Plico del fotografo/Libro II/Parte II
Questo testo è incompleto. |
◄ | Libro II - Parte I | Libro II - Appendice | ► |
PARTE SECONDA L'orlo] dlverll per ordlne nlfulntleo.
AClDO ACETICO‘
È un composlo di carbonio, idrogeno ed nisigono, la sun formula chimica è C'H‘O"+H0, ed il suo equivaleule o peso atomico è 60. Si oltiono dilungalo con arqua Ilìslillando del legno, nel qual roso olliamnsi acido pirolegnoso, oppure si ri- cava dalla l'ormonlaziono delle soslanzc zuccherino o dalla os- sidazione dell'alcool. Quosl'ullimo avendo una composizione di C“u"0’, nel combinatrsi con 07‘ produce 3 alomi di acqua, ed l atomo lli acido acclico anidro, ossia C"!l“0"+3ll0. Allinohè l‘alcool possa subire oeloromonlo quosla ossidazione, o oamliiorsi in acido ncolico devo trovarsi in presenza di un fermento. ossia l’omilc di fermenlalionc, esser Esposlo al libero conlallo dell'a- ria, e ad una temperatura piulloslo alla, a 30'— '25' oenligradi.
L'acido acolico crislallizzabile del fotografo si ollione dislul- landa lentamente in slorla di volro
l parlo di aoelnlo di soda lorrelallo, Il n u acido solforico concentrato, .
il prodollo della dislillaziono raccolto in un rel'rigeranlo non è altro che l'acido puro dell’acelo. ossia l'acido acelico concen- trato, cristallizzahile.
L'acido alcolico crislalliuabile, avente un solo equivolenlo diacqua, ha la densità di 4,063; dilungandolo con due equivalenti di acqua la sua densità cresce sino a 4,079; ma dilungandolo maggiormente, la sua densità diminuisce come si vede nella tavola seguente. Per un tal modo di comportarsi dell’acido acetico è evidente che dal suo peso specifico non si può trarre alcuna conseguenza sulla sua bontà.
Tavola di Mollerai, ridotta a 1 00 di acido /ter quantità variabili d’acqua
1 ACIDO ACETICO MONOIDRATATO
ACQUA
AGGIUNTA
DENSITÀ j
DEL MISCUGLIO ì
4 00
0
4,063
n
9
4,07’
n
20,5
4,077
»
29,5
4,079
»
39
4,076
»
50
4,07’
»
60
4,073
»
89
4.066
»
100
1,06’
»
4 08
4,063
L’acido acetico riscaldato fortemente prende fuoco. Quando non viene conservato fuori del contatto dell’aria ne attira l’umidità, si volatilizza, perde della sua concentrazione. Alla temperatura di ■+• 40° prende già la forma solida come ghiaccio. Scioglie la canfora, il glutine, le resine, le gommo-resine, non coagula l’albumina. Colle basi e cogli ossidi metallici forma degli acetati, la sua acqua venendo scacciata e sostituita dalla base. L’acetato di ammoniaca e l’acetato di calce vennero proposti come acceleranti nella produzione delle prove negative. L’acetato di calce ha la proprietà di rendere molto più solubile nell’acqua l’acido gallico. L’acetato di piombo o sale di saturno venne proposto nel fissare le positive coll’iposolfito, onde far prendere a quest’ultimo la proprietà di colorare le prove in bruno rosso.
L’acido acetico non è un acido così potente ed energico come l’acido solforico o l’acido nitrico; epperciò la sua presenza in contatto colle sostanze organiche è meno nociva, e negli straterelli di collodio e di albumina sensibilizzati non fa l’effetto di ritardare fortemente l’impressione luminosa’ come farebbe p. e. l’acido nitrico.
L’acido acetico cristallizzabile che si tira dal commercio contiene quasi sempre delle traccie assai sensibili di acido cloroidrico, e di acido solforoso, assai nocive alle operazioni fotografiche.
Si correggerà l’inconveniente addizionandolo con alcune goccie di una soluzione concentrata di nitrato d’argento. Si forma un intorbidamento bianco che si depone col riposo, e che lascia il liquido limpido, buono a servire.
ALBUMINA.
E un composto organico molto complesso; l’albume d’uovo è albumina quasi pura. Mulder trovò
in 100 parti di albume d’uovo,
54,82
»
»
carbonio,
7,11
»
■
idrogeno,
21,30
»>
»
ossigeno,
4 5,94
»
»
azoto,
0,38
»
»
solfo,
0,i5
»
)>
fosforo.
Il fotografo estrae sempre l’albumina che impiega dalle uova di gallina, separandola dal rosso o tuorlo, che per contenere una specie d’olio farebbe macchiare il disegno, e dalla cicatricola o seme insolubile che racchiude l’embrione. L’albumina delle uova è contenuta in una delicata membrana cellulare, da cui il foto grafo la libera agitandola, battendola in neve e lasciando riposare.
L’albumina forma una parte essenziale del sangue, e si trova in molli altri prodotti animali e vegetali. Evaporata a lento calore, si ottiene in forma di una sostanza gialla, trasparente, inodorosa, insipida, che riprende la sua forma primitiva trattandola con acqua. ’
Riscaldata a -’-G0“ centigradi s’intorbida a -t- 80’, coagula, diventa bianca, solida, insolubile nell’acqua; 2 parli di bianco d’uovo ed 1 parte di acqua coagulano intieramente quando riscaldasi convenientemente il miscuglio, a parli uguali si conservano semifluide nella stessa circostanza.
L’albumina è solubile nell’acido acetico, nell’ammoniaca liquida, nelle soluzioni del nitrato e del solfato di soda. Viene precipitala dall’acido nitrico, e dagli aridi concentrati. La calce forma una combinazione insolubile coll’albumina, che indurisce fortemente seccando. Il bicromato di potassa, i sali di ferro di rame, piombo, mercurio ed argento precipitano l’albumina; si forma un albuminato coll’ossido metallico, mentre una parte dell’acido viene posta in libertà; il precipitato è solubile in un eccesso di albumina, ed in molle soluzioni neutre di sali a base alcalina, nell’ioduro di potassio, nel ferro cianuro di potassio, ecc. Il concino, l’alcool precipitano l’albumina. L’etere la cambia piuttosto in gelatina, anzichè coagularla. Abbandonata a se stessa alla temperatura ordinaria, l’albumina entra in putrefazione, diventa inetta alle operazioni fotografiche. L’albumina che venne resa fotografica coll’aggiunta di ioduri metallici è capace di conservarsi per lungo tempo, principalmente se le si aggiunge del suo peso di ammoniaca liquida. L’albumina subirà così una lenta fermentazione senza cadere in putrefazione, in totale decomposizione.
L’alcool del commercio il più concentrato ha la densità di 0,830 e contiene ancora circa il ( 5 “/« di acqua; esso si chiama alcool a 40°, oppure a gradi 40, perchè segua questo numero sull’areomelro di Baumè. Per ottenerlo più concentrato si mescola con ’/ 8, oppure anche con ’/, del suo peso di carbonato di potassa secco; si lascia il miscuglio a reagire per due o tre giorni agitandolo alcune volte. Dopo un tal tempo in fondo al vaso si osserva uno strato di carbonato di potassa sciolto nell’acqua tolta dall’alcool, che non si mescola coll’alcool soprastante. Questo contiene un poco di alcali, eppcrciò si decanta e si sottopone alla distillazione in una storta di vetro riscaldata al bagno-maria. L’alcool che si ottiene è assai puro ed avrà una forza maggiore di prima, la sua densità essendo ora di 0,823. Distillando quest’alcool col suo peso di calce viva polverizzala si otterrebbe l’alcool assoluto, o anidro, la cui densità è di 0,795. Lo stesso risultato si otterrebbe distillandolo sopra del cloruro di calcio torrefatto.
L’alcool, a qualunque grado di freddo si sottoponga, non gela; al calore di ■+■ 75° centigradi bolle. Distillando l’alcool acquoso a questa temperatura di ■+■ 75° si ottiene un liquido contenente 90 per 100 di alcool assoluto. Mettendo poi l’alcool da concentrare in una vescica di bue o di vitello sgrassala e gelatinata con colla di pesce, l’acqua trasuda lentamente, ’mentre l’alcool rimane nella vescica, e si concentra sino a non contenere più che 2 — 3 centesimi di acqua.
L’alcool assoluto è una combinazione di etere (?H s O e di acqua 1IO; eppcrciò la sua forinola è C^IT’O’, ed il suo equivalente o peso atomico è 46. E volatile, abbrucia con damma di colore molto intenso; attira avidamente l’umido dell’aria e delle sostanze che in esso si immergono; d’onde il suo uso nel conservare inalterati alcuni corpi vegetali, ed animali. Se non è dilungato con acqua è velenoso. E un dissolvente energico di molte sostanze, e serve p.-incipclmentc per sciogliere le resine, i corpi grassi, la canfora e comporre le vernici. Non scioglie le gomme. Quando si mescola alcool con acqua si produce del calore, il miscuglio si contrae; la contrazione è di 3 5 /, per 100, quando si mescolano volumi eguali di tpiesli due corpi.
La tavola seguente indica le densità dell’alcool diversamente concentrato, alla temperatura di -+- 15". L’autore di essa è il celebre Gay-Lussac.
45 Fotografia. ALCOOL
DBNS1TÀ
100
0 795
95
0 817
90
0 835
85
0 850
80
0 864
75
0 878
70
0 891
65
0 903
60
0 914
55
0 925
50
0 935
45
0 944
40
0 952
35
0 959
30
0 964
AMIDO.
L’amido è un principio che abbonda in un gran numero di vegetali. Si estrae ordinariamente dal grano, dal riso e dalle palale. L’arrow-root, sago, tapioca, rivalenla, ecc., non sono altro che varietà di amido più o meno puro.
La sua composizione conduce alla formola C,, H,0 0’° t ed il suo equivalente è 162. E insolubile nell’acqua fredda, nell’alcool e nell’etere. Nell’acqua riscaldala sino alla temperatura dì circa ■+■ 75° centigradi si trasforma in una sostanza gelatiniforme, incollante. L’acqua fredda che contiene un alcali caustico in piccola quantità scioglie l’amido. Una soluzione di amido nell’acqua calda, fatta bollire ed addizionata di una piccola quantità di acido solforico, diventa tosto perfettamente limpida, e conservando il liquido alla temperatura di-’-60° a-f-70», l’amido si trasforma dapprima in una sostanza gommosa chiamata destrina, e finisce per passare allo stato di vera gomma e di zuc caro. Per le sue qualità incollanti, la deslrina è spesso preferibile all’amido, perchè si scioglie perfettamente nell’acqua come la gomma comune, e perchè è più flessibile, meno fragile quando è secca. La sua composizione è identica con quella dell’amido.
La più caratteristica proprietà dell’amido è quella che esso ha di formare coll’iodio un composto blù intenso. Una soluzione di amido nell’acqua calda trattata con ioduro di potassio, e quindi applicata sopra di un foglio di carta, diventa un mezzo assai acconcio per scoprire e determinare quantità tenuissime di cloro nelle sue soluzioni, come ho dimostrato nella Polimetria Chimica.
L’amido viene spesso usato in fotografia, ora come correttivo delle asperità della carta, ora come veicolo delle sostanze fotografiche, ecc.
AMMONIACA.
L’ammoniaca del commercio, che si chiama anche alcali volatile, ed ammoniaca liquida, è una soluzione acquosa di ammoniaca anidra.
L’ammoniaca anidra è in forma di gas della densità di circa 0,60, di odore pungente, urinoso, non nocivo a respirare quando è mescolato con molt’aria. Si cambia in un liquido della densità di 0,76 quando si frigida sino a — 40°. E composta di t equivalente di azoto e di 3 equivalenti di idrogeno MI 5, ed il suo equivalente è 17. È solubile nell’alcool e nell’etere.
L’acqua ne scioglie 670 volle il proprio volume quando è alla temperatura ordinaria, ossia ne scioglie la metà del proprio peso; e nel prendere l’ammoniaca in soluzione cresce di volume (6 volumi di acqua danno 10 volumi di soluzione). L’ammoniaca liquida concentrala, che così si ottiene, ha la densità di 0,875 e contiene ’ài’/, per 100 di gas ammoniaco.
L’ammoniaca liquida del commercio segna da 21» a 22» nell’areometro di Buumè e contiene solo il 20 per 100 circa di ammoniaca. Ha l’odore del gas ammoniaco, ha sapore caustico, lissiviale, arrossa la maleria colorante della curcuma, e ristabilisce il color blii del girasole arrossato dagli acidi. Si deve conservare in bottiglie chiuse, perchè all’aria libera ed alla temperatura ordinaria perde ammoniaca così facilmente, che alla lunga tutta quanta l’ammoniaca può volatilizzarsi spontaneamente, e non rimanere che acqua pura.
La carta di curcuma può servire a determinare le quantità dell’ammoniaca nelle sue soluzioni dilungale, operando come ho detto della potassa. Ma per determinare le soluzioni concentrale è più vantaggioso il metodo delle densità.
