Rivista di Cavalleria - Volume I/I/La preparazione della Cavalleria Moderna
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LA PREPARAZIONE
della Cavalleria Moderna
I.
Lo sviluppo rapido e continuo delle scienze militari moderne ha mantenuto viva la polemica sulle funzioni della cavalleria nelle guerre dell’avvenire, sulle sue necessarie trasformazioni, sugli elementi morali e materiali che debbono rafforzarne l’organismo, e sul suo impiego in campagna: la polemica è tutt’altro che chiusa, poichè essa si riferisce all’intima costituzione di questo potente mezzo di guerra, ed abbraccia lo studio di tutti gli elementi tecnico-scientifici dell’arma, in rapporto a tutto il complicato edificio dell’arte della guerra.
La trattazione di tutte le questioni che essa comprende, in una rivista, che esclusivamente all’arma si riferisce, formerà indubbiamente materia di discussione proficua ai tecnici, e costituirà il vasto campo scientifico, aperto ai migliori elementi dell’arma.
Il mio compito è diverso: partendo dal risultato degli studi tecnici, e prendendo come presupposto i teoremi generalmente accettati, sui quali i sostenitori di concetti opposti, non trovano materia di contestazione, ritengo utile lo studio degli organismi che sono indispensabili alla formazione degli elementi costitutivi dell’arma, necessari a mantenerla all’altezza della missione che la scienza militare le assegna nella guerra moderna.
Volendo definire la natura del mio breve studio da un punto di vista sistematico, esso appartiene a quello che i tedeschi chiamano Die Lehre vom Heerwesen non alla Kriegswissenschaft che abbraccia il complesso dei problemi d’indole tecnica ai quali ho accennato precedentemente.
Riassumendo intanto sommariamente i teoremi indiscutibili della cavallerìa moderna, trovo questa massima del barone von der Goltz: «ancora oggi, una buona cavalleria è il miglior mezzo per dominare le operazioni.» Siamo alla prima fase delle funzioni della cavalleria, fornire gli elementi per dominare le operazioni, rischiarando il buio impenetrabile in cui si avvolge il nemico, sorprendendo il segreto delle sue intenzioni, valutando l’entità delle sue forze e dei suoi mezzi, strappando il velo dei suoi artifici di combattimento e dando al proprio comandante supremo la visione chiara delle operazioni del nemico.
Fornire gli elementi per dominare le operazioni è la principale funzione della cavalleria in campagna, la funzione strategica dell’esplorazione. La scienza militare insegna la teorica e la pratica applicazione del servizio di esplorazione; dall’analisi delle esigenze del servizio stesso, si può dedurre quale patrimonio di attitudini, di coltura, di audacie questo servizio richieda, quale abitudine alla pronta decisione: il giudizio simultaneo all’azione, la decisione sincrona dell’esecuzione, lo studio analitico delle condizioni del terreno ignoto, pieno di pericoli e di sorprese, che separa i due fronti della concentrazione dei belligeranti. Tutto ciò con la rapidità fulminea delle mosse, con la percezione pronta, chiara, reale dei sintomi esteriori che caratterizzano l’azione del nemico.
La funzione strategica dell’esplorazione non esclude, del resto, anche in questa prima fase, quella tattica del combattimento; di fronte alla cavalleria esplorante di un esercito v’è la cavalleria nemica incaricata della stessa funzione: di qui una lotta di accorgimenti che può esser risoluta da un’azione tattica, il cui esito fortunato costituisce il vincitore in uno stato d’indiscutibile superiorità sul vinto: sgombrato il terreno della cavalleria esplorante del nemico, il velo che avvolge gl’intendimenti di questo è in gran parte lacerato, il nemico è avvolto in un’atmosfera di cavalieri inarrivabili; sempre fuori dell’azione nemica, ma che ne esaminano le mosse, ne valutano la forza, ne sorprendono le intenzioni.
Questo che si potrebbe chiamare il prologo del grande dramma, è interamente rappresentato dalla cavalleria, ma la sua missione non si arresta a tal punto: la cavalleria ha anche quella di coprire le forze del proprio esercito, finchè non siano spiegate, di partecipare all’azione risolutiva, determinandone lo scioglimento.
Le funzioni della cavalleria nella guerra moderna sono come si vede cresciute in proporzione del moderno sviluppo dell’arte della guerra: la pretesa diminuzione dell’efficacia della cavalleria per l’applicazione delle perfezionate armi da fuoco, è ora una tesi completamente condannata, e nell’azione combinata delle tre armi la cavalleria entra come coefficiente d’importanza indiscussa.
La preparazione di pace deve quindi mirare a costituire fortemente gli elementi adatti a questa alta missione, e poichè la cavalleria ha l’onore di aprire l’azione e, per la sua costituzione non consente che il suo organismo sia integrato all’atto stesso in cui l’azione s’inizia, richiede, da parte dell’amministrazione attiva, cura costante perchè tutti i suoi elementi siano sempre in ogni momento in grado di entrare in campagna senza scosse tumultuarie, senza trasformazioni sensibili che ne alterino l’organismo e ne indeboliscano la compagine.
L’entità dell’arma è costituita da tre elementi: il capo, il cavaliere, il cavallo; una preparazione razionale, dovrà, quindi, combinare questi tre elementi in maniera da ritrarne il maggior possibile profitto, dopo d’aver atteso con tutte le proprie forze a formare gli elementi stessi.
Quali siano gli organismi e con quali intendimenti, mezzi e concetti scientifici, i principali eserciti europei attendano alla formazione del cavaliere e del comandante; quali gli organi e con quali concetti economico-amministrativi siano predisposti alla preparazione del prezioso materiale cavalli, è questa la ricerca che noi ci proponiamo.II.
Nelle discipline come negli ordinamenti militari il primato spetta indubbiamente alla Germania ed è ad essa che l’Europa s’è ispirata nell’opera di ricostituzione militare intrapresa dopo il 1870, anche per quanto si riferisce all’istruzione della cavalleria.
Alla ricostituzione dell’arma si dedicò infatti la Germania dopo gl’insuccessi militari dell’epoca napoleonica con tutte le sue forze. Con i ricordi di Rosbach gl’insuccessi di Iena invece di affievolire la fibra al forte organismo militare tedesco imprimono ad esso un impulso maraviglioso verso la trasformazione degli ordinamenti ed il perfezionamento della scienza, e, l’opera assidua, tenace, sospesa per un momento nel 1866, è ripresa con maggior lena dopo Sadowa, continuata dopo i successi militari del 1870, senza un momento solo di sosta; da Wrangel a von Schimdt a Federico Carlo fino a von Rosenberg è una serie luminosa di uomini di guerra, che alla cavalleria hanno dedicato tutte le forze del loro ingegno.
La caratteristica dell’ingegno tedesco, vale a dire la sincerità ed il rigore della critica, non offuscata neppure dall’ebbrezza del trionfo, rappresenta l’impulso più efficace, verso quel perfezionamento ideale, a cui tendono le grandi nazioni militari d’Europa. Per questa facoltà la cavalleria tedesca, dopo i maravigliosi eventi del 1870, se condivise la gloria conquistata sul campo dall’esercito tedesco non si sottrasse al giudizio rigoroso di una critica serena. Il Koehler ebbe a dire infatti che: «i rami di alloro che si offrivano alla cavalleria prussiana non potettero esser colti, non perchè mancasse la buona volontà, ma perchè mancava ai capi ed alla truppa l’abilità necessaria»1.
Non inebriata dai successi militari l’opera di ricostituzione della cavalleria è continuata in Germania senza posa, ed alla formazione del comandante e del cavaliere sono preordinati istituti scientifici mirabili per ordinamento e programmi d’istruzione teorica e di pratica applicazione, specialmente per quanto si riferisce al maneggio ed alla padronanza dell’arma essenziale del cavaliere: il cavallo.
