Cenni statistico-storici della Valle Vigezzo/Parte 1/XI. Regime ecclesiastico-Parrocchie-Chiese
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XI.
Regime ecclesiastico - Parrocchie - Chiese.
Vedremo nella parte istorica di questo nostro lavoro potersi presumere che le chiese dell’Ossola, e di Vigezzo fossero soggette prima dell'anno mille all'Arcivescovo di Milano, e non passassero alta diocesi di Novara se non in forza della donazione fatta dal Re Enrico al Vescovo Pietro l’anno mille e quattordici. Dalle lettere d’Innocenzo Secondo in data 1133 apprendiamo che le due Ossole erano divise in tre Pievi, cioè Plebs de Mergotio, Plebs de Vergonte, et Plebs de Ossola cum suis pertinentiis; per le quali pertinenze devonsi intendere questa, e le altri valli dell’Ossola superiore. Fra i capitoli chiesti, e conceduti dal Duca Francesco Sforza Visconti il 26 marzo 1450 havvi pur quello che gli officiali della curia di Matarella non dovessero amministrare giustizia ai Chierici contro ai loro debitori se non quando il Vescovo di Novara nominasse, e mantenesse nell’Ossola un suo Vicario avanti al quale gli stessi Chierici si potessero da loro creditori convenire. Questo Vicario generale avea pure la giurisdizione ecclesiastica, e l’Ossola non formava in conseguenza che un solo vicariato. Nell’anno 1569 e seguenti era Vicario di tutta l’Ossola il sacerdote Antonio Mellerio Paroco di Santa Maria Maggiore, e molti documenti furono per noi esaminati, in cui stava scritto coram Reverendissimo Domino Antonio Mellerio Curato Sanctae Mariae Maioris vallis Vigletii, et in tota Ossula in specialibus Vicario foraneo. Del resto il Vicariato dell’Ossola superiore veniva denominato di Domodossola come si evince dal Sinodo diocesano celebrato dal Vescovo Cesare Speciano nel 1590, e mandato ai tipi in Novara nel susseguente 1591. In seguito il Bescapè nel suo libro Novaria dice di aver divisa la giurisdizione spirituale dell’Ossola conformemente alla divisione della giurisdizione civile, e di averne perciò formati quattro vicariati, di Vogona, di Domo, valle Antigorio, valle Vigezzo. La valle Vigezzo venne poi ancora divisa in due vicariati, denominati l’uno di Santa Maria Maggiore, di Malesco l’altro. Dalla curia Vescovile, a cui ci siamo diretti per conoscere l’epoca precisa in cui segui tale divisione ci venne risposto: risultare dall’indagini fatte che nel 1703 il vicariato di Malesco non esisteva ancora; mentre figurava disgiunto da quello di Santa Maria Maggiore nella visita del 1750; la separazione essere dunque avvenuta fra l’una, e l’altra delle suddette epoche. cioè nella prima metà dello scorso secolo. In un istromento dell’anno 1708 da noi esaminato, e portante ricognizione di diverse reliquie sta scritto: coram per illustri et admodum Rev. Dom. Carolo Ambrosio Traversino Archipresbytero dicti loci Malesechi et Vicario foraneo huius secundae congregationis vallis Vigletii. Ora questo Paroco Traversino cominciò a firmarsi nei libri parrocchiali Vicario foraneo della seconda congregazione di Vigezzo col primo gennaio dell’anno 1706, ed è a quest’epoca impertanto che devesi ascrivere la divisione della Valle nei due vicariati.