La seguente tavola di Davy indica approssimativamente la quantità reale di ammoniaca liquida in soluzioni di densità differenti.
DENSITÀ
AMMONIACA p. 100 [
0,875
32,50
0,887
29,25
0,000
26,—
0,905
25,37
0,916
22,05
0,925
19,54
0,932
17,52
0,938
15,88
0,943
11,53
0,947
13,46
0,951
12,40
0.954
11,56
0,957
10,82
0,959
10,17
0,962
9,60
0,969
9,50
4,000
0,00
Le proprietà chimiche dell’ammoniaca sono contrarie, ed opposte a quelle degli acidi, e sono simili a quelle degli alcali, della potassa, soda, calce, ecc.; 17 parlidi ammoniaca supposta pura saturano tanl’acido quanto 32 parti di soda, 48 parti di potassa, 77 parli di barite, 28 parti di calce. L’ammoniaca liquida, combinandosi coll’acido solforico, nitrico, acetico, ecc., forma dei sali in cui si trova t equivalente di ammoniaca, I equivalente di acido, ed 1 equivalente di acqua. Quest’acqua non si trova nel sale allo stato di acqua di cristallizzazione, ma venne presa in combinazione dall’ammoniaca in presenza dell’acido per formare dell’ossido di ammonio NH’0. L’ammoniaca liquida combinandosi invece coll’acido cloroidrico, iodoidrico, e cogli altri idracidi analoghi non si combina preventivamente con acqua, perchè si cambia in ammonio combinandosi coll’idrogeno dell’acido, e quest’ammonio, come se fosse un corpo semplice, si combina col metalloido. così coll’acido cloroidrico si forma il cloruro di ammonio o sale ammoniaco NU’CI, e coll’acido iodoidrico si forma il ioduro di ammonio NH’I.
I sali che l’ammoniaca forma sono d’ordinario molto solubili nell’acqua e lasciano svolgere odore di ammoniaca coll’aggiunta di calce, o potassa, che, per essere basi più forti, la scacciano dalle sue combinazioni. Il calore volatilizza, o decompone i sali ammoniacali, ed alcuni di questi da neutri diventano acidi per la sola esposizione all’aria. L’ammoniaca forma facilmente dei sali doppi. Così se si versa dell’ammoniaca liquida in una soluzione di solfato di rame, si forma dapprima un precipitato che coll’aggiunta di una nuova quantità di ammoniaca si scioglie con color blù intenso.
L’ammoniaca è molto utile nelle arti, serve al fotografo in vari modi, per lavare le lastre, per fissare, modificare le prove, saturare i liquidi. E il miglior agente contro le macchie grasse che scioglie con somma facilità.
Gli ossidi che perdono facilmente il loro ossigeno, come sono gli ossidi d’argento, d’oro, e di platino, formano coll ammoniaca dei composti esplosivi, degli amiduri metallici M, XH\
ARGENTO.
Questo metallo forma la base delle operazioni fotografiche. Per ottenerlo puro si fa sciogliere dell’argento monetario nell’acido nitrico dilungato, alla soluzione ài aggiunge del cloruro di sodio, oppure dell’acido cloroidrico per precipitare l’argento allo stato di cloruro, si raccoglie, si lava, si fa seccare il precipitato, e si mescola gradatamente con due volle il suo peso di carbonato di potassa fuso in un crogiuolo al calor rosso. L’argento metal’ lico si separa e forma un bolzone in fondo del crogiuolo.
L’argento è capace di ricevere un alto grado di brunitura; è molto duttile e malleabile, non si ossida all’aria, ma annerisce nell’aria e nell’acqua quando vi si trovano traccie di solfuro d’idrogeno. L’equivalente dell’argento è 108. Col mercurio forma un amalgama che è alcune volle usato per inargentare il rame a caldo.
Le lamine di rame ed argento del dagherrolipista si fabbricano direttamente col laminare una verga rettangolare di rame rico|ierla sopra l’una delle sue facce con un foglio di argento, il quale col suo spessore maggiore o minore forma il titolo della lamina. Le operazioni occorrenti in questa fabbricazione si riducono a selle, cioft:
t" Ripulire la superficie di rame da inargentare, toccarla con soluzione di nitrato d’argento che depone sul rame un sottile strato di argento, stropicciare per rendere brillante ed aderente lo strato argenteo, e finalmente applicare il foglio d’argento sul rame così predisposto, disseminando della creta in polvere sopra la superficie superiore dell’argento;
2» Mettere il tutto entro fodera di rame, portare in forno riscaldato con carbone di legno ( il carbon fossile, o la torba, producendo uno svolgimento di gas sulfurei, non si potrebbero adoperare ). Quando si è arrivato al calor rosso nascente, si comprime il tutto sotto di un cilindro di ferro fuso, al qual calore e pressione i due metalli incominciano saldarsi insieme. Si riscalda nuovamente, e nuovamente si comprime con un paio di laminatoi che terminano la saldatura dei due metalli;
3» Trattare questa saldatura con acido solforico dilungato per sciogliere l’ossido formatosi; dopo si lava con acqua, e si fa seccare;
4 u Laminare ora tra due cilindri di ferro fuso. Con quest’operazione il rame e l’argento si stendono, si assottigliano;
5» Quando la lamina sembrasse diventata troppo aspra, fragile, riscaldare nuovamente portandola al calor rosso con carbone di legno;
6» Continuare l’azione del laminatoio sino a che la lamina abbia lo spessore voluto, cioè circa ’/ s di un millimetro. Se lo spessore dell’argento sarà di ’/so dello spessore totale, la lamina sarà del titolo di un trentesimo, ossia sarà al trentesimo come si dice;
7" Finalmente dare il pulito, e la spianatura. Il primo con sostanze chimiche, in modo analogo a quello tenuto dai fotografi. La seconda si dà alla lamina a colpi di martello.
Le lastre di rame si possono inargentare in modo perfetto con l’azione galvanica, col mezzo della quale noi possiamo a piacimento aumentare lo spessore dello strato di argento senza dover riscaldare, ed abbiamo il vantaggio di ottenere uno strato di argento assolutamente puro. Il più semplice metodo consiste:
1» Nel collocare in un vaso di terra o di vetro un diaframma o tubo poroso, riempiere questo con una dilungala soluzione di acido solforico, e quello con una soluzione di cloruro di sodio saturato con cloruro di argento;
5° Nell’introdurre nell’acido una lastra di zinco, e nella soluzione del sale introdurre la lastra di rame da inargentare inverniciata nel suo rovescio, e col mezzo di un filo di rame mettere in comunicazione le due lastre.
La debole corrente elettrica che si produce precipita l’argento in modo molto uniforme sopra tutta la superficie. Se si amalgama previamente il zinco con mercurio fregandolo con mercurio in presenza di acido solforico dilungato con dieci volte il suo peso di acqua, la corrente elettrica sarà più lenta’, più costante, ed il risultato più certo. La vernice preservativa sul rovescio della lamina deve essere composta, secondo il barone Gros, con vernice Copal, a cui si aggiunge una piccola quantità di cromato di piombo.
Facendo invece uso della pila di Daniel a effetto costante, la quale contenga nel diaframma dell’acqua acidulata, ed un pezzo di zineo amalgamato, facienle le veci di elemento elettropositivo, e contenga nel vaso principale una soluzione satura di solfato di rame, ed uu cilindro di rame facienle le veci di elemento negativo della pila, si otterrà lo stesso risultato, se si conduce la corrente elettrica in un bacino contenente la lamina da argentare, ed una lamina di argento puro ( anodo j entrambi ricoperte con una soluzione di cianuro di argento doppio preparato dietro la (oratola di Ruolz con
IO parti di cianuro d’argento,
400 » » cianuro di patassio,
1000 » » acqua.
La lamina da inargentare si mette in comunicazione col polo positivo della pila col mezzo di un filo di rame. L’anodo solubile si fa invece comunicare col polo negativo, ossia coi rame. Una lamina intiera di 4 0 X 21 centimetri deve acquistare circa un gramola d’argento per esser suQicieutemente inargentala. Il cianuro di argento si ottiene precipitando il nitrato d’argento con cianuro di potassio sino a che si (orma ancora uu precipitalo.
ASFALTO.
Questa sostanza nera a Frattura vetrosa è della densità di 4, 46, (onde alla temperatura dell’acqua bollente. Come le altre sostanze resinose è insolubile nell’acqua. L’alcool scioglie solo 0,05, l’etere invece scioglie 0,75 del suo peso di asfalto. Ma il vero dissolvente, dell’asfalto è il petrolio. Gli olii essenziali sciolgono tutti l’asfalto. La potassa caustica lo intacca, lo scioglie; ed il carbonato di potassa è senza azione sensibile sopra di esso. Dalla luce viene impressionato, reso insolubile nel petrolio. e negli olii essenziali. L’asfalto si chiama anche bitume di Giudea, perchè si trova in quantità immense nel mar morto Ila un grande interesse, storico pei folograti, perchè condusse Niepce
alla vera scoperta della folograGa.BICROMATO DI POTASSA.
La potassa forma coll’acido cromico tre combinazioni: il cromato, il bicromato ed il tercromato di potassa. Quest’ultimo non c’interessa. Il cromato serve nella fabbricazione dell’inchiostro colle decozioni di campeggio, impiegandolo nelle proporzioni di 1:1000, secondo il metodo di Runge.
Il bicromato di potassa è un corpo importantissimo per le sue proprietà chimiche assai distinte per la facilità, che esso ha di ossidare i corpi con cui viene a contatto.
La sua composizione è KO, 2 CrO5; il suo equivalente è 132,
è in forma di cristalli rosei del peso specifico=2,5, è solubile in 10
parti di acqua a -15°, è impiegato in grande nelle tintorie, e nelle
stamperie dei tessuti. La soluzione di bicromato di potassa acidulata con acido solforico ha un’azione distruttrice sulle materie coloranti e sulle sostanze organiche. Il bicromato di potassa quando è in contatto della luce, ed in presenza di materie organiche, si altera prontamente e diventa insolubile. Una tale sua proprietà venne utilizzata nella produzione delle immagini fotografiche positive.
Si mette il disegno negativo sulla carta bagnata con bicromato di
potassa sciolto nell’acqua e quindi essiccata all’oscuro, e si espone
al sole. Dopo si lava per togliere le parti che rimasero sotto i
neri del negativo. Io ho osservato che se si porta ora la carta in
una decozione di campeggio, o di altre materie coloranti tintorie
si producono immagini variamente colorate, ma con fondo poco puro, il qual fondo è conveniente imbianchire con una soluzione dilungata di cloruro di calce. Se si tocca la carta, lavata come sopra, con soluzione di protosolfato di ferro al 5 per 100 e si lava di nuovo, e poi si porta in una soluzione di acido gallico, si produce una assai bella immagine nera. Le reazioni dell’immagine al bicromato sono simili a quelle dell’acido cromico, ma il precipitato insolubile bruno dell’immagine non può essere dell’acido cromico, pare che sia una combinazione di sesquiossido o di ossido di cromo, e la reazione di questa immagine col solfato di ferro sembra dover essere espressa dalla
forinola seguente:
CrO.Cr’O 5 -»-2FeO,So 5 =2(CrO,So 5 ) -+-CrO,Fe, 0 5
e quest’ultimo sale deve essere quello che rimane sul disegno, e che al contatto dell’acido gallico prende la tinta nera.
BIOSSALATO DI POTASSA.
È un sale molto utile per levare le macchie prodotte dalle soluzioni dei sali di ferro. La formola della sua composizione è K.0,C’0, -’-H0,C f 0, +8H0, il suo equivalente è <47. Si scioglie in 6 parti di acqua bollente ed in 40 parti di acqua fredda. Nel togliere le macchie di ossido di ferro forma un ossalato doppio solubile.
BROMO.
È liquido, rosso bruno, puzzolente, velenoso. L’acqua ne scioglie circa ^ del suo peso. La soluzione freddandosi depone un idrato di bromo solido Br-’-IOHO, e venendo esposta ai raggi del sole si decompone, si scinde in acido bromoidrico ed acido bromico. L’alcool ne scioglie una quantità molto più grande, e l’etere lo scioglie in tutte le proporzioni. La sua densità è circa 3. Spande vapori della densità di 5,40 bolle a -+-47" centigradi, si solidifica a — 25". Distrugge le materie coloranti, colora in arancio l’amido, intacca i metalli.
Il bromo viene cacciato dalle sue combinazioni dal cloro, ma esso scaccia il iodio, perchè questo è più debole del bromo, il bromo più debole del cloro. BROMURO DI POTASSIO.
Sai bianco, fusibile, della densità di 2,4, la sua forinola è K Br, il suo equivalente è 118. È facilmente solubile nell’acqua, poco solubile nell’alcool. Scioglie bromo quando è in soluzione e si colora in bruno.
Viene usato in fotografia in concorrenza coll’ioduro di potassio per produrre del bromuro d’argento che viene impressionato dai raggi gialli, verdi e rossi in uno spazio di tempo minore di quello richiesto dall’ioduro d’ argento. Si sostituisce spesso il bromuro di cadmio al bromuro di potassio per produrre sullo strato sensibile il bromuro d’argento, ma l’effetto non è notevolmente migliore in quanto alla sensibilità.
calce.
