Sentenza Tribunale di Milano - Caso Mills/1.2

La deposizione resa da David Mills nel procedimento n.3510/96+3511/96

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La deposizione resa da David Mills nel procedimento n.3510/96+3511/96
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[p. 52 modifica]Il procedimento n.3510/96+3511/96 R.G. Trib. si svolgeva a carico di Silvio Berlusconi, Benedetto Craxi, alcuni dei principali dirigenti del Gruppo Fininvest quali Giancarlo Foscale, Ubaldo Livolsi, Alfredo Zuccotti e Giorgio Vanoni ed altri soggetti, per una pluralità di reati. David Mills era stato indicato dal P.M. nella lista datata 11 novembre 1996 come testimone in ordine alle imputazioni concernenti All Iberian e le società offshore del Gruppo Fininvest, con riferimento alla loro costituzione e gestione. Si trattava dei reati di cui ai capi A), S), T) e U). Ai capi A) ed S) era contestato a Craxi, al suo segretario Mauro Giallombardo ed al suo fiduciario Giorgio Tradati il reato di illecito finanziamento di cui agli artt. 110, 81, 7 L. 195/74 e 4 L. 659/81 in relazione all’apertura di una serie di conti correnti bancari nella Confederazione Elvetica ed alla ricezione sugli stessi il 17, 22 e 28 ottobre 1991 dal conto di All Iberian presso SBS. di Lugano di 15 miliardi di lire in tre tranches da 5 miliardi – l’ultima delle quali restituita su disposizione di Craxi – somme poi bonificate sul conto intestato a Giallombardo presso B.I.L. del Lussemburgo. Al capo T) il medesimo reato di finanziamento illecito, per gli stessi fatti, era contestato a Berlusconi, Foscale (per cui si procedeva separatamente), Livolsi, Zuccotti e Vanoni. Al capo U) agli stessi Berlusconi, Foscale (per cui si procedeva separatamente), Livolsi, Zuccotti e Vanoni era contestato il reato di cui agli artt. 110, 81 c.p., 2621, 2640 c.c. in relazione alla fraudolenta falsificazione dei bilanci di esercizio della società Fininvest s.p.a., a partire dal 1989, in particolare occultando l’esistenza di ingenti disponibilità allocate presso la società offshore All Iberian, intestataria presso SBS. di Lugano di un conto corrente il cui avente diritto economico era il Gruppo Fininvest. Società gestita dalla Direzione Finanziaria del Gruppo e alimentata dalla Tesoreria italiana (s.p.a. Istifi) ed estera (Silvio Berlusconi Finanziaria s.a. di Lussemburgo). Nel corso del dibattimento venivano elevate due contestazioni suppletive. Al capo V) a Berlusconi, Foscale, Zuccotti e Vanoni veniva contestato il reato di finanziamento illecito di cui agli artt. 110, 81 c.p., 7 L. 195/74 e 4 L. 659/81, in relazione ad una ulteriore erogazione a Craxi di USD 3.602.908, accreditati da Principal Finance, società controllata da Fininvest, al conto di All Iberian presso SBS di Lugano, e poi trasferita sui conti nella disponibilità di Craxi. Al capo Z) a Berlusconi, Zuccotti e Livolsi veniva contestato il reato di cui agli artt. 81, 110, 61 n.2 c.p., 2621 c.c. in relazione alle attestazioni concernenti l’individuazione delle società correlate [p. 53 modifica]al Gruppo Fininvest, rese quanto agli esercizi del 1992, 1994 e 1995, nelle loro qualità di rappresentanti Fininvest, alla società di revisione Arthur Andersen.

Gli atti relativi ai capi U) e Z) venivano separati nel corso del dibattimento per l’omessa citazione di Fininvest quale parte offesa. Il relativo procedimento si sarebbe poi concluso presso la Corte di Cassazione secondo la normativa nel frattempo emanata in tema di falso in bilancio, il D.Lvo. 11 aprile 2002 n. 61.


David Mills era stato sentito la prima volta all’udienza del 12 gennaio 1998.

Dopo aver indicato il proprio ruolo all’interno dello studio Carnelutti e di CMM, Mills spiegava che CMM aveva costituito parecchie società offshore, termine con cui si intende una società “non soggetta alla tassazione in Inghilterra”. Fino al marzo 1988 erano considerate offshore anche società costituite in Inghilterra, ma amministrate da soggetti che non erano in Inghilterra. Nel marzo 1988 la legislazione era mutata e tutte le società costituite in Inghilterra erano considerate residenti fiscalmente in Inghilterra. Tuttavia le società preesistenti potevano ancora godere del regime fiscale più favorevole sino al 1993. Con la nuova legge CMM, che prima aveva costituito quasi esclusivamente società offshore inglesi, aveva iniziato a costituire società offshore in altri paesi, paradisi fiscali (pagg.83-84).

Già a partire dal 1983-1984 CMM aveva creato, per conto di Fininvest, società offshore nelle Isole del Canale, nelle Isole Vergini britanniche e in altri paradisi fiscali; gli interlocutori di Mills, per conto di Fininvest, erano stati Camaggi, Vanoni, Messina, Romagnoni, Livolsi, Foscale; una volta Mills aveva visto Silvio Berlusconi, mai Paolo Berlusconi. Secondo quanto gli dicevano gli interlocutori della Fininvest, le società servivano “per commercializzare diritti televisivi” e “per comperare azioni sulla borsa di Milano”; l’assistente di Mills, Tanya Maynard, aveva escogitato “una invenzione” consistente in una “divisione” delle società, “tra quelle che facevano parte del consolidato di Fininvest e quelle che operavano negli interessi di Fininvest, ma non erano nel consolidato… non ero io a saperlo direttamente, ma ovviamente qualcuno forniva le informazioni a Maynard perché lei potesse sapere se le società erano quelle che entravano nel consolidato del Gruppo e quelle no”. Il secondo Gruppo, denominato “Gruppo B”, era quindi un Gruppo “very discreet… molto discreto… perché i clienti volevano che queste società rimanessero confidenziali” (pagg.80-82).

Richiesto di spiegare di chi fosse la proprietà delle società, Mills partiva dalla ovvia premessa generale, secondo cui la proprietà delle società dipende dalle azioni: il controllo della società spetta a chi è proprietario delle azioni, se si tratta di azioni registrate, a chi invece le possiede materialmente, se si tratta di azioni al portatore. E’ frequente, però, il caso che il proprietario di [p. 54 modifica]azioni registrate sia a sua volta fiduciario del vero proprietario, attraverso una “declaration of trust” (pag.84).

Per quanto riguardava le società del Gruppo B, era CMM a detenere le azioni al portatore e, attraverso le dichiarazioni di trust, le azioni registrate (pag.85).

