ostia sagrata, particola — e quella che si mette nell’Ostensorio e si espone in sull’altare all’adorazione: Ostia Magna. Ostinado, agg. caparbio, capercio, cocciuto, incallito, incapato, incaponito, ostinato, pervicace, provano, festereccio; ostinato per alterigia: protervo. Ostinar, va. ostinare; vnp. impuntarsi, incaparsi, incocciarsi, ostinarsi, — mettere peso ritto: — „Ha messo peso ritto a voler sposarla; è finita: non lo distoglierebbe più neanche Cicerone;“ ostinarsi in modo duro e goffo: incaponirsi; ostinarsi a non voler andar avanti — di cavalli, de’ muli, ecc: buttarsi, o mettersi sull’imbraca. Ostinazion, sf. cocciutaggine, ostinazione, pertinacia — quest’ultima voce prendesi anche per costanza: — „Studia con una pertinacia incredibile;“ meterse con ostinazion — in che si sia: pigliare quella tal cosa per iscesa di testa. Osto, sm. oste, ostiere, ostiero, tavernaio, e a chi garbasse la v. ani. osto; chi che va del osto perdi ’l posto — lo dice chi ha occupato il posto lasciato momentaneamente da altrui a teatro, al caffè, ecc.; domandar al osto se l ga bon vin, prov. domandare all’oste s’egli ha buon vino; far el conto senza V osto, fare il conto, o fare la ragione senza l’oste; e con modo proverbiale: chi fa il conto senza l’oste gli convien farlo due volte. Ostriga, sf. zi. ostrica — ostrea eristata; ostriga de palo — altra specie d’ostrica: ostrea plicatula; ostriga de carena, cravana; luogo abbondante di ostriche: ostricaio; met. ciabattino, scaracchio, sornacchio, ostrica; ostriga, o corpo del ostriga, inter. corbezzoli, eospettaccio, cospettone, perdincibacco — e simili. Ostrigada, sf. scorpacciata d’ostriche; met. scaracchiata, sornacchiata. Ostrigar, va. scaracchiare, sornacchiare. Ostrigaza, sf. ostricone. Ostrigher, im. ostricaio. Ostrigheta, sf. zi. ostrichetta, ostrichina. Ostrighete, inter. lo stesso ohe ostriga, quale inter. Ostrigona, sf. ostricone. Ostro, sm. austro; e quale inter, l,o stesso che ostrigheta.
Ostura, sf zi. specie di mollusco — pinna rudis. Otava, agg. e sf. ottava; t. d’agricoltura: fieno serotine, guaime, rimessiticcio. Otavin, sm. ottavino. Otemperar, va. ottemperare. Otignir, vn. ottenere; acquistare, conseguire; conquistare; cercar d’ottenere che che sia per mezzo di umile domanda, o di preghiera: impetrare. Otomia, sf. anatomia, autopsia, necroscopia, sezione cadaverica. Oton, sm. ottone; di ottone, che somiglia l’ottone, che ha qualità di ottone: ottonino; quantità di vari lavori di ottone: ottoname. Otoner, sm. ottonaio Ovai, agg. elittico, ovale, — di figura elittica. Ovariol, sm. ovaiuolo, ovarolo, uovarolo. Ovazion, sf. ovazione. Oveto, sm. ovicino, ovino — pi. gli ovini e le ovina, — ovolino. Oviar, vn. impedire, ovviare, rimuovere. Ovo, sm. ovo, uovo — pi. le uova, e per vezzo: pillole di gallina; che ha forma d’uovo: oviforme; mercante e venditore di uova: ovaio, ovaiuolo; che concepisce in sè l’uovo: oviparo: — „La prima classe degli animali non è ovipara;“ ovi de formiga, crisalidi di formica; ovo basoto, ovo bazzotto; — strapazà, ovo al tegame; •— frito, ovo affrittellato, o ovo frittellato -, — de bever, ovo a bere; — straco, ovo stanco; — che sbati, ovo bogliolo; — che messo soto la ciocia xe andà de mal, barla, — ovo barlacchio; — ingalà, ovo fecondato, 0 ovo gallato; — no ingalà, ovo ipenèmio, o ovo subventaneo; ovo che se ghe lassa a le galine dove che lava far 1 ovi, guardanidio; e se ’l xe de legno, o de piera, endice; ovi che le mosche fa su la carne, o sul pesse, cacchioni; ovi de mussati, delfinetti; ovi de galeti castrai, fagiuoli, o fave capponi che; ovi de gaio, bot. gallazzone, galletta (Soderini); renga de ovi, arringa d’uova; far i ovi, deporre le uova — ove parlasi di volatile e degli insetti, e: andare in fregola — se si parla di pesci; far l’ovo, met. evacuare, — deporre il soverchio peso del corpo; romper i ovi, scocciare le uova; aver ovi in testa, met. guazzare il cervello; esser ora de ovi e ora de late, met. essere bandiera d’ogni vento, — far l’agnolo di. Badia; esser come bever un ovo,, met. esser come bere un uovo; zercar el pel nel ovo, prov. cercare cinque piedi al montone, — cercare 11 pelo nell’ovo, — cercare il nodo nel giungo; riandare, o riveder le buccie; la prima galina che canta ga fato l’ovo, V ovo ghe voi insegnar a la galina, e meio ogi un ovo che una galina domani, v. galina.
Oziar, vn. oziare, ozieggiare, ozioseggiare. Ozidental, agg. occidentale. Ozidente, sm. occidente. Ozio, sm. ozio; accidia; l’ozio xe el pare de tuti i vizi, prov. l’ozio è il padre di tutti i vizi, — l’ozio è la sepoltura d’un uomo vivo, — l’ozio è sempre bisognoso, — l’ozio non fa con la virtù lega, — niente facendo s’impara a far male, come far male s’impara a far bene, - — quando facciamo del male il diavolo ci tenta, e quando non facciamo niente noi tentiamo lui; l’ozio xe el pare de la miseria, prov. la pigrizia è la chiave della povertà, — la ruggine mangia il ferro. Oziosazo, “agg. infingardaccio, oziosaccio. ’ |