La calce è composta di calcio e di ossigeno, la sua forinola è CaO, il suo equivalente è 28. Bagnata con acqua si riscalda, cade in polvere, forma la calce estinta, o idrato di calce CaO, HO. L’acqua fredda ne scioglie una quantità fissa e costante, circa del suo peso, perciò una tale soluzione può servire come punto fìsso di partenza nel determinare gli alcali nelle loro soluzioni dilungate col mezzo delle carte reagenti.
La calce estinta assorbe il gas cloro e forma il così detto cloruro di calce CaO,C10-t-CaCI, che è impiegato dagli imbiancatori, e che il fotografo può adoperare per far scomparire le macchie di nitrato d’argento nel modo che diremo.
La calce ha una grandissima tendenza a combinarsi cogli acidi; essa è il meno costoso degli alcali conosciuti, perciò si trova mollo vantaggioso il suo impiego per neutralizzare i liquidi acidi, per decomporre alcune combinazioni saline, ecc. La calce combinandosi coll’acido cloroidrico forma il cloruro di calcio. Questo composto, per la forza molto grande eoo cui attira l’umidità, quando è secco viene frequentemente adoperato dai chimici per essiccare i gas, ecc.
CAMPEGGIO.
È un legno colorante molto nolo che si trova presso tutti i droghieri. I tintori se ne servono per produrre il color blù falso, il color nero ed una infinità di colori composti. Bollilo nell’acqua cede la sua materia colorante, che è sensibilissima ai reagenti chimici. La carta tinta col campeggio dovrebbe usarsi a preferenza di quella tinta col girasole, perchè è più solida, non viene sciolta dai liquidi da provare. Ecco un modo di far la carta di campeggio.
Metti 6 grammi di bicromato di potassa in un miscuglio caldo di
4 grammi di acido solforico,
12 » » acqua;
aggiungi quindi a piccole dosi un miscuglio composto con
4 grammi di acido solforico,
4 » » alcool,
tratta il liquido ottenuto con
24 grammi di acetato di piombo sciolto in poca acqua, filtra e dilunga con acqua sino ad avere 1000 grammi di liquido che sarà una soluzione di acetato di ossido di cromo.
Introduci della carta da stampa bianca nel liquido, e dopo 12 ore portala in una decozione calda di legno di campeggio fatta con
1000 grammi di acqua,
10 » » campeggio. La tua carta prenderà una tinta blu aggradevole, e sarà convenientissima per dosare le minute quantità di acido nei varii liquidi; oppure anche per dosare gli alcali, purchè tu abbia la precauzione di far volgere al rosso deciso la carta stessa immergendola per breve tempo in un’acqua leggermente acidulata.
La materia colorante del campeggio ha proprietà deossidanli assai energiche. Essa in concorrenza col nitrato di argento è capace di sviluppare l’immagine latente prodotta dalla luce sulle lastre collodio-albuminate.
CIMOSA.
Questa sostanza, proposta da alcuni autori come un preservativo dei bianchi delle prove negative, è una sostanza solida, bianca, volatile, con odore caratteristico, della densità di 0,995, poco solubile nell’acqua, molto nell’alcool e nell’etere. La sua forinola chimica è C,0 IFO.
CARBONE.
Il carbone comune è carbonio quasi puro, e può ritenersi che il suo equivalente sia quello di quest’ultimo, ossia = 6.
Il carbone scolora, e rende inodorosi i liquidi che passano sopra di esso. Il così detto carbone animale che si ottiene dalie ossa è sotto un tale rapporto più attivo del carbone del legno.
La polvere di carbone attira l’umidità, e si oppone alla putrefazione dei corpi organici involti in essa; essendo cattivo conduttore del calore, si adopera in alcuni casi per impedire i repentini cambiamenti di temperatura. La polvere di carbone venne fatta aderire ai neri delle prove positive per comunicare a queste un allo grado di permanenza. Ma i risultati che si ottennero lasciano ancora molto a desiderare, il carbone abbruciando si combina coll’ossigeno, si cambia in acido carbonico CO’; ma quando la combustione non può farsi liberamente si cambia in ossido di carbonio CO, che è un gas velenoso, al quale si devono ascrivere i casi di asGssia col carbone; questo gas si vede spesso abbruciare con Gamma blu sopra i carboni imperfettamente accesi.
CAUTSCHOUC.
Si chiama anche gomma elastica. La forinola della sua composizione è C 8 H 7, il suo peso atomico è 55. È insolubile nell’acqua, nell’alcool, solubile nell’etere, nell’olio di trementina, e nell’olio di godrone minerale. Le stofle impermeabili, dette Macintosh vengono fabbricate impregnandole con una soluzione di caulschouc. 1) petrolio lo ammollisce e lo cambia in una pasta che fatta fondere con cera lacca produce un cemento pel legno, per la pietra, pel ferro ecc. Il caulschouc col calore fonde e produce una sostanza liquida, incollante, che secca con difficoltà. In contatto con un corpo in combustione si accende. Nell’acqua calda si rammollisce e diventa alto a saldarsi, incorporarsi insieme se è tagliato di fresco. Piccoli tubi di caulschouc per connettere i tubi di vetro si possono fare dietro di un tal principio.
Il caulschouc diventa insolubile, prende un alto grado di elasticità a tutte le temperature, quando si tratta con solfo o solfuro di arsenico, e produce il così dello caulschouc vulcaniitato, di cui si fanno tubi e mille altri oggetti.
Al caulschouc è molto somigliante per le sue proprietà la gulla perca. Questa è solida alla temperatura ordinaria ed al calore, dell’acqua bollente si ammollisce e diventa capace di esser gettata in forma, non viene facilmente attaccala dagli agenti chimici. I vasi falli con questa sostanza sono solidi e leggeri, mollo utili pel fotografo in varie circostanze. CERA
La cera comune ha la composizione indicata dalla forinola C“H’ ’0’, è gialla, con odore particolare, fonde a-t-62», esposta al sole, all’aria ed all’umido diventa bianca e fusibile solo a-»- 70°. Per imbiancare la cera il cloro non è praticabile. Ma se ad 4 di cera fusa si aggiunge; di nitrato di soda, e quindi gradatamente ~ di acido solforico previamente dilungato con 9 volle il suo peso d’acqua, e quindi si lava il miscuglio cou acqua bollente per allontanare l’acido ed il sale, si ottiene lo imbiancamento della cera in modo assai vantaggioso.
Il peso specifico della cera è 0,963, essa è per i 9 / l0 solubile nell’alcool e nell’etere bollenti; ma l’alcool freddo ne ritiene solo una tenuissima quantità, e l’etere non ne ritiene nulla affatto. La cera forma una specie di anello tra i corpi oleosi grassi ed i corpi resinosi. Il fotografo ne fa un impiego assai considerevole per rendere trasparenti e più Gne le negative su carta.
CIANURO DI POTASSIO.
È una combinazione di ciano e di potassio in cui il ciano, benchè composto di carbonio e di azoto C’N, ha la proprietà di comportarsi come se fosse un corpo semplice. Il ciano avendo una tale proprietà anche nelle altre combinazioni, e formando un’eccezione alla legge delle combinazioni chimiche, per cui il semplice non si combina che col semplice, il composto non si combina che col composto, viene spesso indicato dalla formota Cy, ed il cianuro di potassio, che deriva dalla sua combinazione col potassio dalia forinola K Cy.
Il cianuro di potassio è d’ordinario molto impuro, contiene quasi sempre del carbonato di potassa, è molto solubile nel l’acqua in cui col tempo si decompone in acido prussico (acido cianoidrico) e potassa. Il suo equivalente è 66.
Trattato con acido solforico, cloroidrico, nitrico, si pone in libertà il velenosissimo acido prussico che si manifesta col suo odore caratteristico. In piccola dose mescolato col nitrato di argento in soluzione, forma un precipitato di cianuro di argento alterabile dalla luce, ma in grado minore del cloruro, ioduro e bromuro d’argento. In forte dose ridiscioglie il precipitato, formando un cianuro doppio, utilizzato nella galvanoplastica, perchè cede argento sui metalli, sulla grafite per virtù di corrente elettrica.
Si ottiene il cianuro di potassio calcinando sostanze organiche animali con potassa, oppure calcinando in storta di ferro il prussiato di potassa giallo, sciogliendo il residuo con acqua, filtrando ed evaporando.
Questo sale si usa da alcuni fotografi come fissante ed accelerante delle immagini, e come dissolvente delle macchie di argento. Ma per quanto è possibile vai meglio far senza di esso per causa delle sue proprietà fortemente velenose.
GLOBO.
È un corpo con proprietà distinte. Il suo equivalente è 36. Si estrae in grande dal sale di cucina col mezzo del biossido di manganese, dell’acido solforico e dell’acqua Ecco la reazione 2{SO:,IIO)-t-2.\’aCl-’-MnO a =:2 S0 3,Na0)+-2H0-s-MCI-’-CI.
Il cloro è un gas di odore irritante. La sua densità è 2,47; perciò quando esso si spande nell’aria si porta di preferenza nei siti meno elevati. L’acqua ne scioglie due voile il suo volume. Le proprietà imbiancanti dePcloro possono interessare il fotografo di oggetti microscopici, il fotografo che si occupa a riprodurre direttamente nella pressa a copiare delle foglie, dei fiori ccc.; questi oggetti vengono resi trasparenti dal cloro. Le fumigazioni del gas cloro sono in uso perchè si presume che esso distrugga certi miasmi deleteri, contagiosi, sparsi nell’aria. Il cloruro di calce viene spesso impiegato perchè ha la proprietà di cedere facilmente il cloro che contiene quando è trattato con un acido.
Il cloro non imbianca la lana come imbianca il cotone, ma la ingiallisce, intacca tutti i metalli e li cambia in cloruri metallici generalmente mollo solubili nell’acqua, ha grande tendenza a combinarsi coll’idrogeno: perciò introdotto nell’acqua è un ossidante energico come quello che, combinandosi coll’idrogeno di essa per formare acido cloroidrico, ne mette in libertà l’ossigeno.
ACIDO CLOROIDRICO.
Quando puro è in forma di gas, di odor piccante, della densità di 1,S5. Sciolto nell’acqua forma l’acido cloroidrico, od acido muriatico del commercio, t volume di acqua a 0° scioglie 500 volumi di questo gas ed alla temperatura di-t-sp" nonne scioglie più che 460 volumi.
Vi sono tre composti di acqua con acido cloroidrico, in cui i rapporti tra la quantità dei due componenti sono fissi.
t’ L’acido muriatico il più concentrato, fatto alla temperatura di 0°. Questo ha la densità di 1,21, è composto di BCl-«-6 HO ed ha per equivalente il n° 91.
2° L’acido muriatico predetto, lasciato per lungo tempo esposlo all’aria libera sino a che si sia volatilizzato in parte. La sua formola è HCI-’-12HO, ed il suo equivalente è (45.
3° L’acido muriatico della densità di 1,10, che alla temperatura din- 108° bolle e si volatilizza senza concentrarsi, od indebolirsi maggiormente. Esso è composto di HC1-M6HO, ed ha l’equivalente 181.
in grande si fabbrica l’acido muriatico con sale di cucina, ed acido solforico. La reazione è NaCI-i-S0 5,HO=NaO,SO ! -»-HCl.
L’acido muriatico ha molte proprietà comuni cogli altri acidi, arrossa i colori blù vegetali, satura le basi, ecc. La sua acidità non è dovuta all’idrogeno, ma al cloro che è più elettro-negativo. 1 corpi che hanno analogia col cloro, come
16 Fotografia, sono il iodio, il bromo, il fluoro, il ciano, danno origine a degli acidi con proprietà mollo analoghe a quelle dell’acido cloroidrico quando si combinano coll’idrogeno.
In contado col nitrato d’argento l’acido muriatico produce del cloruro di argento e dell’acido nitrico. AgO,X0 5 -t-HCI = AgCl+UO.NO».
Coll’acido nitrico forma l’acqua regia, così detta perchè essa è capace di sciogliere il re dei metalli, l’oro, mentre i due acidi componenti di essa sono, da soli, allatto privi di azione sopra di questo metallo; essi si sono modificati chimicamente nel miscuglio come qui si vede: 2HC1-4-N0 5 — jIIO-a-NO^CI’.
Quanto più denso è l’acido muriatico, tanto più grande è la quantità reale di acido che esso contiene. La seguente tavola di Pavy sarà molto utile a consultare, come quella che fa conoscere questa quantità in modo abbastanza approssimativo pei casi ordinari.
ACIDO PF.R <00
DENSITÀ
acido rea too [
1,21
42,13
1,10
20,20
1,20
40,80
1,09
18,(8
U 9
38,38
1.08
16,16
M 8
3 G.36
1,07
14.14
1,17
34.34
1.06
12,12
1,16
32.32
1,05
10,10
1,15
. 30.30
1,04
8,08
Uà
28.28
1,03
6,06
1 1 1 3§HXJu9
26.26
4,04
1,12
24.24
1,01
2,02
1,11
22,22
A partire dalla densità di 1,19. è notevole come colla descrescenza di f centesimo nella densità l’acido diminuisca costantemente di 2 unità, e di 2 centesimi.