L’istruzione professionale dell’ufficiale tedesco di cavalleria, sia che provenga dagl’istituti dei Cadetti (Kadettenanstalten) sia dagli aspiranti ufficiali, incomincia nelle scuole di guerra (Kriegsschulen) il cui scopo è l’istruzione scientifica militare degli ufficiali di tutte le armi.2 Questi istituti sono presentemente in numero di 10 la cui sede è Auklam, Postdam, Glogau, Neisse, Engers, Hannover, Kassel, Danzig, Metz ed Hersfeld, oltre a queste v’è una scuola speciale di guerra nella Baviera.
La direzione della scuola è affidata ad un ufficiale superiore (Stabsofficier) sotto la vigilanza è l’alta direzione dell’ispettorato generale delle scuole militari (Generalinspection des Militärerziehungs-und-Bildungswesens), vicino al quale funziona come organo consultivo una Commissione speciale (Die studiencommission für die kriegsschulen) presieduta dall’Ispettore della scuola di guerra.
Per tutti i rapporti amministrativi lo scuole di guerra dipendono dal riparto dello stato maggiore al Ministero della guerra (Allgemeines Kriegsdepartement).
Gl’insegnanti sono ufficiali, i quali durante questo speciale incarico, sono collocati fuori dello stato dei rispettivi corpi di truppa e costituiscono un corpo speciale.
Per l’ammissione, gli aspiranti ufficiali nelle scuole di guerra, sono sottoposti ad un esame dal quale possono essere eccezionalmente dispensati soltanto quelli che certifichino di essere stati ammessi in una Università dell’Impero ed abbiano frequentato almeno per un anno l’Università stessa, riportandone l’attestato di passaggio al corso superiore3.
L’ammissione presuppone inoltre la prestazione di almeno cinque mesi di servizio effettivo e la produzione di un certificato d’idoneità.
Alla fine del corso, che dura 9 mesi, gli allievi della scuola di guerra sono assoggettati ad un esame e poscia inviati ai rispettivi reparti di truppa4.
Il corso della scuola di guerra rappresenta la base della istruzione professionale per tutti i quadri, e per la cavalleria esso costituisce oltre alla coltura generale professionale una base sufficiente per la media coltura speciale dell’arma, la cui pratica applicazione è poscia impartita nei corpi, i quali ricevono elementi sufficienti, come vedremo, per diventare vera e propria scuola pratica di coltura tecnica, ampiamente esercitata nelle più svariate contingenze di servizio.
E questa è forse la nota differenziale del metodo germanico di fronte a quello adottato da noi: la creazione di elementi ottimi nei corpi, per poter praticamente svolgere e perfezionare una solida coltura tecnica già impartita negli studi professionali della scuola di guerra.
Alla creazione di questi ottimi elementi tende l’istituzione della scuola superiore della cavalleria tedesca.
La scuola superiore è ordinata in 3 istituti per tutto l’impero: il Militärreitinstitut in Hannover5, una scuola speciale di cavalleria in Baviera Equitationsanstalt6 e pel contingente sassone una speciale scuola di cavalleria a Dresda.
L’Istituto massimo è quello di Hannover ordinato sotto la direzione di un capo con gli assegni ed il rango di Comandante di divisione,7 che esercita la giurisdizione ed il potere disciplinare di questo ufficio, su tutto il personale organico dell’Istituto e su quello comandato.
Ha la facoltà di riferire direttamente al sovrano nella risoluzione delle questioni tecniche e nei rapporti col personale.
Per ciò che si riferisce ai rapporti economici ed amministrativi dipende dal Ministero della Guerra.
L’Istituto si divide in due sezioni assolutamente distinte ed a capo di ciascuna di esse vi è un direttore, con assegni e rango di Comandante di reggimento.
Le due sezioni della Scuola sono la Scuola d’equitazione per gli ufficiali (Officierreitschule) e la Scuola pei sottufficiali (Cavallerie-Unterofficierschule)8.
Lo scopo precipuo che l’istituzione si propone di ottenere è come abbiamo già accennato quello di creare la Scuola nei corpi delle armi a cavallo, mediante una selezione rigorosa degli ottimi elementi, i quali istruiti e perfezionati nell’Istituto superiore rappresentino nei corpi di truppa l’alta conoscenza cavalleristica, mantengano la tradizione dell’arte dell’equitazione e portino in tutte le contingenze svariate di servizio l’applicazione di principi scientifici imparati ed applicati in questo Istituto dì perfezionamento.
La selezione è fatta su questa base: tutti i reggimenti di cavalleria9 e d’artiglieria da campo (batterie montate ed a cavallo) hanno diritto ad inviare ogni due anni un ufficiale subalterno ad Hannover e poichè i reggimenti di cavalleria sono 83 e 38 quelli d’artiglieria da campagna la Scuola riceve annualmente 41 o 42 ufficiali di cavalleria e 19 ufficiali d artiglieria.
Le condizioni richieste, perchè gli ufficiali siano scelti per la Scuola sono: 4 anni di servizio come ufficiali e qualità distinte nell’equitazione.
Tra gli ufficiali ammessi dopo un corso di 11 mesi è fatta una seconda selezione, e quelli che specialmente si sono distinti sono trattenuti alla Scuola per un secondo corso di mento e sono impiegati come istruttori nella sezione dei sottufficiali.
Nella sezione sottufficiali è chiamato annualmente un sottufficiale per ciascuno degli 83 reggimenti della cavalleria prussiana, sassone e wurtemburghese, con due anni almeno di servizio, il quale si obblighi ad un anno di ferma presso il proprio corpo, non computando quello passato nella scuola.
Anche per i sottufficiali vige la norma, che un certo numero possa rimanere al corso un secondo od anche un terzo anno, subordinatamente alla regola che finito il corso di perfezionamento vi sia l’obbligo, volontariamente assunto, di un altro anno di servizio presso il corpo.
Il programma dell’insegnamento nella scuola di Hannover è, si può dire, programma puro e semplice di equitazione teorica e pratica nelle sue più svariate applicazioni, tanto di scuola che sportiva e quest’ultima rappresenta anzi il necessario complemento della prima: le cacce, le corse, le esercitazioni in campagna à travers pays.
Le adiacenze della Scuola offrono un terreno adatto, ed a queste speciali disposizioni del territorio per l’equitazione sportiva è dovuta principalmente l’istituzione della scuola nella capitale dell’ex-stato di Hannover al nord della quale si estendono vaste pianure sabbiose, propizie all’esercitazioni all’aperto.
A complemento del programma del corso oltre all’equitazione, ippologia e scienze affini, s’insegna il tiro, la scherma, la ginnastica, vale a dire un corso completo di perfezionamento dell’istruzione sportiva, nella quale il cavaliere deve assolutamente eccellere.
La ripartizione metodica dell’istruzione d’equitazione abbraccia tre parti distinte: l’istruzione dell’equitazione propriamente detta; l’istruzione teorica e l’istruzione per formare insegnanti d’equitazione, e nel secondo corso di perfezionamento, al quale prendono parte gli ufficiali scelti del corso ordinario, questi compiono una specie di corso di magistero in equitazione, facendo anche da istruttori nel corso sottufficiali, per cui vengono ad acquistare la pratica dell’insegnamento al quale sono chiamati nel loro ritorno ai corpi.
L’analisi delle singole parti del programma di equitazione ci porterebbe troppo oltre: basti accennare che nell’equitazione propriamente detta gli allievi della scuola imparano ad addestrare il cavallo ancora giovane e rozzo (nuove rimonte) ed a preparare e perfezionare un cavallo già addestrato (vecchie rimonte); nella parte teorica essi oltre ad imparare la teoria dell’arte del cavalcare, imparano ad insegnarla come istruttori.
Complemento obbligatorio dell’istruzione sono le applicazioni sportive sotto tutte le forme, come corse ecc. I mezzi che la scuola possiede risultano sommariamente da questi dati: oltre 600 cavalli, tra cavalli privati, di servizio (di carica) e della scuola, 6 cavallerizze coperte e 4 scoperte, (45m. × 25m.) canile completo per le cacce di oltre 100 cani inglesi (foxhounds).
