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OCA | — 288 — | OCI |
del oca bianca, met. avere il cintolino rosso; far de oca, met. far le orecchie di mercante; vignir la pele de oca, met. accapponarsi la pelle — venire la pelle di cappone, rizzarsi i bordoni, o venire i bordoni, — granirsi la pelle, — venir la pelle d’oca; caminar come un oca, o come le oche, andar ancaione, o ancaioni, — camminare ad anatra; qua no se magna oca, met. i cordovani son rimasti in levante, e ove venga nsato con chi canta per far cantare, o che noi si suppone così: se vuol mordere, la vada a’ marmi; in paradiso de le oche, met. a casa bollita; corpo del oca, o corpo del oca santissima, inter. cocuzze, cospettaccio, cospettone, perdincibacco — e simili; vale anche quale imprecazione in luogo di altra più triviale, od espressiva; far el beco al oca, v. beco.
Ocagine, sf. balordaggine, cervellinaggine, citrulleria, corbelleria, minchioneria
Ocasion, sf. occasione; circostanza, comodità, opportunità, — congiuntura o incontro di cose, di luogo, di tempo, — idonea opportunità da fare, o da non fare checchessia; pretesto; avvenimento, cagione, caso, motivo; nel senso di: legno, posta, eco: imbarco: — „Se trovo un imbarco ci vengo; ma noleggiare una vettura per mio conto non è affare;“ picola ocasion, o ocasion un pocheto favorevole, occasioncella; ocasion assai bona, occasoncione; ciapar l’ocasion, met. afferrare, o cogliere l’occasione; vignir la bona ocasion, balzare la palla sul guanto, venire il comodo, il destro, l’opportunità; tignirse dentro qualcossa per dirla, o spiferarla al ocasion, serbar una cosa nel pellicino; presentarse l’ocasion, darsi, od offrirsi il destro: — „Se mi si offre il destro vendo cavalli e carrozze; “ a l’ocasion, m. avv. all’occasione, — a tempo opportuno, — quando si presenti l’occasione: — „ Quando si. presenti l’occasione saprei dirgli il fatto mio liberamente;“ l’ocasion fa V omo ladro, prov. all’arca aperta il giusto vi pecca, — all’infornar il pan si fa goloso, — la comodità fa l’uomo ladro, o l’occasione fa l’uomo ladro.
Ocetinoceto, sm. occhielino, occhietto, occhiettuzzaccio, occhiettuzzo, occhino, occhiolino, occhiuccio, occhiuzzo.
Ociada, sf. occhiata, sbirciata; nel senso di far accenno ad altri che non dica, o che finisca dal dire che che sìa: occhiataccia: — „Con un occhiataccia gli fece morire le parole in bocca;“ nel senso di stare attento a checchessia per conto altrui: occhio: — „Date un occhio all’opre fin che ritorno;“ zi. obbiada codanera, occhialone — oblata melanura.
Ociadina, sf. occhiatina.
Ociai, smp. occhiali; ociai che se dopra per drizarghe i oci ai cisbi, bezioli; ociai per i cavai, paraocchi; anat. denti dell’occhio; chi che fa, o che vendi ociai, occhialaio.
Ocialazo, sm. occhialaccio.
Ocialin, sm. occhialetto: — „Usa l’occhialetto per darsi aria d’importanza;“ ocialin per un solo ocio, monocolo.
Ocialon, agg. e sm. occhialone.
Ociazo, sm. occhiaccio; far zerti ociazi, met. fare occhiacci, — guardare altrui a stracciasacco, — guardarlo torvamente.
Ocio, sm. occhio; pi. poét. guardi, luci, lumi, soli, — ministri della luce; bot. bottone, gemma; ocio de santa Luzia — specie di mollusco: turbo rugosus; attenente ad occhio, di occhio: oculare; arte chirurgica la quale ha per soggetto le malattie degli occhi: oculistica; dotor dei oci, oculista; pien de oci, occhiuto: — „Tralci occhiuti“ — „Occhiuto più d’un ragno;“ luse del ocio, pupilla; quatro oci, zi. razza baraccola — raia miraletus; met. barellalo: — „ Oggidì non esentan del servizio militare neanche i barellai;“ ocio de cana, cannocchio; — sgarbelà, occhio scerpellato; — lagrimoso, occhio lippo; — infossò, occhio affossato; — alegro, occhio vispo; — smorto, occhio abbambolato, o occhio ammammolato; —