Tra le società offshore di Fininvest, nel 1989 CMM aveva costituito a Jersey, nelle Isole del Canale, All Iberian; la società aveva azioni registrate, con una dichiarazione di trust a favore di Giancarlo Foscale, ed era stata Candia Camaggi a chiedere di costituirla lì, come società consolidata nel Gruppo Fininvest, inizialmente perché fosse utilizzata per commercializzare diritti di film; “e siccome in Jersey è necessario indicare chi è il cosiddetto benefit owner, il vero proprietario beneficiario, e non accettano nomi di società, dovevamo dare una persona fisica, e la dottoressa Camaggi ci ha autorizzato a spendere il nome di Giancarlo Foscale alle autorità di Jersey come simbolo della Fininvest, come una persona fisica con una ovvia e forte connessione con la società”; richiesto di indicare quale carica avesse Foscale in Fininvest, Mills dichiarava, però, di non ricordarlo, limitandosi a ribadire “che aveva una carica importante nella Fininvest” (pagg.87-88; anche all’udienza del 19 gennaio 1998, a pagina 113, Mills ripeteva di sapere che Foscale “era parente del dott. Berlusconi e aveva una carica importante nella società”).

Gli amministratori di All Iberian avevano nominato due procuratori, tali Ferrecchi e Cattaneo di Lugano, che erano i soli ad avere accesso ai conti bancari (pag.95).

All Iberian fungeva da tesoriere delle società del Gruppo B, essendo la sola a disporre di conti in banca; essa veniva finanziata, in particolare, da una società del consolidato del Gruppo Fininvest, Principal Finance, che era “il punto di uscita di tutti i soldi che arrivavano alle società di Gruppo B” (pag.86).

All Iberian era stata utilizzata per sorreggere finanziariamente l’operazione Telepiù: quando era stata introdotta in Italia la legge Mammì, il Gruppo Fininvest rischiava di perdere tre reti televisive. Per evitare questo pericolo, i legali di Fininvest, Vanoni e Messina, avevano pensato di attribuire alla società All Iberian, quotata in borsa, la proprietà delle azioni delle società televisive: “la legge diceva che se una società italiana era titolare di azioni in una società televisiva, il garante poteva guardare dietro la società a chi erano gli azionisti, persone fisiche. Quando si trattava di una società quotata in borsa, non era possibile, cioè il garante doveva accettare che una società quotata in borsa era legittima come azionista di una società televisiva italiana” (pagg.97-98). A tal fine si era creata una società, Horizon, avente il compito di ricevere denaro da All Iberian e di depositarlo alla Banca internazionale del Lussemburgo; Mills era “beneficial owner” di tale società e aveva la firma sul conto corrente che essa aveva aperto presso la Barclay’s Bank (pagg.98-99 e 150). La Banca internazionale del Lussemburgo aveva appoggiato l’operazione, perché con [p. 55 modifica]l’ingresso di tali somme si garantiva dal rischio di fallimento di CIT, una società quotata in borsa i cui azionisti erano BIL Participation (una società posseduta dalla Banca internazionale del Lussemburgo) e varie società offshore costituite anche da CMM (pagg.99-100).

Negli anni 1991-92, nell’effettuare la revisione del bilancio consolidato del Gruppo Fininvest, c’era stata “una preoccupazione degli auditors”, che volevano avere garanzie sul fatto che All Iberian fosse in grado di far fronte agli impegni derivanti dalle somme che riceveva da Principal Finance. Per tale motivo Vanoni aveva ritirato da CMM le azioni di All Iberian e della maggior parte delle società del Gruppo B (che altrimenti sarebbero rimaste in deposito presso CMM) e le aveva conferite presso un notaio di Lugano (pagg.85-86). Vanoni aveva fatto ciò anche perché aveva bisogno di una società per comprare azioni sulla Borsa di Milano e doveva evitare che queste azioni fossero aggiunte a quelle già possedute da Fininvest, per non essere costretto a dichiararle alla Consob (pagg.96-97).

Poiché la revisione aveva mostrato un grosso indebitamento di All Iberian nei confronti di Principal Finance, in occasione della chiusura dei bilanci Fininvest degli anni 1991-1993, erano state escogitate due operazioni finanziarie volte a ridurre l’indebitamento:

► un’operazione, le cui modalità Mills dichiarava di non ricordare con esattezza, pur avendola svolta di persona, era stata compiuta con la Banca Nazionale dell’Agricoltura a Londra e aveva avuto come oggetto un prestito della Banca a Fininvest, probabilmente nello schema del “back to back1 (pagg.89-90; all’udienza del 19 gennaio 1998, a pagina 112, Mills precisava che era stata All Iberian a ricevere il prestito dalla Banca Nazionale dell’Agricoltura e a versare la somma a Fininvest, che aveva invece garantito la banca);

► l’altra operazione, svolta alla fine del 1991 e denominata “operazione City Funds”, era stata svolta con una grossa banca americana, City Bank; era stato Livolsi a telefonare a Mills, preannunciandogli che la cosa sarebbe stata seguita da Romagnoni. L’operazione aveva come oggetto “il portare fuori dal bilancio un indebitamento di 190 milioni di dollari” e a tal fine si era pensato di creare nel corso del nuovo anno “una specie di secure transition, che è una forma complicata, però che si usa moltissimo, per trasformare i redditi, in questo caso diritti cinematografici, in un'altra forma di reddito”; a tal fine, poiché all’affare avrebbero partecipato parecchie banche, tra la fine del 1991 e l’inizio del 1992 Mills aveva lavorato moltissimo, stipulando i contratti con un grosso studio inglese di City Bank, Fletcher Wills (pagg.91-94). [p. 56 modifica]Nel 1992-1993 All Iberian era stata affiancata e sostituita da un’altra società, Catwell; il motivo, secondo Mills, aveva a che fare “con la richiesta della banca di sapere chi era il beneficiario della All Iberian”, ma alla domanda del P.M., che chiedeva di quale banca si trattasse, Mills rispondeva che “la banca di All Iberian voleva sapere, ma non sono sicuro, non vorrei…” (pagg.101-102). In seguito Catwell aveva cambiato nome in “German Development”, ma alla domanda sul motivo di tale cambiamento Mills diceva di non saperlo, dichiarando solo che forse aveva a che fare “con il Gruppo Kirch, che era socio nel Telepiù. Ma non ero io a scegliere il nome, né studiare il cambio di nome” (pag.102).