Questi perfetti insegnanti dell’arte del cavalcare, rientrati nei corpi, rappresentano la scuola continua dell’equitazione nei reggimenti e sono l’anima dell’equitazione sportiva, gli organizzatori delle cacce, delle corse nella guarnigione ed i propugnatori delle corse di resistenza (Distanzritt) che da qualche anno vanno prendendo un grande sviluppo, promosse ed incoraggiate dallo stesso Imperatore che prende personalmente parte attiva a tutto ciò che all’arma si riferisce.10
Il sistema seguito nell’impero austriaco per l’istruzione della cavalleria, fondamentalmente non molto dissimile da quello germanico, si distingue da questo per un indirizzo più pratico per la generalità degli ufficiali, mentre tende alla creazione di un certo numero di maestri di equitazione, specialisti e insegnanti d’equitazione in tutti i corpi montati dell’esercito compreso il treno, che abbiano una estesa ed uniforme conoscenza dell’arte, ne mantengano la tradizione ed i metodi, v’imprimano un carattere scientifico e ne curino il perfezionamento continuo.
Nell’impero austriaco quindi si trovano nettamente distinte queste due categorie: i maestri d’equitazione e gli ufficiali montati. L’ordinamento dell’istruzione speciale dell’arma di cavalleria è così costituito:
Scuola di brigata di cavalleria istituita presso la sede di ogni brigata di cavalleria il cui corso dura sei mesi nel periodo invernale.
A questo corso prendono parte tutti gli ufficiali subalterni di cavalleria i quali non possono aspirare alla promozione a capitano se non avranno riportata una nota d’idoneità alla fine del corso.
Istituto superiore (Militarreitlehrerinstitut) scuola eminentemente professionale alla quale sono chiamati gli elementi che hanno maggior attitudine alla equitazione, da tutte le armi montate, non escluso il treno, ed il cui compito è quello di creare ottimi istruttori d’equitazione, come ho precedentemente accennato, destinati ad imprimere un indirizzo conforme nell’istruzione pratica dei reparti di truppa, ai quali sono destinati.
Anche in questi istituti, come nella scuola di Hannover, dopo un anno di corso, è fatta una seconda selezione e gli elementi migliori sono mantenuti per un secondo anno, ma a differenza della scuola dell’Hannover manca un corso pei sottufficiali, pei quali si ritiene sufficiente l’istruzione impartita nei corpi.
Nei rapporti organici l’istituto non ha l’importanza della scuola di Hannover, il suo comandante non ha rango di comandante di Divisione, non ha giurisdizione ed il potere disciplinare di tal grado e non ne percepisce gli assegni.
L’indirizzo tecnico è posto sotto l’alta direzione dell’Ispettore di cavalleria e, pei rapporti amministrativi, provvede il Ministero della guerra.
L’indirizzo dell’istruzione tanto tecnica che pratica è ispirato alla formazione dell’insegnante e quindi è curato l’insegnamento dei metodi e dei regolamenti vigenti presso gli eserciti stranieri, l’esposizione orale e scritta della teorica dell’arte, lo studio degli istituti che hanno attinenze con i bisogni delle armi montate, infine un vero corso magistrale, nel senso didattico dell’espressione.
L’equitazione sportiva è curata specialmente tanto nell’istituto di Vienna che nei corpi: nell’ordine di servizio v’è infatti questo canone fondamentale: «Mediante l’istruzione nel superare ostacoli e mediante l’istruzione pratica sulla capacità di resistenza dei cavalli si devono attrarre gli ufficiali tutti alla equitazione di caccia»11 e le cacce ungheresi infatti, le corse di resistenza (Distanzritt) sono un’attiva e proficua applicazione dei principii dell’equitazione di campagna.
LA PREPARAZIONE
della Cavalleria Moderna
(Continuazione, vedi fascicolo primo).
Lo sviluppo della cavalleria in Russia ha in suo favore tutti i coefficienti desiderabili: la natura del territorio, l’uso abituale del cavallo per parte delle popolazioni, come una condizione della vita ordinaria, l’abbondanza e la qualità della produzione equina.
È popolare in tutti i paesi d’Europa il tipo tradizionale del cosacco come una specie di centauro, incarnazione del guerriero russo resistente, instancabile, celere.
Adattare queste preziose disposizioni naturali alle necessità della guerra moderna, per trarre da esse il maggior profitto possibile, dare un indirizzo scientifico all'equitazione dei cosacchi, pei quali l’arte del cavalcare è una naturale maniera di vivere, costituisce uno degli obbiettivi di chi dirige in Russia le cose dell’esercito.
A questo scopo provvede l’istituto superiore di equitazione di Pietroburgo, la cui funzione organica è quella di dare agli ufficiali delle armi a cavallo una scientifica ed uniforme coltura tecnica, tanto teorica che pratica e quindi sono parti essenziali del programma oltre all’equitazione e l’ippologia, la tattica, la topografia, il tiro, la telegrafia con le più svariate e pratiche applicazioni.
Sono parte dell’insegnamento la storia della cavalleria e gli elementi di preparazione comparata dell’arma nei diversi eserciti stranieri.
Il metodo didattico è quello generalmente in uso anche negli altri istituti, esposizione teorica ai principi relativi alle discipline contenute nel programma, discussione orale per parte degli allievi in conferenze sui vari temi d’insegnamento, applicazione pratica sul terreno.
Per quanto si riferisce alla carriera degli ufficiali, che hanno frequentato l’istituto superiore d’equitazione, il titolo acquistato, pur non costituendo per gli ufficiali stessi un diritto all’avanzamento a scelta al grado superiore, è tuttavia condizione indispensabile per poter aspirare alla nomina di comandante di squadrone o sotnia se trattasi di ufficiale delle truppe cosacche.
Nelle note personali degli ufficiali è tuttavia un titolo di benemerenza professionale, che può essere specialmente ricompensata sia con una gratificazione equivalente alla metà dello stipendio di un anno, sia con altre ricompense a proposta del comandante del corso, esclusa però sempre la promozione al grado superiore.
L’istituto, sommariamente, tenuto conto dell’economia consentita al presente studio è così ordinato: Un comando e quattro reparti: a) Reparto Dragoni — sotto la denominazione di Dragoni comprende tutta la cavalleria regolare che non fa parte della Guardia e dei Cosacchi; b) Reparto Cosacchi; c) Squadrone della scuola cavalleria per ufficiali; d) Scuola di mascalcia — segnatamente per le truppe cosacche.
Il comandante della scuola che ha attributi di comandante di Divisione è scelto dal Ministro della guerra e nominato con decreto imperiale.
A lato del comando e sotto la presidenza del comandante è istituito un Consiglio per gli studi, il quale cura la risoluzione di tutti i problemi tecnici e didattici.
A differenza di quanto si è precedentemente notato nell’ordinamento della scuola della cavalleria tedesca di Hannover, non è istituito un corso speciale di sottufficiali di cavalleria nella scuola di Pietroburgo, ma gli stessi militari di truppa dell’organico permanente della scuola e quelli comandati possono diventare sottufficiali cavallerizzi, sostenendo un esame, su appositi programmi stabiliti dal Ministero della guerra.
La durata del corso per gli ufficiali è di un anno e dieci mesi, salvo una permanenza di altri 3 mesi per quelli che non fossero dichiarati idonei alla fine del corso ordinario.
L’Istituto superiore della cavalleria in Russia non ha, come si vede, niente da invidiare agli altri della stessa natura degli eserciti migliori d’Europa per ordinamento, per estensione ed intensità del programma da svolgersi; favorita invece da condizioni esistenti nel paese e connaturate con lo stesso popolo, la cavalleria russa ha su molte altre la superiorità che, come ho precedentemente accennato, deriva ad essa dalla grande attitudine all'equitazione di campagna, che con tutte le forze perfeziona e adatta alla natura della guerra moderna.
A questo scopo tendono le esercitazioni, le escursioni, le caccie a cavallo; ed i risultati ottenuti in questo genere di applicazioni sportive sono tali da impensierire i potenti vicini tedeschi.