Per trovare la quantità di acido reale che contengono le soluzioni mollo pià dilungale si prende la carta di campeggio come abbiamo indicato presso l’acido solforico. Cioè si prende per termine di paragone un lilolo normale di acido cloroidrico, e si cerca col polimelrn chimico l’ignoto rapporto dell’acido e dell’acqua. Si potrebbe anche far uso dell’acqua normale dell’acido solforico, perchè la modificazione della carta blu di campeggio succede in ragione inversa degli equivalenti di questi due acidi.
CLORURO DI AMMONIO,
È il sale ammoniaco. La sua composizione è N’H’CI. Alcuni lo chiamano anche idroclorato di ammoniaca NH\HC1. L’equivalente di questo composto è 34. Veniva anticamente importato daU’Egillo. Ora si prepara saturando carbonato di ammoniaca con acido muriatico, oppure trattando il solfato d’ammoniaca con cloruro di sodio.
Ha la densità di 1.50, richiede il suo proprio peso di acqua bollente per sciogliersi, e quasi tre volte tanto alla temperatura ordinaria. È debolmente solubile nell’alcool. Riscaldato ’j volatilizza. Esposto all’aria perde ammoniaca. Scioglie alcuni ossidi metallici per la facilità che ha di formare sali doppi. Viene proposto come un utile surrogato del cloruro di sodio nel preparare il cloruro di argento, 54 parli di cloruro d’ammonio facendo lo stesso efiello di 60 parti di cloruro di sodio.
La seguente (avola della solubilità del cloruro di ammonio è del sig. Leone Krafft. CHIMICA FOTOGRAFICA
GRADI
DELL’ AREOMETRO
QUANTITÀ DI SALE
CONTENUTO
IN UN LITRO DI SOLUZIONE
i
25, <95
1,75
41,047
2
50,390
3
75.585
4
<00.780
5
<25,976
6
Ibi, 171 <76,366
7
8
201,561
9
226,757
251,952
to
to,t
259.920
.
CLORURO DORO.
Il cloruro d’oro del fotografo è un percloruro AuCl 8, oppure Au’Cl 8, secondi) il modo di considerare l’atomo dell’oro, il suo equivalente è 308. Quando è secco è in forma di cristalli aranci, deliquescenti, fusibili, decomponibili dal calore, e dalla luce. La sua soluzione nell’acqua è gialla quando è dilungata, ed è rubiconda quando è concentrata. È naturalmente acido verso le carte reagenti per causa della grande quantità di cloro che contiene in combinazione. Il cloruro d’oro del commercio contiene d’ordinario dell’acido cloroidrico libero. Il carbone, il prolosolfato di ferro, il prolocloruro di stagno, l’acido solforoso e molli acidi vegetali lo decompongono, ne precipitano l’oro allo stato metallico. È solubile nell’alcool e nell’etere.
Col nitrato d’argento forma un precipitato di cloruro d’argento e di ossido d’oro. Coll’ammoniaca produce un composto esplosivo, l’oro fulminante. Coll’iposolfito di soda forma il sale doppio, che serve a fissare e colorare le prove, la reazione è (Na0,S’0’) h- AuCl‘ 4UO = 2(Na0,S’0») ÀuO,S’0’ SfNaO.S’O 1 ) -► ilIO +■ 3NaCI.
11 cloruro d’oro si prepara introducendo dell’oro nell’acqua regia: Au-♦-N0:l -»-3HCI=AuCl 3 -♦-i;^0-^•N0,. Nel fare quest’operazione quando nou si ha dell’oro puro si prende dell’oro monetario, il sale evaporato a siccità viene fallo sciogliere in acqua distillala, acidulato con acido cloroidrico, e trattato con una soluzione di solfato di protossido di ferro. La polvere che si depoue si lava bene con acido cloroidrico dilungato e forma l’oro puro, che si adopererà a far la soluzione.
Questo sale viene spesso falsificato ed è utile che il fotografo possa prepararselo. Nel Photographisclies Ardite del 1 861 (o), trovasi descrìtto con tutti i suoi dettagli il procedimento per ottenerlo.
Si tratta una moneta d’oro con acqua regia. Quando la soluzione è fatta è verdastra pel rame che contiene. La polvere nera che si trova al fondo è cloruro di argento. Questa soluzione si fa evaporare in capsule di porcellana sino a che abbiano cessato di svilupparsi vapori acidi. Dopo si scioglie, si filtra, e si aggiunge, a goccic, una soluzione di carbonaio di soda, sino a che si forma un precipitato di carbonato di ossido di rame, onde saturare tutto l’acido nitrico, si aggiunge qualche goccia di acido muriatico per far nuovamente sciogliere il precipitalo. Dopo si aggiunge alla soluzione una soluzione filtrata e ben limpida di solfato di ferro, agitando il miscuglio. L’oro si depone in forma di polvere bruna, si lava questa polvere con acido muriatico, e poi con acqua distillata sino a che essa non produca più alcun coloramento con una soluzione di prussiato di potassa giallo. L’oro puro, che così si ottenne, si tratta con acqua regia, si fa evaporare a siccità, a calore lento, ed il sale ottenuto sarà cloniro d’oro puro. Se si riscalda troppo a lungo ed al calore di 1 50’C una parte dei cloro si evapora, non rimane che un cloruro d’oro di color giallo AuCI che si decompone in oro e bicloruro d’oro quando si scioglie nell’acqua. Quest’ultimo cloruro non conviene al fotografo.
(a) Photographischcs Jrchlv — Monadiche Berichte uber den Fortschritt der Photographie — unter Mitwirkung von Dr. Schuauss hi rausgegeben von P. Liesegaug. Berlin. CLORURO DI SODIO.
È il sale di cucina o sai comune. Non contiene acqua di cristallizzazione, la sua formula è NaCI. il suo equivalente è 60, Quando viene riscaldato al fuoco decrepita, al calor rosso fonde senza decomporsi, a più forte calore si sublima nell’aria, raffreddandosi prende la forma di una massa bianca dura. E quasi perfettamente insolubile nell’alcool assoluto, ma nell’alcool comune si scioglie in quantità ancor notevole. Ua questo di singolare tra gli altri sali, che si scioglie tanto bene neH’acqua fredda, come nell’acqua bollente, ossia che la sua solubilità non cresce sotto l’influenza del calore: 4 parte di sale si scioglie perfettamente in 3 parti di acqua; la sua soluzione concentrala bolle alla temperatura di ->410° centigradi, cppcrciò serve per far evaporare alcuni liquidi, o seccare alcuni corpi che non possono sopportare un calore più forte.
Se si sparge del cloruro di sodio in polvere sopra la superficie di un vaso di terra ferruginoso, e quindi si fa cuocere al forno questo vaso, la selce e l’allumina del vaso vengono vetrificale dalla soda del sale, il cloro del quale si combina col ferro. Il cloruro di sodio viene decomposto dall’acido solforico e dall’acido nitrico che ne scacciano il cloro in forma di acido cloroidrico. Mescolato col nitrato di argento, produce il cloruro di argento come sappiamo. Veniva dapprima usato a fissare le prove fotografiche, perchè scioglie il cloruro ed il ioduro d’argento, ma sotto un tal rapporto non viene più adoperato, perchè è infinitamente più utile l’iposolfito di soda.
COLOFONIA.
La colofonia o resina comune, C" ) II 5t ’0\ è il residuo della distillazione della trementina, eJ ha per equivalente il n° 302. E fragile, di color bruno, della densità di 1,08. Si ammollisce a -’-75° centigradi, ma non entra in fusione sotto-»- 130’. Fregata sopra di una corda ne rallenta la scorrevolezza, facendo un’azione opposta a quella degli olii. Accesa, e quindi estinta si cambia in pece nera. La colofonia si scioglie nell’olio di noce, di lino, ecc. Nella proporzione di 4 00 di colofonia sopra 18 di olio di noce dà un cemento assai alto ad unire il vetro col legno per comporre i bacini del fotografo.
ETERE.
Questo liquido, C’fPO, chiamasi anche ossido di olilo, AeO, il suo equivalente è 37. Si ottiene distillando con tulle le precauzioni possibili un miscuglio a parti eguali di acido solforico della densità di 1 84 e di alcool rettificato, nel quale miscuglio si fa cadere gradatamente del uuovo alcool a misura che quello che ò contenuto nel miscuglio passa per distillazione in furma di etere. L’acido solforico nel convertire l’alcool in etere gli toglie un atomo d’acqua (C’H‘0 1 ) — H0=CU’0; 100 parli di alcool contenenti 76 parli di alcool assoluto danno con una buona distillazione 60 parti di etere del peso specifico di 0,727.
L’etere è neutro ai reagenti colorali, ha il peso specifico di 0,70, è volatile, ed il suo vapore è talmente denso, che nel versare l’etere da un vaso in un altro si può facilmente vedere il vapore che si spande. Questo vapore essendo infiammabilissimo e capace di detuonare con violenza quando è mescolato coll’aria, riesce pericoloso l’avvicinarvi un lume acceso. Col calore l’etere si dilata molto, riscaldato da — 4 5° sino a -4- 35° il suo volume cresce di circa. Per un tubo capillare passa più prontamente che non l’acqua, e l’alcool; così se per passare l’etere richiede 400 secondi
L’acqua richiederà 345 »
L’alcool » 850 »
e l’altezza comparativa a cui questi tre fluidi salgono in uno stesso tubo capillare è rappresentata dai numeri 6 per Teiere 9 per l’alcool 13 per l’acqua.
L’etere non si mescola in (ulte le proporzioni coll’acqua. Quando questi due liquidi vengono agitali insieme, l’acqua scioglie circa ~ di etere, ed il rimanente si porla sulla superficie, e forma uno strato di etere che contiene circa £ di acqua solamente. Coll’alcool invece si mescola in tutte le proporzioni. L’etere del commercio contiene spesso dell’alcool che ne altera la densità, ed il punto d’ebollizione. Si può liberare l’etere dall’alcool che contiene lavandolo nell’acqua.
Scioglie il iodio, il bromo, coi quali corpi alla lunga reagisce, e si decompone con formazione di acido iodoidrico, bromoidrico, e di altri prodotti. Scioglie -^pdel suo peso di solfo e ^ di fosforo. L’ammoniaca, la soda, la potassa sono capaci di provocare la decomposizione dell’etere e generare in esso dell’acido acetico, formico, ecc. Il piombo, il ferro, il zinco vengono lentamente ossidali dal contatto dclTelere e cambiali in acetati. I sali inorganici sono di rado solubili nell’etere. Da ciò nasce la difficoltà nel rendere fotografico il collodio. Gli olii, le resine, gli estratti sono generalmente molto solubili nell’etere. Sotto l’influenza delia luce ed in contatto dell’aria l’etere diventa meno volatile, meno capace di sciogliere gli olii fissi, perchè si forma nel vaso un po’ di acido acetico. Perciò l’etere si deve conservare in piccoli fiaschi ben chiusi ed al riparo dalla luce.
Al fotografo non conviene lo spendere il suo tempo per preparare l’etere e ciò pel principio economico della divisione del lavoro, ed anche perchè la preparazione dell’etere va accompagnala da qualche pericolo di esplosione e di incendio, e perchè dai farmacisti si può avere l’etere lavato e rettificato della densità di 0,725, ossia di gradi 63, abbastanza puro e conveniente per le operazioni del fotografo Ma l’etere essendo soggetto ad alterarsi col tempo in modo da diventare inservibile per la fabbricazione del collodio fotografico, così non sarà inutile il dire in qual modo si debba operare per purificare l’etere quando esso ha subito una tale alterazione. Si prende l’etere che si vuole purificare, e si mescola col suo volume di acqua. Si lascia riposare il miscuglio sino a che si siano formati due strati distinti. Si decanta lo strato superiore in una storta di vetro, e si rigetta lo strato inferiore come inservibile. Ora s’ introduce nella storta stessa ’/« del peso dell’etere di calce viva polverizzata, si agita il mescuglio e dopo un riposo di 12 ore si porta lo strato sopra un bagno-maria di acqua calda e lontano dai corpi accesi, facendola comunicare con un condensatore attorniato di ghiaccio od almeno di acqua ben fredda. Dopo delia distillazione si troverà che l’etere ba dato un piccolo consumo mentre sarà minore la sua densità, e maggiore il suo grado nell’areometro pei liquidi più leggieri dell’acqua.
FLUORURO DI POTASSIO.