Nel luglio 1995 Vanoni aveva detto a Mills che una società di un fiduciario finanziario di Ginevra, il dott. Bonzanigo, aveva di fatto rilevato tre società del Gruppo Fininvest B (Principal Network, Principal Communications e Sport Image), con i relativi crediti e debiti. La società, denominata Laynden, aveva bisogno di un conto per ricevere e effettuare pagamenti di diritti televisivi; Mills le aveva fatto aprire un conto a Londra e aveva preparato alcune bozze di contratto, volte a formalizzare l’acquisto delle tre società da parte di Laynden. Tornato dalle ferie, Mills aveva constatato che i contratti erano stati completati e recavano uno scarabocchio corrispondente alla sua firma, che egli però non riconosceva. Gli acquisti erano stati retrodatati al 1994 perché – spiegava Mills – “in Inghilterra succede di tanto in tanto che i clienti fanno delle cose e poi si rendono conto che è una cosa che deve essere anche formalizzata per iscritto”. In seguito, esaminando la contabilità di All Iberian, Mills aveva constatato che in realtà era stata la stessa All Iberian (forse già divenuta Catwell) ad acquistare Laynden. Il conto Laynden aveva operato per tre o quattro mesi; su di esso era affluita una serie di pagamenti per diritti, in quanto Laynden doveva pagare le società che avevano venduto tali diritti; si trattava di una “clearing house”. Richiesto di indicare chi gli desse le direttive per conto di Laynden, Mills rispondeva genericamente: “Bonzanigo o dottor Vanoni, non mi ricordo quale. Perché sicuramente le persone che conoscevano questi debiti e crediti erano, ovviamente, le persone che prima erano responsabili per la Principal Network e le altre due società, e cioè persone della Fininvest”; il P.M. gli contestava che in una deposizione resa in istruttoria egli aveva detto: “Non mi è mai stata fornita la contabilità consolidata del Gruppo L, cioè della Laynden e delle società da essa acquistate. Tale Gruppo è stato diretto e gestito direttamente da Vanoni e anche da Cefaliello… Era Bonzanigo a rappresentare la Laynden, ero stato io stesso a introdurlo nel giro Fininvest” (pagg.103-112; v. anche pagg.152-153, dove Mills ripeteva di avere presentato Bonzanigo alla Fininvest).

Sempre nel 1995 Mills era stato avvertito da Vanoni che All Iberian era oggetto di una rogatoria in Svizzera, che cioè “c’erano delle indagini in corso perché apparentemente un pagamento o due [p. 57 modifica]pagamenti sono transitati per il conto All Iberian, che sono finiti presumibilmente in un conto dell’ex primo ministro Craxi, e che c’erano delle indagini in corso per questo” (pag.113).

In seguito a tutte queste vicende, All Iberian “era rimasta un po’ orfana, nel senso che né è parte del Gruppo Fininvest, né di un altro”; la cosa preoccupava Vanoni, che non sapeva come regolarizzare le società del Gruppo B (pagg.114-115). Alla fine del 1995 Vanoni era scomparso2 e il compito di regolarizzare la posizione di All Iberian era stato assunto da un altro contabile Fininvest, Cefaliello (pagg.115 e 126-127; anche all’udienza del 19 gennaio 1998, alle pagine 109 e seguenti, Mills ripeteva che Cefaliello era “venuto fuori come la persona, in Fininvest, incaricata di risolvere tutti i problemi sorgenti di queste società”: lavorando per Fininvest, Cefaliello aveva accesso alla documentazione che le riguardava, ma Mills non sapeva dire dove esattamente Cefaliello avesse assunto le informazioni che gli servivano).

Nel frattempo, nell’estate 1995, CMM, rimasta l’ultimo referente di All Iberian, aveva ricevuto una forte somma di denaro, pari a 10 miliardi di lire, corrispondente alla plusvalenza dell’operazione Telepiù, nella quale la società Horizon aveva ricevuto e sborsato una somma di 700 miliardi di lire (pag.114). Alle pagine 150-152 Mills spiegava che la somma che aveva ricevuto era stata di “100 miliardi”, mandati “da Kirch”, e che egli li aveva utilizzati per “una serie di pagamenti secondo istruzioni ricevute dal dottor Vanoni per saldare, chiudere delle posizioni”. Mills non ricordava le singole operazioni, “ma c’è un pezzo di carta in cui si trovano tutte le istruzioni date alla banca. Però credo che la maggior parte era destinata a tornare sul Gruppo Fininvest per rimborsare i prestiti”. Poiché All Iberian, avendo come referente CMM, diventava una società residente in Inghilterra, e veniva assoggettata al fisco inglese, Mills aveva presentato una dichiarazione al fisco, nella quale sostanzialmente affermava: “ci sono questi soldi che sono arrivati, che sono veramente una somma molto grande, e ci sono queste società… io credo essere la sola persona, cioè io e le persone CMM, adesso queste società sono praticamente sotto il nostro controllo”; aveva fatto fare un bilancio delle attività di tutte le società che ricevevano denaro da All Iberian e a tal fine i contabili, revisori di Edsaco, si erano recati in Lussemburgo, presso lo studio fiduciario Veco, che per incarico di Cefaliello deteneva la contabilità; ne era emerso un “profitto netto di 5 miliardi e 8” (pagg.114-116; v. anche pag.118, dove egli ripeteva che per risolvere la posizione di All Iberian ed anche la propria, “che rischiava di essere irregolare in Inghilterra”, aveva deciso di fare “un consolidato in [p. 58 modifica]cui c’erano le attività di cinque anni, fino alla fine del ’95, con questo profitto che è stato tassato”)3.

Richiesto di spiegare come potesse prendere tali decisioni, se già da anni le azioni al portatore e le dichiarazioni di trust erano state prese in consegna da Vanoni, Mills affermava di avere agito sia “spontaneamente, nel senso che io dovevo comunque regolarizzare la mia situazione”, sia “con il consenso del dottor Messina, che era d’accordo che così, almeno in Inghilterra, la situazione di All Iberian e delle altre società era in perfetta regola... i profitti di queste società sono stati tassati regolarmente e sono ancora residenti ai fini fiscali inglesi in Inghilterra” (pagg.118-119). “Il resto”, aggiungeva il teste, “giace ancora in una banca a Londra con dei nomi, ovviamente non solo mio, ma dei soci dello studio perché era un’attività fatta da me come socio dello studio, e quindi i soldi sono lì ancora” (pag.118).