È notevole in proposito il fatto che il generale Schlieffen nel pubblicare in Germania le disposizioni circa le corse di resistenza (Distanzritt) di cui ho parlato precedentemente, le faceva precedere da una sommaria esposizione di ciò che si è fatto per queste corse in Russia e mi piace spigolare in questa specie di prefazione al decreto prussiano, che trovo citato in una pregevole memoria sulle corse di resistenza recentemente pubblicata in Italia.12
«Nella guerra del 1877-78, dice lo Schlieffen, la cavalleria russa non era all'altezza del suo compito, ancorchè abbia principiato la campagna con un’azione di prim’ordine; il 29° Cosacchi superò dalla mattina alla sera del 12 aprile 1877, circa 100 verste (107 chilometri) e giunse a Barboschi in tempo onde prevenire la distruzione del ponte sul Sereth da parte dei Turchi; anche l'infanteria fece in quel giorno una straordinaria marcia, giungendo a Rani, 75 chilometri distante dall’accampamento.
«Da quell'epoca venne, nel perfezionamento della cavalleria, tenuta particolarmente in conto l'istruzione tattica. Nelle manovre di cavalleria del 1880 presso Krasnoj-Szelo la vittoria del partito sud sul nord, si deve ad una marcia forzata di due squadroni i quali occuparono un nodo ferroviario importantissimo superando in 18 ore 193 chilometri.
Nel 1882 fu in seguito ad un eminente studio del colonnello Baikow, primo aiutante del generale Gurko, creata la Einheits-Cavallerie (i Dragoni) ed istruita sul sistema dei Raids americani, per mezzo di trequenti corse di resistenza.
Il generale Strehkow, comandante della 4a divisione di cavalleria in Bielostok fece eseguire simili corse a vari ufficiali come pure ad interi corpi; nel maggio 1884 i Dragoni della guardia si portarono in due giorni da Nowgorod a Krasaoje-Szelo, facendo 80 chilometri in 10 ore nel primo, e 74 chilometri in 9 ore nel secondo, su una cattiva strada inghiaiata di fresco.
L’importante nell'esecuzione delle corse presso i russi è che le intraprendono in tutte le stagioni, su qualunque anche pessime strade e senza riguardo al tempo.
Nel 1886 il granduca Nicola, ispettore della cavalleria con un apposito ukas ordinò che tanto da ufficiali quanto da intere divisioni venissero eseguite il più frequente possibile prove di resistenza, e che a tal uopo si preparassero uomini e cavalli. Immediata conseguenza di ciò fu che: il 10° dragoni eseguì 350 chilometri in 4 giorni (87 chilometri per giorno), l'11° dragoni 410 chilometri in 5 giorni (82 chilometri per giorno), il 12° dragoni 301 chilometri in 3 giorni (100 chilometri per giorno) il 4° Cosacchi del Don 305 chilometri in 3 giorni (102 chilometri per giorno).
Il generale Strehkow, comandante la 4a divisione di cavalleria, superò alla testa di vari squadroni della sua divisione 175 chilometri in 33 ore, di cui 16 e mezzo di riposo.
Nello stesso anno furono istituiti i comandi di caccia; vuol dire i migliori cavalieri degli squadroni passarono una particolare istruzione a lunghe corse allo scopo di formare esperti cavalieri, abili di seguire i loro superiori anche nei più estesi raids, determinati dal servizio di pattuglia di ufficiali.
Al 22 novembre 1890 il comandante del 4° corpo d'armata chiamò a Wolkowysk tutti i comandi di caccia dei reggimenti di cavalleria sotto i suoi ordini; di questi non pochi avevano da superare oltre 100 chilometri al giorno per presentarsi alla visita.
Dopo di aver enumerato altri brillanti esperimenti di questo sistema di corse imposte tanto ai singoli cavalieri che ad interi reparti di truppa, il generale Schlieffen accenna ad uno speciale regolamento sulle marce forzate, pubblicato in Russia nel 1891, col quale si dispone che tutti gli ufficiali, i sottufficiali e 20 dei migliori soldati per squadrone, vengano istruiti in queste corse e che due marce di resistenza vengano eseguite nella stagione invernale. Il sistema applicato nella primavera dello stesso anno 1891 dette ottimi risultati.
Sempre allo stesso scopo posteriormente al 1891 il generale Gurko ha obbligato i reggimenti a recarsi alla sede del suo comando o in altra località centrale per esser visitati e non di rado un reggimento deve percorrere oltre 200 chilometri.
La stessa disposizione fu adottata dagli altri generali russi alla frontiera germanica ed austriaca Kaulbars e Dragomirow.
«Ecco un sistema, conchiude il generale Schlieffen, eminentemente pratico per conoscere a fondo le vere condizioni di un reggimento, la sua prontezza per porsi in marcia e la sua capacità per entrare in campagna».
Le condizioni della cavalleria francese dopo il 1870-71 si possono paragonare a quelle della cavalleria tedesca dopo Jena l'una e l'altra ricche di tradizioni, di ardimenti, di fiducia illimitata nella propria costituzione, nella propria forza irresistibile nel momento decisivo dell’azione, si trovaron in condizione di dover tutto ricostruire, diffidenti dell’arte che avevano fino allora creduta infallibile, dell’organizzazione che pure aveva dato tante vittorie.
Ed alla ricostruzione la Francia si è dedicata con tutte le forze del suo patriottismo e con tutti i mezzi che il popolo francese mette a disposizione del suo esercito.
L’ordinamento per l’istruzione della cavalleria francese è organicamente simile al nostro e differisce dal sistema germanico ed austriaco per questo, che non è istituita in Francia come nella Germania e nell’Austria una scuola esclusiva per gli specialisti come quelle di Hannover e di Vienna, ma l’istruzione di tutti gli ufficiali è divisa in due parti, una elementare nella scuola militare e un corso esclusivamente tecnico e professionale nella scuola di cavalleria (Saumur). Alla funzione importantissima di una scuola di perfezionamento per i più distinti cavalieri provvede peraltro un corso speciale nella stessa scuola di Saumur al quale sono chiamati dai corpi annualmente 60 tenenti di cavalleria ed artiglieria.
La scuola di Saumur è quindi organicamente così ripartita: a) Corso di perfezionamento pei tenenti di cavalleria e di artiglieria; b) Corso pei tenenti di cavalleria di nuova nomina provenienti dalla scuola speciale militare di Saint-Cyr: a questo corso prendono parte anche i sottotenenti trasferiti nell’arma di cavalleria dalle armi a piedi, ed i sottotenenti provenienti dai sottufficiali i quali non frequentarono la scuola come allievi sottufficiali; c) Corso pei sottufficiali allievi ufficiali.
Completano l’istituto i corsi degli aiutanti veterinari, degli allievi telegrafisti, la scuola di addestramento ed uno stabilimento per gli effetti di bardatura (Atelier de Arçonnerie).
L’insegnamento pel corso di perfezionamento abbraccia un completo programma di coltura tecnica: arte e legislazione militare, fortificazione passeggera, artiglieria topografica, equitazione e scienze affini, tiro, scherma, nuoto, ed un corso di lingua tedesca, particolarità della scuola francese la quale esige che anche gli ufficiali allievi imparino la lingua del nemico segnato.
Per gli ufficiali allievi, il programma è più elementare ma più esteso comprendendo anche un riepilogo dell’istruzione della scuola militare dalla quale provengono.
La parte veramente e modernamente importante per una scuola di cavalleria è il grande sviluppo dato all’equitazione di campagna, alle applicazioni sul terreno di tutta la teorica scienza militare insegnata nell’istituto, nelle ipotesi più svariate di una reale azione di guerra.
Sono troppo profondamente impresse nella memoria dell’esercito francese le apparizioni quasi fantastiche della cavalleria tedesca ai fianchi delle colonne marcianti nella dolorosa campagna, perchè non aspirino a superarne i fasti nell’avvenire, e nelle distese pianure di Maine e Loire si galoppa vigorosamente in attesa del gran giorno.
Come in tutti i rami dell’organizzazione militare francese i mezzi sono quasi superiori al bisogno: nella scuola di cavalleria non mancano permanentemente 1200 cavalli dei quali 300 puro sangue, 300 di maneggio di razze varie, ed oltre 600 cavalli d’armi.