Questo sale, KF, venne proposto come accelerante dell’immagine fotografica. Il suo equivalente è 59, è solubilissimo nell’acqua, esposto all’aria umida cade in deliquescenza. Trattato con acido solforico mette in libertà dell’acido fluoroidrico. Esso ha forma di liquido, è velenoso, corrosivo in sommo grado, bolle già alla temperatura di - 4 - 18 ’’; versato nell’acqua produce un forte calore, sibilando come se vi si introducesse un ferro rovente. Intacca prontamente il vetro, epperciò si conserva in vasi di piombo. Si adopera per incidere sul vetro preservando il fondo con vernice composta di 4 parte di trementina, e 4 parli di cera. L’operazione si fa entro di un vaso di piombo riscaldato leggermente, se si vuole far agire il vapore per ottenere un’impronta opaca; Oppure si bagna il vetro da incidere con una soluzione composta di 1 parte di acido fluoroidrico e di 6 parli di acqua, quando basta di avere sul vetro un’incisione trasparente. Invece del fluoruro di potassio è più utile l’adoperare il fluoruro di calcio o spalofluoro per produrre l’acido fluoroidrico. Ma lo spalofluoro non si potrebbe adoperare direttamente nella fotografia perchè è insolubile nell’acqua. ACIDO GALLICO.
L’acido gallico è molto abbondante in natura, esso trovasi in molli prodotti del regno vegetale associato ad altre sostanze. Esso si estrae dalla noce di galla.
Si pone t parte di noce di galla in polvere grossolana con 5 parli di acqua in un vaso, che si mantiene alla temperatura di 80 a 85 gradi per lo spazio di uno o due mesi, aggiungendo di quando in quando dell’acqua per impedire l’essiccamento del miscuglio. Dopo un tal tempo si fa evaporare sino a siccità, e si tratta il residuo con alcool bollente. L’acido gallico si scioglie, e si depone col ralTreddamcnto in forma di cristalli aghiformi. Facendo cristallizzare una seconda volta si ottiene l’acido gallico sufficientemente puro.
La composizione dell’acido gallico viene rappresentala da C 7 FP0 5 -t-110, ed il suo equivalente chimico è 9i Le sue proprietà acide sono mollo deboli, ina ha molla tendenza a combinarsi cogli ossidi metallici, perchè forma con essi composti insolubili. Cogli ossidi metallici che cedon facilmente il loro ossigeno come p. e. l’ossido di argento, esso non si combina direttamente, ma decompone l’ossido togliendogli l’ossigeno, e convertendolo in metallo. Esso non produce alcun precipitato colla gelatina, e quando ciò succede deriva dal contenere esso dell’acido concinico proveniente da una imperfetta preparazione.
L’acqua alla temperatura ordinaria scioglie del suo peso di acido gallico.
Nell’alcool l’acido gallico si scioglie in grande quantità, e la soluzione ha il pregio di non alterarsi col tempo. Un litro di alcool a 38 gradi scioglie facilmente 200 gramma di acido gallico, e la soluzione filtrata può in ogni caso servire al fotografo per preparare prontamente una soluzione acquosa di acido gallico. bastando mescolare una piccola quantità della alcoolica soluzione con molla acqua per avere la soluzione di acido gallico atta a servire allo svolgimento dell’immagine fotografica. Una soluzione di acido gallico, conservata fuori del contatto dell’aria in una bottiglia ripiena sino al suo turacciolo, acquista in dieci, o quindici giorni una tinta di limone più o meno bruna, nel quale stato vuoisi che sia dì un effetto migliore che non quando venne preparata di fresco.
Dopo uno spazio di alcuni mesi Incido gallico in soluzione acquosa perde le sue proprietà. Un forte eccesso d’acido gallico presente ne! liquido, in forma di precipitato, si scioglie intieramente fermentando, decomponendosi, trasformandosi in altri sconosciuti prodotti. L’addizione di un po’ di acido acetico, oppure di qualche goccia di olio di garofani ha per effetto di impedirne ia decomposizione.
Impiegasi in grande quantità l’acido gallico nei procedimenti fotografici su carta, su albumina e su collodio secco.
gelatina.
È una sostanza composta di Il suo peso ato mico è 156. Quando è pura, è senza colore, trasparente, inodorosa, insipida, più leggiera dell’acqua. La gelatina la più pura che si trovi in commercio è la colla dì pesce, ittiocolla. La colla comune ò una specie di gelatina mollo impura. La gelatina nell’acqua si gonfia, ma non si scioglie che coll’aggiunla del calore. La soluzione col raffreddamento si rappiglia. Una soluzione che contenga ~ di colla di pesce si rappiglia ancora raffreddando; quando invece ne contiene solo — rimane liquida. Quando la gelatina viene ripetutamente riscaldala, fatta bollire e raffreddala, perde la sua tendenza a rappigliarsi, e diventa di più in più solubile. Gli acidi accrescono pure grandemente la solubilità della gelatina nell’acqua Viene precipitata dal concino, col quale si può scoprire sino ad di gelatina in soluzione. Nell’alcool, nell’etere, negli olii nou è solubile. E neutra ai reagenti colorati, ed ha minor tendenza dell’albumina per combinarsi cogli ossidi metallici. GOMMA.
Varie sono le qualità della gomma. Quella che a noi importa conoscere è la gomma arabica. Quando questa è pura riceve dai chimici la Corniola C,5 Q M 0’ 1, ed ha per equivalente il n’ 174. È fragile, trasparente, senza odore, inalterabile all’aria, del peso specifico di circa 4,40. Si scioglie nell’acqua fredda, e più facilmente nell’acqua calda, producendo una mucilaggine più o meno densa che viene frequentemente utilizzata. La gomma è insolubile nell’alcool e nell’etere. I droghieri ne vendono di quella in sorte bianca, di quella scelta, di quella minuta, bruna, in pezzi, ed in polvere.
CITTA PERCA.
Abbiamo già parlato di questa sostanza trattando del cautschouc. Essa è preziosa pel fotografo che viaggia, imperocchè può rimpiazzare in molte circostanze il fragile vetro nel fabbricare i bacini, gli imbuti, le boccie, ecc.
IODIO.
Questo corpo semplice, che ha molle proprietà analoghe a quelle del cloro e del bromo, si estrae, col mezzo dell’acido solforico e del biossido di manganese, dalle ceneri di alcune piante che crescono sulla riva del mare, nelle quali si trova allo stato di ioduro di sodio.
È solido, grigio nerastro, con splendor metallico. tinge la pelle in giallo, ha un odore acuto eccitante la tosse; il suo simbolo chimico è I, il suo equivalente è 126, è volatile alla temperatura ordinaria, principalmente quando è umido. Il suo peso specifico è 4,95, riscaldato a -’-107“ fonde, a -’-183°, bolle con abbondanti vapori rosso-violacei che condensandosi riprendono lo stato solido.
Il vapore dell’iodio confrontato coll’aria ha la densità di 8,70; intacca i metalli, e li cambia in ioduri. 11 iodio è poco solubile nell’acqua, la quale ne scioglie poco più di del suo peso. Nell’alcool e nell’etere si scioglie in quantità maggiore. Tinge in blu l’amido con tanta forza, che un liquido contenente del suo peso di iodio riceve ancora un color blu quando gli si aggiunge una soluzione di amido. Nella mia Polimetria chimica ho fatto vedere che una soluzione contenente solo j-jjpùjjdi iodio si può, con una carta inamidata, dosare con un errore minore di -pi della quantità totale dell’iodio contenuto in essasi falsifica il iodio con piombaggine, solfuro di antimonio e perossido di manganese. Queste addizioni si scoprono dalla loro insolubilità nell’alcool. Si purifica sufficientemente il iodio del commercio con scioglierlo nell’alcool, filtrare e precipitare con aggiunta di acqua.
ACIDO iodoidrico.
Facendo passare una corrente di gas acido solfidrico nell’acqua in cui si pose dell’iodio, si produce una soluzione acquosa di acido iodoidrico, HI. Si filtra e si conserva la soluzione fuori del contatto dell’aria, la quale col suo ossigeno converte l’acido iodoidrico in acqua e iodio. L’acido iodoidrico puro è naturalmente in forma di gas ed ba proprietà analoghe a quelle dell’acido cloroidrico; il suo peso specifico è 4,44. La sua soluzione acquosa quando è concentrala ha il peso specifico di t,7. Questa soluzione scioglie sino a 4 equivalenti di iodio per ogni equivalente di iodio che contiene; dilungando la soluzione con acqua si precipitano 3 equivalenti di iodio, e rimane in soluzione un dentoioduro di idrogeno. Le soluzioni di ioduro di potassio, di frrro, di zinco, si comportano in maniera analoga, e formano deutoioduri che interessano il fotografo sopra tutto nella preparazione dell’albumina per negative, dove conviene eliminare per quanto è possibile la quantità della base salificabile.
IODURO DI AMMONIO.
Questo sale, che viene da taluni adoperato in surrogazione dell’ioduro di potassio, si prepara facilmente neutralizzando acido iodoidrico con ammoniaca liquida. È anidro, solubile nell’acqua t in forma di cristalli che si volatilizzano senza decomporsi; in contatto dell’aria si altera e prende una tinta bruna. E molto solubile nell’alcool, ma la soluzione col tempo si decompone. Il suo equivalente è <44. Viene rappresentato dalla forinola NH’I. Si conosce anche col nome di idriodato di ammoniaca NH S, HI.
IODURO D’ARGENTO.
Si ottiene il ioduro d’argento mescolando un ioduro solubile con nitrato d’argento E giallo pallido, insolubile nell’acqua, leggermente solubile nella soluzione del nitrato di argento, principalmente quando questa è concentrala. È quasi insolubile nella ammoniaca liquida, cd 6 meno solubile che non il cloruro di argento nei cloruri alcalini, e nell’iposolfito di soda. Nell’ioduro di potassio si scioglie e forma un sale doppio. Il suo simbolo chimico è Agl, il suo equivalente è 334.
IODURO DI CADMIO.
Questo sale viene molto impiegato nella preparazione del collodio fotografico, perchè è meno proclive a decomporsi che non il ioduro di potassio, ed il ioduro di ammonio. Si prepara facilmente mettendo tra loro a contatto del cadmio, e dell’iodio inumidito con apqua.
Il ioduro di cadmio è mollo solubile nell’acqua e nell’alcool, è inalterabile all’aria. La sua forinola chimica è Cdl ed il suo equivalente è 182.
IODURO DI POTASSIO.
Questo sale si può ottenere saturando acido iodoidrico con potassa, ma il modo più comune per prepararlo consiste nello sciogliere dell’iodio in una soluzione di potassa caustica, finchè essa incomincia a prendere un color bruno, evaporare a siccità, e fondere al calor rosso il residuo dopo di averlo addizionato con un poco di polvere di carbone che riduce allo stato di ioduro il iodato di potassa prodottosi.
Nella reazione 6KO, e 61 producono 5KI e K0,I0 5 che colla azione del calore diventa KI, mentre 0° è cacciato o tolto in combinazione dal carbone aggiunto.
Il ioduro di potassio ò un sale bianco fusibile, anidro, debolmente deliquescente; la sua composizione è KI, il suo equivalente 166; è solubilissimo nell’acqua: 100 parli di acqua a ■+■ 17" ne sciolgono circa 143 parli. Nell’alcool assoluto è pochissimo solubile. Nell’alcool dilungato è tanto più solubile quanto piò grande è il dilungamento: I parte di ioduro di potassio è solubile in 6—8 parti di alcool della densità di 0,836. Le sue soluzioni sono raramente neutre alle carte colorale, contenendo sovente del carbonato di potassa. Oltre il carbonato di potassa può anche contenere dell’iodato di potassa, del clorurò di potassio e di sodio. Mescolato coll’amido nella proporzione di 1: 8 mi ba servito a preparare una carta reagente sensibilissima per scoprire e determinare le proporzioni quantitative del cloro nelle sue soluzioni dilungate. CHIMICA FOTOT.EAFICA
IPOSOLFITO DI SODA.
Abbiamo veduto che questo sale è il miglior fissatore delle immagini fotografiche per la proprietà che esso ha di sciogliere i ioduri, i bromuri, i cloruri, i cianuri di argento che non vennero alterali dalla luce e dai liquidi rivelatori.
Non è difficile la sua preparazione. Si pone in una storta di vetro della polvere di carbone, vi si aggiunge dell’acido solforico a 66’ in quantità sufficiente per inumidire il carbone, ma non di più, e si scalda. Si conduce il gas che si sviluppa in una soluzione di carbonai? di soda. Questo si trasforma a poco a poco in solfito di soda. La soluzione del solfito, quando sarà diventata neutra, si fa bollire con solfo in polvere entro di una capsula di porcellana, ma non di metallo. Il solfo combinandosi col solfito di soda lo cambierà in iposolfito di soda. Facendo evaporare, si ottiene in forma di cristalli. Questa cristallizzazione sarebbe superflua al fotografo, epperciò gli basterà il filtrare la soluzione ottenuta, metterla in bottiglie, e quando vuol servirsene dilungarla sino al grado che conviene alle operazioni cui la destina. Secondo l’esperienza fattane da Tromsdorff, e riferita nella Reme photographigue del 1861 (a), l’iposolfito fatto evaporare a siccità è capace di produrre delle pericolose esplosioni anche quando si opera al calore dell’acqua bollente.
MIELE.