Alle pagine 119 e seguenti il P.M. insisteva nel domandare a Mills come potesse avere disposto la realizzazione di un consolidato societario e avere ottenuto somme di pertinenza delle società, ma il teste non dava risposte coerenti:


“P.M. Ma io, quello che non capisco, scusi, di chi è la proprietà di questo Gruppo?
T. Io. Alla fine io.
P.M. Ma ci ha le azioni?
T. No.
P.M. E allora come fa a dire che è lei, scusi? Cioè, per tornare al discorso precedente, abbiamo visto che questa è una società...
T. Questo è assolutamente corretto.
P.M. Cosa è corretto?
T. Che chi ha le azioni ha la società, e non metto in dubbio questo.
P.M. Allora come fa a dire che queste società adesso sono sue, se lei non ha le azioni?
T. In questo senso, che le società o sono di Fininvest, o di qualcun altro: il solo altro di cui possono essere sono io per conto dei miei soci, e quindi in accordo con Messina; io questa cosa che abbiamo fatto qui non prescinde un discorso di chi era il proprietario e dell’interesse di Fininvest in queste società prima. Io sto parlando della fine di ’95 e da quella data in poi...
P.M. No, ma vede... scusi, avvocato. Finché si tratta di regolarizzare una situazione fiscale in Inghilterra, è una cosa buona, santa e giusta, nessuno lo mette in dubbio. Mi piacerebbe anche regolarizzare in Italia, ma comunque non è questo il punto. Qui stiamo parlando di proprietà di società, no? che è una cosa diversa. Allora, la mia domanda è: di chi sono oggi queste società?
...
[p. 59 modifica]Lei ha questi documenti per dimostrare che sono sue queste società o no?
T. No. Le spiego. Cioè, non spetta a me dire chi è il proprietario, chi no. Posso raccontare soltanto i fatti, e il fatto è che le azioni sono dove sono...
P.M. Dove sono?
T. Sono state a Vanoni, e non so dove Vanoni le ha messe. Ma io sono la persona che ha ricevuto i dividendi e quindi in quel senso, chi riceve i dividendi ovviamente è la persona che gode della proprietà.
P.M. Come fa una persona – mi spieghi, perché io sono legato al diritto formale italiano – una persona che non è azionista a ricevere i dividendi?
T. No, ma scusi, io ero... No, scusi, lei fa bene chiarire la cosa, perché io...
P.M. Io non capisco.
T. Le spiego.
P.M. Ha capito? Magari è possibile...
T. No, le spiego. Va bene, no, siamo
...
P. Scusi un attimo. Lei ritiene di avere la responsabilità di gestire in questo momento queste società o se ne ritiene proprietario a tutti gli effetti?
T. Io sono... adesso sono amministratore delle società, perché credo è mio dovere chiudere le loro situazioni e portare tutto ad un buon fine di queste società, perché non è responsabile lasciare le società così. Fra l’altro ci sono ancora poche situazioni di sanare con queste società, in modi che tutti i soldi rientrino nel Gruppo Fininvest. E’ un lavoro che è quasi finito.
P. Lei sta sanando delle posizioni?
T. Assolutamente.
P. Cosa vuol dire?
T. Ci sono delle posizioni ancora aperte con queste società...
P. Debiti da pagare...
T. Esattamente.
P. ... o somme da riscuotere?
T. Esattamente. Rapporti con terzi fatti a suo tempo, che avevano la loro vita per contratto, e quelle posizioni si stanno chiudendo adesso.
P. Sì. Nel momento in cui tutto questo si chiude, lei ha la possibilità di chiudere le società? di liquidarle?
T. Buona domanda.
P. Grazie.
[p. 60 modifica]T. Ma, diciamo, avrò i poteri di tenerle in vita o lasciarle morire, perché esiste la procedura di cancellazione delle società per mancato adempimento alle registrazioni annuali e cose del genere
...
P. Dopo di che, nel momento in cui residuano dei fondi, lei se ne ritiene proprietario e ne può utilizzare, oppure li tiene a disposizione di qualcuno?
T. No, no, no. I soldi abbiamo una situazione più o meno di pareggio di All Iberian: credo che finirà con un piccolo debito. Abbiamo fatto il bilancio alla fine ’95 al meglio possibile e allora sembrava che alla fine pareggiava. Io, dalle ultime notizie dal dottor Cefaliello, che sa di queste cose molto meglio di me, ci sarà forse un piccolo debito. Comunque, 99% di quanto ricevuto da All Iberian tornerà alla Principal... cioè al Gruppo Fininvest, alla fine”.


Più avanti il P.M., premesso che dall’attività svolta dalla società di revisione risultava che le posizioni di debito della All Iberian e della Catwell nei confronti della Principal Finance erano state rilevate da altre due società, la Quinston e la Promar, chiedeva ulteriori spiegazioni, ma Mills ripeteva: “Alla fine di ’95, quando è stato redatto il bilancio, erano debiti della All Iberian e credo che sono ancora della All Iberian... e della Catwell”. Quanto alle altre due società, Mills, premesso che né Vanoni né Messina gliene avevano mai parlato, affermava che quand’anche avessero rilevato i debiti “sarebbe un contratto meramente fiduciario... ma credo una nullità quell’operazione” (pagg.124-125). Neppure alla domanda sull’entità delle somme da restituire, Mills sapeva rispondere esattamente: “Ad oggi non lo so precisamente. Ma so che era, a fine di ’95, era intorno a 400 miliardi, adesso è molto, molto ridotto. Ho sentito dal signor Cefaliello che entro la fine dell’anno sarà eliminato completamente, la maggior parte è già eliminato in ’96” (pag.127).

Il P.M.cercava ancora di avere notizie sulla proprietà della società, ma ancora una volta Mills “glissava”:


“P.M. Lei ha saputo, ha chiesto a Messina dove si trovino attualmente i certificati di possesso di queste società? Messina le ha saputo dire qualcosa? L’ha chiesto lei?
T. Forse lo saprà dire... non ho chiesto a lui personalmente.
P.M. A chi l’ha chiesto?
T. Ma non c’era nessuno a chiedere, perché Vanoni non c’era più.
P.M. Cefaliello non lo sa?
T. Cefaliello... no. Non credo. Non ho chiesto. Cioè, voglio chiarire una volta per sempre la storia della proprietà di queste società, perché non voglio essere frainteso. Io posso parlare soltanto dei fatti. C’erano i soldi, c’erano i soldi... ricevuti a Londra, che Messina era... cioè, erano il frutto dell’operazione Horizon, e quindi appartenevano al proprietario di Horizon. Poi c’era la situazione di All Iberian e le sue società collegate, e abbiamo messo, per le ragioni che ho spiegato, [p. 61 modifica]le due cose insieme, per arrivare ad una forma di Gruppo consolidato. E questo è stato tassato dal... cioè, questo lavoro fatto, siccome io avevo ricevuto i dividendi per regolarizzare soprattutto la posizione fiscale in Inghilterra. Tanto è vero che la lettera che il fisco inglese mi ha scritto dice: <Confermo che questa società è considerata residente ai fini fiscali nel Regno Unito e che tutti i profitti per tutti gli anni, fino al 31 dicembre ’95, sono stati pagati a lei come dividendi sui quali tutte le tasse dovute nel Regno Unito sono state pagate>. E questa è la pratica che ho fatto.
...
P.M. Io quello che non riesco a capire, e scusi se torno sul punto, lei questa attività, questa assunzione in proprio della proprietà di questo Gruppo attraverso i dividendi, l’ha fatta come David Mills o per conto di un cliente?
T. No. Questa cosa qui della tassazione dei dividendi ho fatto come David Mills, come socio di Mackenzie, no, per conto mio e dei soci dello studio. Allora, per rispondere alla sua prima domanda della proprietà, cioè, vorrei chiarire un po’ la questione. La proprietà è rimasta un po’ vaga, come dicevo prima, perché nessuno ha detto: <Io sono il proprietario di queste società>. Nessuno, né Vanoni né Messina, mi ha detto: <Io sono il proprietario>. Però, se mi chiede chi mi ha chiesto, ci ha chiesto di fare le società, la risposta, ovviamente, è dirigenti del Gruppo Fininvest. Se mi chiede, allora, per conto di chi hanno agito queste società, per forza devo rispondere: hanno agito per conto della Fininvest. Se mi chiede secondo le istruzioni di chi e cosa hanno fatto le società, per forza devo rispondere: secondo le istruzioni di persone di Fininvest. Se mi chiede che iniziativa avevo io o i dirigenti della C.M.M., la risposta è: non avevamo nessun potere di iniziativa in queste società, perché le società esistevano a rispondere alle esigenze dei clienti e i clienti erano, come è straprovato da tutte le carte in giro, il cliente era il Gruppo Fininvest. E quindi il nostro ruolo, nostro, di miei dipendenti, erano di rispondere alle esigenze, alle domande, alle richieste di assistenza da dirigenti di Fininvest in queste società. Allora, se lei mette questi fatti insieme al fatto che le azioni sono almeno prese da Giorgio Vanoni, e ha messo, non so, in garanzia o quella ragione che era, se questo ammonta alla proprietà ai sensi italiani, allora sta a voi, non compete a me dire. Io posso soltanto esprimere i fatti...”.