Quel che ancora manca alla scuola di Saumur è un canile come quello posseduto dalla scuola di Hannover per cui la caccia, questo potentissimo mezzo d'istruzione di equitazione sportiva, non è che pochissimo praticata e solo in occasione delle riunioni che hanno luogo nel dipartimento, rare e per lo più lontane dalla scuola in maniera che pochi ufficiali vi possono prender parte.
Tutte le altre applicazioni delle discipline contenute nel programma, sono fatte con ampiezza considerevole: dai passaggi a guado, all'applicazione di esplodenti per la distruzione di un manufatto, di un binario ferroviario ecc.
Infine tutto ciò che la scienza della guerra moderna suggerisce, può dirsi sia applicato in Francia con lusso straordinario di mezzi, con la cura assidua del particolare, di guisa che se si prescinde dagli elementi che la buona volontà ed i mezzi materiali non possono creare, gli elementi costitutivi dell’arma posseggono tutti i mezzi di forza e di conoscenza necessari se non sufficienti per raggiungere gli alti fini che un grande esercito si propone.
III.
Dal rapido esame da noi fatto degli organismi, che negli eserciti principali d’Europa attendono alla formazione dell’ufficiale di cavalleria, mi pare possa trarsi la conseguanza che con maggiore o minore intensità, con mezzi più o meno adeguati allo scopo a seconda della ricchezza del paese che vi attende ed il suo patrimonio di tradizioni e di spirito militare, tutti gli eserciti battono una via razionale ed in generale più che deficienza di una coltura tecnica, forse potrebbe esservi difetto di coltura generale.
Ma stabilito questo punto, un altro problema di non minore importanza si presenta alla nostra oservazione: la preparazione larga, scientificamente profonda, impartita ai giovani quadri, proseguita nella scuola continua del servizio attivo è sufficiente, di per sè stessa, ad assicurarci che il comando sia affidato nelle mani di chi nel campo reale dell’azione possegga tutti gli elementi che l’azione presuppone?
Il problema è vitale e per analizzarne i termini occorre scomporre gli elementi costitutivi del concetto del comando, in rapporto alle esigenze dell’azione.
Ora il comando presuppone la visione chiara e sintetica di un problema tattico o strategico da risolvere, la conoscenza piena dei mezzi da impiegare e delle difficoltà da superare, la facoltà di giudicare, decidere ed agire con rapidità fulminea, come rapida è l’azione dell’arma, rapido il mezzo di combattimento che ne caratterizza la natura: il cavallo.
La conoscenza che deriva da una profonda istruzione generale e tecnica è elemento essenziale nell’azione, ma oltre a questo c’è un elemento psicologico ed intellettivo che può perfezionare ma che non crea l’istruzione: elemento il cui grado dato il fine, il mezzo e la natura dell’arma, deve essere elevatissimo, assolutamente al disopra di un aurea media.
La ricerca e la valutazione di questa qualità essenziale di questo quid imponderabile, che distingue l’abile cavaliere da colui che ha l’attitudine al comando, con quali mezzi quali criteri e quali risultati è fatto nella cavalleria?
Dapertutto il sistema è fondato sull’anzianità del servizio col correttivo, in qualche paese, dei limiti di età e del giudizio delle commissioni speciali: teoricamente il sistema ha il difetto di essere troppo formale; l’anzianità di servizio per quanto infatti rappresenti la presunzione di una maggior somma di esperienza di nozioni acquisite, di conoscenza pratica e di maturità di giudizio, è la negazione nel tempo stesso di quella grande vigoria fisica e psichica, che è presupposto imprescindibile dell’attitudine al comando di un arma la cui caratteristica è l’impeto e la fulminea rapidità dell’azione; rimane il giudizio delle commissioni.
Qui il terreno diviene alquanto difficile, ma poichè la mia tesi è quella di un esame critico del sistema positivo vigente, mi proverò a tracciare quali dovrebbero essere le condizioni indispensabili, perchè le commissioni rispondessero agli obbiettivi che la legislazione affida loro, nella importantissima funzione della scelta dei comandanti dell’arma di cavalleria.
Le commissioni dovrebbero avere sempre la conoscenza immediata del giudicabile, averlo visto nell’azione propria dell’arma in campagna, e questa conoscenza positiva di attitudine nell'esercizio di un comando, dovrebbe essere il coefficiente più importante, se non esclusivo, del giudizio.
Poichè peraltro è difficile procurarsi il lusso di un’azione reale di guerra, le manovre dovrebbero proporsi in modo speciale questo fine vitale per la creazione dei comandanti ed i giudici ad esse proposti avere la facoltà di dare un giudizio diretto decisivo ed immediato sull’avvenire dei comandanti.
Nelle dichiarazioni d’inidoneità il rigore dovrebbe essere ispirato, non solo al criterio positivo delle qualità accertate, ma alla necessità della selezione indispensabile, perchè il comando possa essere affidato agli elementi assolutamente superiori.
Per quanto si riferisce alle condizioni psicologiche dei giudici, questi debbono aver purificato lo spirito di tutti gli elementi affettivi che costituiscono il fondo della psiche umana, l’amicizia, il cameratismo, le vigilie d’armi in una lunga carriera, ogni considerazione umanitaria e filantropica deve esser sacrificata alla sincerità della missione, che la legislazione affida alle commissioni, e la cui funzione ideale, secondo la formula della legge e le esigenze dell’arma, non è raggiunta se non quando sia compiuta la strage del maggior numero, per sgombrare il terreno ai pochi ottimi, a quei soli valori che affidano per l’avvenire.
Il sistema è formale e benchè rappresenti una grande garanzia pei più, forse ripeto, per le caratteristiche esigenze dell’arma non assicura sempre la rapida selezione in maniera di creare un vivaio di capi giovani, audaci di una grande autorità morale e di un eccezionale vigore fisico e psichico.
Forse sarebbe più utile, più pratico, più razionale fornire agli ottimi la possibilità di forzare il vicolo cieco dell’anzianità di servizio, dando prove indiscutibili di valore personale, e di questo concetto, per quanto inviso agli ortodossi dell’anzianità, infinite ed utili applicazioni potrebbero esser fatte, moltiplicando i mezzi, le occasioni ai giovani per farsi valere, facendo penetrare nei corpi un’onda vivificatrice di proficua emulazione.
LA PREPARAZIONE
della Cavalleria Moderna
(Continuaz. e fine, vedi fascicolo secondo).
IV.
L’altro elemento essenziale, e costitutivo dell’arma è il cavallo da guerra e la preparazione di questo prezioso materiale per i bisogni cresciuti dei grandi effettivi militari, è divenuto una preoccupazione costante delle amministrazioni dei grandi Stati europei, poichè implica oltre che la soluzione di un problema militare, quella di una questione economica e commerciale di primissimo ordine.
All’amministrazione dell’esercito il problema offre una serie d’indagini d’indole economica, sulla importanza della produzione indigena di uno Stato, sulla qualità dei prodotti, sulla possibilità di orientare la produzione verso certi tipi specialmente adatti, sulla possibilità dell’importazione, e degli effetti di essa sull’economia generale e sul bilancio.
Un’amministrazione cosciente non può prescindere dall’analisi minuta della questione in tutti i suoi rapporti, poichè l’interesse militare in questo caso più che mai s’identifica con l’interesse economico generale, e gli ordinamenti militari si fondano su di una supposta produzione ippica del paese, che ove non fosse reale renderebbe gli ordinamenti stessi non adatti a compiere la funzione ad essi affidata in campagna.
L’ordinamento di un esercito esige infatti, che si possa mantenere nelle proporzioni organiche stabilite, una forza cavalli permanente e la scienza militare richiede che questa forza sia per qualità adatta a raggiungere tutti gli obbiettivi tattici e strategici assegnati alla cavalleria, della quale noi esclusivamente ci occupiamo. Inoltre suppone che il mercato nazionale (poichè trattandosi di ipotesi di guerra non potrebbe farsi un razionale assegnamento sui mercati esteri) sia in grado di fornire tutto il materiale occorrente all’effettivo di guerra.
Rimonte e requisizioni sufficienti a provvedere in qualità e quantità la cavalleria di 1a e di 2a linea: questa l’ipotesi su cui è fondato l’ordinamento dell’arma, e questa l’indagine continuamente affidata all’amministrazione nell’interesse della sincerità della preparazione alla guerra, scopo esclusivo di un esercito.