Il sapor dolce dei miele deriva da ciò che esso contiene del zuccaro di uva, o glucosia, ed un liquido zuccherino analogo
(o) fievue Photographique — Recueil mensuei exclusicement consacri aux progrèt de la Photographie. Paris. PARTE SECONDA. 257
a quello che accompagna il zuccaro comune nella pianta da cui si estrae. 11 miele contiene inoltre una materia colorante gialla, della cera, della gomma, e qualche volta «della mannite. Lavando il miele granulato con alcool concentrato vengono sciolti tulli gli altri principii, e si ottiene il zuccaro di uva che si puh purilicare maggiormente sciogliendolo nell’acqua, e passandolo sopra carbone animale. Alcuni impiegano il miele per modificare l’albumina che si tratta di stendere sulle lastre di vetro, ma sarebbe molto più giovevole l’impiegare il zuccaro di uva o glucosia, perchè è principalmente a questa sostanza che il miele deve le sue proprietà, e perchè il miele, per causa delia cera che può contenere, se non è ben purificato, è capace di danneggiare l’uniformità dello strato dell’albumina.
ACIDO NITRICO.
L’acido nitrico puro, anidro, è solido, la sua forinola chimica è NO 5, il suo equivalente 5i.
L’acido nitrico comune è composto di acido nitrico anidro, e di acqua; non è solido, ma liquido, e volgarmente chiamasi acqua forte. Al suo maximum di concentrazione è composto di HO, NO 5, ed ha per equivalente il n° 63. La sua densità è 1,55, bolle a ’ 4 - 86° centigradi, e lentamente si decompone in contatto della luce.
Quando è più dilungato forma altre combinazioni definite coll’acqua. La cumbinazione 9110, NO 5 bolle a ■+■ 128°, senza decomporsi.
Quando l’acido nitrico contiene più di 9 equivalenti di acqua bolle tra ■+• 100° e -t- 128°. L’acqua distilla con poco acido sino a che ia soluzione abbia acquistato la composizione 9H0,N0 5 ed il calore di ■+■ 128°.
Quando invece l’acido nitrico contiene meno di 9 equivalenti di acqua, bolle tra +■ 86» e -+• 128°, distilla concentratissimo, e
M Fotografia. si dilunga sino ad avere la cotuposizioDe di 9H0.N0 5, ed il calore di 128°.
Per lai modo c^la distillazione un acido nitrico concentrato si diluisce, ed un acido nitrico diluito si concentra.
L’oro ed il platino sono tra i pochi metalli che non vengono intaccali dall’acido nitrico; l’argento, il ferro, il rame, il zinco e molli altri vengono celeremente sciolti dall’acido nitrico, il quale in parte si decompone per ossidare il metallo ed in parte si combina col metallo ossidato.
L’acido nitrico comune, contenendo spesso dell’acido nitroso in soluzione, ha proprietà ossidanti anche più energiche dell’acido nitrico puro. Si riconosce la presenza dell’acido nitroso nell’acido nitrico da ciò che questo si presenta colorato in arancio più o meno intenso, da ciò che precipita il iodio dai ioduri, colora in bruno il solfato di protossido di ferro, inverdisce il prussiato di potassa.
L’acido nitrico comune contiene ancora piccole quantità di acido solforico, cloroidrico, ed ossido di ferro. Col nitrato di argento si precipita l’acido cloroidrico, col nitrato di barite l’acido solforico.
Per purificare l’acido nitrico basta trattarlo cod una piccola quantità di litargirio, e distillarlo in una storta di vetro.
Un pezzo di lana immerso nell’acido nitrico viene prontamente ingiallilo, invece se si introduce un pezzo di cotone nell’acido non succede alcun cambiamento di colore, e si direbbe che il ’ cotone non ha ricevuto alcuna notevole modificazione dal contatto dell’acido nitrico; ma se si avvicina un corpo acceso a questo cotone, si trova che esso è divenuto esplosivo.
Sul rame, sullo stagno, sull’argento, l’acido nitrico a 1,50 di densità sembra inerte, ma diventa attivissimo coll’aggiunta di un poco d’acqua, li ossida, e li scioglie producendo un abbondante svolgimento di vapori nitrosi.
L’acido nitrico mollo dilungato quando reagisce sui metalli che decompongono l’acqua provoca la formazione di una certa quantità di ammoniaca che rimane in combinazione coll’acido. Ciò spiega perchè il ferro, il zinco, lo stagno siano capaci di sciogliersi nell’acido nitrico dilungato senza lo svolgimento di gas che sempre si manifesta coll’argento, col rame, col piombo, col mercurio, coll’antimonio. L’acido nilrico, come gli altri acidi, tinge in rosso le malerie coloranti azzurre di origine vegetale. Si può tirare partito di questa proprietà dell’acido nilrico, non solamente per scoprirlo in alcune circostanze, ma anche per determinarne le proporzioni quantitative nelle sue soluzioni dilungalissime, operando col mezzo della carta di campeggio secondo il metodo che descriveremo nell’Appendice.
Le soluzioni concentrale di acido nitrico si determinano più convenientemente neutralizzandole con una base, oppure cercandone il peso specifico col mezzo di un areometro.
La seguente tavola del dottore Thomson dà il peso specifico, e la quantità centesimale di acido anidro presso varie combinazioni atomiche di acido nitrico e di acqua.
ITOMI DI ACIDO Nimico
ATOMI DI ACQUA
ACIDO NITRICO ANIDRO IR 100 PARTI
PESO
SPECIFICO
i
i
85,71
1,55
2
75 —
1,48
i
3
65,66
4,45
i
4
60 1.42
i
&
54,54
4,39
\
6
50 —
l,V7
\
7
46.26
4.34
i
8
42.86
4 32
\
9
40 —
4,30
\
IO
37,50
4,28
i
41
35.29
1,26
t
12
32.57
4.24
i
13
34,58
1,23
\
14
30 —
1,24
i
15
28,57
1,20
L’acido nitrico si ottiene trattando il nitrato di potassa con acido solforico. Quando l’acido si vuole ottenere puro bisogna purificare il nitrato di potassa con ripetute cristallizzazioni.
In grande l’acido nilrico si ottiene distillandolo in cilindri di ferro fuso, e si pone in damigiane, damas juaruu, chiuse con turacciolo di terra cotta e gesso, per metterlo in commercio. Quest’acido converrà sempre più il comperarlo dai fabbricanti di prodotti chimici che prepararlo in piccolo; imperocchè l’acido impuro si può mollo bene purificare colla distillazione come si disse.
NITRATO DI ARGENTO.
Questo corpo è quello che nell’arte del fotografo ha la più grande importanza e pel suo costo, e per l’uso continuo che di esso deve fare chi vuole produrre delle immagini coll’azione della luce. Perciò nel trattare di questo corpo noi ci fermeremo sopra i seguenti punti.
a Proprietà chimiche e preparazione del nitrato d’argento.
b Proprietà fotografiche.
c Riconquistare il nitrato di argento che si perde nelle operazioni fotografiche.
a Proprietà chimiche e preparazione del nitrato di argento. Il nitrato di argento è composto di acido nitrico e di ossido di argento insieme combinati chimicamente in modo da prendere la forma che gli conosciamo. Viene rappresentato dai chimici colla formola AgO, NO’, il suo equivalente viene espresso dal n° 170. Alla temperatura di -+- 15’ è solubile nel suo peso di acqua, alla temperatura dell’acqua bollente vi è solubile nella metà del suo peso. L’alcool bollente ne scioglie la quarta parte del suo peso, ma l’alcool freddo ne scioglie solo una quantità piccolissima; nell’acido nitrico concentrato è quasi insolubile, e ciò offre un mezzo assai facile di purificarlo quando contiene sostanze estranee. Riscaldato in un crogiuolo fonde, ed a temperatura molto elevata perde ossigeno, e la sua soluzione diventa alcalina alle carte reagenti, perchè viene a contenere del nitrito e dell’ossido di argento. Viene decomposto dal ferro, dal zinco, dal mercurio, dal rame, i quali metalli precipitano l’argento allo stato metallico, e lo sostituiscono nella combinazione coll’acido nitrico. Ha un’azione caustica e corrodente sui corpi organici di natura animale. La così delta pietra infernale non è altro che nitrato di argento fuso.
Per quanto è possibile, non si deve mai mescolare il nitrato di argento con ammoniaca liquida, o con soluzioni di sali ammoniacali, perchè può prodursi una pericolosissima combinazione di ossido di argento e di ammoniaca che si depone in forma di polvere nera. Questa polvere, chiamata argento fulminante, è esplosiva in sommo grado, e le cause le più insignificanti possono occasionare con essa delle esplosioni di una forza senza esempio.
Il nitrato di argento è facilissimo a preparare. L’operazione si deve eseguire all’aria aprica per non essere molestali dai vapori che si spandono. Si pone in una capsula di porcellana
1 parte di argento,
2 parti di acido nitrico,
2 parti di acqua,
riscaldasi leggermente, e quando la soluzione è compiuta, si evapora sino a siccità. Continuando più oltre l’azione del calore il sale non larda ad entrare in fusione ed a perdere ogni traccia di acido. Il nitrato di argento fuso è spesso preferito al nitrato in forma di cristalli, perchè questo è non di rado con reazione acida.
Nel preparare il nitrato di argento si può far uso di argento monetario, il quale contiene il decimo del suo peso di rame.
In questo caso si produce contemporaneamente del nitrato di rame che rimane mescolato col nitrato di argento. 11 nitrato di rame si scaccia dal nitrato di argento riscaldando fortemente il sale, e mantenendolo per qualche tempo in fusione in una capsula, cosi si precipita dell’ossido di rame con svolgimento di vapori rutilanti. Dopo raffreddamento si scioglie il sale nell’acqua e l’ossido rimane insolubile.
Per ottenere il nitrato di argento perfettamente puro si precipita con cloruro di sodio la soluzione di Diirato di argento monetario. Il precipitato si lava bene con acqua, si pone in una capsula di porcellana, si ricopre con acqua contenente ‘/ l0 circa di acido solforico, e vi s’immerge una lamina di zinco. Ora si mette in disparte il vaso per due o tre giorni. Tutto il cloruro di argento viene così cambiato in stato metallico in formi di una polvere grigio-nera; si eslrae la lamina di zinco, si lava con acqua il miscuglio, e poscia si aggiunge una nuovà quantità di acido solforico dilungato per sciogliere le particelle di zinco che possono trovarsi mescolate colla polvere, e si termina lavando ripetutamente con acqua sino a che questa non formi più alcun precipitato con carbonaio di soda. La polvere o deposito grigio rimanente nella capsula sarà argento puro. Questo, sciolto nell’acido nitrico nel modo sopraddetto, produce il nitrato di argento puro. L’argento di copella produce coll’acido nitrico del nitrato leggermente colorato in bruno per alcune traecie di Terrò. Se si lava questo nitrato con acido nitrico concentrato, il nitrato si ottiene di una perfetta candidezza come quello che si trova in commercio. Questo acido, che ha lavato il nitrato, può servire alla preparazione di altro nitrato, ed il sale lavato con questo acido si fa ben sgocciolare e poi si scioglie con acqua per farlo nuovamente cristallizzare, e così liberarlo dall’eccesso di acido che naturalmente contiene. Si potrebbe anche riscaldarlo per lungo tempo al calore un po’ superiore a quello dell’acqua bollente per scacciare l’acido che esso contiene.
b Proprietà fotografiche del nitrato di argento. Questo sale ha la facoltà di potere da se solo rendere fotogratica la carta sopra cui si stende, senza che questa abbia previamente ricevuto alcun’altra preparazione, e questa sua facoltà deriva da ciò che il nitrato di argento in contatto delle sostanze organiche tende a decomporsi, principalmente in presenza della luce. La carta nitralala non potrebbe servire per prove negative prese nella camera oscura, perchè non è abbastanza sensibile, ma vuoisi che corrisponda assai bene impiegandola per positive nella pressa a copiare, ed ha questo di vantaggioso sopra ogni altra carta resa fotogenica, cioè di dare delle positive che si lasciano fissare perfettamente con semplici lavature nell’acqua calda.
Le soluzioni del nitrato di argento sotto l’influenza della luce macchiano la pelle e la biancheria in nero solido Perciò il nitrato di argento forma la base dell’inchiostro per marcare la tela di linò o di cotone. Un tale inchiostro si potrebbe molto propriamente chiamare inchiostro fotografico. Scrìvendo con una soluzione composta di
4 parte di nitrato di argento,
I » gomma arabica,
4 parti di acqua
sopra la tela toccata preliminarmente con una soluzione composta di
I parte di gomma arabica,
4 parti di cristalli di soda.
16 » acqua,
e facendo seccare alla luce, si ottiene una scrittura con caratteri neri solidi.
L’inchiostro di Rcdwood è fatto nel modo seguente:
31 grammi di pietra infernale sciolti nell’acqua e
precipitali da
50 grammi di carbonato di soda.