Il vicariato di Santa Maria Maggiore viene costituito dalle Parrocchie 1° di Santa Maria Maggiore, che comprende il Borgo, il Comune di Buttogno, ed i luoghi di Crana, e Prestinone; 2° di Craveggia; 3° di Vocogno; 4° di Toceno; 5° di San Silvestro che comprende i Comuni di Druogno, ed Albogno; 6° di Coimo; 7° di Marone frazione del comune di Trontano, e soggetta perciò nel civile al Mandamento di Domodossola. Il vicarialo di Malesco comprende le Parrocchie, 1° di Malesco; 2° di Zornasco; 3° di Finero; 4° di Villette: 5° di Re coll’unito comune di Folsogno; 6° di Dissimo; 7° finalmente di Olgia. La popolazione del vicariato di Santa Maria Maggiore è di anime tre mila settecento quattro; quella del vicarialo di Malesco è di anime mille ottocento sessantaquattro.
Parrocchia e Chiesa di Santa Maria Maggiore. Questa parrocchia fu certamente la prima della Valle, e racchiudeva per conseguenza ne’ suoi primordii tulle le altre. Quelle di Craveggia, Vocogno, Toceno, e Druogno si separarono solamente, come vedremo, sul finire del decimosesto, od al principio del secolo decimosettimo, e fu a quest’epoca che da tre si ridussero a due i Parochi del Capo-luogo. Uno di questi Parochi ha il titolo di Penitenziere, l’altro di Prevosto; quegli, secondo le moderne innovazioni, Paroco superiore; questi coadiutore titolare. Questa parrocchia Tiene ora costituita dai laoghi di S. Maria Maggiore, Grana, Buttogno, e Prestinone, aventi in totale una popolazione di mille e cento tredici anime.
La chiesa parrocchiale di Santa Maria Maggiore, tutt’ora matrice di quelle di Craveggia, Druogno, Toceno e Vocogna, è senza dubbio la più bella, e la più grandiosa della Valle, ed una delle migliori della Diocesi. Essa venne rifabbricata negli anni 1733 e seguenti, sul disegno, e sotto la direzione del Tubiotti. L’architettura è d’ordine corintio. Costrutta di d’un sol arco assai ardito, ha cento sessanta piedi parigini di lunghezza, sopra ottanta di larghezza, ed altezza; contiene altari, balaustre, gradinate, e pulpito di marmo; un bell’organo, un superbo coro, due oratorii attigui, ed un recinto magnifico. L’abbelliscono numerosi, e pregiati a freschi, che sono lavori dell’esimio pittore Borgnis da Craveggia. Il dipinto del gran vólto rotondo, o cupola di mezzo soprattutto, che rappresenta l’incoronazione della Beata Vergine fatta dalla SS. Trinità al cospetto del Paradiso, ed in cui vi sono perciò più di quattrocento teste di grandezza più che naturale, è assolutamente sorprendente. Questo dipinto fu fatto a spese delle donne del borgo, che ne ricompensarono 1’artista col prodotto di molta tela intessuta col filo ch’esse fecero colle proprie mani. Il recentissimo dipinto della cupola del vestibolo rappresenta l’Assunzione in Cielo di Nostra Donna, ed è per l’armonia e leggierezza delle tinte uno dei migliori che sieno sortiti dal pennello dell’egregio pittore Peretti da Buttogno.
La festa titolare di questo bel tempio è l’Assunzione di M. V., giorno in cui intervengono non solo le popolazioni del Mandamento, ma pure quelle delle adiacenti vallee. In grandissima venerazione si tengono in questa chiesa le reliquie di S. Carlo Borromeo, già feudatario della valle, e racchiuse in un magnifico basto d’argento, regalate esse reliquie al Mandamento nell’anno 1627 dal Cardinale Federico Borromeo successore del gran Santo nella sede arcivescovile di Milano. La chiesa di Santa Maria Maggiore è pure provveduta di altre ricche suppellettili, e fra queste d’una bellissima croce d’argento di finissimo lavoro, e considerevol valore.