L’esperienza della guerra poi insegna, che la cavalleria debba con tutti i mezzi curare che la sua compagine non sia, per quanto è possibile, turbata dall’introduzione nella sua effettiva forza cavalli, di elementi di requisizione che ne menomano le coesione, ed intralciano razione, per cui l’ideale di una perfetta preparazione dell’arma, sarebbe il mantenimento in pace di un completo effettivo di guerra nella forza cavalli.
Questo ideale, si potrebbe obbiettare, è comune per tutte le armi, nella forza uomini come nella forza cavalli, ma è contrario al principio su cui si fondano gli ordinamenti degli eserciti moderni di poter integrare al momento detrazione con elementi preordinati le unità incomplete. Il cavallo di guerra non s’improvvisa sia per la qualità, che per l’addestraraento e la cavalleria, che ha l’onore di aprire l’azione, non può che in menoma parte e mai per la prima linea, pensare alla requisizione, ma i suoi squadroni sono destinati a coprire la mobilitazione delle altre armi, ad esercitare le importantissime funzioni alle quali si accenna nella prima parte di questo breve studio.
I cavalli di requisizione sono già un elemento di debolezza quando servono a colmare i vuoti verificatisi nella 1a linea e lo sono maggiormente nella 2a linea: i risultati pratici confermano ampiamente questa deduzione. Nelle monografie dei corpi della campagna tedesca del 1870-71 si insiste su questo punto con unanime accordo e le percentuali di resistenza, tra i cavalli già preparati nel tempo di pace e quelli provenienti dalla requisizione, fanno perfino dubitare se non sia un male incorporare in un reparto di truppa questi elementi sia pure in esigua proporzione.
Un’inchiesta eseguita dopo la campagna dal ten. colonnello Von Brorowski comandante il 1° reggimento dei Dragoni della Guardia, conchiude nel senso di una immensa disparità di resistenza e di mezzi.
Ma, se può affermarsi in via generale resistenza del male e la necessità entro certe proporzioni del male stesso comune a tutti gli eserciti, non è possibile dissimularsene la relatività e la proporzionalità allo stato della produzione equina nei singoli Stati; è evidente infatti che negli Stati nei quali più floride sono le condizioni della produzione e del mercato equino, sono migliori gli elementi di requisizione in confronto di quelli altri Stati nei quali la produzione è deficiente, o non è nemmeno sufficiente a sopperire ai bisogni ordinari degli effettivi di pace.
Sicchè volendo stabilire in base a queste condizioni di fatto un principio generale per una efficace preparazione di guerra, si può affermare che, per una buona preparazione dell’arma, per quanto si riferisce al materiale cavalli, la cura dell’amministrazione e lo stato degli effettivi deve essere per quantità e per qualità in ragione diretta delle difficoltà e della qualità degli elementi di requisizione, ossia in ragione inversa delle condizioni di produzione dello Stato.
Questo inconfutabile principio di rigorosa amministrazione militare, apparisce ancor più chiaramente qualora si considerino le condizioni di produzione equina dei diversi Stati in base a questi dati riassuntivi che si riferiscono al 1892:
La popolazione equina era in quest’epoca approssimativamente:
solo nella Russia la popolazione equina complessiva conta più di 40 milioni di capi per cui la proporzione sale alla cifra straordinaria del 28 per ogni 100 abitanti.
È evidente che un tale stato della produzione se annulla quasi in Russia la questione del rifornimento della cavalleria, tale questione assurge alle proporzioni di una grave questione politica, finanziaria e militare negli Stati che come il nostro sono nell’ultimo gradino della produzione equina e tributari per una buona parte dell’estero, specialmente se oltre al numero si pon mente alla qualità della produzione.
La questione già molte volte affrontata nel nostro paese dove ha appassionato in molte logomachie parlamentari, i più autorevoli rappresentanti del nostro mondo militare e qualche campione dell’agricoltura e dello sport nazionale, è viva sempre in Francia malgrado che la produzione francese rappresenti, tenuto conto della proporzione tra la popolazione francese e l’italiana, i quattro quinti della nostra produzione equina.
Ma in Francia più che questione di numero si è fatta questione di qualità: si è notato che i cavalli distinti per la scuola di cavalleria di Saumur, s’importano in grandissima parte dall’Inghilterra e dall’Irlanda e gli ufficiali che vogliono essere ben montati debbono precisamente rivolgersi oltre la Manica, mentre il cavallo di truppa acquistato dalle Commissioni di rimonta all’interno è scadente, poichè le Commissioni, faute de mieux debbono acquistare quello che offre il mercato, vale a dire un cavallo che non ha i mezzi, la leggerezza e l’elasticità e la resistenza di un buon cavallo per la cavalleria, e che è soprattutto inferiore al cavallo di truppa tedesco.
La questione del tipo del cavallo per la cavalleria è difatti una questione vitale per l’arma; il desideratum nella polemica francese è di poter avere un mezzo sangue da galoppo, che permetta il galoppo adottato in Germania di 560 m. al minuto, mentre il galoppo attuale è di 440 a stento raggiunto e difficilmente sostenuto, al punto che al comando «caricate!» l’acceleramento è appena sentito.
Questo galoppo, secondo il giudizio tedesco, deve essere familiare non solo ad alcuni cavalli per ogni squadrone ma a tutti, e ciò perchè tutti i cavalli, in primo luogo possono trovarsi in un dato momento nella condizione di doverlo sviluppare, ed in secondo luogo perchè pei cavalli capaci di svilupparlo, il galoppo ordinario non è che una passeggiata, invece di essere, come pei cavalli comuni e pesanti, una causa di spossamento e di rovina.
Questa necessità è illustrata con pratiche applicazioni, riferentisi alle varie ipotesi di azione che la cavalleria è destinata ad esercitare in campagna, per gli ufficiali e per la truppa, nelle missioni individuali come nei movimenti collettivi e nel combattimento13.
La questione come si vede è posta in termini precisi, ma la soluzione richiede una secolare ed uniforme azione dello Stato, prima che si possano ottenere risultati apprezzabili, ed un impiego di colossali mezzi finanziari che lo Stato stesso, solo per la coscienza di una grande necessità nazionale, può richiedere al paese.
Una dimostrazione indiretta dell’entità di questi sforzi può esser data da ciò che ha fatto in un secolo la Russia la quale era pure così naturalmente fornita di prodotti indigeni. Un secolo fa, infatti, gli stabilimenti ippici in Russia consistevano in mandrie di cavalli quasi selvaggi, scorazzanti liberamente nelle steppe e solo qualche ricco privato esercitava con criteri meno primitivi l’allevamento. Oggi invece vi sono 6 haras tenuti dallo Stato, oltre ad un numero infinito di haras privati. Il numero di questi nel 1882 era di 3.964 con 100.837 fattrici ed 11.878 stalloni. Oltre agli haras lo Stato ha disseminato nei luoghi di maggior produzione stazioni di monta governative.
Ad ottenere questi risultati sono stati rivolti per un secolo senza interruzione tutti gli sforzi del governo russo, sforzi che hanno trovato nel Moerder un narratore competentissimo il quale illustra tutti i tentativi e tutti i risultati progressivi ottenuti mercè l’azione assidua di un governo illuminato14.
Un altro lavoro pregevolissimo sullo stato attuale della produzione equina, dovuto a due scrittori di oggi: Leonida di Simonoff e M. Moerder, che ha per titolo «Le razze cavalline», illustra maravigliosamente questa parte della moderna attività economica della Russia, così feconda di risultati militari per l’arma di cavalleria del potente Stato.
Per dare ai lettori della rivista un indizio dei sacrifici fatti dallo Stato per l’allevamento, basta indicare che per la costituzione dell’haras di Krenovoyé, formato con la riunione dei due haras di Cranow e di Tschesmen, il governo russo acquistò nel 1845 il primo di questi haras per 8 milioni di rubli dalla famiglia Orlow. Ora l’hayas di Krenovoyé presenta la più bella collezione dei migliori cavalli puro sangue esistente in Russia, e fornisce gli stalloni agli altri haras dello Stato.