Il P.M. chiedeva poi a Mills (pagg. 135 e seguenti) di riferire quanto a sua conoscenza anche in ordine ad altre società accorpate da Maynard nel Gruppo B, ma non facenti capo a All Iberian, quali Century One e Universal One, ma Mills indicava in Maynard la persona che aveva seguito gli aspetti operativi e gestionali.


“P.M. Se non vado errato, nel Gruppo B, il cosiddetto Gruppo B, cioè quelle società che la Maynard aveva accorpato nel Gruppo B, c’erano anche altre società che non fanno capo alla All Iberian… Io volevo sapere da lei che cos’erano e che cosa hanno fatto, e partirei da due società di [p. 62 modifica]cui in questo processo si è parlato nelle udienze precedenti, che si chiamano Century One, Universal One. Lei sa che cosa sono queste società?
T. No. Precisamente no, perché lei deve capire che io non ho seguito le società da vicino e in dettaglio. Era la Maynard che era, aveva il lavoro di seguire le società giorno per giorno. Io sicuramente ho saputo, ho sentito parlare di queste società, ho sentito dire i nomi, ma dalle ricerche che feci a suo tempo mi risultava, quelle due società mi risultavano di essere di proprietà di Arner, cioè mi han detto che erano di Arner allora.
P.M. E com’è che facevano parte del Gruppo B?
T. Non lo so, perché non ero io a preparare quell’elenco.
P.M. Lei sa che tipo di attività hanno condotto queste due società?
T. Io, come dicevo, ho sentito che commercializzavano dei diritti, ma non so precisamente cosa.
… P.M. Senta, lei sa che fine hanno fatto le carte, la documentazione dell’Edsaco relativa alla Universal One e la Century One?
T. Ho sentito, sì.
P.M. Cioè?
T. Che… si chiama Del Bue della Arner, si è presentato presso l’Edsaco dicendo che le società erano sue e che voleva avere le sue carte indietro. Non ero presente, ho sentito.
P.M. Gliel’hanno riferito.
T. Me l’ha detto Maynard, sì.
P.M. Tranne il fatto che mi pare della Century One la Edsaco si è tenuta una copia delle carte, che poi ci ha fatto avere.
T. Non so.


Nel prosieguo della sua deposizione, Mills veniva richiesto di riferire quanto a sua conoscenza in ordine ad altre società del Gruppo B, quali la Bridgeston, la Turnstone, la Principal Network, la Anter, la Cantrade, la Natoma.

Quanto alla Bridgeston, Mills riferiva che tale società “appartiene ad un altro membro della famiglia Berlusconi”, ma “non è una società B… è una società che ha una proprietà di un membro della famiglia, non entra con Fininvest, che sappia io”. Mills non sapeva dire chi ne possedesse i certificati azionari, “ma”, affermava, “non mi stupirebbe se fosse Vanoni, perché lui aveva compiti anche per membri della famiglia… Non credo che appartenga alla società Fininvest”; Mills non sapeva neppure indicare la provenienza delle somme con cui la società aveva acquistato i beni che possedeva, un motoscafo e una villa (pagg.138-141). [p. 63 modifica]Quanto alla Turnstone, Mills non aveva un ricordo preciso e si limitava a dichiarare che essa faceva parte del Gruppo All Iberian e che “è una società del Gruppo B, quindi una società che come tutte le società di Gruppo B, agiva secondo le istruzioni di dirigenti della Fininvest” (pagg.142-143).

Quanto alla Principal Network, Mills ripeteva quanto in precedenza detto in ordine al fatto che si trattava di una società del Gruppo B, che era stata acquistata dalla Laynden (pag.147).

La Anter era una società offshore del Gruppo B (pag.147).

La Cantrade era una società “fatta ad hoc” per avere “un ruolo nell’operazione che abbiamo fatto in giugno di ’91 con le tre grandi banche svizzere”: si trattava di una “sale lease back”, che consiste nel vendere un’azienda per ottenere denaro e subito dopo prenderla in affitto. “Quell’operazione dei diritti era così. Era un modo di realizzare subito il valore di capitale dei diritti e poi pagare un affitto mentre erano venduti man mano al cliente… tutta una cosa completamente ufficiale, fatta con tre grandi banche svizzere che hanno detto [rectius: dato] 90 milioni di dollari”. La Cantrade “forse era nella lista B, ma se lo era, era per sbaglio, perché non c’era ragione per mantenere qualsiasi riservatezza su quella società: aveva un ruolo aperto a tutto il mondo… era il veicolo che comperava le azioni, i diritti con l’assistenza delle banche e poi li affittava”. Anche le azioni di questa società, probabilmente, erano state date a Vanoni (pagg.148-150).

La Natoma “faceva parte dell’operazione di Natale ’91” e di essa Mills era forse procuratore (pag.150).