Cinque oratorii vi sono nella parrocchia. Uno attiguo alla parrocchiale, dedicato a S. Giovanni Battista decollato, e proprio della confraternita del SS. Sacramento; un altro in Buttogno due in Crana, ed uno in Prestinone. In Buttogno, esiste un Cappellano e maestro collo stipendio di lire seicento pagato dal comune. L’oratorio sotto il titolo dei Ss. Giovanni Battista e Lorenzo martire venne consecrato il 1° novembre 1421 dal frate Bartolomeo dell'ordine dei minori, Vescovo Castrocense, suffraganeo, e commissario del Vescovo di Novara. Assistevano alla cerimonia due Parochi di Santa Maria; il Paroco della chiesa di S. Pietro di Malesco, e quello della chiesa di sant’Ambrogio di Coimo, unici forse esistenti in valle. Quest'oratorio è di belle forme, ed ornato da alcuni dipinti a fresco dell'esimio pittore Peretti di quel luogo, fra quali primeggia quello della cupola rappresentante il trionfo di S. Lorenzo. Degli oratorii esistenti in Crana, uno è dedicato a S. Rocco e costrutto nel principio del decimo settimo secolo; l'altro a S. Giovanni Evangelista di elegante, e più recente costruzione; il dipinto della cui cupola è uno dei più belli a freschi del lodato pittore Borgnis. Havvi in Crana un beneficio di ius patronato della famiglia Genari, ma di reddito assai modico, è perciò insufficiente a mantenervi un Sacerdote Cappellano. L'oratorio di Prestinone è pure di graziose forme, e dedicato a S. Gottardo. Vi è annesso un cimitero scoperto, in cui si sepelliscono gli abitanti del luogo, ed un beneficio pel Cappellano di sufficiente reddito. Parrocchia e Chiesa di Craveggia. Il luogo di Craveggia avendo già una popolazione di oltre mille anime sentiva il bisogno di una parrocchia propria. Essendo già vice parrocchia nel 1553, ottenne nel 1598 una totale separazione da quella di Santa Maria Maggiore della quale era sino allora stata membro, ed un erezione di una parrocchia propria, ed indipendente. Ha un Paroco, con una prebenda delle più ricche di val Vigezzo. La bella chiesa parrocchiale venne riedificata nel 1733 sulle fondamenta d’altra antichissima, e sul disegno del pittore Borgnis che la volle simile a quella di S. Salvatore di Venezia, rinomata produzione del celebre Sansovino. Essa è composta di tre navate, e lunga braccia settanta sopra trenta di larghezza ed altezza, e nulla lascierebbe a desiderare in punto all’architettura, se non fosse troppo bassa, ed ornata di cornicioni, e capitelli di stile barocco in allora dominante. Questo tempio è dedicato ai Santi Giacomo Apostolo, e Cristoforo martire, ed è ricchissimo in ogni genere di ornamenti, e di arredi sacri. Sopratutto si ammirano i molli dipinti a fresco dei celebri pittori Borgnis, e Peretti; un bel quadro del Marangone, e tredici quadretti sul rame rappresentanti i principali misteri della vita di Gesù Cristo, del Fiammingo Francesco Franc; un sontuoso altare maggiore costrutto dì marmi finissimi a colonne, e statue; un grandioso organo già appartenente alla soppressa chiesa del Giardino di Milano; una suppellettile di paramenti e biancherie finissime, e veramente sorprendente; un ostensorio, ed una grande croce d’argento tempestati di pietre preziose, dono il primo dei fratelli Mellerio fu Giovanni gioiellieri della Regina del Francesi già per noi menzionati, e la seconda di Giovanni Antonio Mellerio, pure distinto gioielliere craveggese a Parigi. E per verità mirabile e veramente consolante è l’emulazione felicemente suscitata fra i signori, e le signore di quell’insigne luogo per addobbare la loro chiesa parrocchiale, e noi potremmo citare molti e molti recenti, ed insigni altri benefattori di quella Chiesa se questo non ci portasse troppo lungi dal nostro assunto. In questa chiesa riposa il corpo di S. Faustino martire, stato alla medesima donato da certo Canonico Greco nel giorno 29 luglio 1712 come consta da pubblico documento, esistente nell'archivio parrocchiale.