Ma il cavallo speciale da guerra della Russia, la cui resistenza è tradizionale, è sempre il cavallo cosacco dalla criniera selvaggia, la testa forte, il dorso insellato il petto profondo. Un proverbio locale dice che il cavallo cosacco ha il ventre di una formica perchè possa sopportare la fame; il pelo lungo perchè possa sostenere il freddo; il piede largo per marciare sulla palude; l’orecchio teso perchè possa udire la voce del nemico e l’urlo del lupo; è brutto poichè non deve tentare nè il ricco nè il potente; è rapido e sicuro poichè esso è la vita, la gloria e la fortuna del cavaliere!
Alla Francia ed all’Italia manca la specialità cosacca e manca nella quantità richiesta dai bisogni della cavalleria, il tipo del cavallo da guerra degli Stati tedeschi e slavi, nè è possibile illudersi che l’industria indigena e l’azione per quanto energica dello Stato, possano sopperire, in un tempo relativamente prossimo, a tale deficienza.
Il miglioramento della produzione non si potrebbe ottenere che introducendo stalloni di mezzo sangue (tipo hunter) e stalloni di p. s. che non siano i sovrani del turf e quindi accessibili a tutti gli allevatori, per prodotti ottimi di mezzo sangue ma non di prezzo inverosimile; stabilire una media di prezzi d’acquisto per le commissioni dì rimonta che lasci alle commissioni stesse una grande libertà, perchè possano pagare in maniera rimunerativa per l’allevatore il prodotto del tipo ricercato e possano stabilire una sensibile differenza tra questo prodotto e quello comune.
Ciò servirà ad orientare l’allevamento indicando agli allevatori quale sia la via da seguire per ottenere un risultato economicamente soddisfacente.
Ma questa è una via, per quanto razionale altrettanto improduttiva di effetti immediati, e che ove non s’intenda provvedere ai bisogni dei tardi nepoti è necessario affrontare con mezzi importantissimi.
In Italia non siamo che appena a principio e per dimostrare quali siano stati nei rapporti militari i benefici apportati dalla legge nell’ampliamento del servizio ìppico del 1887 in un decennio, (e si noti che la questione del tipo non era nemmeno sfiorata con la legge stessa) basta guardare a questo calcolo preventivo posto a commento della legge stessa da Ferdinando Garbini.
Sono occorsi dunque 10 anni perchè siano presumibilmente entrati nell’esercito per effetto della legge del 1887, 2361 cavalli dei quali quelli relativi ai primi anni dall’applicazione della legge si avvicinano alla riforma e quelli relativi ai due ultimi anni dovrebbero ancora trovarsi nei depositi d’allevamento, non essendo ancora atti ad essere distribuiti.
Con quali diverse risorse finanziarie dovrebbe dunque essere affrontata una questione che si riferisce all’aumento ed al perfezionamento della produzione equina, in uno Stato apparisce evidente e la questione fatta per noi è applicabile a qualsiasi paese, purchè sia fatto il debito conto della produzione indigena esistente.
È quindi ben lontano il momento per noi, come per la Francia, di poter avere la cavalleria montata su di un ideale cavallo indigeno mezzo sangue, da galoppo, e perciò pur non perdendo di vista l’avvenire è necessario pensare seriamente al presente, utilizzando le risorse indigene e supplendo alla deficenza nell’importazione.
Un energico indirizzo dell’azione governativa, una protezione vera reale dell’industria equina, con un obbiettivo chiaramente militare, oltre che economico, sono evidentemente un dovere elementare nell’interesse economico ed in quello della difesa, ma sarebbe un’illusione fare assegnamento sui risultati immediati. Una popolazione non si crea, seleziona, e non si perfeziona fino ad ottenere un tipo determinato, se non con molto tempo, molti tentativi, e molti sacrifici.
I mezzi per ottenere tali risultati suggeriti finora, sono sempre i medesimi, vale a dire: aumento del prezzo d’incetta per compensare l’industria privata ed attrarla alla formazione del tipo più rimunerativo; premi agli allevatori; stalloni adatti, gratuitamente o quasi, a disposizione dell’industria privata; corse e concorsi; media costante negli acquisti fatti dall’amministrazione militare.
Intanto poichè è necessario preparare l’avvenire senza perdere di vista il presente anzi è del presente principalmente che una coscienziosa amministrazione militare deve preoccuparsi, spetta agli Stati più poveri di materiale equino, tenersi meglio montati in pace, per l’impossibilità o quasi in cui si trovano di far fronte colla requisizione ai bisogni di una campagna.
V.
Tutto ciò che si riferisce direttamente a promuovere ed a perfezionare l’industria equina ed in special modo l’industria stalloniera e quella degli haras, non può formare oggetto dell’amministrazione militare; questa può tutt’al più studiare per suo conto le condizioni del mercato e segnalare a chi di ragione i bisogni ed i desiderati dall’esercito, salvo a chi di ragione di provvedere a questo problema essenzialmente economico e commerciale.
Mi piace affermare qui questa verità elementare, perchè non di rado si è discusso se non convenisse affidare all’amministrazione militare, come al maggior interessato, tutto il problema della produzione equina, o viceversa togliere a questa pure quello dell’allevamento nei depositi, per darlo ad un’altra amministrazione tecnicamente più competente.
Lo Stein a questo proposito parlando della riproduzione equina come oggetto di amministrazione militare, dice: «Die Aufgabe der Gestüte ist eben eine wesentlich andere. Sie sollen überhaupt keine Institute für die Armee, sondern für die Pferdezucht des ganzen Landes sein. Denn an diese muss sich schliesslich die Remontirung wenden».15
L’operazione della rimonta abbraccia tutte le altre accessorie dell’allevamento e della distribuzione e quindi tutti quei fatti amministrativi che incominciano coll’acquisto dal commercio del cavallo destinato alla truppa e vanno fino all’effettivo incorporamento nel corpo, che deve servirsi del cavallo pei suoi fini militari.
I vari sistemi di incetta dei cavalli per l’esercito in Europa si possono ridurre a due tipi, quelli che implicano una specie di coscrizioni dei quadrupedi mettendo l’amministrazione nella condizione di un acquirente privilegiato e quelli nei quali l’amministrazione si presenta come qualsiasi privato compratore.
Il sistema nostro come quello francese ha per organi le commissioni di rimonta e nessun privilegio gode l’amministrazione in tempo di pace.
In Germania il sistema ha per fondamento un obbligo legale al servizio militare del cavallo gesetzliche Dienstpflicht der Pferde,16 ed in Austria il principio non è molto diverso da quello della coscrizione Assentirung, in Inghilterra, per contro, vige il regime del libero acquisto.
La condizione imprescindibile per una buona rimonta, quale che sia il sistema vigente è la statistica precisa delle condizioni equine dello Stato poichè i prodotti non debbono ottenersi dall’amministrazione ma rimanere nelle mani dei provveditori o dei piccoli privati produttori fino ad un certo punto, e per gli Stati come la Germania e l’Austria la statistica oltre che un atto di saggia amministrazione per poter a tempo provvedere ai bisogni, è il controllo necessario della esecuzione dell’obbligo derivante dalla rimonta verso i privati.
Con la costatazione dell’idoneità al servizio militare del cavallo e coll’atto d’acquisto si compie il primo atto della rimonta; la seconda fase è caratterizzata dall’allevamento negli speciali stabilimenti a ciò destinati; la terza fase consiste nella distribuzione ai corpi di truppa dei cavalli atti al servizio.
Gli organi della rimonta sono le commissioni d’incetta ed i depositi d’allevamento, quale che sia il sistema di rimonta, le commissioni sono sempre costituite da ufficiali di arma montata e le commissioni generali sempre composte da ufficiali di cavalleria.
Merita un cenno speciale l’organizzazione dei depositi di allevamento a proposito dei quali si è agitata e si discute tuttora, come ho accennato precedentemente, se la natura eminentemente economica della funzione non richieda almeno, se non che la funzione stessa sia esercitata da una amministrazione più competente, che l’ordinamento interno della particolare amministrazione degli stabilimenti destinati all’allevamento abbiano un indirizzo e requisiti più tecnici che militari.
