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268 rivista di cavalleria


Questo galoppo, secondo il giudizio tedesco, deve essere familiare non solo ad alcuni cavalli per ogni squadrone ma a tutti, e ciò perchè tutti i cavalli, in primo luogo possono trovarsi in un dato momento nella condizione di doverlo sviluppare, ed in secondo luogo perchè pei cavalli capaci di svilupparlo, il galoppo ordinario non è che una passeggiata, invece di essere, come pei cavalli comuni e pesanti, una causa di spossamento e di rovina.

Questa necessità è illustrata con pratiche applicazioni, riferentisi alle varie ipotesi di azione che la cavalleria è destinata ad esercitare in campagna, per gli ufficiali e per la truppa, nelle missioni individuali come nei movimenti collettivi e nel combattimento1.

La questione come si vede è posta in termini precisi, ma la soluzione richiede una secolare ed uniforme azione dello Stato, prima che si possano ottenere risultati apprezzabili, ed un impiego di colossali mezzi finanziari che lo Stato stesso, solo per la coscienza di una grande necessità nazionale, può richiedere al paese.

Una dimostrazione indiretta dell’entità di questi sforzi può esser data da ciò che ha fatto in un secolo la Russia la quale era pure così naturalmente fornita di prodotti indigeni. Un secolo fa, infatti, gli stabilimenti ippici in Russia consistevano in mandrie di cavalli quasi selvaggi, scorazzanti liberamente nelle steppe e solo qualche ricco privato esercitava con criteri meno primitivi l’allevamento. Oggi invece vi sono 6 haras tenuti dallo Stato, oltre ad un numero infinito di haras privati. Il numero di questi nel 1882 era di 3.964 con 100.837 fattrici ed 11.878 stalloni. Oltre agli haras lo Stato ha disseminato nei luoghi di maggior produzione stazioni di monta governative.

Ad ottenere questi risultati sono stati rivolti per un secolo senza interruzione tutti gli sforzi del governo russo, sforzi che hanno trovato nel Moerder un narratore competentissimo

  1. Revue de Cavalerie, 1897.