Oltre ad un elegantissimo battisterio nel recinto della parrocchiale recentemente dipinto dal valente pittore Peretti; nella parrocchia esistono quattro Oratorii. Il primo, vicino alla Chiesa principale, e dedicato a S. Marta; esso è d’un elegantissima forma ottangolare con balaustra di marmo, costrutto sul disegno del rinomato architetto craveggiese Firino, già pensionario del Re di Francia, e recentemente dipinto dal suddetto signor pittore Peretti. Il secondo esistente in mezzo ai paese è dedicato ai Ss. Antonio Abbate, ed Antonio di Padova; e la sua costruzione è di antica data. Il terzo eretto nel luogo ove dicesi al Piaggio, è dedicato alla natività di M. V., e contiene alcune belle pitture a fresco del Borgnis. Il quarto finalmente, situato presso lo stabilimento dei bagni termali è dedicato alla B. V. di settembre, ed ai Santi protettori della parrocchia.
A questa Chiesa, ed a questi Oratorii vanno annesse sei capellanie , cioè le capellanie Rossetti e Garbagni nella Parrocchiale; quella della Confraternita, e la capellania Andreetta nell'Oratorio di S. Marta: il beneficio Chino a Sant'Antonio, e la Capellania di ius patronato Ferino nell* Oratorio del Piaggio.
Parrocchia e Chiesa di Vocogno. Con istromento delli 15 marzo 1573 la chiesa di Vocogna venne separala dalla matrice di Santa Maria Maggiore, e costituita in parrocchia propria. L'elezione del Paroco s’aspettava agli abitanti, e nei primi tempi aveva esso il titolo di Rettore, che poscia perdette, né si sa per qual causa. La chiesa parrocchiale di belle forme venne ricostrutta sulle fondamenta di altra più antica, e più meschina, l’anno 1659, e mediante particolari obblazioni. Essa è dedicata a Santa Catterina vergine e martire, e fu consacrata dal Vescovo Bescapè il 20 settembre 1703. La sua lunghezza, ed altezza sono di braccia trenta, la larghezza, braccia venti. Havvi di notevole un bel quadro rappresentante lo sposalizio di M. V. collocato in un altare laterale, ed una facciata d’ordine ionico, e di grazioso aspetto.
Parrocchia, e Chiesa di Toceno: La parrocchia di Toceno, mediante separazione da quella di S. Maria Maggiore, venne fondata li ventiquattro ottobre dell’anno mille cinquecento novanta dal Vescovo Speciano. Gli uomini di quel Comune per tale separazione assumevansi l’obbligo di pagare annualmente al paroco, in allora chiamato Rettore, cinquanta scudi d’oro oltre alla legna; a quelli poi di Santa Maria quaranta lire imperiali. Obbligavansi pure di mantenere la chiesa, i paramenti, l’olio, e le suppellettili, e di recarsi processionalmente alla chiesa matrice ogni anno nel giorno dell’Assunta, ed ivi offerire una libbra di cera. Il vecchio oratorio di S. Antonio di Padova ancora esistente, e distante circa cento passi dalla chiesa attuale serviva in quel tempo di parrocchiale. Nell’anno 1630 venne edificata un’altra chiesa più vicina al paese sotto il titolo di S. Antonio Abbate, e questa poi nel 1806 fu intieramente riedificata sotto ugual titolo, e ridotta ad una delle più belle chiese della Valle. L’Architettura è d’ordine corintio, tratta intieramente, sebbene più in piccolo, da quella del tempio di Santa Maria Maggiore del quale ben copiata, presenta le belle forme. La sua lunghezza è di 60 braccia, l’altezza di quaranta cinque, e la larghezza di 30. Venne consacrata il 26 luglio 1824 dal Cardinale Morozzo, Arcivescovo, e Vescovo di Novara. Si ammirano nella medesima l’ancona principale, e due quadri laterali al presbiterio, dipinti dal pittore Peretti. Oltre zidetto oratorio di sant’Antonio da Padova, vi sono in questa parrochia l’oratorio del Sasso poco lungi dal paese, ed altro dedicato a S. Gerolamo nei monti di quel Comune.
