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Faccio o no’l faccio al ſin mi par ch buono
Sempre cercar ql che diletti, ſia
Del mio penſier con altri non ragiono
Ne vo ch’in ciò conſiglio altri mi dia
Io vo la notte oue quell’arme ſono,
Che s’ hauea tratte la ſorella mia
Tolgole, e col deſtrier ſuo via camino
Ne ſto aſpettar che luca il matutino.
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Io me ne vo la notte: Amore e duce,
A ritrouar la bella Fiordiſpina,
E v’arriuai che non era la luce
Del Sole aſcoſa anchor ne la marina,
Beato e chi correndo ſi conduce
Prima de glialtri a dirlo alla Regina,
Da lei ſperado per l’annuntio buono
Acquiſtar gratia, e riportarne dono.
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Tutti m’haueano tolto coſi in fallo
Com’hai tu fatto anchor p Rradamante,
Tanto piú che le veſti hebbi e’l cauallo
Con che partita era ella il giorno inante,
Vieti Fiordiſpina di poco interuallo
Con feſte incontra, e con carezze tante
E con ſi allegro viſo e ſi giocondo
Ch piú gioia moſtrar nò potria al mòdo.
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Le belle braccia al collo indi mi getta
E dolcemente ſtringe e bacia in bocca,
Tu puoi penſar s’ allhora la ſaetta
Dirizzi Amor, s’ in mezo il cor mi tocca,
Per man mi piglia, e in camera con fretta
Mi mena, e non ad altri ch’a lei tocca
Clic da l’elmo allo ſpron l’arme mi f lacci
E neſſun’ altro vuol che ſé n’impacci.
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Poi fattali arrecare vna ſua veſte
Adorna e ricca, di ſua man la ſpiega,
E come io ſoſſi femina mi veſte
E in reticella d’ oro il crin mi lega,
Io muouo gliocchi co maniere honeſte,
Ne ch’io ſia Dona alcú mio geſto niega:
La voce ch’accufar mi potea ſorſè
Si ben’ufai ch’alcun non ſé n’accorfe.
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Vſcimmo poi la doue erano molte
Perſone in ſala e cauallieri e donne,
Da i quali ſummo con l’honor raccolte
Ch’alle Regine faſſi e gran madonne,
Quiui d’alcuni mi riſi io piú volte
Che non ſappiendo ciò che ſotto gonne
Si nafeondeffe, valido egagliardo
Mi vagheggiauan con laſciuo ſguardo
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Poi che ſi fece la notte piú grande
E giá vn pezzo la menſa era leuata,
La menſa, che ſu d’ottime viuande
Secondo la Ragione apparecchiata,
Non aſpetta la Donna ch’io domande
Quel che m’era cagion del venir ſtata,
Ella m’inuita per ſua corteſia
Che quella notte a giacer ſeco io ſtia.
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Poi che donne e donzelle hormai leuate
Si ſuro e paggi e camerieri intorno,
Eſſendo ambe nel letto diſpogliate
Co i torchi acceſi che parea di giorno,
Io cominciai non vi marauigliate
Madonna ſé ſi toſto a voi ritorno:
Che ſorſè v’ andauate imaginando
Di non mi riueder ſin, Dio fa quando.