Lavare il precipitato, e trattarlo ancor umido, con
II grammi di acido tartarico, a cui si aggiunge tanta ammoniaca quanta è necessaria per sciogliere il tarlrato di ossido di argento. Quindi
15 grammi di sale di acetosella,
15 n zuccaro bianco,
50 » gomma arabica,
e tanl’acqua da ottenere il peso totale di 200 grammi.
c Riconquistare il nitrato di argento che si perde nelle operazioni del sensibiliilare, /issare, ecc. Nelle operazioni fotografiche l’argento viene consumato, perduto, sotto diverse forme, e la quantità veramente utilizzata non è che quella che trovasi rimanere nelle buone prove. Ma, se si ha l’avvertenza di precipitare con cloruro di sodio le acque che hanno lavato le prove sensibilizzate, i liquidi che hanno servito a sviluppare l’immagine, se si conservano i filtri, le prove sbagliale, la carta che serve a sfiorare il nitrato e l’aceto nitrato di argento, e via dicendo, quasi lutto l’argento si potrà riconquistare. » I filtri, i precipitati impuri, le carte, ecc., si abbruciano per distruggere le materie organiche, e si intacca la cenere con un miscuglio di acido nitrico e di acido cloroidrico, per convertire i sali di argento in cloruro di argento. 11 cloruro che cosi si ottiene si può cimentare in due modi diversi; per via umida, come abbiamo veduto di sopra, o per via secca, che consiste nel calcinare in crogiuolo di terra
400 parti di cloruro di argento con 70 » marmo bianco
e 4 » carbone,
oppure con 33 parti di resina, aggiungendo del borace quando
il fumo ha cessato di svilupparsi. L’argento metallico, che si ottiene in fondo del crogiuolo, si tratta con acido nitrico, e si ha di nuovo il nitrato di argento colle sue proprietà primitive.
2° Ma quando il nitrato di argento venne a mescolarsi, combinarsi coll’iposolfito di soda, non si dovrà più operare ne) modo sopraindicato, converrà cambiare prima in solfuro lutto l’argento, acidificando fortemente il miscuglio. Il solfuro di argento mescolato con limatura di ferro e fatto fondere al calor rosso, ed il prodotto calcinato di nuovo con salnitro e borace, lascierà l’argento quando verrà portato nell’acqua, la quale scioglie il solfato di ferro formatosi. Coll’argento si depone anche del ferro, perciò si scioglie il deposito con acido nitrico, e dalla soluzione si precipita l’argento in forma di cloruro, che si tratta nel modo sopraddetto per convertirlo in nitrato. Ma sarebbe più utile trattare il bagno argenteo che si vuole utilizzare con solfuro di potassio sino a che si forma ancora un precipitalo. Il liquido chiarificato si decanta, il deposito si raccoglie, si fa seccare e si mescola col doppio del suo peso di nitrato di potassa in polvere, aggiungendo questo a piccole dosi sul precipitato posto in un crogiuolo fortemente riscaldato. Quando nel crogiuolo si pose la quantità totale del nitrato si riscalda più fortemente, e cosi l’argento cola al fondo e forma un bottone metallico di argento puro. resina, e tali sono l’olio di lino, e l’olio di noce, ecc, che per una tale proprietà vengono distinti col noine di olii essiccativi.
Gli olii ed i corpi grassi sono incubili nell’acqua, non si mescolano con essa, e quando si agitano fortemente insieme, quelli, come più leggeri, dopo qualche tempo si separano dall’acqua, portandosi alla superficie. S no più o meno solubili nell’etere, nell’alcool, negli olii essenziali. Coll’acqua di sapone fanno un’emulsione con molta facilità. Coll’aiuto del calore sciolgono il solfo ed il fosforo. Vengono decomposti dall’iodio e dal cloro’ con formazione di acido iodoidrico, e di acido cloroidrico. A bassa temperatura si solidificano. Richiedono un calore assai forte per entrare in ebollizione così p. e. l’olio di lino non bolle che sopra -►’ìOO»; da ciò si vede come l’olio bollente sia mollo pericoloso a maneggiare, e come succedano le proiezioni di liquido quando vi si aggiunge delfacqua.
La proprietà che hanno gli olii grassi di rimanere alla superfìcie dell’acqua, e di non mescolarsi con essa si può utilizzare per preservare altri corpi dal contatto dell’aria. Una soluzione di vetriolo verde attira prontamente dell’ossigeno dall’aria, e depone del sesquiossido di ferro; ma essa rimane inalterata se si copre con un piccolo strato di olio d’olivo. La proprietà che hanno i corpi grassi di formare col sapone un’emulsione, di venire sciolti dagli olii essenziali, dall’etere e dall’alcool, di venire assorbiti dai corpi porosi e polverosi, viene utilizzala nel ripulimento delle lastre di vetro o di metallo.
Tutti gli olii grassi sono composti risultanti dall’unione di un acido (acido stearico, oleico, margarico) con ossido di glicerilo; ppperciò si debbono considerare come veri composti salini decomponibili dalle basi. Gli alcali in contatto con essi producono i saponi combinandosi coll’acido grasso, cacciando l’ossido di glicerilo.
L’acido stearico C“H e, 0 5 ha l’equivalente 514 L’acido margarico C 3 ’H S3 0 ! n » 261
L’acido oleico C M H’°0’ » » 336
L’ossido di glicerilo C’O’O 5 » » 83
Gli olii essenziali, l’olio di garofani, l’olio di cannella, ecc., PASTE SECONDA. ?67
hanno proprietà diverse da quelle degli olii grassi, sono generalmente acri, senza aspetto oleoso, piò leggeri dell’acqua, volatili, e fortemente odorosi. La loro composizione varia assai, ora non contengono che carbonio ed idrogeno, ora contengono questi due corpi unitamente a dell’ossigeno. Sono più inGammabili degli olii grassi, insolubili nell’acqua, solubilissimi nell’alcool. Sciolgono i grassi e le resine con molla facilità. Pel fotografo interessa principalmente l’olio essenziale di trementina, questo, quando è puro, è senza colore, ha la densità di 0,86.
ACIDO PiROCALUCO.
Si ottiene in forma di sublimato riscaldando in un bagno di olio sino al calore di -a- 210° dell’acido gallico, oppure semplicemente dell’estratto di noce di galla. L’acido gallico (PIPO 9 riscaldato si converte in acido pirogallico C 6 H ! O s ed in un equivalente di acido carbonico CO 3.
L’acido pirogallico è bianco, cristallino, senza odore, amaro, non arrossa la carta di girasole, è solubilissimo nell’acqua, nell’alcool e nell’etere; a -t- t15“ fonde, ed a -e 210" si sublima in forma di polvere bianca anidra. La sua soluzione acquosa decompone i carbonati alcalini cacciandone l’acido carbonico, ma non decompone i carbonati terrosi. Dal protosolfato di ferro riceve una tinta blù intensa, senza venir precipitala. Piccole quantità d’acqua di calce e di ammoniaca liquida rimbruniscono, e la rendono alcalina. Gli ossidi di argento, di oro e di platino vengono da essa deossidati, e ridotti allo stato metallico. In presenza degli acidi la sua azione riducente è meno energica, ed è invece mollo più energica quando le si aggiungono alcune goccie di acqua di calce, o di ammoniaca liquida.
L’acido pirogallico viene dal fotografo impiegato in soluzione acquosa. Questa soluzione ha la proprietà di decomporsi spontaneamente col tempo, ma aggiungendole alcune goccie di olio di garofani essa può conservarsi inalterata per lungo tempo. Per produrre un tale effetto il sig. Krtiger (o) impiega con buon successo dell’olio di cannella.
La composizione dell’acido pirogallico viene rappresentata dalla forinola CQ^O’, che dà l’equivalente 84.
PRGSSIATO DI POTASSA.
Questo sale è in forma di cristalli gialli, i chimici lo chiamano col nome di ferro cianuro di potassio. La sua composizione è K ! Fe,3Cy-’-3HO, che gli dà l’equivalente 213.
1 cristalli del prussiato di potassa hanno la gravità specifica di 4,83, sono insolubili nell’alcool che precipita il sale dalle sue soluzioni acquose. Alla temperatura ordinaria l’acqua scioglie il quarto, ed alla temperatura dell’ebollizione scioglie la metà del suo peso di questo sale.
Trattato con acido solforico dilungato o con acido cloroidrico, svolge acido prussico, HCy. Dall’acido nitrico e dal cloro viene cambiato in prussiato di potassa rosso, K 5 F’,6Cy, il cui equivalente è 332.
Vedremo a suo luogo le proprietà fotografiche di questo sale.
SODA.
La soda ha proprietà alcaline simili a quelle della potassa, ma un po’ meno energiche; quando è affatto pura è composta di sodio e di ossigeno, NaO, ed ha l’equivalente 32. Combinata coll’acqua, forma l’idrato di soda, o soda caustica NaO, HO, ed ha per equivalente il n° 44.
Soda caustica. È bianca, opaca, fragile, il suo peso specifico
(a) f’ademecum dei praktischen Pholographen con Julics KbOgeb. Leipzig 4856. è 2, Non è deliquescente come la potassa caustica, coll’olio e coi grassi forma del sapone duro, mentre la potassa forma con essi del sapone molle. Si ollicne trattando col mezzo della calce estinta il carbonato di soda sciolto nell’acqua. G molto solubile nell’acqua e nell’alcool. La seguente tavola di Dalton indica le proporzioni di soda anidra contenute in soluzioni di peso specifico differente.
PESO
SPECIFICO
SODA ANIDRA TER 100
PESO
SPECIFICO
SODA ANIDRA PER 100
1,85
63,6
1,36
26,0
1.72
53,8
1,32
23,0
1,63
46,6
1,29
19,0
1,56
41.2
1,23
16,0
1,50
36,8
1,18
13,0
1,47
34,0
1,12
9,0
1,44
31,0
1,06
4.7
1,40
29,0
Soda comune. La soda del commercio non è che carbonato di soda più o meno puro. Essa si prepara in grande: l’ producendo del solfato di soda con acido solforico e sale di cucina >’ 2° riscaldando fortemente il solfato di soda mescolato con carbonato di calce e carbone.
La soda del commercio in forma di cristalli è d’ordinario molto pura, e se si teme che non sia tale in grado sufficiente, basterà farla nuovamente cristallizzare per ottenerla pura. Essa contiene sempre molla acqua di cristallizzazione NaO,CO s -’-10RO, ed ha per equivalente il n’ 144. Esposta all’aria, cade in efflorescenza, e perde una parte solamente della sua acqua di cristallizzazione. AI calor rosso perde tutta la sua acqua, e si cambia in carbonato di soda anidro NaO.CO 5 coll’equivalente 54. Ha il peso specifico di 1,42, è solubile in due volte il suo peso di acqua a ■+■ 1 5°, ed in meno del suo peso al calore dell’acqua bollente.
La soluzione di carbonaio di soda la più concentrata che si possa ottenere ha il peso specifico di 1,26. Essa, toccai^ colle Per determinare soluzioni di sai soda più dilungale si deve ricorrere alla caria di curcuma. Si paragona il cambiamento di colore che la soluzione da determinare esercita sulla carta con quello che viene esercitato da una soluzione di carbonato di soda cristallizzato a titolo conosciuto, determinato. Se, come d’ordinario succede, si manifesta una disparità di azione tra la soluzione a determinare e la soluzione determinata, si dilunga con acqua quella che ha l’azione più energica sino a che le due soluzioni siano portate alla stessa e medesima forza, e così allo stesso tenore relativo di carbonato di soda. Egli è evidente che se si lien conto dell’acqua che si è dovuto aggiungere all’una od all’altra soluzione per ottenere un ragguaglio perfetto, si potrà facilmente calcolare la quantità ponderabile, assoluta, che si trova nella soluzione da determinare.
SOLFATO Di PROTOSSIDO DI FERRO.
Si chiama anche prolosolfato di ferro, solfato di ferro, e vetriolo verde. È in forma di cristalli verdi-bluastri, ha sapore stilico, arrossa i colori blu vegetali, e contiene 7 atomi d’acqua di cristallizzazione. La sua forinola chimica è FcO,SO’-’-7HO, che gli dà per equivalente il il 0 139. È insolubile nell’alcool e nell’acido solforico, che lo privano della sua acqua di cristallizzazione, e lo precipitano allo stato di polvere bianca anidra, ossia allo stato di FeO,SO\ All’aria cade lentamente in efflorescenza, ed all’aria umida si srugginisce assorbendo ossigeno; riscaldato fonde nella sua acqua di cristallizzazione; a •’- 112° perde 6 equivalenti di acqua, ma mantiene l equivalente sino alla temperatura di -+• 280’. A temperatura mollo più forte lo stesso acido solforico viene cacciato, e rimane indietro il solo ossido di ferro cambiato in perossido, perchè una parte di acido solforico si decompone in acido solforoso, che viene cacciato dal calore, ed in ossigeno, che viene assorbito dal protossido di ferro, La solabilità del solfato di ferro è diversa a temperature diverse. Così, secondo Brandes e Firnhaber, 1 parie di solfato di ferro alla temperatura di
■+■ 10° richiede 1,61 parli di acqua.