Parrocchia e Chiesa di S. Silvestro. Questa parrocchia comprende i due Comuni di Druogno, ed Albogno, ed una popolazione di settecento ventinove anime. Con istromento dell’anno 1568 separossi dalla matrice di Santa Maria Maggiore, e con altro del 1600 constituissi definitivamente in parrocchia. Il Paroco ha il titolo di Arciprete. La chiesa parrocchiale d’un solo arco, della lunghezza di braccia cinquanta sopra venti di larghezza, venne edificata nell’anno 1568, a riserva del coro che fu costruito nel 1797. Essa non è delle più belle, ma però assai migliore di molte, che osservansi anche nelle cospicue città. Si ammirano nella medesima alcuni quadri, e la cupola del presbiterio egregiamente dipinti a fresco dal pittore Giacomo Rossetti Vigezzino. Quest’ultima rappresenta la gloria di S. Silvestro patrono della chiesa, e parrocchia. Vi sono in questa parrocchia diversi benefizi, o cappellanie, fra le quali quella di Cadone, di Albogno, e di Gagnone hanno redditi bastanti per mantenere un Sacerdote cappellano. Vi sono poi sei oratorii, cioè 1° oratorio annesso alla chiesa parrocchiale dedicato a S. Gioanni Battista, detto l’oratorio dei confratelli del SS. Sacramento, edificato nel 1797: 2° oratorio in Albogno dedicalo a S. Michele Arcangelo, e contornato d’un recinto dove si seppelliscono i morti di quel luogo: 3° oratorio sopra Gagnone, dedicato a S. Giulio Prete, dal quale vuolsi edificato: 4° oratorio in Gagnone edificato a spese di Gioanni Battista Berlina di Orcesco nell’anno 1703, e dedicato a S. Defendente Martire, il cui corpo, dono dell’esimia donna Anna Maria Bolongaro Borgnis, ivi si conserva, e si venera: 5° oratorio in Orcesco dedicato a S. Carlo: 6° finalmente oratorio in Sagrogno dedicato a S. Rocco.
Parrocchia e Chiesa di Coimo. Abbenchè non vi sia appoggio alcuno alla popolare opinione, la quale sostiene essere la parrocchia di Coimo la più antica della Valle; egli è però certo che assai remota deve essere la sua origine, e forse la prima che sorgesse dopo la matrice di Santa Maria Maggiore. Nei libri parrocchiali di quel luogo si legge una memoria registrata da certo Paroco Francesco Calciati del tenore seguente — Promemoria ai Paroci di Coimo: nel demolire la chiesa antica parrocchiale di Coimo fu trovata una pietra di marmo fatta nell’anno del Signore 300. Questa lapide più non esiste; ma noi dubitiamo forte che il Calciati sia stato ingannato o dalla popolare credenza, o dai proprii occhi nel leggere trecento invece di mille e trecento. E di fatto a quest’epoca esisteva quella parrocchia, dappoiché troviamo un istromento fatto tra il Paroco, e gli uomini del Comune nell’anno 1316, rogato per Jacobino de Rodis notaio. I libri parrocchiali però non datano che dall’anno 1596, e vuoisi che un incendio distruggesse i più antichi, credenza per altro che noi vediamo sussistere in tutte le parrocchie della Valle, e che, come diremo altrove, devesi attribuire all’orrenda invasione dei Vallesani, avvenuta nell’anno 1487. La chiesa di Coimo, costrutta nel decimosettimo secolo, e distante dall’abitato più di duecento metri, è di forme gentili con cinque altari di marmo d’ottima architettura. Essa è lunga braccia quarantacinque, larga ventiquattro, ed è dedicata a sant’Ambrogio, il cui quadro, non meno che il dipinto della cupola meritano gli sguardi degli amatori delle belle arti. In questa Parrocchia vi sono due oratorii, uno assai ampio, con altari, e balaustre di marmo, dedicato all’Immacolata Concezione, e dove si fanno ordinariamente le funzioni parrocchiali per essere nell’interno dell’abitato; l’altro dedicato a S. Francesco da Paola, e situato nella villa di Mozio membro di questo luogo. Havvi pure un neficio ecclesiastico di sufficienti redditi, instituito nel 1742 sotto il titolo di sant'Antonio da Padova da certi Gioanni Giacomo Proli, e Canonico Triponelli già direttore del monte Calvario di Domodossola.