Ora per le stesse ragioni ricordate superiormente, poichè questo periodo dell’allevamento non è che uno stadio delle operazioni di rimonta, le quali non sono altro che l’applicazione dell’azione amministrativa per procurarsi i mezzi necessari a raggiungere il fine assegnato all’amministrazione, nessuno può seriamente contestare, più che l’opportunità, la necessità di attribuire all’amministrazione militare tutte le operazioni di rimonta dall’incetta alla distribuzione, compreso naturalmente l’allevamento.
Ma una tale conclusione non dispensa l’amministrazione militare nell’esercizio di una funzione essenzialmente economica di attenersi ai principii più rigorosi dell’economia pubblica o privata.
Lo scopo preciso degli stabilimenti destinati all’allevamento è definito così da una ordinanza prussiana del 1837 «Die Aufnahme, regelmässige Verpflegung und bestmöglichste Behandlung der Remontepferde, zur Förderung ihrer körperlichen Ausbildung und Tüchtigkeit zur künftigen Bestimmung, ist der alleinige Zweck der Remonte-Depots, alles andere ist nur Mittel zur sicheren, besseren oder wohlfeilern Errichtung desselben.»
La funzione economica è qui nettamente delineata, migliorare il prodotto, non dimenticando il principio economico del minimo mezzo, poichè è chiaramente indicato che uno dei fini che l’amministrazione si propone di raggiungere è quello di avere il cavallo a buon mercato (wohlfeilern).
La costituzione organica dei depositi è fondata sull’uso di una determinata quantità di beni patrimoniali dello Stato, che riuniscano le condizioni climatiche e telluriche per un buon allevamento: così in Germania come in tutti gli altri paesi che provvedono all’allevamento. L’ente patrimoniale è dotato di una propria amministrazione che ha il compito di utilizzare tutte le risorse del patrimonio a beneficio dell’allevamento, per cui la condizione necessaria per una buona amministrazione è che questa abbia in se gli elementi tecnici, sia per quanto riguarda l’allevamento, che l’indirizzo economico dell’azienda.
In Germania all’amministrazione dei depositi è preposto «ein erfahrener und tüchtiger Landwirth, guter Pferdepfleger und Geschäftsmann zughleich» al quale è creata una posizione amministrativa con trattamento di pensione.
E ciò è naturale in Germania, dato il concetto strettamente economico che si ha dell’azienda. L’utilizzazione delle ricchezze del patrimonio concesso all’azienda non prendendo per base il solo consumo diretto del cavallo, ma ammettendo la conversione del prodotto più redditizio ottenuto dal patrimonio, con prodotti di diretto consumo.
II Mentzel nel suo ricco lavoro sulle rimonte prussiane così definisce il compito economico sui depositi d’allevamento: «Die Aufgabe desselben geht in jedem Depot dahin: die nach Umfang und Productivität der Aecker, Wiesen und Weiden festgesetzte Zahl von Remonten genügend mit Sommernahrung und Raubfutter für den Winter zu versorgen, ausserdem aber, wie in jeder guten Privatwirthschaft, die höchstmöglichsten sonstigen Produkten-und-Geld-Erträge zu erzielen, um die Unterhaltung der Pferde dadurch wohlfeiler zu machen.»17
Dato questo concetto che si risolve nell’utilizzare tutto ciò che è economicamente utilizzabile pel consumo diretto e pel rimanente come in qualsiasi privata azienda bene ordinata, procurare la massima produzione, è chiaro come i depositi d’allevamento germanici siano divenuti complesse aziende agricolo-industriali nelle quali esistono perfino stabilimenti di distillazione di alcool tutti a beneficio del minimo mezzo nell’allevamento e del massimo buon mercato pei cavalli dell’esercito.
Questa ricerca dell’economia sulle spese dell’allevamento del cavallo per l’esercito nella Germania, che è pure un mercato equino cospicuo e alla quale le condizioni del proprio cavallo di truppa facevano nella guerra del 1870 disprezzare il cavallo preso alla cavalleria francese; il cui bilancio, infine, non è mai soggetto alle prove a cui è sottoposto il nostro bilancio, fanno nascere il desiderio di conoscere per quali ragioni in Italia il sistema economico-amministrativo dell’allevamento, fondato sugli stessi presupposti patrimoniali degli altri Stati, non accenna a conformarsi al sistema germanico inquanto al principio economico della maggior possibile produzione nell’interesse del minimo costo dell’allevamento.
Questa analisi peraltro implicante ricerche che non sono conciliabili con l’economia e la natura del presente studio, porterebbe per l’Italia alla valutazione di difficoltà legislative ed amministrative, non insuperabili e potrebbe suggerire i rimedi per vivificare le aziende cospicue, alle quali ora è affidato l’allevamento.
Dott. Corradini.
Note
- ↑ Koehler, Storia sulla cavalleria prussiana dal 1806 al 1876.
- ↑ Bestimmungen über Organisation und Dienstbetrieb. — Kabinetsordre del 1° luglio 1882.
- ↑ Verordnung del 27 febbraio 1873, § 13.
- ↑ Verordnung cit. § 24.
- ↑ Grundzüge für die Errichtung eines Militärreitinstituts. — Kabinetsordre 4 luglio 1867.
- ↑ Verordnungsblatt des bayer. Kriegsministeriums 1873 p. 375.
- ↑ Al comando della Scuola di Hannover si destina ordinariamente un Colonnello e vi si lascia in carica, anche quando abbia raggiunto il grado di Tenente Generale.
- ↑ Kabinetsordre 17 gennaio 1872 (Kriegsminist. ― Rescr, 30 maggio 1872). — Armeeverordnungsblatt pag. 191.
- ↑ S’intende quelli pei quali è stabilito la Scuola di Hannover, per la cavalleria bavarese v’è la scuola speciale (Equitationsanstalt).
- ↑ Notevole l’ordine del giorno prussiano relativamente alle corse di resistenza che mi piace di riportare integralmente:
«S. M. l’Imperatore ordina che tutti gli ufficiali subalterni di cavalleria allo scopo di acquistare le cognizioni e la pratica necessaria pel servizio di pattuglie di ufficiali e d’ufficiali d’ordinanza, eseguano, ogni due o tre anni, una corsa di resistenza (Distanzritt).
«Il programma della corsa deve anche contenere l’obbiettivo tattico di una ipotesi possibile in campagna, per raggiungere il quale, si richieda il maggior sforzo tanto dell’ufficiale che del cavallo, affinchè possa l’ufficiale valutare fino a qual punto possa fare assegnamento sulle proprie forze e su quelle del cavallo.
«La durata minore di una corsa di resistenza è fissata a 40 ore.
«Il Ministero della Guerra, allo scopo dì abituare l’ufficiale a conoscere e vincere le difficoltà che si presentano in campagna nella stagione invernale ritiene necessario che una di queste corse sia eseguita nell’inverno.
«I superiori avranno cura che le difficoltà proposte non siano superiori alle forze ed ai mezzi dei cavalli, i quali debbono giungere in buone condizioni alla meta.
«Ogni cavaliere presenterà al comandante del proprio reggimento un rapporto sulla corsa eseguita.
«Perchè gli ufficiali non abbiano a ricevere danno dalle prove esse potranno essere fatte su cavalli appartenenti allo stato e su cavalli di carica (Chargenpferd).
«Gli ufficiali saranno rimborsati delle spese sostenute tanto personali che pel cavallo.
«Berlino 1° novembre 1893.
Von Schellendorf.»
- ↑ Verordnungsblatt, 30, 1887.
- ↑ Salvi — Corse di resistenza (1894).
- ↑ Revue de Cavalerie, 1897.
- ↑ Moerder. — Aperçu historique sur les institutions hippiques et les races chevalines de la Russie. — 1868 St. Petersbourg.
- ↑ Stein ― Die Lehre vom Heerwesen, pag. 247. ― Stuttgart 1872.
- ↑ Stein, op. cit. pag. 247.
- ↑ Mentzel. Die Remontirung der Pretissichen Armee. — Berlin, 1845-1871, pag. 421.