<dc:title> Relatione della morte, et esequie del serenissimo principe Carlo, figliuolo del catolico re Filippo II re di Spagna et c. Composta, et ordinata dal r.m. Giovanni Lopez lettore publico in sacra teologia nello studio di Madrid. Nuovamente di lingua spagnuola tradotta da Alfonso Ulloa - Versione critica </dc:title><dc:creator opt:role="aut">Juan López de Hoyos</dc:creator><dc:date>1569</dc:date><dc:subject></dc:subject><dc:rights>CC BY-SA 3.0</dc:rights><dc:rights>GFDL</dc:rights><dc:relation>Indice:Lopez De Hoyos - Relatione della morte, et esequie del serenissimo principe Carlo, figliuolo del catolico re Filippo II re di Spagna et c., 1569.djvu</dc:relation><dc:identifier>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Relatione_della_morte,_et_esequie_del_serenissimo_principe_Carlo_-_Versione_critica/Relatione_della_morte,_et_esequie_del_principe_Carlo&oldid=-</dc:identifier><dc:revisiondatestamp>20190130112912</dc:revisiondatestamp>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Relatione_della_morte,_et_esequie_del_serenissimo_principe_Carlo_-_Versione_critica/Relatione_della_morte,_et_esequie_del_principe_Carlo&oldid=-20190130112912
Relatione della morte, et esequie del serenissimo principe Carlo, figliuolo del catolico re Filippo II re di Spagna et c. Composta, et ordinata dal r.m. Giovanni Lopez lettore publico in sacra teologia nello studio di Madrid. Nuovamente di lingua spagnuola tradotta da Alfonso Ulloa - Versione critica - Relatione della morte, et esequie del principe Carlo Juan López de HoyosLopez De Hoyos - Relatione della morte, et esequie del serenissimo principe Carlo, figliuolo del catolico re Filippo II re di Spagna et c., 1569.djvu
E cose ordinate dalla Providenza di colui, che dandogli l'essere le regge, et governa con si maraviglioso ordine, et harmonia, che il Cielo, la Terra, gli Elementi, et tutte le sue creature ſono Historiografi della sua liberalità, et magnificenza, sono coſi piene di Misteri, et Sacramenti, che come pelago profondo non hanno fine, ne termine, ne per molto destro notatore, che alcuno sia non troverà fondo in questo Abisso. Ne gli Angeli per molto alti, che sieno, et quantunque volino molto per la riviera non possono aggiungere il divino consiglio, ne penetrare i giudicij occulti della divina Misericordia, per essere quelli infiniti, et d'infinita sapienza: per lo che gli huomini deono trattare con mediocrità, et modestia quel che diranno, et imprenderanno, senza pretendere dar sentenza, senza bacchetta, ne mettersi nella giuridittione, de' luoghi prohibiti della providenza di Dio, et regimine della sua Chiesa, poiche con la sua divina assistenza regge, et governa tutte le cose visibili, et le invisibili.
Ma per non parere piu tosto Dottrinale, che [p. 5vmodifica]
Historiografo in descrivere quelle cose, che avvennero nella morte, et Esequie del Serenissimo Principe Carlo, et il dolore universale, con che fu pianta la sua morte, con quella brevità, che sarà possibile racconterò quel, che in realità, et veramente avvenne.
Mercore à di quattordeci del Mese di Luglio di questo anno M D L X V III. il Principe si ſentì indisposto, e da questo giorno fu visitato dal suo Medico, et crescendo ogni dì la sua infermità, dimandò, che gli fosse menato il Padre Maestro F. Diego di Chiaves suo Confessore del l'ordine di San Dominico, perche il Medico gli haveva significato, che haveva poca speranza della sanità sua: alquale come egli haveva in costume, scoprì l'animo suo, et col suo consiglio, et deliberatione ricevè tutti i Sacramenti con gran devotione, disponendosi prontamente per quello, che la Divina volontà ordinasse, havendo dimandato perdon con molta humiltà in presenza di quelli, che vi si ritrovarono (avanti, che ricevesse il santissimo Sacramento)
alla Maestà del Re suo Padre, et signor nostro, ancora che fosse assente, et perdonando con tutto il cuore a tutti quelli, che l'havessero offeso, havendo già fatto testamento, come cosi catolico, et pensieroso Christiano, tre o quattro anni avanti: dimandò affettuosissimamente al suo confessore, che non lo abbandonasse fin che nostro Signore l'havesse tratto fuori da questo mondo. In questo mezo fu fatto comandamento a tutti i Monasteri universalmente si facessero orationi per la sanità di sua Altezza, con molte
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Ut perimat celsos humili cum paupere Reges, Constituit leges mors violenta suas. Et di sotto.
A todos igual Y al mundo pregonò, Que a nadie perdonò.
L'altra morte haveva sei versi latini raccolti da varij Autori, d'Illustre Dottrina e Santità, per i quali ammonisce tutti i mortali si dieno all'amore divino, et santi esercitij: poiche la gloria, et regno del mondo è tanto fragile, et che cosi brevemente finisce.
Quoruitis miseri? quo vos dementia ducit? Quis malus excaecat pectora vestra satam. Nonnetuus supera descendit spiritus arce? Incertum memore pectore volve diem Sittibi vera salus Christus sit hic una voluptas Est humana fugax gloria, disce mori.
Nell'alto di tutti questi lodando la Magnanimità, et animo invitto di sua Altezza si leggeva questo Epitaffio.
UnusCaroleo iuveni non sufficit orbis, Sperandum est, soli vivere posse Deo.
Para un'animo tan grande, Que nunca tuuo segundo Era poco todo el mundo.
Oltre tutto questo, che habbiamo detto del nostro studio gli Scolari fecero diverse orationi funebri, elegie, stanze, et molti bellissimi Sonetti, mostrando ogni uno in ciò la eccellenza del suo ingegno.
Io confido nel Signore ci aiuterà col suo divino favore, et gratia, accioche loro vadano migliorandosi di virtù in virtù, et io riuscisca nella sua buona instruttione di scienza, et costumi.