Vicariato, Parrocchia e Chiesa di Malesco. Già si disse che il vicarialo di Malesco venne instituito nell’anno 1706. L’epoca, in cui venne eretta la parrocchia giace nelle tenebre del tempo. Certo egli è però essere una delle più antiche della Valle, e noi abbiamo esaminata una pergamena dell'anno 1343, in cui si fa menzione di un’investitura della chiesa di S. Pietro di Malesco dell’anno 1192. Alla parrocchia di Malesco erano aggregate quelle di Zornasco, e di Finero, come vedremo altrove, ed ha attualmente ancora due Parochi, uno col titolo di Arciprete, l’altro di Rettore, o secondo le moderne innovazioni, di coadiutore titolare. Non vi è però dubbio che questa parrocchia fu un tempo smembrata da quella di S. Maria Maggiore; imperocché nell’istromento di separazione della chiesa di Finero da quella di Malesco fatto il 4 febbraio 1569 fra le altre cose sta scritto: Et quod pariter dictus Curatus ipsorum de Finero in die sabbati sanctii, et sabbati Pentecostes cuiuslibet anni teneatur cum dictis Curatis de Malesco accedere ad Ecclesiam Sanctae Mariae Maioris dictae Vallis Vigletii ad benedictionem Sacri Fontis ibi fiendam, et facta dicta benedictione, teneatur dictus Curatus de Finero accipere de ea aqua, et illam gerere ad dictam Ecclesiam Fineri pro usu baptizandi in dicto loco. La chiesa parrocchiale è dedicata agli Apostoli Ss. Pietro e Paolo, e venne ricostruita nell’anno 1706. Essa è di ordine composito, della lunghezza di braccia quaranta compreso il coro, e della larghezza di braccia 24. Meritevoli di speciale considerazione sono gli altari tutti di marmo, e di ottima architettura, ed il corpo di S. Metrobbio regalalo dalla famiglia Cioja è conservato in un altare laterale. Vi sono nella parrocchia due oratorii, uno detto di S. Bernardino vicino alla chiesa, e proprio della confraternita di questo nome; l’altro al di là del fiume Melezzo, detto del Gabio, e dedicalo a M. V. delle grazie.
Parrocchia, e Chiesa di Zornasco. Con istromento del 28 novembre 1616 la parrocchia di Zornasco separossi da quella di Malesco, e con altro delli 7 marzo 1662 tale separazione venne definitivamente sistemata, e sanzionata. La chiesa però, dedicata a S. Bernardo da Mentone, esisteva già nell’anno 1457, e tuttocchè ancora assai piccola, vuolsi fosse per ben tre volte ampliata, e ridotta all’architettura attuale, che è d’ordine dorico. Vi sono in questa Chiesa due quadri meritevoli di osservazione; l’uno rappresentante l’adorazione dei Magi, del Cavaliere del Sole; l’altro San Bernardo in atto di calpestare il demonio, d’ignoto autore.
Parrocchia, e Chiesa di Finero. La parrocchia di Finero apparteneva a quella di Malesco, dalla quale separossi nell’anno mille cinquecento sessantanove per decreto del Cardinale Serbelloni vescovo di Novara. Nel bosco che si traversa passando da Malesco a Finero veggonsi le vestigia di un’antica chiesuola, che vuolsi fosse quella di Finero. Ignorasi quando vi fosse sostituita quella attualmente esistente nell’abitato, e detta di S. Gottardo, perchè dedicata a quel Santo, la quale del resto è assai piccola, e povera, con soffitto di legno, e con alcuni dipinti, specialmente nel piccol atrio molto antichi. Oltre alla parrocchiale havvi in questo luogo un oratorio dedicato alla B. V. di Loreto, e detto del Sasso, perchè situato su d’uno scoglio, che sta a perpendicolo a fianco del paese.