Ancora, il P.M. chiedeva a Mills di spiegare come mai alcune società del Gruppo B non avessero fatto parte della All Iberian, ma Mills rispondeva di non poter dare spiegazioni, “per due ragioni. Prima, molte di queste società sono state create senza che io sapessi niente della loro creazione, costituzione, perché il dottor Vanoni, o chi per Fininvest trattava direttamente con Tanya Maynard; e la seconda ragione e la più importante: per tutte quelle società, dopo il ’94, la C.M.M. è stata venduta a quest’altra organizzazione” [ossia Edsaco] “e loro erano in un altro palazzo a due miglia dal mio ufficio. E quindi non seguivo affatto queste società. Tanto è vero che quando il sequestro è avvenuto a Londra, c’erano nella lista di società una serie di società di cui il nome non avevo mai sentito dire … Quando avevo venduto, cioè lo studio aveva venduto la C.M.M. alla Edsaco, io sono rimasto un amministratore della C.M.M. per garantire una continuità ai clienti, e anche per un anno dopo diventavo amministratore dell’Edsaco stessa. Ma era una carica piuttosto vuota, non ho fatto… ho fatto pochissimo, una cosa formale” (pagg.145-146). Da ultimo, richiesto di riferire dove avesse ancora i conti bancari All Iberian, Mills dapprima rispondeva che “non ha conti”; sollecitato dal P.M. (“Non ha un conto presso la CIM di Ginevra?”), egli rettificava: “Ah sì, c’è un piccolo, sì, sì, c’è un piccolo conto lì, dove che io uso per pagare i costi inerenti alla società, agli amministratori e anche ci sono un po’ delle società del [p. 64 modifica]Gruppo, per esempio, che hanno ancora amministratori in Jersey, che paga i costi legali e cose varie” (pag.152).

All’udienza del 19 gennaio 1998 il P.M. faceva notare a Mills che nell’ultimo anno, per conto di All Iberian e Catwell, erano rientrati nel Gruppo Fininvest 580 miliardi. Richiesto di riferire da dove arrivasse tale somma, Mills ripeteva che All Iberian riceveva i finanziamenti da Principal Finance e a sua volta finanziava le società del Gruppo, per svolgere le “operazioni indicate dal personale di Fininvest”, quali acquistare azioni o effettuare prestiti. Ogni società redigeva un riconoscimento di debito nei confronti di Principal Finance e cedeva a Principal Finance la posizione che aveva assunto nelle singole operazioni.

Mills aveva consultato presso Edsaco le copie dei documenti che erano stati sequestrati ed aveva preparato un breve appunto (pagg.102-108), di cui riferiva il contenuto, concernente ogni società del Gruppo All Iberian:

- All Iberian “ha preso delle azioni da una società italiana, Rinascente. Il ruolo principale era di fungere di tesoreria del Gruppo. Aveva conti a Lugano e poi a Lussemburgo e a Londra

- Antares “ha avuto anche lei azioni dalla Rinascente e poi, dopo, nella Standa, tutte e due società quotate”. Fino al 1991 aveva un conto a Lugano, poi aveva utilizzato il conto di All Iberian

- Cideveo aveva comprato e venduto azioni Mondadori sulla Borsa di Milano

- Catwell era subentrata ad All Iberian con il ruolo di tesoreria e aveva conti a Lugano e a Londra

- Enwood era subentrata ad Antares e a Marble e deteneva azioni quotate in borsa

- Horizon aveva la funzione già indicata

- New Manhattan serviva per comprare e vendere azioni nella Rinascente e aveva fatto investimenti in Spagna e con Telepiù

- Norboury Investment aveva lo scopo di fare un prestito ad una persona italiana nel contesto di un acquisto di un’impresa di acque minerali. Aveva depositato 10 miliardi di lire presso una banca svizzera che poi aveva garantito un prestito fatto da una banca italiana ad un’altra società, Garman

- Stanhope aveva acquistato azioni di Rinascente, Edizioni ’90 e Domo Film, e aveva coperto le perdite della società Edizioni ’90; aveva poi venduto le azioni della società Edizioni ’90 a una società olandese, Passiflora, al solo fine di poter godere di un accordo tra Olanda e Italia. Aveva anche contribuito al finanziamento delle società che avevano acquistato Mondadori. [p. 65 modifica]Si deve in primo luogo valutare la rilevanza delle deposizioni nel procedimento in cui sono state rese, quale emerge dalla lettura delle sentenze di primo e secondo grado, e della Corte di Cassazione.


La seconda sezione penale del Tribunale di Milano in data 13 luglio 1998 condannava – per quanto qui interessa – Benedetto Craxi per il reato ascrittogli al capo A), Mauro Giallombardo per il reato ascrittogli al capo S); Silvio Berlusconi, Giancarlo Foscale e Giorgio Vanoni per il reato loro ascritto al capo T); veniva dichiarato prescritto il reato di cui alla contestazione suppletiva al capo V).

Vanno dunque ripercorse le motivazioni della sentenza in relazione a tali fatti (cap.3, pagg.113-217).

Il fatto storico costituito dall’illecito finanziamento di 10 miliardi di lire (pagg. 113-117) veniva accertato in base agli esami dei testimoni Tradati, Cimenti e Laganà, alla documentazione prodotta da Cimenti e dall’imputato Vanoni, ed a quella acquisita tramite le rogatorie.

Tradati nell’ottobre/novembre 2001 era stato informato da Craxi dell’imminente, sul conto intestato a International Gold Coast presso Bankers Trust di Ginevra, della somma di dieci miliardi che egli avrebbe dovuto inoltrare, con cadenza settimanale in tranches da due miliardi ciascuna, su un conto presso la Banca Internazionale del Lussemburgo. L’informazione fu girata a Cimenti, che in seguito gli comunicò l’accredito di quindici anziché dieci miliardi: Craxi immediatamente dispose per la restituzione dei cinque miliardi erroneamente accreditati.

Cimenti aveva confermato il fatto, rammentando i bonifici accreditati sul conto Northern Holding, costituito come transito e interfaccia del conto International Gold Coast.

Dalla documentazione in atti risultavano i bonifici sul conto n. 7105 di Northern Holding, gli accrediti sul conto n. 101476 di International Gold Coast, i successivi trasferimenti delle somme sul conto n. 4385 intestato a Bellhart presso la Banca Internazionale del Lussemburgo.

Era documentalmente dimostrata (da fax e bonifici) la provenienza da All Iberian Ltd. delle somme accreditate a Northern Holding.

Fra l’altro dai documenti risultava l’apertura del conto n. Q5-772'077 in data 25 luglio 1989 intestato ad All Iberian, su domanda sottoscritta da Candia Camaggi, in cui l’avente diritto era indicato nell’amministratore della società Charles William Pell Yates. L’apertura veniva “rinegoziata” il 21 marzo 1990, “con indicazione di appartenenza all’avv. Gianni Cattaneo di Lugano”, questi indicava quale procuratore Giorgio Ferrecchi (con firma congiunta) e quale avente [p. 66 modifica]diritto economico il Gruppo Fininvest presso Fininvest Service s.a., domiciliata a Massagno. Il recapito per la corrispondenza era la Fiduciaria Ferrecchi di Lugano.