15°
»
1,43
F
24°
»
0,87
»
43°
»
0,66
»
46°
»
0,44
»
60°
»
0,38
84°
»
0,37
»
90°
»
0,27
»
100°
»
0,30
»
Le soluzioni del solfato di protossido di ferro sono leggermente dì color verde. Esposte all’aria, si ricoprono con una pellicola gialla, da cui continuamente se ne precipita una parte. Il protossido si ossida a spese dell’aria, mentre si va formando un sale basico insolubile. In questo modo 4 equivalenti di solfato di protossido danno luogo ad 1 equivalente di solfato di sesquiossido di ferro Fe’0 s -4-3S0 5 e ad 1 equivalente di solfato di ossido basico Fe’CP-t-SO 3, che richiede 2 equivalenti di acido solforico per sciogliersi.
Un’ossidazione analoga a quella che viene prodotta dall’ossigeno dell’aria la produce il gas cloro, quando questo viene introdotto in una soluzione di protosolfato di ferro; in questo caso si decompone dell’acqua, e rimane nella soluzione dell’acido cloroidrico.
Il protosolfato di ferro sciolto nell’acqua è un deossidanle assai energico, e la sua forza diminuisce quando si trova in presenza di un acido. Venendo a cadere sopra una tela di cotone o di lino, la macchia in breve tempo in bruno, perchè pel contatto dell’aria si Dssa sulla tela del perossido di ferro; queste macchie sono resistenti agli alcali ed al sapone, ma spariscono in breve tempo quando vengono trattate con biossalato di potassa.
Il solfato di protossido di ferro è facile a preparare in piccolo, ed ottenerlo abbastanza puro pegli usi, cui lo destina il fotografo. Sopra <0 parli di acqua si versa
2 » i acido solforico a 66°, nel miscuglio si in troduce della limatura di ferro in eccesso, si riscalda leggermente, e quando il liquido cessa di fare effervescenza si filtra, e si lascia cristallizzare; si raccolgono i cristalli, si lavano per poco tempo, si fanno seccare celeremente, e si conservano in vasi ermeticamente chiusi.
Per la sua tendenza ad ossidarsi esso viene impiegato come sviluppatore dell’immagine fotografica, come vedremo a suo luogo, ma non viene impiegato solo perchè sarebbe troppo energico. Per un tale uso il doli. Weiske (a) propose il miscuglio seguente:
1000 grammi acqua distillata 48 » solfato di ferro
16 » acido acetico
8 » acido solforico.
ACIDO SOLFOCDRICO.
È in forma di gas, si chiama anche col nome di solfuro di idrogeno, la sua composizione viene indicata dalla formola HS, il suo equivalente dal n° 17, la sua gravità specifica da 1,18, è 17 volle più pesante dell’idrogeno. E infiammabile, e durante una lenta combustione si depone del solfo, si forma dell acqua e dell’acido solforoso; ha un odore sui generis, fetente e malsano anche quando viene respirato con moli’ aria. Il cloro, il bromo, il iodio lo decompongono, distruggono il suo odore. E solubile nell’acqua fredda, la quale a -t- 10» scioglie tre volte il suo volume di questo gas.. La soluzione arrossa debolmente i colori blù vegetali, e si decompone spontaneamente col tempo lasciando deporre del solfo; immergendo in essa un pezzo di argento o di rame si produce un annerimento istantaneo sul
(a) ffandbuch des Pannotlpisten non D.’ K. Weiskb. Leipzig, 1859.
18 Fotografia. metallo che viene superficialmente cambiato in solfuro. Precipita allo stato di solfuro varii ossidi metallici dalle loro soluzioni, tali sono p. e. gli ossidi di cadmio, rame, oro, piombo, platino, argento e stagno.
1 solfuri metallici essendo variamente colorati, ne nasce che l’acido solfidrico è sovente adoperato nelle analisi chimiche.
L’acido solfidrico fatto passare entro una soluzione di una materia colorante vegetale, la scolora, perchè priva quest’ultima del suo ossigeno.
L’acido solfidrico si prepara, come dissimo altrove, mettendo in una storta del solfuro di ferro con dell’acido solforico dilungato, e raccogliendo il gas che si sviluppa. La reazione è FeS-t-HO.SO’rdFeO.SO’-i-HS. Il solfuro di ferro si ottiene riscaldando debolmente un miscuglio di 2 parti di limatura di ferro con 1 parte di solfo in polvere e tant’acqua da formarne una pasta solida. La preparazione dell’acido solfidrico si deve eseguire in luogo arioso, o sotto il tiro di un camino, per non esporsi a respirare questo gas puzzolente, malefico, che intacca gli islrumenti metallici, le bilancie, ecc.
Facendo entrare il gas in una soluzione di ammoniaca liquida si ottiene il solforato di ammoniaca N’H 5,HS o solfuro di ammonio NH’S. Questo composto precipita allo stato di solforo alcuni ossidi metallici che non vengono precipitati dall’acido solfidrico. così gli ossidi di ferro, di zinco vengono da esso precipitati, mentre l’acido solfidrico non li precipita dalle loro soluzioni. L’idrosolfato di ammoniaca non precipita dalle loro soluzioni la potassa, la soda, la calce, la slronziana, la barile. Neppure coll’acido solfidrico questi ossidi basici non vengono precipitati, laonde essi si distinguono dagli altri ossidi metallici da ciò che non vengono precipitati nè dal solfoidrato di ammoniaca, nè dall’acido solfidrico. Alcuni ossidi acidi, come l’acido anlimonico, arsenioso, manganico non vengono neppure precipitati dall’acido solfidrico libero o combinato, ma essi si possono facilmente in altro modo distinguere dagli altri ossidi metallici per le loro proprietà acide. VETRO.
II vetro non è che an silicato di potassa, di calce, di piombo, ecc., come si vede nella seguente tavola di Kane, che trovo nell’ottimo trattato di Brande (a).
(a) Brande s Manual of Chemistry. London, 1848. 11 n° 1 è il vetro di Boemia duro, poco fusibile. Il n° 2 è il vetro di Boemia ordinario più fusibile del n° 1. 11 n° 3 è il Crown glass inglese. 11 n° 4 è il vetro di Germania. I numeri 5, 6 di Francia. I numeri 7, 8 d’Inghilterra.
11 n° 9 è il flintglass di Guinaud, buono per fabbricare le lenti.
Qualche volta il vetro verde-giallo delle bottiglie è poco più di un silicato di calce facilmente intaccabile dagli acidi, ed inetto a conservare il vino, cui comunica un sapore dispiacevole.
La bontà del vetro si può provare con acido solforico. Dopo 24 ore il vetro di buona qualità non ne viene per nulla intaccato. Il vetro che contiene molto ossido di piombo viene intaccato dalla soda, e dalla potassa caustica.
Il vetro, e sostanze congeneri, maiolica, porcellana, ecc., quando nel fabbricarli si lasciano freddare lentamente, riescono dolci, come si dice, perchè, senza rompersi, sopportano brusche variazioni di temperatura. Affatto l’opposto succede qualora il rafTreddamenlo sia troppo celere. Questo difetto di fabbricazione si corregge con far bollire nell’acqua, o meglio ancora nell’olio, il vetro, la porcellana, ecc., e si lascia freddare da sè l’acqua o l’olio prima di estrarli.
Il vetro sotto l’azione del calore fonde, e si lascia lavorare come se fosse cera. Sopra di ciò riposa l’arte del soffiare i tubi di vetro. Quest’arte, non ancora abbastanza conosciuta nel nostro paese, mi pare che si possa ridurre a 4 operazioni principali, cioè: 1» tirare un tubo di vetro; 2° piegarlo; 3° fare una bolla; 4" saldare un tubo con un altro.
Le prime due operazioni sono facilissime, non si ha che a riscaldare sino al calor rosso la parte del tubo sulla fiamma della lampada, lenendolo colle dila per le sue estremità e facendolo girare continuamente intorno al suo asse, quindi, il tubo essendo diventato molle, tirarlo e piegarlo, facendolo sempre girare sino a che si sia indurito.
Il soffiare un tulio di vetro in modo da produrre una bolla ben riuscita è più difficile, perchè bisogna riscaldare sino ad un rosso bianco, ossia quasi sino a fusione del vetro. Si chiude un’estremità del tubo di vetro, si riscalda nel sito ove si vuole fare la bolla, si porta in bocca l’altra estremità di esso lenendolo quasi orizzontale, ma sempre e sempre girandolo, e si spiDge il soffio nel tubo moderalameute dapprima, e forte verso il fine, affinchè così le parti più spesse del vetro possano dilatarsi in modo uniforme.
Finalmente per saldare un tubo di vetro con un altro si avvicinano alla fiamma i due tubi che debbono essere stati previamente tirati in modo du aver un orifizio eguale; quando incominciano a mollificarsi si uniscono insieme, si riscaldano nuovamente, e quando per l’ azione del calore non sembrano far più che una cosa sola, ben omogenea, si soffia per far prendere al vetro fuso la forma che conviene ai due vetri che insieme si connettono.
I vetri colorati, e le gemme artificiali si fabbricano aggiungendo differenti ossidi metallici al miscuglio di
100 parti di litargirio,
75 i » sabbia bianca,
10 » » cremortartaro.
II miscuglio si deve tenere in fusione sino a che si manifesti perfettamente limpido. La polvere di Cassio gli comunica il color porpora, l’ossido d’argento il giallo, gli ossidi di ferro il giallo, il verde, il blù, il bruno, secondo il loro grado di ossidazione, gli ossidi di rame un bel verde, l’ossido di cobalto un blù magnifico. Lo smallo bianco non è che vetro reso opaco con ossido di stagno.
È colla fusione del vetro, cui si aggiunse dell’ossido di argento, che sono fabbricali i vetri gialli che servono al fotografo per guarnire le finestre del gabinetto, per sensibilizzare e sviluppare. Quando tali vetri contengono poco ossido sono di un giallo pallido veduti per trasmissione; ma sono di un giallo ranciato assai ricco quando contengono molto ossido di argento, e veduti per ritlessione sono di color bruno carico. Egli è quest’ullima qualità che conviene adoperare principalmente quando la finestra del laboratorio prende direttamente la luce dal cielo. Questi vetri sono abbastanza efficaci per trasmettere una abbondante luce gialla che non manifesti alcuna azione sulle lastre sensibili; alcuni asseriscono avere osservato delle anomalie nella efficacia dei vetri gialli, per cui questi alcune volte perdono repentinamente la loro virtù di trasmettere una luce inattiva. ZUCCARO.
La parola zuccaro è un nome generale che abbraccia corpi distintissimi con proprietà e composizioni diverse.
Il zuccaro di canna è composto di C‘, B’, O u.
Il zuccaro di uva o glucosia » » C < ’H, ’0 U.
Il zuccaro di latte » »
Il zuccaro in contatto con un fermento si cambia facilmente in alcool, ed in acido carbonico. La glucosia possiede in un alto grado una consimile proprietà, anzi è stato dimostrato che le altre specie di zuccaro non possono subire la fermentazione alcoolica se non dopo di essere stale trasformate in glucosia. Infatti C 1 ’H, ’0 u =4C0, -t-9C’H‘0, -’-2H0.
Il zuccaro di uva cristallizza imperfettamente, prende una forma granulala, ed ha un sapore meno dolce del zuccaro di canna. Esso abbonda soprattutto nell’uva e nei fichi e si può produrre artificialmente coll’azione di varii agenti sul zuccaro di canna, sul zuccaro di latte, sul legnoso, sull’amido, e sulla gomma.
Il zuccaro di latte venne per la prima volta descritto dal Bartolelti col nome di manna teu nitrum seri lactis ( Enciclopedia Hermetico-Dogmalica, Bologna 1649 ), si estrae dal siero di latte, ed ha sapore ancor meno dolce del zuccaro di uva. Il suo peso specifico è di 4,54, è solubile in 2 parti di acqua bollente ed in 6 parti di acqua fredda, insolubile nell’alcool.
Il zuccaro di canna si distingue da ciò che esso cristallizza con molta facilità. Esso ha il peso specifico di circa 4,55, è poco solubile nell’alcool, ma è solubile in circa un terzo del suo peso di acqua fredda.
La seguente tavola, che estraggo da quella più estesa di Niemann, fa conoscere la gravità di soluzioni di zuccaro di canna diversamente concentrate. ZUCCARO P. 100
PESO
SPECIFICO
ZUCCARO P. 100
PESO
SPECIFICO
ZUCCARO P. 100
TESO
SPECIFICO
3
4,04
27
4,14
51
1,24
6
4,02
30
1,43
54
1,25
9
4,03
33
1.44
57
4,27
12
4,04
36
1,46
60
1,29
45
4,00
39
1.17
63
4,30
48
4,07
42
1,18
66
1,32
21
4,09
45
1,20
69
1,34
24
4,40
48
1,22
Una specie di zaccaro impuro, non cristallizzabile, e che può servire al fotografo, è la melassa, la quale si ottiene nella fabbricazione del zuccaro cristallizzato. Si adoperano grandi quantità di melassa per preparare dell’alcool; si fa fermentare e si distilla Per convertire in alcool
400 cbilog. di melassa si dilungano con 4 000 i di acqua e si aggiunge
3 » di lievito di birra;
dopo 24 ore la fermentazione è al suo massimo grado, ed in tre giorni essa è terminala, e non si ha più che a distillare per ottenere circa 30 cbilog. di alcool.