Parrocchia, e Chiesa di Villette. Questa parrocchia fu smembrata da quella di Re sul finire del secolo decimosesto. Il Paroco ha il titolo di Rettore. La chiesa, piccola e povera, è dedicata a S. Bartolomroeo Apostolo. Vi sono poi due piccoli Oratorii, uno attiguo alla parrocchiale, e dedicato a S. Giuseppe; l’altro nella villa di Vallaro dedicato a S. Rocco.
Parrocchia, e Chiesa di Re. Ignorasi l’epoca della fondazione di questa parrocchia; reputasi però delle antichissime della Valle, anche per la circostanza di vederla matrice delle parrocchie di Villette, Dissimo, ed Olgia. Secondo il Rettore Bonardo nella sua storia del miracolo, scritta nell’anno 1718, egli sarebbe stato il sessagesimo primo dei Parochi, il che equivarrebbe a dimostrare l’epoca assai remota del primo Paroco. Presentemente la parrocchia di Re comprende i due piccoli comuni di Re, e Folsogno, ed il Paroco ha il titolo di Arciprete conferitogli dal Vescovo Visconti nell’anno 1703. L'antica Chiesa era assai angusta, e dedicata a S. Maurizio martire. Nel 1604 venne edificata la nuova Chiesa avanti l’altare della Beata Vergine del Sangue, per modo che quella serve di coro. Nel 1699 dal benemerito Arciprete Gio. Antonio Ferino da Craveggia si pose la prima pietra della bella torre, e nel 1806 si costrusse la facciata, e l’atrio. La lunghezza della chiesa di Re è di braccia 69; la larghezza di braccia quindici; l’architettura è d’ordine corintio, e composto. Se questa chiesa non è delle più ampie, e delle più belle, è certamente la più celebre, e la più ricca della Valle per l’insigne miracolo, che in essa ebbe luogo l’anno 1494, del quale parleremo altrove, e perchè tuttora si conserva il prezioso sangue in quell’occasione versato da un’effigie della Madre di Dio. Immensa è la quantità di genie dei Cantoni Ticino, e Vallese, delle Valli Canobbina, ed Ossolane, dei Laghi Maggiore, Orta, e Lugano, ed anche di più lontani paesi, che vi concorre in ogni tempo, e specialmente nel giorno trenta aprile, anniversario del miracolo, ed in cui si trasporta processionalmente il SS. Sangue racchiuso in un ricchissimo, ed elegantissimo tabernacolo d'argento. Nell'anno 1824 S. E. il Cardinale Morozzo, Vescovo di Novara, impose alla fronte della Vergine, e del Pargoletto divino corone d'oro state espressamente spedite dal Capitolo Vaticano. Le popolazioni Vigezzine sogliono portarsi processionalmente a questa Chiesa ogni volta che abbisognano di qualche grazia, e costantemente poi vi si recano nel giorno 23 aprile d'ogni anno, in adempimento d'un voto fatto, e del quale noi parleremo in altro luogo. Degni di osservazione sono in questa Chiesa i ricchissimi paramenti, ed arredi sacri d'ogni genere, non che il pavimento tutto di marmo; i bei dipinti dell'atrio, opera del pittore Peretti; l'accennata torre, ed il grazioso concerto di campane che sulla medesima si trova. In questa parrocchia vi sono poi due Oratorii , uno attiguo alla parrocchiale , dedicato a S. Gioanni Battista, e l'altro in Folsogno, dedicalo a Santo Steffano protomartire. Amendue sono forniti di benefizio patronale delle famiglie Romeri, e Bonzani, ed altro benefizio ecclesiastico trovasi eretto all'altare di S. Giuseppe nella parrocchiale di juspatronato della famiglia Romeri, ora Casalli domiciliata in Piacenza. Insigni benefattori di questa chiesa furono: il sig. Carlo Antonio Cavallini da Coimo residente a Roma, che nell'anno 1806 regalava un quadretto di madrepora rappresentante in rilievo il Presepio, e del valore di circa lire sette mila: il sig. Franc.