Le somme di cui alle singole contabili di accredito corrispondevano esattamente, così come corrispondevano gli accrediti che avevano creato la provvista su All Iberian, provenienti da Principal Television e Libra Communication.

Quanto alla natura ed operatività di All Iberian (pagg. 117-135), in sentenza si afferma che la Pubblica Accusa aveva offerto una “messe notevolissima” di dati soprattutto ai fini di prova dell’imputazione di falso in bilancio, anteriormente alla separazione degli atti per tale reato.

In relazione al tema avevano reso dichiarazioni convergenti, oltre a David Mills, i testimoni e imputati in procedimento connesso Giovanni Cattaneo, Giorgio Ferrecchi, Giorgio Grandi, Gerardo Pastori, Giovanni Manzo, Giancarlo Baioni e Mario Moranzoni: le deposizioni apparivano “particolarmente convincenti” in quanto provenienti da soggetti “non solo non pregiudizialmente ostili alla Fininvest”, ma addirittura che avevano svolto e forse ancora svolgevano incarichi per la società.

Dopo aver riportato (pagg.118-122) le dichiarazioni di David Mills di cui sopra si è detto, il Tribunale le raffrontava a quelle, definite “più caute”, di Tanya Maynard, anch’essa sentita quale teste, l’8 gennaio 1998, la quale aveva confermato l’avvenuta costituzione di All Iberian e di altre società offshore su istruzione di Mills o di Vanoni ed i contatti professionali intercorsi con i funzionari Fininvest; la classificazione in due gruppi delle società, che, se appartenenti al Gruppo B, non dovevano essere neppure portate a conoscenza degli altri impiegati di CMM; la consegna a Vanoni delle azioni di All Iberian; “il ruolo di mera consulenza professionale offerto da Mills tramite la CMM, che al più mise a disposizione piccole somme di danaro, anticipando l’importo di spese che riguardavano l’amministrazione”.

Il versante operativo-finanziario di All Iberian veniva particolareggiatamente descritto da una serie di altri testi (pagg. 123-132).

Così Giorgio Ferrecchi, commercialista svizzero titolare della procura insieme a Cattaneo sul conto corrente intestato ad All Iberian: le entrate e le uscite non avevano documentazione di supporto, come naturalmente non li ebbero le centinaia di milioni (versamenti di 495 milioni o multipli) fatti “spallonare” dall’Italia. A loro volta non avevano documentazione di supporto gli ordini di bonifico, che provenivano da Vanoni o da Mills.

Giovanni Cattaneo, avvocato di Lugano, aveva un compito di “mero controllo tecnico, e più precisamente di verifica dell’autorizzazione al pagamento siglata da Vanoni”; aveva constatato che venivano effettuati molti bonifici senza causale, ma il fatto era allora consentito dall’ordinamento elvetico. Venuto a conoscenza delle indagini, aveva scritto a Vanoni, ma gli aveva risposto Livio [p. 67 modifica]Gironi, confermandogli l’“ortodossia” dei movimenti bancari di All Iberian e contemporaneamente rassicurandolo sull’eventuale indennizzo per spese legali “con l’intesa che, se interrogato dalla magistratura italiana, si sarebbe appellato al segreto professionale”.

Nella sentenza viene evidenziata (pag. 126) “l’unica traccia processuale emersa in merito alla sussistenza di un rapporto economico diretto tra All Iberian e Fininvest spa: un ordine di bonifico della offshore in favore della società italiana indicato con sicurezza da Cattaneo in sede di indagini, non ribadito in dibattimento, presumibilmente coincidente con l’accredito in favore di un conto transitorio Fininvest accertato in relazione alla fidejussione Banco Roma n.48607/92”.

Ai fini che qui rilevano, vale a dire il ruolo avuto da Mills nella costituzione e gestione di All Iberian, va ricordata in particolare anche la deposizione di Giorgio Grandi (pag.126), che aveva agito come procuratore di varie società costituite da Mills, fra cui All Iberian, per incarico ricevuto dallo stesso Mills.

I risultati delle indagini effettuate dalla Guardia di Finanza di Milano venivano raccontati dal capitano Antonio Martino (pagg. 129-132), la cui deposizione confermava ed integrava tutte le precedenti richiamate.

Era dunque provato, in base a questi e molti altri elementi, il fatto che All Iberian e le offshore collegate erano state costituite su iniziativa del Gruppo Fininvest (pagg.133-135). Il convincimento appariva confortato da

- un versamento integrale del capitale di tutte le società c.d. All Iberian da parte di Fininvest mediante una rimessa effettuata da uno dei conti “non registrati” di Fininvest, il conto Ferrido, intestato a un dipendente della società;

- dalla documentazione di apertura dei conti delle società, accesi nel 1989 da “dirigenti Fininvest che ne comparivano beneficiari economici con potere di firma, mentre in data 21.3.90 subentrarono i procuratori elvetici” e venne indicato come beneficiario economico di tutti i conti il Gruppo Fininvest;

- l’indicazione di Foscale (all’epoca consigliere delegato di Fininvest con Silvio e Paolo Berlusconi) quale beneficiario economico di All Iberian;

- il ritiro da parte di Vanoni (responsabile amministrativo e finanziario del comparto estero del Gruppo) delle azioni societarie.

A dimostrazione del fatto stava altresì la mancanza di autonomia decisionale e finanziaria di All Iberian dichiarata da tutti i testi e documentalmente provata: All Iberian veniva dunque “utilizzata quale tesoreria delle altre off-shore inglesi costituite per conto del Gruppo Fininvest e dallo stesso finanziate tramite la Principal Finance, utilizzata come ponte da SBF [Silvio Berlusconi Finanziaria], tesoreria estera del Gruppo”. [p. 68 modifica]La deposizione di David Mills veniva quindi ritenuta pienamente attendibile e convergente con tutto quanto emergeva dagli altri elementi di prova assunti dal Tribunale.

Risultava quindi evidente (pag. 135) “l’importanza di All Iberian nell’economia strategica esclusiva del Gruppo Fininvest con riguardo ad alcune operazioni <riservate>”, e fra esse non solo l’accredito di 10 miliardi al conto Northern Holding, poi trasferito sui conti nella disponibilità di Craxi, ma anche la c.d. operazione Telepiù, di cui si è qui trattato nel precedente capitolo, effettuata al fine di eludere le normative antitrust e anticoncentrazione.

La sentenza nel prosieguo della motivazione argomenta in relazione ai crediti di Fininvest nei confronti di All Iberian, alle certificazioni del bilancio consolidato del Gruppo e in particolare alla forte esposizione di Principal Finance nei confronti di tale società, alla struttura del comparto estero del Gruppo Fininvest, verticistica e facente capo alla Silvio Berlusconi Finanziaria, la cui principale attività era la compravendita di diritti televisivi.