° Maria Borgnis, Bolongaro di Santa Maria Maggiore che nell'anno 1808 sborsava l'egregia somma di luigi d'oro di Francia cento quaranta per la costruzione dell'atrio, e dipintura della facciata di detta Chiesa : il signor Cavaliere Francesco Saverio Adorna dalle Villette residente a Bordeaux, che nell'anno 1820 spediva al Santuario di Re un magnifico ostensorio d'argento del valore di circa lire due mila: il signor Giovanni Battista Franzinetti da Re che nell'anno 1822 donava una Via Crucis degna di considerazione: Sua Eminenza il Cardinale Giuseppe Morozzo Vescovo di Novara che nel 1826 spediva al Santuario un rame rappresentante l'Effigie della B. V. del Sangue, e nell'ultimo suo testamento legava il suo calice d'argento di molto valore: il signor Lorenzo Fea da Carrù, Ricevitore delle Regie Dogane a Re che nel 1826 faceva eseguire in argento, e quindi donava le chiavi con catena e piastra, che servono per chiudere ed aprire la preziosa Reliquia del SS. Sangue: Sua Eccellenza il Conte Giacomo Mellerio che nel 1833 spediva a Re un prezioso calice d'argento: l'Eccellentissimo Cavaliere Cacherano d'Osasco D. Teobaldo dell'Ordine Supremo della SS. Annunziata, Gran Croce decorato del Gran Cordone della Sacra Religione, ed Ordine militare dei Santi Maurizio e Lazzaro, Cavaliere di S. Giovanni di Gerusalemme, e della Corona Ferrea d'Austria di prima classe, dell'Ordine di S. Gennaro delle due Sicilie, cavaliere d'onore di S. M. la Regina regnante, Grande di Corona, Luogotenente generale, ed Ispettore generale delle leve, che nel 1839 spediva al nostro Santuario un calice d'argento finamente cesellato, e nel 1841 una croce pure d'argento portante il nome dell'esimio e piissimo Donatore. Possano questi devoti benefattori venire rimunerati dalla miracolosa nostra Vergine del Sangue, e possa il pio loro esempio essere di modello e sprone a molti altri.
Parrocchia, e Chiesa di Dissimo. Con istromento delli 16 dicembre 1578, Dissimo venne separato dalla Chiesa di Re, e costituito in parrocchia propria. L'antica e piccola Chiesa venne ricostruita nel 1584, e nel 1702. Essa è sotto il titolo di Santa Catterina vergine, e martire, della lunghezza di braccia 29, e larghezza braccia 14 con un solo arco , e volto. Il quadro esistente in un altare laterale, e rappresentante l'annunzio dell'Angelo a S. Giuseppe, della nascita del Salvatore, vuolsi di buon pennello, e merita di essere esaminato. In questa parrocchia havvi un piccol Oratorio dedicato a S. Antonio da Padova , innanzi al quale sta un obelisco con croce finamente scolpita.
Parrocchia, e Chiesa d'Olgia. Questa parrocchia venne fondata nel 1580 mediante separazione da quella di Re, di cui faceva parte. Sembra che la chiesa dedicata a S. Maria Elisabetta esistesse molto tempo prima; ma piccolissima, ed affatto meschina. Solo negli anni 1829, e 1836 venne munita di coro, di sagrestia a volto, e di soffitta pure a volto. Ora questa chiesa ha la lunghezza di braccia 21, e la larghezza quattordici, e nulla contiene degno di speciale attenzione.