Vengono citate (pagg. 159-161) le numerose prove testimoniali e documentali attestanti il fatto che “l’operatività di SBF e di Principal Finance, poco rilevante in termini quantitativi ma di <capitale importanza> in termini qualitativi, dipendeva dal management di Fininvest spa”. Fra i documenti citati (nota 11 di pag. 160) vi è la procura conferita per Rete Europa Limited a David Mills, atto prodotto in relazione al contratto di finanziamento Principal Television Ltd./All Iberian Ltd firmato per conto della finanziatrice da Carlo Bernasconi.

Proseguendo nella disamina della sentenza di primo grado ed al ruolo di Mills nella sua qualità di teste in quel processo (pagg. 161-178), va sottolineato il fatto che vi era un’altra fonte di finanziamento di All Iberian, evidenziata dalla documentazione trasmessa agli inquirenti da Mills. La c.d. contabilità Mills – contrariamente al parere del P.M. – veniva ritenuta attendibile dal Tribunale, per la corrispondenza di alcuni dati con le emergenze processuali, e le anomalie venivano giustificate “dal carattere postumo della contabilità in parola, redatta a seguito della ripresa dei contatti fra Mills e Fininvest dopo le vicende di causa: pertanto in una prospettiva di chiusura dei rapporti”.

Si trattava di una scheda manoscritta della contabilità All Iberian, in cui erano indicate le somme erogate per conto di LG [Livio Gironi], le somme da questi rifuse o anticipate, senza alcuna ragione giustificativa delle movimentazioni, “con la sola eccezione dell’indicazione <Northern> utilizzata per le uscite in data 16 e 21/10/91”. Uscite che si riferiscono appunto all’illecito finanziamento di cui alle imputazioni.

Gli accrediti erano costituiti dai proventi della c.d. operatività Rovares e dalle somme accreditate su un mandato fiduciario (Mandato 500) intestato a Silvio Berlusconi presso la Fiduciaria Orefici di [p. 69 modifica]Milano. Il mandato era stato alimentato per circa 90 miliardi di lire da assegni provenienti da varie banche italiane operanti a Milano e da titoli provenienti dall’estero su disposizione di Arner S.A.

Sulla base delle indagini effettuate e della imponente mole di documenti acquisiti ed analizzati, veniva confutata, attraverso la c.d. contabilità Mills, la tesi difensiva avanzata in via subordinata dalla difesa di Silvio Berlusconi, vale a dire che gli accrediti a Northern costituissero un finanziamento personale del suddetto a partito politico, non penalmente perseguibile. Analizzata la documentazione prodotta da Mills in ogni sua singola voce e confrontata con le altre risultanze processuali (pagg. 162 e segg.) il Tribunale, superate le “lacune accusatorie” in ordine alla provenienza delle provviste di All Iberian, concludeva (pag. 180 e segg.) che gli importi accreditati sul conto Constellation Financière in favore dell’on. Craxi erano stati finanziamenti di carattere societario elargiti da All Iberian, “strutturalmente e funzionalmente sottoposta al controllo diretto di Fininvest spa sulla base di scelte verticistiche adottate dalla direzione centrale amministrativa e finanziaria del Gruppo Fininvest”, la cui provvista “fu artatamente creata mediante sottrazione di attività della CRM spa [Cantieri Riuniti Milanesi], partecipata al 100% da Fininvest spa”, con effetti patrimoniali negativi per il Gruppo Fininvest e Fininvest spa.

Il flusso finanziario legato ai bonifici effettuati a favore del conto Northern Holding, e tramite questo ai conti riferibili all’on. Craxi quale segretario politico del PSI, risultava definitivamente riferibile a società del Gruppo Fininvest e gestito in ogni sua fase dai dirigenti di Fininvest. La conseguente esposizione debitoria di All Iberian nei confronti del Gruppo, ai fini della certificazione del bilancio consolidato al 31 dicembre 1992, veniva abbattuta mediante prestazione di garanzia fideiussoria da parte di Fininvest s.p.a. tramite la Banca Nazionale dell’Agricoltura (c.d. operazione BNA).

La sentenza confutava poi la tesi avanzata in via principale dalla difesa Berlusconi, e dall’imputato stesso nelle sue prese di posizione pubbliche, assolutamente priva di qualsivoglia riscontro, vale a dire che tutta l’operazione concernesse un contratto tra Principal Communication e la società Accent di Tarak Ben Ammar, relativo alla commercializzazione dei diritti televisivi e cinematografici in territorio francese: tesi sostenuta in dibattimento nella sua deposizione dall’imputato di reato connesso Bernasconi, all’epoca consigliere delegato di Mediaset, ma contraddetta, fra l’altro, dal teste Mills, che aveva escluso l’esistenza di un contratto con Accent.

La tesi difensiva, oltretutto, non forniva spiegazione alcuna del ruolo di All Iberian, società il cui conto corrente veniva ritenuto dal Tribunale “una sorta di <cassa di transito> utilizzata per le esigenze <coperte> del Gruppo e fra l’altro utilizzata per le operazioni Telecinco e Telepiù” (pag. 198). [p. 70 modifica]Su queste basi, qui molto sommariamente descritte, veniva affermata la responsabilità dei vertici di Fininvest spa, vale a dire di Silvio Berlusconi, Livio Gironi, Giancarlo Foscale e Giorgio Vanoni.


In grado di appello, il 26 ottobre 1999, anche il reato di illecito finanziamento ai partiti in relazione alla ricezione della somma di 10 miliardi di lire dal conto All Iberian, di cui ai capi A), S) e T) veniva dichiarato prescritto, con sentenza irrevocabile dal 30 gennaio 2000 per il solo Giallombardo. La Corte, sulla base della mole di elementi probatori documentali ed orali raccolti dal Tribunale, riteneva che dagli atti non risultasse evidente l’innocenza degli imputati, e che, in presenza di una causa di estinzione del reato, non si potesse pronunciare sentenza assolutoria nel merito.

La Corte di Cassazione confermava questa pronuncia, rigettando con sentenza del 22 novembre 2000 i ricorsi di Foscale, Berlusconi e Vanoni: la stessa pertanto diveniva irrevocabile.











Note

  1. Il prestito “back to back” si definisce come un prestito bilaterale concesso da una società residente in un Paese e da una controllata che risiede in un altro. Contrariamente al "parallel loan" (dove la società madre si addossa la parte di debito di una controllata che risulti insolvente) il prestito back to back consente al prestatore di cancellare le garanzie se il beneficiario del prestito risulta insolvente.
  2. Era infatti latitante.
  3. A pagina 119 della sua deposizione Mills affermava che le società ricomprese nel consolidato All Iberian erano “Cidemeo, Hannowt, Horizon, Norburin, Turnstone” (pronuncia fonetica).